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Autore: sole51    05/12/2008    2 recensioni
MA CHE IDIOZIA!!!! Il tonfo del libro scagliato contro il muro rimbombò nella stanza praticamente vuota. -Ops..-bisbigliai sentendo che dalla stanza accanto era arrivato un commento poco carino. Promemoria:ricorda che vivi in un dormitorio. Ma ero così nervosa!!! Un altro libro inutile e idiota , che mi aveva solo fatto perdere tempo. Mi alzai dal letto e svogliatamente mi trascinai per la stanza fino alla pila di libri che avevano avuto la stessa sorte dell’ultimo. Con il piede li spinsi verso il muro. Cominciavano a diventare tanti dovevo decidermi a farne qualcosa.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi  ero allontanato da Lisa camminando abbastanza velocemente, ma appena fui sicuro di essere lontano dalla sua vista e da quella di altri passanti aumentai l’andatura fino a muovermi  di nuovo alla MIA velocità.

Chissà se vedendomi ora Lisa avrebbe ancora insistito per farmi salire in camera sua. Ne dubitavo.

Sicuramente apparivo abbastanza umano da potermi muovere con disinvoltura tra di loro, gli umani appunto..ma bastava poco perché la mia natura si manifestasse.

Certo, molto meno degli altri componenti della mia famiglia, soprattutto perché io ero diverso da tutti loro.

Ero diverso da tutti ad essere sinceri..la mia stessa nascita era stata a dir poco prodigiosa e inaspettata sicuramente.

I miei genitori non si aspettavano esattamente di poterlo diventare ..una coppia come loro era stata impensabile…eppure…non solo erano felici insieme, ma contro ogni previsione questa unione aveva dato dei frutti..UN frutto, in effetti: io.

Ormai al sicuro nel bosco che circondava il campus aumentai ulteriormente l’andatura.

Un po’ perché volevo mettere la maggior distanza possibile tra me e..lei, un po’ perché avevo davvero bisogno di sfogarmi.

Sfogare il nervosismo che questa improvvisa rivelazione mi aveva scaturito..e anche un altro tipo di ..diciamo tensione, molto più fisica..

OK che non ero umano..ma avevo anche io i miei begli ormoni in circolo..

La serata avrebbe dovuto prendere un’altra piega. E ora pagavo le conseguenze del mio gesto.

Non che volessi tornare da Lisa..non ci pensavo assolutamente..ma baciare lei mi aveva fatto fare un pensiero su un altro bacio che avrei voluto dare.

Nell’attimo esatto in cui avevo pensato alle sue labbra era iniziata una ..beh al diavolo l’ipocrisia..un’ ossessione, non credo ci fosse un termine più esatto.

La bocca di Mia mi stava ossessionando, e per fortuna mi rimase un po’ di forza di volontà per impedirmi di pensare al resto..o forse non era la mia volontà ,ma il mio istinto di auto conservazione.

Ma perché cavolo avevo deciso di andare in quella dannatissima biblioteca???

Perché ero restato con lei?

Perché avevo fatto in modo di farla entrare con me?

Perché le avevo dato la mia maglia?

Perché l’avevo fermata quando stava per togliersi la sua?NO!

ASSOLUTAMENTE NO!

Smettila immediatamente di pensare a questo.

Non. è. una. buona .idea.

..anzi..

E’ una PESSIMA idea.

Prima di tutto perché era proprio una pessima idea che io mi intrattenessi in relazioni..intime..con delle umane.

E poi perché QUESTA umana sembrava coinvolgermi decisamente troppo.

E questo non potevo permetterlo.

Di sua spontanea iniziativa la mia mente mi prospettò quello che sarebbe potuto accadere se avessi ceduto a questo desiderio.

Non che fosse una brutta immagine.

ANZI!!

Era un’immagine bellissima, una vita bellissima quella che vedevo..mi vedevo…CI vedevo ..felici!!

E paradossalmente proprio quello sarebbe stato l’inizio della fine..

Sarebbe arrivato il momento in cui avrei dovuto fare delle cose che NON potevo fare.

Cose normali. Cose semplici e facili per gli altri. Quasi banali.

Mi vedevo portarla a casa mia. Conoscere i miei.

I miei cosa poi?

Non avrei potuto dirle nemmeno che i miei genitori erano i miei genitori.  Voglio dire..sembravano poco più che due adolescenti insomma!!

Non avrei saputo come spiegarle  il perché delle strane abitudini di vita dalla mia famiglia.

Del resto come avrebbe mai potuto capirlo?

E così sarebbero nate le bugie. Decine, migliaia..infinite bugie.

Anzi, non infinite PURTROPPO.

Perché presto, molto presto ci sarebbe stata un’altra cosa da spiegare. Una che non poteva essere coperta da una bugia.

Come si può coprire o giustificare il fatto che non si invecchia?Che non si può invecchiare? Che non sarei MAI invecchiato o cambiato..o morto?

Come si può spiegare a qualcuno QUANTO sei diverso da quello che credeva?

A quel punto non avrei avuto che due possibilità.

La prima era confessare tutto. Rischiare  di compromettere la mia sicurezza e quella di tutta la mia famiglia.

Questo non lo avrei mai potuto fare . MAI.

E l’altra..altrettanto dura..era quella di sparire prima di farle sospettare nulla su di me.

Sparire. Uscire in un modo o nell’altro dalla sua vita.

Nel corso dei secoli la mia famiglia aveva elaborato vari metodi ovviamente:  trasferimenti improvvisi, litigi..morte, fittizia ovviamente.

Ma non era una cosa facile da fare o con cui convivere.

In poche parole non avrei augurato a nessuno di dover affrontare una cosa così.

Mi fermai di colpo e mi appoggiai ad un albero.

Non mi rimaneva molta scelta a questo punto.

L’unica cosa sensata da fare era evitare a monte che tutto ciò si rivelasse necessario. Dovevo troncare subito ogni fantasia romantica su di lei.

Dovevo stare il più lontano possibile da Mia.

-Mia..- assaporai il suono del suo nome. Per la prima.. ed ultima volta.

Sapevo che era l’unica cosa da fare..eppure mi fece montare dentro una tale rabbia!!!

Non era giusto!!!

Non era giusto che fossi destinato a restare solo.

Che non c’era nessuno  come me..né ci sarebbe mai stato.

 Mai al mondo ci sarebbe stata una compagna per me.

Qualcuna con cui dividere la vita..l’eternità.

La mia mano si strinse come un artiglio sul tronco dell’albero e sentii distintamente quando vi affondò, proprio come se fosse stato fatto di burro.

In un moto di pura rabbia piegai il polso e feci pressione.

L’albero scricchiolò e poi una frattura si allungò lungo la sua circonferenza.

Ritirai la mano e poi semplicemente lo spinsi, facendolo cadere rovinosamente a terra.

Mi guardai la mano e poi fissai l’albero a terra.

Per fortuna non c’era nessuno lì intorno.

Ma non era comunque il caso di correre il rischio di essere scoperto.

Dovevo calmarmi. Dovevo assolutamente riprendere un po’ di controllo.

Pensai alla mia famiglia.

Quando mi venivano questi pensieri pensare a loro mi calmava.

Erano delle persone eccezionali e non per la loro natura.

Più andavo avanti con la mia vita e più me ne rendevo conto.

Nonostante le rinunce, le limitazioni che erano costretti ad imporsi , che si erano AUTOIMPOSTI ..erano ancora entusiasti della vita e del mondo.

E poi pensai a mia madre e a mio padre.

Sapere che avevo seriamente desiderato di non essere mai nato, e in più di un’occasione, li avrebbe feriti in un modo che di certo non meritavano.

Mi avevano dato  amore e appoggio come probabilmente nessun figlio aveva mai avuto.

Nonostante tutto erano riusciti a rendere la mia vita serena e piena.

Una vita felice.

E anche quando avevo voluto lasciarli, anche se sapevo che a mia madre si era quasi spezzato il cuore, mi avevano continuato a sostenere.

Da che si erano trovati erano sempre stati tutti insieme, tranne che per brevi periodi.

E comunque anche quando si erano allontanati era sempre stato a malincuore.

Per me era stato diverso invece.

Io AVEVO voluto e deciso di farlo.

Tutto aveva cominciato a starmi stretto.

La città. La vita che conducevamo. 

Essere un Cullen a Forks voleva dire essere sempre sotto gli occhi di tutti.

Voleva dire mentire. Su tutto e a tutti.

E un giorno tutto ciò era diventato semplicemente troppo e così dopo il diploma avevo preso la mia decisione.

I miei volevano venire con me. Erano disposti a lasciare tutto e seguirmi.

Ma io avevo detto di no.

Avevo detto che volevo farlo da solo.

E ore avevo ottenuto quello che volevo a quanto pareva. Ero solo.

Per la prima volta nella mia vita avvertii davvero e completamente il peso del mio segreto e la sofferenza di non avere nessuno con cui parlarne, con cui essere davvero me stesso.

Avvertii il peso di questa consapevolezza sulle spalle. Un macigno.

Spossato mi misi a sedere sul tronco dell’albero che avevo abbattuto e restai lì nemmeno io so quanto.

Immobile con la testa tra le mani.

Solo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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