Non
le piaceva come le erano stati conciati i capelli. Proprio
l’unica cosa del suo
stesso corpo che apprezzava erano quei capelli castani leggermente
mossi e
morbi ora ridotti peggio di quelli di una Barbie biondo platino e con
le
ciocche rosa. Tuttavia secondo Santiago, la vecchia balia di Kevin che
le aveva
conciato i capelli a quel modo, si
trattava di un camuffamento ideale per evitare che anche il
più timido sospetto
non nascesse nei padroni Lancaster. Non che i coniugi Lancaster
avessero propriamente
memorizzato il volto di Niamh, si trattava di una ragazza abbastanza
anonima e
discreta, ma la prudenza non era mai troppe e di conseguenza ora la ex
fruttivendola si trovava con i capelli biondi e con indosso jeans e
canotta. Un
look decisamente inusuale per lei, abituata a gonne lunghe fin oltre le
inocchia e golfini dai colori improponibili, ma le era comunque valsa
la
riuscita del piano di entrare nella villa… probabilmente la
più sfarzosa che
avesse mai visto.
Per
carità, la villa dei Mask era anch’essa
meravigliosa, ma quella in cui si
trovava era qualcosa che probabilmente superava la reggia di
Versailles. E come
se non bastasse era arrivata da un giorno solo e già madame
Lancaster le aveva
dato un impegno che in un primo momento l’aveva messa in
difficoltà.
Era
si vero che la ragazza aveva preso coraggio per iniziare delle indagini
alquanto rischiose in campo nemico, glielo doveva alla dottoressa Alya
in
quanto le era stata vicino più di qualunque altra persona,
eppure era consapevole
che quell’ordine datole quasi con frustrazione poteva in
qualche modo metterla
in difficoltà. Morale di tutta questa storia era che Niamh
al momento,
attualmente alle dipendenze di Janice con il nome di Victoria Teras,
lavorava
per ben due datori di lavoro e le battute sul doppiogioco qui
decisamente si
sprecavano.
Ora
era sera e la ragazza non poteva lamentarsi, almeno di quello, della
camera da
letto che le avevano assegnato. Era una camera matrimoniale simile a
quella di
un albergo a cinque stelle, ben diversa dalla microscopica cameretta
che aveva
a Tokyo, eppure nonostante la sua sfarzosità e
comodità la giovane si sentiva
come osservata.
Era
ovviamente la paranoia di Niamh a darle quella impressione, oltre
all’ansia di
poter fallire nella missione che con coraggio aveva preso, e tutto
sommato
quella sensazione pompata dalle sue ciniche aspettative non era del
tutto
inesatta. La giovane domestica pensava che ci fossero addirittura delle
telecamere in stanza, oltre a quelle nei corridoi e nelle varie stanze
della
villa, quando in realtà alla privacy della propria famiglia
e del personale il
signor Howard ci teneva
molto
limitandosi dunque a intercettare le loro mail e messaggi telefonici. I
suoi
sistemi di sicurezza erano efficaci quanto discreti, in fin dei conti i
controlli erano aumentati per forza di cose dopo
“l’incidente” avvenuto nel
campo alfa, di conseguenza era divenuta consuetudine sbirciare la vita
di tutti
senza mettersi in mezzo in maniera esplicita.
Ed
ora che Niamh, alias Victoria Teras, si trovava seduta a letto
profondamente
indecisa su cosa scrivere sul display del cellulare senza allertare la
sicurezza della villa pensava a più non posso che tutta
quella sua missione era
una… missione suicida.
–
Io qui finisco male… – sussurrò la
ragazza mordendosi il labbro inferiore
mentre il pollice destro viaggiava tremando sui vari tasti del vecchio
telefonino – devo… devo stare attenta a quello che
scriverò a Kevin! Magari gli
dico che va tutto bene e… e…
uahahaha!! Io qui ci crepoooh!!
–
Fu
una reazione alquanto singolare la sua. E tuttavia non la si poteva
biasimare
se la tensione le aveva fatto generare una reazione a dir poco cretina
con una
risata piuttosto stentorea che le portò persino le lacrime
agli occhi. Era
comunque una buona reazione piuttosto che tenersi tutta la tensione
dentro,
anche perché nei prossimi giorni era sicura che la sua
situazione psicologica
sarebbe anche aumentata senza tener conto della paranoia da tenere a
bada,
logicamente se non avesse accettato quella missione non avrebbe avuto i
nervi
tesi come le corde di un violino, dunque non era da considerarla pazza
se ora
si stava buttando il cuscino in faccia e intanto rideva. E nonostante
quella
tensione che premeva sui suoi fragili nervi non aveva in nessun modo
intenzione
di mollare tutto e dimettersi l’indomani.
Anche
se aveva paura. Anche se temeva di fallire e anche se già le
mancava Kevin
avrebbe continuato quella precaria messinscena fino alla fine. In fin
dei conti
i suoi genitori le avevano insegnato dei valori saldi, anche testardi
se ci si
ricordava della loro discendenza irlandese, per quanto potesse sembrare
un
controsenso continuare a fare qualcosa anche se potenzialmente
pericolosa.
Bisognava
solo sperare che non fosse poi così pericolosa, sia per se
stessa che per Alya.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Le
sirene non avevano decretato la loro fine o il loro arresto.
Quantomeno, non
nell’immediatezza di quell’allarme.
Straordinario
come l’ordine fosse ben seguito all’interno del
tempio della speranza. Nessuno
dei chojin ospitati al suo interno era difatti rimasto in disparte al
suono
cupo di quell’allarme, riversandosi ordinatamente nei
corridoi della struttura
fino a giungere nel cortile esterno del tempio e… trovarci
una arena imponente
e ben attrezzata.
Probabilmente
se il tempio disponeva di dispositivi terraformanti che garantivano una
bolla
atmosferica di ossigeno, allora possedeva anche dei marchingegni
idraulici che
permettevano la creazione di imponenti spalti che circondavano
l’arena di
ghiaccio su cui si sarebbe disputato il suo destino.
O
meglio, quello suo e quello di Emerald logicamente, poiché
Warsman non si era
sposato con il vento ( purtroppo ) e la sua attuale moglie si rigirava
nervosamente l’anello al dito non gradendo molto gli
spettatori che li avevano
circondati. E se non li gradiva lei in altrettanta forma non li
gradivano
neppure Meat e Check Mate.
–
Ma quante belle facce – disse con un certo sarcasmo la
marchesa, muovendosi con
un certo nervosismo sul gradino di pietra su cui aveva preso posto
– mi sa che
tutti questi relitti umani, più relitti di te,
non hanno la più pallida idea di quello che vuole veramente
da loro la somma
sacerdotessa–
–
Immagino che questo sia una specie di complimento detto da te, per cui grazie e vedi di non guardare verso la
piccionaia… potresti non gradire quello che ho
visto–
Si
riferiva ovviamente allo spalto dedicato all’impianto sonoro
e degli effetti di
luce, posto decisamente poco comodo per godersi lo spettacolo e
praticamente
fuori dalla portata visiva dei molti spettatori presenti. Ma molto
comodo se si
voleva tenere d’occhio gli spalti pieni di pubblico esultante
ancor prima del
massacro.
–
Ho come l’impressione che gli spettatori non siano
l’unica presenza qui –
borbottò il piccolo allenatore del principe guardandosi in
giro con una certa
tensione e adocchiando pure lui delle ombre sinistre che si muovevano
più in alto
– maledizione! Vorrei tanto sapere dove sono finiti tutti gli
altri visto che
siamo stati praticamente costretti a seguire questi energumeni
tutt’altro che
raccomandabili! –
Le
preoccupazioni di Meat erano logiche dato che dopo il suono di quella
sirena si
erano trovati letteralmente travolti da un fiume umano appena messo il
naso
fuori dalla biblioteca, e dopo essere stati trascinati in una grande
arena ove
prima non c’era non avevano più ricevuto notizie
di Kid, Terry, Jeager e anche
di Kyle. Dove fossero finiti quei ragazzi nessuno lo sapeva, ed anche
Warsman
era a suo modo preoccupato per il proprio allievo, nonostante fosse
consapevole
che era capace di badare a se stesso, ma lo era ancora di
più lui per
l’incolumità di tutto il gruppo ora sotto tiro da
esperti arcieri.
–
Quelle ombre impugnano qualcosa di scintillante… delle
balestre, forse? Dubito
che questi signori ci lasceranno andare indipendentemente
dall’esito
dell’incontro–
Il
lottatore del Principato di Monaco aveva alzato un sospetto alquanto
atroce per
il teso gruppetto che attendeva il proprio destino, e quel sospetto
poteva
essere di soldati armati che attendevano un segnale della loro
sacerdotessa per
fare fuoco sul pubblico. Più che un sospetto una
realtà vera e propria dato che
la vista di Warsman era più acuta e aveva dunque notato le
sagome di soldati
specializzati, forse dei ninja del tempio dal momento che non li aveva
visti
passeggiare per i corridoi e dovevano dunque muoversi
nell’ombra per evitare di
essere visti anche dai chojin, ed era anche certo che almeno 13 frecce
a testa
erano puntate su ciascuno di loro in caso qualcosa fosse andato storto
secondo
l’opinione degli organizzatori di quella
“festa”.
Una
brutta situazione invero, tanto che
si
ritrovò a poggiare una mano sulla spalla di Emerald
percependo chiaramente la
sua tensione sempre più crescente come la paura viscerale di
non riuscire ad
uscire di li vivi anche in caso di vittoria. A quanto pare la
sacerdotessa era
una donna fredda di cuore per quanto comandasse quelle quattro mura di
speranza
concreta, ed il loro divorzio, nonché la vita stessa di
tutti loro, rischiava
di congelarsi per sempre su quelle vette innevate.
–
Non è uno scherzo, vero? – Sussurrò la
giovane cercando anche lei di notare gli
uomini armati sugli spalti – per la serie: siamo disposti a
tutto per di non
farvi vincere! –
Si
lasciò scappare una risatina nervosa atta a provare a
stemperare un po’ il
nervosismo crescente, ma tutto ciò che riuscì a
fare fu di mettersi le mani tra
i capelli per cercare di non impazzire nonostante suo marito stesse
cercando di
farle forza. Sarebbero stati massacrati, loro stessi e con tutta
probabilità
chiunque avesse provato a scappare da quella prigione dorata, a meno
che una
speranza di vittoria non fosse data dai loro campioni in carica che si
apprestarono proprio in quel momento, accolti da una folla esultante,
ad
entrare nell’arena ghiacciata.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Vostro marito è un cero cafone. Lo sa questo, non
è vero dottoressa? Mi sa
tanto che eviterò di invitarlo per un tè, la
prossima volta…–
Se
il marchese Lancaster cercava un certo consenso dalla propria
“ospite” bisognava
ammettere che era fuori strada, dato che la dottoressa Alya si
limitò ad
inarcare un sopracciglio scrutandolo con una nota di
severità. Notando che da
parte della Deva non ricevette altro che un gelido silenzio, ad Howard
Lancaster non rimase altro da fare che tossire per stemperare
l’imbarazzo di
quella uscita impietosa e di sedersi accanto a lei sul candido divano
per poter
osservare il secondo scontro per il secondo sigillo.
I
suoi impegni mondani lo avevano tenuto lontano dagli schermi e dunque
si era
perso la scalata del giorno prima , tanto meglio in effetti
perché con tutta
probabilità non gli sarebbe piaciuto vedere la figlia in
pericolo, senza
contare che con Janice doveva cercare di mantenere un segreto scomodo e
raccontarle ogni volta delle bugie sulle sue improvvise sparizioni da
casa.
“Impegni di lavoro”, certo, eppure non era certo
che sua moglie si fosse bevuta
quella scusa da dopo ciò che era successo
all’incontro con i Mask.
Per
quanto riguardava il soggiorno della Kalinina nulla da dire. La donna
continuava ad essere preoccupata per il proprio futuro e quella della
sua
stessa bambina, non era piacevole essere usati come moneta di scambio e
secondo
il suo personale parere Howard stava mettendo il dito in affari che non
lo
competevano, e tuttavia si stava “abituando” ai
lussi di quella prigione dorata
tanto che aveva una gran voglia di poter accedere ad una spa per
rilassarsi ancora
di più. Non solo per fare un dispetto al Lancaster ma anche
perché si sentiva
le caviglie gonfie e aveva un disperato bisogno di un massaggio alle
spalle… e
dato che prima era Robin a pensare a queste cose, tanto valeva
rimediare, no?
Già,
suo marito… era davvero giunto in casa Lancaster? Aveva il
sentore che non si
fosse limitato a prendere una tazza di tè e conversare
amabilmente con il
proprio vicino di casa ma anzi, a farci a botte per avere la certezza
che lei
si trovasse li. Un pensiero che in parte l’aveva emozionata,
l’ex lottatore la
stava cercando ed era determinato in questo, ma dall’altra la
preoccupava assai
visto il temperamento fin troppo testardo del marito.
– Ad
ogni modo, cosa sa dirmi su questo tempio…? I nostri eroi
dovranno aspettarsi
delle brutte sorprese?! –
Fu
una mossa saggia sviare all’imbarazzo proponendo quella
domanda tecnica alla
propria prigioniera, e difatti la signora Mask parve rifletterci per
dare una
risposta il più possibile esaustiva.
–
Se devo essere sincera, non so molto riguardo questo tempio, se non che
sembra
che sia da li che la primavera sbocci ogni anno su Esto
Gaza… il paese più
freddo e inospitale dell’intero pianeta. Da quello che si
dice la sacerdotessa
assorbe molta energia per poter attuare ogni anno un simile
miracolo–
–
Assorbe energia…? Mi chiedo da dove può attingere
a dell’energia in un posto
lontano dal mondo come questo–
–
Beh, magari oggi lo scopriremo–
Non
che Alya avesse molta voglia di iniziare una conversazione con il
marchese, per
quanto stesse cercando di avviare una conversazione interessante con
lei per
stemperare un po’ quella prigionia fastidiosa, e sebbene le
sue prime parole
l’avessero incuriosita riguardo la presenza di Robin in casa
Lancaster non era
disposta a compiacerlo chiedendogli notizie di suo marito e mostrarsi
preoccupata. Ma se c’era possibilità di scoprire
che cosa scatenava il disgelo
in quelle lande così fredde proprio durante il
combattimento… allora la
dottoressa avrebbe soddisfatto in parte la sua curiosità
oltre che assopito le
preoccupazioni verso la propria prigionia.
-
- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
–
Fa freddo, accidenti! –
–
Sei decisamente ripetitivo, herr
Kenyon . un po’ di freddo non può certo
abbatterci…–
–
Un po’ di freddo è quando ti metti la felpa per
uscire fuori, non quando ti si
ghiacciano anche le tonsille! –
Il
lottatore non aveva tutti i torti poiché l’arena
non aveva un impianto di
riscaldamento come gli spalti, con i seggiolini riscaldati da un
sofisticato
impianto d’acqua calda, e pertanto stavano camminando su un
lastrone di
ghiaccio spesso diversi metri sotto gli applausi di un pubblico
entusiasta e
dai commenti di due cronisti preventivamente al sicuro a bordo di un
piccolo
elicottero.
–
Bentrovati amici del wrestling delle ore piccole! –
–
Nonchè del salmone affumicato e degli igloo grandi come un
monolocale! –
–
Ma bando alle ciance e diamo il via ad una competizione ancor
più letale del
pattinaggio sul ghiaccio! Qui è Mac Metaphor–
–
E qui è Doc Nakano, in diretta dal regno di ghiaccio pronto
a sciogliersi come
neve al sole!–
Era
ironico non riuscire a non notare come i due presentatori si fossero
conciati
per quella manifestazione sportiva più importante degli
ultimi tempi quantomeno
su Amazon… e probabilmente la pesante citazione del film Frozen, senza contare che entrambi i due
uomini erano vestiti come
le protagoniste di tale lungometraggio, doveva essere una specie di
omaggio per
la somma sacerdotessa ben concentrata a guardare altro. La donna
difatti era
comodamente seduta sul proprio trono di velluto rosso nella zona VIP
degli
spalti, e con un certo interesse stava osservando i due sfidanti che a
breve
avrebbero iniziato il duello con i suoi due campioni prescelti. Erano
due bei
ragazzi invero, ma mai come il Mask che ora faceva parte della sua
personale
collezione di uomini stupendi che le sarebbe piaciuto tanto
amare… ma ancor di
più da ammirare.
Trattenne
dunque un moto di entusiasmo quando, con un boato quasi assordante
visto che si
trattava della squadra di casa, i suoi due campioni entrarono
nell’arena
ghiacciata sotto l’entusiasmo dei loro compagni e con uno
sguardo decisamente
fiero.
–
Ed ecco i nostri padroni di casa che fronteggeranno Jeager Broken e
Terry
Kenyon, Doc. Nientemeno che Wally Tusket, di recente passato dalla
parte dei
cattivi accattivanti, e Apegon… fratello maggiore di una
delle leggende del
wrestling nonché diacono della somma sacerdotessa–
–
Una donna di stile, non c’è che dire…
ma non può certo competere con il mio
vestito! – e qui il presentatore si riferiva al costume
scintillante di queen
Elsa– e mi sono fatto fare persino un tupè in
linea con il costume! –
–
Ew, non ricordarmelo stimatissimo collega… poiché
è ora di mettere al bando le
chiacchiere e darci alla pesca selvaggia di salmone artico! –
L’elicottero
volò più basso per poter osservare meglio gli
sfidanti intenti ad una sfida di
sguardi truci e determinati prima di riprendere saggiamente quota ed
evitare
che gli attacchi dei lottatori finissero per danneggiare i presentatori
novelli
cosplayer.
–
Tzk, guardali bene Terry…non li trovi perfetti nel loro
ambiente naturale? Un
pinguino e un tricheco!–
Il
tono del tedesco era adirato e ancora piuttosto risentito per quel
volta
gabbana di Wally per un potere a suo parere effimero e sporco. Non si
otteneva
un grande potere senza grandi conseguenze, era la prima regola che ti
insegnavano nella Scuola di Ercole, e quel testardo di un tricheco
umanoide se
l’era bellamente scordata! Quindi, secondo la sua logica che
faceva comunque
tentennare di più il lottatore americano ( in fin dei conti
conosceva Wally da
molto più tempo ), era giusto ricordargliela nel modo
più doloroso possibile.
Ma logicamente, per i due campioni della sacerdotessa quelle parole
suonarono
come una sfida.
–
L’hai detto bene, mangia crauti! Siamo nel nostro ambiente
naturale! –
Con
un gesto che sorprese tutti Apegon decise di attaccare per primo, in un
modo
alquanto singolare però. Difatti, l’angelo alieno
prese sotto le ascelle il
compagno di squadra, dallo sguardo piuttosto deciso
nell’andare fino in fondo a
questa faccenda indipendentemente dall’avere di fronte un
vecchio amico, e
sollevandosi di una spanna da terra volò veloce ruotando su
se stesso come un
razzo in direzione dei due lottatori della League.
A
causa della spinta a spirale il lottatore prese velocemente
velocità, tanto da
sorprendere Terry e Jeager che a momenti non riuscirono a scansarsi via
appena
in tempo.
I
due ragazzi rimasero stupiti dalla velocità di quel
proiettile umano, riuscendo
a scansarsi e ricevendo comunque dei danni a causa della presenza di
Wally e
dei suoi denti affilati che tagliarono il petto
dell’americano portandolo a
sanguinare un poco, e tutto quello che riuscirono a fare fu di cercare
di
atterrare in maniera decente sulla lastra di ghiaccio prima
che… Apegon non
tornasse immediatamente alla carica con un nuovo attacco a due.
–
È incredibile amici che ci seguite da casa! – fece
Mac Metaphor, conciato come
Anna, osservando stupefatto come i due chojin collaborassero
perfettamente tra
loro – questa deve essere il famoso “giro di
vite” di Apegon… ma con la
presenza di Wally Tusket è come cercare di camminare sul
filo del rasoio! –
–
Un rasoio ben affilato direi. Terry Kenyon si sta procurando
più tagli del
sottoscritto quando si fa la barba al mattino! –
Anche
dagli spalti c’era chi si era accorto che le zanne del
tricheco umanoide erano
piuttosto affilate per l’occasione, ed un brivido di
inquietudine attraversò il
corpo di Alexandria Meat nel momento in cui dedusse che il mite Wally
molto
probabilmente aveva affilato volontariamente
le proprie zanne per disputare l’incontro. Assurdo, pazzesco,
come la volontà
del lottatore di origini irlandesi si fosse piegata così
tanto alla sete di
potere offerta da un ninnolo potenzialmente pericoloso.
Quell’oggetto doveva
avergli offuscato la mente o qualcosa di simile, e non solo la sua ma
anche
quella di tutti gli spettatori presenti che esultavano Apegon e Wally
oltre che
omaggiare la sacerdotessa già compiaciuta da
quell’inizio cruento, pertanto se
voleva che i suoi ragazzi vincessero dovevano provare a togliergli di
dosso
quell’affare.
La
possibilità di comunicare con i due giovani lottatori
arrivò giusto nel momento
in cui, con una certa prontezza di riflessi, Jeager riuscì a
saltare appena
prima che Apegon riuscisse a falciarlo e a saltargli sopra la schiena
abbrancandogli
le ali e tirando poi con tutta la forza che aveva in corpo.
L’angelo alieno
subì il colpo a tradimento, tanto che perse il senso della
rotazione e fu
costretto a mollare la presa su Wally che andò a schiantarsi
al suolo proprio
come un aereo impazzito, da momento che, avendo qualcuno che gli tirava
le ali,
il diacono portò per istinto le braccia verso il proprio
aggressore per
scrollarselo di dosso.
Logicamente,
anche per Apegon l’atterraggio non fu dei migliori e
andò a schiantarsi contro
il muro della tribuna su cui sedeva la sua amata sacerdotessa, mentre
per
Jeager l’atterraggio fu decisamente più acrobatico
tanto da poggiare i piedi
sulla fredda superficie ghiacciata già pronto per un altro
attacco non appena
l’avversario si sarebbe ripreso.
Il
colpo fu violento e creò un foro nel muro in cemento armato,
tanto da far
alzare in piedi la Deva per osservare più in basso, e con
sguardo severo, il
proprio servo per ammonirlo in modo giusto e… freddo.
–
Vedi di non deludermi, Apegon… hai molti occhi puntati sulla
tua schiena, oltre
a quelli del tuo sfidante–
Il
lottatore, ancora incastrato all’interno del cemento seppur
ancora per poco, si
ritrovò a deglutire in modo impercettibile a quelle che
sembravano essere delle
minacce velate anche alla sua persona. Erza era una fine esteta che non
ammetteva facilmente la sconfitta e men che meno vedersi i propri piani
sfumare, ne andava anche della sicurezza dell’intera regione,
pertanto il
diacono era a conoscenza del patto che aveva stipulato con la Casa
delle Ombre
Danzanti e da secoli questi individui servivano il clan della
sacerdotessa
affinchè nulla rompesse il delicato equilibrio del tempio.
–
N-non vi deluderò mia signora! Questi parassiti non
lasceranno il tempio! –
Alle
volte la bellezza esotica di queste donne non bastava per convincere
gli uomini
a compiere il sacrificio estremo, e dunque la presenza di questi chojin
ombra
garantiva che ogni più piccola protesta o macchia sul buon
nome del tempio non
vedesse mai l’alba di un nuovo giorno.
Ma
come si dice sempre in questi casi: la speranza è
l’ultima a morire.
–
Ra…. Ragazzi! Cercate di togliere quell’affare dal
collo di Wally! Ne va della
sua vita! credetemi! Quell’oggetto non è quello
che sembra!–
La
stessa speranza di Apegon la provava anche Meat e il suo gruppo,
perché andava
detto che la speranza è tra le emozioni più forti
che si prova fino all’ultimo,
e gridando a pieni polmoni quelle parole veritiere sperava di essersi
fatto
sentire quantomeno dai suoi due allievi impegnati in un combattimento
piuttosto
freddo.
Terry
e Jeager sentirono, ovviamente, ma anche gli spettatori vicini al
piccolo
kinnikku avevano sentito quelle parole giusto un filo preoccupanti.
Come poteva
mai essere che un dono fatto dalla somma sacerdotessa potesse risultare
dannoso
per i chojin che avevano deciso di seguirla ammaliati dalle sue
promesse? La
maggior parte di loro erano ex lottatori che avevano fatto ormai il
loro tempo
ma che, comunque, speravano in una rivalsa che li portasse ad
affrontare nuove
sfide anche grazie al gingillo che portavano al collo.
Voci
che iniziarono a circolare lungo l’arena con sussurri come
“che storia è mai
questa?”, “ci avevano detto che era
sicuro”, “sarà mai vero?” si
dimostrarono
fastidiosi alle orecchie di Erza che stizzita mosse un paio di dita per
rendere
la temperatura dello stadio ancor più fredda per dare ancor
più filo da torcere
ai due giovani terrestri.
Chi
non sentì dubbi a riguardo, anche se aveva chiaramente
sentito l’urlo di Meat,
fu lo stesso Wally che si limitò a stringere in una mano
l’amuleto rosso sangue
che gli stava dando così tanta forza. Per lui era arrivato
il momento di
tirarsi in piedi e farsi valere, altrimenti come avrebbe potuto
difendere sua
madre e la sua sorellina se non era sufficientemente forte? Suo padre
era morto
quando lui era piccolo e da allora aveva sempre cercato di prendersi
cura della
propria famiglia anche a nome di un padre che la sua sorellina Dorothy
non
aveva mai conosciuto, pertanto era consapevole di essere
l’ultima ruota del
carro di un gruppo di super uomini e non intendeva restarci ancora a
lungo.
Una
vocina dentro di lui gli stava dicendo che era sbagliato mettersi
contro i suoi
stessi compagni, i suoi amici più cari, ma tale sussurro
venne cancellato dalla
sua mente da un luccichio della pietra che portava al collo. Decidendo
comunque
di parlare al proprio avversario, colmo anche lui di determinazione,
prima di
sprigionare il massimo della propria forza auto indotta.
–
Mi dispiace per come stanno andando le cose, Terry – disse il
tricheco,
osservando il proprio avversario rialzarsi in piedi nonostante i molti
tagli
che gli aveva provocato con l’attacco precedente –
ma non posso rinunciare a
ciò che mi è stato dato! –
–
Si che puoi! Maledizione Wally… non hai sentito Meat?
È quella roba a
condizionarti! –
–
Smettila di dirmi quello che devo o non
devo fare! Sono abbastanza maturo da prendere delle decisioni da solo!!
–
Il
lottatore americano rimase alquanto stupito per quella repentina furia
scattata
senza quello che sembrava essere un valido motivo e che prese una forma
de
tutto inaspettata anche per i suoi compagni che guardavano dagli spalti
e che
già iniziavano a risentire del freddo scatenato dalla
sacerdotessa. Wally era
un tricheco umanoide… ma sempre tricheco rimaneva. E chi
aveva un minimo di
conoscenza biologica sapeva alla perfezione che queste creature erano
rinomate
per la loro aggressività.
Non
solo il fu mite Tusket lanciò una specie di ruggito
all’indirizzo di Terry
Kenyon, ma la sua pelliccia parve diventare più ispida in
linea con uno sguardo
bestiale indirizzato verso un avversario che stava invadendo il suo
territorio.
Poi scattò in avanti, lasciando dei solchi piuttosto marcati
sul ghiaccio, in
direzione di un avversario a cui non era disposto a concedere nessun
tipo di
pietà.
Questa
volta Terry non riuscì ad evitare il duro colpo che gli
venne inferto al suo
petto già provato, e le unghie affilate del suo ex compagno
di squadra, così simili
ora ad artigli affilati, andarono a conficcarsi di prepotenza nei suoi
addominali e nel suo petto affinchè avesse la spinta
necessaria per sollevarlo
da terra e… conficcargli la testa nel ghiaccio duro come il
granito.
A
quella potente, e cruenta, visione di distruzione Emerald
impallidì voltando la
testa di lato decisamente terrorizzata all’idea di vedere la
testa dell’americano
sfracellata a terra e con un mare di sangue che già
inzozzava il ghiaccio
immacolato. Fu una mossa spettacolare e tutta la folla si profuse in un
“ooh!”
stupito per come il lastrone di ghiaccio sotto i piedi dei due atleti
che si
fronteggiavano si rupe in spuntoni appuntiti che si innalzarono verso
il cielo
dinnanzi a cotanta potenza.
L’attacco
fece impallidire anche Meat e preoccupare Lord Flash, sia per la sorte
del loro
tributo che per tutto
l’incontro che
rischiava di andare a puttane, poiché decisamente nessuno di
loro si sarebbe
aspettato una simile reazione e forza da parte di un ragazzo fino a
poco tempo
fa senza ambizioni negative.
–
Terry… è ancora vivo! Ma conciato male,
direi–
Check
Matte lo disse a bassa voce, stupito anche lui dalla ferocia di Wally
che ben
compiaceva la sacerdotessa, e potè notare le condizioni
fisiche del compagno di
squadra una volta che il lottatore di origini irlandesi non estrasse il
proprio
avversario da quella prigione di ghiaccio che si era creata.
Prese
il ragazzo per il torso, ed una volta estratto bruscamente dal suolo
tutto il pubblico
potè notare che la testa di Terry era intatta, in fin dei
conti era un chojin,
anche se ridotto ad una maschera di sangue oltre ad aver perso qualche
dente.
Se
questo era l’andamento generale dell’incontro, se
si fosse protratto fino alla
fine, allora molto probabilmente un sacco di gente si sarebbe fatta
male… nel
più totale dei silenzi mediatici.
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Tutto
sommato era stato fortunato nella sua sfortuna. Proprio vicino alla
sala dei
trofei c’era un bagno attrezzato di tutto punto, forse
perché vicino alle
stanze private della somma sacerdotessa?, e tralasciando i dettagli
lussuosi
con i suoi mosaici dorati e le piastrelle in marmo lucidissimo aveva
trovato un
termosifone in ghisa perfettamente funzionante e un phon con cui
scongelare
Kyle un po’ per volta.
Il
lottatore di origini inglesi era ancora piuttosto infreddolito, per non
dire
ancora congelato da una spessa patina, ma un poco per volta il ghiaccio
si
stava sciogliendo formando ampie pozze sul pavimento e il colorito
della sua
pelle non stava più andando verso il blu cianotico. E al
momento Kid Muscle era
impegnato ad usare il phon contro la faccia del teppista vestito come
un
motociclista incallito notando che anche i suoi occhi si stavano
facendo più
vispi guardando in ogni dove quasi come se fossero
spaventati… o molto
arrabbiati.
–
Eheheh! Visto che sono stato un genio? A breve ti scongelerai e sono
sicuro che
anche Terry e Jeager avranno ormai concluso il combattimento ormai!
–
L’ottimismo
del principe dei kinniku sembrava quasi cieco all’udito
ancora attutito di
Kyle, e per quanto il giovanotto fosse ancora congelato
tentò di comunicare con
Kid cercando di indirizzarlo con gli occhi verso la finestra del bagno.
Ma ogni
suo tentativo di farsi da capire, ed in fin dei conti non era difficile
da
comprendere i suoi gesti anche perché stava iniziando pure a
mugugnare,
fallirono poiché quel maledetto idiota continuava a fare la
ruota del pavone
decantando le sue doti fisiche che “non si potevano sprecare
in battaglia”.
Kid
Muscle ritornò con i piedi per terra quando una potente
deflagrazione non ruppe
il vetro della finestra portando il giovane principe a gridare
terrorizzato,
mentre una bufera di neve non tentò di entrare dentro il
bagno anche se per
breve tempo permettendo così al ragazzo di uscire da sotto
il lavandino.
–
m-ma che diavolo sta succedendo la fuori…?–
quando
Kid andò finalmente alla finestra il giovane rampollo di
casa Mask tirò un
sospiro di sollievo data l’esasperazione che quel suo futuro
compagno di
squadra gli stava dando, e ciò che vide una volta affacciato
alla finestra
distrutta fu qualcosa che prima non c’era.
Il
ragazzo spalancò la bocca nell’osservare
un’arena gremita di gente ove prima
non c’era, e cosa ben più stupefacente era
osservare che al centro dell’arena
Jeager e Terry stavano combattendo contro i loro avversari in quello
che era un
combattimento alquanto violento e rumoroso con tanto di bufera di neve
che
sembrava aiutare strategicamente quelli che erano Apegon e
un… irriconoscibile
Wally molto più simile ad una belva selvaggia.
–
Uh… la situazione non sta andando come previsto! –
No,
non stava affatto andando bene. Ed il modo in cui Wally
spezzò il braccio di
Terry portò Kid Muscle a sbiancare di colpo, capendo tra
l’altro che forse non
era il caso di agitare un phon quando i suoi amici erano messi molto
male in
tutti i sensi possibili.