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Autore: PeaceS    17/02/2015    5 recensioni
Da un Malfoy ci si deve aspettare tutto, anche che ti renda la vita un inferno per noia. Specie per noia. I Malfoy annoiati, di solito, erano più pericolosi di un Potter arrabbiato. Ma Lily avrebbe dovuto saperlo… le migliori storie iniziano alle tre di notte e in quel momento, la lancetta più piccola, si posò proprio sul tre.
[ ... ]
Perché, se Scorpius Malfoy decide di renderti la vita un inferno e tu te ne innamori perdutamente, mentre la tua migliore amica è nelle mani di un certo Zabini - famoso per essere un porco - e cerca di conquistare un Nott di tua conoscenza anche se - alla fin fine - quel certo Zabini non è molto felice, non puoi fare altro che chiederti perché la vita ha deciso di renderti le cose così difficili.
Insomma, tutto quello, però, avrebbe dovuto aspettarselo: era o non era una Potter?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo trentesimo -
Doubts

 

 

“Mi sarebbe piaciuto frequentare questa scuola, da giovane”
La sua voce continuava ad essere maledettamente bassa e graffiante – così calda da farla tremare dall'interno – e Lily alzò gli occhi bruni dal buio che stava osservando per posarli su Marco.
La torre d'Astronomia era così silenziosa, quella notte, e le stelle sulle loro teste così grandi che sembravano voler cadere da un momento all'altro proprio lì, dov'erano seduti.
“Davvero, è bellissima” continuò, accendendosi una sigaretta Babbana e inchiodando lo sguardo su di lei.
Lily ciondolò le gambe nude oltre il cornicione e si chiese quanto dolore avrebbe causato l'impatto da tutti quei metri d'altezza. Se faceva male come lo si immaginava.
E Marco si avvicinò ancora, sfiorandole in modo casuale le dita.
“In Italia c'è solo una scuola di magia, ma è solo per i Mezzosangue... i Purosangue studiano in casa, privatamente” spiegò Marco, tirando profondamente dal filtro – senza mai smettere di guardarla.
Sarebbe bastato sporgersi solamente un po...
Era così vicino da farle mancare il respiro.
“Non ho mai visto un colore di capelli come il tuo”
Ora le sue dita erano tra i suoi capelli e Lily, questa volta, tremò anche all'esterno; il suo tocco era così bollente che quasi andò a fuoco e la sua mente si annebbiò giusto un secondo – il tempo che servì a Marco per portarsi una ciocca dinnanzi al viso e odorare profondamente il suo profumo.
“E nemmeno questo odore... sembra gigli e miele” soffiò, mentre Lily rovesciava appena il capo per ricambiare il suo sguardo.
Mai, mai in vita sua aveva visto occhi così scuri e profondi e ora le sembrava quasi di soffocare.
Erano vicini. Troppo vicini, a dire il vero e Lily non sapeva nemmeno perché gli aveva permesso di inseguirla tra i corridoi deserti della scuola – fino e lì, alla Torre.
Lui non smetteva di parlare, mentre lei non aveva aperto bocca e Lily ancora non riusciva a capire perché quel maledetto non si era staccato dal suo fianco da quando aveva salvato Scorpius.
“In realtà è strano...ma quando ti ho vista, è successo qualcosa” bisbigliò Marco, avvicinandosi ancora di più.
Sì, sarebbe bastato sporgersi solo un po...
“Cosa?” la sua voce era roca per il non parlare e lui sorrise – mostrando una schiera di denti bianchi e il luccichio della pallina d'acciaio che aveva sulla lingua.
“Non so se è successo anche a te, ma ho sentito il cuore quasi scoppiarmi nel petto” sussurrò, sfiorandole il naso con il proprio.
Lily ora riusciva a sentire il suo respiro sulla sua bocca e sapeva di tabacco e menta. E promesse. Tante promesse.
“Ti prego, allontanati” mormorò Lily, con il fiato corto – come se avesse corso miglia. Come se i polmoni fossero compressi e le stessero impedendo di respirare.
Ma , avrebbe voluto urlare. Anche lei aveva sentito il cuore scoppiarle nel petto appena si era inchinato al suo fianco.
Anche lei aveva perso la cognizione di ogni cosa appena aveva incontrato il suo sguardo.
“Perché?”
Già, perché?
Lui odorava di muschio e menta – di virilità e voglia. Lui non la conosceva, ma la voleva. La voleva così tanto che quasi la stava divorando con lo sguardo.
“Non ti conosco” e intanto le sue mani erano già sulle sue spalle grandi e possenti – così grandi da contenerla tutta e nasconderla da occhi indiscreti.
Affannò più forte.
“A me sembra di conoscerti da una vita...” sospirò Marco, strofinando il naso contro il suo e affondando completamente la mano tra i suoi capelli per avvicinarla sempre di più a sé.
Era vicino. Troppo vicino e lei cominciava a sentirsi male.
“Allontanati” disse ancora, mentre le sue dita sprofondavano nel maglione nero che lui indossava.
Lei non ne era capace. Lei non riusciva a mandarlo via.
Era come una maledetta calamita... e l'attirava sempre di più verso la sua bocca.
“No”
Lei non ne era capace. Lei non riusciva a scostarsi, a lasciarlo e magari schiaffeggiarlo anche solo per aver pensato di poterla baciare.
Lei non era così facile e la prova era la fatica che ci aveva messo Scorpius per portarsela a letto.
Scorpius.
Troppo tardi: la bocca di Marco era già sulla sua e sapeva di promesse. E dolore.
Aveva il piercing alla lingua, s'accorse Lily e sembrava volerle divorare l'anima.
Sembrava volerle prendere tutto – persino il respiro. Persino la facoltà di pensare.
In un attimo si ritrovò sdraiata sul cornicione, con la schiena contro la pietra fredda e il corpo di Marco sul suo.
La copriva completamente e le sue gambe a stento riuscivano ad allacciarsi alla sua vita.
Non riusciva a pensare: aveva il cervello annebbiato, le sembrava di poter impazzire da un momento all'altro – non aveva nulla dentro sé, nemmeno la lucidità, il raziocinio.
“Merlino...”
Ora le sue dita erano sui suoi fianchi ossunti e la percorrevano piano, con una lentezza che risultò quasi estenuante.
Ma se con Scorpius la prima volta era stata di una dolcezza disarmante – lì, su quel cornicione, tra le braccia di quello sconosciuto, le sue gambe cominciarono a mostrare i primi lividi.
Lì, su quel cornicione, tra le braccia di quell'uomo che non conosceva nemmeno da un giorno, non ci fu nemmeno il bisogno di spogliarsi.
Marco aveva le mani troppo grandi e violente e lei, magra com'era, si sentiva carne da macello tra le sue mani.
Lily arcuò la schiena e spinse la testa nella pietra, rovesciando lo sguardo verso il soffitto senza, realmente, vedere nulla.
Verrai all'inferno con me, Scorpius?”
Marco spinse in lei con così tanta forza da strapparle un urlo, ma non si fermò.
La sua mente continuava ad essere annebbiata – completamente spenta al cospetto di quegli occhi.
Le sembrava di poter morire.
Sì. Verrò all'inferno con te”
Marco le aveva afferrato con forza la mandibola e ora stava affannando sulla sua bocca, come se volesse risucchiarle via l'ossigeno.
Le sembrava di morire.
E brucerai con me, Scorpius?”
Non conosceva nulla di Marco, tranne che aveva un tatuaggio proprio sul petto – dove avrebbe dovuto esserci il cuore.
E con inchiostro nero come l'inferno, due spade trafiggevano quell'organo pulsante di un intenso color rubino.
Brucerò all'inferno per te, Potter”
Quasi come sotto incantesimo, Lily allungò di poco il braccio per poter toccare quelle linee disegnate con una precisione quasi maniacale: le sue unghia penetrarono nella carne tatuata – facendolo sobbalzare – e quelle linee cominciarono a salire piano sulle sue dita.
“Ma cosa diavolo...” ansimò, spalancando gli occhi nel vedere il tatuaggio di Marco trasferirsi sulla sua pelle – macchiandola. Marchiandola.
Si susseguivano velocemente sulle sue braccia, lungo lo sterno e il collo arcuato.
“Sei così debole” soffiò Marco al suo orecchio, sorridendo obliquamente e spostandole una ciocca di capelli dagli occhi spalancati.
“Così maledettamente debole” continuò piano, sostando ancora dentro lei e non spostandosi da un millimetro.
“Ma a cosa servirebbe essere un angelo se le persone non cadrebbero ai tuoi piedi?” mormorò, indietreggiando con i fianchi e spingendo nuovamente in lei – con più forza.
E lei non riusciva a parlare. Non riusciva a ribellarsi, a fare altro che fissarlo – in sua balia. Completamente nelle sue mani.
“I miei fratelli mi avevano avvertito... non dovevo toccarti. Non potevo toccarti.
Tu sei di sua proprietà” bisbigliò, simile ad un folle perso in un monologo che solo lui avrebbe potuto capire.
Marco rise, buttando la testa all'indietro e venendo illuminato dalla luce della luna: i suoi capelli neri quasi brillarono e i suoi occhi divennero ancora più scuri – ancora più infernali.
Come poteva un angelo così bello trascinare le persone all'inferno?
“Ma ora capisco perché lui ti vuole così tanto.
Ora capisco perché ama così tanto il tuo corpo umano e la tua anima da demone” disse, fissandola con uno sguardo che – ad occhio esterno – sarebbe parso innamorato... ma che in realtà era solo folle. Pazzo.
“Presto lui completerà la sua trasformazione, quella che avrebbe dovuto compiersi anni fa, e sarà divertente vederlo combattere per qualcosa che gli spetta per diritto... qualcuno che io gli ho strappato facilmente” sibilò incattivito e Lily fece l'unica cosa che in quel momento – debole com'era – sarebbe riuscita a fare.
Lo afferrò per i capelli e ad occhio esterno sarebbe parso un bacio... se con i denti non gli avesse strappato la lingua.
Marco urlò, guardando inorridito il pezzo di carne sul petto della ragazza che lo accoglieva con il proprio corpo ancora dentro sé.
Lily lo spinse lontano da sé e cominciò a correre: sembrava che il parlare di Scorpius le avesse donato la lucidità necessaria per sottrarsi da quel maledetto incantesimo a cui quell'uomo l'aveva sottoposta.
Aveva parlato di angeli... e una trasformazione.
Lily non sapeva, nemmeno nei suoi sogni avrebbe potuto immaginare che gli angeli esistessero davvero. Insomma, nemmeno nel mondo dei maghi si erano mai visti – o anche solo intravisti – ma avrebbe dovuto immaginarlo: se esisteva il male, avrebbe dovuto esserci anche il bene.
Ma Marco... Marco non sembrava così buono.
Marco non era affatto buono.
“Dove corri?”
Lily andò addosso a qualcuno e, con il maglione alzato più del consentito e lo sguardo sbarrato, si ritrovò a fissare suo fratello Albus.
Aveva lo sguardo preoccupato e le accarezzò i capelli già arruffati.
“Io...” affannò Lily, indietreggiando e cercando di capire.
Voleva capire cosa diavolo era appena successo. Chi era quell'uomo? Era davvero un angelo?
E chi... chi avrebbe dovuto trasformarsi?
“Lily, ma cos'hai sul petto?” mormorò Albus, spostando con tocco delicato il maglione e guardando sorpreso il punto dove avrebbe dovuto esserci il cuore.
Lily abbassò la testa e quasi venne meno: lì, quasi vivo vivido com'era, c'era lo stesso tatuaggio che aveva Marco. Due spade dalla lama nera come l'inferno stavano trafiggendo un cuore.
L'aveva marchiata! Quell'essere, perché solo così poteva definirlo, l'aveva marchiata come un animale da macello.
“Per fare in modo che, una volta trasformato, lui capisca cos'è successo” sussurrò una voce al suo orecchio, facendola sobbalzare.
“L'hai sentito? Hai sentito anche tu?” quasi urlò Lily, guardandosi attorno quasi terrorizzata.
“Lily, ma ti senti bene?” ora Albus cominciava a preoccuparsi davvero e la rossa scosse il capo, pallida come non mai.
No, non si sentiva bene. Affatto.
“Ho bisogno di vedere Scorpius” gemette, scostando suo fratello senza delicatezza e precipitandosi nella Sala Grande – dove erano riuniti ancora tutti coloro che avevano partecipato alla terza guerra magica.
La terza guerra. Il suo papà aveva ragione: quando avrebbe avuto fine tutto ciò? Quando, finalmente, avrebbero potuto dire basta?
Era così stanca...
Le barelle erano poste uno accanto all'altra e Scorpius era stato messo accanto a sua zia Hermione, messa sotto sedativi per le ferite eccessive su tutto il corpo.
Si avvicinò cauta, quasi come se non volesse disturbare, e il dolore quasi la spezzò in due.
Aveva appena fatto sesso con uno sconosciuto. Aveva tradito Scorpius quasi senza pensarci due volte – come se lui non avesse rischiato la vita solo per scacciare quel lato buio che si era insidiato dentro lei.
“Sembra quasi che tu abbia paura di me”
La sua voce era dolce e leggermente abbacchiata e Lily si sentì disarmata dinnanzi al suo sguardo dolce.
“Non potrei mai avere paura di te. Mai” mormorò Lily, rimanendo a debita distanza.
Aveva gli occhi azzurri leggermente stanchi, ma la guardavano.
La guardavano come quando avevano fatto l'amore la prima volta e lui le aveva fatto capire che sarebbe morto per lei. Che avrebbe vissuto per lei.
“Avvicinati, Lily”
Questa volta era serio e lo si intuiva dal tono basso e lo sguardo deciso: tese una mano verso di lei e la invitò ad afferrarla.
La Potter guardò quelle dita pallide flettersi contro di sé e la bile quasi le incendiò la gola: sentiva ancora quell'odore sulla pelle e il bisogno di scioglierla nell'acido per cancellare qualsiasi traccia di quell'essere su di sé si faceva sempre più prepotente.
“Lily...” la chiamò, facendo tremare le labbra senza nemmeno accorgersi.
Sembrava distrutta e Scorpius lo sentiva... gli stava nascondendo qualcosa. Qualcosa che la stava dividendo in due e che aveva paura di dire.
“Resterai sempre con me?” mormorò la rossa, alzando finalmente gli occhi bruni su di lui e fissandolo con una nuova fiamma nello sguardo.
No. Non avrebbe permesso più a nessuno di allontanarlo da sé.
Lily non avrebbe permesso più a nessuno di rovinarle la vita. Mai più. E quell'uomo sarebbe ritornato, ma lei avrebbe combattuto.
Questa volta avrebbe combattuto lei per Scorpius, come aveva fatto lui fino e quel momento.
Sempre” bisbigliò il piccolo Malfoy, storcendo la bocca sottile in un sorriso.
Lily non avrebbe permesso più a nessuno di renderla un guscio vuoto – e avrebbe combattuto per la sua anima.
Lily non avrebbe permesso più a nessuno di portarle via l'unico amore della sua vita – e avrebbe combattuto per il suo cuore... e quello di Scorpius.
Tre passi e afferrò le sue dita con il mento ritto – simile ad un leone. Simile ad una guerriera che ha finalmente deciso di prendere le proprie armi e usarle fino all'ultimo respiro.
Scorpius era freddo, ma la sensazione di calore che si emanò per il suo corpo la fece rabbrividire.
I capelli biondi erano illuminati dalla luna che brillava nel soffitto della Sala Grande e Lily finalmente capì le parole di Marco: Scorpius sarebbe diventato come lui.
E allora non erano monologhi folli, quelli che faceva tra sé e sé quando guardava Scorpius dormire e il pensiero che fosse la cosa più celestiale che avesse mai visto le balzava in testa.
Lui era davvero un angelo, con i suoi occhi azzurri e i capelli biondo grano.
Lily non sapeva nulla sugli angeli – a malapena aveva creduto nella loro esistenza fino a quel momento, ma Scorpius aveva tutte le credenziali per esserlo.
Ma allora... tutto quello che aveva creduto fino a quel momento era solo pura fantascienza. Marco era l'opposto dell'immagine che avrebbe potuto dare ad un angelo vero e proprio e non era così buono come avrebbe dovuto essere.
Stava per scatenarsi una seconda guerra, Lily lo sentiva.
Se Lord Voldemort era tornato a camminare sulla terra dei maghi, qualcos'altro si nascondeva nell'ombra – quella volta.
E non si parlava di demoni, di cui oramai conoscevano quasi tutto. No. Lì si parlava di qualcosa che nemmeno i maghi avevano mai visto.
“Non pensavo sarebbe stata così”
Lily e Scorpius si girarono di scatto verso la loro sinistra, ritrovandosi faccia a faccia sulla prova che il dolore cambiava – e rendeva cattivi.
Il dolore cambiava – e rendeva folli.
“Avevo provato ad immaginare... ad immedesimarmi, ad indossare le vesti dei personaggi di cui leggevo con tanta passione.
Loro hanno affrontato così tante guerre, ma non...non sapevo”
Lucy si portò le ginocchia al petto, gemendo in modo flebile e addolorato.
Molly dormiva al suo fianco – in modo placido e di primo acchito tranquillo, mentre lei l'accarezzava con una dolcezza che in diciassette anni di vita non aveva mai avuto.
“Non immaginavo...che avrebbe fatto così male” mormorò ancora, rabbrividendo nel guardare il braccio di sua sorella mozzato dalla spalla.
Scorpius chiuse gli occhi e Lily si sedette sulla sponda del suo letto, sfinita.
Lei era stata così presa dal suo voler vincere che non aveva nemmeno immaginato come sarebbe stato l'impatto con il dolore.
“E c'è qualcosa...” continuò Lucy, guardandosi attorno con gli occhi così spenti da spaventare la cugina.
Era così diversa dall'ultima volta che l'aveva vista; aveva un qualcosa che sembrava risucchiarla verso il basso e rinchiuderla in un bozzolo buio e asfissiante.
“Cosa, Lucy?” domandò Lily, senza mai distogliere lo sguardo da lei.
Che la profezia si stesse già avverando?
Angelique aveva parlato di Lucifero... di quest'uomo con il violino, che l'avrebbe portato all'inferno con sé. Che l'avesse trovata?
Che, in qualche modo, esistesse davvero Lucifero?
“Dimmelo, Lucy.
Dimmi cosa c'è” sussurrò la Potter, mentre Scorpius la guardava per capire cosa le frullasse in quella piccola testolina.
“Prima che compisse una strage, Angelique mi ha toccato” iniziò Lucy, continuando ad accarezzare Molly senza vederla veramente.
La divisa scolastica che indossava era nuova, l'aveva appena messa, ma non nascondeva i lividi e le escoriazioni – i tagli e gli incantesimi che l'avevano sfiorata.
“Toccato?” bisbigliò Lily, stranita, sbattendo ripetutamente le palpebre per cercare di capirci qualcosa.
Lucy sorrise in modo macabro – arricciando le labbra e mostrando i denti quasi in un ringhio.
“Mi ha toccato il cuore e quando ha ritirato la mano, ha rimasto qualcosa al suo passaggio” soffiò, portandosi le dita tremanti al colletto della camicia e lasciando uscire, uno dopo l'altro, i bottoni dalle asole.
No... no. Non era possibile.
Non poteva esserlo.
Lì, proprio dove Marco aveva rimasto la propria impronta, sul petto di Lucy c'era qualcosa di simile, ma molto più grande di quello che segnava Lily.
Il cuore era nero e aveva delle ali strappate e le spade, al contrario di quello della rossa, erano di un intenso color vermiglio.
Angelique l'aveva marchiata come aveva fatto Marco, ma i simboli erano diversi e lei sapeva perché.
Lucifero era un angelo caduto... dal cuore nero e le ali spezzate, relegato nel suo regno sotterraneo. A lui era stato negato di volare, ecco perché le ali. 
Lui aveva il male dentro sé, ecco perché il cuore corvino.
“Siamo nella merda” disse Lily, infilandosi le mani nei capelli e affannando pericolosamente.
Si erano imperlati in qualcosa che, quella volta, non si sarebbe spenta con uno scontro. No.
Ora gli avversari erano molti di più... ed avevano poteri che loro non potevano nemmeno immaginare.

 

 

 

“Mi dispiace”
Probabilmente era la quarantesima volta che le ripeteva quella frase, baciandole le nocche come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
Hermione scosse ancora una volta il capo e guardò il foglietto ripiegato con cura accanto alla sua mano. Aveva creduto che il peggio fosse finito – che dopo tutto quello che aveva passato, più niente le avrebbe fatto paura.
Ma si era sbagliata. Ancora.
“Non penso di volerlo fare” soffiò la riccia, rovesciando il capo e incontrando gli occhi grigi dell'uomo che – da quando era stata catapultata ad Hogwarts – non l'aveva lasciata un attimo sola.
“Va contro ogni cosa a cui credo” mormorò, senza protestare quando lui le strinse con forza le dita fasciate. E irrimediabilmente rotte, come il resto del suo corpo.
“E non voglio” continuò, affossando il capo nel cuscino e sospirando pesantemente.
“Non andrebbe contro nulla, Mezzosangue.
Questo bambino è frutto di una violenza, non di una notte di balordi” borbottò Draco, burbero, sentendosi decisamente fuori luogo.
Dopo essere stata curata, fasciata, imbottita di medicine e incantesimi per curare lo scempio che suo fratello aveva causato a quel piccolo corpo, Madama Chips era sbiancata alla vista di un qualcosa di anomalo nell'organismo della Granger.
Era corsa all'impazzata avanti e dietro, chiedendo aiuto ai medimagi che erano accorsi in tutto il paese per aiutarli e alla fine – dopo un trambusto incredibile e un crollo nervoso da parte sua, era tornata a quel lettino con un fogliettino e l'aria di chi sta annunciando l'ennesima morte.
Era incinta. Aspettava un bambino, nonostante l'età e i colpi subiti.
Un bambino che aveva il suo stesso sangue nelle vene.
“Voglio pensarci” disse solamente Hermione, chiudendosi nuovamente nel guscio che l'aveva protetta fino a quel momento.
La sua vita era diventata un incubo e lei aveva bisogno di prendere le distanze.
Aveva bisogno un attimo di respirare. O sarebbe impazzita.
“Qualsiasi decisione tu prenda, io sono con te.
Se vuoi tenerlo, io ti aiuterò e sarò come un padre per lui”
Draco aveva parlato così velocemente che Hermione, di primo acchito, le sembrò di aver immaginato tutto.
Lo guardò con gli occhi spalancati e Draco abbozzò un sorriso – ma uno di quelli che vedi raramente... e che impari ad amare subito.
“Il giorno in cui credevamo che tu fossi morta, Asteria mi disse tutto.
Mi ha detto come tu ad Hogwarts hai cercato di proteggermi, di come tu – in tutti i modi – cercassi di non farmi mettere nei guai.
Mi ha detto come ti ha conosciuta e il patto di sorellanza. E infine, quello che l'ha legata fino e questo momento a me” disse, incrociando le dita sotto al mento e fissandola, questa volta, serio.
Hermione sbiancò.
“Sei sempre stata tutto ciò che ho odiato, Mezzosangue” continuò Draco, scuotendo il capo nel ricordare il bambino che era stato.
Il bambino che non aveva potuto essere.
“Avevi dei genitori che ti amavano chiunque tu fossi e qualsiasi strada avessi preso. Avevi degli amici sinceri – anche loro ti amavano e si sarebbero buttati nel fuoco per te. Con te.
Eri saccente, scorbutica e nonostante fossi una maledetta Mezzosangue, avevi ciò che io non ho mai potuto avere” bisbigliò, guardandola dispiaciuto.
“Eri tutto ciò che ho sempre voluto, ma che non potevo permettermi.
Nonostante tu avessi il sangue sporco nelle vene e io oro colato – io non potevo permettermi di averti. Non ero alla tua altezza e non lo sarei mai stato.
Tu eri orgogliosa, impulsiva, così coraggiosa... e io un vigliacco che pensava solamente a difendere il nome di famiglia” sorrise, stringendo la presa su di lei.
Hermione respirò a fatica e lui le portò un ricciolo ribelle dietro l'orecchio con una naturalezza che non fece sembrare il gesto anormale come avrebbe dovuto essere.
“Comunque, qualsiasi cosa succeda, non ho intenzione di fare gli stessi errori... e di lasciare la felicità fuori alla porta, come ho sempre fatto.
Questa volta avrò io il coraggio che hai avuto tu per rendermi l'uomo che sono ora” finì, determinato come non lo era mai stato.
Sì... quella volta non aveva intenzione di lasciar decidere gli altri.
Quella volta avrebbe avuto le palle di scegliere ed essere chiunque avrebbe voluto. Di amare chiunque volesse...
E lei era quello che aveva sempre voluto.

   
 
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