Mi ero allontanato da Lisa camminando abbastanza
velocemente, ma appena fui sicuro di essere lontano dalla sua vista e da quella
di altri passanti aumentai l’andatura fino a muovermi di nuovo alla MIA velocità.
Chissà se
vedendomi ora Lisa avrebbe ancora insistito per farmi salire in camera sua. Ne
dubitavo.
Sicuramente
apparivo abbastanza umano da potermi muovere con disinvoltura tra di loro, gli
umani appunto..ma bastava poco perché la mia natura si manifestasse.
Certo, molto
meno degli altri componenti della mia famiglia, soprattutto perché io ero
diverso da tutti loro.
Ero diverso
da tutti ad essere sinceri..la mia stessa nascita era stata a dir poco
prodigiosa e inaspettata sicuramente.
I miei
genitori non si aspettavano esattamente di poterlo diventare ..una coppia come
loro era stata impensabile…eppure…non solo erano felici insieme, ma contro ogni
previsione questa unione aveva dato dei frutti..UN frutto, in effetti: io.
Ormai al
sicuro nel bosco che circondava il campus aumentai ulteriormente l’andatura.
Un po’ perché
volevo mettere la maggior distanza possibile tra me e..lei, un po’ perché avevo
davvero bisogno di sfogarmi.
Sfogare il
nervosismo che questa improvvisa rivelazione mi aveva scaturito..e anche un
altro tipo di ..diciamo tensione, molto più fisica..
OK che non
ero umano..ma avevo anche io i miei begli ormoni in circolo..
La serata
avrebbe dovuto prendere un’altra piega. E ora pagavo le conseguenze del mio
gesto.
Non che
volessi tornare da Lisa..non ci pensavo assolutamente..ma baciare lei mi aveva
fatto fare un pensiero su un altro bacio che avrei voluto dare.
Nell’attimo
esatto in cui avevo pensato alle sue labbra era iniziata una ..beh al diavolo l’ipocrisia..un’
ossessione, non credo ci fosse un termine più esatto.
La bocca di
Mia mi stava ossessionando, e per fortuna mi rimase un po’ di forza di volontà
per impedirmi di pensare al resto..o forse non era la mia volontà ,ma il mio
istinto di auto conservazione.
Ma perché cavolo
avevo deciso di andare in quella dannatissima biblioteca???
Perché ero
restato con lei?
Perché avevo
fatto in modo di farla entrare con me?
Perché le
avevo dato la mia maglia?
Perché l’avevo
fermata quando stava per togliersi la sua?NO!
ASSOLUTAMENTE
NO!
Smettila immediatamente
di pensare a questo.
Non. è. una.
buona .idea.
..anzi..
E’ una
PESSIMA idea.
Prima di
tutto perché era proprio una pessima idea che io mi intrattenessi in relazioni..intime..con
delle umane.
E poi perché
QUESTA umana sembrava coinvolgermi decisamente troppo.
E questo non
potevo permetterlo.
Di sua
spontanea iniziativa la mia mente mi prospettò quello che sarebbe potuto
accadere se avessi ceduto a questo desiderio.
Non che
fosse una brutta immagine.
ANZI!!
Era un’immagine
bellissima, una vita bellissima quella che vedevo..mi vedevo…CI vedevo
..felici!!
E paradossalmente
proprio quello sarebbe stato l’inizio della fine..
Sarebbe
arrivato il momento in cui avrei dovuto fare delle cose che NON potevo fare.
Cose
normali. Cose semplici e facili per gli altri. Quasi banali.
Mi vedevo
portarla a casa mia. Conoscere i miei.
I miei cosa
poi?
Non avrei
potuto dirle nemmeno che i miei genitori erano i miei genitori. Voglio dire..sembravano poco più che due
adolescenti insomma!!
Non avrei
saputo come spiegarle il perché delle
strane abitudini di vita dalla mia famiglia.
Del resto
come avrebbe mai potuto capirlo?
E così
sarebbero nate le bugie. Decine, migliaia..infinite bugie.
Anzi, non
infinite PURTROPPO.
Perché presto,
molto presto ci sarebbe stata un’altra cosa da spiegare. Una che non poteva
essere coperta da una bugia.
Come si può
coprire o giustificare il fatto che non si invecchia?Che non si può
invecchiare? Che non sarei MAI invecchiato o cambiato..o morto?
Come si può
spiegare a qualcuno QUANTO sei diverso da quello che credeva?
A quel punto
non avrei avuto che due possibilità.
La prima era
confessare tutto. Rischiare di
compromettere la mia sicurezza e quella di tutta la mia famiglia.
Questo non lo
avrei mai potuto fare . MAI.
E l’altra..altrettanto
dura..era quella di sparire prima di farle sospettare nulla su di me.
Sparire.
Uscire in un modo o nell’altro dalla sua vita.
Nel corso
dei secoli la mia famiglia aveva elaborato vari metodi ovviamente: trasferimenti improvvisi, litigi..morte,
fittizia ovviamente.
Ma non era
una cosa facile da fare o con cui convivere.
In poche
parole non avrei augurato a nessuno di dover affrontare una cosa così.
Mi fermai di
colpo e mi appoggiai ad un albero.
Non mi
rimaneva molta scelta a questo punto.
L’unica cosa
sensata da fare era evitare a monte che tutto ciò si rivelasse necessario.
Dovevo troncare subito ogni fantasia romantica su di lei.
Dovevo stare
il più lontano possibile da Mia.
-Mia..- assaporai
il suono del suo nome. Per la prima.. ed ultima volta.
Sapevo che
era l’unica cosa da fare..eppure mi fece montare dentro una tale rabbia!!!
Non era
giusto!!!
Non era giusto
che fossi destinato a restare solo.
Che non c’era
nessuno come me..né ci sarebbe mai
stato.
Mai al mondo ci sarebbe stata una compagna per
me.
Qualcuna con
cui dividere la vita..l’eternità.
La mia mano
si strinse come un artiglio sul tronco dell’albero e sentii distintamente
quando vi affondò, proprio come se fosse stato fatto di burro.
In un moto
di pura rabbia piegai il polso e feci pressione.
L’albero
scricchiolò e poi una frattura si allungò lungo la sua circonferenza.
Ritirai la
mano e poi semplicemente lo spinsi, facendolo cadere rovinosamente a terra.
Mi guardai
la mano e poi fissai l’albero a terra.
Per fortuna
non c’era nessuno lì intorno.
Ma non era
comunque il caso di correre il rischio di essere scoperto.
Dovevo
calmarmi. Dovevo assolutamente riprendere un po’ di controllo.
Pensai alla
mia famiglia.
Quando mi
venivano questi pensieri pensare a loro mi calmava.
Erano delle
persone eccezionali e non per la loro natura.
Più andavo
avanti con la mia vita e più me ne rendevo conto.
Nonostante
le rinunce, le limitazioni che erano costretti ad imporsi , che si erano
AUTOIMPOSTI ..erano ancora entusiasti della vita e del mondo.
E poi pensai
a mia madre e a mio padre.
Sapere che
avevo seriamente desiderato di non essere mai nato, e in più di un’occasione,
li avrebbe feriti in un modo che di certo non meritavano.
Mi avevano
dato amore e appoggio come probabilmente
nessun figlio aveva mai avuto.
Nonostante
tutto erano riusciti a rendere la mia vita serena e piena.
Una vita
felice.
E anche
quando avevo voluto lasciarli, anche se sapevo che a mia madre si era quasi
spezzato il cuore, mi avevano continuato a sostenere.
Da che si
erano trovati erano sempre stati tutti insieme, tranne che per brevi periodi.
E comunque
anche quando si erano allontanati era sempre stato a malincuore.
Per me era
stato diverso invece.
Io AVEVO
voluto e deciso di farlo.
Tutto aveva
cominciato a starmi stretto.
La città. La
vita che conducevamo.
Essere un
Cullen a Forks voleva dire essere sempre sotto gli occhi di tutti.
Voleva dire
mentire. Su tutto e a tutti.
E un giorno
tutto ciò era diventato semplicemente troppo e così dopo il diploma avevo preso
la mia decisione.
I miei
volevano venire con me. Erano disposti a lasciare tutto e seguirmi.
Ma io avevo
detto di no.
Avevo detto
che volevo farlo da solo.
E ore avevo
ottenuto quello che volevo a quanto pareva. Ero solo.
Per la prima
volta nella mia vita avvertii davvero e completamente il peso del mio segreto e
la sofferenza di non avere nessuno con cui parlarne, con cui essere davvero me
stesso.
Avvertii il
peso di questa consapevolezza sulle spalle. Un macigno.
Spossato mi
misi a sedere sul tronco dell’albero che avevo abbattuto e restai lì nemmeno io
so quanto.
Immobile con
la testa tra le mani.
Solo.