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Autore: vermissen_stern    22/02/2015    2 recensioni
Sono passati quattro mesi dal matrimonio disastroso in cui Kid Muscle e Kevin Mask hanno quasi dato la vita per poter redimersi da una accusa infamante. Robin Mask a breve diventerà padre per la seconda volta, mentre Warsman ha preso la sua decisione di allenare il cugino di Kevin alle tecniche di famiglia. Ed i ragazzi della Muscle League hanno deciso di prendersi una vacanza dopo la Corona Chojin... il punto è: quanto a lungo potrà durare tutto questo? ed il matrimonio è davvero la cosa giusta da fare?!
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kevin Mask, Kid Muscle, Nuovo personaggio, Robin Mask, Warsman/Lord Flash
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Reignite '
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Non le piaceva come le erano stati conciati i capelli. Proprio l’unica cosa del suo stesso corpo che apprezzava erano quei capelli castani leggermente mossi e morbi ora ridotti peggio di quelli di una Barbie biondo platino e con le ciocche rosa. Tuttavia secondo Santiago, la vecchia balia di Kevin che le aveva conciato i capelli a quel modo,  si trattava di un camuffamento ideale per evitare che anche il più timido sospetto non nascesse nei padroni Lancaster. Non che i coniugi Lancaster avessero propriamente memorizzato il volto di Niamh, si trattava di una ragazza abbastanza anonima e discreta, ma la prudenza non era mai troppe e di conseguenza ora la ex fruttivendola si trovava con i capelli biondi e con indosso jeans e canotta. Un look decisamente inusuale per lei, abituata a gonne lunghe fin oltre le inocchia e golfini dai colori improponibili, ma le era comunque valsa la riuscita del piano di entrare nella villa… probabilmente la più sfarzosa che avesse mai visto.

Per carità, la villa dei Mask era anch’essa meravigliosa, ma quella in cui si trovava era qualcosa che probabilmente superava la reggia di Versailles. E come se non bastasse era arrivata da un giorno solo e già madame Lancaster le aveva dato un impegno che in un primo momento l’aveva messa in difficoltà.

Era si vero che la ragazza aveva preso coraggio per iniziare delle indagini alquanto rischiose in campo nemico, glielo doveva alla dottoressa Alya in quanto le era stata vicino più di qualunque altra persona, eppure era consapevole che quell’ordine datole quasi con frustrazione poteva in qualche modo metterla in difficoltà. Morale di tutta questa storia era che Niamh al momento, attualmente alle dipendenze di Janice con il nome di Victoria Teras, lavorava per ben due datori di lavoro e le battute sul doppiogioco qui decisamente si sprecavano.

Ora era sera e la ragazza non poteva lamentarsi, almeno di quello, della camera da letto che le avevano assegnato. Era una camera matrimoniale simile a quella di un albergo a cinque stelle, ben diversa dalla microscopica cameretta che aveva a Tokyo, eppure nonostante la sua sfarzosità e comodità la giovane si sentiva come osservata.

Era ovviamente la paranoia di Niamh a darle quella impressione, oltre all’ansia di poter fallire nella missione che con coraggio aveva preso, e tutto sommato quella sensazione pompata dalle sue ciniche aspettative non era del tutto inesatta. La giovane domestica pensava che ci fossero addirittura delle telecamere in stanza, oltre a quelle nei corridoi e nelle varie stanze della villa, quando in realtà alla privacy della propria famiglia e del personale il signor Howard ci  teneva molto limitandosi dunque a intercettare le loro mail e messaggi telefonici. I suoi sistemi di sicurezza erano efficaci quanto discreti, in fin dei conti i controlli erano aumentati per forza di cose dopo “l’incidente” avvenuto nel campo alfa, di conseguenza era divenuta consuetudine sbirciare la vita di tutti senza mettersi in mezzo in maniera esplicita.

Ed ora che Niamh, alias Victoria Teras, si trovava seduta a letto profondamente indecisa su cosa scrivere sul display del cellulare senza allertare la sicurezza della villa pensava a più non posso che tutta quella sua missione era una… missione suicida.

– Io qui finisco male… – sussurrò la ragazza mordendosi il labbro inferiore mentre il pollice destro viaggiava tremando sui vari tasti del vecchio telefonino – devo… devo stare attenta a quello che scriverò a Kevin! Magari gli dico che va tutto bene e… euahahaha!! Io qui ci crepoooh!! –

Fu una reazione alquanto singolare la sua. E tuttavia non la si poteva biasimare se la tensione le aveva fatto generare una reazione a dir poco cretina con una risata piuttosto stentorea che le portò persino le lacrime agli occhi. Era comunque una buona reazione piuttosto che tenersi tutta la tensione dentro, anche perché nei prossimi giorni era sicura che la sua situazione psicologica sarebbe anche aumentata senza tener conto della paranoia da tenere a bada, logicamente se non avesse accettato quella missione non avrebbe avuto i nervi tesi come le corde di un violino, dunque non era da considerarla pazza se ora si stava buttando il cuscino in faccia e intanto rideva. E nonostante quella tensione che premeva sui suoi fragili nervi non aveva in nessun modo intenzione di mollare tutto e dimettersi l’indomani.

Anche se aveva paura. Anche se temeva di fallire e anche se già le mancava Kevin avrebbe continuato quella precaria messinscena fino alla fine. In fin dei conti i suoi genitori le avevano insegnato dei valori saldi, anche testardi se ci si ricordava della loro discendenza irlandese, per quanto potesse sembrare un controsenso continuare a fare qualcosa anche se potenzialmente pericolosa.

Bisognava solo sperare che non fosse poi così pericolosa, sia per se stessa che per Alya.

 

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Le sirene non avevano decretato la loro fine o il loro arresto. Quantomeno, non nell’immediatezza di quell’allarme.

Straordinario come l’ordine fosse ben seguito all’interno del tempio della speranza. Nessuno dei chojin ospitati al suo interno era difatti rimasto in disparte al suono cupo di quell’allarme, riversandosi ordinatamente nei corridoi della struttura fino a giungere nel cortile esterno del tempio e… trovarci una arena imponente e ben attrezzata.

Probabilmente se il tempio disponeva di dispositivi terraformanti che garantivano una bolla atmosferica di ossigeno, allora possedeva anche dei marchingegni idraulici che permettevano la creazione di imponenti spalti che circondavano l’arena di ghiaccio su cui si sarebbe disputato il suo destino.

O meglio, quello suo e quello di Emerald logicamente, poiché Warsman non si era sposato con il vento ( purtroppo ) e la sua attuale moglie si rigirava nervosamente l’anello al dito non gradendo molto gli spettatori che li avevano circondati. E se non li gradiva lei in altrettanta forma non li gradivano neppure Meat e Check Mate.

– Ma quante belle facce – disse con un certo sarcasmo la marchesa, muovendosi con un certo nervosismo sul gradino di pietra su cui aveva preso posto – mi sa che tutti questi relitti umani, più relitti di te, non hanno la più pallida idea di quello che vuole veramente da loro la somma sacerdotessa–

– Immagino che questo sia una specie di complimento detto da te, per cui grazie e vedi di non guardare verso la piccionaia… potresti non gradire quello che ho visto–

Si riferiva ovviamente allo spalto dedicato all’impianto sonoro e degli effetti di luce, posto decisamente poco comodo per godersi lo spettacolo e praticamente fuori dalla portata visiva dei molti spettatori presenti. Ma molto comodo se si voleva tenere d’occhio gli spalti pieni di pubblico esultante ancor prima del massacro.

– Ho come l’impressione che gli spettatori non siano l’unica presenza qui – borbottò il piccolo allenatore del principe guardandosi in giro con una certa tensione e adocchiando pure lui delle ombre sinistre che si muovevano più in alto – maledizione! Vorrei tanto sapere dove sono finiti tutti gli altri visto che siamo stati praticamente costretti a seguire questi energumeni tutt’altro che raccomandabili! –

Le preoccupazioni di Meat erano logiche dato che dopo il suono di quella sirena si erano trovati letteralmente travolti da un fiume umano appena messo il naso fuori dalla biblioteca, e dopo essere stati trascinati in una grande arena ove prima non c’era non avevano più ricevuto notizie di Kid, Terry, Jeager e anche di Kyle. Dove fossero finiti quei ragazzi nessuno lo sapeva, ed anche Warsman era a suo modo preoccupato per il proprio allievo, nonostante fosse consapevole che era capace di badare a se stesso, ma lo era ancora di più lui per l’incolumità di tutto il gruppo ora sotto tiro da esperti arcieri.

– Quelle ombre impugnano qualcosa di scintillante… delle balestre, forse? Dubito che questi signori ci lasceranno andare indipendentemente dall’esito dell’incontro–

Il lottatore del Principato di Monaco aveva alzato un sospetto alquanto atroce per il teso gruppetto che attendeva il proprio destino, e quel sospetto poteva essere di soldati armati che attendevano un segnale della loro sacerdotessa per fare fuoco sul pubblico. Più che un sospetto una realtà vera e propria dato che la vista di Warsman era più acuta e aveva dunque notato le sagome di soldati specializzati, forse dei ninja del tempio dal momento che non li aveva visti passeggiare per i corridoi e dovevano dunque muoversi nell’ombra per evitare di essere visti anche dai chojin, ed era anche certo che almeno 13 frecce a testa erano puntate su ciascuno di loro in caso qualcosa fosse andato storto secondo l’opinione degli organizzatori di quella “festa”.

Una brutta situazione invero, tanto che  si ritrovò a poggiare una mano sulla spalla di Emerald percependo chiaramente la sua tensione sempre più crescente come la paura viscerale di non riuscire ad uscire di li vivi anche in caso di vittoria. A quanto pare la sacerdotessa era una donna fredda di cuore per quanto comandasse quelle quattro mura di speranza concreta, ed il loro divorzio, nonché la vita stessa di tutti loro, rischiava di congelarsi per sempre su quelle vette innevate.

– Non è uno scherzo, vero? – Sussurrò la giovane cercando anche lei di notare gli uomini armati sugli spalti – per la serie: siamo disposti a tutto per di non farvi vincere! –

Si lasciò scappare una risatina nervosa atta a provare a stemperare un po’ il nervosismo crescente, ma tutto ciò che riuscì a fare fu di mettersi le mani tra i capelli per cercare di non impazzire nonostante suo marito stesse cercando di farle forza. Sarebbero stati massacrati, loro stessi e con tutta probabilità chiunque avesse provato a scappare da quella prigione dorata, a meno che una speranza di vittoria non fosse data dai loro campioni in carica che si apprestarono proprio in quel momento, accolti da una folla esultante, ad entrare nell’arena ghiacciata.

 

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– Vostro marito è un cero cafone. Lo sa questo, non è vero dottoressa? Mi sa tanto che eviterò di invitarlo per un tè, la prossima volta…–

Se il marchese Lancaster cercava un certo consenso dalla propria “ospite” bisognava ammettere che era fuori strada, dato che la dottoressa Alya si limitò ad inarcare un sopracciglio scrutandolo con una nota di severità. Notando che da parte della Deva non ricevette altro che un gelido silenzio, ad Howard Lancaster non rimase altro da fare che tossire per stemperare l’imbarazzo di quella uscita impietosa e di sedersi accanto a lei sul candido divano per poter osservare il secondo scontro per il secondo sigillo.

I suoi impegni mondani lo avevano tenuto lontano dagli schermi e dunque si era perso la scalata del giorno prima , tanto meglio in effetti perché con tutta probabilità non gli sarebbe piaciuto vedere la figlia in pericolo, senza contare che con Janice doveva cercare di mantenere un segreto scomodo e raccontarle ogni volta delle bugie sulle sue improvvise sparizioni da casa. “Impegni di lavoro”, certo, eppure non era certo che sua moglie si fosse bevuta quella scusa da dopo ciò che era successo all’incontro con i Mask.

Per quanto riguardava il soggiorno della Kalinina nulla da dire. La donna continuava ad essere preoccupata per il proprio futuro e quella della sua stessa bambina, non era piacevole essere usati come moneta di scambio e secondo il suo personale parere Howard stava mettendo il dito in affari che non lo competevano, e tuttavia si stava “abituando” ai lussi di quella prigione dorata tanto che aveva una gran voglia di poter accedere ad una spa per rilassarsi ancora di più. Non solo per fare un dispetto al Lancaster ma anche perché si sentiva le caviglie gonfie e aveva un disperato bisogno di un massaggio alle spalle… e dato che prima era Robin a pensare a queste cose, tanto valeva rimediare, no?

Già, suo marito… era davvero giunto in casa Lancaster? Aveva il sentore che non si fosse limitato a prendere una tazza di tè e conversare amabilmente con il proprio vicino di casa ma anzi, a farci a botte per avere la certezza che lei si trovasse li. Un pensiero che in parte l’aveva emozionata, l’ex lottatore la stava cercando ed era determinato in questo, ma dall’altra la preoccupava assai visto il temperamento fin troppo testardo del marito.

– Ad ogni modo, cosa sa dirmi su questo tempio…? I nostri eroi dovranno aspettarsi delle brutte sorprese?! –

Fu una mossa saggia sviare all’imbarazzo proponendo quella domanda tecnica alla propria prigioniera, e difatti la signora Mask parve rifletterci per dare una risposta il più possibile esaustiva.

– Se devo essere sincera, non so molto riguardo questo tempio, se non che sembra che sia da li che la primavera sbocci ogni anno su Esto Gaza… il paese più freddo e inospitale dell’intero pianeta. Da quello che si dice la sacerdotessa assorbe molta energia per poter attuare ogni anno un simile miracolo–

– Assorbe energia…? Mi chiedo da dove può attingere a dell’energia in un posto lontano dal mondo come questo–

– Beh, magari oggi lo scopriremo–

Non che Alya avesse molta voglia di iniziare una conversazione con il marchese, per quanto stesse cercando di avviare una conversazione interessante con lei per stemperare un po’ quella prigionia fastidiosa, e sebbene le sue prime parole l’avessero incuriosita riguardo la presenza di Robin in casa Lancaster non era disposta a compiacerlo chiedendogli notizie di suo marito e mostrarsi preoccupata. Ma se c’era possibilità di scoprire che cosa scatenava il disgelo in quelle lande così fredde proprio durante il combattimento… allora la dottoressa avrebbe soddisfatto in parte la sua curiosità oltre che assopito le preoccupazioni verso la propria prigionia.

 

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– Fa freddo, accidenti! –

– Sei decisamente ripetitivo, herr Kenyon . un po’ di freddo non può certo abbatterci…–

– Un po’ di freddo è quando ti metti la felpa per uscire fuori, non quando ti si ghiacciano anche le tonsille! –

Il lottatore non aveva tutti i torti poiché l’arena non aveva un impianto di riscaldamento come gli spalti, con i seggiolini riscaldati da un sofisticato impianto d’acqua calda, e pertanto stavano camminando su un lastrone di ghiaccio spesso diversi metri sotto gli applausi di un pubblico entusiasta e dai commenti di due cronisti preventivamente al sicuro a bordo di un piccolo elicottero.

– Bentrovati amici del wrestling delle ore piccole! –

– Nonchè del salmone affumicato e degli igloo grandi come un monolocale! –

– Ma bando alle ciance e diamo il via ad una competizione ancor più letale del pattinaggio sul ghiaccio! Qui è Mac Metaphor–

– E qui è Doc Nakano, in diretta dal regno di ghiaccio pronto a sciogliersi come neve al sole!–

Era ironico non riuscire a non notare come i due presentatori si fossero conciati per quella manifestazione sportiva più importante degli ultimi tempi quantomeno su Amazon… e probabilmente la pesante citazione del film Frozen, senza contare che entrambi i due uomini erano vestiti come le protagoniste di tale lungometraggio, doveva essere una specie di omaggio per la somma sacerdotessa ben concentrata a guardare altro. La donna difatti era comodamente seduta sul proprio trono di velluto rosso nella zona VIP degli spalti, e con un certo interesse stava osservando i due sfidanti che a breve avrebbero iniziato il duello con i suoi due campioni prescelti. Erano due bei ragazzi invero, ma mai come il Mask che ora faceva parte della sua personale collezione di uomini stupendi che le sarebbe piaciuto tanto amare… ma ancor di più da ammirare.

Trattenne dunque un moto di entusiasmo quando, con un boato quasi assordante visto che si trattava della squadra di casa, i suoi due campioni entrarono nell’arena ghiacciata sotto l’entusiasmo dei loro compagni e con uno sguardo decisamente fiero.

– Ed ecco i nostri padroni di casa che fronteggeranno Jeager Broken e Terry Kenyon, Doc. Nientemeno che Wally Tusket, di recente passato dalla parte dei cattivi accattivanti, e Apegon… fratello maggiore di una delle leggende del wrestling nonché diacono della somma sacerdotessa–

– Una donna di stile, non c’è che dire… ma non può certo competere con il mio vestito! – e qui il presentatore si riferiva al costume scintillante di queen Elsa– e mi sono fatto fare persino un tupè in linea con il costume! –  

– Ew, non ricordarmelo stimatissimo collega… poiché è ora di mettere al bando le chiacchiere e darci alla pesca selvaggia di salmone artico! –

L’elicottero volò più basso per poter osservare meglio gli sfidanti intenti ad una sfida di sguardi truci e determinati prima di riprendere saggiamente quota ed evitare che gli attacchi dei lottatori finissero per danneggiare i presentatori novelli cosplayer.

– Tzk, guardali bene Terry…non li trovi perfetti nel loro ambiente naturale? Un pinguino e un tricheco!–

Il tono del tedesco era adirato e ancora piuttosto risentito per quel volta gabbana di Wally per un potere a suo parere effimero e sporco. Non si otteneva un grande potere senza grandi conseguenze, era la prima regola che ti insegnavano nella Scuola di Ercole, e quel testardo di un tricheco umanoide se l’era bellamente scordata! Quindi, secondo la sua logica che faceva comunque tentennare di più il lottatore americano ( in fin dei conti conosceva Wally da molto più tempo ), era giusto ricordargliela nel modo più doloroso possibile. Ma logicamente, per i due campioni della sacerdotessa quelle parole suonarono come una sfida.

– L’hai detto bene, mangia crauti! Siamo nel nostro ambiente naturale! –

Con un gesto che sorprese tutti Apegon decise di attaccare per primo, in un modo alquanto singolare però. Difatti, l’angelo alieno prese sotto le ascelle il compagno di squadra, dallo sguardo piuttosto deciso nell’andare fino in fondo a questa faccenda indipendentemente dall’avere di fronte un vecchio amico, e sollevandosi di una spanna da terra volò veloce ruotando su se stesso come un razzo in direzione dei due lottatori della League.

A causa della spinta a spirale il lottatore prese velocemente velocità, tanto da sorprendere Terry e Jeager che a momenti non riuscirono a scansarsi via appena in tempo.

I due ragazzi rimasero stupiti dalla velocità di quel proiettile umano, riuscendo a scansarsi e ricevendo comunque dei danni a causa della presenza di Wally e dei suoi denti affilati che tagliarono il petto dell’americano portandolo a sanguinare un poco, e tutto quello che riuscirono a fare fu di cercare di atterrare in maniera decente sulla lastra di ghiaccio prima che… Apegon non tornasse immediatamente alla carica con un nuovo attacco a due.

– È incredibile amici che ci seguite da casa! – fece Mac Metaphor, conciato come Anna, osservando stupefatto come i due chojin collaborassero perfettamente tra loro – questa deve essere il famoso “giro di vite” di Apegon… ma con la presenza di Wally Tusket è come cercare di camminare sul filo del rasoio! –

– Un rasoio ben affilato direi. Terry Kenyon si sta procurando più tagli del sottoscritto quando si fa la barba al mattino! –

Anche dagli spalti c’era chi si era accorto che le zanne del tricheco umanoide erano piuttosto affilate per l’occasione, ed un brivido di inquietudine attraversò il corpo di Alexandria Meat nel momento in cui dedusse che il mite Wally molto probabilmente aveva affilato volontariamente le proprie zanne per disputare l’incontro. Assurdo, pazzesco, come la volontà del lottatore di origini irlandesi si fosse piegata così tanto alla sete di potere offerta da un ninnolo potenzialmente pericoloso. Quell’oggetto doveva avergli offuscato la mente o qualcosa di simile, e non solo la sua ma anche quella di tutti gli spettatori presenti che esultavano Apegon e Wally oltre che omaggiare la sacerdotessa già compiaciuta da quell’inizio cruento, pertanto se voleva che i suoi ragazzi vincessero dovevano provare a togliergli di dosso quell’affare.

La possibilità di comunicare con i due giovani lottatori arrivò giusto nel momento in cui, con una certa prontezza di riflessi, Jeager riuscì a saltare appena prima che Apegon riuscisse a falciarlo e a saltargli sopra la schiena abbrancandogli le ali e tirando poi con tutta la forza che aveva in corpo. L’angelo alieno subì il colpo a tradimento, tanto che perse il senso della rotazione e fu costretto a mollare la presa su Wally che andò a schiantarsi al suolo proprio come un aereo impazzito, da momento che, avendo qualcuno che gli tirava le ali, il diacono portò per istinto le braccia verso il proprio aggressore per scrollarselo di dosso.

Logicamente, anche per Apegon l’atterraggio non fu dei migliori e andò a schiantarsi contro il muro della tribuna su cui sedeva la sua amata sacerdotessa, mentre per Jeager l’atterraggio fu decisamente più acrobatico tanto da poggiare i piedi sulla fredda superficie ghiacciata già pronto per un altro attacco non appena l’avversario si sarebbe ripreso.

Il colpo fu violento e creò un foro nel muro in cemento armato, tanto da far alzare in piedi la Deva per osservare più in basso, e con sguardo severo, il proprio servo per ammonirlo in modo giusto e… freddo.

– Vedi di non deludermi, Apegon… hai molti occhi puntati sulla tua schiena, oltre a quelli del tuo sfidante–

Il lottatore, ancora incastrato all’interno del cemento seppur ancora per poco, si ritrovò a deglutire in modo impercettibile a quelle che sembravano essere delle minacce velate anche alla sua persona. Erza era una fine esteta che non ammetteva facilmente la sconfitta e men che meno vedersi i propri piani sfumare, ne andava anche della sicurezza dell’intera regione, pertanto il diacono era a conoscenza del patto che aveva stipulato con la Casa delle Ombre Danzanti e da secoli questi individui servivano il clan della sacerdotessa affinchè nulla rompesse il delicato equilibrio del tempio.

– N-non vi deluderò mia signora! Questi parassiti non lasceranno il tempio! –

Alle volte la bellezza esotica di queste donne non bastava per convincere gli uomini a compiere il sacrificio estremo, e dunque la presenza di questi chojin ombra garantiva che ogni più piccola protesta o macchia sul buon nome del tempio non vedesse mai l’alba di un nuovo giorno.

Ma come si dice sempre in questi casi: la speranza è l’ultima a morire.

– Ra…. Ragazzi! Cercate di togliere quell’affare dal collo di Wally! Ne va della sua vita! credetemi! Quell’oggetto non è quello che sembra!–

La stessa speranza di Apegon la provava anche Meat e il suo gruppo, perché andava detto che la speranza è tra le emozioni più forti che si prova fino all’ultimo, e gridando a pieni polmoni quelle parole veritiere sperava di essersi fatto sentire quantomeno dai suoi due allievi impegnati in un combattimento piuttosto freddo.

Terry e Jeager sentirono, ovviamente, ma anche gli spettatori vicini al piccolo kinnikku avevano sentito quelle parole giusto un filo preoccupanti. Come poteva mai essere che un dono fatto dalla somma sacerdotessa potesse risultare dannoso per i chojin che avevano deciso di seguirla ammaliati dalle sue promesse? La maggior parte di loro erano ex lottatori che avevano fatto ormai il loro tempo ma che, comunque, speravano in una rivalsa che li portasse ad affrontare nuove sfide anche grazie al gingillo che portavano al collo.

Voci che iniziarono a circolare lungo l’arena con sussurri come “che storia è mai questa?”, “ci avevano detto che era sicuro”, “sarà mai vero?” si dimostrarono fastidiosi alle orecchie di Erza che stizzita mosse un paio di dita per rendere la temperatura dello stadio ancor più fredda per dare ancor più filo da torcere ai due giovani terrestri.

Chi non sentì dubbi a riguardo, anche se aveva chiaramente sentito l’urlo di Meat, fu lo stesso Wally che si limitò a stringere in una mano l’amuleto rosso sangue che gli stava dando così tanta forza. Per lui era arrivato il momento di tirarsi in piedi e farsi valere, altrimenti come avrebbe potuto difendere sua madre e la sua sorellina se non era sufficientemente forte? Suo padre era morto quando lui era piccolo e da allora aveva sempre cercato di prendersi cura della propria famiglia anche a nome di un padre che la sua sorellina Dorothy non aveva mai conosciuto, pertanto era consapevole di essere l’ultima ruota del carro di un gruppo di super uomini e non intendeva restarci ancora a lungo.

Una vocina dentro di lui gli stava dicendo che era sbagliato mettersi contro i suoi stessi compagni, i suoi amici più cari, ma tale sussurro venne cancellato dalla sua mente da un luccichio della pietra che portava al collo. Decidendo comunque di parlare al proprio avversario, colmo anche lui di determinazione, prima di sprigionare il massimo della propria forza auto indotta.

– Mi dispiace per come stanno andando le cose, Terry – disse il tricheco, osservando il proprio avversario rialzarsi in piedi nonostante i molti tagli che gli aveva provocato con l’attacco precedente – ma non posso rinunciare a ciò che mi è stato dato! –

– Si che puoi! Maledizione Wally… non hai sentito Meat? È quella roba a condizionarti! –

Smettila di dirmi quello che devo o non devo fare! Sono abbastanza maturo da prendere delle decisioni da solo!!

Il lottatore americano rimase alquanto stupito per quella repentina furia scattata senza quello che sembrava essere un valido motivo e che prese una forma de tutto inaspettata anche per i suoi compagni che guardavano dagli spalti e che già iniziavano a risentire del freddo scatenato dalla sacerdotessa. Wally era un tricheco umanoide… ma sempre tricheco rimaneva. E chi aveva un minimo di conoscenza biologica sapeva alla perfezione che queste creature erano rinomate per la loro aggressività.

Non solo il fu mite Tusket lanciò una specie di ruggito all’indirizzo di Terry Kenyon, ma la sua pelliccia parve diventare più ispida in linea con uno sguardo bestiale indirizzato verso un avversario che stava invadendo il suo territorio. Poi scattò in avanti, lasciando dei solchi piuttosto marcati sul ghiaccio, in direzione di un avversario a cui non era disposto a concedere nessun tipo di pietà.

Questa volta Terry non riuscì ad evitare il duro colpo che gli venne inferto al suo petto già provato, e le unghie affilate del suo ex compagno di squadra, così simili ora ad artigli affilati, andarono a conficcarsi di prepotenza nei suoi addominali e nel suo petto affinchè avesse la spinta necessaria per sollevarlo da terra e… conficcargli la testa nel ghiaccio duro come il granito.

A quella potente, e cruenta, visione di distruzione Emerald impallidì voltando la testa di lato decisamente terrorizzata all’idea di vedere la testa dell’americano sfracellata a terra e con un mare di sangue che già inzozzava il ghiaccio immacolato. Fu una mossa spettacolare e tutta la folla si profuse in un “ooh!” stupito per come il lastrone di ghiaccio sotto i piedi dei due atleti che si fronteggiavano si rupe in spuntoni appuntiti che si innalzarono verso il cielo dinnanzi a cotanta potenza.

L’attacco fece impallidire anche Meat e preoccupare Lord Flash, sia per la sorte del loro tributo che per tutto l’incontro che rischiava di andare a puttane, poiché decisamente nessuno di loro si sarebbe aspettato una simile reazione e forza da parte di un ragazzo fino a poco tempo fa senza ambizioni negative.

– Terry… è ancora vivo! Ma conciato male, direi–

Check Matte lo disse a bassa voce, stupito anche lui dalla ferocia di Wally che ben compiaceva la sacerdotessa, e potè notare le condizioni fisiche del compagno di squadra una volta che il lottatore di origini irlandesi non estrasse il proprio avversario da quella prigione di ghiaccio che si era creata.

Prese il ragazzo per il torso, ed una volta estratto bruscamente dal suolo tutto il pubblico potè notare che la testa di Terry era intatta, in fin dei conti era un chojin, anche se ridotto ad una maschera di sangue oltre ad aver perso qualche dente.

Se questo era l’andamento generale dell’incontro, se si fosse protratto fino alla fine, allora molto probabilmente un sacco di gente si sarebbe fatta male… nel più totale dei silenzi mediatici.

 

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Tutto sommato era stato fortunato nella sua sfortuna. Proprio vicino alla sala dei trofei c’era un bagno attrezzato di tutto punto, forse perché vicino alle stanze private della somma sacerdotessa?, e tralasciando i dettagli lussuosi con i suoi mosaici dorati e le piastrelle in marmo lucidissimo aveva trovato un termosifone in ghisa perfettamente funzionante e un phon con cui scongelare Kyle un po’ per volta.

Il lottatore di origini inglesi era ancora piuttosto infreddolito, per non dire ancora congelato da una spessa patina, ma un poco per volta il ghiaccio si stava sciogliendo formando ampie pozze sul pavimento e il colorito della sua pelle non stava più andando verso il blu cianotico. E al momento Kid Muscle era impegnato ad usare il phon contro la faccia del teppista vestito come un motociclista incallito notando che anche i suoi occhi si stavano facendo più vispi guardando in ogni dove quasi come se fossero spaventati… o molto arrabbiati.

– Eheheh! Visto che sono stato un genio? A breve ti scongelerai e sono sicuro che anche Terry e Jeager avranno ormai concluso il combattimento ormai! –

L’ottimismo del principe dei kinniku sembrava quasi cieco all’udito ancora attutito di Kyle, e per quanto il giovanotto fosse ancora congelato tentò di comunicare con Kid cercando di indirizzarlo con gli occhi verso la finestra del bagno. Ma ogni suo tentativo di farsi da capire, ed in fin dei conti non era difficile da comprendere i suoi gesti anche perché stava iniziando pure a mugugnare, fallirono poiché quel maledetto idiota continuava a fare la ruota del pavone decantando le sue doti fisiche che “non si potevano sprecare in battaglia”.

Kid Muscle ritornò con i piedi per terra quando una potente deflagrazione non ruppe il vetro della finestra portando il giovane principe a gridare terrorizzato, mentre una bufera di neve non tentò di entrare dentro il bagno anche se per breve tempo permettendo così al ragazzo di uscire da sotto il lavandino.

– m-ma che diavolo sta succedendo la fuori…?–

quando Kid andò finalmente alla finestra il giovane rampollo di casa Mask tirò un sospiro di sollievo data l’esasperazione che quel suo futuro compagno di squadra gli stava dando, e ciò che vide una volta affacciato alla finestra distrutta fu qualcosa che prima non c’era.

Il ragazzo spalancò la bocca nell’osservare un’arena gremita di gente ove prima non c’era, e cosa ben più stupefacente era osservare che al centro dell’arena Jeager e Terry stavano combattendo contro i loro avversari in quello che era un combattimento alquanto violento e rumoroso con tanto di bufera di neve che sembrava aiutare strategicamente quelli che erano Apegon e un… irriconoscibile Wally molto più simile ad una belva selvaggia.

– Uh… la situazione non sta andando come previsto! –

No, non stava affatto andando bene. Ed il modo in cui Wally spezzò il braccio di Terry portò Kid Muscle a sbiancare di colpo, capendo tra l’altro che forse non era il caso di agitare un phon quando i suoi amici erano messi molto male in tutti i sensi possibili.

  
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