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Autore: willow11    21/02/2015    5 recensioni
Santana Lopez, ormai padrona dei suoi poteri, è pronta ad affrontare la sua nuova avventura: partire con Hermione, Harry, Ron e Quinn per distruggere tutti gli Horcrux.
Questa storia è il seguito di Obliviate e Obliviate anno VI, e segue gli avvenimenti del settimo anno di Harry Potter.
da uno dei capitoli:
-Mi stai leggendo la mente?- La punzecchiò la più piccola.
-Come lo sai?-
-Cambi espressione quando mi leggi la mente… inarchi le sopracciglia e ti spuntano due fossette proprio qui- spiegò Hermione toccando con le dita i punti precisi della fronte della latina.
Santana sorrise, poi afferrò con le proprie mani quelle della grifondoro e le baciò.
-Herm…- disse con un tono che sembrava quasi una supplica.
Hermione la guardò confusa.
-Ti prego… Ti prometto che non ci succederà niente e vinceremo questa guerra insieme… Ma ti prego, permettimi di farti l’incanto obscuro… -
Santana/Hermione
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Obliviate'
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obliviate 3.9

-ah…-
-apri di più quella boccaccia Santana, non vedo niente- l’ammonì Rachel con in mano un cucchiaio che le teneva bassa la lingua.

L’ispanica sbuffò e aprì di più la bocca –aaaaaaaaa-

L’infermiera guardò nella cavità orale della cugina cercando un qualche tipo di infezione.
-Niente, non ci sono placche e niente di niente-

-Ne sei…Etciù… Sicura? Etciù…- Chiese Santana rimettendosi la grossa sciarpa di serpeverde intorno al collo.
-Nessuna malattia infettiva togli poteri?- Continuò a domandare la latina.

-Certo Santana- rispose la brunetta -ti sei solo beccata un brutto raffreddore… Ti serve solo un po’ di riposo- Spiegò tranquilla Rachel passandole un fazzoletto per asciugarsi il naso.

Santana ci pensò su, come era possibile che fosse solo un raffreddore.
I raffreddori non toglievano i poteri magici.
In teoria.

-Senti Berry…- cominciò vaga -devo farti una domanda-
L’infermiera sorrise, conosceva bene sua cugina e sapeva che quell’espressione significava solo una cosa: era in difficoltà.
Così, tanto per metterla un tantino più in difficoltà, si sedette sul lettino accanto a lei.
E infatti Santana, sobbalzò.
-Dimmi tutto Sannie…- la incitò Rachel.
Santana la guardò storta.

-Ok… Mettiamo caso che una mia amica abbia dei poteri un po’ particolari…-
Rachel alzò un sopracciglio.
-e che un giorno, sempre per caso ovviamente, proprio il giorno che si becca un brutto raffreddore questi poteri un po’ particolari le spariscano e che…-

-Ok ok.. fermati Santana non c’è bisogno che fingi con me- L’interruppe l’infermiera -so tutto del tuo dono trasmesso sessualmente da Brittany…-
-Non è una malattia venerea, Berry!- si affrettò a replicare la latina, poi la guardò sconvolta –Per Salazar come lo sai?-

-Se l’è fatto scappare la tua compagna di stanza… durante uno dei nostri incontri l’anno scorso…-
-Che cosa?-
-Sì stava li li per… e ha detto qualcosa tipo che non si sarebbe mai riuscita a togliere dalla testa questa immagine e che tu l’avresti beccata…-
-Risparmiami i dettagli…- la bloccò Santana con un velo di delusione negli occhi.

-Dai non te la prendere-
-No, non me la prendo, solo che... Non importa- disse evidentemente seccata.

-Scusa… non credevo t’importasse tanto, se no me l’avresti detto tu, no?!- la schernì l’infermiera.
Santana abbassò lo sguardo dispiaciuta.
-Non è vero che non importa di te… solo che… scusami hai ragione… so bene che posso fidarmi di te…-
Rachel sorrise appena.

-Che cosa mi succede Rach? Perché non sento più niente?-
-Ei San non è niente di grave, anzi è normalissimo-

Santana la continuava a fissare senza capire.

-Sei evidentemente stressata per tutto quello che ti sta accadendo e il corpo si è ribellato-

-Cioè? Parte da me e non dal raffreddore?-

-Praticamente si… Sta proprio qui- disse Rachel afferrando un volume dalla libreria dell’infermeria.
-Storia della medicina magica. Capitolo quattro: poteri magici e influenze-
L’ispanica guardò il volume incuriosita.

-Da quello che mi sembra di aver capito, il tuo potere parte dalla mente ma sei comunque tu ad alimentarlo-

Santana continuava a leggere il testo con interesse.

-È come se avesse finito le energie e si dovesse ricaricare… Per questo appena hai messo il naso fuori ti sei raffreddata come se fossi stata sulla scopa una notte intera…-
-Quindi l’unica cosa che posso fare è stare a riposo e aspettare che mi passi il raffreddore?-
Rachel annuì -si…-
-E quanto pensi che durerà?-
-Una settimana, due mesi, un anno… Non lo so-
-Un anno? Un semplice raffreddore?- sbottò lei.
-Santana è un raffreddore da stress magico… Non posso prevedere quanto duri-
-Posso fare qualcosa per farmelo passare più in fretta?-

Rachel scosse la testa dispiaciuta.


--


Santana camminava per i grandi corridoi del castello non sentendo praticamente nulla.
Ed era strano.
Di solito sentiva una quantità di pensieri e di emozioni che era costretta a fare l’incanto protego per non rischiare di andare a dormire con l’emicrania.
Non che le dispiacesse, alla fine era un piccolo compromesso da accettare per i suoi grandi poteri, eppure tutta quella tranquillità le cominciava a piacere.
Ormai erano passate diverse settimane da quando erano andati al ministero e dei suoi poteri nessuna traccia.

-Etciù-
Santana si asciugò il naso con il fazzoletto che portava sempre con sé e cominciò a salire le scale che portavano la biblioteca. Visto che fuori pioveva e che non poteva fare lezione, ne avrebbe approfittato per fare delle ricerche.
Magari riusciva ad anticipare i tempi di guarigione.
Anche perché senza poteri e con Quinn nervosa per via degli ormoni le rimaneva fin troppo tempo per pensare.
E pensare significava una sola cosa: Hermione.
Si sentiva come mutilata, impotente su tutti i fronti.
Sentiva che non stava facendo niente per gli horcrux e niente per trovare Hermione, e questo la devastava.
Ma visto che non doveva stressarsi, l’unica cosa da fare era non pensarci.
Almeno per ora.

Arrivata al corridoio del terzo piano però, la sua attenzione fu attirata da delle strane urla.
Erano di un ragazzo, e non potevano essere mentali, lei non sentiva più.
No, erano decisamente vere.

Santana, con la bacchetta di Brittany alla mano, seguì le urla fino ad arrivare ad una grossa porta di mogano: l’aula che fino all’anno scorso era di “difese contro le arti oscure” e che adesso era diventata semplicemente “arti oscure”.

L’ispanica fece un respiro profondo e aprì la porta.

Dentro l’aula un gruppo di tassorosso e serpeverde dell’ultimo anno stava in cerchio attorno ad un ragazzo di corvonero.
Un serpeverde, con in mano la bacchetta puntata addosso al corvonero, stava praticando la maledizione cruciatus.
Dietro di loro Alecto Carrow con accanto Sebastian sorridevano beffardi.

Sebastian, notando la presenza della latina, bloccò immediatamente la lezione.

-Madama Lopez, quale onore- disse il ragazzo facendo voltare tutti i suoi alunni.
Santana esterrefatta fece un paio di passi in avanti avvicinandosi al ragazzo in mezzo al cerchio.
-Di solito usiamo i ragazzini del primo anno, ma il signor Anderson era in punizione- continuò lui.
L’ispanica allora si chinò aiutando il ragazzo, completamente stordito, a rialzarsi.

-Lei sta interrompendo una mia lezione, farò rapporto al preside- disse la Carrow.
-Non mi sembrava di aver letto che fosse lecito utilizzare uno degli studenti come cavia per le vostre lezioni- replicò Santana.

-Sta forse mettendo in dubbio la mia autorità?- Chiese con rabbia la donna.

-Andiamo- sussurrò la serpeverde al corvonero.

I due si avviarono verso l’uscita.

-O forse preferisce essere lei la cavia…-
l’ispanica, sentendo quelle parole allontanò il ragazzo e si girò di scatto verso la sua interlocutrice.
-Cru…- la donna non fece in tempo a scagliarle contro la maledizione senza perdono che l’ispanica aveva già contro attaccato.
-Pietrificus Totalus-

La donna si irrigidì e cascò a terra.

Santana guardò prima gli studenti basiti per la prontezza di riflessi, e poi Sebastian che adesso era visibilmente nervoso.

-Non finisce qui Lopez-


--


Santana si allontanò velocemente dall’aula dirigendosi verso un punto preciso del castello.
Accanto a lei, il corvonero la seguiva senza fare domande.

I due arrivarono davanti il grande muro che custodiva l’entrata della stanza delle necessità.
Dopo neanche una manciata di secondi, sul muro comparve una porta.
Santana allungò la mano e aprì la porticina.

Il corvonero entrò nella piccola stanza dove c’era solo un lettino con sopra gli stemmi della casata corvonero.

-Riposati, ne avrai bisogno-

Il ragazzo si sedetto sul letto -è la stanza delle necessità?-
-Wow, sei sveglio per essere un corvo!- disse sarcastica Santana.
-Me ne ha parlato il mio…- il ragazzo si fermò di botto –un mio amico, mi ha raccontato di averla frequentata parecchio diversi anni fa-

L’ispanica guardò meglio il ragazzo –come hai detto che ti chiami?-
-Anderson… Sono Blaine Anderson…-

-…da quanto ne so ha trovato un nuovo ragazzo… Un certo Blaine, è tipo il prefetto di Corvonero…-

La ragazza annuì ricordandosi le parole di Dave il giorno del matrimonio di Bill Weasley.

-Il tuo amico, quello che ti ha parlato di questo posto… è il motivo della tua punizione, vero?-

Il corvonero arrossì.

Santana sorrise beffarda, di certo non le servivano i poteri per fare due più due.
-Devo fare una ramanzina a Kurt… Volevate forse farvi ammazzare?-

Blaine abbassò lo sguardo -ma è stato un momento… Ormai è impossibile stare insieme… Certo se avessimo avuto un posto del genere forse… Voi perché la frequentavate?-

Santana sbarrò gli occhi –Anderson sei un genio!-


--


La stanza delle necessità non era mai stata così sovraffollata.
C’erano studenti di tutte le case, c’erano amache e letti, c’era un angolo per duellare e uno per mangiare, c’era pure una piccola stazione radiofonica illegale allestita per comunicare con il mondo esterno, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Ma soprattutto c’erano tanti visi sorridenti e carichi di energia.

-Devo ammetterlo Lopez hai avuto un’idea semplicemente fantastica- disse Quinn guardando quello che Santana aveva appena realizzato, mentre con una mano si accarezzava quella leggera pancia che almeno li non doveva tenere nascosta.

-Com’è che adesso sei tutta dolce e in camera sei sempre tanto acida?- La punzecchiò l’ispanica che effettivamente non si spiegava come fosse possibile che ogni volta che Quinn toccava il letto si trasformava in un mostro.
-Ormoni- rispose la bionda con superficialità.

-Miseriaccia Santana sei un fottutissimo genio!-
-Grazie Neville- rispose sorpresa l’ispanica non appena il ragazzo le si palesò davanti.
-Questo non è solo l’Esercito di Silente, è anche il nostro rifugio…- continuò il ragazzo ancora estasiato per l’idea della latina -
-Per lo meno stiamo tutti insieme- disse Ginny facendo un sorrisetto amaro.

Santana guardò la ragazza e allungò la mano per stringere la sua.
Sapeva che pure lei stava soffrendo per l’assenza di Harry.
Non che fossero mai state particolarmente unite, ma la condivisione di quel dolore in quegli ultimi giorni le aveva avvicinate tantissimo.
-Adesso manca solo un passaggio segreto per uscire- continuò il grifondoro.
-Ci lavoreremo..- rispose Santana guardandosi intorno.

-Neville, Ginny ci aiutate con l’albero?- Chiese Seamus Finnigan che insieme a Dean Thomas era intento a tirare su il grande albero di Natale.


-Dovremmo dirlo anche agli altri insegnanti… e a Rachel… I ragazzi potrebbero aver bisogno di lei- Disse Quinn non appena i due grifondoro si furono allontanati.

Santana la guardò male –proprio non riesci a deciderti tra i due? E non mi dire che è colpa degli ormoni-

Quinn sbuffò –Puck da quando l’ha saputo è diventato iperprotettivo, la settimana scorsa mi ha incrociato in corridoio e si offerto di portarmi in braccio-
-Sei seria?-
Quinn annuì.
-E la questione Rachel? Come l’ha presa?-
-Non lo so… Non ha fatto battute… E visto che è Noah, forse dovrei preoccuparmi-
-Credo proprio di si- sorrise la latina.

Quinn fece una pausa pensando ai due ragazzi che le avevano totalmente sconvolto l’esistenza -comunque non è perché non mi riesco a decidere tra i due il motivo per cui li voglio qui!-

Santana allora poco convinta dell’affermazione della sua migliore amica, alzò un sopracciglio contrariato.
-Sono seria Sannie, se mai dovessero scoprirci almeno avremo altri dalla nostra parte…-
-Ok…ok… Puoi dirlo a mia cugina… e a Puck… Ma non agli altri… Non so se possiamo totalmente fidarci di loro…-
-Per via di Sebastian?- Chiese la bionda.
-All’inizio dell’anno aveva qualcosa in mente… Qualcosa che riguardava tutti i nuovi insegnanti… Ed è plausibile visto che hanno rivoluzionato il sistema scolastico…-
Quinn sembrò pensarci su.
-Forse hai ragione e poi già sembra un accampamento per profughi…-

Santana sorrise -vado, ho lezione…-
-Di Pomeriggio?-
L’ispanica scosse la testa e si avviò al perimetro dei duelli alla loro destra –devo insegnare l’incanto patronus a dei tassorosso del secondo anno-
Quinn sorrise vedendo i piccoli tassi un po’ intimiditi dalla situazione avvicinarsi a Santana che aveva già in mano pronta la bacchetta.

Effettivamente non capiva, quando stavano in camera tutto diventa opprimente e claustrofobico. Più di una volta aveva desiderato di mandarla a quel paese per le lagne su Hermione e su i suoi non poteri.
Mentre adesso… era decisamente orgogliosa di lei.
L’idea di rimettere su l’esercito di Silente era stata a dir poco geniale e se davvero fossero riusciti a sopravvivere, il rimanere uniti in quel modo li avrebbe resi sicuramente più forti.
Quinn si concentrò ancora sulla latina, intenta a spiegare con molta tranquillità, come posizionare la bacchetta ad uno dei tassi.

Se solo fosse stata ancora viva, Brittany ne sarebbe stata fiera.




A pochi passi dal rifugio studentesco, fermo davanti al grande muro di pietra, Sebastian osservava impotente la grande magia che il castello custodiva con rispetto.

Il ragazzo si avvicinò ancora di più ai mattoni sfiorandoli con i polpastrelli.
Sapeva bene che celavano qualcosa.
Se non voleva rischiare la vita, avrebbe dovuto agire in fretta.




  
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