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Autore: Somriure    17/02/2015    3 recensioni
La triste e noiosa vita di Harry, costretto per una malattia a vivere in ospedale, sarà stravolta dall'arrivo di un ragazzo problematico, dagli occhi grandi e azzurri, Louis.
Riuscirà Harry ad aiutare Louis?
Riuscirà Louis a fidarsi di Harry e ad aprire completamente il suo cuore?
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Dal testo:
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Quando l'ultimo spicchio di sole scivolò dietro i palazzi londinesi io e Louis ci sdraiammo nuovamente sul suo letto.
Cercai di allungare la mano verso di lui ma si irrigidì. Così decisi di accontentarmi dei suoi capelli. Non volevo in alcun modo spaventarlo e se aveva bisogno di più tempo glielo avrei dato.
-Hazza, cosa siamo noi ora?- chiese lui dopo un po', quando il buio era ormai entrato nella piccola stanzetta rendendo tutto più scuro.
-Possiamo essere qualunque cosa tu voglia Lou.- risposi baciandogli la tempia.
Allora lui si voltò e mi guardò negli occhi.
-Posso essere il tuo ragazzo?- mormorò timoroso.
-Ne sarei onorato mio dolce Louis.-
Per la terza volta in quella giornata le nostre labbra si unirono rendendomi il ragazzo più felice del mondo.
-
anorexic!Louis leukemic!Harry
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Louis

-Louis, ehi Louis, svegliati! E' solo un brutto sogno! Non è reale!-

Improvvisamente spalancai gli occhi. Mi trovai accanto quel dio greco che condivideva la stanza con me; mi accarezzava dolcemente la schiena con una mano, mentre con l'altra mi stava porgendo un bicchiere d'acqua.

-Tieni bevi, ti farà sentire meglio!-

Presi distrattamente li bicchiere ma quando mi accorsi che la sua mano stava ancora accarezzando il mio corpo, di colpo mi scansai facendo rovesciare tutto il contenuto sul mio letto.

Ero mortificato per quel gesto, ma nessuno doveva toccare il mio corpo.

Nessuno doveva capire quanto in verità fossi grasso, in modo particolare quel ragazzo che era la perfezione fatta persona.

Lui fortunatamente parve non farci troppo caso.

-Ehi Louis, tieni, prendi la mia felpa, la tua maglietta del pigiama è tutta bagnata-

Solo allora mi accorsi di essere madido di sudore; ma pur volendo non potevo accettare la felpa del ragazzo; gliela avrei sformata tutta in questo modo. Così con un cenno di capo rifiutai.

-Beh dovrai cambiarti, e dovrai anche cambiare letto! Se rimani qui ti prenderà un malanno!-

-Non ho più voglia di dormire- dissi con la voce più bassa che avevo. Odiavo la mia voce. Era troppo femminile. Quindi quando potevo preferivo non parlare o, se era del tutto necessario, cercavo di farlo sussurrando.

-Sono le 3:25, vedrai tra un po' ti tornerà sonno!- disse lui sorridendomi.

-Non posso, ho paura!- mi ritrovai a dire. In un'altra circostanza non avrei di certo continuato a parlare, oltretutto dei miei patetici sentimenti, ma quando avevo paura il mio cervello mi faceva straparlare, e di questo spesso ne pagavo le conseguenze.

-Ti ho svegliato, mi dispiace!-

-Non ti preoccupare, non riuscivo ad addormentarmi. Ma se le infermiere ci beccano ancora in piedi ci imbottiranno di sonniferi- disse sogghignando -e, non so a te, ma a me questa cosa non va affatto bene.- disse ridendo.

-Siccome non puoi restare a dormire qui, che ne dici di venire da me? Sono un bravo compagno di letto: non russo, non do i calci e non rubo le coperte!- disse con la mano sul cuore. Era molto buffo. Mi venne quasi da sorridere.

-Non posso dormire con te. Non entriamo in due in quel letto!-

-Io credo di sì, ma se così non fosse ci stringeremo. Vieni!-

Detto questo mi prese per mano e mi trascinò sul suo letto. Prima però mi infilò la sua felpa.

Io non riuscivo a muovermi; ero disorientato. Era tanto tempo che nessuno mi trattava così! Precisamente da quattro anni, tre mesi e ventitré giorni.

Quando fummo entrambi sotto le coperte, io lasciandogli più spazio possibile per cercare di non toccarlo, ricominciò a parlare. Non si azzittava mai quel ragazzo? Neanche alle 4 di notte!

-Ti capita spesso di avere questi incubi?-

Questa domanda mi spiazzò. Non potevo dirgli la verità, mi avrebbe preso per pazzo. Così scossi la testa negando.

In verità non c'era una notte in cui non mi svegliavo di soprassalto a causa dei miei brutti sogni; che poi alla fine sognavo sempre la stessa cosa in ambienti diversi.

Dopo alcuni minuti finalmente contro ogni aspettativa mi addormentai.

 

La mattina seguente svegliandomi come al solito molto presto, rimasi disorientato quando mi accorsi di non trovarmi nella minuscola soffitta che mio zio aveva adattato per me; voltando lo sguardo notai il ragazzo ancora profondamente addormentato accanto; solo allora mi tornarono in mente tutti gli avvenimenti della giornata precedente.

Harry emetteva dalla bocca leggermente aperta degli sbuffi e i suoi lunghi riccioli gli ricoprivano il volto.

Vidi che le sue coperte erano quasi interamente cadute giù dal letto e grazie ad un fioco raggio di luce che passava dalla finestra leggermente aperta riuscì a notare che indossava solamente un paio di boxer.

Arrossì pensando a quanto fosse perfetto.

Non riuscivo a trovare un solo aspetto in lui che non mi piacesse e questo oltre a farmi paura mi metteva anche terribilmente a disagio.

Oltre ad essere gentile e simpatico anche con me che ero uno scherzo della natura, era incredibilmente bello; era alto e snello, il contrario di me che ero alto più o meno alto quanto un Puffo e che beh, non ero di certo magro, anzi, il mio corpo era enorme e pieno di grasso che si fermava in posti meno opportuni.

I suoi capelli erano fantastici; erano mossi e selvaggi, così come li avevo sempre desiderati; io dovevo accontentarmi di filetti finissimi di color giallo sporco, che quando potevo cercavo sempre di coprire con un beanie o con altri cappelli.

Approfittando dell'ora decisi di recarmi in bagno, mi sentivo terribilmente a disagio a convivere con un dio greco, quindi cercavo di fare più cose possibili quando lui non c'era o dormiva.

Mi feci una doccia, l'acqua aveva un potere rilassante su di me; poi mi vestii. Decisi di non indossare il pigiama che l'ospedale ci obbligava a mettere; non mi piaceva per niente, mi faceva sembrare più enorme di quanto già non fossi; così indossai i miei skinny jeans neri e una felpa abbastanza larga e lunga che riusciva a coprire il mio sedere.
Dopo essermi asciugato i capelli tornai in stanza. Notai che Harry ancora dormiva, logicamente erano le 6:15 del mattino, solo un pazzo come me si svegliava così presto.

Quando ero a casa di mio zio ero abituato ad alzarmi presto perché dovevo preparare la colazione per lui e per i miei due cugini, Victor e Ashley, poi andavo a correre un po' nella piccola palestra domestica.

Non avendo niente da fare continuai a disfare la mia valigia cercando di non svegliare il mio compagno.

Mio zio fortunatamente non si era molto disturbato, infatti ieri aveva portato qui la mia valigia così come l'avevo preparata io due anni fa quando mio padre aveva deciso di spedirmi a vivere lontano dalla mia vera famiglia; non mi piaceva lasciare in giro le mie cose in quella casa, così non ho mai disfatto la valigia, mi limitavo a prendere le cose che mi servivano per poi riporle con cura al suo interno.

Dentro quella borsa rossa c'era di tutto.

Nascondeva le cose appartenute ai momenti più belli della mia vita.

Di quando eravamo ancora una famiglia.

Di quando mia madre era ancora in vita.

Mi ritrovai a sorridere tirando fuori l'orsacchiotto che la mia sorellina Daisy aveva insistito che portassi con me quando sono partito, così come la copertina di Winnie the Poo che mi aveva regalato la sua gemellina Phoebe.

Mi mancavano da morire le mie sorelle. C'ero sempre stato per loro. Mi faceva stare male pensare di essermi perso la loro crescita. Avevo un rapporto bellissimo con loro, soprattutto con le più grandi, Lottie e Fizzy. Ora probabilmente le gemelline non si ricorderanno neanche più di me! Avevano solo 3 anni quando me ne sono andato. Mentre le più grandi mi odieranno. Avevo detto loro che ci saremmo sentiti tutti i giorni ma mio zio non mi permetteva di usare il cellulare quindi avevo perso ogni contatto, sia con loro che con i miei amici.

Sentii il rumore di uno sbadiglio, mi voltai e vidi un Harry assonnato che mi fissava. Arrossì imbarazzato. Non mi piaceva quando la gente mi guardava.

-Buongiorno Louis.- disse lui stiracchiandosi.

-Giorno...- sussurrai. Lui mi sorrise.

-Grazie per avermi ospitato nel tuo letto stanotte- dissi ancor più imbarazzato.

-Nessun problema! E' stato un piacere!- esclamò -Vado a farmi una doccia prima che arrivi Mary con la colazione.-

Improvvisamente mi tornò il cattivo umore che scambiando qualche parola con Harry era andato via.

Non volevo mangiare.

Non potevo mangiare.

Era difficile però cercare di imbrogliare dei medici specializzati in disturbi alimentari.

Che poi io non avevo un disturbo alimentare! Quelli che ne soffrivano erano magrissimi e beh io di certo non lo ero!

Questa mattina avrei iniziato anche ad andare dallo psicologo per parlare dell'unica cosa giusta, ma mal riuscita, che ho fatto nella mia vita.

Era stata mia cugina Ashley a rovinare i miei piani.

Se quel giorno non fosse tornata prima da scuola probabilmente ora non sarei qui.

Probabilmente ora avrei raggiunto ma madre in cielo.

Probabilmente ora sarei felice.

Intanto Harry era uscito dal bagno; profumava di lavanda. Era più bello che mai.

-Ti piace la musica Louis?- mi chiese allegramente.

Io lo guardai disorientato. Ancora non riuscivo a capire perché continuasse a rivolgermi la parola. Nessuno parlava con me da un bel po' di tempo.

-Sì, mi piace.-

-Anche a me! Che ascolti?

-Mi piacciono i Coldplay-

-Anche io li adoro, ma ascolto anche i Queen e i Beatles; insomma adoro tutta la musica di altri tempi.-

Sorrisi a questa affermazione; quel ragazzo mi faceva sentire bene, mi faceva sentire normale.

Improvvisamente entrarono in camera la signora del cibo (credo si chiamasse Mary) e quell'infermiere giovane con l'accento irlandese.

La signora consegnò il vassoio con il cibo ad Harry.

-Louis, tu devi venire con me. Siccome ieri non hai toccato cibo la Signora Smith ha detto di portarti a mangiare in mensa con tutti gli altri ragazzi che hanno il tuo stesso problema.-

Io sbiancai.

Non volevo andare in mensa.

Se c'era una cosa che odiavo più del cibo era il mangiare davanti agli altri.

L'infermiere, che da come lessi sul cartellino si chiamava Niall, mi indicò una sedia a rotelle.

-Non ne ho bisogno. Posso farcela da solo a piedi.- dissi, non volevo essere trasportato come una principessa bisognosa, perché non lo ero!

-Visto che ieri non hai mangiato niente potresti svenire da un momento all'altro, quindi,  dato che dobbiamo camminare per un bel pezzetto, è meglio se ti siedi.-

Non ne potevo più. Ad un altra parola sarei scoppiato a piangere e non volevo farmi vedere così vulnerabile. Così decisi di accontentare l'infermiere.

Camminammo per diversi corridoi. Quanto cavolo era grande questo ospedale!

-So che questa situazione non ti fa impazzire dalla gioia, Louis. Ma presto ti abituerai. Noi siamo qui per aiutarti, vogliamo solamente il tuo bene. E lo so che probabilmente ci odierai, ma un giorno ci ringrazierai, stanne certo.-

Io non risposi. Non sapevo che dire.

Ad un certo punto iniziai a sentire un odore nauseabondo. Ci stavamo avvicinando alla mensa.

-Fermo, ti prego fermati!- Urlai.

Niall si arrestò di colpo per vedere cosa mi fosse successo.

-Non posso! Non ci riesco! L'odore! È insopportabile!- iniziai a farfugliare.

-Lo so è difficile ma ti abituerai. Un colpo e via, al mio tre ok? Uno... Due...Tre!-

Al tre iniziò a correre a perdifiato fino alla porta dell'inferno. Io prontamente mi tappai il naso.

Arrivati dentro mi guardai attorno e mi sentii terribilmente a disagio.

Lì cerano persone veramente malate, alcune pesavano meno di 40kg. Oltre a provare una grande tristezza per loro però, non potevo far a meno di essere invidioso.

Perché loro c'erano riusciti e io no? Mi sentivo un perdente.

Erano 3 anni che provavo a perdere peso ma i risultati erano pressoché nulli. E non riuscivo ancora a capire perché questi medici si ostinavano a farmi stare lì con quei ragazzi!

Forse per umiliarmi ancora di più.

Non dovevo stare lì!

Non potevo stare lì!

Così quando Niall si fermò un attimo per vedere dove fosse un posto libero per farmi accomodare, non persi tempo. Mi alzai dalla sedia e iniziai a correre.

Il ragazzo biondo iniziò ad inseguirmi, ma io ero più veloce per il momento visto che mi allenavo ogni giorno, ma non sapevo per quanto tempo avrei retto ancora; d'altronde aveva ragione, ieri non avevo toccato cibo quindi ero molto debole e iniziavo già ad avere le vertigini.

Riuscì ad entrare in un ascensore pieno di persone e fortunatamente Niall rimase chiuso fuori.

Scelsi di salire al settimo piano.

Appena le porte dell'ascensore si aprirono mi ritrovai faccia a faccia con una donna sulla trentina che camminava tenendo faticosamente il suo enorme pancione.

Ero capitato nell'unico posto bello dell'ospedale. Il reparto di ginecologia e ostetricia.

Mi ritrovai a sorridere come un bambino camminando tra quei corridoi rosa e celesti, pieni di fiocchi e deliziosi disegnini; finché non notai l'enorme vetrata dell'asilo dei neonati.

Così mi avvicinai. Intorno a me c'erano moltissimi papà che indicavano orgogliosi i propri bambini.
Io ripensai al mio.

Probabilmente anche lui circa 18 anni fa era intento ad emozionarsi così come loro per la mia nascita.

Mi voleva un gran bene prima che scoprisse la mia vera essenza.

Non potevo biasimarlo, non era colpa sua se io ero uno scherzo della natura, non era colpa sua se ero interessato a persone del mio stesso sesso. Era tutta colpa mia. Aveva fatto bene a mandarmi via, avrei potuto far star male le mie sorelle. E non me lo sarei mai perdonato.

-Ehi Beth mi ha telefonato Niall, ha detto che un ragazzo è scappato dalla mensa.-

Cavolo, stavano parlando di me! Non potevo farmi trovare, era ancora presto, mi avrebbero riportato in mensa!

Così con calma, per non dare tanto nell'occhio, cercai un nascondiglio per passare il tempo.

Trovai un armadio e visto che non c'era nessuno intorno, lo aprì.

Per mia fortuna c'era un grande spazio coperto da un'anta. Così provai ad entrare lì dentro.

Mi stupì quando mi accorsi di entrarvi a pennello. Ero convinto che a causa del mio enorme corpo avrei fatto fatica, invece quell'armadio sembrava fatto su misura per me. L'avrei chiamato l'armadio di Louis.
Sì, stavo dando i numeri, ma quando avevo paura era questo l'effetto.

Stavo bene lì dentro. Non faceva troppo caldo e da una feritoia entrava l'aria giusta per permettermi di respirare.

Ad un certo punto mi addormentai.
Fui risvegliato da un forte odore di lavanda. Quando aprì gli occhi mi ritrovai davanti una massa informe di ricci e due occhi verdi che mi fissavano. Harry

-Ti ho trovato finalmente!- disse ridendo -Tutto l'ospedale sta andando in tilt, ti sei perso una delle scene più divertenti del mondo!- continuò lui.

-Co.. come hai fatto a trovarmi?-

-Anche io il mio primo giorno di chemio mi sono nascosto qui dentro per fuggire dai problemi, non sei l'unico. Non sei solo.- disse lui sorridendo.

Poi mi prese le mani e mi aiutò ad alzare.

-No non voglio, se torno lì mi obbligheranno a mangiare e..- mi bloccai di colpo. Odiavo essere vulnerabile, non volevo essere compatito dagli altri, non avevo bisogno della compassione di nessuno.

-Ehi ma sai che ore sono?- disse lui dolcemente.

Io scossi il capo in segno negativo.

-Sono le 19:20, sei stato via per quasi otto ore! Credo che farti mangiare sia l'ultimo dei loro problemi; probabilmente te la caverai con una flebo.- disse; la sua voce mi sembrava quasi, triste? Ma per quale motivo? Non doveva interessarsi a me!

Finalmente decisi di alzarmi; ma improvvisamente un capogiro mi fece perdere l'equilibrio.

Harry prontamente mi tenne su per non farmi cascare e mi fece sedere su una sediolina che era lì vicino. Poi infilò la mano in tasca e tirò fuori una caramella. Me la porse.

-Non mi importa nulla Louis, mangia questa caramella! Non ti succederà niente te lo prometto!- mi implorò.

-Non posso.- sussurrai.

-Non puoi? Come sarebbe a dire che non puoi? Il tuo disturbo si può curare! Si può curare con un po' di volontà! Non so se l'hai notato ma in questo ospedale vivono persone che stanno male, male veramente e molte di loro non ce la fanno. Tu puoi guarire Louis, puoi guarire! Ora mangia questa cavolo di caramella!- mi urlò in faccia.

Io rimasi allibito, dove era finito l'Harry di prima?

-Scusa, cavolo scusa, non dovevo dire quelle cose, quando tengo a qualcuno cerco di proteggerlo in tutti i modi, spesso anche usando le maniere forti, ma non penso quelle cose, mi dispiace.- disse visibilmente mortificato.

-Harry, io non sono stato ricoverato qui a causa dei miei “disturbi”.- sussurrai con la testa bassa.

-Ma che dici Louis?-

-Il motivo principale è stato un altro.- continuai a dire sempre più piano. -Se mia cugina non mi avesse trovato in camera mia in una pozza del mio sangue con un rasoio nel polso probabilmente non sarei qui.- solo allora alzai lo sguardo. Ma quello che vidi davanti a me fu una cosa del tutto inaspettata. Harry aveva la faccia bagnata di lacrime. Come potevo fargli questo effetto? D'altronde mi conosceva solo da due giorni.

-Hai.. hai tentato di..-

-Sì Harry, e lo rifarei-

-Tu.. tu mi fai schifo! Non posso crederci! Non posso crederci!- detto questo corse via lasciandomi da solo in quella sedia con la caramella in mano.

Appena il ragazzo fu lontano abbastanza mi abbandonai a mia volta alle lacrime. Che avevo fatto? Avevo fatto scappare l'unica persona che in questi giorni mi aveva donato un po' di pace! Avevano ragione Victor e Ashley, non ero abbastanza per stare in questo mondo. Non avrei combinato niente di buono.

Iniziavo a sentire molto freddo così decisi di tornare in camera.

Paradossalmente Harry era l'unica persona che volevo vedere, ma probabilmente lui desiderava il contrario così decisi che mi sarei rintanato sotto le coperte.

In ascensore notai che nella mano sinistra stringevo ancora la caramella. Non volevo più deludere Harry anche se lui ora mi odiava, cosi dopo essermela rigirata tra le mani, presi coraggio. La scartai e la misi in bocca. Subito il sapore dolce tocco le mie papille gustative. Era alla ciliegia, in assoluto il mio gusto preferito. Sembravano passati secoli dall'ultima volta che avevo mangiato una caramella.

Mi ricordo che con Zayn e Stan, i miei due migliori amici di un tempo, facevamo il Candy Party: riempivamo intere ciotole di caramelle e le mangiavamo per tutta la notte. I giorni a seguire non potevamo muoverci dal letto per il mal di pancia, ma ci divertivamo da morire e questo compensava in assoluto le corse verso il bagno.

Non riuscì ad ingoiarla però. Appena uscito dall'ascensore la sputai nel primo cestino.

Ero patetico, non riuscivo a trattenere in bocca neanche una misere caramella. Aveva ragione Harry.

Quando entrai in camera con mio enorme disappunto Harry non c'era; in compenso mi trovai davanti Niall, la signora Smith, e altri due dottori che non conoscevo. Si prospettava una lunga serata.

Dopo che i quattro mi rimproverarono per bene, in particolar modo Niall, la signora Smith mi presentò gli altri due medici: il dottor Morgan il mio psicologo e il dottor Cooper il mio nutrizionista. La signora Smith si sarebbe occupata più del lato burocratico visto che ero un minorenne solo in un ospedale.

Dal giorno seguente avrei iniziato a fare terapia sia di gruppo che individuale, i miei medici infatti sostenevano che il mio caso fosse molto grave e quindi che avessi bisogno di più sedute rispetto agli altri.

In tutto questo tempo non dissi una parola. Non volevo stare lì, ma non potevo fare nulla per cambiare le cose visto che dalla mia fuga la gente che si sarebbe occupata di me era raddoppiata.

Quando tutta quella gente se ne andò rimasi finalmente solo.

Un'ora più tardi tornò Harry. Dopo essersi preparato per la notte si avvicinò al mio letto e si stese vicino a me.

Io lo guardai interrogativo.

-Non voglio che questa notte tu abbia altri incubi quindi dormirò vicino a te non ti dispiace vero?- Io arrossì ma poi scossi la testa. Mi allontanai però il più possibile da lui per non essere toccato e per non invadere il suo spazio.

-Ho provato a mangiare la caramella.- sussurrai più a me stesso che a lui.

-Veramente? Iniziare a provare è il primo passo per la guarigione, sono fiero di te Lou!- esclamò.

-Lou?-

-Sì è carino non ti piace?-

-Sì, no è perfetto!- arrossì e  lui sorrise soddisfatto.

-Ehi Hazza, noi siamo amici?-

-Hazza?- chiese lui divertito -Ma certo che lo siamo Lou, mi dispiace tanto per prima.-

-Non fa niente, hai detto solo la verità.-

-Buonanotte Louis.-

-Buonanotte Harry-

Quella notte fu la prima notte dopo quattro anni, tre mesi e ventiquattro giorni che non ebbi nessun incubo.


Angoletto

Ecco qui un nuovo capitolo, spero che vi sia piaciuto.

Dalla prossima volta le cose inizieranno a farsi molto interessanti.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto :)
 

  
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