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Autore: LoonyW    17/02/2015    1 recensioni
Dominique Weasley ha diciannove anni, un lavoro noioso e la testa tra le nuvole. È sprovveduta e ingenua come pochi, sogna troppo spesso a occhi aperti e parla con gli animali. In più, ha un impellente bisogno di partire alla scoperta di tutto ciò che ancora non ha visto del mondo e lasciarsi alle spalle una vita monotona e insoddisfacente.
“Ce ne vuole di coraggio per mollare tutto come hai fatto tu. E per quanto ne possano dire gli altri membri della nostra famiglia, io sarò sempre fiero di te.”
Dal primo capitolo:
-Le venne in mente quando, da bambina, promise a nonno Arthur che “da grande” avrebbe viaggiato nel mondo dei babbani e gli avrebbe portato qualcosa della loro cultura per ogni posto visitato.
Lo avevo promesso, nonno, scusami.-
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dominique Weasley, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Nasvidenje



Era stata una giornata fresca e rilassante, nonostante Danilo l’avesse fatta camminare per tutta la città a piedi. Lubiana non era una metropoli sconfinata e caotica, al contrario: tranquilla, non affollata, pulita –almeno le zone che Dominique aveva potuto vedere- quanto lo era il centro di Londra, un bel clima mite e persone cortesi. Ad un certo punto, mentre passeggiavano in un bel parco nel centro, delle ragazze si erano avvicinate per regalare lecca-lecca. Memore degli insegnamenti della madre, Dominique aveva immediatamente rifiutato, ma Danilo l’aveva rassicurata spiegando che spesso delle particolari marche alimentari per promuovere i loro articoli spedivano in giro per la città delle ragazze per regalare o far assaggiare prodotti del loro marchio. Dandosi mentalmente della stupida, Dominique ricordò subito che spesso aveva visto la stessa cosa a Londra, ma sarebbe stato difficile spiegare perché non si era fidata subito senza apparire diffidente o perfino razzista.
Dopo il giro di quasi tutta la città –la piazza principale, i ponti, tra cui il più bello era quello sul quale dei draghi sembravano essere i guardiani che controllavano chiunque passasse, il mercato centrale, un’esplosione di colori creata dalla frutta e dai fiori di tutti i tipi, una bellissima cattedrale barocca di cui Dominique non ricordava più il nome e altro ancora- finalmente si erano seduti a un tavolo vicino il parco principale perché Dominique aveva deciso di offrire un caffè o qualcos’altro alla sua guida.
Avevano parlato tanto durante il loro giro. Dominique temeva di non trovare argomenti, dato che lui non sembrava un gran chiacchierone e per di più spesso si “inceppava” un po’ con l’inglese, ma con sua grande sorpresa avevano parlato di così tante cose e così a lungo che volendo ricostruire il filo del discorso probabilmente non ci sarebbe riuscita.
Danilo non era un ragazzo dai modi sguaiati: non parlava ad alta voce né velocemente, sembrava riflettere molto prima di aprire bocca, si fermava spesso ad osservare qualcosa anche mentre conversavano. Aveva uno strano sguardo duro –non misterioso- come se ne avesse passate tante e avesse imparato ad aspettarsi di tutto dalla vita. Dominique aveva intuito che la sua famiglia non era unita. La madre si era trasferita anni prima in Svizzera e del padre non aveva parlato affatto. Aveva invece nominato spesso un fratello minore che si era trasferito in Canada. A quanto pare, era solo. C’era qualcosa in lui, che gli aveva regalato l’immediata fiducia di Dominique. Le aveva fatto molte domande sulla sua vita in Inghilterra e in particolare su Londra, e così Dominique aveva scoperto che un suo sogno nel cassetto era trasferirsi nel Regno Unito. Amava il suo clima, così aveva detto. Dominique non riusciva proprio a capirlo. Come si poteva amare la pioggia e quel freddo onnipresente? Lei era sempre stata una persona da sole e caldo –uno dei motivi per il quale aveva scelto la Grecia come prima destinazione.
«Perché non ti trasferisci subito, se è quello che vuoi?» chiese Dominique sperando di non risultare troppo indiscreta.
Danilo fece spallucce e fece un cenno con la mano, un misto tra un “e chi lo sa” e un “lascia stare”.
«Be’, è pieno di opportunità. Londra è un po’ cara per gli alloggi ma non è nemmeno l’unica in città in cui venire a cercare fortuna» insisté Dominique, che conosceva bene i dubbi e gli interrogativi che ci si pone prima di lasciare il proprio paese per cercare la propria strada da un’altra parte.
Lei lo osservò un po’ mentre sembrava immerso nei suoi pensieri. Aveva una cicatrice sul mento, le mani di un uomo che conosceva il duro lavoro, un viso dai lineamenti piuttosto duri e la pelle abbronzata, ma non una di quelle abbronzature da spiaggia, la sua era più una pelle cotta dal sole, come se ci avesse lavorato sotto per lungo tempo. Dominique non poté fare a meno di notare che sembrava l’opposto dei ragazzi londinesi con i quali aveva avuto a che fare finora. La maggior parte di loro erano abituati a una vita comoda, dove potevano scegliere un lavoro e un appartamento pagato dai soldi dei genitori. La sera sceglievano un locale alla moda e spendevano senza preoccupazioni. Erano abituati ad avere tutto quel che chiedevano, mentre era evidente che Danilo non aveva avuto una vita così facile.
«Ci sono altre cose che mi frenano» rispose infine il ragazzo, mentre il sole che tramontava dietro i ponti e le case di Lubiana gli tagliava in due il viso, metà illuminato, metà nell’ombra.
«Anche io avevo molte cose che mi frenavano» continuò Dominique «ma ho deciso di ignorarle»
«Evidentemente non sono stesse cose» ribatté Danilo con durezza.
Dominique chiuse la bocca. Avvertì involontariamente di aver toccato un tasto delicato «Hai ragione, scusa»
«No, scusami tu» sbuffò Danilo, sorridendo «a volte sono un po’ insensibile nel rispondere»
«Io direi che sei sincero» controbatté Dominique per prenderlo in giro.
«Non molti lo apprezzano»
«C’è molta gente cretina in giro» fece spallucce Dominique, facendolo sorridere.
«Sì, credo di averne incontrati uno o due nella vita» rispose lui sarcastico, facendo ridere lei in cambio.
«Fortunatamente sai cogliere sarcasmo» aggiunse Danilo con soddisfazione.
«È un’arma efficace, quando serve»
«Punge più lingua che.. è così che dite voi?»
«Che un zanna di basilisco» concluse Dominique automaticamente, mordendosi però la lingua subito dopo «cioè.. la spada, sì!»
«Una cosa di cosa, hai detto?» chiese lui sorridendo curioso.
«Ignorami» rispose Dominique arrossendo «a volte deliro, che ci vuoi fare»
«È un piacere ascoltare i deliri di una pazza, quindi spiega» la marcò stretto lui.
«Ma.. niente, sai, da piccoli io e i miei cugini cambiavamo i detti a nostro piacimento» inventò «nulla di che»
«E cosa sarebbe basilisco?» incalzò lui.
Un pericoloso mostro che a quanto pare un tempo abitava nella mia scuola di Magia dove mi hanno insegnato a fare incantesimi e pozioni. Vuoi che ti ci porti?
«Mah.. animali inventati.. sai, la fantasia dei bambini..» rispose Dominique, pensando che era stata abbastanza convincente.
«Una specie di lupo cattivo?» domandò ancora lui.
Peggio, pensò Dominique «Più o meno, sì»
«Drago?»
Ma perché gli interessa tanto? «Più un serpente. Nelle leggende si diceva fosse il Re dei serpenti»
«In mio paese c’è Lintver. È grande drago o serpente, dipende da zona di paese in cui sei, cui piace incenerire tutto. Mamme lo usano per spaventare bambini e convincerli a comportarsi bene» spiegò Danilo.
«Il basilisco è quasi lo stesso, ma invece di incenerire, pietrifica le persone con lo sguardo»
«Quindi in un certo senso anche lui incenerisce persone con sguardo, come dite voi in vostra lingua» sorrise Danilo.
«Oh, quindi conosci anche queste espressioni più familiari, eh» sorrise Dominique con compiacimento.
«Lingua inglese molto semplice rispetto a lingue slave. In sloveno ci sono declinazioni e coniugazioni di verbi, come in altre lingue slave»
Dominique arrossì, vergognandosi un poco nell’ammettere che conosceva solo l’inglese.
«Rimedierai viaggiando» la consolò Danilo.
Ormai era sera, il sole era definitivamente tramontato dietro i tetti di Lubiana e cominciava a tirare un vento piuttosto freddo.
Il giorno dopo, precisamente alle otto di sera, Dominique sarebbe partita di nuovo per raggiungere la sua destinazione. All’improvviso, però, divisa tra il rimorso e una prematura nostalgia, sentì che non voleva più andarsene.
Potrei rimanere. Potrei cercare un lavoro qui, imparare lo sloveno. Sembra un bel posto in cui vivere, un paese tranquillo e amichevole. Ci sarebbe Danilo ad aiutarmi.
Pensò questo mentre lo guardava e non poté fare a meno di pensare che non voleva salutarlo. La sua gentilezza e disponibilità, seppur contrastati da una patina di durezza apparente che poteva essere smantellata, l’avevano colpita fin da subito.
Ben pochi si sarebbero presi l’impegno di accompagnarla in giro per la città, darle consigli e farle compagnia senza conoscerla, se non con doppi fini. Invece lui si era lanciato avanti nell’aiutarla e non aveva mai dato segno di avere intenzioni sbagliate.
Se restassi qui, potremmo diventare buoni amici. Magari anche qualcosa di più. Sembra così affidabile e responsabile..
Senza pensarci due volte, aprì la bocca per cominciare a spiegare la follia che le stava passando per la testa «Sai..»
«Dober večer, fantje» si intromise una voce «lollipop?»
Alle spalle di Dominique era comparsa una ragazza di circa venticinque anni, alta e snella, con una lunga treccia biondo scuro e un viso dai tratti morbidi.
«Zdravo, Eva» rispose Danilo, mentre Dominique non capiva una parola di quello che stavano dicendo.
La ragazza si chinò per baciare Danilo e gli disse qualcosa in sloveno, mentre in Dominique si faceva lentamente strada la consapevolezza che i suoi piani erano appena saltati, perché quella splendida ragazza appena apparsa con dei lecca-lecca in mano era niente meno che la ragazza di Danilo.
«Dominique, lei è Eva, mia fidanzata. Non capisce e non parla lingua inglese, perciò scusala se non può rispondere in prima persona» spiegò Danilo, rivolgendosi poi alla ragazza al suo fianco per dirle qualcosa nella loro lingua.
Eva tese comunque la mano a Dominique e le rivolse un bellissimo sorriso dicendole «Dobrodošla!»
«Ha detto “benvenuta”» tradusse Danilo .
«Oh, grazie.. cioè, hvala» rispose Dominique, non riuscendo però a contraccambiare lo splendente sorriso della ragazza.
Ma questa è una modella, che diamine, non è una ragazza normale.
I due ragazzi si scambiarono ancora qualche parola e alla fine si salutarono con un bacio. Eva sorrise di nuovo a Dominique e lasciò un lecca-lecca –a quanto pare anche lei era una promoter- e la salutò con un “Nasvidenje”, saltellando via nel suo vestito floreale.
«È… è una ragazza dorabile» disse Dominique quando lei e Danilo furono rimasti soli.
«Sì, lo è» rispose semplicemente lui.
Un’improvvisa vampata di ingiustificata gelosia si fece strada dentro di lei. e il peggio era che non riusciva nemmeno ad odiare Eva, perché era bella e gentile, e lei e Danilo insieme erano una bellissima coppia.
«Come mai non parla inglese?» chiese Dominique tanto per rompere il silenzio.
«Non crede ce ne sia bisogno. Non ama viaggiare. Le piace stare qui, in suo paese. Dice che non c’è niente di cui possa avere bisogno nel mondo. Ha già tutto qui»
Dominique capì al volo. Era Eva la ragione per cui Danilo non si era trasferito. Era solo lei il vero motivo per cui aveva rinunciato ai suoi progetti. E, con riluttanza, Dominique ammise a sé stessa che se Danilo aveva rinunciato ai suoi sogni per lei, doveva amarla davvero tanto.
«Cosa stavi per dire prima?»
«Non ricordo più» rispose subito Dominique «evidentemente non era importante»
Sospirò, poi gli rivolse un sorriso di gratitudine. «Prima di andarmene volevo ringraziarti per essere stato così disponibile con me. Non sai quanto te ne sono grata»
«Di niente, Dominique. Mi hanno insegnato a non lasciare mai da sole le ragazze, specie se sono in una città straniera»
Dominque sorrise intenerita. Chiunque lo avesse cresciuto, aveva fatto un ottimo lavoro.  «Meglio andare, è ora che tu ti riposi, immagino. Avrai altri turni notturni»
«Sì, effettivamente sì»
Dominique si alzò e Danilo fece lo stesso. Senza pensarci troppo, lei lo abbracciò d’impulso e gli mormorò un pentitissimo grazie. Lui ci mise qualche secondo prima di ricambiare, seppur rigidamente, la stretta. Forse era stata un po’ troppo avventata –dopotutto non si conoscevano davvero- ma per una volta Dominique aveva scelto di dimenticare le regole sociali e fare quello che sentiva, e quello che sentiva era che non voleva andarsene, non voleva lasciare Danilo, non voleva lasciare Lubiana.
Ma il destino aveva parlato chiaro: dimenticati questo ragazzo, Dominique. È già felice con qualcun altro.
E così si erano detti addio, Dominique si era stampata in faccia un sorriso per nascondere la tristezza mentre si salutavano sotto l’hotel –al quale lui l’aveva gentilmente accompagnata, insistendo che era ormai notte e le serviva un accompagnatore- e lui era stato cortese, ma distaccato. E quella sera, in hotel, Dominique si era sentita di nuovo sola, ora che il suo solo punto fermo era svanito insieme alle sue illusioni e il volo per Atene si avvicinava sempre di più. 
  
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