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Autore: Sonomi    20/02/2015    5 recensioni
E Magnus si sentì quasi congelare da quegli occhi blu, seminascosti dai ciuffi di capelli neri che ricadevano disordinati sulla fronte, che lo guardavano con un cipiglio stranito. Probabilmente per l’abito che indossava. Nonostante tutto, vide le gote del giovane imporporarsi leggermente.
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L’affermazione di Alec aleggiò per qualche secondo per il salotto, come se Magnus la stesse analizzando per bene prima di rispondere. Ma, tutto ad un tratto, le labbra di quest’ultimo si tesero in un sorriso pieno di malizia e divertimento, tanto che Alec quasi si pentì delle sue parole.
-E tu vorresti scoprirli adesso, questi misteri, Alexander?-
[Malec]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sonomi's home:
Salve a tutti :D eccoci alla terza parte della FF, che in teoria doveva essere l'ultima. E sottolineo "in teoria" perchè come al solito non sono riuscita a tagliare e quindi ci sarà anche una quarta parte ahahaha :) spero che questo capitolo vi piaccia, ci ho messo più degli altri due perchè sono in pieno periodo esami all'università e il tempo per scrivere mi manca davvero :( che tristezza ç___ç
Comunque ci tengo a ringraziare tutte le persone che mi seguono e anche tutti coloro che mi recensiscono <3 non sapete quanto mi faccia piacere :3 Non sto a stressarvi ancora, vi lascio alla lettura :3






 
PARTE TERZA



Bussare o non bussare. 
Questo era il dilemma di proporzioni Shakespeariane che Alexander stava affrontando in quel momento.
Bussare o non bussare.
Si sentiva vagamente stupido. Alla fine era stato invitato a passare dall’appartamento di Magnus Bane da Magnus Bane in persona, non avrebbe dovuto farsi tante fisime. Eppure, fermo davanti alla porta d’ingresso, non poteva fare a meno di chiedersi perché avesse accettato davvero quell’invito per nulla lavorativo. 
Vuoi vederlo. Ti ha fatto sentire a tuo agio e sei curioso di saperne di più sul Sommo Stregone di Brooklyn, ecco perché sei qui.
Uh, a volte la sua coscienza era un pugno nello stomaco e una bocca della verità messi insieme. Con un sospiro fece un altro passetto verso la porta e bussò due volte con decisione, per poi infilarsi le mani in tasca per ostentare una postura rilassata. Dieci secondi dopo un Magnus Bane avvolto in una vestaglia blu elettrico e dalle pantofole lilla sbucò sulla soglia reggendo fra le dita una tazza colma di quello che sembrava tè. 
-Alexander. Pensavo che non saresti più venuto- disse lo scrittore, lanciando un’occhiata all’orologio accanto alla porta. Segnava le 17:45. Quello tentennò. 
-Stavo facendo due lavori in casa e non mi sono reso conto dell’orario, chiedo scusa. Disturbo?-
Magnus fece un sorrisetto sbilenco, e come risposta alla domanda del ragazzo si spostò di lato per permettergli di entrare. 
-Stavo buttando giù la scheda caratteriale di un nuovo personaggio del seguito di Al di là della magia- spiegò Magnus chiudendo la porta con uno scatto della mano. -Quindi nessun disturbo particolare-
-Al di là della magia avrà un seguito?- 
Alec sembrava sbalordito e felice allo stesso tempo, e lo scrittore gongolò per un attimo nel vederlo in quello stato. 
-Sei la prima persona a saperlo, quindi non spifferarlo in giro. Non ho nemmeno informato il mio editore- 
Con quelle parole Magnus sprofondò nel divano che si trovava nella stanza (doveva essere il salotto) evitando accuratamente di rovesciare sulla pelle nera la bevanda che teneva tra le mani. Gli era costato un occhio della testa. 
-Pensi di stare lì impalato davanti alla porta o di venire a sederti?-
Alexander mosse qualche passo, dirigendosi verso il divano, per poi sedersi ben lontano dallo scrittore. Essere in casa di Magnus in qualche modo lo rendeva nervoso, come se delle costanti cariche elettriche continuassero a percorrergli gli arti. E lui non si era mai sentito così in vita sua. 
-Allora.. Ci sono novità sul meet per caso?-
Era evidente l’intenzione dello scrittore di rompere l’apparente parete di ghiaccio che si era formata. Aveva notato il disagio di Alec, come poteva non farlo, soprattutto visto che il ragazzo si stata torturando le dita delle mani come se quelle gli avessero commesso contro un orribile torto. Meglio agire prima che se le staccasse. 
-Jia mi ha confermato l’ora. Inizierà alle 16, come avevamo deciso noi- affermò Alec, annuendo leggermente, mentre Magnus faceva scivolare una mano lungo il bracciolo del divano. 
-La sessione di autografi?-
-Devi dirmi se vuoi farla o no. Però, se posso darti un consiglio, dovresti. E’ la tua prima apparizione in pubblico, devi mostrarti ben disposto- azzardò il moro, e lo scrittore sorrise divertito. Gli occhi verdi brillarono per un attimo.
-Penso che tu abbia ragione. Puoi comunicare a Jia che firmerò i libri- 
Alec annuì di nuovo, sedendosi meglio, e finalmente smise di uccidere le proprie mani. Magnus interpretò quel gesto come un buon segno, e senza darlo troppo a vedere si avvicinò un poco al giovane. Odiava parlare con le persone stando distanti l’una dall’altra, che senso aveva? 
-Se non sbaglio ieri ti ho invitato qui per un motivo. Mi stupisco che tu non mi abbia ancora chiesto niente- scherzò Magnus, incrociando le gambe sul divano dopo aver poggiato la tazza di tè vuota sul tavolino. Alexander fece un sorrisetto.
-Non volevo risultare maleducato-
-Non riusciresti a sembrarlo neanche volendo, hai l’aria troppo tenera. E poi, se non erro, sono stato io a proporti questo “scambio”, no?- 
Alec si era fermato a ‘aria troppo tenera’, captando l’altra metà della frase con qualche secondo di ritardo. Cercò di scacciare quella parte di pensieri che lo portavano a chiedersi cosa Magnus volesse dire sempre con quelle frecciatine, concentrandosi sul vero motivo per cui era andando lì quel tardo pomeriggio. 
-Vero. Allora risponderai alle mie domande sullo Stregone?-
-Tutte quelle che vuoi- 
Alec sorrise, e la sua mente si affollò subito di quesiti di vario genere. 
-Quando ti ho detto che il Sommo Stregone di Brooklyn era il mio personaggio preferito, ti ho anche detto cosa mi era venuto subito in mente..-
-Ti sei chiesto cosa ci fosse dietro al personaggio, giusto?- lo interruppe Magnus. Il moro annuì e sorpreso guardò lo scrittore fare un sospiro. 
-E’ molto semplice.. Ci sono io- 
Quelle parole così secche lasciarono Alec di sasso.
-Ci sei..tu?-
-Il Sommo Stregone di Brooklyn è una trasposizione su carta di me stesso. Hai pensato bene quando ti sei reso conto che non era un semplice personaggio- spiegò Magnus, vagamente a disagio, tracciando con l’indice della mano sinistra il contorno del proprio piede. -Penso che tu abbia notato, infatti, che non ho mai annunciato quale fosse il nome dello stregone. L’ho sempre fatto chiamare “il Sommo” o semplicemente “stregone”. Ho cercato anche di non far trasparire troppo le mie emozioni nel scriverlo e pensavo di esserci riuscito. A quanto pare, però, tu sei un lettore troppo profondo- 
Ecco perché in cambio delle informazioni sul personaggio Magnus mi ha chiesto di parlare di me. La cosa ad Alec apparve subito ovvia. Ovvia e incredibile. 
-Ti sei ammutolito. Ti ho sconvolto così tanto?- scherzò lo scrittore, mentre l’altro scuoteva leggermente il capo.
-Mi stavo solo domandando se, allora, dato che sei il Sommo Stregone di Brooklyn, nascondi i suoi stessi misteri-
L’affermazione di Alec aleggiò per qualche secondo per il salotto, come se Magnus la stesse analizzando per bene prima di rispondere. Ma, tutto ad un tratto, le labbra di quest’ultimo si tesero in un sorriso pieno di malizia e divertimento, tanto che Alec quasi si pentì delle sue parole.
-E tu vorresti scoprirli adesso, questi misteri, Alexander?-
Il moro passò immediatamente dal solito pallore a un rosso accesso, e piantò gli occhi sulle proprie mani, che aveva puntualmente ripreso a torturarsi. Sentiva che non sarebbe uscito vivo da quella conversazione se fossero andati avanti così, ma a quanto pare Bane aveva un’insolita propensione a volerlo stuzzicare. Magnus, in compenso, rideva dentro di sé per l’espressione di completo orrore misto a imbarazzo dipinta sul volto di Alec, espressione che gli faceva nascere un fastidioso sfarfallare all’altezza dello stomaco. Da tanto tempo non si sentiva attratto da una persona in quel modo così candido. Non poteva negare di essere un playboy, perché lo era eccome. Tanti erano attratti da lui e lui era stato attratto da tanti. Eppure la curiosità che leggeva negli occhi di Alexander, perché c’era, la vedeva, era diversa dalla strana tensione e lussuria che aleggiava in quelli dei suoi ex amanti e non poteva fare a meno di sentirsene attratto a sua volta. 
Voleva parlare con lui, ancora. Saperne di più.
-Posso svelarti alcuni di questi misteri, sai? Ma tu mi devi parlare ancora un po’ di te. A cena stasera, magari?-

E cena fu. Alexander scoprì che non solo Magnus era uno scrittore formidabile, ma per di più un cuoco eccezionale. Nel giro di mezz’ora aveva preparato una serie di pietanze dall’aspetto invitante e Alec non si era fatto pregare due volte quando il padrone di casa lo aveva invitato a iniziare a mangiare. Aveva fame, forse fin troppa, ma quello era uno scherzo che la tensione giocava su di lui. L’ansia lo portava ad abbuffarsi. Magnus d’altro canto mangiava con assoluta calma e lentezza, gustandosi ogni piatto e lanciando occhiate divertite al moro seduto accanto a lui. C’era un non so che di divertente nel vederlo infilare in bocca il cibo con quella voracità, come se non avesse mangiato da giorni. E poi.. Quelle labbra che si tendevano lungo la superficie della forchetta sembravano così morbide.. 
Magnus scosse la testa, scacciando quel pensiero. Alexander Lightwood poteva anche attirarlo, ma di certo avrebbe fatto in modo di non saltargli addosso subito. 
-Tornando al discorso di ieri sera..- iniziò lo scrittore arrotolando una fetta di prosciutto sulla forchetta. -Non hai mai avuto una relazione, quindi? Nemmeno un..bacio?-
Alec fermò la posata a un centimetro dalla sua bocca, guardandolo torvo.
-Mi pare che dovessi spiegarmi ‘i tuoi misteri’, non io i miei-
-Una domanda a testa, un patto è un patto- 
Magnus abbozzò un sorrisetto e il moro sospirò.
-No, non ho mai avuto una relazione. E nemmeno un bacio-
Alec guardò l’altro annuire, come se si stesse appuntando qualche dettaglio nella mente. 
-Tocca a me. Pure tu sei restio a parlare del tuo passato o in realtà hai vissuto una vita felice e spensierata?-
Magnus analizzò le parole di Alexander, passando un dito sul bordo del bicchiere. Questa era la domanda più plausibile, ma era anche quella che avrebbe voluto evitare. Sicuramente aveva gonfiato un po’ la vita dello Stregone (insomma, lui aveva solo ventitré anni, ma il Sommo giusto qualcuno in più), ma non poteva negare che lui stesso non avesse avuto un infanzia facile. 
-Ci sono cose in comune e..cose diverse. Come lo Stregone sono praticamente cresciuto senza genitori. Mia madre è morta partorendomi e mio padre mi ha sempre accusato di questo. Non ha tentato di uccidermi però- sdrammatizzò alla fine, mentre Alec lo fissava con sguardo sconvolto. -Sicuramente non è stato piacevole crescere con questo clima. Per fortuna mio zio, il fratello di mia madre, mi ha preso sotto la sua ala protettiva. Se sono qui, è anche grazie a lui. Mi ha aiutato quando ho deciso di andarmene di casa, anticipandomi i soldi per questo appartamento. E’ stato il primo a leggere le mie storie, e a ritenerle valide- 
Magnus bevve un sorso di vino e fece un altro sorrisetto.
-Tocca a me. I tuoi genitori sanno della tua omosessualità?-
-Perché ci stiamo concentrando solo su questo argomento?- chiese Alec con una smorfia.
-Perché ho la sensazione che non parli spesso con qualcuno di questa cosa. Vorrei che ti sfogassi un po’. Rispondi- 
-No, non lo sanno. Solo mia sorella ne è a conoscenza. Non credo che capirebbero.. Probabilmente mia mamma si, ma mio padre dubito che risulterebbe tanto comprensivo-
-Questo è un destino che tocca a molti purtroppo.. Porgi la tua domanda- lo spronò Magnus versando mezzo bicchiere di vino all’altro. 
-Perché hai iniziato a scrivere?-
Magnus posò la bottiglia, sospirando. Alec stava centrando tutte le domande più complicate che avrebbe potuto fargli. 
-Scrivere è come una via di fuga per me. Mi nascondo fra le righe dei miei romanzi, scappando dalla realtà. Una realtà troppo dolorosa a volte. Quando ho creato il Sommo Stregone di Brooklyn avevo l’intenzione di..liberarmi di un peso, forse. Mettermi a nudo, ma non del tutto, sulla carta, sicuro che non molti avrebbero capito-
-Ma io ci sono riuscito subito-
-Già, tu ci sei riuscito subito- Magnus sorrise. -E devo dire che la cosa non mi dispiace-
E quelle parole furono accompagnate da un’occhiata maliziosa che fece nascondere Alec dietro il suo bicchiere dall’imbarazzo. Non era abituato a gestire situazioni del genere, e Magnus lo sapeva bene. Perché quindi continuava a stuzzicarlo in quel modo? Lo trovava divertente? Alec avrebbe voluto scomparire in un buco del pavimento seduta stante, pur di sfuggire allo sguardo che lo scrittore gli stava rivolgendo. Anche perché, indubbiamente, non riusciva a esserne indifferente. In compenso Magnus trovava tenerissima la sfumatura rosata delle guance di Alexander, che davano un tocco colorato alla sua pelle pallida. Pelle che, proprio per quel motivo, era dannatamente attraente e illuminava particolarmente gli occhi blu. Per quanto potesse sforzarsi, Magnus sarebbe sempre stato particolarmente attratto dal connubio capelli neri-occhi chiari. Lo scrittore posò la forchetta accanto al suo piatto vuoto, con l’improvvisa voglia di accarezzare quella pelle, mentre Alec a fatica mandava giù l’ultimo pezzo di carne. 
-Ti farò ancora una domanda, Alexander. E voglio che tu mi risponda sinceramente- sussurrò Magnus, vagamente indeciso. Non era da lui comportarsi in quel modo, ma c’era qualcosa nel ragazzo di fronte a lui che lo spingeva a fare qualche pazzia. -Se adesso io mi alzassi dalla sedia e, venutoti di fronte, ti prendessi il viso fra le mani e ti baciassi, tu come reagiresti?-
Quella domanda riecheggiò tra le pareti del loft, mentre Alec spalancava gli occhi fino a sentir male, e apriva e chiudeva la bocca a pesce senza sapere cosa rispondere. E, soprattutto, se rispondere. Doveva aver sentito male, per forza, non c’era altra spiegazione. Quella non era una domanda normale, cosa avrebbe dovuto dire? Oltretutto bastò anche solo immaginare per un secondo che Magnus facesse sul serio quello che aveva annunciato per far prendere ad Alec differenti tonalità di rossore, mentre lo scrittore si limitava a guardarlo con gli occhi socchiusi. 
-Deduco che dovrei carpire la risposta dal tuo arrossire, Alexander- affermò alla fine Magnus con un sorrisetto. Alec deglutì. 
-Non.. Non mi aspettavo una domanda simile-
-E’ un vero peccato. Perché davvero, ho molta voglia di baciarti in questo momento- 
Il respiro di Alec si mozzò completamente, e le dita delle mani presero a torturarsi a vicenda sotto il tavolo. Quella situazione era assurda. Mai si sarebbe immaginato che accettare la proposta di lavoro di Jia avrebbe portato a quello. Mai si sarebbe immaginato che Magnus Bane, il suo autore preferito, si sarebbe alzato dal tavolo su cui stavano mangiando assieme dopo avergli proposto un bacio come se stessero parlando di comprare una camicia. E mai, mai si sarebbe immaginato di pensare che, alla fin fine, ricevere quel bacio non sarebbe nemmeno stato male. Non poteva negarlo.. Magnus gli piaceva, un piacere che andava oltre l’essere il suo scrittore preferito. Era un interesse sottile, nato dalla curiosità e dalla bellezza del verde dei suoi occhi, un interesse che avrebbe voluto approfondire ed esaurire. In compenso Magnus sapeva di star esagerando, ma non poteva farne a meno. Pochi minuti prima si era ripromesso di non saltare addosso ad Alexander, ma era così carino in quel momento, così delicato, così innocente, che di trattenersi proprio non se ne parlava. Non ci sarebbe riuscito. 
Senza che se ne fosse realmente reso conto si era alzato e aveva fatto il giro del tavolo, fermandosi davanti a un Alec con il volto completamente viola e le spalle visibilmente tese. Gli occhi blu brillavano agitati. 
-..Magnus?- sussurrò quest’ultimo, mentre l’altro lo fissava con l’espressione più combattuta che gli avesse mai visto addosso in quei giorni. 
-Posso farlo, Alexander?-
Le parole dello scrittore suonarono quasi titubanti e il moro sussultò quando Magnus fece un ulteriore passo verso di lui. Se avesse allungato una mano avrebbe potuto sfiorargli il viso. 
-Perché vuoi baciarmi?- balbettò Alec, abbassando lievemente il capo e arrossendo ancora di più alla sua stessa domanda. -Ci conosciamo da due settimane scarse..-
Una mano raggiunse la guancia del moro, che quasi saltò sulla sedia a quel tocco così delicato. Le dita dello scrittore fecero una leggera pressione sotto il mento, alzando il volto del ragazzo, e quello si sciolse completamente sotto il suo sguardo verde e affilato.
-Ormai dovresti saperlo Alexander- sussurrò Magnus, e all’interpellato apparve ancora più vicino. -Per il Sommo Stregone di Brooklyn il tempo è del tutto relativo- 
Le dita leggermente scure scivolarono dalla guancia di Alec fino alla nuca, il ragazzo trattenne il respiro, e prima che potesse avere il tempo di rispondere all’affermazione di Magnus, quello lo stava baciando. 
Poteva un bacio essere delicato e deciso allo stesso tempo? Alec non poteva saperlo con certezza, ma sicuramente quello lo era eccome. Magnus sembrava non avere nessuna fretta, muoveva le labbra lentamente, come se avesse avuto paura di spaventarlo, ma Alec più che sentirsi spaventato si sentiva completamente fuori dal mondo. Il sangue gli ribolliva nelle vene, sentiva la pelle delle guance scaldarsi per la timidezza e le improvvise emozioni, e l’agitazione era talmente tanta che non riusciva a rilassarsi: teneva le spalle rigide e gli occhi spalancati, tanto che poteva vedere benissimo quanto al contrario Magnus sembrasse tranquillo e palesemente felice di quel contatto. 
Non sapeva cosa fare, dove mettere le mani, perciò si limitò a lasciarsi guidare e stravolgere dal movimento delle labbra dello scrittore, che proprio in quel momento sembrava aver deciso di cambiare completamente l’andamento del bacio. Alec si sentì mordicchiare leggermente il labbro inferiore e quasi involontariamente si ritrovò a schiudere la bocca fremendo per l’agitazione. La lingua di Magnus si fece spazio, scivolandogli fra i denti e scontrando la sua con delicatezza, e a quel punto la mente di Alec si scollegò completamente. La sensazione che provava era troppo forte, troppo intensa, il corpo sembrava non rispondere più ai suoi comandi. Quando alzò una mano, infilandola fra i capelli soffici e pieni di glitter di Magnus, ebbe quasi l’impressione che fosse stata un’altra persona a muoverla, così come quando iniziò a rendersi più partecipe all’interno del bacio, passando lentamente la lingua sulle labbra dello scrittore. Per tutta risposta quello ridacchiò, scostandosi leggermente per riprendere fiato, senza però allontanare le mani dal viso dell’altro. 
-Mi pare che non ti dispiaccia tutto questo, alla fine..- sussurrò, gli occhi verdi pieni di malizia, e Alec sorrise. 
-A quanto pare no. Mi hai fatto un incantesimo, forse, Sommo Stregone di Brooklyn?-
Magnus ghignò.
-Potrebbe essere-

 
  
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