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Autore: BluechanXD    22/02/2015    2 recensioni
N e White terminano la loro battaglia finale in parità. Per rendere le cose eque, fanno un patto. N rinuncerà alle sue ambizioni ad una condizione: White deve diventare la sua principessa.
Storia tradotta da Lacie con il consenso dell'autrice.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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autrice: BluechanXD
traduttrice: Lacie
capitolo originale: qui


Capitolo 16: Abisso amaro
~ Bitter Abyss ~


"Siete stata bravissima, Lady White. Avremo i risultati delle analisi fra poche ore. La prego di riposare dopo mangiato."
Il medico del Team Plasma poggiò le due provette contenenti il mio sangue sul carrello, accanto al tampone faringeo con cui mi aveva quasi strozzata. Erano passate quattro settimane da quando N se n'era andato, e avevo cominciato a sentirmi piuttosto male dal giorno della sua partenza. All'inizio avevo pensato ad un comune raffreddore, ma i sintomi non accennavano a diminuire.
"Signorina White, cosa vi ha detto la dottoressa?"
Benché non riuscissi a vederle, avvertivo la presenza di Mildred e Shirley accanto al mio letto.
"Spegnete la luce!" Dalla mia gola dolorante scaturì un basso gemito.
"Oh, le mie scuse, signorina White!" Le luci si spensero e i miei occhi tornarono alla normalità. Mi accorsi adesso che entrambe indossavano delle mascherine.
"Signorina White, ha saputo nulla dalla dottoressa?", ripeté Shirley, sistemando la sua maschera.
Feci cenno di no con la testa, coprendomi la bocca per tossire. "Mh. Mi ha fatto un prelievo ed è andata via."
Mildred posò una mano guantata sulla mia spalla. "Oh cielo. Sembra che stiate peggiorando: avete un aspetto terribile."
"Ecco, signorina White." Shirley prese una scodella di fumante zuppa di verdure dal vassoio che il medico mi aveva lasciato sul comodino. "Dovete mangiare qualcosa. Vi sentirete subito meglio."
Voltai la testa quando mi avvicinò il cucchiaio alla bocca. "Non lo voglio."
Lei si accigliò, e rimise il cucchiaio nella ciotola. "Perché mai, signorina White?"
Mi morsi un labbro. "Non ho fame."
Ed era vero. Non che amassi comunque la zuppa di verdure, ma non avevo affatto fame al momento. Non avevo nemmeno fatto colazione. Mi sentivo lo stomaco debole, ero certa che non avrebbe mantenuto nulla che avessi ingerito, nemmeno se fossi stata affamata.
Mildred prese la ciotola dalle mani di Shirley, e riempì un altro cucchiaio di brodo. "Avete bisogno di sostanze nutritive, dopo il prelievo, signorina White. Il vostro corpo lo richiede."
"No. Non ne ho voglia."
Mildred sospirò, e rimise la scodella sul tavolo. Aprì un pacchetto di cracker e me ne porse uno. "Mangiate almeno questo."
Esitai, ma afferrai il cracker e stetti a osservarlo. Strinsi le labbra, chiedendomi se sarei stata in grado di mandarlo giù. Lentamente, ne presi un morso, masticandolo fino a ridurlo in poltiglia. Inghiottii con decisione e la poltiglia grumosa scivolò dolorosamente giù per la gola. Avvertii il mio stomaco agitarsi minacciosamente, aumentando la già insopportabile sensazione di nausea.
Stavo già per metter via il cracker, ma lo sguardo di Mildred mi bloccò. Riuscii a finirlo dopo parecchi minuti. La gola mi faceva molto più male.
"Adesso posso dormire?", domandai a voce rauca.
Mildred sospirò di nuovo. "D'accordo, signorina White. Se vi farà sentire meglio. Riposate, vi prego."
Le mie amiche sorrisero dolcemente, e mi lasciarono sola nella stanza buia e silenziosa. Mi rannicchiai sotto le coperte, tremando, non tanto per i brividi della febbre, quanto per l'improvvisa sensazione di solitudine. Mi mancava avere il calore di N al mio fianco e vedere il suo viso dolce, sereno e infantile al mio risveglio. Mi mancava la sua risata, i suoi sorrisi, il suo affetto. Quel giorno, quattro settimane prima, tutto ciò era stato sostituito da lacrime, ringhi e un dolore straziante. Sarebbe mai tornato quello di un tempo?
Gettai lo sguardo al pianoforte, e mi accorsi che gli spartiti non c'erano più. Mancava persino la canzone senza titolo. Le lacrime minacciavano di scendere. Li aveva forse bruciati perché aveva scoperto... l'accaduto?
E poi mi venne in mente. Qualcuno si era preso la briga di dire ad N che stavo male? Certamente qualche recluta doveva già avergli spedito un messaggio fino ad Hoenn. Ma che differenza avrebbe fatto ormai, se anche ne fosse stato informato? Sarebbe tornato a darmi conforto, o sarebbe rimasto ad Hoenn per finire il lavoro? Forse non voleva nemmeno tornare a casa. Cosa stava facendo? Pensava a me o al suo lavoro? Anzi, pensava mai a me?
Sbadigliai, malgrado il dolore alla gola. Mi addormentai chiedendomi se anche N stesse facendo lo stesso.



Al mio risveglio mi sentivo leggermente meglio, e mi accorsi di avere una flebo attaccata al braccio. Ero legata a due cavi, che conducevano a due buste di plastica; una conteneva acqua e l'altra un liquido opaco e marrone.
"Bene, Lady White. Vi siete svegliata. Ho gli esiti degli esami."
Mi voltai sul cuscino in direzione della dottoressa, che reggeva in mano una cartellina. La parola "esiti" mi spinse a sollevarmi dal letto per cercare di sbirciare. Ma il mio corpo era troppo debole e riuscii a malapena ad alzare la testa.
Il dottore mi posò una mano sulla spalla. "Vi prego di non sforzarvi, Lady White."
Feci un debole cenno d'assenso e aspettai pazientemente.
La dottoressa strinse le labbra. "Ebbene, Lady White. Vi chiedo scusa, ma ho bisogno di porle alcune domande prima di poterle comunicare la diagnosi. Mi rendo conto che la gola deve farle molto male, ma devo sapere esattamente come curarvi. Ne siete consapevole?"
Annuii. Andava bene tutto, pur di scoprire cosa avessi.
La dottoressa stappò la penna. "Ditemi, riscontrate affaticamento, mal di testa, perdita dell'appetito?"
"Sì, tranne il mal di testa."
Lei annuì, e scrisse qualcosa sulla cartella. "Fotosensibilità?"
Inarcai un sopracciglio. "Di che si tratta?"
"I vostri occhi, sono diventati più sensibili alla luce, ultimamente?"
"Ah-ha." Ricordavo quando Mildred e Shirley avevano acceso la luce prima che andassi a dormire.
Un altro scatto della penna. "Aprite bene la bocca, per favore."
Spalancai subito la bocca, ma strizzai gli occhi non appena la dottoressa mi puntò contro una torcia.
"Mh... Arrossamento della faringe e macchie bianche," mormorò tra sé e sé.
Aprii gli occhi solo quando sentii lo scatto della torcia che veniva spenta. Premette con le dita guantate contro la mia gola.
"I linfonodi non sono gonfi. Bene." Scrisse di nuovo qualcosa sulla cartella.
"Bene, sappiamo che avete la tosse. Per quanto riguarda febbre, brividi, o dolori?"
Soffocai l'impulso di tossire. "Solo febbre e brividi."
"Nausea?"
"Sì. Non ho mangiato praticamente niente nell'ultima settimana."
Premette una mano poco al di sotto del mio torace. "Vi fa male qui?"
Scossi lentamente il capo. "No."
"Quando sono iniziati i sintomi?"
"All'incirca quando N è partito."
La dottoressa annuì, grattando con la penna il bordo della cartellina. Un attimo dopo, la sua espressione neutrale si incrinò in un lieve cipiglio. Posò la cartella sul comodino e prese posto su una sedia accanto al letto.
"Lady White, vi dispiace se vi faccio una domanda un po' personale?" Si morse il labbro, distolse lo sguardo esitante.
"No. Chiedete pure." Ormai mi conosceva bene, dopo tutte quelle analisi.
"Avete per caso avuto... uhm... come posso dire... rapporti sessuali?"
La stanza piombò nel più assoluto silenzio. Ehi, cosa diavolo... ? Pensava forse che avessi contratto qualche strana malattia venerea?
"Ehi, ehi, ehi. Assolutamente no!" Mi venne da tossire. "Pensa davvero che io abbia l'Aids o qualcosa del genere?"
Lei batté rapidamente le palpebre, agitando le braccia. "No, no, no! Non ha niente a che fare con i risultati delle analisi. Ero solo... curiosa."
Sospirai, improvvisamente sollevata al pensiero di non aver magicamente contratto alcuna malattia sessuale senza aver ancora fatto niente con nessuno. "Okay, bene. Perché lo voleva sapere?"
La dottoressa giocherellò con il lembo della sua gonna. "È solo che... Ci sono delle voci che girano su di lei al castello, Lady White. Mi rifiuto di crederci, ma volevo esserne sicura."
Voci? Che tipo di voci... Oh, quella piccola stronza. Se ne stava forse andando in giro a raccontare i miei affari a tutto il Team Plasma? L'avrei UCCISA, quando mi fossi liberata della flebo.
"Chi le ha detto una cosa simile?" Ringhiai nonostante il bruciore alla gola.
"Beh, una delle nostre infermiere. L'ha sentito dire da alcuni altri membri. Provvederò a informare le infermiere che si tratta di una menzogna."
"La ringrazio." Se non altro, tutti avrebbero capito che quella piccola sgualdrina non era altro che un'enorme bugiarda.
"Tuttavia non sono del tutto convinta. Lord N ha detto che siete uscita con un amico, la sera dopo il vostro compleanno. Ha detto che si trattava di un ragazzo. Non... Non è accaduto nulla tra voi, vero?"
Era naturale che saltasse fuori il discorso Komor. E proprio quando stavo iniziando a superare il trauma, sempre che sforzarsi di dimenticare potesse essere considerato "superare un trauma".
"Non è successo nulla, giusto, Lady White?" Ripeté.
Mi sentivo in colpa verso la dottoressa. Era stata gentile con me per tutto il tempo e mentirle mi avrebbe solo fatto star peggio. Magari dire la verità sarebbe stato più saggio, per quanto più doloroso. Tra l'altro, far finta di niente avrebbe semplicemente aggravato i suoi sospetti verso di me, e allora addio ai miei piani di scoprire la verità sul Team Plasma.
Sospirai. "Le va di sentire la storia?"
"Sì, Lady White, se non vi è di troppo disturbo."
"Bene, sono andata a Sciroccopoli per raggiungere un amico," cominciai. "Era tutto normale all'inizio; siamo andati a vedere un musical e si è comportato come al solito."
Feci una pausa per asciugare un'unica lacrima. "E poi mi ha portato a cena; aveva già ordinato in precedenza anche per me. Il cibo era delizioso e io stavo bene. Ma poi, ho iniziato a sentirmi parecchio stordita."
La dottoressa inclinò il capo. "In che senso?"
Tirai su col naso. "Come se i miei occhi fossero annebbiati e avessi un formicolio all'altezza dell'addome."
Spalancò gli occhi. "Avete perso conoscenza, Lady White? Avevate le vertigini, la nausea o vi sentivate debole?"
"No. Solo vista annebbiata e formicolio." Tossii attraverso la mano.
"Cosa avete mangiato al ristorante?" Chiese, tirando fuori dalla sua borsa qualcosa che somigliava a un piccolo computer.
"Uhm... Dell'insalata, asparagi, una torta, e del tè," risposi. Era forse colpa del cibo?
"Cosa c'era nell'insalata?" Chiese mentre digitava sul computer.
"Oh, solo la classica lattuga, pomodori, cipolle e olive. C'era anche della salsa ranch sopra."
"Capisco." Ancora tasti premuti. "E la torta?"
"Era una "dulce de leche". E aveva una salsa rossa sopra. Credo che fosse... Sciroppo? No, succo di banana? Sì, succo rosso di banana."
"Bene, e il tè?"
"Tè allo zafferano."
"D'accordo, un'ultima domanda." Mise giù il computer. "Vi siete baciati?"
Cominciai a tremare, la gola chiusa ad impedirmi di emettere alcun suono. Non volevo ammetterlo. Me ne vergognavo troppo. Altre lacrime scivolarono giù sul mio viso.
"Lady White, state bene?" Mi diede dei colpetti rassicuranti sulla schiena.
"Sì," tossii infine, in risposta alla domanda precedente. "Ma è stata opera sua! Io non volevo! La prego, mi creda!"
Scoppiai a piangere di fronte alla dottoressa. Era testimone della mia vergogna. Come avevo potuto permettergli di farmi questo? Come?
La dottoressa mi avvolse in un abbraccio caldo, materno. "Lo capisco, Lady White. Ma non c'è bisogno di piangere. Non dovete stressarvi. Vi sentirete solo peggio."
Piansi per molto tempo. Le mie lacrime cadevano come una cascata senza fine. "Che cosa non va in me, dottoressa? Cosa ho sbagliato quella notte?"
Mi accarezzò la schiena. "Non preoccupatevi. Non eravate in voi, Lady White. Il vostro amico... Diciamo... In un certo senso vi ha drogato."
Drogato?
"Non del tutto. Vedete, alcuni cibi hanno delle proprietà naturali per cui sono in grado di cambiare la condizione psichica di una persona. Tutte le cose che mi avete descritto sono afrodisiaci naturali."
Oh no, per carità. Afrodisiaci? Doveva essere per forza uno scherzo di cattivo gusto.
"Credetemi, Lady White. Non è stata colpa vostra. Nelle vostre analisi non risulta traccia di afrodisiaci. Di solito di sciolgono nel sangue dopo un paio di giorni. Non avranno più effetti su di voi", mi rassicurò.
Odiavo Komor, ma sapevo che non poteva essere così stupido. Certo, per conoscere a fondo i cibi ci voleva una certa intelligenza, ma farne addirittura uso era roba da disperati.
"Dottoressa?" Mi scostai dal suo abbraccio.
"Sì, Lady White?"
"Può dirmi i risultati dei test?"
Posò una mano sulla cartellina. "Non preferireste aspettare? Dovreste recuperare un po' di forze, prima di sapere tutto. Dopo aver scoperto che siete anche stata drogata, potreste solo sentirvi peggio."
Erano tanto gravi, gli esiti? Eppure niente adesso sembrava più grave che scoprire di esser stata drogata dal mio amico. Be', a parte una malattia terminale o qualcosa come l'HIV o il cancro. Ma era altamente improbabile che si trattasse di ciò. "Voglio sapere, davvero."
La dottoressa si mordicchiò nervosamente il labbro. "Siete sicura, Lady White?"
Debolmente, incrociai le braccia. "Assolutamente."
Lei sospirò e si alzò dalla sedia. "La vostra malattia è conosciuta con diversi nomi. Alcuni sono sindrome di Pfeiffer, sindrome di Filatov, febbre ghiandolare."
Non suonavano troppo bene.
Tossii, e la guardai dritto negli occhi. Il cuore mi batteva furiosamente. "D-di che si tratta?"
Inspirò pesantemente. "È comunemente conosciuta come mononucleosi."



Note della traduttrice (translator's notes): Sono una pessima traduttrice. Ho smesso di aggiornare questa storia per motivi legati all'università e nel frattempo ho fatto anche in tempo a laurearmi. Sto proseguendo con gli studi quindi non garantisco puntualità nell'aggiornare, ma voglio assolutamente portarla a termine, per i vecchi lettori, per quelli che mi hanno mandato messaggi supplichevoli nel frattempo, per chi ha recensito, per chi ha inserito questa storia tra le seguite, ricordate o addirittura preferite, e per chi ha imparato l'inglese per non dover aspettare una ritardataria come me. Grazie a tutti per il sostegno che avete riservato a quest'opera, continuerò a tradurre le vostre opinioni per l'autrice e spero anche di riuscire a rispondervi personalmente. In questi due anni il mio inglese è migliorato, pertanto, anche se non è molto, posso garantirvi una traduzione migliore e penso che pian piano revisionerò i precedenti capitoli. Un abbraccio a tutti, e un benvenuto a eventuali nuovi lettori.
  
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