Dopo quell’imprevisto ritorno di fiamma tra Evie ed Orlando,
i due non tornarono più sull’argomento, anzi,
cercavano di tenersi il più possibile alla larga e di
circoscrivere i loro contatti alla consegna dei bambini. Orlando
passava da casa a prenderli, si fermava giusto cinque minuti e poi se
ne andava con loro e lo stesso accadeva quando li riportava. Si
limitavano a scambiarsi qualche parola sul tempo o sui figli, quasi
come fossero due estranei.
Erano entrambi molto tesi ed impacciati, pure se con stati
d’animo diversi. Evie si sentiva quasi in colpa per la
reazione avuta e si era pentita di aver detto ad Orlando di avere
un’altra storia. Purtroppo era solo impaurita, temeva di aver
sbagliato a cedere, a concedersi quel momento di debolezza ed era
convinta di essere per lui solo una sorta di ripiego, quel porto sicuro
dove tornare dopo una delusione.
Orlando, invece, era deluso ed arrabbiato: si sentiva preso in giro ed
era convinto che lei si fosse comportata così solo per
ripicca, per rendergli pan per focaccia e, in fondo, una parte di lui,
che puntualmente si ostinava a non ascoltare, non riusciva a biasimarla.
Intanto il tempo passava e, se Evie si era buttata nel lavoro, per
distogliere la sua mente da altri pensieri, Orlando, sentendosi
rifiutato, aveva finito per cedere ancora una volta a Neela. Ed
esattamente come era successo la prima volta, anche in
quest’occasione la stava usando per dimenticare i problemi
con Evie, per stordirsi e non pensare a niente. E Neela era proprio
quello che gli serviva: era giovane, smaliziata e, nonostante il
carattere fumantino e ribelle, con lui era assolutamente arrendevole.
Orlando non era ancora riuscito a capire se si comportasse
così con lui in nome di un sentimento profondo e radicato o
se più semplicemente e meschinamente lo considerasse una
sorta di gallina dalle uova d’oro che le avrebbe permesso di
spiccare il volo e di entrare in pianta stabile nel dorato mondo del
cinema, ma la cosa non lo angustiava più di tanto. Lei lo
faceva star bene e non gli creava problemi, almeno per il momento.
Inoltre, aveva finalmente deciso di rivolgersi ad un legale per
ottenere il divorzio. Ormai gli sembrava l’unico passo
sensato: aveva cercato di ricucire con sua moglie, ma lei lo aveva
respinto e rifiutato, quindi ora voleva chiudere per sempre quel
capitolo e darle quello che evidentemente doveva volere anche lei.
Quel pomeriggio era appena tornato dall’appuntamento col suo
avvocato. Era un po’ stanco e pensieroso. Si versò
da bere e si mise a sedere sul divano. Poco dopo Neela
rientrò, carica di pacchetti, dopo l’ennesima
maratona di shopping.
“Ciao amore!”- gli disse pimpante.
“Ciao…”- gli rispose lui molto meno
entusiasta.
“Giornataccia?”- domandò lei, posando le
buste all’ingresso, sfilandosi la giacca e raggiungendolo in
salotto.
“No…sono solo un po’
stanco…”- tagliò corto. Non aveva
voglia di darle troppe spiegazioni.
“Capisco…sei stato
dall’avvocato?”-
“Si…non dovrebbe volerci
molto…parlerò con lei per sapere se ha intenzione
di rivolgersi ad un legale di sua fiducia o se si fida del
mio…”- le spiegò.
“Bene…allora presto sarai libero a tutti gli
effetti…”- osservò allegramente lei.
“Si…così pare…”-
rimarcò, bevendo l’ultimo sorso dal suo bicchiere.
“Allora dobbiamo festeggiare…”- riprese
lei con tono suadente – “…ora vado di
là e riempio la vasca, poi mi raggiungi e ci facciamo un bel
bagno rilassante insieme, ti va?”- concluse ammiccando.
In realtà quello che voleva davvero Orlando era sapere chi
stesse frequentando Evie e perché l’avesse
respinto, era questo il tarlo che lo stava divorando da quella mattina,
era assurdamente ed anche intempestivamente geloso della sua quasi ex
moglie.
Ma ovviamente doveva tenersi queste considerazioni per
sé…
“Mi sembra un’ottima idea…tu intanto
vai…arrivo subito…”- le disse,
sforzandosi di sembrare coinvolto.
Mentre Neela preparava la vasca, fece una brave telefonata ad Evie. In
casa però non c’era nessuno, solo la segreteria
telefonica, che era ancora la stessa che avevano registrato insieme. Le
lasciò un breve messaggio: < Sono io…ho
bisogno di parlarti…passo domani alla solita ora a prendere
i bambini…fatti trovare…>.
Quindi si alzò e raggiunse la ragazza in bagno. Si fece
coccolare e finirono, come spesso succedeva, per fare
l’amore. Ed altrettanto puntualmente Orlando si rendeva conto
che quello che lo legava a Neela era solo sesso, niente a che vedere
con ciò che aveva costruito con Evie e che aveva provato
quella notte con lei. Stava semplicisticamente applicando la legge del
chiodo scacciachiodo, ma sapeva bene che non avrebbe potuto continuare
così a lungo, perché non era innamorato di lei.
Il giorno dopo, come preannunciato dal messaggio lasciato in
segreteria, Orlando passò a prendere i bambini per portarli
a casa sua.
Lo accolse Rosa, una signora di circa quarantacinque anni, di origine
argentina, che Evie aveva assunto da poco per darle una mano con la
casa, dato che col lavoro ed i bambini non aveva più molto
tempo ed un aiuto le faceva comodo.
“Buenas dias seňor Orlando, prego, entri... Alex ed
Amy sono quasi pronti…“- lo accolse.
“Salve Rosa…la signora è in
casa?”-
“Si, è in cucina…”-
“Bene, la raggiungo là…intanto
controlli i bambini per favore…”- le chiese.
La donna annuì ed andò di sopra, mentre lui si
spostò in cucina. Evie era lì, stava consultando
un ricettario e sembrava molto concentrata.
Lui si schiarì appena la voce, per attirare la sua
attenzione.
“Ciao…”- gli disse lei, alzando lo
sguardo ed incontrando suoi occhi.
“Sono passato a prendere i ragazzi…”-
“Si si…ho sentito il tuo
messaggio…è successo qualcosa?”- gli
chiese, cercando di mascherare la sua agitazione e l’emozione
che, nonostante tutto, sentiva ogni volta nel rivederlo.
“Volevo solo avvisarti che sono stato
dall’avvocato…nel giro di poche settimane i
documenti per il divorzio saranno pronti…te ne
farò avere una copia, così potrai farli vedere al
tuo legale…”- le disse senza tanti giri di parole.
“Oh…va bene…”- rispose. Non
poteva negare che quella fosse una doccia gelata.
“Che c’è? Sei stupita?”-
osservò lui scrutandola.
“Bè…io…no, dopotutto ho
visto le tue foto…sei tornato con lei…quindi
immagino che avrai…che avrete fretta”-
“Risparmiami queste cazzate…”-
ribattè lesto lui avvicinandosi –
“stavolta non ti permetto di fare la parte della povera
vittima…non è quello che volevi? Hai un altro,
no? Quindi con chi sto o non sto io non conta…saremmo
arrivati comunque a questo punto, l’ hai voluto
tu…”- le fece notare.
Evie sapeva che questa volta lui aveva ragione ma non voleva dargli
soddisfazione, assecondando, ancora una volta, il suo orgoglio.
“Io? Questa è bella! Sono forse stata io ad
andarmene di casa?”- rilanciò.
“Sai benissimo di cosa parlo…Io avrò
anche sbagliato, ma almeno ho ammesso i miei errori…un
po’ tardi forse, ma l’ ho
fatto…”-
“Doveva essere un pentimento davvero sentito e profondo,
visto che dopo nemmeno dieci giorni sei tornato con
quella…”- lo punzecchiò.
“Tu fai la predica a me? Tu, che sei stata a letto con me pur
frequentando un altro?…un comportamento del genere come lo
definiresti?”- la provocò.
Quell’atteggiamento aggressivo ed arrogante ebbe su Evie un
effetto controproducente. Se prima aveva pensato di dirgli la
verità e di ammettere di amarlo ancora e di avergli mentito
sulla sua presunta nuova relazione, ora era più che mai
convinta di aver fatto la cosa giusta.
“Direi che non è certo peggio del comportamento
della tua attuale ragazza, che predilige gli uomini
sposati…ma la colpa non è nemmeno
sua….è solo di quelli come te, che per ragionare
usano un organo molto distante dal cervello…e pensare che
c’ero quasi cascata alla storia del
pentimento…fortunatamente ho ancora un briciolo di
lucidità”- rispose con determinata calma.
“Io voglio sapere perché mi hai preso in
giro…”- riprese lui deciso, facendosi ancora
più vicino.
“Non so di cosa parli…”- rispose lei,
cercando di allontanarsi, ma lui glielo impedì,
frapponendosi fra lei e l’isolotto della cucina.
“Invece si…ce l’avevi in mente
dall’inizio vero? E devo ammettere che l’ hai
pensata bene…venire a letto con me e poi darmi il
benservito…un ottimo modo per
vendicarti…”- commentò con una punta di
malcelata rabbia.
“Per te è tutto un gioco vero? Si riduce tutto a
quello….io ero innamorata di te, mi fidavo…sei
stato tu a prendermi in giro…di sicuro avrò fatto
i miei errori, avrò sbagliato anch’io con te, ma
tu non ne hai mai parlato…non mi hai mai detto nulla, ti
comportavi come se andasse tutto bene…e alla fine te ne sei
uscito con la storia, scontata peraltro, della moglie pesante e
soffocante…comodo no? Solo che mi sarei aspettata un
po’ più di fantasia da uno che nella vita fa
l’attore…forse la verità è
che sai recitare meglio con te stesso…”- rispose
lei, per niente intimorita dal suo atteggiamento.
Lui fece qualche passo indietro, come se accusasse il colpo.
“Bene…allora divorziare è
senz’altro la cosa migliore che possiamo
fare…”- chiosò.
Quindi rimasero entrambi in silenzio, senza neppure guardarsi. Lui fece
per uscire dalla cucina, ma poi tornò indietro e riprese:
“Io sarò anche uno stronzo ed il peggiore degli
uomini…ma ero pronto a ricominciare e lo sai…se
finisce così è per colpa
tua…perché come sempre dai retta solo al tuo
orgoglio, quindi sai che ti dico? Tieniti il tuo orgoglio…ma
se un giorno dovessi cambiare idea, non sperare di
trovarmi…”- aggiunse freddamente.
Detto questo, si avviò verso l’ingresso, dove si
sentiva il vociare di Alex ed Amy ed uscì con loro.
Evie restò in cucina, in preda ad una miscela di sentimenti
contrastanti. Puntualmente, ogni volta che aveva discusso con Orlando
durante il matrimonio e non solo, pur se sapeva di avere ragione, lui
riusciva a farla sentire in dolo, a metterla all’angolo. Ed
anche stavolta non era stato da meno, in pratica l’aveva
incolpata della fine del loro matrimonio ed aveva insinuato in lei il
tarlo del dubbio. Se mai avesse cambiato idea, lui non
l’avrebbe perdonata. Atteggiamento tipicamente suo. Evie si
sentiva spiazzata, ma anche arrabbiata e tremendamente nervosa.
Perciò, giusto per allentare la tensione, decise di andare a
far visita a sua sorella Emma, che da tempo le chiedeva di passare da
lei per consigliarla sull’arredamento del suo nuovo
appartamento.
La piccola di casa Parker fu piuttosto sorpresa di vederla arrivare.
“Ehi, chi si vede!”- le disse accogliendola
– “quasi non ci speravo
più…”- aggiunse vispa.
“Invece eccomi qua!”- rispose lesta Evie, quindi si
guardò intorno – “Bene bene
bene…bello, davvero bello, mi piace! Spazioso, luminoso,
accogliente…vedrai che non ci vorrà molto per
sistemarlo…”-
“Dici? Lo spero anche perché le mie finanze non
sono illimitate…già ho la spada di Damocle del
mutuo da pagare…non posso fare follie per un
po’….”- osservò
l’altra.
“Non preoccuparti, vedrai che troveremo quello che fa al caso
nostro…ho portato un sacco di riviste, di sicuro
c’è quelli che cerchi…”- le
disse Evie.
Quindi le due si misero a sfogliare le riviste di arredamento
e passarono così occupate gran parte del pomeriggio. Era
proprio quello che sperava Evie: tenere la mente impegnata e non
pensare a nulla, tantomeno ad Orlando.
Peccato però che sua sorella minore avesse una specie di
radar e riuscisse sempre e comunque ad intuire quando qualcosa non
andava…
“Allora, ora che abbiamo deciso come arredare il mio rifugio,
dimmi di te…come va? Mi sembri
pensierosa….”- esordì Emma, prendendola
alla larga.
“Chi? Io? No, no…sto bene…i bambini
stanno bene…il lavoro va bene…”-
“Tutto bene insomma…”-
sottolineò l’altra con aria furba.
“Si, direi di si…non ci credi vero?”-
“Per niente!”-
“Ecco, lo sapevo…”-
“E’ inutile Evie…tu le balle non le sai
proprio raccontare….è più forte di
te…avanti, sputa il rospo! E scommettiamo che so come si
chiama?”- aggiunse ridacchiando.
“Divertente…sei davvero
comica….”-
“Si eh? Però non sbaglio….che succede
ancora tra voi?”- riprese, arrivando al nocciolo della
questione.
Quindi Evie non poté fare a meno di raccontarle gli ultimi
avvenimenti, compresa la notte passata con lui, omettendo
però la rivelazione della madre sul tradimento del
padre…
Emma rimase alcuni istanti in silenzio, con un’espressione
adorabilmente concentrata.
“Dunque…penso sia stato geniale da parte tua
dirgli che hai un altro…il tarlo della gelosia funziona
sempre…ti fa molto novella Desdemona…con Otello
ha funzionato….”- osservò.
“Si, ma non è esattamente la sua fine che spero di
fare….”- sottolineò l’altra.
“Vabbè, adesso non guardare il pelo
nell’uovo….dicevo, l’idea era buona, ma
dovevi essere più vaga…”-
“Cioè?”-
“Cioè avresti dovuto insinuargli il
dubbio…fargli capire che qualcuno ti ronzava
intorno…il messaggio subliminale doveva essere
‘ehi cocco, se non righi dritto, ho le mie riserve in
panchina pronte a consolarmi ’ e non ‘troppo tardi
dolcezza, i supplementari sono finiti
’….”- concluse con l’aria di
chi la sa lunga.
In tutta risposta, Evie cominciò a ridere di gusto.
“Bè? Si può sapere che hai da ridere?
Insolente!”- protestò l’altra
rifilandole una linguaccia.
“Scusa….scusami tesoro…è che
sei così buffa quando fai questi discorsi…e
così tremendamente convinta….”- disse
ancora, tra una risata e l’altra.
“Certo che lo sono…e ho ragione…se solo
qualcuno mi ascoltasse, capirebbe che è vero!”-
“Ok…scusa…”- riprese Evie,
ricomponendosi – “vorrei davvero che bastasse
questo…ma ormai con Orlando è talmente finita che
dovrebbero inventare un altro termine…”-
osservò più seriamente e con un certo rammarico.
“Non credo…però…penso che
stavolta abbia ragione lui…capisco i tuoi dubbi e le tue
paure…ma avresti dovuto essere sincera e
dirglielo…insomma, lo accusi di averti taciuto i problemi,
di non averti mai detto come si sentisse….e poi tu fai lo
stesso? non so…sembra quasi che tu…”-
cominciò a dire ma poi si interruppe.
“Cosa? Sembra che io cosa?”- la incitò
l’altra incuriosita.
Emma sospirò a lungo, poi riprese:
“Bè, ecco…sembra che tu tema il
giudizio degli altri… che tu abbia paura che possano
cambiare idea su di te se mostri loro le tue
fragilità….”-
“Ma no…io non…non sono
così…non è
vero…”- protestò.
“Allora perché non gli hai detto la
verità?”- rilanciò.
“Non lo so…”- ammise stancamente.
“Lo vedi?”-
“Io credo che sia inutile starne a parlare…ha
dimostrato che le mie paure sono fondate…era talmente
pentito che dopo il mio rifiuto è tornato subito a farsi
consolare da quella…”- osservò
sarcastica.
“L’ hai detto sorella…la parola chiave
è rifiuto…si è sentito respinto,
rifiutato…e un uomo rifiutato cosa fa? Si butta nella
braccia della donna condiscendente e remissiva…è
un classico…chiamalo orgoglio, chiamala debolezza, ma
è una reazione spontanea…”-
“Quindi è colpa mia…”-
constatò stancamente.
“E’ colpa di tutti e due, perché siete
due testoni…io la soluzione ce
l’avrei…vi chiuderei entrambi in uno
stanzino…o vi massacrate o fate una maratona di
sesso…”-
“Emma!”- la richiamò.
“Che c’è? Io dico che prima vi
massacrate e poi fate l’amore…è
matematico…dalle grandi liti nascono le grandi
passioni…pensa alla Taylor con
Burton….”-
“Ok…mi arrendo…sei troppo in forma oggi
per poterti contraddire…ora torno a casa…quando
sei libera fammi uno squillo, così andiamo a fare incetta di
mobilio….”- le disse Evie salutandola.
“Certo..quando vuoi sono qui, ok?”- rispose
l’altra abbracciandola.
Era incredibile: nonostante Emma fosse la più piccola, alle
volte si dimostrava inaspettatamente equilibrata, pur dietro
quell’aria scanzonata di chi non prende nulla sul serio.
Rientrata nella sua casa vuota, Evie ripensò alle parole
della sorella e capì che forse, sotto sotto, non aveva del
tutto torto. Si mise a riguardare le foto sue e di Orlando, quelle
delle prime vacanze trascorse insieme, del matrimonio, con i bambini
piccoli. Quei tempi le sembravano così lontani ora. Eppure
erano stati felici! Se toglieva la patina della rabbia e della
delusione scaturiti dal suo tradimento, riusciva a ricordare
esattamente come si sentiva quando stavano insieme; ricordava
perfettamente il sapore del primo bacio che si erano scambiati nello
stanzino del guardaroba del ristorante che aveva fatto da cornice alla
loro prima cena; oppure l’espressione nervosa ed
adorabilmente tenera di Orlando il giorno in cui le chiese di sposarlo
o quella assonnata ed arruffata della mattina appena sveglio o ancora
quella che gli si era dipinta sul viso non appena gli avevano messo fra
le braccia Alex e poi anche Amy…Erano frammenti di vita
vera, di una famiglia che forse non si sarebbe più
ricomposta. E di certo non era questo che voleva, non era
così che doveva finire.
Non era giusto per i loro figli, né per lei. Da quanto tempo
non pensava a cosa fosse meglio per lei? Da troppo. Forse aveva davvero
ragione Harry, quando le aveva detto ‘ era come se ti fossi
accorta che gli stavi rubando dello spazio magari, della
visibilità…ed hai scelto di metterti
nell’ombra, per lasciarlo scintillare da
solo…’. ; Lo aveva fatto davvero e, se
inizialmente quello doveva restare circoscritto solo alle uscite
pubbliche insieme, alla fine si era trovata intrappolata in quel modo
di comportarsi ed aveva finito per fare lo stesso anche a casa. Si era
come messa da parte, anteponendo le esigenze degli altri, in primis di
suo marito, alle sue.
Ora però era arrivato il momento di pensare a se stessa, se
lo doveva, con o senza Orlando.