Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: tiny_little_bee    19/02/2015    0 recensioni
Cleopatra, la regina delle piramidi, non è affatto morta nella battaglia di Azio... è rimasta viva per ben duemila anni grazie ad un demone che aveva accolto, inconsapevolmente dentro di lei. Ma, se da un lato la vita eterna offre degli indubbi vantaggi, ci sono aspetti che non vorreste mai affrontare... come ad esempio il dover sacrificare un innocente per ogni mese di vita che ha ricevuto in dono. Non per sua scelta, Cleopatra è obbligata a uccidere delle persone innocenti per mantenersi in vita, ma purtroppo non c'è via di scampo a quest'orribile tortura, che durerà in eterno... o forse sì?
Genere: Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La battaglia di Azio conseguì il risultato previsto. Lei finse di morire con la sua flotta, lanciandosi in una follia fatta di serpenti velenosi, rimpianti e una dichiarazione d’amore sussurrata al vento. Così la storia l’avrebbe ricordata per sempre: la donna che aveva preferito suicidarsi che sopportare l’idea della sconfitta, sua e del suo amato. Ci faceva una misera figura, è vero, ma così, le aveva mostrato Pericle, sarebbe dovuta andare e lei aveva accomodato il destino. Di nuovo la notte l’abbracciava stretta sulla costa sabbiosa del Golfo, il vento leggero che le sfiorava la pelle dotata di nuova sensibilità, gli abiti che frusciavano nella brezza e creavano ombre semoventi sulla sabbia morbida. Doveva sparire da quei luoghi, così familiari, così amati. Avrebbe potuto fuggire con Pericle, accompagnarlo nel suo viaggio immortale. Gli avrebbe offerto una vicinanza che non avrebbe mai potuto avere con un’altra persona, una persona estranea ai patti con il Signore, una vicinanza che l’avrebbe aiutato a sopportare l’eternità. Avrebbe potuto anche sfruttare la sua conoscenza e saggezza e imparare qualche trucco per riuscire a sopravvivere. Sarebbe stata dura. Lo sapeva. Lo capiva. Pensando e ripensando a ciò che avrebbe dovuto fare per riuscire a resistere, un brivido la scosse. Un’anima ogni mese, quello era ciò che il patto prevedeva. Non riusciva a figurarsi quante persone le avrebbero permesso di vivere, ovviamente non di loro spontanea volontà. Non voleva continuare a vivere, sapendo che migliaia di persone sarebbero morte per salvarla, avrebbe preferito suicidarsi. Non che avesse molta scelta. In un modo o nell’altro il Signore della Morte avrebbe trovato il modo di avere quelle persone, e, avendola già salvata una volta, le avrebbe impedito di morire, per lo meno dopo aver stipulato il patto. Se si fosse rifiutata di pagargli il giusto tributo, avrebbe preso il controllo della sua mente e l’avrebbe portata ad uccidere chiunque senza limiti, perché questo era ciò che desiderava. Perché lo desiderasse, Cleopatra non ne aveva idea, ma sentiva la sua sete dentro il petto, martellante, insistente, imperitura. Come avrebbe fatto a sopportarla per l’eternità? Doveva uccidere un uomo per ogni mese di vita che le era donato; in caso contrario, a causa sua molti altri innocenti avrebbero rifocillato il Signore della Morte, e questo non poteva proprio permetterlo. Proprio quella notte lei avrebbe dovuto uccidere la sua prima vittima per il Signore della Morte. Non sapeva chi fosse quel Signore. Non ne aveva visto il volto. Non ne aveva sentito la voce. Non sapeva nemmeno se dovesse chiamarlo Signore della Morte, o preferisse un altro appellativo. Eppure, sapeva che esisteva per quella fame, quel fremito animale che le agitava gli intestini e le faceva battere fortissimo il cuore. E poi, il Signore le aveva mostrato il suo destino, il futuro, la verità, tutto ciò che aveva bisogno di sapere per accettare i suoi accordi. Dunque, doveva esistere. Quella notte, quella oscura, tenebrosa notte, Pericle la istruì su cosa fare per adempiere al suo obbligo. -È semplice- iniziò –ma non devi assolutamente sbagliare. Avrai una sola possibilità per volta, e se non riesci ad uccidere la tua vittima e bere tutto il sangue che gli scorre nelle vene, il signore sarà ancora più affamato di prima. È come una clausola del contratto: o lo fai bene, o lui prende in mano la situazione e lo fa al posto tuo. E tu potresti anche credere che sia una buona cosa, ma, fidati, non lo è- parlava fissando il cielo terso, di un blu talmente cupo che le stelle parevano affogare nella sua infinita oscurità. Quelle stelle… quelle stelle che prima credeva dotate di vita si erano rivelate soltanto oggetti. Materia. Nulla di più. Ammassi di gas evanescenti che morivano dopo millenni esplodendo e, se erano abbastanza grandi, formavano anche dei buchi neri, giusto per portare all’inferno qualche altro corpo celeste. Come sapeva tutto ciò? Il Signore della Notte gliel’aveva mostrato. In un solo momento, tutto ciò in cui aveva creduto era crollato, proprio come un castello di sabbia costruito troppo in prossimità della riva. Era stato demolito da un semplice alito di morte. Che tristezza gli aveva infuso tutta quella conoscenza! I filosofi si arrovellavano il cervello tentando di comprendere il principio primo del mondo, il suo fondamento, il motivo dell’esistenza, e credevano anche di poterci arrivare. E, chi credeva di aver trovato la verità era in estasi di fronte la sua perfezione. Che sciocchi che erano! Non sarebbero mai arrivati a comprendere tutte quelle formule matematiche che descrivevano la realtà, con la mentalità che avevano. Erano ancora troppo inetti, stupidi per poter comprendere ciò che era davvero la verità. Credevano che conoscerla li avrebbe portati alla felicità, ma lui non era affatto felice. Era afflitto. Sconsolato. Triste per ciò che avrebbe dovuto evitare, ma verso cui si era gettato a capofitto. Avrebbe dovuto dire no alle lusinghe di una vita eterna. La vita eterna era solo per gli dei. E lui non era affatto un dio. Aveva portato alla morte migliaia di ateniesi innocenti, per quanto lo odiassero e, a quel tempo, lui riteneva meritassero una lezione. Osservava il cielo mentre continuava a parlare con la regina. Era di una bellezza rara, ipnotica, così perfetta che la Venere di Milo sembrava una Sibilla. Dopo tanto tempo in solitudine, si sentiva troppo esposto a parlare con lei, con quegli occhi neri che lo scrutavano e lo studiavano indagatori, rapiti dal suo modo di esprimersi, così autoritario e schietto. Era sempre stato un suo pregio, la fine oratoria. Lo sapevano tutti. Ma evidentemente, a lei faceva un effetto particolare ascoltarlo. Di tanto in tanto scostava lo sguardo, distratta da questo o quel movimento nella sabbia. I sensi all’erta non le permettevano di focalizzare l’attenzione su un solo particolare alla volta. -Adesso c’è una piccola parte di Signore della Morte che risiede in te. Questa piccola parte tenterà in tutti i modi di prendere il sopravvento sul tuo senno, ma tu non dovrai permetterglielo. Una volta che hai lasciato le redini a lui, non c’è modo di tornare indietro. Devi bere il sangue delle tue vittime perché è con quello che lui ti lascia vivere. Deve riuscire ad alimentare il tuo paradosso con un’energia che tu da sola non puoi fornirgli.- scostò lo sguardo dall’infinito firmamento per fissarlo in quegli invitanti occhi a mandorla che lo ammiravano assorti- ciò che è davvero importante è non versare una sola goccia di sangue. Devi sempre avere la situazione sotto controllo, devi avere un piano di riserva nel caso la tua vittima riuscisse a scappare. In quel caso dovrai ucciderla e basta, in qualsiasi maniera, non importa. Dovrai neutralizzare la minaccia e tornare a cacciare. Non avevano acceso un fuoco per non attirare l’attenzione del villaggio distante pochi metri. Era lì che si sarebbero cimentati nella caccia. Era una di loro, la prossima vittima. Cleopatra sentiva i muscoli tesi come corde di una lira, sentiva il ventre agitarsi nell’ansia di non potercela fare, nella paura di uccidere qualcuno per la prima volta, nella speranza che tutto andasse bene e… e nell’inquietudine di iniziare la caccia. Era quella la parte più eccitante. Soprattutto quando iniziavano a correre. A quel punto era davvero il massimo. Percepiva la differenza tra ciò che provava lei e ciò che provava il demone dentro di lei. Sapeva distinguere le due sensazioni, ma non poteva rimuginare troppo sulla parte demoniaca del suo spirito, perché ogni volta che lo faceva, la sorpresa e l’incredulità per l’intensità di quei sentimenti la sopraffaceva, e non le permetteva di respirare. -Ci sono indubbi vantaggi nell’essere gli incubatori di un demone simile. Col tempo, il tuo corpo acquisterà forza, agilità, e abilità che potrebbero risultare soprannaturali ma che sono dovute all’energia delle anime che hai sacrificato. Loro vivranno in te, dopo che ne avrai bevuto il sangue, e a quel punto avrai un pizzico di forza in più. Sommando tutte le anime che prenderai, diventerai praticamente imbattibile, per un uomo qualsiasi. Sarai un essere umano migliorato. Continuò a descriverle i pregi e i difetti di quel patto, rivelandoglieli tutti. Doveva sapere a cosa sarebbe andata in contro. Doveva conoscere ciò che sarebbe diventata. Doveva imparare a trattare con la bestia che le si agitava dentro. Quasi non aveva voglia di finire quel discorso. Avrebbe voluto continuare all’infinito a raccontarle i minimi particolari di quella vita maledetta, per evitarle la sua prima vittima. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo, ma in quel momento non si sentiva di portarla a sacrificare un innocente. Eppure, quelli erano gli ordini. Sentiva il Signore sussurrarglieli nella mente. Sì alzò in piedi, eretto in tutta la sua altezza, sulla sabbia morbida e le porse una mano per aiutarla a raggiungerlo. -Il metodo più efficace è fargli perdere conoscenza, poi con un coltello bucargli un’arteria principale e iniziare a bere. Il sapore del sangue è metallico, e può darsi che all’inizio non ti piacerà, ma dovrai reprimere le tue sensazioni per pochi minuti e continuare a nutrirti. L’unica cosa a cui devi pensare è che lui deve avere quel sangue e fornirglielo eviterà stragi, perché, se non ingoierai anche la più piccola goccia di sangue dalla tua vittima, lui prenderà il controllo del tuo corpo e tu sarai sua schiava per sempre. E questo non deve accadere. -Me l’hai già detto questo- gli fece notare fissando gli occhi neri nei suoi. Si strinse le vesti di lino al corpo, sentendo la brezza levarsi piano.-Andiamo- gli disse con un filo di voce, un brivido che le correva su per la schiena. Si avvicinarono all’insediamento con passo felino, facendo cura a non rivelare la loro presenza. Cleopatra puntò sulla prima tenda del villaggio: era piccola, forse c’erano solo un uomo e una donna dentro. Non poteva dirlo con certezza. Magari era perfino vuota. Pericle le fece cenno di fermarsi e ascoltare: voleva mostrarle cosa poteva fare sfruttando le capacità spirituali del demone che ora risiedeva dentro di lei. Si concentrò sui rumori della notte, scartando tutti quelli noti, considerando solamente quelli più flebili. Dopo un’analisi attenta, sentì il lieve sospiro di un uomo addormentato. Non sapeva perché fosse così sicura che si trattasse di un uomo, ma ne era certa. Ondeggiò il capo in cenno d’assenso verso il suo compagno di caccia, poi puntò di nuovo verso la tenda. Un lembo della pelle che fungeva da porta era scostato per far entrare l’aria fresca del mare. Tentando di non fare il minimo rumore, l’aprì del tutto, consapevole del fastidioso fruscio dei suoi vestiti. Probabilmente non facevano un gran rumore, in senso assoluto, ma per il suo udito nuovamente nato, erano di disturbo per la sua caccia, la distraevano. Si avvicinò, trattenendo perfino il respiro, verso l’uomo steso prono in un ammasso di pelli gettate alla rinfusa sulla sabbia. La sua pelle recepiva varie ed inutili informazioni su quell’ambiente che la stimolavano in maniera esagerata, i suoi occhi erano capaci di distinguere perfino gli oggetti che si trovavano nell’ombra, riusciva a sentire il profumo di olio e lo sgradevole odore di sudore che impregnava quel corpo addormentato in un angolo della tenda, esageratamente grande per un solo uomo. Adocchiò, con la sua ampliata vista periferica, uno stiletto infilato accuratamente nella sua fodera vicino il corpo. Ripensò a ciò che Pericle le aveva detto. Prima lo stordisci, poi lo uccidi. Ma non sapeva come stordirlo. In un certo senso lo era già, quindi non riusciva a capire come riuscire nel suo intento. Rifletté un momento, poi decise che non l’avrebbe stordito. Con un po’ di fortuna, non si sarebbe svegliato. Si chinò su di lui, tirandolo per una spalla, facendogli esporre meglio il collo. Gli si avvicinò con cautela, ponderando lo stadio del sonno in cui si trovava. Sembrava sognare, quindi, fortunatamente, era improbabile che si svegliasse. Operò comunque con grande cautela cautela: poggiò le labbra con delicatezza sulla sua pelle, per tastare i vari vasi sanguigni. Grazie al Signore della Morte, sapeva che di lì passava il più trafficato incrocio del sangue. Continuò a cercare il punto perfetto per il colpo micidiale. Intanto, immaginava cosa potesse sognare, in quel momento, quel povero mal capitato. Si scostò piano dal suo collo per guardarlo un’ultima volta in faccia. Non l’avrebbe mai dimenticato, quello sconosciuto. La sua prima vittima. Sentiva che il demone dentro di lei si agitava nella smania di possedere il sangue di quella persona innocente, e quasi non riusciva a tenerlo sotto controllo. Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma alla fine tornò a studiare quel collo, in quel momento così appetitoso. Non riusciva a credere che potesse desiderare ucciderlo così voracemente, ma, d’altronde, sapeva che era il Signore a volerlo. Avvicinò la punta dello stiletto gemmato al punto in cui sentiva fremere il vaso sanguigno, poi applicò una tenue pressione e osservò il sangue sgorgare piano da quel punto. Sentendo l’odore di quella fiumana sanguigna, calda e rossa, non riuscì a trattenersi. Posò le labbra con violenza sul piccolo buco, sentendosi sempre più affamata ad ogni goccia di liquido che le bagnava la lingua. Comprendeva solo ora cosa intendesse Pericle: quella fame non veniva da lei, ma da quel demone che le si agitava dentro, eppure quella sensazione la confondeva. Era così forte che tentava di rompere le sue catene, e quasi ci riuscì, per una frazione di secondo sembrò prendere il sopravvento. Ma aveva sottovalutato la forza della regina. Era consapevole che non doveva permettergli di avere il controllo, e non gliel’avrebbe assolutamente concesso. Quel demone aveva davvero potere solo se lei glielo riconosceva. Sentiva il flusso di sangue rallentare, col tempo. In pochi minuti era tutto finito, con suo grande sollievo. Sentì il corpo pesante, senza anima, che stava stringendo forte tra le braccia per la foga con cui la sete l’aveva presa, vide il volto pallido di quell’uomo che non era più una persona viva oramai. Si sentì sprofondare nella tristezza, realizzando davvero, per la prima volta, cosa aveva fatto. Sentì delle mani calde afferrarle le spalle. Si voltò col viso rigato dalle lacrime. Aveva ucciso un uomo. Non si era mai sentita così in colpa, così piena di vergogna, e allo stesso tempo così soddisfatta, ed era proprio questa sensazione a suscitare in lei il senso di colpa, molto più dell’azione che aveva compiuto. Pericle la scortò via da quella tenda, spronandola a correre forte, lontano da quel luogo, da quel villaggio, da quella riva. Si fermarono solo quando furono abbastanza lontani da quella fonte di rimpianti e rancori. Cleopatra guardò Pericle negli occhi, comprendendo che lui capiva come si sentiva. Lui sapeva com’era uccidere qualcuno. Lui sapeva cosa voleva dire fare i conti con la bestia che le si agitava nel petto. §§§§§ Salve a tutti, vi parla l'autrice! Vorrei scusarmi per la formattazione del testo, purtroppo sto avendo alcuni problemi con il sito... a parte questo piccolo disguido, spero vi piaccia questo capitolo! Buona lettura :) tiny_little_bee
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: tiny_little_bee