La mattina dopo Evie si svegliò più tardi del
solito. Si stiracchiò pigramente, rigirandosi sotto le
coperte. Solo allora vide che non era sola e si ricordò di
quanto successo quella notte. Orlando dormiva ancora, girato su un
fianco, col viso rivolto verso di lei. Lo osservò a lungo,
sfiorandogli anche il viso con le dita, in un gesto affettuoso ed
amorevole. Ma nella sua mente la situazione fra loro era
tutt’altro che risolta. Per quanto quell’improvviso
ritorno di fiamma l’avesse spiazzata e colpita, non poteva
dimenticare da un momento all’altro tutta la sofferenza e
l’umiliazione causate dal suo tradimento. Lui le mancava, ma
non poteva permettersi di cedere così, su tutta la linea, in
maniera così affrettata; le serviva del tempo, aveva bisogno
di riflettere, di stare ancora per conto suo, per capire se davvero
sarebbe riuscita a perdonarlo ed a guardarlo ancora con fiducia e
rispetto.
Persa in quei pensieri, controllò distrattamente
l’ora ed ebbe un sussulto: erano quasi le nove e di
lì a poco sua sorella Beth le avrebbe riportato i bambini.
Si alzò svelta infilandosi la vestaglia, quindi
recuperò i suoi vestiti e sparì in bagno. Si
diede velocemente una risciacquata e si vestì in fretta e
furia, prima di tornare in camera da letto.
Orlando nel frattempo si era svegliato e per prima cosa aveva allungato
la mano sul suo cuscino, non trovandola si era tirato un po’
su, guardandosi intorno, ancora assonnato e spaesato. Proprio in quel
frangente Evie uscì dal bagno. Si guardarono per alcuni
istanti, erano lievemente impacciati.
“Buongiorno”- le disse lui sorridendole
teneramente, ignaro dei reali pensieri della donna.
“Ciao…”- gli rispose lei, sistemandosi i
capelli – “Fra poco mia sorella riporta i
ragazzi…è meglio se non ti fai
trovare…scendo a fare del caffè, tu intanto
vestiti, fai presto…”- aggiunse già
distaccata.
Lui naturalmente percepì questo suo atteggiamento freddo,
gli sembrò che volesse nuovamente mettere delle distanze fra
loro.
“Sembra quasi che tu non veda l’ora che me ne
vada…”- osservò sorridendo –
“…capisco che tu voglia dire ai ragazzi che siamo
tornati insieme con più calma, ma non sarebbe una tragedia
se mi trovassero qui…”-
“Non ho mai parlato di tornare con te…”-
precisò lei.
“Ehi aspetta…frena un
attimo…”- le disse, mettendosi a sedere sul letto
e guardandola – “…cosa succede? Stanotte
hai detto che mi amavi, che volevi…”-
cominciò a dire, ma Evie lo interruppe.
“Quello che ho detto o fatto stanotte non conta
nulla…è stata una parentesi, un momento di
debolezza…non avremmo dovuto…”- gli
spiegò, senza però riuscire a guardarlo negli
occhi.
A quel punto Orlando, che pensava di aver risolto le cose, fu costretto
ad un brusco risveglio e sentì solo una gran delusione.
“Non è vero…senti, capisco che tu possa
essere spaventata…magari le cose sono andate troppo in
fretta, ma non posso credere che stanotte non abbia significato niente
per te…erano anni che non facevamo l’amore
così, con questo trasporto,
quest’intensità…”-
“E’ stato solo sesso…non dargli
più importanza del dovuto…”-
tagliò corto lei.
Lui la guardò incredulo, confuso, deluso. Non poteva credere
alle sue orecchie, non riusciva ad accettare di essersi sbagliato, di
aver frainteso.
“Pensavi davvero che bastasse questo per farmi tornare
indietro? Eri davvero convinto che bastasse una notte di sesso
perché ti perdonassi e dimenticassi l’umiliazione
di un tradimento sbattuto su tutti i giornali?”-
rilanciò lei nervosamente.
“Ovviamente no, ma speravo che fosse un punto di
partenza…”- precisò lui.
“Bè, hai pensato male…non posso
dimenticare quello che è successo…non posso
dimenticare dall’oggi al domani quello che hai
fatto…non è stato solo un tradimento
Orlando…se fosse stato solo quello col tempo avrei potuto
passarci sopra…tu mi hai detto che ti eri innamorato di
lei…”- gli fece notare –
“…e poi vieni qui, ci facciamo una bevuta e
siccome le cose con quella non funzionano pensi che io ti riprenda a
casa come se niente fosse?”- concluse seccamente.
Colto nel vivo, Orlando si affrettò a ribattere:
“Oh andiamo…stanotte sapevi esattamente cosa
stavamo facendo…non eri affatto sbronza…non ti ho
chiesto nulla, tantomeno di tornare a casa subito…ma credevo
che ci avresti pensato…non possiamo mandare tutto
all’aria così…io non
voglio…e non lo vuoi nemmeno tu, altrimenti avresti
già fatto preparare le carte per il divorzio dal tuo
avvocato…”-
Queste sue ultime parole presero decisamente in contropiede Evie, che,
tuttavia, non volle darlo a vedere.
“Bè, io…me ne sono
scordata…sono successe troppe cose tutte
insieme…”- si giustificò faticosamente
– “Perché vuoi tornare? Lo fai solo per
Alex ed Amy?”- gli chiede poi.
“No…lo faccio anche per loro, si, ma soprattutto
per noi due…”- cominciò a dirle. Ma
capì che lei aveva giustamente bisogno di qualcosa di
più per provare a fidarsi nuovamente di lui e credere ancora
nel loro rapporto, quindi aggiunse:
-“…io ti amo ancora Evie…lo
so che ho sbagliato e ho combinato un casino…ma in
realtà non ho mai smesso di volere te…ho fatto un
errore, ma non ero innamorato davvero…è stata una
sbandata…mi sono perso, a volte capita di perdersi, no? Ma
adesso so cosa voglio fare e dove voglio stare…il mio posto
è con te…se mi vuoi ancora…so che
è difficile e che hai bisogno di tempo e ti prometto che ti
lascerò tutto il tempo che ti serve…”-
le disse sincero.
Evie lo aveva osservato attentamente mentre le parlava. Lo conosceva
bene, era sicura che fosse stato sincero, ma al contempo era
spaventata; temeva di affrettare i tempi, di sbagliare, di illudere i
loro figli, forse temeva soprattutto la possibilità che un
domani si potesse ripresentare la stessa situazione, cioè
che lui si ‘perdesse’ nuovamente. E non era certa
di voler correre il rischio…
“Mi dispiace…è
tardi…”- rispose lapidaria. -
“C’è un altro…”-
rincarò la dose per convincerlo.
“Non dici sul serio…”-
rimarcò incerto.
“Si invece…”-
“E chi è?”-
“Non penso siano affari tuoi…comunque lavora alla
redazione…”- mentì.
“Brava Evie…cos’è stata? Una
specie di ripicca?”- osservò rabbiosamente,
alzandosi e rivestendosi in fretta.
“No, niente di tutto questo…è stato
solo un momento di debolezza…per tutti e
due…”- gli rispose con determinata calma.
Lui si limitò a fissarla, senza aggiungere altro, quindi
uscì dalla loro stanza e raggiunse la porta.
Mentre lui usciva i ragazzi stavano rientrando accompagnati a sorpresa
dalla nonna Violet, la madre di Evie. La donna notò
l’espressione tirata e nervosa di Orlando, ma fece finta di
nulla, visto che c’erano i nipoti e si limitò a
salutarlo.
“Papi!!”- esclamò subito Amy vedendolo e
gli saltò praticamente in braccio.
“Ciao piccola…come sta la mia
principessa?”- le domandò lui, abbracciandola
forte.
“Bene…la nonna ci ha fatto la torta al
cioccolato…”- gli rispose soddisfatta –
“…e poi ho giocato coi
cuginetti…”-
“Brava la mia cucciola…”- le disse,
baciandole la fronte – “…e tu campione,
cosa mi racconti?”- domandò ad Alex,
scompigliandogli i capelli.
Il bambino fece spallucce.
“Sono stato a pescare con lo zio Jack…abbiamo
preso tre trote…”-
“Davvero? Bravissimo…uno di questi giorni ti ci
riporto allora…”-
“Come mai sei qui? Ci aspettavi?”- gli chiese Alex.
“No…e si…cioè, sono capitato
da queste parti e ho fatto un salto…giusto per vedere se
eravate già a casa…per fare colazione
insieme…ma ora è tardi e devo scappare al
lavoro…”- mentì.
“Ah…capito…”-
osservò il bambino.
“Ma domani prometto che passo a prendervi e stiamo tutto il
giorno insieme, va bene?”-
“Siiii!!”- esclamò contenta Amy, che era
comprensibilmente più facile da corrompere.
“Ok…”- rispose anche Alex, molto meno
convinto.
“Allora a domani ciurma…mi raccomando, fate i
bravi eh?”- aggiunse.
Quindi salì in macchina e ripartì velocemente,
mentre i ragazzi entravano in casa con la nonna.
Più tardi, quella stessa mattina, mentre Amy ed Alex
guardavano un cartone in televisione, Evie era in cucina con sua madre.
Violet si era limitata ad osservarla con aria sorniona, senza dire
nulla, non le aveva chiesto spiegazioni né l’aveva
tartassata di domande, ma aveva intuito che tra sua figlia ed il genero
fosse successo qualcosa. Le era bastato vedere l’espressione
di Orlando appena arrivata e quella di Evie poco dopo.
“Pensavo passasse Beth a riportarmi i
ragazzi…”- le disse ad un certo punto la figlia,
finendo di riordinare la cucina e mettendosi finalmente a sedere per
bersi un caffè con la madre.
“L’idea era quella, ma ho preferito riaccompagnarli
io, giusto per stare un altro po’ con
loro…”- le spiegò.
“Hai fatto bene…anzi, dovresti venire a trovarci
più spesso…”- osservò.
“Evie, mi vuoi dire cosa succede?”- le
domandò di slancio sua madre. Sapeva quanto sua figlia
potesse essere testarda ed era certa che se non glielo avesse chiesto
esplicitamente lei non le avrebbe mai parlato spontaneamente.
“Niente…perché me lo chiedi?”-
“Per favore…sono tua madre…ti conosco
da una vita…mi pare evidente che è successo
qualcosa con Orlando…vuoi spiegarmi?”- riprese.
Dal momento che anche Violet era ostinata quanto la figlia, Evie decise
che era meglio vuotare il sacco subito, per evitarsi un lungo ed
estenuante terzo grado. Le raccontò tutto, della sua visita
della sera prima, dei loro discorsi, di quella complicità
ritrovata, della notte passata insieme ed anche del brusco risveglio.
“Lo so che pensi che abbia sbagliato, ma prima di dare
ragione a lui, come sempre, mettiti nei miei panni…non mi ha
solo tradita, il che di per sé era già grave, ma
si è innamorato di un’altra…ed ora fa
marcia indietro e dice che si è sbagliato…come
posso fidarmi ancora?”- le spiegò accorata.
“Prima di tutto io non ho ancora aperto
bocca…secondo poi non è vero che sono sempre
dalla parte di Orlando…se alle volte sono stata
più indulgente e malleabile con lui è solo
perché mi faceva tenerezza…la giungla di
Hollywood deve essergli sembrata un asilo nido in confronto alla
famiglia Parker!”- osservò –
“…capisco le tue
paure…però…”-
“Però?”-
Sua madre fece un lungo sospiro, conscia che quello che stava per dire
non sarebbe piaciuto alla figlia, quindi riprese:
“Tu sola puoi sapere se ne vale la pena…tu cosa
vuoi? Vuoi dargli un’altra possibilità?”-
“Io…io vorrei sapere cosa fare…ma non
lo so…se tornassi con lui so già che sarebbe
tutto diverso…io sarei diversa…”-
“Bè, diverso non significa per forza peggiore
tesoro…le fece notare Violet.
“Non potrei più fidarmi…ero sicura che
non mi avrebbe mai fatto del male, ero convinta che non ne fosse
capace…e invece….”-
“Senti, so che ti senti ferita e confusa…ma non
lasciarti guidare dalla rabbia e
dall’orgoglio…E’ stato con
un’altra, ha sbagliato, è vero…ma un
domani potrebbe succedere anche a te di sbagliare ed in quel caso credo
che vorresti che lui ti stesse a sentire…”-
osservò.
“Parli bene tu…sei stata sposata per 40 anni con
l’uomo migliore che potessi
desiderare…papà ti
adorava…”- le fece notare Evie.
Violet si fece improvvisamente seria ed i suoi occhi lucidi. E la sua
commozione non era dovuta alla nostalgia ed alla malinconia per la
recente perdita del marito, ma aveva radici più profonde.
“E’ vero…tuo padre era un uomo
meraviglioso…ma non era perfetto…anche lui ha
avuto una relazione extraconiugale…”-
“Cosa? No, non dici sul serio…non può
essere…”- rimarcò la figlia incredula.
“Invece si…”- precisò.
“Ma come…come può essere?
Perché non ci hai mai detto nulla? Io non mi sono mai
accorta di nulla e nemmeno Emma e Beth…siete sempre andati
d’accordo…”-
“Bè, prima di tutto non sono cose che si possono
dire ai figli…sono sempre stata del parere che quello che
accade fra marito e moglie debba restare fra loro, i figli non
c’entrano…è successo poco dopo la
nascita di Emma…tu avevi 8 anni e tua sorella
10…ricordi che vi dicemmo che papà sarebbe andato
in Francia per lavoro?”-
“Si…si, mi pare…anzi, adesso che mi ci
fai pensare me lo ricordo bene…era stato fuori a lungo, un
paio di mesi credo…”- rammentò.
“Non era in Francia…era a casa di sua
sorella…avevo scoperto che aveva avuto una storia con una
sua dipendente e l’avevo cacciato di
casa…però a voi abbiamo propinato la bugia del
viaggio di lavoro ovviamente…eravate ancora piccole e non
volevo farvi soffrire per niente…”-
“Non riesco a crederci…mi sembra così
strano…”- ammise Evie.
“Lo so…ma è
così…negli ultimi mesi prima della nascita di
Emma avevamo avuto dei problemi, discutevamo spesso…e lui ha
perso la testa per quella ragazza…si chiamava
Cindy…Cindy Mitchell…era giovane, esuberante,
pendeva dalle sue labbra, lo venerava e lo reputava
perfetto…cosa che io non facevo da tempo…ero sua
moglie e conoscevo a menadito tutti i suoi difetti, così
come i suoi pregi…una mogli deve saper incoraggiare ma anche
strigliare all’occorrenza..e tuo padre si era
stufato…perciò ha scelto di lasciarsi lusingare
da una ragazzina condiscendente…ma è durata poco
e mi ha giurato che era pentito e che non l’avrebbe
più rifatto…”-
“E tu l’ hai perdonato…”-
osservò la figlia.
“Si…all’inizio è stata
dura…mi sentivo ferita, umiliata…proprio come
te…ma poi, proprio stando lontani, ho capito quanto in
realtà mi mancasse…non potevo stare senza di
lui…il matrimonio è un compromesso
tesoro…è molto più complicato di
quanto si creda, è come stare in equilibrio su un
filo…bisogna collaborare, venirsi incontro…essere
pronti ad accettare gli errori
dell’altro…”-
“Ma dopo com’è stato? Voglio dire, le
cose tra voi funzionavano?”- le domandò.
“Direi proprio di si, visto che nessuna di voi si
è mai accorta di nulla! I primi tempi dopo questo piccolo
incidente di percorso sono stati un po’
singolari…sembrava che entrambi camminassimo sulle uova, ma
poi le cose si sono sistemate naturalmente…ed eravamo
più affiatati di prima…diciamo che
quell’errore è servito molto a tutti e
due…abbiamo imparato ad ascoltarci davvero, a venirci
incontro, ad accettare più volentieri il
compromesso…siamo stati ancora felici…e se
tornassi indietro rifarei la stessa scelta…”-
concluse accorata.
“Io ho bisogno di ancora un po’ di
tempo…”- ammise l’altra.
“Certo, lo capisco…quello che non afferro
è come mai tu gli abbia mentito, dicendogli che hai un
altro…”-
“Non so…per scoraggiarlo credo…in
realtà l’ ho detto senza pensarci…mi
è uscito così…”- rispose.
“A volte sai essere così complicata…ti
costava tanto dirgli la verità? Ammettere che sei confusa e
che hai bisogno di rifletterci? Sono sicura che ti avrebbe lasciato il
tempo necessario per capire e valutare le cose…”-
la rimproverò.
“Per favore eh…non cominciare a
sgridarmi…ho fatto quello che sentivo…vedremo
come andranno le cose…ora sono troppo confusa anche solo per
pensarci…e poi a dirtela tutta temo che lui sia venuto qui
soltanto perché è in rotta con
quella…”- ammise infine.
“Oh ti prego! Non essere assurda! Ti ha detto che ti ama, che
vuole stare con te e che è pentito…che avrebbe
dovuto dirti di più?”- le fece notare.
“Non lo so…io…io credo di aver
paura….”- ammise non senza fatica.
“Paura di cosa esattamente?”- la incalzò
la madre scrutandola.
“Di fare la cosa sbagliata…di perdonarlo e poi
rinfacciargli che mi ha tradita al primo litigio…di non
fidarmi più di lui, di diventare una di quelle mogli
sospettose che controllano nelle tasche delle giacche e dei
pantaloni…ma soprattutto, ho paura che torni con me per
abitudine e non perché è davvero quello che
vuole…”- concluse.
“Tesoro…”- le disse Violet, posando una
mano su quella della figlia – “…le tue
paure sono assolutamente comprensibili…ma solo tu puoi
sapere se vale la pena di rischiare o meno…anche volendo,
non potrei aiutarti…posso solo dirti che quando è
capitato a me, ho deciso di rischiare e non ne sono affatto
pentita…prenditi del tempo, pensa, rifletti e quando sarai
pronta, deciderai cosa fare…cerca di stare tranquilla, al
momento giusto saprai prendere la decisione migliore per te e per la
tua famiglia…” la rassicurò la madre.