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Autore: bebe    05/12/2008    2 recensioni
A tutte le bambine piace la storia di Cenerentola, a me per prima. Adoravo farmela leggere da mia madre quando ero piccola…è la favola perfetta: la ragazza sfortunata, vittima dei soprusi della vita e delle sorelle, che viene ricompensata dal fato con l’incontro del principe, che se ne innamora e la porta con sé nel suo castello...Ed è andato tutto bene finché non ho scoperto cosa succede davvero quando il portone del castello si chiude.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo quell’imprevisto ritorno di fiamma tra Evie ed Orlando, i due non tornarono più sull’argomento, anzi, cercavano di tenersi il più possibile alla larga e di circoscrivere i loro contatti alla consegna dei bambini. Orlando passava da casa a prenderli, si fermava giusto cinque minuti e poi se ne andava con loro e lo stesso accadeva quando li riportava. Si limitavano a scambiarsi qualche parola sul tempo o sui figli, quasi come fossero due estranei.
Erano entrambi molto tesi ed impacciati, pure se con stati d’animo diversi. Evie si sentiva quasi in colpa per la reazione avuta e si era pentita di aver detto ad Orlando di avere un’altra storia. Purtroppo era solo impaurita, temeva di aver sbagliato a cedere, a concedersi quel momento di debolezza ed era convinta di essere per lui solo una sorta di ripiego, quel porto sicuro dove tornare dopo una delusione.
Orlando, invece, era deluso ed arrabbiato: si sentiva preso in giro ed era convinto che lei si fosse comportata così solo per ripicca, per rendergli pan per focaccia e, in fondo, una parte di lui, che puntualmente si ostinava a non ascoltare, non riusciva a biasimarla.
Intanto il tempo passava e, se Evie si era buttata nel lavoro, per distogliere la sua mente da altri pensieri, Orlando, sentendosi rifiutato, aveva finito per cedere ancora una volta a Neela. Ed esattamente come era successo la prima volta, anche in quest’occasione la stava usando per dimenticare i problemi con Evie, per stordirsi e non pensare a niente. E Neela era proprio quello che gli serviva: era giovane, smaliziata e, nonostante il carattere fumantino e ribelle, con lui era assolutamente arrendevole. Orlando non era ancora riuscito a capire se si comportasse così con lui in nome di un sentimento profondo e radicato o se più semplicemente e meschinamente lo considerasse una sorta di gallina dalle uova d’oro che le avrebbe permesso di spiccare il volo e di entrare in pianta stabile nel dorato mondo del cinema, ma la cosa non lo angustiava più di tanto. Lei lo faceva star bene e non gli creava problemi, almeno per il momento. Inoltre, aveva finalmente deciso di rivolgersi ad un legale per ottenere il divorzio. Ormai gli sembrava l’unico passo sensato: aveva cercato di ricucire con sua moglie, ma lei lo aveva respinto e rifiutato, quindi ora voleva chiudere per sempre quel capitolo e darle quello che evidentemente doveva volere anche lei.
Quel pomeriggio era appena tornato dall’appuntamento col suo avvocato. Era un po’ stanco e pensieroso. Si versò da bere e si mise a sedere sul divano. Poco dopo Neela rientrò, carica di pacchetti, dopo l’ennesima maratona di shopping.
“Ciao amore!”- gli disse pimpante.
“Ciao…”- gli rispose lui molto meno entusiasta.
“Giornataccia?”- domandò lei, posando le buste all’ingresso, sfilandosi la giacca e raggiungendolo in salotto.
“No…sono solo un po’ stanco…”- tagliò corto. Non aveva voglia di darle troppe spiegazioni.
“Capisco…sei stato dall’avvocato?”-
“Si…non dovrebbe volerci molto…parlerò con lei per sapere se ha intenzione di rivolgersi ad un legale di sua fiducia o se si fida del mio…”- le spiegò.
“Bene…allora presto sarai libero a tutti gli effetti…”- osservò allegramente lei.
“Si…così pare…”- rimarcò, bevendo l’ultimo sorso dal suo bicchiere.
“Allora dobbiamo festeggiare…”- riprese lei con tono suadente – “…ora vado di là e riempio la vasca, poi mi raggiungi e ci facciamo un bel bagno rilassante insieme, ti va?”- concluse ammiccando.
In realtà quello che voleva davvero Orlando era sapere chi stesse frequentando Evie e perché l’avesse respinto, era questo il tarlo che lo stava divorando da quella mattina, era assurdamente ed anche intempestivamente geloso della sua quasi ex moglie.
Ma ovviamente doveva tenersi queste considerazioni per sé…
“Mi sembra un’ottima idea…tu intanto vai…arrivo subito…”- le disse, sforzandosi di sembrare coinvolto.
Mentre Neela preparava la vasca, fece una brave telefonata ad Evie. In casa però non c’era nessuno, solo la segreteria telefonica, che era ancora la stessa che avevano registrato insieme. Le lasciò un breve messaggio: < Sono io…ho bisogno di parlarti…passo domani alla solita ora a prendere i bambini…fatti trovare…>.
Quindi si alzò e raggiunse la ragazza in bagno. Si fece coccolare e finirono, come spesso succedeva, per fare l’amore. Ed altrettanto puntualmente Orlando si rendeva conto che quello che lo legava a Neela era solo sesso, niente a che vedere con ciò che aveva costruito con Evie e che aveva provato quella notte con lei. Stava semplicisticamente applicando la legge del chiodo scacciachiodo, ma sapeva bene che non avrebbe potuto continuare così a lungo, perché non era innamorato di lei.


Il giorno dopo, come preannunciato dal messaggio lasciato in segreteria, Orlando passò a prendere i bambini per portarli a casa sua.
Lo accolse Rosa, una signora di circa quarantacinque anni, di origine argentina, che Evie aveva assunto da poco per darle una mano con la casa, dato che col lavoro ed i bambini non aveva più molto tempo ed un aiuto le faceva comodo.
“Buenas dias seňor Orlando, prego, entri... Alex ed Amy sono quasi pronti…“- lo accolse.
“Salve Rosa…la signora è in casa?”-
“Si, è in cucina…”-
“Bene, la raggiungo là…intanto controlli i bambini per favore…”- le chiese.
La donna annuì ed andò di sopra, mentre lui si spostò in cucina. Evie era lì, stava consultando un ricettario e sembrava molto concentrata.
Lui si schiarì appena la voce, per attirare la sua attenzione.
“Ciao…”- gli disse lei, alzando lo sguardo ed incontrando  suoi occhi.
“Sono passato a prendere i ragazzi…”-
“Si si…ho sentito il tuo messaggio…è successo qualcosa?”- gli chiese, cercando di mascherare la sua agitazione e l’emozione che, nonostante tutto, sentiva ogni volta nel rivederlo.
“Volevo solo avvisarti che sono stato dall’avvocato…nel giro di poche settimane i documenti per il divorzio saranno pronti…te ne farò avere una copia, così potrai farli vedere al tuo legale…”- le disse senza tanti giri di parole.
“Oh…va bene…”- rispose. Non poteva negare che quella fosse una doccia gelata.
“Che c’è? Sei stupita?”- osservò lui scrutandola.
“Bè…io…no, dopotutto ho visto le tue foto…sei tornato con lei…quindi immagino che avrai…che avrete fretta”-
“Risparmiami queste cazzate…”- ribattè lesto lui avvicinandosi – “stavolta non ti permetto di fare la parte della povera vittima…non è quello che volevi? Hai un altro, no? Quindi con chi sto o non sto io non conta…saremmo arrivati comunque a questo punto, l’ hai voluto tu…”- le fece notare.
Evie sapeva che questa volta lui aveva ragione ma non voleva dargli soddisfazione, assecondando, ancora una volta, il suo orgoglio.
“Io? Questa è bella! Sono forse stata io ad andarmene di casa?”- rilanciò.
“Sai benissimo di cosa parlo…Io avrò anche sbagliato, ma almeno ho ammesso i miei errori…un po’ tardi forse, ma l’ ho fatto…”-
“Doveva essere un pentimento davvero sentito e profondo, visto che dopo nemmeno dieci giorni sei tornato con quella…”- lo punzecchiò.
“Tu fai la predica a me? Tu, che sei stata a letto con me pur frequentando un altro?…un comportamento del genere come lo definiresti?”- la provocò.
Quell’atteggiamento aggressivo ed arrogante ebbe su Evie un effetto controproducente. Se prima aveva pensato di dirgli la verità e di ammettere di amarlo ancora e di avergli mentito sulla sua presunta nuova relazione, ora era più che mai convinta di aver fatto la cosa giusta.
“Direi che non è certo peggio del comportamento della tua attuale ragazza, che predilige gli uomini sposati…ma la colpa non è nemmeno sua….è solo di quelli come te, che per ragionare usano un organo molto distante dal cervello…e pensare che c’ero quasi cascata alla storia del pentimento…fortunatamente ho ancora un briciolo di lucidità”- rispose con determinata calma.
“Io voglio sapere perché mi hai preso in giro…”- riprese lui deciso, facendosi ancora più vicino.
“Non so di cosa parli…”- rispose lei, cercando di allontanarsi, ma lui glielo impedì, frapponendosi fra lei e l’isolotto della cucina.
“Invece si…ce l’avevi in mente dall’inizio vero? E devo ammettere che l’ hai pensata bene…venire a letto con me e poi darmi il benservito…un ottimo modo per vendicarti…”- commentò con una punta di malcelata rabbia.
“Per te è tutto un gioco vero? Si riduce tutto a quello….io ero innamorata di te, mi fidavo…sei stato tu a prendermi in giro…di sicuro avrò fatto i miei errori, avrò sbagliato anch’io con te, ma tu non ne hai mai parlato…non mi hai mai detto nulla, ti comportavi come se andasse tutto bene…e alla fine te ne sei uscito con la storia, scontata peraltro, della moglie pesante e soffocante…comodo no? Solo che mi sarei aspettata un po’ più di fantasia da uno che nella vita fa l’attore…forse la verità è che sai recitare meglio con te stesso…”- rispose lei, per niente intimorita dal suo atteggiamento.
Lui fece qualche passo indietro, come se accusasse il colpo.
“Bene…allora divorziare è senz’altro la cosa migliore che possiamo fare…”- chiosò.
Quindi rimasero entrambi in silenzio, senza neppure guardarsi. Lui fece per uscire dalla cucina, ma poi tornò indietro e riprese:
“Io sarò anche uno stronzo ed il peggiore degli uomini…ma ero pronto a ricominciare e lo sai…se finisce così è per colpa tua…perché come sempre dai retta solo al tuo orgoglio, quindi sai che ti dico? Tieniti il tuo orgoglio…ma se un giorno dovessi cambiare idea, non sperare di trovarmi…”- aggiunse freddamente.
Detto questo, si avviò verso l’ingresso, dove si sentiva il vociare di Alex ed Amy ed uscì con loro.
Evie restò in cucina, in preda ad una miscela di sentimenti contrastanti. Puntualmente, ogni volta che aveva discusso con Orlando durante il matrimonio e non solo, pur se sapeva di avere ragione, lui riusciva a farla sentire in dolo, a metterla all’angolo. Ed anche stavolta non era stato da meno, in pratica l’aveva incolpata della fine del loro matrimonio ed aveva insinuato in lei il tarlo del dubbio. Se mai avesse cambiato idea, lui non l’avrebbe perdonata. Atteggiamento tipicamente suo. Evie si sentiva spiazzata, ma anche arrabbiata e tremendamente nervosa.
Perciò, giusto per allentare la tensione, decise di andare a far visita a sua sorella Emma, che da tempo le chiedeva di passare da lei per consigliarla sull’arredamento del suo nuovo appartamento.
La piccola di casa Parker fu piuttosto sorpresa di vederla arrivare.
“Ehi, chi si vede!”- le disse accogliendola – “quasi non ci speravo più…”- aggiunse vispa.
“Invece eccomi qua!”- rispose lesta Evie, quindi si guardò intorno – “Bene bene bene…bello, davvero bello, mi piace! Spazioso, luminoso, accogliente…vedrai che non ci vorrà molto per sistemarlo…”-
“Dici? Lo spero anche perché le mie finanze non sono illimitate…già ho la spada di Damocle del mutuo da pagare…non posso fare follie per un po’….”- osservò l’altra.
“Non preoccuparti, vedrai che troveremo quello che fa al caso nostro…ho portato un sacco di riviste, di sicuro c’è quelli che cerchi…”- le disse Evie.
Quindi le due si  misero a sfogliare le riviste di arredamento e passarono così occupate gran parte del pomeriggio. Era proprio quello che sperava Evie: tenere la mente impegnata e non pensare a nulla, tantomeno ad Orlando.
Peccato però che sua sorella minore avesse una specie di radar e riuscisse sempre e comunque ad intuire quando qualcosa non andava…
“Allora, ora che abbiamo deciso come arredare il mio rifugio, dimmi di te…come va? Mi sembri pensierosa….”- esordì Emma, prendendola alla larga.
“Chi? Io? No, no…sto bene…i bambini stanno bene…il lavoro va bene…”-
“Tutto bene insomma…”- sottolineò l’altra con aria furba.
“Si, direi di si…non ci credi vero?”-
“Per niente!”-
“Ecco, lo sapevo…”-
“E’ inutile Evie…tu le balle non le sai proprio raccontare….è più forte di te…avanti, sputa il rospo! E scommettiamo che so come si chiama?”- aggiunse ridacchiando.
“Divertente…sei davvero comica….”-
“Si eh? Però non sbaglio….che succede ancora tra voi?”- riprese, arrivando al nocciolo della questione.
Quindi Evie non poté fare a meno di raccontarle gli ultimi avvenimenti, compresa la notte passata con lui, omettendo però la rivelazione della madre sul tradimento del padre…
Emma rimase alcuni istanti in silenzio, con un’espressione adorabilmente concentrata.
“Dunque…penso sia stato geniale da parte tua dirgli che hai un altro…il tarlo della gelosia funziona sempre…ti fa molto novella Desdemona…con Otello ha funzionato….”- osservò.
“Si, ma non è esattamente la sua fine che spero di fare….”- sottolineò l’altra.
“Vabbè, adesso non guardare il pelo nell’uovo….dicevo, l’idea era buona, ma dovevi essere più vaga…”-
“Cioè?”-
“Cioè avresti dovuto insinuargli il dubbio…fargli capire che qualcuno ti ronzava intorno…il messaggio subliminale doveva essere ‘ehi cocco, se non righi dritto, ho le mie riserve in panchina pronte a consolarmi ’ e non ‘troppo tardi dolcezza, i supplementari sono finiti ’….”- concluse con l’aria di chi la sa lunga.
In tutta risposta, Evie cominciò a ridere di gusto.
“Bè? Si può sapere che hai da ridere? Insolente!”- protestò l’altra rifilandole una linguaccia.
“Scusa….scusami tesoro…è che sei così buffa quando fai questi discorsi…e così tremendamente convinta….”- disse ancora, tra una risata e l’altra.
“Certo che lo sono…e ho ragione…se solo qualcuno mi ascoltasse, capirebbe che è vero!”-
“Ok…scusa…”- riprese Evie, ricomponendosi – “vorrei davvero che bastasse questo…ma ormai con Orlando è talmente finita che dovrebbero inventare un altro termine…”- osservò più seriamente e con un certo rammarico.
“Non credo…però…penso che stavolta abbia ragione lui…capisco i tuoi dubbi e le tue paure…ma avresti dovuto essere sincera e dirglielo…insomma, lo accusi di averti taciuto i problemi, di non averti mai detto come si sentisse….e poi tu fai lo stesso? non so…sembra quasi che tu…”- cominciò a dire ma poi si interruppe.
“Cosa? Sembra che io cosa?”- la incitò l’altra incuriosita.
Emma sospirò a lungo, poi riprese:
“Bè, ecco…sembra che tu tema il giudizio degli altri… che tu abbia paura che possano cambiare idea su di te se mostri loro le tue fragilità….”-
“Ma no…io non…non sono così…non è vero…”- protestò.
“Allora perché non gli hai detto la verità?”- rilanciò.
“Non lo so…”- ammise stancamente.
“Lo vedi?”-
“Io credo che sia inutile starne a parlare…ha dimostrato che le mie paure sono fondate…era talmente pentito che dopo il mio rifiuto è tornato subito a farsi consolare da quella…”- osservò sarcastica.
“L’ hai detto sorella…la parola chiave è rifiuto…si è sentito respinto, rifiutato…e un uomo rifiutato cosa fa? Si butta nella braccia della donna condiscendente e remissiva…è un classico…chiamalo orgoglio, chiamala debolezza, ma è una reazione spontanea…”-
“Quindi è colpa mia…”- constatò stancamente.
“E’ colpa di tutti e due, perché siete due testoni…io la soluzione ce l’avrei…vi chiuderei entrambi in uno stanzino…o vi massacrate o fate una maratona di sesso…”-
“Emma!”- la richiamò.
“Che c’è? Io dico che prima vi massacrate e poi fate l’amore…è matematico…dalle grandi liti nascono le grandi passioni…pensa alla Taylor con Burton….”-
“Ok…mi arrendo…sei troppo in forma oggi per poterti contraddire…ora torno a casa…quando sei libera fammi uno squillo, così andiamo a fare incetta di mobilio….”- le disse Evie salutandola.
“Certo..quando vuoi sono qui, ok?”- rispose l’altra abbracciandola.
Era incredibile: nonostante Emma fosse la più piccola, alle volte si dimostrava inaspettatamente equilibrata, pur dietro quell’aria scanzonata di chi non prende nulla sul serio.
Rientrata nella sua casa vuota, Evie ripensò alle parole della sorella e capì che forse, sotto sotto, non aveva del tutto torto. Si mise a riguardare le foto sue e di Orlando, quelle delle prime vacanze trascorse insieme, del matrimonio, con i bambini piccoli. Quei tempi le sembravano così lontani ora. Eppure erano stati felici! Se toglieva la patina della rabbia e della delusione scaturiti dal suo tradimento, riusciva a ricordare esattamente come si sentiva quando stavano insieme; ricordava perfettamente il sapore del primo bacio che si erano scambiati nello stanzino del guardaroba del ristorante che aveva fatto da cornice alla loro prima cena; oppure l’espressione nervosa ed adorabilmente tenera di Orlando il giorno in cui le chiese di sposarlo o quella assonnata ed arruffata della mattina appena sveglio o ancora quella che gli si era dipinta sul viso non appena gli avevano messo fra le braccia Alex e poi anche Amy…Erano frammenti di vita vera, di una famiglia che forse non si sarebbe più ricomposta. E di certo non era questo che voleva, non era così che doveva finire.
Non era giusto per i loro figli, né per lei. Da quanto tempo non pensava a cosa fosse meglio per lei? Da troppo. Forse aveva davvero ragione Harry, quando le aveva detto ‘ era come se ti fossi accorta che gli stavi rubando dello spazio magari, della visibilità…ed hai scelto di metterti nell’ombra, per lasciarlo scintillare da solo…’.  ; Lo aveva fatto davvero e, se inizialmente quello doveva restare circoscritto solo alle uscite pubbliche insieme, alla fine si era trovata intrappolata in quel modo di comportarsi ed aveva finito per fare lo stesso anche a casa. Si era come messa da parte, anteponendo le esigenze degli altri, in primis di suo marito, alle sue.
Ora però era arrivato il momento di pensare a se stessa, se lo doveva, con o senza Orlando.


  
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