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Autore: MoonBlack    19/02/2015    1 recensioni
Fino ad ora la parola “Mew Mew” ci rimandava allo stereotipo delle coraggiose paladine della giustizia sempre a servizio per il bene della terra…contro coloro che vogliono prenderne il possesso…
E se gli alieni, messi alle strette dall’impellente bisogno di Acqua Cristallo decidessero di copiare la tecnologia umana creando una Mew mew in grado di eguagliare tutte le altre?
Se questa mew mew apparentemente uguale a tutte le altre, riuscisse ad insinuarsi nel cuore dei tre alieni conquistando la loro fiducia? Che cosa accadrebbe?
Questa è una storia dove i confini tra ciò che è bene e ciò che è male si presenteranno molto labili.
Un seguito di “Tokyo Mew Mew” tutto particolare dove saranno i tre fratelli Ikisatashi a dominare la scena.
Consigliato in particolare alle amanti di Kisshu e Pai!
Commentate!
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Pai Ikisatashi, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Ciao a tutti!! MoonBlack è tornata!
Mi scuso e mi prostro chiedendo pietà per avere impiegato ben oltre un anno ad aggiornare, sono stata veramente pessima lo so.
Ci sono stati alcuni avvenimenti importanti nella mia vita, per fortuna positivi, che mi hanno temporaneamente allontanata dalla scrittura, ma pur avendo perso l'ispirazione, non ho mai perso l'obiettivo di continuare questa fanfic a cui tengo moltissimo! Perciò eccomi qui dopo un tempo infinito ad aggiornarla faticosamente!:D
Spero che questo capitolo sia sufficientemente lungo e piacevole da farmi perdonare da voi lettori! Quindi per favore continuate a seguirmi e a lasciare commenti!
Buona lettura! ^__^




Parte dei giochi


La città di Tokyo riluceva di frenetica attività perfino in quella tarda ora notturna, come un’ enorme galassia composta da stelle in movimento e vortici di suoni.
Kisshu, scompostamente seduto sulla cima di uno dei grattacieli più alti della città, osservava lo scorrere ininterrotto delle autovetture lungo le strade addobbate che, da quella distanza, apparivano come enormi fiumi color rosso rubino, le arterie principali di un gigantesco cuore pulsante.
Era da un po’ di tempo che non si soffermava a guardare quel paesaggio mutevole ma al tempo stesso nostalgico: di solito gli capitava di farlo quando desiderava rimanere solo con sé stesso, distaccandosi dalla dura realtà, ma ultimamente era stato così assorbito, prima dalla ricerca dell’acqua cristallo, poi dal rocambolesco salvataggio dei genitori di Luana, che aveva quasi rischiato di dimenticare quel luogo.
Alain e Sarah, come d’accordo, avevano consentito alla figlia di continuare a far parte della squadra, seppur facendole promettere che non avrebbe preso parte a battaglie pericolose, e si erano dunque trasferiti in un'altra base edificata da Pai, fino a quel momento rimasta inutilizzata.
Sebbene, nei confronti del fuggitivo, Kisshu provasse una certa ammirazione, non aveva potuto fare a meno di sentirsi sollevato quando l’inseparabile coppia aveva finalmente deciso di levare le tende.
Fin dal primo momento, infatti, il grande generale aveva accolto con sospetto il particolare rapporto che sembrava legare la mew alien al secondo dei fratelli Ikisatashi.
Nonostante gli enormi sforzi di Luana, strenuamente impegnata ad evitare il proprio protetto con tutte le forze pur di non lasciare trapelare il benché minimo indizio, qualcosa doveva essere evidentemente sfuggito al suo controllo. A causa di ciò Kisshu aveva trascorso tre giorni in preda al terrore che il padre della ragazza riuscisse a scoprire l’esistenza del sigillo: se aveva reagito in modo violento alla scoperta che il DNA della figlia era stato modificato, non osava immaginare a quale orribile morte lo avrebbe destinato una volta appreso che ella era anche stata condannata a proteggere uno di loro per tutta la vita.
Fortunatamente, nulla di tutto ciò si era verificato e ormai da cinque giorni l’alieno poteva dirsi soddisfatto nel non sentire più lo sguardo di ghiaccio di Alain sulla nuca.
Ogni cosa era tornata alla normalità.
O meglio…ogni cosa, tranne il suo ormai incatalogabile rapporto con Luana che doveva aver preso fin troppo sul serio il suo compito di segretezza, dal momento che, perfino quando la minaccia di essere scoperti dai suoi genitori era venuta meno, aveva continuato ad evitare l’alieno come la peste.
Quel fastidioso pensiero lo indusse ancora una volta a stringere i denti e a passarsi una mano tra i capelli con fare stizzito. “Dopo tutto quello che ho fatto per lei, mi sarei aspettato un minimo di gratitudine in più, o almeno qualche parola di ringraziamento…e invece continua a fare finta che io non esista”
Sarebbe stato molto più felice se quest’ultima gli avesse dimostrato apertamente il suo astio, magari urlandogli contro o cogliendo ogni pretesto per litigare (quello d’altronde faceva parte della loro rutine), invece, durante quei cinque lunghi giorni, la ragazza non aveva mai alzato la voce.
Semplicemente lo aveva evitato a tutti i costi, giungendo perfino a spostare gli orari degli allenamenti pur di non vederlo e rispondendo con cordiale freddezza a qualunque domanda egli le rivolgesse.
L’alieno non riusciva minimamente a comprendere le motivazioni celate dietro questo repentino ed inquietante cambiamento, soprattutto dal momento che era praticamente sicuro di non averle mancato di rispetto in alcun modo dal giorno del salvataggio dei suoi genitori. Che ce l’avesse ancora con lui perché si era rifiutato di credere alla sua testimonianza contro Kevin?
Avrebbe voluto chiederle spiegazioni, ma l’orgoglio, come al solito, bloccava ogni suo tentativo sul nascere. Inoltre, riteneva totalmente ridicolo preoccuparsi a quel modo per una scorbutica come lei, proprio ora che aveva finalmente l’occasione di vedere Ichigo più spesso.
Quest’ultima infatti, probabilmente per sfuggire al terribile clima di cuori infranti che si era creato nel suo nido d’amore quando Ayoama era venuto a sapere che ella aveva intenzione di trasferirsi nuovamente a Tokyo, non perdeva occasione di bazzicare nei dintorni della base per aggiornarli riguardo i suoi tentativi di mettersi a contatto con Shirogane, denominati scherzosamente da Luana “Operazione convinci biondino”.
Non sembrava dispiacerle trascorrere del tempo in compagnia dei suoi ormai ex nemici, anche se questo per lei spesso significava rientrare a casa insieme a uno di loro (non avendo a disposizione alcun dispositivo per il teletrasporto) e con una costellazione di nuovi lividi causati dagli allenamenti intensivi con la mew alien, che la esponevano al rischio di essere colta in flagrante dal suo fidanzatino.
Ovviamente, Kisshu era più che felice di poter trascorrere del tempo con la sua ko-neko-chan quasi tutti i giorni, ma, con suo enorme disappunto, si era reso conto di non riuscire a godere appieno della sua presenza ora che la mew alien aveva deciso di non rivolgergli più la parola, se non in casi strettamente necessari.
Sapeva che era stupido da parte sua lasciarsi condizionare così, ma per lui era come riscontrare una nota stonata in una melodia perfetta e non credeva che sarebbe riuscito a sopportare quella situazione di stallo ancora per molto.
Come se non bastasse, ultimamente aveva ripreso ad elaborare terribili incubi notturni, che lo costringevano a svegliarsi nel cuore della notte scosso da brividi, con il corpo madido di sudore ed un senso di angoscia persistente.
Era proprio a causa di uno di quei sogni indesiderati che ora si trovava seduto sulla cima di quel grattacielo ad osservare le luci della notte: quella visione gli ricordava i tempi delle vecchie missioni, quando ancora non era consapevole dei terribili piani escogitati da Deep Blu e poteva perfino divertirsi nel molestare Ichigo, e per questo motivo aveva sempre avuto il potere di calmarlo nel profondo.
Quella notte però, il groviglio dei propri pensieri non sembrava volersi districare nemmeno in quel modo, perciò, dopo un lasso di tempo indefinito, l’alieno decise di arrendersi e di rientrare alla base prima dell’orario prefissato.
Di riprendere a dormire non se ne parlava proprio, ma avrebbe potuto in ogni caso scaricare la tensione tramite un po’ di allenamento.
Come previsto, trovò il laboratorio vuoto e immerso nel silenzio e poté dunque dare un occhiata al proprio schema di addestramento giornaliero e cancellare le tappe della mattina; dopodiché, soddisfatto del proprio operato, si recò verso la palestra fischiettando allegramente tra sé e sé.
Più che sicuro che nessuno dei propri compagni fosse così fuori di testa da praticare attività sportiva alle quattro del mattino, rimase a dir poco sconcertato quando, socchiudendo silenziosamente la porta, trovò la stanza già occupata dalla figura di una donna, vestita nientemeno che con i suoi abiti e impegnata a tamponarsi i capelli umidi con un asciugamano.
Il primo pensiero che gli salì alla mente fu che, chiunque ella fosse, era incredibilmente bella e non poté fare a meno di rimanere ad osservare rapito i suoi movimenti sicuri e decisi, mentre si arrotolava il telo sulla testa a mo’ di turbante.
Solamente quando quest’ultima si voltò di scatto verso di lui, rivolgendogli un’ occhiata sorpresa, si rese conto che la figura da cui era rimasto così irreparabilmente irretito, non era affatto quella di un estranea e per un pelo non rischiò di capitombolare all’indietro a causa dello shock.
-Ti ho svegliato? Non mi sembrava di aver fatto rumore.
Non trovò nemmeno la forza di rispondere, ancora troppo sconvolto da quella visione inaspettata e celestiale: si limitò a lasciare scorrere lo sguardo lungo tutto il suo corpo, catalogandone la morbida forma dei fianchi, le goccioline d’acqua che ancora le scorrevano sulla pancia scoperta e la perfetta definizione dei seni che si intravedevano attraverso la stoffa, finché la voce della giovane non lo riportò bruscamente alla realtà.
-Beh che ti prende? Hai battuto la testa?
-Come mai indossi i miei vestiti? –Fu tutto ciò che riuscì a formulare.
Luana smise immediatamente di tamponarsi i capelli e gli lanciò uno sguardo interdetto, probabilmente interrogandosi riguardo la sua sanità mentale. –Non riuscivo a dormire, quindi ho pensato di scaricare la tensione con una doccia…ma Pai deve aver deciso di lavare tutti i miei vestiti in un colpo solo, perché non li trovo più. Così ho dovuto mettere questa. –Spiegò, indicando con cipiglio rassegnato, la veste che indossava. –Non avrei voluto usarla, ma la tua era l’unica taglia che mi andasse bene. Appena scoprirò che fine hanno fatto i miei abiti te la restituirò.
-Non serve, puoi tenerla se vuoi. Io ne ho tante! –Kisshu liquidò la questione dirigendosi a passo deciso verso l’espositore delle armi e mettendosi a saggiare una delle spade migliori della loro collezione. Tutto pur di non essere costretto ad osservare l’incredibile spettacolo che la mew alien gli stava offrendo gratuitamente in quel momento. Era consapevole di non potere in alcun modo cedere alla cocente ondata di desiderio che lo aveva travolto così all’improvviso alla vista del corpo della giovane coperto solo dai propri vestiti, ma resistere si stava rivelando più complicato del previsto, soprattutto dal momento che l’oggetto dei suoi desideri si ostinava a trattarlo con indifferenza.
-Perché mai dovrei usare una delle tue vesti, quando ho già i miei abiti?
-Perché è molto comoda in combattimento e inoltre ti sta molto bene. –Osservò, senza riuscire ad impedire che un sorriso malizioso gli affiorasse sulle labbra.
Evidentemente però, la mew alien doveva ancora essere parecchio arrabbiata con lui perché, dopo alcuni istanti di silenzio, si limitò a raccogliere le proprie scarpe, posizionate sotto la panchina, e a dirigersi con passo marziale verso l’uscita della palestra. –Io me ne torno a dormire. –Sbottò spalancando con decisione la porta.
Tuttavia non riuscì a varcare la soglia perché, prima che potesse farlo, si ritrovò bloccata da un paio di braccia magre e forti che la abbracciarono da dietro, impedendole qualunque movimento. –E invece non andrai proprio da nessuna parte. –Udì una voce, suadente ma al tempo stesso minacciosa, sussurrarle all’orecchio.
L’odore penetrante di Kisshu e il suo improvviso calore sulla pelle le procurarono un lungo brivido lungo la schiena che, nonostante i suoi sforzi, non riuscì a celare. –Che cosa vuoi? –Gli domandò, piuttosto scocciata da quell’imprevisto cambio di programma.
Per tutta risposta, quest’ultimo la costrinse ad indietreggiare, per poi schiacciarla violentemente contro l’altra anta del portone, premendo i propri fianchi contro i suoi ed immobilizzandola totalmente. –Non lo sai che a forza di tirare la corda, questa si spezza?
-Tirare la corda?
Nonostante la voce della giovane non lasciasse trapelare alcuna traccia di paura, Kisshu avvertì il suo corpo tremare leggermente contro il proprio, segno che quest’ultima doveva essere davvero rimasta spiazzata dal suo improvviso sbalzo d’umore.
Quella consapevolezza, per un attimo, minacciò di farlo desistere: non aveva affatto intenzione di intimidirla come era capitato con tutte le altre ragazze che aveva sedotto fino a quel momento…ma poi, in un impeto di piacere perverso, si ritrovò a pensare che era stata lei a spingere la sua pazienza fino al limite consentito e quindi, in fin dei conti, se lo meritava.
-Si può sapere di che diavolo stai parlando? –Luana strinse i denti, tentando inutilmente di divincolarsi dalla sua stretta possessiva e di riguadagnare terreno verso l’uscita. Ma si rese ben presto conto che le braccia dell’alieno erano strette troppo tenacemente attorno al suo tronco e il solo risultato che ottenne da quella ribellione fu di andare a sbattere contro la dura superficie in acciaio, ferendosi il mento.
-Non fare la finta tonta. Sono giorni che continui ad evitarmi come se fossi contagioso! Vorrei almeno sapere che cosa ti ho fatto…ma dato che tu continui a scappare a gambe levate ogni volta che mi vedi, ho deciso di passare alle maniere forti.
Udendo quelle parole dure, la mew alien non riuscì a trattenere un sospiro amaro. Come aveva sospettato, era davvero impossibile pensare di tenere nascosto qualcosa a Kisshu…in fondo non avrebbe dovuto esserne troppo sorpresa: erano protetto e protettrice, il legame che scorreva nel loro sangue li costringeva a preoccuparsi l’uno dell’altra, ed era dunque innaturale, per loro, evitarsi o farsi del male a vicenda. –Non sono arrabbiata con te.–Mormorò, poggiando stancamente la fronte sulla superficie fredda contro la quale era stata intrappolata. Era perfettamente consapevole del fatto che mentire a quel punto non sarebbe servito a nulla, tranne che ad ingarbugliare ancora maggiormente la loro già precaria situazione. –O meglio…lo sono. Ma non ho il diritto di esserlo.
Per tutta risposta, l’alieno dagli occhi dorati sollevò un sopracciglio, sorpreso dalla rapida e inaspettata resa di quest’ultima, ma al tempo stesso confuso dalla sua risposta. –Che significa? Sei o non sei arrabbiata con me? –Le domandò, allentando leggermente la presa lungo le sue braccia, in modo da non farle troppo male. A quanto pare comunicare con una donna, soprattutto se per metà umana, non sarebbe mai stato troppo semplice, per uno come lui.
-Ti ho già risposto.
-Non mi hai risposto!! Hai detto che sei arrabbiata con me, ma non puoi esserlo! Nemmeno Pai riuscirebbe a capire un accidente da una frase del genere!
Nonostante i suoi disperati tentativi di comunicare in modo civile, la mew alien non pareva affatto disposta a concedergli ulteriori spiegazioni, poiché dopo una manciata di istanti meditativi, si limitò a pestargli violentemente il piede sinistro, nella speranza di costringerlo a liberarla con le cattive maniere.
Grazie a quella manovra difensiva, Kisshu rischiò effettivamente di perdere l’equilibrio, ma sfortunatamente per lei, proprio mentre si apprestava a rovinare a terra, riuscì a darsi una leggera spinta con l’altra gamba e a recuperare stabilità fluttuando nell’aria.
La giovane ebbe appena il tempo di maledire le capacità aereodinamiche della razza aliena, prima di avvertire nuovamente la solida presa del giovane sul suo braccio.
Più che certa del fatto che quest’ultimo le avrebbe fatto pagare caro un tale atto di insolenza nei suoi confronti, serrò le palpebre, preparandosi psicologicamente ad affrontare l’ira del proprio interlocutore.
Contro ogni sua previsione invece, quest’ultimo si limitò ad avvicinarsi, costringendola semplicemente a voltarsi verso di lui e a guardarlo dritto in faccia. –E’ davvero spregevole da parte tua trattarmi così, quando mi stavo sforzando di parlarti pacatamente.
Quando sollevò lo sguardo per appuntarlo su di lui, si stupì nel notare un paio di profonde occhiaie scure segnargli il volto e non poté evitare di mordersi le labbra in un moto di preoccupazione. Da quanto tempo non dormiva? Non fu in grado, tuttavia, di dare voce alle proprie perplessità perché, proprio in quel momento, l’alieno riprese a parlare, facendole perdere il filo del discorso.
-Una ragazza non dovrebbe essere così violenta.
-Fino a prova contraria sei stato tu a saltarmi addosso per primo! –Ribatté, incapace di rimanere indifferente davanti alle sue oltraggiose osservazioni. Quel ragazzo aveva lo straordinario potere di farla uscire dai gangheri anche quando decideva di agire con calma e parsimonia. –Non prendertela con me se poi mi difendo!
A quelle parole, Kisshu le rivolse uno sguardo infuocato, per poi afferrarle poco delicatamente il mento tra il pollice e l’indice e lasciare scorrere il dito sulla ferita che si era procurata tentando di ribellarsi. –E tu la prima ad evitarmi. –Concluse in tono minaccioso. –Quindi siamo pari.
-Non…
-Invece di negare, perché non provi a spiegarmi qual è il problema?–La zittì perentorio, per poi inclinare la testa con espressione concentrata, quasi stesse tentando di leggerle l’animo.
Luana d’altro canto, non si mosse di un millimetro, limitandosi a sostenere quello scambio visivo con caparbia determinazione.
Sapeva fin troppo bene che, se non avesse fornito al proprio protetto qualche spiegazione esaustiva, egli non l’avrebbe lasciata andare per nulla al mondo. Tuttavia, quando aprì la bocca per parlare, si rese conto che, nonostante i buoni propositi, non si sentiva ancora pronta a rivelare una verità tanto scomoda riguardo le proprie motivazioni.
-Non sarai ancora arrabbiata per la faccenda di Kevin vero?
Per quanto l’avesse ritenuto impossibile, quelle parole ebbero il potere di farla innervosire ancora di più e, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a stringere i pugni, nel disperato tentativo di mantenere il controllo. –Smettila di tirare in ballo Kevin! –Ringhiò, conficcando le unghie tanto a fondo nei palmi delle mani da rischiare di ferirsi da sola. –Questa è una faccenda tra me e te.
Una volta preso atto della sua reazione impetuosa, paradossalmente il volto di Kisshu parve distendersi. –Ora si che ti riconosco… -Osservò soddisfatto, sollevando lentamente la mano dal suo mento e sfiorandole invece la guancia.
Poteva essere semplicemente dovuto alla stanchezza causata dalla sua recente deprivazione di sonno, ma Luana si stupì nel constatare che vi era qualcosa di infinitamente più dolce del solito, nel modo in cui l’alieno l’aveva sfiorata, come se quest’ultimo avesse paura di farle male. A quel pensiero, avvertì il proprio cuore incespicare nei battiti e il proprio respiro farsi più pesante ed affannoso. Ma insieme a questa dolce sensazione, dal profondo del proprio petto nacquero anche una serie di domande moleste che esigevano una risposta chiara. –Perché ti preoccupi tanto? –Si ritrovò a domandargli, dopo qualche istante, interrompendo il contatto visivo e puntando invece il proprio sguardo sul pavimento. Non poteva lasciarsi andare, non finché non avesse chiarito che cosa il suo protetto provava per lei.
-Che cosa intendi dire? –Quest’ultimo le rivolse un occhiata confusa, indietreggiando istintivamente di un passo.
-E’ molto semplice: perché ti da tanto fastidio che io non ti parli più? Non è Ichigo l’unica persona che ti interessa forse?! –La giovane chiarì lentamente il proprio quesito, mentre ogni parola che le scivolava fuori dalla bocca, andava a depositarsi come un macigno nel suo stomaco. Sapeva che quelle dure frasi l’avrebbero probabilmente ferito, tuttavia, era anche consapevole di non potersi fermare. Era Kisshu ad essere confuso in quel momento, non lei, solo che quest’ultimo non se ne era ancora reso conto. –Hai finalmente ottenuto quello che volevi no?! Ora puoi vederla quasi tutti i giorni e puoi saltarle addosso tutte le volte che ti pare e piace! Quindi perché non te ne torni da lei anche adesso e mi lasci in pace!?
Kisshu avvertì il sangue ghiacciarglisi nelle vene, una volta preso atto delle acute osservazioni della sua protettrice. Dovette, suo malgrado, ammettere che quest’ultima aveva il pieno diritto di rivolgergli quelle domande. Da una settimana a questa parte, Ichigo trascorreva con loro molto più tempo e aveva perfino smesso di odiarlo…aveva finalmente raggiunto l’obbiettivo di farla passare dalla sua parte e, con un po’di fatica, forse un giorno sarebbe riuscito anche a conquistare il suo cuore ma, nonostante tutto, per qualche motivo, non era riuscito a sentirsi soddisfatto come aveva sperato. –Luana… -Tentò di giustificarsi, ma la mew nera lo interruppe di nuovo, implacabile.
-Fin dall’inizio mi hai sempre considerata solo come la sua brutta copia! Mi hai perfino chiesto di comportarmi come lei e quando io non ho voluto più darti corda, ti sei sforzato di trovare in me ogni più piccolo particolare che potesse ricordartela! Quindi ora perché non ti limiti a godere di quello che hai ottenuto?!
-Questo non è…
-Non dire che non è vero, perché prenderesti solamente in giro te stesso. –Luana scrollò le spalle, liberandosi violentemente della sua presa e rifiutandosi di ascoltare una parola di più. –Vattene. Lasciami in pace e smettila di fare finta che di me ti importi qualcosa! Quando è chiaro che non è così!
Kisshu, raggelato, la osservò voltargli nuovamente le spalle e armeggiare con la maniglia della porta. Davvero non aveva il diritto di fermarla? Forse aveva ragione lei: avrebbe fatto meglio a concentrarsi solamente sul pensiero di Ichigo, lasciando fuori tutto il resto.
Tuttavia, gli fu sufficiente prendere in considerazione quell’ipotesi per avvertire il proprio cuore contrarsi dolorosamente. In quel momento si rese conto, con sommo stupore, di non essere affatto disposto a rinunciare a lei.
Era ancora fortemente invaghito di Ichigo, negarlo sarebbe stata un enorme bugia, ma se stare con lei significava dover dire addio per sempre alle giornate trascorse in compagnia della mew alien, allora…
“Sto davvero pensando che potrei rinunciare ad Ichigo per stare con Luana? Davvero ne sarei capace?” Si ritrovò a pensare incredulo, osservando la schiena della ragazza allontanarsi inesorabilmente nella penombra. Prima che il suo animo riuscisse a darsi una risposta, le sue gambe avevano già agito per lui e, in un’istante, si ritrovò a rincorrere la sua figura lungo il corridoio. –Aspetta!! –Gridò, stupendosi dell’eco quasi disperato della propria voce.
Lei si bloccò, voltandosi a guardarlo con un sopracciglio sollevato. –Che c’è?
-Ecco… -Kisshu esitò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli verde scuro. Accidenti! Non aveva mai avuto problemi a parlare con le donne e ad avere la meglio sulla loro logica, perché con Luana invece doveva sempre ritrovarsi in scacco?! La verità era che non poteva prometterle ancora nulla di concreto, non poteva dirle che avrebbe abbandonato la sua ossessione per Ichigo per stare con lei, perché non era sicuro che sarebbe riuscito a mantenere una promessa del genere.
-Se non hai niente da dire, io torno a letto…
Proprio quando stava per arrendersi all’idea di aver provocato danni irreparabili nel loro rapporto, un improvviso lampo di lucidità gli attraversò la mente, seguito da un altrettanto intenso senso di onnipotenza. “Ma certo! Perché non ci ho pensato prima?!” Travolto dalla straordinaria convinzione di aver compreso finalmente gli oscuri meccanismi mentali della propria protettrice, riprese a rincorrerla, senza riuscire a trattenere una risata trionfante.
-Che diavolo ti prende adesso? –Vedendolo avanzare a passo spedito verso di lei, con un ampio sorriso sulle labbra, la ragazza rimase a fissarlo, un ombra neanche troppo celata di preoccupazione ad incresparle il volto. –Sei impazzito?!
Il suo tono sconvolto non fece altro che incrementare l’attacco di ilarità del giovane che ben presto si ritrovò piegato in due dalle risate, incapace di riprendere fiato. –Allora è quello il problema! –Esalò in tono estaticamente incredulo una volta che l’ebbe raggiunta, sentendosi come un bambino che ha appena scoperto un pacchetto di caramelle sotto al cuscino dopo un intervento dal dentista. –Sei gelosa di Ichigo!
Stavolta toccò a Luana immobilizzarsi con l’espressione raggelata. “Merda.” Aveva pensato di incastrarlo abilmente con il proprio discorso sulla mew neko e di indurlo in quel modo al silenzio, ma questa volta era stata lei a calcolare male le sue mosse e a farsi scoprire.
Non ebbe tuttavia il tempo di assimilare pienamente quell’informazione perché subito dopo avvertì la presa sicura dell’alieno dagli occhi dorati cingerle la vita e sollevarla in aria come fosse stata un pupazzo di gomma.
La sua risata trionfante la raggiunse di nuovo, facendola sentire ancora più spaesata. Kisshu era felice del fatto che lei fosse gelosa??
-P-perché ridi? –Tentennò, avvertendo i propri fianchi vibrare a contatto con le sue braccia. Era incredibile l’effetto che un suo semplice tocco poteva esercitare sul proprio corpo.
Prendendo improvvisamente atto della sua espressione stranita, il giovane alieno si affrettò a posarla nuovamente a terra, senza tuttavia smettere di fissarla con espressione maliziosa. –Credevo che tu ce l’avessi con me per chissà quale motivo… -Osservò, allungando lentamente la mano per raccoglierle una ciocca di capelli umidi dietro l’orecchio. –Non puoi immaginare quanto mi senta sollevato, sapendo che sei solo gelosa.
La mew neko dai geni domestici arrossì di botto, rendendosi conto solo in quel momento di aver perso l’asciugamano che teneva imprigionati i suoi capelli umidi. Doveva esserle caduto quando Kisshu l’aveva afferrata e fatta volteggiare in aria. –N-non giungere a conclusioni affrettate per conto tuo! Io non ho ancora confermato niente!! –Protestò, il cuore che le batteva nel petto ad una velocità tanto rapida da lasciarle l’eco nelle orecchie.
L’alieno non parve minimamente turbato dalle sue invettive, anzi, dopo quell’uscita, il suo ghigno trionfante si allargò ancora di più. –Non ho bisogno delle tue parole per avere una conferma. Mi bastano quelle…
La mew alien deglutì, colta da un orribile presentimento, non appena si rese conto che il proprio protetto stava indicando qualcosa che si trovava appena al di sopra della sua testa. Con il cuore in gola, sollevò lentamente le braccia, finché le sue dita non entrarono a contatto con qualcosa di morbido e liscio dalla consistenza vaporosa. “Non è possibile! Mi sono spuntate le orecchie da gatto!” Dopo quella rivelazione il suo imbarazzo non fece altro che aumentare a dismisura, tanto da farle sperare che un buco si aprisse al di sotto dei suoi piedi e la inghiottisse nelle viscere della terra. Dovette farsi forza per non fuggire a gambe levate quando avvertì le dita del proprio interlocutore circondarle lentamente la schiena, fino a sospingerla contro il suo petto.
-Se il fatto che io trascorressi le mie giornate in compagnia di Ichigo ti dava così tanto fastidio, avresti dovuto dirmelo, dolcezza…
Prese un gran respiro, tentando inutilmente di schiarirsi la mente, che in quel momento si trovava in evidente stato di fibrillazione. Ormai la frittata era fatta, tanto valeva essere onesti. –Se anche te l’avessi detto, dubito che sarebbe servito a qualcosa.
Kisshu le lanciò un occhiata fintamente rammaricata, scuotendo la testa. –Hai davvero così poca fiducia in te stessa?!
-Non è solo questione di fiducia in me stessa. –Lo contraddisse in tono piatto, sforzandosi inutilmente di allontanarsi da lui per riprendere a respirare. –E’ di te che stiamo parlando, Kisshu! Sei innamorato di Ichigo da sempre, sarebbe stato egoista da parte mia chiederti di non stare con lei.
-Essere un po’ egoista a volte può far bene.
-Egoista o no, conosco bene i miei limiti. So che non rifiuteresti mai le attenzioni di una donna ma capisco una causa persa quando ne vedo una.
L’alieno smise improvvisamente di accarezzarle i capelli, abbassando gli occhi fino ad incontrare quelli color marrone cangiante di lei e rivolgendole uno sguardo interrogativo. –Causa persa…?
Luana annuì, affrettandosi ancora una volta ad interrompere il contatto visivo per non rischiare di perdere lucidità. –Si…insomma… -Mormorò a mezza voce, avvertendo un groppo incandescente ostruirle improvvisamente la gola. Sapeva di non potersi permettere di esternare alcuna emozione negativa, altrimenti avrebbe mosso il proprio protetto a pietà e lui si sarebbe sentito in dovere di consolarla, quindi si sforzò di inghiottire il proprio dolore.–So benissimo che, se anche un giorno dovessi decidere di confessarti i miei sentimenti, tu non potresti mai ricambiare. Sei innamorato di Ichigo, in fondo…quindi…anche se mi sforzassi di piacerti, non potrei mai prendere parte ai giochi sentendomi in pace con me stessa e alla pari. Figuriamoci pensare di vincere! Per questo…
S’interruppe di colpo, avvertendo nuovamente la mano del giovane sfiorarle dolcemente la guancia con il pollice, per poi sollevarle lentamente il viso verso l’alto. Solamente quando incontrò i suoi occhi dorati, colmi di accondiscendenza e preoccupazione, si accorse di avere iniziato a piangere. –Accidenti che stupida! –Biascicò con voce tremante, mordendosi il labbro inferiore per trattenere i singhiozzi. –Ti ho appena detto di essermi rassegnata a non poter competere con Ichigo e invece…
Sentendosi più vulnerabile di una crisalide di fronte ad un uragano, fece per allontanarsi e asciugarsi le lacrime, ma proprio in quel momento Kisshu la bloccò, posandole un dito sulle labbra e avvicinando repentinamente il proprio volto al suo.
-Ma tu fai già parte del gioco… -Le sussurrò all’orecchio, la voce roca e carica di promesse.
Luana avvertì un caldo brivido d’aspettativa propagarsi dalla base della propria schiena fino alla punta delle dita, una volta comprese le implicazioni contenute in quella frase: sapeva che cosa stava per succedere e sapeva anche che avrebbe fatto meglio ad allontanarsi con una scusa prima che fosse troppo tardi.
Tuttavia, osservando il proprio volto congestionato rispecchiarsi negli occhi dorato intenso dell’alieno, avvertì la scusa che era stata ad un passo dal pronunciare morirgli sulle labbra, soffocata sul nascere da una prepotente ondata di desiderio.
Stava mentendo a sé stessa: la verità era che non voleva affatto fermarlo e che avrebbe dato qualunque cosa in suo potere per poterlo irretire come Ichigo era stata in grado di fare.
Una volta giunta a quella conclusione, quando avvertì il respiro lento del giovane confondersi con il proprio, non riuscì a fare altro che chiudere lentamente gli occhi e protendersi a sua volta verso di lui, azzerando in un istante la breve distanza che li separava e accogliendo di buon grado le sue labbra fresche sulle proprie.
Come ogni ragazza di quindici anni degna di tal nome, aveva spesso fantasticato riguardo alla persona che le avrebbe strappato il primo bacio e alle sensazioni che quella nuova esperienza avrebbe provocato, tuttavia, nemmeno nei suoi sogni più fervidi avrebbe potuto immaginare che un giorno si sarebbe ritrovata a baciare il proprio protetto nel bel mezzo di un corridoio, sotto il naso di Pai e Taruto.
Di lì a poco tuttavia, smise completamente di preoccuparsi riguardo quegli irrilevanti dettagli logistici, cedendo alla dolce sensazione del corpo di Kisshu contro il proprio e dei suoi capelli che le solleticavano il collo .
Si sentiva come se qualcuno avesse acceso di colpo tutte le sue terminazioni nervose, come se il suo corpo stesse andando a fuoco e la sua anima stesse vibrando al suono di una melodia impercepibile. Travolta da quell’inaspettato tripudio di emozioni, le parve perfettamente naturale circondare a sua volta la schiena dell’alieno con le braccia, stringendosi a lui come ad un ancora di salvezza e ricambiando il bacio con trasporto crescente.
Non si ribellò nemmeno quando avvertì le mani fresche del giovane insinuarsi sotto la sua veste, donandole refrigerio e spingendola ad avvicinarsi ancora di più, ad abbandonarsi totalmente alla sensazione delle loro bocche che si cercavano, escludendo tutto il resto dalla coscienza.
Semplicemente si lasciò guidare, permettendogli di godere appieno del contatto dei loro corpi e cancellando dalla propria mente tutte le preoccupazioni: dalla figura di Ichigo, alla loro missione, al nuovo gruppo di alieni che parevano essere giunti sulla terra con intenzioni bellicose.
Ogni problema cessò di esistere e, per un infinito frangente, rimasero solo loro due, aggrappati l’uno all’altra ai confini dell’universo, uniti in un bacio che si dilatò nel tempo e nello spazio, spandendo nell’aria il profumo del loro nuovo e fragile sentimento.

Poche ore dopo, quando Luana si presentò nuovamente in palestra per i soliti allenamenti del mattino, si stupì nel trovare solamente Taruto ad attenderla. –Dove sono Kisshu e Pai? –Sbadigliò, guardandosi attorno confusa. Solitamente a quell’ora erano presenti ad allenarsi tutti i suoi compagni di squadra e anche chi non era delegato ad occuparsi dei suoi esercizi mattutini non si tirava indietro dall’aiutarla, offrendole consigli di vario genere.
-Pai è chiuso in laboratorio da stamattina alle cinque. Sta comunicando con tuo padre riguardo alcune…faccende importanti. –Si limitò a rispondere il piccolo alieno, impegnato ad armeggiare con la maniglia di uno degli armadietti metallici contenenti gli strumenti necessari per allenarsi. Quando finalmente riuscì ad aprirlo, ne estrasse un sacco colmo di quelle che assomigliavano a palline da tennis. –Mi ha chiesto di occuparmi del tuo addestramento di oggi. E anche di dirti che dovrai passare da lui quando avrai finito, perché vuole parlarti.
-Parlarmi di cosa?
-Non lo so, ma sembrava serio.
La ragazza avvertì un brivido di tensione attraversarle la spina dorsale mentre le immagini del bacio clandestino tra lei e Kisshu in corridoio le invadevano la mente facendole montare il senso di colpa. Che Pai quella notte li avesse colti sul fatto e ora fosse arrabbiato con lei?
Era stata troppo presa dall’emozione del momento per calcolare quanto rumore avessero fatto mentre litigavano e successivamente amoreggiavano, quindi per quanto ne sapeva, potevano benissimo essere stati scoperti…
-Ehi! Terra chiama Luana! Sei entrata in un mondo parallelo?
Sobbalzò bruscamente, risvegliandosi in un lampo dalle sue febbrili elucubrazioni. –Scusa, stavo solo pensando… -Mormorò, mordendosi le labbra. –E Kisshu invece, come mai non è qui?
A quelle parole Taruto scrollò le spalle con fare indolente. –Non ne ho la più pallida idea, è da ieri sera che non lo vedo. Ultimamente sparisce sempre e non si sa dove vada…probabilmente nemmeno dorme più. Continuando così finirà per crollare… -Borbottò, rigirandosi nervosamente tra le mani una delle palline gialle. –Ma non parliamo di questo, adesso. Sei qui per allenarti e non ho intenzione di andarci leggero sappilo.
Luana sorrise a mezza bocca, nascondendo dietro ad un’espressione indifferente tutta la preoccupazione che si era risvegliata in lei sentendo parlare del suo protetto. Se davvero non dormiva da giorni la sua situazione psicologica doveva essere più grave di quanto avesse previsto…tuttavia, non aveva alcun senso pensarci in quel momento. Avrebbe affrontato la questione direttamente con lui, qualora fosse rientrato alla base per riposare.
Ricacciando tutti quei pensieri molesti in un’area remota del suo cervello, annuì lentamente, catalizzando l’attenzione sul proprio insegnante.
-Dunque, per l’allenamento di oggi non potrai usare la trasformazione ne delle armi. Si tratta di un esercizio che serve ad aumentare le tue percezioni e a farti sprecare meno energie possibili. Così, in caso dovessi trovarti a combattere senza l’aiuto dei tuoi poteri da mew mew, riusciresti a sopravvivere per più tempo.
Senza preavviso il giovane si teletrasportò dietro di lei e le bendò gli occhi con un pesante drappo nero ottenebrandole la vista. –Gli occhi bendati servono ad aumentare le tue percezioni tattili e uditive. –Le spiegò gentilmente, dandole piccole pacche consolatorie sulla testa. –Lo so che è brutto, ma ti servirà, fidati.
La mew alien deglutì, sentendosi a disagio circondata dal buio più totale. Non era abituata a non potere usufruire di uno dei cinque sensi durante gli allenamenti e quell’improvviso cambio di programma l’aveva spiazzata.
Tuttavia si sforzò di fare buon viso cattivo gioco e rimanere attenta.
-Quello che farò sarà volare attorno a te e lanciarti queste palline gialle da diverse direzioni. Il tuo compito sarà evitarle tutte spostandoti il meno possibile. Dovrai più o meno restare sempre in mezzo alla sala, usando il tuo udito e tatto per avvertire gli spostamenti d’aria, la direzione da cui provengono i miei attacchi e capire di quanto ti dovrai spostare per evitarli. Non potrai saltare, rotolare, piegarti o fare altri movimenti che non siano lo slittare a destra o a sinistra, avanti o indietro. Tutto chiaro?
-Più o meno… -Tentennò la giovane, sforzandosi di tenere a mente tutte quelle nozioni senza farsele ripetere.
Aveva dormito soltanto tre ore e non si sentiva esattamente in forma, di sicuro non abbastanza per affrontare un compito del genere. Tuttavia, se si fosse tirata indietro Taruto avrebbe capito che qualcosa non andava e si sarebbe messo ad indagare, finendo per scoprire che quella notte nemmeno lei aveva trascorso molto tempo a letto, con probabili conseguenze catastrofiche.
Nonostante tutti i buoni propositi elaborati, l’allenamento fu complessivamente un totale disastro: riuscì ad evitare a malapena due palline prima che una di esse la colpisse sulla nuca disorientandola e mandando a catafascio tutti i suoi sforzi di rimanere concentrata.
Taruto si dimostrò paziente fino alla fine, dispensando consigli riguardo al muoversi di meno e allo sforzarsi di percepire gli spostamenti d’aria ma, per quanto la ragazza provasse ad ascoltarlo e a svuotare la mente, le immagini del viso di Kisshu mentre quest’ultimo si chinava su di lei e le sensazioni brucianti del loro primo bacio, continuavano ad invaderle prepotentemente la mente, facendole commettere un errore dietro l’altro.
Alla fine anche il giovane alieno dovette arrendersi alla scoraggiante evidenza che quel giorno l’allenamento non avrebbe portato frutti. –D’accordo, basta per oggi! Sei davvero stata un disastro da tutti i punti di vista.
-Mi dispiace…
-Pazienza…ti perdonerò. dopotutto è la prima volta che ti faccio fare un allenamento così difficile. Forse non sei abituata!
Stupita del fatto che Taruto non fosse minimamente interessato ad indagare più a fondo riguardo ai motivi del suo improvviso calo di rendimento, la ragazza abbozzò un sorriso, incerta. –Grazie! Prometto che la prossima volta cercherò di fare meglio! –Esclamò contrita, slegandosi la benda dagli occhi.
Il bambino alzò gli occhi al cielo e scosse la testa con fare bonario. –Per punizione dovrei farti indossare quella benda tutto il giorno…ma inviarti da Pai mi sembra sufficiente per oggi.
-Agli ordini capo…
Una volta uscita dalla palestra la ragazza si sentì nuovamente invadere da una pesante ondata di tensione. Taruto non pareva sospettare nulla riguardo il suo recente passatempo notturno, ma non era altrettanto sicura al riguardo di Pai…iniziava a pentirsi di essersi lasciata irretire con tanta facilità dalle avances di Kisshu. Così facendo aveva implicitamente messo in pericolo il suo ruolo all’interno della squadra, rischiando di perdere la fiducia che il minore e il maggiore degli Ikisatashi riponevano in lei, ma ciò che la faceva sentire ancora più in colpa era l’incresciosa consapevolezza che una parte di lei si era sentita felice come non lo era mai stata, per merito di quello scambio proibito. “L’amore fa davvero diventare pazzi” Rifletté mentre percorreva, con l’animo appesantito, i corridoi che la separavano dalla meta.
Giunta davanti alla porta del laboratorio, tuttavia, udì a sorpresa un paio di voci maschili discutere animatamente e non poté impedire al suo cuore di perdere un battito, non appena riconobbe quella di Kisshu.
-Non hai alcun diritto di impormi come passare le mie notti!! Se voglio dormire qui alla base oppure in un altro luogo non sono comunque affari tuoi.
-Infatti non mi importa tanto il luogo in cui trascorri la notte, Kisshu, quanto il fatto che ultimamente sembri non dormire affatto.
Quasi inconsciamente, Luana abbassò la mano che era stata in procinto di bussare alla porta e si avvicinò con cautela, cercando di cogliere il senso della conversazione, che pareva tutt’altro che pacata.
-Si può sapere da quando in qua ti sta a cuore il fatto che io dorma? –La voce dell’alieno dagli occhi dorati, se possibile, le suonò persino più stanca rispetto alla notte precedente.
-Mi spieghi come potrei non interessarmene? Sei assente dalla base quasi tutto il giorno, quando ritorni trascorri tutto il tempo ad allenarti fino a sfinirti e come risultato non riesci a concentrarti su nessuno dei tuoi compiti!
-Se sei in pena per il rendimento della squadra sappi che non ne hai motivo…
-Non ne ho motivo dici?! Squadra o non squadra, se tu dovessi combattere in questo momento, nelle disastrose condizioni mentali in cui ti trovi, finiresti sicuramente ammazzato! –La giovane si stupì nell’udire una nota di accorata preoccupazione prorompere nella voce di Pai.
Anche il fratello dovette rendersene conto perché abbandonò la sua posizione difensiva e rispose –Farò in modo che non succeda.
-L’unico modo per evitare che succeda è riposare! Capisco che tu possa avere dei motivi per il tuo rifiuto, ma ci stai facendo preoccupare tutti. E’ essenziale che tu ti riprenda. Se non vuoi farlo per noi fallo almeno per te stesso! Di questo passo sarà la tua salute a risentirne.
Dopo quel rapido scambio, seguì un istante di profondo silenzio durante il quale la mew alien fu in grado di avvertire solamente il proprio respiro accelerato rimbombare lievemente lungo il corridoio.
Proprio quando iniziava a domandarsi se non fosse il caso di annunciare la propria presenza, fu la voce fintamente beffarda di Kisshu a spezzare la quiete. –Non avrei mai pensato che un giorno ti saresti sinceramente preoccupato per la mia salute fratellino.
-Kisshu…
-Ma non c’è bisogno che diventi una suocera, so badare a me stesso…e ora se vuoi scusarmi…ho da fare!
Luana si allarmò parecchio nell’avvertire i passi leggeri di Kisshu avvicinarsi con rapidità stupefacente all’uscita del laboratorio, ma, nonostante fosse consapevole che non era affatto saggio lasciarsi cogliere in flagrante mentre origliava una conversazione privata, non riuscì nemmeno a muoversi di un passo mentre la porta le si spalancava davanti rivelando il volto accigliato del proprio protetto.
-E tu che ci fai qui…? –Si lasciò sfuggire quest’ultimo, stupito nel trovarsela davanti senza preavviso, mentre il gelo dei suoi occhi si scaldava appena.
Lei rimase imbambolata a guardarlo per diversi istanti, prima che il suo cervello riuscisse a formulare una risposta coerente. –T-taruto mi ha detto di venire qui perché Pai voleva parlarmi…però vi ho sentito discutere e non volevo interrompervi…q-quindi ho aspettato. –Borbottò, sentendosi avvampare per la vergogna.
Per fortuna, ci pensò Pai a salvarla dalla sua figura meschina, intimandole di entrare. –Ti stavo aspettando. Accomodati!
Kisshu sospirò rassegnato. –A quanto pare il dovere ti chiama…sarà meglio che me ne vada.
Mentre si scostava dalla porta per lasciarla passare, Luana gli lanciò un’occhiata furtiva, tentando di capire se si fosse arrabbiato con lei perché si era permessa di ficcare il naso nelle sue conversazioni private. Tuttavia, quando i loro sguardi si incrociarono a mezz’aria, quest’ultimo si limitò a rivolgerle un sorriso sghembo e a farle l’occhiolino, gesto che suscitò nella ragazza un’ enorme sensazione di sollievo e le donò il coraggio che le mancava per varcare la soglia.
Coraggio che non le fu di molto aiuto, perché non appena intercettò l’espressione di Pai, se possibile ancora più torva del solito, avvertì comunque le gambe tremarle come gelatina. “Devi restare calma…ti guarda male solo perché ha discusso con Kisshu, non ce l’ha con te. Non ha scoperto nulla! Respira e cerca di comportarti in modo normale…” Si sforzò di ripetere a sé stessa, mentre ad un cenno del suo superiore alieno, si accomodava su una delle rigide sedie di metallo, posta davanti ai monitor.
Fortunatamente per lei, Pai dimostrò di non avere alcuna intenzione di discorrere riguardo le sue recenti relazioni sentimentali. –Ti ho chiamata qui stamattina per informarti che abbiamo ricevuto un messaggio da Ryo Shirogane e anche perché ho parlato con tuo padre, il quale mi ha messo al corrente delle implicazioni che comporta essere una…come te.
-Una mezza aliena? –Luana si sforzò di nascondere il proprio immenso sollievo dietro ad un’espressione di genuino interesse.
-Sì, mettiamola così. –L’alieno si schiarì la voce, come se fosse ancora imbarazzato e incredulo riguardo la piega che avevano preso gli eventi. Dopo essersi accarezzato lentamente il mento con fare pensoso, riprese il discorso. –Prima parliamo di Shirogane, è più urgente: poche ore fa ho ricevuto un suo messaggio dove dichiarava di avere ricevuto una telefonata di Ichigo che lo aveva messo al corrente della nostra situazione e del suo desiderio di aiutarti. Non so dire come abbia fatto a contattarmi, ma questo semplifica le cose…inoltre, pare abbia accettato di prenderti a carico a patto che gli dimostriamo la nostra collaborazione presentandoci al caffè mew mew disarmati.
-Ma non potrebbe essere una trappola? –Obiettò la mew alien avvertendo un brivido di tensione irrigidirle le membra.
-Per quanto mi dolga ammetterlo, il gruppo del mew project non utilizza metodi così subdoli per combattere i nemici e di solito attacca per difesa, più che per una vera manovra offensiva.
-Sarà… –Borbottò, per nulla convinta.
Pai si limitò ad ignorarla bellamente, continuando il discorso come se nulla fosse. –Shirogane ha concordato con me che non sarebbe saggio portarti all’incontro, data la situazione di grave pericolo in cui ti trovi. Quindi tu resterai qui alla base con Kisshu, mentre io e Taruto ci recheremo al caffè mew mew.
-Continuo a pensare che sia pericoloso.
-Sicuramente ci sono dei rischi…ma sono convinto che il premio valga la pena. –Convenne lui squadrandola con espressione eloquente, come a voler sottolineare che stavano mettendo in atto quell’operazione solo per tenerla al sicuro.
A quel pensiero il petto della ragazza venne ancora una volta inondato da un profondo senso di gratitudine e quest’ultima preferì non sollevare altre obiezioni, considerando tutto quello che gli alieni stavano rischiando per lei.
-Passando alla questione del tuo essere per metà aliena…mi sono fatto spiegare da Alain che cosa implicherebbe questo per te, dato che non abbiamo avuto il tempo di parlarne a causa della fretta con cui si sono dovuti trasferire…credo che sia il caso di scoprire il più possibile, non trovi?
La mew alien esitò qualche istante, poi annuì a labbra strette, avvertendo un groppo doloroso attanagliarle lo stomaco. In tutta onestà era preoccupata dalle possibili scoperte sconvolgenti che sarebbero potute scaturire da quel discorso, ma fuggire dalla verità non le sarebbe servito a molto, quindi si rassegnò ad ascoltare.
-Purtroppo Alain mi ha rivelato che per fare in modo che gli alieni non ti trovassero, oltre ad avere sottoposto sé stesso ad interventi di chirurgia plastica, spacciando i suoi tratti esotici per una malformazione alle orecchie e ad altre parti del volto, ha anche fatto in modo che i tuoi geni alieni rimanessero latenti, sigillandoli con una sorta di siero o veleno che ti somministra fin da quando eri piccola.
-Un veleno…?
-Purtroppo si. –Asserì Pai con aria grave, aggrottando le sopracciglia. –E’ molto conosciuto sul mio pianeta…per noi alieni è decisamente letale e tuo padre doveva essere davvero disperato se ha pensato di usarlo su di te. Mi ha detto di averne rubato un po’ prima di partire, in caso gli alieni avessero scoperto la sua fuga e lui avesse dovuto togliersi la vita.
A quelle parole la ragazza avvertì la pelle d’oca farsi rapidamente strada sulle sue braccia e non poté evitare di stringere i pugni convulsamente. “Mi ha avvelenato!” Pensò, senza sapere se sentirsi terrorizzata o disgustata.
-Per fortuna tuo padre è previdente e si è munito anche dell’antidoto, così, quando sei nata tu, ha potuto essere certo che, in caso la prima somministrazione su di te non avesse prodotto gli effetti sperati, tu non saresti stata in pericolo di vita. Probabilmente se non ne fosse stato in possesso, non ci avrebbe nemmeno provato.
-Voglio sperarlo! –Esalò con voce tremate, sentendosi nuovamente come se il mondo attorno a sé fosse stato completamente ribaltato e le stesse vorticando attorno.
L’alieno dagli occhi viola, in qualche modo, dovette intuire i suoi sentimenti laceranti e confusi, perché, dopo un’istante di silenzio meditativo, le si avvicinò e le posò una mano sulla testa con fare consolatorio, accarezzandole i capelli. –Sono sicuro che è così. Tuo padre non è una cattiva persona, voleva soltanto proteggerti.
Luana rimase assolutamente stupefatta nel rilevare la sfumatura quasi paterna che assunsero i suoi occhi in quel momento, una nota calda che era sicura di non avere mai riscontrato prima d’ora. Tuttavia, prima che potesse essere sicura di non essere precipitata in un sogno visionario, Pai si era già allontanato e aveva ripreso a parlare come se nulla fosse accaduto.
-Mentre quel veleno usato su un alieno comune causa la morte in pochi minuti, su una creatura come te, che ha anche sangue umano, causa solo la temporanea ma repentina scomparsa dei tratti alieni…forse inizialmente anche qualche effetto collaterale, ma a questo punto il tuo corpo si dovrebbe essere immunizzato agli effetti negativi del veleno e non risentirne più. In questo modo, dosando abilmente il veleno in suo possesso, Alain è riuscito a tenerti nascosta e a fare in modo che tu non scoprissi mai le tue origini.
-Dopo quanto tempo l’effetto del veleno scompare? –Volle sapere lei a quel punto, più per completezza che per effettiva necessità. Qualunque fosse stata la risposta, e sospettava già quale fosse, non avrebbe più preso quella roba neanche morta.
-Ogni anno. –Rispose infatti l’altro, dopo qualche momento di esitazione. –Tuo padre usava…
-Delle siringhe! –Lo interruppe lei con voce piatta coprendosi il volto con una mano al pensiero di quanto fosse stata stupida e ingenua a non accorgersene prima. –La vaccinazione annuale che mi costringeva a fare. Non mi ha mai lasciato andare negli ospedali…mi diceva che non si fidava…e quando io gli chiedevo come mai mi vaccinava a casa con delle siringhe sue, rispondeva che era andato a comprarle personalmente da un farmacista di fiducia! –Scosse la testa, incredula nel rilevare quanto rapidamente i tasselli del puzzle stessero tornando al loro posto. “E mia madre in tutti questi anni, ha sempre saputo tutto!”
Per qualche minuto i due interlocutori rimasero entrambi perfettamente immobili, senza dire una parola: Luana era completamente soverchiata dalla nuova realtà che le era stata imposta e Pai, dal canto suo, non si sentiva in diritto di rompere il silenzio di dolorosa consapevolezza che si era creato. Quindi fu lei a riprendere a parlare per prima, la voce debole e roca. –La somministrazione sarebbe dovuta avvenire in questo periodo… -Gracchiò, tentando disperatamente di non cedere ad una crisi di nervi. –Che cosa mi succederà…se non la prendo più?
-Credo che semplicemente i tuoi tratti alieni tornerebbero allo scoperto. Diventeresti più forte, ma al tempo stesso, forse, anche più vulnerabile. –L’alieno dagli occhi viola le rispose in tono cauto, quasi avesse paura di vederla crollare davanti ai suoi occhi. –Tuttavia, hai ancora un po’ di tempo per pensarci, Luana. Ora, purtroppo, devo occuparmi del mio incontro con Shirogane e prima che io mi rechi da lui, ho un favore da chiederti.
La mew alien sollevò repentinamente lo sguardo, oltremodo stranita nel udire la voce di Pai pronunciare il suo nome di fronte a lei con così tanta naturalezza. Di solito, quando parlavano a tu per tu, le si rivolgeva in modo più autoritario: i primi tempi l’aveva chiamata “umana”, poi era passato a “ragazza”, ma non l’aveva mai appellata usando direttamente il suo nome. –Che cosa devi chiedermi? –Domandò, incuriosita. Non riusciva a capire che cosa diavolo stesse succedendo al suo capo squadra e perché improvvisamente la stava trattando in modo così indulgente. Che fosse il suo modo di dimostrarle che era preoccupato per lei e comprendeva il suo dolore?
La proposta di quest’ultimo bastò a distrarla immediatamente dai quei quesiti senza risposta. –Potresti tenere d’occhio Kisshu? Non so se sia per merito del sigillo o di altre congiunzioni planetarie, ma tu sembri essere l’unica persona in grado di placarlo. Assicurati che si riposi.
Alla ragazza venne quasi da ridere al pensiero di quanto segretamente i tre fratelli tenessero l’uno all’altro ma non osassero ammetterlo nemmeno sotto tortura. In fondo erano delle persone gentili e premurose, a modo loro…
Non poté trattenersi dal sorridere tra sé e sé, anche perché, in tutta onestà, aveva sperato di poter passare del tempo da sola con Kisshu fin da quando si erano dovuti salutare la notte prima.
-Al momento credo che sia andato a girovagare per Tokyo come suo solito, ma spero di indurlo a riposare qui prima di partire…

La speranza di Pai si rivelò totalmente vana, quando i numerosi tentativi di contattare Kisshu per convincerlo a tornare alla base si rivelarono infruttuosi.
L’alieno dagli occhi dorati sembrava svanito nel nulla e, dopo che quasi un ora fu trascorsa in sua ricerca, i compagni di squadra dovettero arrendersi all’evidenza che probabilmente quest’ultimo si fosse addormentato da qualche parte e non sentisse i loro richiami. Tuttavia non si preoccuparono troppo per la sua sorte, certi del fatto che, qualora si fosse trovato in pericolo, il potere del sigillo avrebbe avvertito la mew alien tempestivamente.
Nonostante ciò il problema della custodia della base aliena rimaneva comunque impellente, e, alla fine, i due fratelli si ritrovarono costretti a partire alla volta del caffè mew mew, ponendo la sorte del loro rifugio nelle mani di Luana.
Nessuno di loro si sentiva troppo tranquillo al riguardo, ma d’altronde non avevano nessun’altra alternativa: i patti ormai erano stati siglati, non potevano sperare di cambiarli all’ultimo minuto.
La mew alien era la meno convinta riguardo a tutta quella faccenda…non sapeva con esattezza spiegare perché, ma avvertiva un senso di pericolo pressante e non si sentiva affatto pronta a proteggere un luogo così immenso e importante da sola.
Perciò fu solo con molte opere di autoconvincimento che infine riuscì a trovare il coraggio di accettare e lasciare andare i due.
Pochi istanti dopo essere rimasta sola, si sorprese a correre in preda all’ansia verso la palestra, alla ricerca di un paio di tridenti da brandire per poter eventualmente difendersi dai pericoli. “Sarò anche paranoica, ma preferisco non rischiare l’osso del collo.”
Fortunatamente, aveva appena incominciato a catalogare con lo sguardo l’ingente quantità di armi presente nella sala, quando riuscì a scorgere il paio di tridenti femminili che Kisshu le aveva prestato precedentemente. Si affrettò ad afferrarli, trattenendo un sospiro di sollievo: almeno per quanto riguardava quelle due armi, gli alieni le avevano dato qualche lezione…non avrebbe dovuto avere problemi!
Sentendosi un po’ più fiduciosa si legò i tridenti alla veste che aveva preso in prestito la sera prima e, abbigliata di tutto punto come una vera aliena, si diresse verso il laboratorio principale per controllare che fosse tutto a posto.
Fu proprio mentre stava percorrendo quello stretto corridoio che il cellulare iniziò a vibrarle nella tasca interna dei pantaloncini. Si accigliò quando vide che si trattava di Ichigo. –Hello? –Rispose frettolosamente in inglese, insospettita da quella chiamata.
-Luana, can you hear me? –Ichigo le parve agitata, fattore che non contribuì affatto a rassicurarla.
-Che succede?!
-Ryou mi ha appena chiamato…- La voce della mew rosa si spezzò sull’ultima sillaba, come se quest’ultima stesse cercando disperatamente di trattenere le lacrime. -Sembra che qualcuno abbia teso un agguato a Pai e Taruto mentre si dirigevano verso il caffè, probabilmente un altro gruppo di alieni che sapevano che si sarebbero incontrati a quell’ora.
Luana avvertì in un istante tutto il sangue ghiacciarlesi di colpo nelle vene e dovette sforzarsi non poco per mantenere il respiro regolare. –Oh, no…–Esalò, mentre le mani incominciavano a tremarle e le si imperlavano di sudore freddo. –Ti prego dimmi che stanno bene…
-Luana…
-Ichigo, DIMMELO!!
Udendo il suo tono di voce tingersi di disperazione, anche la mew neko perse definitivamente il controllo e scoppiò in lacrime.-Non lo so! Ryou ha detto che ha cercato di intervenire subito…ma i tuoi amici erano disarmati e gli altri troppo numerosi…li hanno portati via…-gemette tra un singhiozzo e l’altro. –Mi dispiace tanto!
La mew alien non riuscì nemmeno più a rispondere, all’improvviso le forze le mancarono e si sentì cadere in ginocchio, gli occhi pieni di lacrime e un senso di bruciante impotenza conficcato nello stomaco. Erano perduti, lo sapeva bene…se i nemici avevano scoperto il loro piano in così poco tempo, significava che almeno uno di loro era anche al corrente della sua posizione nella base e stava solamente aspettando il momento propizio per agire. Pai e Taruto erano stati catturati, Kisshu era sparito chissà dove…era solo questione di tempo prima che qualcuno venisse a prenderla.
Come a conferma dei suoi macabri pensieri, all’improvviso una risata gelida si fece strada alle sue spalle, una risata che conosceva fin troppo bene, una risata che proveniva direttamente dal peggiore dei suoi incubi.
Ma, mentre si voltava di scatto, gli occhi intrisi di panico e il cuore in gola, Luana provò la terrificante certezza che questa volta l’incubo stava per tramutarsi in realtà.



Ecco qui il capitolo terminato! Fatemi sapere se i nuovi sviluppi vi sono piaciuti e cosa pensate riguardo al comportamento del padre di Luana!;-)
Alla prossima!
  
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