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Autore: se solose    22/02/2015    4 recensioni
Piccola mia parentesi nata subito dopo la 3x05 SPOILER PER CHI SEGUE LA PROGRAMMAZIONE ITALIANA.
Spero che vi piaccia, soprattutto se siete degli Olicity come me!
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Roy Harper, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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"Oliver che sta succedendo?" Mi chiede Dig mentre monto la mia "armatura".
"So chi ha preso Felicity" dico
"Chi sarebbe?" Chiede Roy mentre si avvicina al suo costume rosso.
"Una...vecchia amica"
"Che novità!" Diggle è sarcastico mentre parla ma non ha torto, c'è sempre qualcosa o qualcuno che torna a darmi il tormento.
"Oliver questo non succederebbe se ti decidessi di raccontarci tutto! Sono stanco dei tuoi segreti!" Finalmente esplode, chissà da quanto tempo se lo tiene dentro.
"Non mi sembra il momento più adatto per metterci al tavolo e parlare" si intromette Roy.
"Chi è questa persona Oliver?" Questa volta è Laurel che ha parlato. 
" Yěmāo. Ci siamo conosciuti ad Hong Kong. Abbiamo lavorato insieme ad una...missione ma ho scoperto il suo doppio gioco e l'ho fatta arrestare. L'ho tradita." Dirlo già mi costa, troppi volti passano tra i miei ricordi ma Dig ha ragione, non posso tenerli sempre fuori, non posso continuare a tenere le persone che mi aiutano e sostengono sempre uno o due passi dietro perché non faccio altro che metterli in costante pericolo non sapendo con chi li mando al macello. Ma come faccio a raccontare ogni cosa che ho vissuto? Persino quelle che sfidano la logica dei criteri umani? Come faccio a raccontargli di come uccidessi per vivere? Come faccio a dirgli che vedevo la luce venir meno negli occhi della gente e non provavo nulla? Sono cose che ne si possono raccontare ne tanto meno cose che chi ti ama potrà mai comprendere, perché non mi vedranno mai come l'assassino spietato, mi vedranno sempre come qualcuno che ha una giustificazione per quello che fa...adesso magari, ma prima, prima non ne avevo nessuna.
"E perché sarebbe tornata dopo tutto questo tempo?" 
"Non lo so, non ho idea di cosa abbia fatto in questi anni! Pensavo fosse in prigione, evidentemente mi sbagliavo!"
"E questa tizia ha preso Felicity e non te? Perché?"
"Io...c'è stato uno scontro a fuoco con la mafia, lei collaborava con loro in realtà perché sotto copertura si era innamorata di un uomo - sento i loro occhi puntati addosso - ed io l'ho ucciso!" Questo è il succo. Di certo non mi metto a raccontare tutta la cornice di questa storia. Non mi metterò a dire a loro che quella donna facendo il doppio gioco per conto della mafia ha fatto uccidere ben 246 persone durante una manifestazione in piazza. Non dirò di come la mafia aveva preso piede in una zona intera della città, non ha importanza adesso. Io ho fatto quello che andava fatto, ho fermato il motore di quella macchina infernale 5 anni fa. Ho fermato l'uomo al quale obbediva senza remore di coscienza. Ho fatto quello che dovevo, senza pensare che la vendetta è un sentimento così forte, così puro che chi la vuole mettere in atto aspetta pazientemente il momento giusto. Questo, a quanto pare, è il suo.
"Dunque è una vendetta" sentenzia Laurel mentre mi tiro su il cappuccio verde.
"Non lascerò che qualcuno le torga un solo capello" mi dico ad alta voce.
"Non lo per metteremo!" Dice John di rimando prendendo la sua pistola e Roy il suo arco.
Li guardo soddisfatto di ciò che siamo, di quello che abbiamo costruito. Non solo una cricca che combatte il crimine, siamo amici e come tali ci copriamo a vicenda.
Sapevo che questo giorno, quello che temevo più di tutti, sarebbe arrivato. Dove Felicity sarebbe stata un obiettivo per arrivare a me ma giuro, giuro su ciò che ancora di più caro mi è rimasto, che non lascerò che qualcuno le faccia del male.
 
Ci ritroviamo sul luogo che ci era stato dato; entrare è stato fin troppo facile, poche guardie, un lavoro pulito.
Una porta si apre nella sala più grande di questo magazzino e davanti ad una fila di gente c'è una donna dai capelli corvini. La riconosco immediatamente e dal nervoso muovo le dita sull'arco allentando la presa quando la vedo. Un uomo la sta trascinando per un braccio, con una pistola in mano in segno di minaccia.
La guardo e vorrei uccidere tutti ora così da poterla abbracciare, così da saperla al sicuro.
"Oliver Queen e la sua combriccola di uomini mascherati. Quanta strada hai fatto eh."
"Sono qui, adesso libera la ragazza" dico senza camuffare la mia voce mentre abbasso il cappuccio.
"Quanta fretta! Sei sempre stato una persona in paziente,  Oliver. Questa è la tua rovina"
Sto per risponderle ma lei riprende a parlare.
"Cosa si prova? Cosa si prova a sapere che la vita della tua donna è appesa ad un filo?"
"Lei non ti ha fatto nulla, la tua rabbia è verso di me!" Le urlo quando vedo l'uomo avvicinare ancora l'arma alla sua pelle.
I suoi occhi lo dicono, ha paura e mi chiede di aiutarla, di salvarla eppure lo so che starà pensando che non devo farmi prendere dalla rabbia, che non devo sacrificarmi per lei eppure.. 
"È questo il punto, attraverso lei renderò te un miserabile, proprio come lo sono stata io!"
"Ci avevi tradito!" La rimbecco.
"In amore e in guerra tutto é lecito" dice con il sorriso stampato in volto.
"Tu sei pazza!"
"Lo sono diventata! Il pensiero che un giorno avrei avuto la mia vendetta mi ha aiutato ad andare avanti Queen!"
Mi urla addosso.
"Adesso ti farò patire lo stesso inferno. Uccidila! " fa segno al suo scagnozzo di sparare ed io sferro la mia freccia con una velocità ed una ferocia inaudita. Lascio che la pistola cada mentre anche i miei compagno di battaglia aprono in fuoco.
Sferro ancora una freccia contro l'uomo e lo atterro poi corro a lei. L'afferro prima che cada e le libero le mani, le circondo il viso cercando di capire se è ancora tutta intera.
"Stai bene?" Chiedo e lei annuisce aggrappandosi al mio collo. L'abbraccio. La rassicuro.
"Devi uscire da qui!" Le dico ricomponendomi.
"Come?"
"Andate!" Ci urla Roy ed io faccio come dice, la prendo per mano e faccio strada tra la mischia.
La mia mente è troppo occupata a cercare una via di fuga e mi rendo conto che l'uomo che avevo atterrato poco prima si è rialzato solo quando sento il rumore del grilletto premuto. Lascio andare la sua mano solo il tempo di scoccare una freccia ben assestata.
"Andiamo" dico.
"Oliver", mi chiama tremante ed io mi volto a guardarla. 
Ha una mano poggiata sul fianco dal quale sgorga sangue viscoso a flotte.
Non realizzo.  
Non realizzo soltanto per un momento quello che sta succedendo. 
Crolla. Cade e mi sembra che tutto intorno si muova a rilento, tutto diventa ovattato.
L'afferro prima che cada a terra urlando il suo nome.
   
 
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