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Autore: MayQueen    18/02/2015    3 recensioni
"Il nome. Puoi tenerlo. I soprannomi esistono per questo. Tu sei Roger, io sono Syd."
***
"Barrett, Waters, Wright, Mason. Benvenuti alla EMI Music."
***
"Rilassati, Roger. Lasciati andare. Per una volta nella tua vita."
***
"Syd o il successo. L'amicizia o la fama. Devi scegliere. Ormai le cose non sono più compatibili"
***
"Fermami. Dimmi che sbaglio."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roger Waters, Syd Barrett, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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~~

And if your head explodes
With dark forebodings too…
And if  the band you’re in
Starts playing different tunes
I’ll see you on the dark side of the Moon..




Syd si allunga oltre lo schienale del divano per appoggiare delicatamente la puntina del giradischi sulla superficie liscia del vinile.  Un leggero rumore ovattato, un ronzio meccanico e poi gli altoparlanti cominciano a diffondere il suono di un basso, che tiene un ritmo rilassato.

Il ragazzo torna a sedersi, rivolgendo un sorriso rassicurante a Roger, al suo fianco. Questo lo guarda con la fronte corrugata e un’espressione preoccupata negli occhi.

“Syd. Ne sei sicuro?” chiede.

Una risata leggera. “Scherzi? Ti fidi di me, Roger?” 

“Certo. Ma questo non toglie che ci sono cose che non puoi controllare. Potrebbe essere pericoloso."
 
  Si inserisce una chitarra elettrica, distorta fino all’eccesso. Il ritmo aumenta, accelera in un crescendo elaborato, per poi tornare alla cadenza iniziale.

“Sei tu che hai la mania del controllo. Devi lasciarti andare. Fidati. L’ho già fatto. Tutti lo fanno.”

Si guardano per qualche secondo, uno sorridente e l’altro scuro in volto, ognuno cercando di far valere la sua opinione senza dire una parola.                                                                                Poi, con leggera sorpresa di entrambi, Roger sospira e distoglie gli occhi di ghiaccio da quelli castani e luminosi dell’altro. Syd si costringe a non ridacchiare, ma gongola sapendo di essere l’unica persona in grado di far abbassare la testa a Roger Waters.
Prende la scatolina di latta dal tavolino da caffè davanti a loro e la apre con un movimento delicato delle dita.

“Non te ne pentirai, fidati. Forza, apri la bocca.”

Non del tutto convinto, Roger socchiude le labbra, appena lo spazio necessario per permettere a una delle dita affusolate dell’amico di posargli sul labbro inferiore un minuscolo quadratino rosso. Questo si scioglie immediatamente. Non ha alcun gusto. Sembra essere sparito nel nulla.

Syd prende un quadratino verde dalla scatolina e lo sfiora con la punta della lingua. Sorride.

“Ci vediamo dall’altra parte.” Accenna un occhiolino. “Nel lato oscuro.”

Un terzo strumento, probabilmente indiano. Un sitar? Poco importa.
Il suono della musica aumenta. La testa di Roger comincia a girare, il battito cardiaco accelera e il respiro si fa più pesante. Chiude gli occhi e si stende contro lo schienale del divano, cercando di combattere la sensazione di nausea. Sente la testa esplodere, ma non è una sensazione dolorosa. È come se ci fosse una pressione dall’interno. Come se i suoi pensieri avessero preso una forma e stessero spingendo per potere uscire.

Riapre gli occhi.

 Colori.

 La stanza si è riempita di colori accesi. La luce che entra dalla finestra sembra scorrere verso di lui come un liquido dorato. Si guarda intorno confuso, portando istintivamente una mano a strofinarsi gli occhi. Le pareti, tappezzate di quadri colorati dipinti da Syd, sembrano ruotare in un caleidoscopio luminoso.

Improvvisamente, uno dei muri si deforma. Si inclina, comincia a ripiegarsi in direzione di Roger.

“Syd!” crede di gridare, ma la sua voce esce solo come un mormorio strozzato.                                                                                                                                                                          Scatta a sedere e afferra con forza il braccio dell’amico, fino a lasciargli il segno delle dita impresso sulla pelle.

“Rilassati.”  La voce dell’altro è tranquilla, pacata, quasi priva di emozione. “Dipende tutto da te, da come vuoi viverla.”

Roger lo guarda, il respiro corto e il terrore negli occhi. Il caleidoscopio delle pareti si riflette negli occhi di Syd, più luminosi del solito nonostante le pupille innaturalmente dilatate.

“Rilassati, Roger. Lasciati andare. Per una volta nella tua vita.”

Le pareti intorno a loro continuano a ruotare. La musica si insinua nella mente di Roger, in un modo che non aveva mai sperimentato prima. Ogni nota è un colore che vortica davanti ai suoi occhi, mescolandosi alle altre e creando disegni astratti bellissimi.

Respira.                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Allenta la presa sul braccio di Syd e costringe i suoi muscoli tesi a rilassarsi.                                                                                                                                                                                  Fissa lo sguardo su una parete e lascia che i colori e le note lo avvolgano.

.....


Riapre gli occhi a fatica. Ci mette un po’ ad  abituarli alla penombra che lo circonda. I colori sono spariti, la stanza ha smesso di girare e le pareti sono immobili nella loro posizione abituale. Il disco deve essere finito, ma Roger sente la leggera melodia di una chitarra acustica.

Ci mette qualche secondo più del normale per riprendere coscienza del suo stesso corpo. È sdraiato sul pavimento del salotto, davanti al divano, con un braccio ormai dolorante ripiegato sotto alla nuca. Dalla finestra non entra più luce.                                                                                                                                                                                                                                         Syd è seduto a gambe incrociate sulla poltrona di fronte. È lui ad arpeggiare delicatamente sulla chitarra. Non degna Roger di uno sguardo neanche quando questo riesce faticosamente a rialzarsi e a sedersi sul divano.

“Syd?”

Nessuna risposta.

“Syd? Che ore sono? Quanto tempo  è passato?”

Il ragazzo continua ad arpeggiare in silenzio. Solo dopo una decina di secondi parla, con tono piatto e senza staccare gli occhi dal pavimento.

“Circa dieci ore.”

Roger spalanca gli occhi. Sembravano passati pochi minuti. Si passa una mano sulla fronte, e la scopre imperlata di sudore. Era rimasto dieci ore sdraiato sul pavimento del salotto, in preda alle allucinazioni dell’acido, senza essere padrone nemmeno del suo stesso corpo e della sua stessa mente.

Di certo aveva seguito il consiglio  di Syd. Si era lasciato andare. Aveva abbandonato il controllo di qualsiasi cosa. Ma ora che lo aveva recuperato, si rendeva conto di quanto questo potesse essere pericoloso.

“Syd..” Si accorge di avere parlato con una voce debole, quasi tremante, quindi prontamente si schiarisce la gola e recupera la sua sicurezza.

“Syd. Non farmelo fare mai più. Promettimelo.”

L’altro non smette di suonare. Annuisce appena, senza guardarlo.

Roger corruga la fronte, cominciando a preoccuparsi. Cerca di intercettare lo sguardo dell’amico. Si alza piano, si avvicina alla poltrona e vi si accovaccia accanto. Guarda Syd dritto negli occhi, ma questo non sembra vederlo.

Gli manca il respiro per un secondo, ma poi si impone  di ragionare a mente fredda. Probabilmente è ancora sotto l’effetto della droga.

“Non farlo più neanche tu. Per favore.”

Le dita di Syd smettono di pizzicare le corde. Finalmente anche il suo sguardo incontra quello di Roger. Ma è diverso. Non c’è traccia della solita luce che  rende i suoi occhi castani vivaci, degli sprazzi verdi che brillano alla luce del sole.  Syd ha un’espressione vuota, assente.

Sorride. Un sorriso freddo, distratto, da cui non traspare alcuna emozione.

Roger sente una strana paura farsi strada tra il suo cuore e il suo stomaco.

Quello non è Syd. Syd si deve essere perso. Syd è ancora dall’altra parte. È rimasto bloccato nel lato oscuro.





***
Author's corner: Salve!! Si, scusate, ammetto che rispetto a quello che avevo annunciato inizialmente sono in ritardissimo..però questo per me è stato un periodo pieno di eventi sia positivi che negativi, quindi ho avuto molti pensieri per la testa..In più mi capirete se vi dico che è stato difficile decidere come impostare questo capitolo e ancora più difficile scriverlo... Non sono completamente soddisfatta del risultato ma, vista la tematica, non so come avrei potuto renderlo migliore.
Ebbene sì, eccoci al momento più difficile della storia dei Pink Floyd: comincia il crollo di Syd. Spero, nei prossimi capitoli, di essere in grado di rendere bene la sua condizione e quella di chi gli sta accanto..ovviamente con tutte le premesse del caso: questa è una storia e io non ho nessuna particolare competenza, quindi per quanto io cerchi di informarmi al meglio tutto ciò che scrivo è frutto della mia fantasia.
Ho parlato troppo! Concludo come sempre chiedendovi di lasciare una recensione per farmi capire mi sto muovendo. Critiche, consigli e domande sono ben accette! Qualsiasi cosa davvero, se volete sapere di che colore erano le mutande di Syd o da quanti giorni Roger non si lavava i capelli sono a vostra totale disposizione :D
A presto! (si spera)

-May

 

  
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