Salve!
non so voi ma mi sembra di aver pubblicato ieri il capitolo , invece eccomi qui con il prossimo capitolo
COme vedete commento prima e c'è un motivo. questo capitolo non mi è mai piaciuto più di tanto, soprattutto per quello che dice Hermione (poi capirete) in quanto lo trovo esagerato e clichè, però questa storia ho inizato a sciverla circa un anno fa e se avessi cambiato questo capitolo avrei dovuto rivisionare tutto, perciò perdonatemi se non vi piacerà il capitolo, e vi capirò se non vorrete più seguire la storia ç.ç
PS: la settimana prossima non aggiornerò giovedì ma forse domenica
Kisses
Arty <3
Pov Hermione
Mi sento malissimo, ho la testo dolorante lo stomaco in subbuglio e la schiena a pezzi. Mi guardo in torno ma non riesco a capire dove sono. Continuo a sforzarmi di ricordare ma nulla l’oblio totale. Continuo a osservare la stanza finché non scorgo Harry seduto su una poltrona con il pigiama , gli occhiali storti e il mento appoggiato sulla mano. Mi fa quasi tenerezza . sto per alzarmi quando sento una voce
“Harry dove sei finito, si può sapere ?”
Appena Ginny spunta in salotto e mi vede la sua espressione si blocca in un misto tra lo stupito e l’arrabbiato. È perfettamente immobile neanche avessero fermato il tempo, poi vedo che il suo sguardo si sposta più in basso rispetto al mio visto e solo allora mi accorgo di indossare un mini abito rosso che in questo momento mi lascia scoperto parte del reggiseno. Cerco di sistemarmi meglio che posso e poi risollevo lo sguardo
“Herm che ci fai qui?” bella domanda ma sinceramente non so rispondere
“Io… io…”
“Si è ubriacata e Malfrett l’ha portata da noi perché non sapeva dove fosse casa sua” non mi ero accorta che Harry si fosse svegliato
“ah bene, quindi mentre noi cerchiamo di avere contatti con te tu ti vai a ubriacare e te la fai con il Furetto?” ora Ginny è infuriata
“cercare di avere contatti ? e come ? telepaticamente ?perché io non ho ricevuto proprio niente, quindi non incolpare me”
“ma è da giorni che ti mando lettere in attesa di una tua risposta”
“Be’ a quanto pare o il tuo gufo a qualche problema di orientamento o qualcuno ci impedisce di comunicare” poi lo vedo , quel movimento che rende Harry un colpevole, lo fa ogni volta che sa di aver fatto qualcosa di sbagliato. La rabbia sottomette la ragione
“tu…” punto il dito contro Harry” sei tu che dirottavi i gufi, perché? Hai paura che convinca Ginny a mollarti? O non mi ritieni più degna di stare in vostra compagnia? Sai cosa ho passato in attesa di una minima comunicazione? Sono rimasta per giorni su un letto a fissare il soffitto. Ti sembra una cosa normale?”
“Herm … io avevo bisogno ancora di tempo, sei come una sorella per me e rivederti dopo dieci anni mi ha schioccato. avevo bisogno di pensare”
“E che ti costava mandarmi qualche segnale? Hai visto che fine ho fatto, ubriaca marcia svenuta tra le braccia del mio ex-peggior nemico. Ma va bene prenditi tutto il tempo che vuoi tanto sai dove trovarmi.” Il mal di testa è aumentato faccio per alzarmi ma le ginocchia mi cedono. Harry mi aiuta a risedermi sul divano.
“Herm ti accompagno di sopra, ti preparo una tisana e parliamo un po’ .ok?” la voce di Ginny è delicata. Sa che sono distrutta dentro e che ho bisogno di parlare con qualcuno quindi annuisco. Mi rialzo in piedi e sta volta non cado ma faccio fatica a mantenere l’equilibrio, così Harry mi porta in braccio nella loro stanza. Mi adagia sul letto e mi rimbocca le coperte. Prima che se ne vada gli lascio un piccolo bacio sulla guancia e sussurro un grazie. Poco dopo entra Ginny con una tazza di tisana bollente in mano: menta e limone solo lei sa quanto mi piace. La osservo meglio, in questi ultimi dieci anni è cresciuta in altezza , il seno si è fatto più abbondante e le sue curve più morbide, è sempre stata una ragazza bellissima ed ora lo è ancor di più. Si siede accanto a me e per un po’ ci fissiamo negli occhi. Poi decido che è il momento di parlare e così incomincio a raccontare il mio viaggio…
ho passato due giorni a vagare senza meta nelle campagne fuori Londra per poi ritornare a casa per prendere le mie cose. Feci in tutta fretta la valigia nascosi la bacchetta e uscii. Chiamai un taxi che mi portò all’aeroporto e da li presi il primo volo che era disponibile. Mi ritrovai così a vagare per New York senza un posto in cui andare o dove mangiare. I soldi che avevo non erano moltissimi ma mi bastarono per mantenermi per un mese. Iniziai così una vita di vagabondaggio per le vie di New York , ogni giorno controllavo gli annunci dei lavori disponibili ma non trovavo niente finché non lessi di un bar di spogliarelliste che stava cercando una cameriera” a Ginny scappa un gemito che soffoca con la mano “ ci pensai per giorni e notti finché capii che era l’unica soluzione possibile. Non fu un periodo facile sentivo il mio orgoglio sporco, non ero fiera di ciò che facevo ma almeno mi dava un posto dove vivere . passarono mesi , poi un anno e allora decisi di iscrivermi ad un università perché se volevo andarmene da quel locale mi serviva qualcosa che mi permettesse di trovare un altro lavoro. I corsi erano al mattino quindi riuscivo a organizzarmi la giornata tranquillamente. Feci nuove conoscenze, mi inserii in un gruppo d studio , insomma la mia vita stava riacquistando la sua serenità o almeno la vita in cui ero una giovane ragazza spensierata perché sapevo che dovevo tornare al bordello se volevo mantenermi . poi una sera ero appena uscita dal locale quando la mia compagna di banco all’università mi vide . cercai di sfuggirle ma lei mi bloccò e mi fece confessare tutto. Alla fine aveva le lacrime agli occhi e decise di portarmi a casa sua. Proveniva da una famiglia benestante quindi non avrebbe avuto problemi per ospitarmi. I suoi genitori dopo aver ascoltato la mia storia un bel po’ modificata da Cristina mi accolsero in casa loro e lì passai il resto dei dieci anni . avevo abbandonato il locale, avevo conseguito una laurea in medicina babbana , avevo trovato una casa , una sorella, ma soprattutto una famiglia con cui stare. Poi una settimana fa circa li ho ringraziati , li ho salutati e ho preso un aereo per tornare qui. E ora eccomi seduta davanti a te a raccontarti la mia misera vita da idiota” concludo la storia con le lacrime agli occhi, il solo raccontarla mi riporta al senso di vergogna che per i primi anni accompagnò il mio soggiorno newyorkese. chiudo un attimo gli occhi e poi sento due braccia stringermi da dietro
“Mi dispiace Herm” ma non è la voce di Ginny è quella di Harry . mi godo quell’abbraccio che tanto mi è mancato prima di essere travolta dalla mia amica che in lacrime mi accusa di essere una stupida
“perché non me lo hai detto Herm? Perché ti sei presa tutte le colpe ? certo tu non dovevi andartene di punto in bianco ma potevamo parlarne con Ron , con mamma con chiunque tu volessi. O almeno potevamo rimanere in contatto. Sei una stupida idiota imbecille senza cervello…”
“ehi ora non esagerare” le dico tirandole un pugno sul braccio. Stiamo ancora ridendo quando sento una porte sbattere
“Harry dove sei? Perché non sei venuto al lavoro? C’è qualcuno in casa?” sbianco . è la sua voce
“Ron …” sussurro e vedo Ginny annuire
“Herm vado giù io gli dico che Harry ha un raffreddore e che oggi non va al lavoro”
Sento Ginny scendere le scale e parlare con Ron ma le uniche parole che riceve in risposta sono
“No Ginny devo vederlo a costo di morire” e i passi di Ron salire le scale . vengo percossa da un brivido prima che la porta si spalanchi e mi permetta di vedere Ron nella sua uniforme da auror
“Mione… Mione… che ci fa lei qui ?” sta guardando Harry .
“Ron ascolta…” ma Harry non ha il tempo di finire che mi ritrovo per terra colpita da uno schiantesimo. Ho la vista un po’ offuscata ma vedo Harry trattenere Ron per le braccia che cerca di liberarsi prima di chiudere gli occhi per dormire un po’.