Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: Kristah    22/02/2015    1 recensioni
Eccomi qui! A storia finalmente ultimata (finirla si è rivelato più difficile di quanto immaginassi). Come già esplicitamente detto nel titolo, saranno raccontati gli eventi del 1943 (l'anno della nascita ufficiale di Capitan America) dal punto di vista di uno dei personaggi più bad-ass: Peggy Carter. Non voglio dilungarmi troppo nei dettagli degli episodi descritti, ma ci saranno (ovviamente) parti tratte dal film e piccoli missing-moments che mi sono immaginata!
Last, but not the least: se la storia vi piace, lasciate una recensione, anche piccina! Non sapete che immenso piacere provo nel leggerle! :) - Inutile scrive che anche critiche sono ben accette, vero?
Detto questo...
Enjoy!
XX,
Kristah
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Howard Stark, Peggy Carter, Steve Rogers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
17 aprile
 
Pensavo anche che il peggio fosse passato quando avevo convinto il Colonnello Philips: mi sbagliavo di grosso. La firma del Colonnello portò molti più problemi di quanti potessi sopportarne: avevo iniziato ad allenare più duramente una piccola parte dei soldati, tra cui ovviamente anche Steve; il Colonnello mi aveva affidato il compito di rispondere personalmente ai nostri superiori spiegando loro nei minimi dettagli il progetto dei supersoldati. 
Fortunatamente avevo il Dottor Erskine sempre pronto a darmi una mano; immagino si sentisse un po’ in colpa per avermi involontariamente trascinato in quella situazione, e sono più che certa che il suo senso di colpa fosse aumentato dopo la mia cena con Howard Stark.
 
Campo addestramento di Oakland, 1943
 
“Ho bisogno di dormire, dottore… Non penso di poter sopportare questo ritmo ancora per un giorno” 
Peggy Carter difficilmente si lamentava; a dire la verità aveva smesso di lamentarsi da quando aveva 8 anni e doveva prendersi cura del suo fratellino minore dopo la morte della loro madre. 
L’ultimo mese, però, era stato un continuo viaggio dal campo di addestramento al quartier generale a New York per degli incontri con i suoi superiori. 
“Presto sarà tutto finito, Peggy…” 
L’uomo l’aveva presa in parola quando gli aveva detto che se tutto fosse andato liscio, lui avrebbe potuto iniziare a chiamarla Peggy. 
“Presto quando? Non posso più prendere tempo, Dottor Erskine… I capi non sono felici del fatto che il progetto supersoldati ci stia impiegando così tanto ad essere avviato"
“Dovrei ricevere una telefonata da Howard Stark tra pochi giorni. Quando sarà tutto pronto potremo cominciare…” 
La donna assottigliò gli occhi: sapeva che c’era qualcosa che il Dottore non aveva ancora fatto. 
“Glielo ha detto? A cosa serve tutto questo?” 
Il silenzio dell’uomo fu più che eloquente come risposta; Peggy lo fissò sconsolata: “Non sarò io a farlo, Erskine"
“Se lo facesse lei, sarebbe tutto molto più semplice…” 
“Perché mai?” 
Il tedesco tentennò a lungo, prima di rispondere alla sua domanda: “Perché è una ragazza… Qualsiasi notizia, per quanto orribile possa essere, se viene data dalla persona giusta…"
“No. E questa volta resterà no, Dottore. Ho finito di fare favori per lei"
Le spalle del Dottor Erskine si abbassarono: “Domani glielo dirò…"
 
Suppongo che, in realtà, glielo disse poco più tardi quella notte: la telefonata di Stark era arrivata prima del previsto, il che era un’ottima cosa per i miei superiori. 
Per il Dottor Erskine era un passo molto importante: quell’esperimento avrebbe potuto essere il suo più grande traguardo come il suo più grande fallimento. 
Io, invece, ne ero spaventata a morte: inutile negare il fatto che in quei mesi di addestramento Steve Rogers avesse iniziato a piacermi. Non era da me provare dei sentimenti di quel genere per uno dei ragazzi che addestravo: in quasi due anni di lavoro, non mi era mai capitato. Quindi avevo preso quei sentimenti scomodi e li avevo repressi in un angolo della mia mente. 
 
La notte prima del grande giorno non riuscii a prendere sonno: continuavo a pensare al primo momento in cui lo avevo visto, a come si fosse comportato in tutti quei mesi estenuanti; non avevo nessun dubbio sul fatto che lui mi odiasse, proprio come tutti i suoi compagni. 
Per loro ero soltanto la stronza che, chissà come, era arrivata ad un grado sopra di loro: una donna che addestra degli uomini; mai vista una cosa simile. 
Mi giravo continuamente nel mio letto, pensando e ripensando alla domanda che avevo posto molto tempo prima al Dottore: nemmeno lui sapeva se Steve sarebbe sopravvissuto all’iniezione del giorno seguente oppure no. Nessuno lo sapeva per certo, ma tutti lo speravamo.
                                                                                                                                                                                                                                       
Ricorderò per sempre la sensazione che mi attanagliava lo stomaco il giorno dell’iniezione: il Colonnello Philips mi aveva incaricato di scortare Rogers al laboratorio di Stark; inutile dire che lui non approvasse il coinvolgimento di “quel ricco e spocchioso idiota che potrebbe ammazzarci tutti”.
Arrivammo alla vecchia libreria dopo un viaggio in macchina che può essere definito solo come “estremamente imbarazzante”: Stark dopo avermi lanciato una breve occhiata, si astenne da qualsiasi battuta che vedevo brillare nei suoi occhi; immagino abbia realizzato tutto in quel momento. 
 
Laboratorio segreto di Howard Stark, 1943
 
Howard Stark prese il Tenente Carter per un braccio, mentre tutti erano impegnati nei numerosi preparativi e la guidò nell’angolo più appartato del laboratorio: “Lei sa bene quanto me che questa cosa ha un cinquanta percento di possibilità di finire male, Peggy… Il mio consiglio da amico è quello di dirglielo adesso"
Peggy Carter non era una ragazza che arrossiva facilmente, ma quella volta sentì il calore sulle guance ed ebbe la voglia di seppellirsi senza tornare mai più in superficie. Davanti ad Howard Stark, però, fece finta di non capire: “Non so a che cosa si riferisce, Stark” 
L’uomo sfoderò il suo sorriso storto, quello che lo aveva reso così celebre con le donne: “Mi riferisco al fatto che le piace il ragazzo che sta per entrare in quella trappola di metallo per scrivere un nuovo capitolo in questa orribile guerra” 
Se c’era una qualità che Peggy apprezzava in Howard Stark era proprio la sua sfacciataggine: qualsiasi altra persona avrebbe lasciato perdere; Stark lo aveva detto ad alta voce perché sapeva come infilare la cimice nell’orecchio delle persone. 
“Tra me e il soldato Rogers intercorre solo un rapporto lavorativo” 
“Immagino sia lo stesso rapporto lavorativo che l’ha fatta uscire a cena con me, Peggy…"
Stava per rispondergli per le rime, quando un suo collaboratore lo chiamò ai comandi. 
 
Quando lo vidi uscire dalla “trappola di metallo” come l’aveva definita Stark trattenni involontariamente il fiato: pochi secondi per festeggiare, prima che il mio mondo venisse distrutto da un agente dell’Hydra. 
Vidi il professor Erskine spirare tra le braccia di Steve, sopravvissuto al siero del supersoldato; la seconda fiala cadde a terra. Non realizzai seduta stante che cosa significasse; ero semplicemente shoccata. 
 
I due giorni successivi all’accaduto furono i peggiori: tutti gli individui presenti al momento della nascita di Capitan America (così venne ribattezzato Steve) furono sottoposti ad interminabili interrogatori. Quello messo peggio era Stark: lo avevano torchiato più di tutti noi messi assieme. 
Howard Stark era un uomo dall’intelletto sopraffino e i miei capi erano certi che il dottor Erskine gli avesse rivelato la formula per ricreare il siero; Erskine non si fidava di nessuno fino a quel punto. Il segreto contenuto in quella fiala morì con lui, tra le braccia di Steve Rogers. 
Arrivò una lettera firmata dal capo dell’esercito per me al campo di addestramento. 
 
Campo addestramento di Oakland, 1943 
 
“E quindi… Finisce qui?” 
Il Colonnello Philips osservò il suo sottoposto, il Tenente Margaret Carter, con la valigia accanto a sé; una macchina dell’esercito l’avrebbe riportata in città e il giorno dopo sarebbe partita per la Francia, in prima linea al fronte. 
Peggy annuì: “Dato il mio fantastico lavoro nel campo di addestramento…” 
“Sono tutte balle” 
La ragazza sorrise; il Colonnello Philips non era il tipo di persona che avrebbe solitamente insultato i suoi diretti superiori. 
“Sappiamo entrambi che spediranno anche me in Europa” continuò il Colonnello, sempre più irritato: “Vogliono essere certi di fare il lavaggio del cervello a quel povero ragazzo"
“Sono abbastanza sicura che Steve se la caverà, signore” 
Notò un lampo negli occhi del suo superiore; probabilmente le avrebbe fatto notare di aver chiamato il Soldato Rogers per nome, ma l’autista suonò il clacson e Peggy tese la mano al Colonnello: “E’ stato un piacere lavorare con lei, signore” 
L’uomo la attirò a sé e la strinse in un abbraccio paterno: “Ci vediamo dall’altra parte dell’oceano, Carter” 

 



Angolino autrice:
Dopo una pausa di due settimane (me ne scuso, davvero tanto! Mea culpa!) ecco qui il nuovo capitolo!
Mh-- Steve diventato ufficialmente Capitan America (finalmente!)
E... E Peggy che se ne va in Europa.
Ma non preoccupatevi, torneranno presto insieme! ;)

La fine è sempre la stessa-- se volete lasciare un commentino lì sotto sarei felicissima di leggerlo!
XX,
Kristah.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Kristah