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Autore: Barks    19/02/2015    2 recensioni
Alice came to a fork in the road.
'Which road do I take?' she asked.
'Where do you want to go?' responded the Cheshire Cat.
'I don't know,' Alice answered.
'Then,' said the Cat, 'it doesn't matter'
Genere: Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Alice
II

once upon a time there was a dark ghost

 



“ Alice, sei tu?” fece la Leitner, sistemandosi gli occhiali. Attraverso le due spesse lenti le pareva di vedere la sua impiegata, poi smentita dal diverso e piuttosto insolito color di capelli.
“ Oh, scusi, mi sono confusa, Alice è castana” si corresse la donna, continuando a salire le scale “ ma prego, continui pure e non si faccia problemi, signorina…?”
“ Smith” la incalzò Alice, sforzandosi di rendere la sua voce diversa dal solito  “ ahem… Lucy Smith”.
“ Molto bene signora Smith, ma la prego, non si faccia scrupolo a chiedere. Voleva per caso visitare la sezione ‘Giornali e Stampe’ del museo?” concluse la signora indicando un cartello che sovrastava l’entrata del terzo piano.
“ Ahem… certo! Proprio quello! Vorrei sapere di…” la bionda si mise a guardarsi a attorno, il suo sguardo scivolava lungo i polverosi e vecchi scaffali della libreria senza un’idea “ 1926, si, vorrei sapere di più sul 1926”.
“ Come mai, se mi è concesso?”
“ Mi incuriosisce molto un evento, del quale purtroppo so poco. Una festa, molto grande, della casa più ricca della città…”
“ Ah, ho capito, vuole sapere dei Dodgson, mi sbaglio? Vede signorina, quella fu una bellissima festa sul vaporetto più bello che Canalipoli abbia mai visto” mentre parlava il suo sguardo si perdeva nel vuoto, quasi ad immaginarsi davanti la scena “ perché le interessa così tanto?”
“ Ah, pura curiosità. Comunque ecco” fece estraendo un intero cassetto, sul quale si era posato un cospicuo strato di polvere che la donna non esitò a soffiare via “ qua dovrebbe trovare tutto riguardo l’evento, avvenuto la sera del 27 Agosto 1926, e dell’incidente”.
“ Incidente?” le fece eco la ragazza raccogliendo dalle mani della donna i giornali “ quale incidente?”.
“ Vede signorina, poco prima che la nave attraccasse ci fu un esplosione interna che si espanse a tutti i locali, e purtroppo nessuno si salvò… Ma non si faccia prendere troppo, si goda piuttosto il tuffo nel passato!”.

 
* * *

“… in questa foto possiamo notare i signori…”
Alice si passò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Sfogliò la pagina con noia, quei pochi minuti passati dal momento nel quale si era decisa a leggere quel giornale le parevano un’eternità, così decise di alzarsi e curiosare nel piano. Non le era concesso, durante il lavoro, girovagare nei piani ai quali non era stata assegnata, così colse l’occasione in quel momento, senza qualcosa di preciso tra le mani.
Prese a camminare lungo le pareti, rasente gli scaffali, osservando ogni singolo libro. Vedere la biblioteca da quell’ottica, da semplice turista, sembrava rilassarla, ma non sarebbe durato a lungo.
Cosa hai fatto, Alice?
Una voce grave e roca rimbombò all’improvviso, mozzando il fiato alla ragazza.
Cosa hai fatto, Alice?
La voce non accennava a smettere, ed anzi si fece più forte.
“ Ancora tu?” urlò lei correndo trafilata verso la porta, ma fu anticipata e qualcosa chiuse le due pesanti ante prima che essa ne varcasse la soglia.
Le pareti presero a tremare, una luce violastra tutt’attorno, e poi il buio.

 
* * *
 
“ Ben svegliata, ragazza mia”.
Quando la bionda alzò gli occhi vide l’imponente figura del Pokémon Neropesto stagliarsi a pochi metri da lei. Alice era immersa nel buio, della luce non c’era l’ombra.
“ Cosa mi hai fatto?!” gli urlò lei “ fammi tornare a casa!”.
“ Non così in fretta. Voglio prima mostrarti una cosa, che ritengo piuttosto importante, questo” concluse, aprendo gli arti a mostrarle l’infinita distesa di nero pece “  ora, cara Alice, ti trovi nel mondo degli incubi, del quale io sono il re. Posso vedere i tuoi incubi più profondi e reconditi, e manifestarli alla luce del sole!” una risata agghiacciante risuonò nel buio.
“ E come mai ti fa così ridere?” lo incalzò lei sforzandosi di avere un tono pacato “ ti basta così poco per divertirti?”.
“ Oh no, solo adesso arriva il bello” ribatté “ il bello sei tu. Tu, e la tua ricchezza interiore che non riesce a provare paure più profonde di questo!” alzò l’arto destro, ed una luce violacea investì la ragazza.
Apriti gli occhi, la prima cosa che vide furono due mani segnate dalla vecchiaia, una distesa di erba aperta la circondava.
Un urlo le morì in bocca.
Tentò di alzarsi, ma subito ricadde a terra, le gambe che non la sorreggevano.
Si trascinò più avanti, sino ad un laghetto, dove vide specchiarsi un viso vecchio e raggrinzito, pallido e malato. Il riflesso si deformò, in una serie di cerchi concentrici che mano a mano si allontanavano da lei.
“ Cosa mi hai fatto!” pianse, alzando la testa al cielo, un cielo grigio e violaceo.
“ Non te ne sei accorta? Questo è il tuo incubo, la tua paura più remota, la vecchiaia. Perderesti tutto ciò che hai, quel poco che hai, diventeresti brutta. Ma una cosa te la concedo” e finì, illuminandole i capelli. Una volta che la luce era cessata, i suoi capelli da bianchi e secchi presero un acceso biondo.
“ É questo il tuo modo di divertirti? Torturare le persone?”
“ Torturare? Io ti sto semplicemente mostrando te stessa, una ragazza stupida e povera che non riuscirebbe a combinare mai nulla di buono! Sei tu, nessun altro”.
Lo scenario cambiò ancora, ritornando allo buio e tetro inizio. 
Ora era tornata normale, giovane, bella.
“ Questo è quello che ti accadrà, e non hai via di scampo”.
La ragazza prese in mano il suo telefono, e stremata si distese nell’ombra. Accedette alla sezione delle foto, e le sfogliò cercando un’immagine che le ricordasse il suo viso, i suoi capelli, che le ricordasse se stessa, ma non trovò che il vuoto.
Non c’era nulla, nessuna sua foto, e a dire il vero le foto erano veramente poche, ma qualcosa c’era.
Neanche la stessa Locanda del Marinaio può coesistere più volte nello stesso momento temporale, anche solo nei sogni delle persone, succederebbe l’immaginabile
L’impossibile.
Sorrise, leggermente, e strinse il suo smartphone nella mano vittoriosa.
“ E se facessimo uno scambio?” la sua voce ruppe il silenzio che si era andato a creare.
L’espressione del Pokémon Neropesto si fece divertita “ Non sei nella posizione adatta”.
Alice gli sventolò il cellulare in mano, lo sguardo chino ad evitare un possibile incrocio d’occhi. 
“ Cosa succederebbe se, cosa so, qualche centinaio di persone vedessero la foto della locanda, nello stesso momento?” fece con arroganza, convinta di aver sotto scacco il nemico.
“ Nulla, stupida mortale. Pensavi che fosse così facile?”.
“ Veramente sì, ma penso di averla arrangiata altrettanto bene” lo incalzò lei “ e cosa succederebbe se la gente, poco prima di andare a dormire, controllasse il proprio Facebook e si accorgesse che ho postato una nuova foto?” ora alzò lo sguardo, e prese a fissare l’altro.
“ Non scomodarti a rispondere: la guarderebbe. Guarderebbe la foto, e magari, aiutati da qualche frase sotto l’immagine, qualcosa come “In diretta dallo chalet migliore di Nevepoli!”? Rispondo ancora: lo sognerebbe. Sognerebbe esattamente ciò che si dice un sogno, uno chalet fantastico, e cosa meglio per prendere spunto di una mia foto?” una volta finito il discorso, Darkrai capì subito dove voleva andare a parare, cercando di nascondere lo stupore.
“ Stupida—
“ E adesso viene lo scambio. Io rimuovo la foto, tale da contenere i danni che potrebbe arrecarti, e tu mi spedisci in una destinazione, nel tempo e nello spazio, a mia scelta, senza che tu ne sia a conoscenza” fece una pausa, non capacitandosi di come ci fosse arrivata “ abbiamo un patto?”.
“ Non scendo a patti con una mortale” fu la sua risposta secca “ quanta probabilità c’è che le persone guardino proprio il tuo profilo? Nullo”.
“ Come sono sbadata!” fece, colpendosi leggermente il mento con il palmo della mano “ mi sono dimenticata di dirti che l’hanno già commentata ben 517 persone. Sono proprio bion—
Il leggendario si libero in un urlo fragoroso, i suoi occhi infiammati dall’odio.
“ Non è vero. Stai mentendo, stupida mortale!”.
“ Controlla pure, se vuoi. Forza, prova”.
Non ce ne fu bisogno.
Darkrai ebbe un sussulto, e subito si accorse che qualcosa non stava andando per il verso giusto. La Locanda aveva perso la sua posizione, troppe menti ne erano in contatto e sicuramente avrebbe collassato. 
Lo sguardo del Pokémon Neropesto si posò sulla ragazza, facendo comparire tra le mani una schedina arancio “ Ecco. Questo è ciò che ti offro”.
“ Anzi, dai, facciamo che me ne dai tre e la finiamo qua, no? Andata e ritorno, ovviamente” continuò la bionda, con il solo intento di irritarlo maggiormente “ forza, e considerala come una banalità in confronto a ciò che ti sto offrendo io”.
Nella mano del Pokémon comparvero altre due schedine, simili all’altra “ Possiamo considerare il nostro accordo concluso?” fece con arroganza l’altro “ non ti conviene giocare col fuoco”.
“ Alice.moody@pokmail.com, password 3317985” e detto ciò l’intera area circostante si dissolse in una nube di fumo, ritrovandosi seduta sulla scomoda sedia di prima, al suo lato le sue schedine, con molta sorpresa.

 
* * *

27 Agosto 1926 recava la schedina del leggendario, stretta nella mano della ragazza.
Alice, dal canto suo, non riusciva a crederci. Quello di fronte a lei era un autentico vaporetto. Un vaporetto risalente a quasi un secolo prima rispetto al suo tempo, proprio lì, davanti ai suoi occhi. Portò lo sguardo ai lati, notando come ogni persona che passava la guardasse con stupore e disgusto per il suo abbigliamento.
Decise di entrare il prima possibile alla festa, dove avrebbe trovato sicuramente un vestiario migliore da indossare.
“ Buonasera, io sarei Al—
“ Possiede un invito?” la interruppe bruscamente l’uomo all’entrata “ non si entra senza invito”.
Alice provò a giustificarsi, ma tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un confuso balbettio, cosa che fece irritare non poco il suo interlocutore.
Facendo per tornare indietro, il suo braccio venne afferrato bruscamente e trascinato dentro, un ragazzo dai capelli scuri l’unica cosa che vide.
“ La ragazza è con me” fece la voce, e tutto fu così breve che subito dopo la bionda si ritrovò nella festa, ipnotizzata, mentre un ragazzo la scuoteva leggermente.
“ Senti, patti chiari amicizia lunga. Tu ti sei imbucata alla festa, io sono entrato con una ragazza, vedi di non fare casini ma sopratutto rimani in questa zona in caso di emergenza. Capito?” ma Alice era ancora scossa.
Il ragazzo, capelli corvini portati corti, occhi marrone scuro e carnagione chiara, la stava fissando intensamente in attesa di una risposta, sapendo già dentro di sé che aveva fatto solo male a portarla dentro.
“ Non… non mi sono imbucata la festa!” sbottò di colpo lei risvegliatasi dalla trance “ Io—
Il ragazzo la osservò attentamente, non capacitandosi di come una persona normale avesse potuto vestire così strano “ Faresti meglio a cambiarti, sembri troppo eccentrica così”.
Non ebbe l’occasione di rispondere che il ragazzo si era già confuso con la massa.
La bionda decise di dare un’occhiata alla festa, ma capì che, pur di evitare anacronismi inutili, avrebbe fatto meglio ad allontanarsi dal cuore della festa per curiosare attorno.
Attraversò un piccolo spazio che separava il salone da un lungo corridoio, una saletta circolare nella quale erano appese foto di aerei e persone in tuta da aviatore, probabilmente di una regione lontana data il nome della città sul bordo della cornice, Poggiovento. Si spinse più lontano, attraversò un corridoio piuttosto ampio, alla sua destra una finestrata che collegava gli estremi del corridoio, alla sua sinistra camere private. 
Quando la luce riusciva ad infilarsi attraverso qualche fessura della porta, riusciva a scorgere i quadri e le foto appese al muro, dove si ripeteva molto spesso il tema dell’aviazione. 
“Dev’essere una fanatico degli aerei il padrone”.
Durante il suo percorso, illuminata dalla luce esterna, notò una bellissima porta in legno che solitaria si trovava nell’incrocio fra due corridoi. Una soave musica la attraversava, un profumo dolce ne proveniva ed inebriava tutto attorno, sembrava disegnato per essere il paradiso.
Alice avvicinò la mano al pomello facendo per entrare quando vide improvvisamente il pavimento rischiararsi, ed emanare una luce calda e bluacea. Emerse poco dopo una fiamma di piccole dimensioni, che però parse non intaccare il tappeto, ed anzi si dileguò nell’oscurità del corridoio. La bionda decise di rincorrerla rinunciando al mistero della sala, svoltando un paio di volte alla ricerca del fuoco ma nulla, sembrava esser scomparso nel nulla.
Avanzò un passo ed ebbe un improvviso mancamento, così allungò il braccio verso una sedia che faceva angolo e la trascinò a sé, gettandosi sopra.

 
* * *

La bionda sedeva ad un tavolo di cristallo, la piccola sala decorata con una tappezzeria verde salvia a motivi araldici. Alla sua destra una tazza fumante di the, dove galleggiavano delle erbe e dei petali quasi macerati. 
Davanti a lei una sedia vuota, ed una tazza da the vuota anch’essa.
Inclinò la testa.
“ Ancora questi giochetti? Speravo ti fossi arreso” fece in tono canzonatorio, un sorriso piuttosto evidente sulle sue labbra “ eh darky? Perché posso chiamarti così, vero?”.
“ Darkrai è un nome al quale mi hanno associato gli umani, puoi anche chiamarmi sguattero per quello che mi interessa” rispose una voce materializzandosi in un ragazzo sulla trentina, capelli scuri ed occhi marroni.
“ E quindi il ragazzo misterioso eri tu?” chiese riconoscendo in Darkrai il ragazzo che l’aveva accompagnata all’interno “ che tecnica”.
“ No. È l’ultimo viso che ricordi, molto probabilmente l’ultima persona che ci avrà provato con te o cose simili… bah”.
“ Passiamo ai fatti.” fece giocherellando con il cucchiaino da the “ Tu non dovresti sapere dove io sia, mi sbaglio?”
“ Ed è così. Non so dove tu sia in questo momento, solo in un tempo diverso dal 2014. L’unico modo per contattarti è il sonno”.
“ E tutto questo per…? Ti prego di lasciarmi stare”.
“ È quello che farò” asserì Darkrai facendo comparire due sacchetti sul tavolo “ ma perché limitarmi a questo? Farò di più”.
Alice, incuriosita dai sacchetti appena comparsi, allungò la mano e vi frugò dentro quasi sapendo che non avrebbe portato a nulla di buono. Dalla piccola sacca in pelle uscì un grazioso anello in preziosi, che pareva calzare alla perfezione sul dito della ragazza.
“ Ma che bel pensiero, dovresti farlo più spesso, sai?” esclamò Alice serena.
“ Tormentare le persone ed assorbirne l’energia vitale tramite incubi?” la incalzò lui in tono di sfida.
“ No, regalare gioielli. Hai davvero gusto”.
L’uomo rise. “ Oh, ma sei stata tu a scegliere quell’anello. O meglio, lo farai”
Lo sguardo dell’altro si perse a fissare l’anello, intenta a riflettere su ciò appena detto.
“ Come potrai capire aprendo l’altro sacchetto” fece “ questi due omaggi, un libro ed un anello, sono cose di tuo gradimento. Ed è proprio perché tu stessa sceglierai di prenderli, o meglio uno d’essi”.
La bionda rimase attonita. Abbassò lo sguardo ai due oggetti, senza trovare una ragionevole spiegazione a tutto ciò. Il libro sgualcito pareva essere veramente vecchio, un pezzo da collezione, molto probabilmente aveva un centinaio d’anni, mentre l’anello era in perfette condizioni, nuovo, splendido. Pareva davvero un sogno.
“ Quando gli avrei scelti?”
“ Oh, non è ancora successo”
Alice riprese a fissare l’uomo “ E cosa rappresenterebbero, di grazia?”.
“ Il tuo obbiettivo” la incalzò nuovamente “ nelle tue mani c’è il tuo futuro, un anello di preziosi o un libro sgualcito e strappato, ma ancora integro. Due strade, se vuoi intenderla così”.
“ E io cosa dovrei fare?” rispose levandosi l’anello dal dito.
“ Scegliere”.
Alice provò a rispondere ma capì subito che non v’era una risposta.
Si riprovò l’anello al dito, lo tolse, ed ancora sino a che non decise di dare una possibilità al libro. Rimise l’anello nella sacca, ed aprì quel tomo dall’aria molto antica. Il profumo della carta che tanto amava la inebriò subito, trovandola ad un bivio. Non le restava che scegliere.
“ Non—
“ Alice came to a fork in the road” la interruppe lui sibillino “ Wich road do I take? she asked”
“ Non capisco dove tu voglia parare” fece ponendo il libro nella sacca “ il gioco è fin—
“ Where do you want to go? responded the Cheshire Cat” fece una pausa “ I don’t know. Alice answered”
“ Il gioco è finito” rispose esasperata Alice alzandosi “ me ne vado”.
“ Then it doesn’t matter” le rispose bruscamente Darkrai “ then it doesn’t matter. Then it doesn’t matter!” urlò, alzando un vortice di nubi nere nella sala, le stesse parole, in una cantilena che piano piano stava diventando sempre più grottesca.
Urlò in ultimo, cessando il sogno.

* * *

Sbatté le palpebre una decina di volte prima di mettere a fuoco il lampadario che pendeva dal soffitto. La luce che ne usciva era piuttosto fioca, ma bastava ad illuminare l’angusta stanza nella quale si trovava.
Portò la sua mano al viso, e sorrise al vedere il suo dito privo dell’anello.
“ Ben svegliata” udì una voce esterna “ a quanto pare ti sei addormentata nel bel mezzo della festa”.
La bionda si alzò cercando con lo sguardo la voce “ Non volevo… stavo solo—
“ Rubando argenteria?” fece indicando un candelabro in argento che l’uomo trovò in parte alla ragazza “ a dire il vero gradisco questa caratteristica a me nuova dei ladri moderni”.
“ Quale?”
“ La bellezza. Ora, se non ti dispiace, andrei a chiamare due guardie che saranno contente di rinchiuderti in cella sino all’attracco” allungò la mano ad aiutare la ragazza a scendere dal letto “ che dovrebbe avvenire in un quarto d’ora, per cui si ritenga fortunata”.
“ Cosa? Un quarto d’ora all’attracco?” urlò la ragazza, la nave sarebbe infatti esplosa pochi minuti prima dell’attracco “ mi piacerebbe restare ancora a sentirla parlare, purtroppo ho un impegno veramente urgente!”.
Alice scese dal letto a corse trafilata in corridoio, svoltando ad ogni bivio per far perdere le sue tracce, finché non raggiunse un locale abbastanza remoto per appartarsi e recuperare le schedine.
Si appoggiò al muro, sfinita, ed emise un profondo respiro. 
Prese guardarsi attorno cercando di abituare i suoi occhi all’oscurità, mentre una piccola parte di sé non poteva che essere felice di quel viaggio, sentimento oscurato suo malgrado dalla consapevolezza che quello non fosse che un momento vuoto.
Frugò nella sua tasca ed estrasse la schedina, la seconda schedina che le sarebbe servita per lasciare quel tetro luogo e fuggire nella Unima rinascimentale. Nelle sue mani qualcosa di più grande di lei eppure più piccolo, l’idea che il suo più grande sogno fosse nelle sue mani creava in lei un forte disagio, disagio per l’ignoto che la circondava.
E se fosse stato un sogno? Un incubo indotto dalla condizione onirica imposta dal Pokémon Neropesto? Un sogno nell’incubo, alquanto strano.
Con uno sforzo che le sembrò immane si staccò dal muro, ed estrasse la stilografica blu datale da sua nonna, con la quale impresse sul foglio le cifre 1, 5, 7 e 3.
“ È lei, la ladra” riecheggiò nel corridoio.
Un brivido le percorse la schiena arrivando a toccare il collo.
“ Kirlia ne avverte la presenza” la voce si fece udire nuovamente, più vicina.
Alice arretrò di un passo ritrovandosi a dover affrontare la verità: era un vicolo cieco.
“ Brillante” sussurrò stringendo il biglietto in mano “ Rinascimento ecc—
“ Eccoti qui, cara mia. In qualunque luogo volessi trasportarti la Distortozona che ha creato Mr. Mime te lo impedisce” un sorriso maligno modellava le labbra dell’uomo incontrato prima, il che faceva che aumentare maggiormente l’alone di mistero e fascino su quell’uomo. La bionda scorgeva qualcosa in lui di tanto misterioso quanto affascinante, seppur troppo occupata a capire come mai non si trovasse già dall’altro capo del mondo qualche secolo prima.
“ Voi non potete! Io—
“ Guardie prendetela!”
Alice fece per liberarsi dalle strette delle guardie quando si accorse che il biglietto che poco fa stringeva in mano era scomparso nel nulla, e con esso le sue speranza di fuggire.
  
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