Angolo autrice: Salve a tutti, eccomi di nuovo si EFP dopo un lungo, lunghissimo periodo di assenza. Ci tengo a scusarmi con le persone interessate al mio capitolo che hanno dovuto attendere mesi per poter leggere il continuo e li ringrazio per la pazienza. A questo punto dovrei trovare una giustifica valida...*arrossisce e si guarda intorno con aria imbarazzata* Diciamo che si sono susseguiti una serie di problemi...come l'esagerato carico di compiti scolastici...l'ansia pre-esame ( quest'anno ho gli esami )...l'improvvisa "morte" della mia connessione wifi... e alla fine mi era passata completamente la voglia di scrivere.
Ma adesso, grazie ad una mia carissima amica, sono tornata e prometto che ogni due settimane posterò un nuovo capitolo. Purtroppo ora dovrete accontentarvi solo di una piccola parte del mio capitolo perchè la restanta si è improvvisamente cancellata...ed io non l'avevo salvata...( okay, ho urtato il computer che è caduto e si è il "tasto che cancella" si è rotto e mi ha cancellato mezzo capitolo e non avevo voglia di ricominciare ). Ringrazio chi legge la mia storia e maggiormente chi la recensisce, ora vi lascio al capitolo,
baci baci,
vostra Giorgy



CAPITOLO 4
Fu un rumore impercettibile ma lei lo sentì. Si svegliò di soprassalto, i muscoli tesi pronti a scattare , i sensi acuiti.
Drizzò le orecchie nel tentativo di capire la provenienza di quel suono.
Sael, accanto a lei dormiva di un sonno agitato. Clariss si alzò e si diresse verso l’uscita della capanna cercando di fare il minor rumore possibile. Fuori la quiete della notte era interrotta da una dolce brezza che, sfiorando la tela grezza della capanna, produceva un suono simile ad un ululato.
“Forse è questo il rumore che ho sentito” si disse la ragazza.
Ma quel suono si ripeté una seconda volta, più forte e nitido. Somigliava ad un ringhio basso e grottesco, gutturale.
Clariss rimase lì, inchiodata al suolo, le membra paralizzate dalla paura.
Il silenzio si era fatto ostile e la ragazza temeva che, chiunque si nascondesse nella notte potesse sentire il battito accelerato e irregolare del suo cuore, che pompava nel suo petto schiacciandole i polmoni contro lo sterno e impedendole di respirare.
Si guardò intorno, seguendo con lo sguardo il profilo della capanna, finché l’occhio non le cadde  su una macchia vermiglia che spiccava nel bianco della candida neve. Clariss inorridì.
Era sangue.
La ragione le disse di scappare, di correre da Sael, di svegliarlo e di avvertirlo del pericolo, ma qualcosa dentro di lei si mosse e l’istinto ebbe la meglio.
Si ritrovò a correre inconsciamente verso la macchia rossa, nascondendosi nell’ombra della capanna.
Arrivata all’angolo della tenda, si accucciò a terra e sporse timidamente la testa per poter vedere da dove provenisse quel sangue e rimase scioccata.
Non c’era più una semplice macchia, bensì una scia di goccie rosse e sanguinolente, alcune grandi e irregolari, altre piccole e tonde, accompagnate da una serie di impronte vermiglie.
Non erano impronte umane, Clariss lo sapeva, erano più appuntite e sottili e, dove dovevano esserci le dita, la neve presentava dei piccoli buchi, come se fosse stata forata da degli artigli ricurvi.
Quella scia sanguinolenta portava ad un’enorme pozza di sangue.
Qualcosa luccicava in essa.
 
CONTINUED...