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Autore: Its all good    17/02/2015    0 recensioni
Cos’è la cosa più importante quando si è giovani? L’amore. Cercarlo ovunque perché si ha paura di restare soli. Ma cos’è che succede quando l’amore si presenta? C’è chi scappa, c’è chi l’abbraccia e c’è chi si dimostra indifferente. Quando l’amore è ricambiato è una bella cosa, vero? Beh, sì. E cosa succederebbe se, per caso, la persona amata non si ricordasse più della sua metà? E se lei o lui decidesse di vivere un’altra vita? E se entrambi provassero a lasciarsi alle spalle il passato? E se l’amore si presentasse davanti ad un caso impossibile da vivere? Come si comporterebbe l’amore davanti ad una scommessa fatta nel passato ma rivelatasi soltanto nel presente? Come si comporterebbe di fronte all’odio? E di fronte ad una perdita? E davanti ad un terzo incomodo? E davanti ad una creatura non tua? Difenderebbe l’amore della sua vita mentre quest’ultimo è impegnato in un altro amore? E l’amore non predisposto? Come può questo sentimento, capace di farti sorridere, diventare il sentimento più brutto al mondo? Può diventare odio dopo averti regalato un paio di ali? Può strappartele per farti precipitare? Sì. Purtroppo, proprio questo è successo ad Harry
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: c'è molta probabilità che questo sia l'ultimo capitolo ma non ho ancora deciso, vedrò come andranno le cose :)
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Quando parcheggiai l’auto ci rimasi ancora dentro per sette lunghissimi minuti.
Non avevo ancora idea di come avrei dovuto comportarmi; se l’avessi baciato prima ancora di parlare o se avessi pianto o se mi fossi precipitata tra le sue braccia per restarci il più tempo possibile.
Feci un lungo sospiro e mi decisi di uscire dall’auto e a passo svelto mi avvicinai alla porta d’ingresso, con un tocco di chiavi e la porta si aprì.
L’odore di chiuso mi invase e tra la luce che entrava intravidi un po’ di polvere sul mobiletto d’ingresso, dove c’era una nostra foto, e che aleggiava.
L’ingresso non era cambiato molto, anzi, a dirla tutta non era cambiato per niente. Non deve averci messo piede qui dentro per troppo tempo.
Chiusi la porta alle mie spalle e pensai che fosse nel salotto: di solito è lì che ci riuniamo quando dobbiamo parlare.
Svoltai alla mia sinistra e lo trovai seduto sul divano, che era coperto da un lenzuolo arancione, con la testa tra le mani.
Io: «Non ci entri da parecchio qui». Parlai per rompere il ghiaccio e alzò il volto guardandomi, e non seppi descrivere bene che espressione avesse. Si alzò lentamente e avanzò verso di me mentre io avanzai verso di lui e ci incontrammo al centro della camera.
Harry: «Già… si vede?». Chiese imbarazzato.
Io: «Beh, sai… c’è un po’ troppa polvere». Mi sorrise dolcemente e intrecciò le sue dita con le mie e mi mordicchiai il labbro.
Harry: «Hai sempre avuto il vizio di torturarti le labbra». E annuì contenta che ricordasse questo particolare, che spesso sfuggiva alle persone. «Come preferisci che ti chiami?».
Io: «Col mio vero nome: Valentina». E annuì e sembrò essere contento.
Harry: «E quindi… Valentina». Calcò bene il nome. «Sei davvero ancora interessata a me?».
Io: «Interessata? Mh…». Feci una smorfia. «Io sono interessata alla musica o al calcio, ma non a te». Deglutì. «Cosa hai capito?». Gli sorrisi teneramente. «Non sei un semplice interesse, sei molto di più. E chiedermi se fossi ancora interessate a te… come se fossi capace di restare senza te». Scossi la testa. «Non voglio e non posso». Specificai subito.
Harry: «Neanche io». Prese anche l’altra mano. «Come se fossi disposto a lasciare la persona per cui ho combattuto da quel momento fuori la pizzeria, quando mi regalasti uno dei tuoi meravigliosi schiaffi». Ridacchiò silenziosamente, scuotendo la testa. «Sicura? Sicura di volermi ancora? Anche dopo quello che ti ho detto? Certo, ieri non ho reagito nei migliori dei modi e avrei voluto tenerti con me non appena ricevuta la notizia ma ero troppo scosso e…». Iniziò a parlare a raffica e aggiunse. «dimmi che non hai cambiato idea, dimmi che vuoi ancora stare con me». gli tappai la bocca con la mano. Era decisamente fuori di sé, avevo risposto dapprima che chiedesse ma era praticamente assolto nei suoi pensieri.
Io: «Sei pazzo? Come puoi solo farti sfiorare da un pensiero del genere?». Sbiancò sul colpo. Scossi la testa e lo tirai giù per abbracciarlo a dovere. Le sue braccia si chiusero intorno al mio corpo ingabbiandomi. I nostri corpi si aderirono come non mai; la mia gamba destra tra le sue, i fianchi contro fianchi e petti che si alzavano allo stesso ritmo. «Mi dispiace». Sussurrai. «Mi dispiace». Ripetei. «Harry, io non voglio nessuno tranne te». Lo sentì trattenere un singhiozzo e liberai le mie lacrime. «Rifarei tutto di nuovo, ti sceglierei di nuovo per affrontare tutto quello che abbiamo passato per poi ritrovarci qui, nella nostra casa». E capì che aveva bisogno ancora di un po’ di tempo per calmarsi e tra le lacrime continuai a parlare. «Mi ero promessa di cercare l’amore solo dopo finito il college in modo da non essere distratta ma poi sei arrivato tu. Non so se sei stato tu ad aver trovato me o io ad aver trovato te; probabilmente io visto che sono piombata dall’Italia». Lo sentì ridacchiare con la voce roca a causa delle lacrime. «Mai nessuno era riuscito a farmi battere il cuore così forte e tu ci sei riuscito. Sei riuscito a farlo con un solo sguardo, con quegli occhi così belli. Ce l’avevo con te perché ero confusa, non sapevo se lasciarmi andare all’amore già al quinto anno del liceo o aspettarne altri cinque per il college. Ma io ti ho voluto dal primo momento che ti vidi. Mi innamorai di te appena ti vidi. E mi innamorai follemente di te dopo quei pochi minuti passati a mangiare un pezzetto di pizza quel giorno che dormimmo nella stessa camera. Ti guardai dormire e non riuscì a capacitarmi di come tu potessi essere reale. E sono ancora innamorata di te». Sussultò e mi stritolò tra le sue braccia. «Lo so che ho dimostrato il contrario per tutto questo tempo ma sono stata soltanto brava a fingere ma a me stessa non ho mai potuto negare questo sentimento. Io ti voglio, Harry. Io voglio te e solo te. Non ti cambierei con nessuno». Si allontanò dal mio corpo solo per guardarmi negli occhi ed ebbi giusto il tempo di innamorarmi di nuovo prima di aggiungere un’ultima cosa: «Amo tutto di te». E fu la goccia che fece accendere i suoi occhi.
Poggiò la sua fronte alla mia senza levare le sue mani dal mio viso.
Harry: «Ricordi…». Si schiarì la voce. «Ricordi cosa ti dissi prima di baciarti per la prima volta?».
Io: «Ricordo ogni parola che ci siamo detti, Harry». Mi sorrise.
Harry: «Ti metto alla prova». Mi sfidò con un movimento delle sopracciglia.
Io: «Mi piaci, dannazione. Mi piacciono i tuoi occhi, il tuo modo di parlare anche se il più delle volte spari dalla tua bocca idiozie e cose poco sensate e gentili. Mi piace il tuo viso, il tuo carattere anche se con mei sei antipatica. Mi piace il tuo sorriso. Mi piaci tu. E tanto». E fui soddisfatta per aver ricordato.
E proprio come il nostro primo bacio mi trapassò col suo sguardo.
Sfiorò le mie labbra con la sua mano poi con le sue.
E appoggiò le sue grandi mani sulla mia schiena, mi attirò a lui e poggiò le sue labbra delicatamente sulle mie per poi baciarmi, baciarmi come aveva sempre fatto.
E lo baciai per tutte le volte che avrei voluto farlo ma che non avevo potuto.
E lo baciai intrufolando le mie mani tra i suoi capelli per tirarlo, senza fargli male, ancora di più a me.
Indietreggiai al muro per sentirlo ancora più vicino e per essere ingabbiata dalla sua presenza.
E le mie –nostre- labbra furono bagnate dalle nostre lacrime che scendevano senza sosta.
Non sempre si piange di tristezza per amore; per amore si piange anche di gioia e le mie lacrime che trasmettevano la mia felicità stavano bagnando le sue labbra come per dargli ancora un’altra conferma di quanto fossi felice di essere lì con lui in quella casa piena di polvere, in quella casa che aveva accolto soltanto noi, in quella casa che aveva odore di chiuso.
E lui stava facendo altrettanto con me.
Lasciai le sue labbra per riprendere fiato e mi appoggiai al suo petto e lo tenni stretto.
E potei sentire ogni battito del suo cuore e di come batteva forte in quel momento; e sentì le caviglie perdere di stabilità da tutte quelle emozioni provate in un piccolo momento.
Harry: «Ti amo Valentina, ti amo troppo». E sospirò come se si fosse tolto un macigno dal petto. E rabbrividì. «Tu mi ami?». Gli sorrisi.
Io: «Sempre, per sempre, ti amo». Sospirai. «Nonostante tutto e nonostante tutto il resto. Ti amo, anche se abbiamo sofferto tanto. Ti amo anche se i ricordi che abbiamo di noi non sono poi così felici, il più delle volte ci siamo lasciati». E cercai di scherzare e ci riuscii, ridacchiò silenziosamente. «E quelli furono i nostri unici errori, ci siamo lasciati troppe volte ma ti amo perché nonostante tutti i nostri sbagli, le lacrime, le battaglie e i sorrisi spenti io ora, con te, non mollerò. Mi troverai sempre qui al tuo fianco, Harry, nonostante tutto perché resterò».
Harry: «Promesso?». E prese la mia mano destra e se la portò al petto, all’altezza del cuore che sembrava stesse per scoppiare, come il mio.
Io: «Promesso Harry». E gli lasciai un altro bacio sulle labbra che bacerei fino a consumarle.
Mi prese per mano e mi chiese se potevamo accomodarci sul divano perché non avrebbe potuto reggere altro.
Harry: «Sono davvero uscite dalla tua bocca tutte quelle parole dolci che hai detto?».
Io: «Strano, vero?». Feci spallucce.
Harry: «Cavolo, devo essermi perso tanto in tutto questo tempo. Qualcuno ha sciolto l’iceberg che c’è in te». E mi diede una spinta scherzosa.
Io: «Sei stato tu, esattamente oggi». E ridacchiai. Mi guardò divertito ma si fece serio subito dopo.
Harry: «Mi dispiace averti dato addosso quella sera, non avrei dovuto». Scosse la testa.
Io: «E’ okay, eri scosso quanto me».
Harry: «Sei tu quella che ha scoperto di aver vissuto una vita che non era sua. Sei tu che sta peggio, Vale». E gli sorrisi.
Io: «Mi hai appena dato un soprannome italiano».
Harry: «E’ figa come cosa». E si pavoneggiò. «Ti piace?».
Io: «Tantissimo se a dirlo sei tu con la tua pronuncia inglese». E poggiai la mia testa alla sua spalla.
Harry: «Ci sono diverse cose da sistemare, vero?». E lo guardai di traverso.
Io: «Dovremo parlare con i ragazzi. C’è il college di mezzo, non posso lasciarlo».
Harry: «Io non voglio che tu lo lasci per me, assolutamente no». E mise il suo braccio sul mio collo attirandomi a lui.
Io: «Ho da frequentare altri sei mesi, sono troppi ma passeranno in fretta poi ora arriveranno le feste di natale…».
Harry: «Le passeremo insieme, non è vero?». Chiese subito.
Io: «Sì ma Des…». E sussultò.
Harry: «Non avercela con lui». Mormorò. Alzai lo sguardo verso di lui. Come? Come potevo non avercela con lui? «Ti ha amato come se fossi sua figlia, è una cosa che pochi farebbero. Ti ha cresciuta e non ti ha fatto mai mancare nulla, ne hai sempre parlato bene. Eri quasi innamorata di quell’uomo che quasi ero geloso. Sei sempre stata orgogliosa di lui…».
Io: «Harry, mi ha mentito». Dichiarai fredda.
Harry: «Se non fosse intervenuto lui, ora non saresti la ragazza che sei ora. Ti ha insegnato tutto quello che sai. Ti ha insegnato ad amare e non ti ha mai fatto sentire sola, ti ha dato la presenza di un padre». Cosa che lui non aveva avuto.
Io: «Tu ce l’hai con lui?». E il suo viso si indurò.
Harry: «Non lo so. Non ce l’ho per come si è comportato con te, ha saputo fare il dovere di padre nei tuoi confronti ma nei miei… beh, con me non si è comportato da padre ma almeno ho scoperto di avere una famiglia anche se divisa mentre tu…». Non gli andava di parlare della sua situazione.
Io: «Beh, io non ho più nessuno e quel poco della mia famiglia che mi resta non so nemmeno dove abitino che se li vedessi per strada non saprei distinguerli da degli sconosciuti».
Harry: «Ti porterò da loro se vorrai conoscerli altrimenti sarò io la tua famiglia». E rabbrividii.
Cavolo quanto ti amo.
Io: «Tu non immagini nemmeno quanto io ti ami». E glielo dissi.
Basta fare l’iceberg.
Harry: «Promettimi che non scapperai». Inclinai il mio capo alla mia destra. «Promettimelo davvero, non come in passato che mi promettesti cose che poi non hai mai mantenuto».
Io: «Non scapperò». Gli spostai i capelli dalla fronte.
Harry: «Buon per te perché se scapperai, verrò a prenderti». E mi sorrise. «Se inizierai a correre per non farti acchiappare, io correrò più veloce. Sia chiaro, se cadrai, ti porgerò la mia mano e ti tirerò su. E se avrai bisogno di piangere, potrai contare sulla mia spalla. Sappi che ora che ho scoperto che possiamo vivere alla luce del sole, non ti lascerò. Ci sarò per te anche per le sciocchezze, anche dopo aver preso un brutto voto nonostante avessi studiato tutto il giorno. Io ci sarò pe te, sempre». E schiacciai il mio viso al suo petto e cominciai a tremare.
Mantieni queste promesse, Harry.
Avrò bisogno di te come non mai.
Sorreggimi quando non sarò più in grado di andare avanti per la mia strada, quando sarò confusa.
Io: «Ci sarò anche io, per te. Sempre. Ci sarò quando le cose non andranno per il verso giusto. Ci sono ora che ti senti cadere. Ci sarò dopo una giornata stressante. Ci sarò quando deciderai di tagliare questi capelli che quasi sono più lunghi dei miei». E ridacchiò, pensando che forse sono la solita esagerata. «Ci sarò quando avrai la febbre». E sorrisi ricordando i momenti passati con lui durante la sua influenza. «Sarò lì quando tornerai da lavoro, ti aspetterò anche se sarà notte fonda, ti aspetterò con un libro tra le mani. Ti darò il buongiorno ogni giorno della nostra vita e ti darò la buonanotte ogni notte che passeremo insieme. Ti bacerò tutte le volte che sarà necessario, forse di più. Ti bacerò tutti i giorni della nostra vita perché noi staremo insieme tutti i giorni della nostra vita». E mi tenne stretta senza dire nulla.
Non si mosse di un centimetro, eravamo così: io e lui, seduti su quel divano coperto da un lenzuolo arancione orribile, nella nostra casa impolverata.
E non parlammo, ci beammo ognuno del profumo dell’altro.
Mi beai del profumo dei suoi capelli così morbidi e così maledettamente lunghi.
Mi beai del suo profumo preferito.
Mi beai del tuo dopobarba che si ostinava ad usare nonostante avesse poca peluria sul viso, per non dire “nessuna traccia di pelo”. Anche se sembra di aver visto una traccia di qualche pelo sotto il naso.
E mi beai anche dell’odore del suo deodorante.
E mi rilassai, mi rilassai davvero, dopo tutti questi anni passati in continuo stress, lasciandomi cullare dalle sue braccia e dal cinguettio degli uccelli.
«Sposami». E mi pietrificai e spalancai gli occhi e mi allontanai dalle sue braccia per guardarlo. «Lo so, non è una richiesta di matrimonio come te l’aspettavi. Lo so che ti aspettavi qualcosa di romantico come, tipo, la proposta fatta ai piedi della Tour Effeil con me in smoking o qualcosa del genere ma ho atteso troppo tempo per chiedertelo e io voglio che tu mi sposi». Non riuscii ad obiettare o a formulare alcuna frase con senso compiuto. Scossi la testa, mi limitai solo in questo. «Stai per scappare? Ricorda che correrò più veloce di te». E la sua mano scese per prendere la mia e stringerla.
Io: «Quando accettai di sposare Tylar lo feci senza pensarci e per me fu semplice dirgli di sì: ero sicura che non sarei andata da nessuna parte con lui perché semplicemente non lo amavo ed ero sicura che ci saremmo lasciati, non avevo un minimo di paura. In questi anni ho imparato che quando hai paura di fare qualcosa che tu vorresti significa solo che per te quella cosa conta davvero tanto, è importantissima per te». E sospirai e mi guardò implorante. «E ora ho così tanta paura…». Mormorai. «Che mi sembra difficile pensare che questo sia una cosa sbagliata». Si leccò le sue labbra e sospirò due volte. «Sì, Harry, lo voglio. Lo voglio perché sono così innamorata di te. Lo voglio perché nei giorni in cui non siamo stati insieme continuavo ad innamorarmi dei ricordi che avevo di noi e lo voglio perché ti amo». E lo baciai, non aspettai che lo facesse lui ma semplicemente andai alla ricerca delle sue labbra e me ne appropriai.
  
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