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Autore: Marty_199    17/02/2015    2 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                                 PAURA DI UN SEMPLICE BACIO

Eulalia si svegliò nel pieno della notte, si passò una mano sul collo, sentiva un leggero dolore, sicuro come suo solito aveva dormito storta, i vestiti le si erano appiccicati al corpo a causa del sudore. Si alzò ancora assonnata e barcollante cercando a tentoni il tasto della luce alla parete, appena la luce inondò la stanza la osservò bene, non era esageratamente grande, una finestra, le pareti color crema, un letto che doveva essere da una piazza e mezza che occupava la maggior parte dello spazio nella camera, un comodino in legno al fianco della testiera del letto e un armadio, insomma era molto ospitale, se non glielo avesse detto Duncan, Eulalia non avrebbe mai pensato che quella potesse essere la stanza di Kevin, non era per niente personalizzata.
Aveva assoluto bisogno di farsi una doccia calda, ma dov’era il bagno? Nella sua camera non c’era, così si avvicinò alla porta comunicante con la stanza di Duncan e la aprì leggermente, giusto per sbirciare e vedere se dormiva, lo vide poggiato alla finestra intento nel parlare al telefono.
<< Quindi no... okay, no no grazie comunque, al Santa Maria Leone dice? Potrei provare... grazie mille lo stesso.>>

Lo osservò di nascosto, indecisa se entrare o meno, Duncan aveva appena riattaccato e sembrava essere arrabbiato, dato che lanciò il telefono a terra per poi prendersi la testa tra le mani in un gesto simile alla disperazione. Eulalia fece un respiro profondo e bussò leggermente.
<< Duncan?>>
<< Entra.>>
Eulalia entrò e socchiuse la porta dietro di sé, lo osservò, i capelli arruffati, gli occhi neri stanchi e assonnati, aveva indosso solo i pantaloni della tuta ed era scalzo. si ritrovò ad osservarlo con attenzione, come faceva a essere così maledettamente bello anche alle due di notte? Insomma lei sarebbe potuta passare per uno zombi, con i capelli arruffati e alcune ciocche appiccicate dal sudore, le occhiaie sotto gli occhi provocate dal sonno e il viso stanco.
<< Allora stai per morire?>>

Eulalia si ridestò dai suoi pensieri, lo seguì con lo sguardo mentre si stendeva sul letto.
<< No, volevo sapere dov’è il bagno.>>
Duncan si portò il computer poggiato sul comodino vicino e con la mano le indicò la porta a destra nella sua camera.
<< Ehm... si ma... volevo sapere se potevo fare la doccia.>>
<< Certo>> Duncan fece spallucce e prese ad armeggiare con il computer, Eulalia rimase ferma dov'era e lui alzò lo sguardo su di lei.
<< Vai tranquilla>> le fece cenno con la mano, poi si rimise al computer. Eulalia leggermente in imbarazzo, annuì e si diresse al bagno chiudendo la porta e osservandolo, non era molto grande, ma c’era quello che bastava, una doccia, un lavandino, un water e un bidè, il tutto in mattonelle celestine.

Si infilò nella doccia, l’acqua calda sulla pelle nuda le dava sempre una bellissima sensazione, un leggero torpore piacevole che le si espandeva per tutto il corpo. Rimase sotto la doccia per una buona mezz'ora, lavandosi più volte i capelli, notando purtroppo che Duncan non aveva il balsamo, che per lei con i capelli così lunghi era davvero vitale... ma pazienza, si adeguò lavandoli solo con lo shampoo.
Appena chiuse l’acqua sentì Duncan urlarle dalla stanza che poteva prendere l’accappatoio blu. Appena uscita se lo infilò notando che le stava tremendamente grande, arrivava a coprirla fino ai piedi, mentre le maniche le coprivano anche le mani, in più constatò che ci sarebbe potuta stare quattro volte dentro quell’asciugamano, si sentiva un po’ come cucciolo dei sette nani, che aveva sempre le maniche più lunghe delle braccia, sorrise e uscì dal bagno.
<< Mi sta enorme.>>
<< Perché è mio>> appena fuori, Eulalia trovò Duncan di nuovo poggiato alla finestra, questa volta però guardava in su con lo stesso sguardo sognante che Eulalia gli aveva visto la prima sera che lo aveva conosciuto, sognate ma allo stesso tempo quasi nostalgico, sempre con quella nota di tristezza.
La testolina rossa di Eulalia cominciava a pensare che il cielo stellato per lui non fosse solo uno spazio pieno di puntini luminosi, più che altro qualcosa di importante, che fosse legato al passato?.
<< Ti piacciono davvero tanto le stelle.>>
<< Così pare>> un leggero sorriso nostalgico si fece strada sulle labbra di Duncan, poi si girò verso di lei.
<< Non scherzavi, ti sta davvero enorme.>>

Eulalia sorrise leggermente.
<< Okay... mi vado a cambiare>> Eulalia rientrò nella "sua" stanza lasciando Duncan intento nel fissare le stelle, si asciugò e infilò i vestiti del giorno prima, tanto sarebbe dovuta tornare all'orfanotrofio, lì si sarebbe cambiata.
Si diede un'asciugata con l’asciugamano ai capelli, poi tornò nella stanza di Duncan per ridarglielo. Lo trovò seduto sul letto con lo sguardo sempre rivolto verso la finestra.
<< Scusa di nuovo il disturbo, ti ho riportato l’accappatoio.>>
Lui gli si avvicinò prendendo l’accappatoio dalle sue mani, ed Eulalia non poté fare a meno di guardarlo, insomma era a petto nudo così vicino a lei, con quegli addominali rifiniti che sembravano quasi essere stati scolpiti. Eulalia aveva letto mille libri in cui si trovavano ragazzi bellissimi, paragonati a modelli o a dei greci per la loro smisurata bellezza, b'è se Duncan fosse stato uno dei personaggi dei suoi libri, sarebbe stato di sicuro uno di quei ragazzi, bellissimi e con lo sguardo serio, gli occhi scuri e profondi come due pozzi.

La ragazza deglutì a vuoto, davvero lo stava fissando come un'ebete fantasticando sulla sua bellezza? Duncan per fortuna non pareva aver notato il suo sguardo, forse era semplicemente abituato a ricevere sguardi interessati.
<< Dio che fame.>>
Eulalia allargò le labbra in un sorriso guardandolo.<< B'è mangia.>>
Duncan aprì il cassetto di fianco il letto, tirando fuori due barrette di cioccolato, alla vista del cioccolato le venne l’acquolina in bocca e il suo stomaco per farglielo notare meglio prese a brontolare talmente forte che lo sentì persino Duncan, che disegnò con le labbra un ghignò strafottente.
<< Ne vuoi?>>
<< Ehm... forse>> Duncan si sedette sul letto a gambe incrociate senza smettere di guardarla, alzò il braccio verso di lei con la cioccolata in mano.
<< Cos’è mi hai preso per un cagnolino?>>
<< Su vieni Bobby, vieni su su>> se un attimo prima lo guardava con gli occhi sognanti, in quel momento lo avrebbe volentieri incenerito con lo sguardo, erano modi da usare quelli? Ma se aveva intenzione di giocare Eulalia era la persona giusta, si stampò sul viso un sorriso finto e gli si avvicinò con cautela, non appena gli fu abbastanza vicina gli strappò tutte e due le barrette di cioccolato dalla mano e scappò via nel salone, Duncan li per li rimase fermo a fissarla correre via, poi prese a rincorrerla e ad urlarle dietro.
<< No! La mia cioccolata, maledetta!>> Eulalia arrivò al salone, si girò verso di lui divertita e gli fece la linguaccia, Duncan le si parò davanti saltando il divano e rischiando di schiacciare il povero Kevin, che dormiva beato e ignaro di tutto. Eulalia si girò ma fece giusto in tempo ad arrivare nella cucina che si sentì cingere la vita da dietro, allontanò la cioccolata il più possibile.
<< E’ mia dammela!>>
<< NO! Ormai l’ho presa, è mia!>>
<< E’ mia!>> Duncan strinse la presa intorno alla sua vita e se la portò più vicina, per poi allungare l’altro braccio nel tentativo di prendere la cioccolata. Eulalia sentiva gli addominali di lui premerle sulla sua schiena, erano tremendamente vicini, se non appiccicati e non poté impedirsi di arrossire.
<< Dammela! La voglio! Anzi la pretendo!!>> Duncan si avvicinò ancora di più a lei.
<< Nono tu non sei stato affatto gentile>> Eulalia mise una mano sul braccio di Duncan che le cingeva la vita e cercò di spostarlo.
<< Come no? Ti ho offerto un pezzo della mia preziosa cioccolata!>>
<< Sì, ma non l’hai offerta nel modo giusto!>>
<< Ma dai! Ti avverto se non mi dai la cioccolata ti mordo!>>
<< No, ma che mordi, sei un cane?>> Eulalia continuò ad allontanare le barrette dalla mano di Duncan, lui le diede una spintarella col braccio sul suo e le fece cadere le due barrette, ci fu giusto un secondo di silenzio in cui entrambi si guardarono, poi Duncan si lanciò per terra strisciando verso le barrette. Eulalia lo superò afferrandone una, ma il ragazzo la acchiappò per le gambe facendola cadere, Eulalia rise, era tutto così assurdo ma allo stesso tempo così divertente mentre si litigavano quelle barrette come fossero la cosa più preziosa al mondo.
Duncan le salì sopra sempre tirando dalla sua parte la barretta.
<< Guarda che se non ti levi ti do un calcio nelle palle!>>
<< Tu ridammela! E io mi levo!>> continuarono a tirare, ognuno dalla sua parte, poi si sentì un piccolo “stoc”ed entrambi stupidamente sorpresi, notarono che la barretta si era spezzata a metà.
<< Oh... B'è...>> Eulalia guardò la sua parte e scoppiò a ridere.
<< Ma che ti ridi?>> nel momento stesso in cui lo disse, anche Duncan contagiato dalla risata della ragazza cominciò a ridere.
<< Tutta questa lotta e vorrei ricordarti che c’è un’altra barretta da qualche parte sul pavimento.>>
<< A già>> Duncan tornò serio e cominciò a guardarsi intorno alzandosi. Eulalia non si era resa conto che fosse ancora sopra di lei, lui gli tese la mano per aiutarla e lei la prese alzandosi e cominciando a mangiare la sua parte di cioccolata, vinta dopo una faticosa lotta. Duncan si mise a quattro zampe e gattonò per la stanza, guardando sotto il mobile della cucina.
<< Ah aaa!>> mise un braccio sotto il mobile e tirò fuori la barretta, con uno sguardo soddisfatto.
<< Alleluia!>>

Eulalia finì di mangiare e vedendo la seconda barretta ancora nelle mani di Duncan gli si avvicinò, guardandolo con gli occhioni azzurri.
<< Non guardarmi così.>>
Eulalia continuò a fissarlo con gli occhioni lucidi e cominciò a dondolare leggermente, quella tecnica l’aveva usata mille volte all’orfanotrofio, la suora che si prendeva cura di lei non aveva mai resistito a quello sguardo e lo stesso valeva per Duncan, che abbassò appena gli occhi per non guardarla dritto in quei due pozzi azzurri che lo stavano intenerendo e sorrise leggermente, divertito.
<< Daiii>> Eulalia non si arrese e facendo la vocina da bambina gli si avvicinò.
<< Sei un accollo sai>> Duncan sorrise, levando la carta da intorno la barretta, spezzandola e passandole un pezzo.
<< Funziona sempre>> Eulalia sorrise divertita mangiando anche il secondo pezzetto di cioccolata, tra loro calò il silenzio mentre tutti e due erano intenti nel mangiare e gustarsi la cioccolata, Duncan si alzò subito dopo aver finito.
<< B’è io ho sonno, me ne torno a letto.>>
<< Si anche io, buonanotte>> Eulalia tornò nella stanza, erano le due e mezza di notte, ma in realtà non aveva per niente sonno, era solo preoccupata, sapeva che non essendo tornata sicuramente aveva fatto preoccupare qualcuno all’orfanotrofio, per non parlare del fatto che avesse trasgredito una regola, cosa le era passato per la testa?.

Si alzò mettendosi le scarpe e il giacchetto, i capelli li aveva ancora bagnati ma per fortuna aveva il cappuccio, se lo tirò su, per poi sbirciare dalla porta comunicante, l’unica cosa che vide furono due piedi sul letto, forse Duncan già dormiva. Eulalia tornò nel salone, prima di uscire scrisse un veloce messaggio lasciandolo sul tavolo della cucina, poi cercando di fare il meno rumore possibile, uscì.
Appena fuori l’aria fredda la colpì facendole venire i brividi, per fortuna sapeva come tornare all’orfanotrofio da sola, si mise a correre, stare in giro per New York a quell’ora era tutto tranne che sicuro.
Era stata bene, Duncan e Kevin erano stati davvero gentili ad ospitarla per una notte e sicuramente il modo in cui li aveva lasciati non era dei migliori, praticamente era scappata, certo se solo fosse stata una ragazza con una madre e un padre non avrebbe avuto problemi a restare da loro, facendo una semplice chiamata… ma non era il suo caso.
Attraversò la strada, di gente in giro ancora ce n’era, Eulalia col cappuccio sulla testa cercava di non guardare nessuno, camminando sul marciapiede guardando dritta davanti a sé, per fortuna quelle zone anche non essendo proprio le più ricche, erano abbastanza sicure. Girò l’angolo e poi eccolo lì, un palazzetto basso a soli due piani, non bello visto da fuori, dato che aveva i mattoni di un marrone smorto, le finestre non troppo pulite. Ma il dentro non era tanto male, insomma le forniva una camera con un letto, un armadio e una scrivania tutta sua, in più le fornivano da mangiare, dei vestiti e un posto caldo, tutto ciò che non avrebbe avuto se non fosse stata lì dentro, la gente poteva dire quello che voleva, ma quella era casa sua.
Appena entrata dentro, trovò Suor Catarina appostata vicino la porta della sua camera, Eulalia fece un respiro profondo e le si avvicinò abbassandosi il cappuccio.
<< Eulalia! Ma si può sapere dove sei stata?! Mi hai fatto morire di paura! Li fuori è pericoloso!>>
Catarina urlava con voce seria senza preoccuparsi che avrebbe potuto svegliare qualcuno.
<< Scusa... è che si era fatto tardi e una mia amica mi ha invitato a stare da lei, poi... sono tornata perché sapevo che altrimenti ti saresti preoccupata>> Eulalia abbassò lo sguardo, sapeva che mentirgli non avrebbe migliorato la situazione, ma se gli avesse detto che aveva passato la sera da due amici, tutti e due maschi, avrebbe sicuramente dato di matto.
<< Da sola?! Ma ti rendi conto di quanto è pericoloso? Dei delinquenti che potevi trovare a quest'ora?!>>
<< Sì, mi dispiace ma vedi... è tanto che non avevo qualche amica da cui stare e non sono riuscita a dirgli no>> Catarina sospirò, calmandosi.
<< Va bene, ma tu sai che il regolamento dice che non puoi dormire fuori... voglio che torni tutti i giorni alle sei qui, vedila come ti pare, anche come una punizione, ma voglio che lo fai chiaro? Altrimenti scalo di un'ora.>>

Eulalia sospirò, da Catarina se lo aspettava, ma in fondo lei era come una nonna, da quando era piccola Eulalia ricordava che era quella donna che si era presa maggiormente cura di lei, curandogli le ferite che si era procurata giocando, che quando aveva la febbre le stava accanto, la aiutava nei compiti per casa, nei problemi adolescenziali, ad ascoltarla quando piangeva per un qualsiasi motivo. Ed Eulalia ricordava bene che la prima volta che l'avevano data in affidamento a una famiglia aveva pianto tutto il giorno, perché non voleva lasciare suor Catarina.
<< Va bene, ora vado a dormire, buonanotte>> Eulalia la salutò entrando nella sua camera e buttandosi sul letto.

 

 


Duncan si svegliò nuovamente, quella sera il sonno non ne voleva sapere di arrivare, camminando lentamente uscì dalla sua camera, tutto era di nuovo avvolto nel silenzio e nel buio, mentre poco prima era riempito dalle risate e dalle urla di Duncan e Eulalia che si litigavano la cioccolata.
Duncan sorrise e camminando verso la cucina, notò dallo spazio sotto la porta che la luce della camera di Kevin era accesa, ma Eulalia non stava dormendo? Duncan si avvicinò alla porta bussando leggermente, non ricevendo risposta aprì leggermente la porta, ma dentro non vide nessuno, dov'era finita Eulalia? Duncan spense la luce e andò in cucina, chissà magari anche lei non aveva sonno e si era alzata. Appena fu in cucina, la prima cosa che notò fu un bigliettino poggiato sul tavolo, scritto velocemente, lo prese e lesse ciò che c’era scritto sopra:

- Sono tornata a casa, grazie per l'ospitalità e per la cioccolata.
P.S. non ti preoccupare se è tardi, me la so cavare, sono una bambina indipendente, buonanotte.

Duncan sorrise, quella ragazza era davvero strana, che bisogno aveva di tornare a casa a quell’ora tutta di fretta? Non gli sarebbe bastato fare una semplice chiamata? Duncan non sapeva quanto avrebbe dovuto stare tranquillo, infondo stare in giro per New York a quell'ora era pericoloso, ma cosa doveva fare? Andarle dietro? Se solo glielo avesse detto l'avrebbe accompagnata. Duncan scosse la testa facendo spallucce, ormai era andata, l'avrebbe fatta chiamare da Kevin il giorno dopo tanto per accertarsi che stesse bene.
Si ritrovò di nuovo a pensare a quello che era successo poco tempo prima, a come gli aveva risposto per le rime al bar, di quando si era accorto della sua cicatrice… Eulalia era una ragazza particolare, sembrava nascondere sempre qualcosa, ma aveva anche particolarmente diverso dalle altre ragazze che aveva sempre frequentato, quella testolina rossa non aveva mai fatto niente per farsi notare e gli teneva testa.
<< Dovevi saltare la scuola con noi>> sussurrò Duncan involontariamente, mettendosi il foglietto in tasca e andando nella sua camera.

 

 


Eulalia passeggiava per la strada, quel giorno si era svegliata in tarda mattinata a causa dell'ora tarda fatta la sera prima, era corsa a scuola e per fortuna era comunque arrivata in orario, era stata attenta a tutte le lezioni, sempre vicina di banco a Kevin e lo aveva anche aiutato a capire alcuni argomenti di matematica che sembravano non volergli entrare in testa. Finita scuola era andata a casa, Kevin le aveva detto che se avesse avuto del tempo libero l'avrebbe chiamata e si sarebbero fatti un giro insieme, così avrebbe potuto raccontargli tutto quello che era successo dopo che si era addormentato sul divano la sera prima.
Eulalia aveva svolto tutti i compiti per il giorno dopo ed essendo solo le quattro del pomeriggio aveva deciso di farsi un giro nei dintorni del suo quartiere, era una bella giornata e per lei era davvero rilassante passeggiare stando da sola, in silenzio per poter anche rimettere in ordine i pensieri, o semplicemente per sgranchirsi le gambe. Certo di sicuro andare nelle zone di L'upper Est side o della Fifth evenue che tra l'altro era una delle strade più importanti al mondo, sarebbe stato sicuramente molto meglio essendo zone molto popolari e ricche... ma insomma, Eulalia lo trovava inutile, perché andarci se poi non avrebbe potuto fare niente? Sarebbe dovuta restare lì a guardare incantata tutte le vetrine e le decine di grattacieli e palazzi lussuosi che lei non si sarebbe mai potuta permettere. Magari a immaginarsi una vita in cui era lei quella che entrava e usciva dai negozi con decine di buste in mano, per poi tornare al suo lussuoso appartamento.

Preferiva farsi un bel giro vicino la sua zona e restare con i piedi per terra, sognare serviva a ben poco.
Era appena uscita dal parchetto e ora stava costeggiando una fila di negozi lungo il marciapiede, si sentiva della musica in lontananza, doveva sicuramente essere un pub o roba del genere. Erano solo le quattro e mezza e Kevin non l'aveva chiamata, sicuramente aveva da fare, lei cosa avrebbe dovuto inventarsi per passare il pomeriggio? Di girovagare ancora non se ne parlava, cominciava a stufarsi.
Mentre pensava a cosa avrebbe potuto fare passò vicino una vetrina, che le restituì il suo riflesso, Eulalia si fermò un attimo, il vento le aveva scompigliato tutti i capelli poco prima pettinati, se li sistemò in modo da andare in giro più sistemata. Odiava specchiarsi... il riflesso dava a vedere una ragazzetta chiara di pelle, di altezza media e magra, con i cappelli rossi e lunghi fino a raggiungere la vita molto voluminosi, gli occhi azzurro ceruleo, con indosso dei jeans chiari e un giubbotto nero sopra.
Quella era lei, ma ogni volta che si specchiava le venivano sempre in mente le stesse identiche domande, di chi erano quei capelli rossi? E quegli occhi? A chi somigliava di più? A quello che era suo padre o a sua madre? Se avesse avuto una famiglia sua che cosa le avrebbero detto? Che era tutta suo padre? O che magari il suo essere testarda e silenziosa lo aveva ripreso da sua madre, o magari da suo padre… chi lo sa magari invece era tutta sua madre.
Eulalia sbuffò riprendendo a camminare, inutile, sarebbero state domande alle quali nessuno avrebbe mai dato una risposta, se per gli altri erano la cosa più normale del mondo, per lei invece erano le domande di una vita, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere almeno una volta i suoi genitori.
In quel momento il telefono le prese a squillarle, distraendola.
<< Pronto?>>
<< Ei Eualia sono Kevin, dove sei?>>
<< In giro perché?>>
<< Potresti venire nelle al nuovo pub pomeridiano, vicino a 9° strada?>> Eulalia si guardò dietro, il pub era poco lontano dalla strada in cui si trovava.
<< Sì… ma perché?>>
<< Lo vedrai venendo qui, diciamo che ho bisogno del tuo aiuto>> Kevin le sembrava nervoso, così Eulalia gli disse che sarebbe stata lì in dieci minuti, chiuse la chiamata e si incamminò per la strada.

Arrivò vicino il pub in poco tempo e la prima cosa che vide fu Kevin intento a separare due persone, di cui una aveva i capelli bicolore, che fosse Duncan? Eulalia si mise a correre per raggiungerli, e sì, da vicino constatò che era proprio lui, intento in una lotta con un altro ragazzo, che doveva essere poco più grande di lui, mentre il povero Kevin tentava invano di separarli.
<< Duncan!! E tu tizio! Basta cazzo!>> urlò Kevin ai due, che si diedero altri due o tre cazzotti, poi Duncan con un gomitata allo stomaco e un calcio ben assestato sulle gambe lo fece cadere a terra, il ragazzo con cui si stava fronteggiando sputò sul marciapiede, in un gesto che fece ribrezzo ad Eulalia, poi si rialzò, guardandolo in cagnesco per poi rientrare nel pub visibilmente irritato e facendogli il dito medio prima di scomparire dietro le porte. Duncan a quanto pareva non aveva ancora finito, visto che stava per andargli dietro.
<< Duncan! Non ti sembra di aver lottato abbastanza per oggi?>> lui si girò verso Eulalia, visibilmente sorpreso di vederla.
<< Ah, ma ci sei anche tu>> Duncan si poggiò con la schiena al muro.
<< L'ho chiamata io, visto che andate così d'accordo, sembra che almeno quando c'è lei usi un minimo di cervello e non fai a cazzotti a cavolo! Comunque che ne dici di accompagnarlo al suo allenamento? Così vi fate compagnia mentre io vado da alcuni amici>> Eulalia guardò prima Kevin poi Duncan, l'avevano scambiata per una baby-sitter?.
<< E se io non fossi potuta venire?>>
<< Ma ci sei no?>>
Eulalia sbuffò, puntando gli occhi in quelli chiari di Kevin.
<< Non posso mica imbucarmi al suo allenamento>> Eulalia non fece in tempo a finire la frase, che Duncan la interruppe parlando.
<< Per me va bene>> disse con voce neutra.
<< Ah, okay allora.>>

Duncan si alzò dalla parete, Eulalia notò che gli colava del sangue dal labbro e dal naso.
<< Okay allora io vado e ti lascio in buone mani, a dopo>> Kevin li salutò e si allontanò correndo, mentre Duncan le si avvicinava.
<< Andiamo allora.>>
Eulalia sorrise e insieme si avviarono, lei ancora non aveva capito bene dove, ma poco le importava, almeno aveva trovato qualcuno con cui passare il suo pomeriggio.
<< Ieri sera hai avuto problemi a tonare a casa da sola di notte?>>
<< No, nessun problema>> Duncan annuì serio forse anche poco interessato.
<< Dove andiamo?>>
<< Al mio allenamento di Arti marziali.>>

Continuarono a camminare in silenzio, girarono un angolo e si fermarono davanti un vicoletto, vi entrarono dentro e davanti loro comparve un palazzetto, dalle finestrelle situate in basso si potevano vedere gli attrezzi delle sale all'interno e qualche ragazzo che alzava dei pesi enormi, al quale vederli già si faticava al solo pensiero di doverli alzare. Stavano per entrare quando Duncan si fermò davanti la porta.
<< Accidenti non mi fanno entrare così>> si portò una mano al labbro cercando di levare il sangue.
<< Aspetta... dovrei avere un pacco di fazzoletti, trovali>> Eulalia gli passò la borsa in cui Duncan ci infilò la mano tirando fuori i fazzoletti, ne prese uno e se lo passò sul labbro.
<< Fa male cazzo.>>
<< Da qui faccio io, ho di sicuro un tocco più leggero del tuo>> Eulalia gli si avvicinò.
<< Certo sei una bambina>> Duncan le rivolse il suo solito sorrisetto bastardo passandole il fazzoletto, Eulalia lo passò prima piano, poi fece leggermente e volontariamente un poco di pressione, Duncan fece una piccola smorfia di dolore.
<< Ops... scusa, ma sono una bambina e non so controllare la mia forza>> Eulalia sorrise, beccandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo.
<< Aio! Ma che bastarda! Non infierire sono ferito.>>
Eulalia ridacchiò guardandolo da sotto le sopracciglia, per un attimo lo scorse mentre la guardava, per poi spostare gli occhi neri subito a destra disinteressato. Eulalia finì di pulirgli il sangue, ma appena finito, lui le indicò il sopracciglio insanguinato, come per dire "anche qui".
Ma guardandolo bene lui era davvero alto, la ragazza si mise in punta di piedi, ma anche così constatò che ci arrivava a stento e doveva fare una fatica enorme.
<< Non ci arrivo sei troppo alto.>>
<< Aspetta nana>> Duncan si abbassò poggiandole le mani sui fianchi, la sollevò senza alcuna fatica circondandole la vita con un braccio e tenendola stretta a sé e sollevata da terra.
<< Forza dai>> quell’essere così vicini e sentire il suo braccio che la stringeva la fece arrossire, sentiva una strana sensazione allo stomaco, che cosa le prendeva? Perché tutto d'un tratto si sentiva così?.
<< B'è?>>

Eulalia si riprese e cercando di non far notare il rossore sulle guance, passò il fazzoletto sul sopracciglio nero di lui.
<< Sono davvero così nana?>>
<< Sì>> Duncan ridacchiò basso.
<< O magari sei tu che sei esageratamente enorme?>> anche Eulalia ridacchiò ma quando lo guardò sul suo volto non vide altro che un ghigno, uno di quelli perversi.
<< Potrebbe, in molte me lo dicono.>>
Eulalia arrossì ancora di più cominciando a scalciare debolmente.
<< Ma non intendevo questo, specie di pervertito!>> Duncan scoppiò a ridere e nel farlo il suo viso si avvicinò a quello di Eulalia, che si trovava alla sua stessa altezza, era davvero troppo vicino ma la cosa che le dava fastidio era il non capire se questo la infastidisse o se invece la facesse sentire a disagio, quasi nervosa. Eulalia allontanò un po' il viso, guardandolo negli occhi.
<< Fatto?>>
<< Sì.>>

Duncan annuì continuando a tenerla su, stretta tra le braccia possenti e guardandola con uno strano cipiglio sul volto. Eulalia ricambiò lo sguardo timorosa per poi abbassarlo a guardare la sua maglietta, solo per evitare quei dannati occhi neri.
<< Ehm... mi metti giù?>> lui sembrò come riprendersi da un momento di trans e annuì, poggiandola di nuovo a terra senza guardarla.
<< Forza entriamo>> entrarono insieme, ed Eulalia notò che l'atrio era molto carino, sistemato bene, molto luminoso e spazioso, c'erano due vetrine con dentro sistemati trofei e medaglie varie, mentre dal lato opposto si trovava un distributore automatico di cibo e bevande, il pavimento in moquette completamente pulito e lucido, infine una piccola reception. Duncan non si fermò lì, girò a destra attraversando un corridoio dal quale si potevano vedere le sale di fitness e sala pesi, poi scesero per una piccola rampa di scale ritrovandosi in un altro corridoio che a destra dava su una porta, la quale oltre dovevano trovarsi gli spogliatogli, mentre di fronte si vedeva la porta che dava sulla sala dell'allenamento.
<< Okay, tu vai dentro e mettiti seduta che tra poco si inizia.>>
Eulalia annuì ed entrò dentro, sedendosi a uno dei primi posti. Poco dopo entrarono Duncan e altri ragazzi messi in fila come tessere del domino. Duncan indossava un Judogi bianco con i bordi neri. Eulalia assistette a tutto l'allenamento, ed era fantastico! Ora riusciva a capire da dove Duncan tirava fuori tutta quella forza, nell'allenamento era bravissimo! Combatteva con ferocia ma allo steso tempo sembrava metterci anche una certa grazia, se ci fosse andata lei, avrebbe tirato colpi a caso nel tentativo di colpire l'avversario, mentre lui come tutti, aveva la forza mischiata a una certa eleganza, sembrava che prima di tirare un qualsiasi colpo ci pensasse su, avendo all'incirca solo un secondo. Duncan aveva appena schivato un colpo, assestandone un altro al suo avversario, facendolo cadere a terra e immobilizzandolo. Il viso era duro, serio come mai prima, in quel allenamento sembrava metterci tutta l'anima, tutta la suo forza.
I combattimenti durarono all'incirca mezz'ora poi tutti uscirono, Eulalia seguì la fila di gente che era seduta nella sala con lei poco prima fuori la palestra e aspettò Duncan, lo vide poco lontano da lei che la cercava con lo sguardo, Eulalia lo raggiunse sorridente.
<< Wow, sei davvero bravo!>> lui sorrise scrollando le spalle.
<< Sì ma oggi non ci siamo impegnati, era un allenamento tanto per... comunque io vado a casa.>>
<< Tu sei capace di fare un'altra rissa mentre cammini, ti accompagno, infondo Kevin ti ha praticamente affidato a me>> Eulalia ridacchiò vedendo Duncan sbuffare scocciato a quell'affermazione.

<< Va bene, va bene ma solo perché non voglio continuare a sentirti insistere>> ribadì lui serio, cominciando a camminare verso casa. Eulalia prese a porgli ogni tipo di domanda su come era riuscito a fare una certa mossa, da quanto praticasse quello sport e se era difficile, lui rispondeva pazientemente a tutte le sue domande.
Duncan nel mezzo di una risposta prese e si accese una sigaretta.
<< Lo pratico perché mi piace e perché può sempre tornare utile, tutto qui>> Eulalia lo guardò, stavano camminando vicini e l'odore del fumo della sigaretta arrivava anche a lei, era una cosa che le dava particolarmente fastidio.
<< Ma fumi sempre?>>
<< Sì, mi piace fumare perché?>>
<< Ti fa male e poi mi da fastidio, ti puoi allontanare un po' ?>>

Duncan girò lo sguardo verso di lei, stranamente non sembrava scocciato a quella sua richiesta.
<< Ti da fastidio?>>
<< B'è abbastanza>> Eulalia stava per allontanarsi di qualche passo da lui, quando lo vide fare l'ultimo tiro dalla sigaretta, per poi lanciare il mozzicone lontano, nonostante la sigaretta fosse ancora a metà.
<< Non dovevi buttarla.>>
<< Fa niente>> Duncan fece spallucce noncurante, continuando a guardare avanti e a camminare con le mani in tasca. Poco dopo arrivarono a casa, Eulalia aiutò Duncan a salire i primi gradini dato che zoppicava leggermente, lui si era rifiutato più volte, ma sotto l'insistenza di lei aveva ceduto, sottolineando che si era fatto aiutare solo per non dover continuare a sentire la sua voce insistente.
Una volta davanti la porta di casa, Duncan l'aprì ed entrò, lasciando la pota aperta e facendole cenno di entrare. Era chiaro che fosse un invito a entrare ed Eulalia era davvero tentata a farlo, ma avrebbe di nuovo potuto far tardi, così con un leggero rammarico gli fece cenno di no con la testa.
<< Non posso, tran po' devo rientrare.>>
<< Tran po', non ora>> Duncan continuava a tenere la porta aperta e a stare fermo lì davanti.
<< Sì ma... poi finisce che faccio tardi e non mi conviene.>>
<< Ti riaccompagno io, ho la moto ti ricordo.>>
Eulalia ci pensò su, infondo perché no? Aveva ancora un'oretta. Duncan non aspettò una sua risposta, come se prendesse il suo silenzio direttamente per un sì, prese e andò nel salone.
<< Chiudi la porta mi raccomando bambina.>>

Eulalia sentì la sua voce scherzosa, una di quelle fastidiose che si capisce subito dal tono dalla voce che la persona sta usando che ti sta prendendo per il culo, leggermente infastidita, entrò chiudendosi la porta alle spalle e raggiungendolo in salone, vide Duncan tornare dalla sua camera con i capelli neri scompigliati. Si era cambiato, non indossava più il giacchetto di pelle e i jeans, ma una canottiera bianca con sotto i pantaloni della tuta. Dalla maglietta rovinata riusciva a scorgere qualche livido sulle braccia e sul petto, maledizione quella maglietta gli stava stretta e anche molto bene! Ed Eulalia si era incantata nel guardarlo.
<< Ti fanno male?>> chiese lei indicando i lividi.
<< Neanche tanto.>>
<< Sicuro? Dovresti metterci del ghiaccio così passeranno prima.>>
<< Cos'è? Ti preoccupi per questo pazzo spericolato?>> Duncan la guardò ghignando e alzando un sopracciglio mentre si sedeva pesantemente sul divano, Eulalia si sentiva stranamente a disagio, non sapendo bene neanche lei il perché.
<< No, ma è così che si curano i lividi e gli ematomi>> girò la testa rossa di lato, facendo finta di guardare qualcosa ai suoi occhi interessante per poi rigirarsi verso di lui, che aveva appena assunto una faccia da finto offeso.
Duncan si sedette sul divano, ma appena provò a poggiare la schiena allo schienale del divano face una smorfia seguita da un gemito di dolore, Eulalia alzò gli occhi al cielo.
<< Aspetta ti prendo il ghiaccio>> andò nella cucina aprendo il freezer e prendendo due piccoli cubetti di ghiaccio, li avvolse in un panno trovato dentro un cassetto e tornò da lui.
<< Io non lo voglio.>>

Eulalia gli si avvicinò al braccio per tentare di poggiare il ghiaccio sul livido, ma Duncan si spostò.
<< Tu lo hai preso, io non lo voglio>> Duncan in quel momento assomigliava tanto un bambino offeso, ed Eulalia sbuffò, lei si era preoccupata e lui che in cambio faceva l'offeso!
<< Sai un grazie potresti dirlo qualche volta!>>
Duncan si girò verso di lei, la guardava in modo diverso, che la ragazza non si sapeva spiegare, sembrava uno sguardo più profondo, uno di quelli che ti incantano e questo le face paura. Duncan si alzò e gli si avvicinò, Eulalia rimase ferma dov'era continuando semplicemente a tenere lo sguardo fisso incatenato a quello di lui. In poco tempo se lo ritrovò vicino, forse troppo ma non riusciva a indietreggiare, non perché fosse spaventata, semplicemente non ci riusciva, sembrava che la gravità la inchiodasse lì.
Duncan ormai a un passo da lei allungò una mano sfiorandole la guancia con due dita e a quel contatto Eulalia sentì i brividi attraversarle la schiena e le gambe molli come gelatina, che diamine le succedeva?.

Il ragazzo le circondò la vita con il braccio, portandola più vicino a sé, ormai erano così vicini che Eulalia riusciva a sentire il suo respiro sulle labbra... stava davvero per baciarla? E per quale motivo? Eulalia lo guardò negli occhi, due profondi pozzi scuri che quando la guardavano sembravano poterle scavare dentro in un modo del tutto provocante, ma ora Eulalia ne era quasi intimorita, Duncan dischiuse appena le labbra... Eulalia sentì una morsa allo stomaco, ora aveva paura, perché baciarsi se tra loro non c’era assolutamente niente? Magari era solo un modo per portarsela a letto come faceva con alcune ragazze della sua scuola... e dopo se ne sarebbe andato... forse era solo un semplice bacio, eppure Eulalia ne aveva paura.
Poggiò le braccia sul petto ampio del ragazzo spingendo piano per allontanarsi, girò la testa verso destra e abbassò lo sguardo.
<< E’ tardi, devo andare.>>
Duncan rimase perplesso da quella sua reazione inaspettata, poi la lasciò e assumendo un'espressione seria andò in camera sua, tornando poi con indosso di nuovo le scarpe e il giacchetto.
<< Andiamo allora>> prese un casco da moto nero e glielo passò.
<< Dovresti metterlo anche tu>> esordì Eulalia guardandolo con aria interrogativa, perché ora era così improvvisamente serio? Che diamine gli era successo?.
<< No non mi serve, ne ho solo uno l'altro non so dove sia, mettilo tu>> Duncan prese dal comodino vicino la porta due mazzi di chiavi, la fece uscire per prima tenendo sempre un'espressione seria sul volto, era arrabbiato perché non lo aveva baciato? Se era così Eulalia non poteva fargli niente... insomma lei non era affatto il tipo che si faceva prendere in giro da quelli come lui.
Ammise dentro di sé che anche lei in quel momento lo avrebbe voluto baciare, era attratta, ma temeva le conseguenze... sapeva che se ne sarebbe pentita.
Scesero le scale uscendo fuori, Duncan salì per primo sulla moto accendendo il motore e aspettando che lei salisse, Eulalia indossò il casco che le stava terribilmente grande, la sua testa ci era praticamente scivolata dentro, lo allacciò e salì dietro di lui.

Non fece in tempo a reggersi bene che Duncan partì subito, Eulalia lanciò un urletto di sorpresa, avendo rischiato di cadere all’indietro, si strinse a lui allacciandogli le braccia intorno alla vita e stringendo la presa.
<< Ma che fai?! Per poco non volo!>>
<< Esagerata>> Duncan diede un altro po’ di gas, sembrava lo stesse facendo apposta. Eulalia si strinse ancora di più a lui, arrivando a poggiare la testa sulla sua schiena e non potendo vedere il piccolo ghigno di soddisfazione che scappò a Duncan.
<< Dimmi dove andare.>>
<< Al palazzo davanti l’orfanotrofio, che si trova vicino la strada 6 Eve... ma…>>
<< Ho capito, il nuovo orfanotrofio, è lì che stai?>>
<< NO! Io al palazzo vicino.>>
<< Non intendevo l’orfanotrofio, intendevo se la zona è quella.>>
<< Sì>> era davvero tanto che Eulalia non saliva su un motorino, ma questa era una vera e propria moto! Una stupenda Harley Davidson! E lei ci era seduta sopra, Eulalia sorrise guardando le luci della città intorno a sé sfrecciarle intorno, erano quasi le sette, ma già aveva fatto buio. Poco dopo arrivarono, con la moto era tutto decisamente più semplice e veloce.
Una volta davanti il palazzo, Duncan si fermò ed Eulalia scese, ora che lo aveva portato lì non sapeva cosa inventarsi, avrebbe dovuto improvvisare, l’orfanotrofio era alla strada opposta a quella dove si trovavano.
Guardò il palazzo che aveva davanti, anche questo non sembrava messo bene, mattoni rossi scoloriti, il portone il legno ormai non più lucido ma abbastanza rovinato, doveva si e no contenere sette o otto piani e dalle finestre si vedeva la luce degli appartamenti all’interno, sembravano tutte accese, se le fosse andata bene sarebbe riuscita a farsi aprire.
<< Ma che brutto>> Eulalia si girò verso Duncan che ora le stava accanto, si tirò indietro i capelli con la mano per poi rimetterla in tasca, guardava il palazzo come se gli facesse quasi schifo.
<< Ma va! Non sono una strariccona!>> era vero il palazzo non era bello, ma certo dirlo così sfacciatamente non era carino. Se avesse abitato davvero lì si sarebbe infuriata sul serio... certo Duncan era un ragazzo con un bel appartamento tutto suo, se quello per lui era brutto, Eulalia non osava pensare che cosa avrebbe pensato dell’orfanotrofio in cui viveva, che in fondo era quasi identico al palazzo, se non per il fatto che dentro fosse sempre un casino, qualche porta rotta, i vetri delle finestre non proprio pulitissimi, di sicuro non avrebbe pensato bene, questo si aggiungeva in più alla lista dei motivi per cui non dirglielo.
<< Non dico quello, ma da fuori è davvero brutto a vedersi.>>
<< Sì hai ragione, ma dentro non deve essere male, cioè dentro non è male>> Eulalia stava per andare al portone, quando si accorse di avere il casco di Duncan ancora in testa, tornò verso di lui e cercò di sganciarlo, senza riuscirci, per un momento ci si impegnò ma a quanto pareva il gancetto si era incastrato, Eulalia guardò Duncan in cerca di aiuto.
<< Ma tu guarda, ferma>> Duncan provò come lei a scastrarlo ma senza risultati, così si avvicinò ancor di più, Eulalia lo vide di nuovo troppo vicino, ma continuava a ripetersi che era solo per aiutarla nel levare il casco, infondo ora lui guardava il gancetto e non lei, che sospirò a fondo, continuando a torturarsi nervosamente le dita.
Sentì qualcosa sfiorarle il naso, accorgendosi subito che era il naso di Duncan che sfiorava il suo, che ora la guardava negli occhi, Eulalia portò lentamente le dita al gancetto del casco che era aperto, quindi il casco era slacciato, allora perché si era avvicinato tanto? Stava davvero per riprovarci? Eulalia sentì una terribile e insensata voglia di avvicinarsi ed annullare del tutto la distanza che separava le sua labbra da quella di lui, scosse appena la testa, che le veniva in mente?.

Prima che potessero anche solo sfiorarsi, si tirò indietro sfilandosi il casco e guardandolo.
<< Grazie.>>
Duncan si ricompose, assumendo un’espressione di nuovo seria e irritata, cercando invano di nasconderla.
<< Certo>> si riprese il casco mettendolo e salendo sulla moto, ma non partì, aspettando che lei entrasse in casa. Eulalia si avvicinò al palazzo e si fermò davanti il citofono, era rettangolare e ogni cartellino era illuminato segnando molti cognomi, tutti di sconosciuti, molti non riusciva nemmeno a capire se fossero da femmina o da maschio, fece un respiro profondo e citofonò a Jasmine Wilson, non avendo idea di chi fosse.
<< Chi è?>> una voce femminile leggermente roca le rispose.
<< Ehm... salve, io abito qui con la mia famiglia, ho scordato le chiavi potrebbe aprimi per favore?>> Eulalia parlò con voce bassa per non farsi sentire da Duncan.
<< Va bene.>>
<< Grazie>> Eulalia sentì lo scatto della porta, si girò verso Duncan che era ancora lì e la guardava in modo particolare, lei lo salutò con la mano e lui ricambiò con un piccolo cenno, Eulalia entrò chiudendosi la porta alle spalle e rimanendo poggiata con la schiena al portone, doveva spettare che Duncan se ne andasse.

 

 


Duncan diede un pugno alla moto in un momento di rabbia, sbattendola stupidamente troppo forte e facendosi male da solo.
<< Vaffanculo>> sussurrò verso la moto come per incolparla, forse aveva esagerato, insomma aveva provato a baciarla per due volte nello stesso giorno ma lei lo aveva allontanato in tutte e due le occasioni, era chiaro che avrebbe dovuto aspettare, infondo non c’era motivo per cui lei avrebbe dovuto baciarlo ma lui in quel momento vedendola così vicina, guardandola in quei occhi azzurri... aveva sentito la voglia di baciarla, ma a quanto pareva lei no.

Duncan faceva una certa fatica ad accettarlo, non era per niente abituato a ricevere rifiuti come risposta! E la cosa gli rodeva non poco, ma in quel momento poteva solo tentare di farsene una ragione, almeno per quella volta, mise in moto e si diresse verso casa. Lasciando ad Eulalia la possibilità di correre verso l'orfanotrofio di fronte, mentre a causa del suo ritardo sperava di non trovare Catarina ad aspettarla.

   
 
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