4°
Naruto era preoccupatissimo, quattro ore prima Kyubi
aveva visto lui e Akai baciarsi nel ufficio del primo, lui si era aspettato una
ramanzina bella e buona che gli ricordava di mantenere i rapporti fuori dal
lavoro, ma l’unica cosa che aveva fatto il capo era schioccare la lingua in
disappunto e poi sparire per quattro ore.
Aveva tentato di chiamarlo sul cellulare ma non
rispondeva, chissà cosa era successo.
Poi
una barista lo chiamò, gli disse che li davanti a lui c’era un uomo mezzo
ubriaco e che sarebbe dovuto andarlo a prendere, cosa che fece il prima
possibile. Quando entrò, Kyubi si attaccò a lui dicendogli che non gli piaceva
che lui stava con suo fratello e poi gli chiese di dormire a casa sua. Il biondo
sorrise e gli disse di si, infondo, che problema
c’era?
Un
enorme gigantesco, ingarbugliato problema.
*
Naruto si svegliò molto presto la mattina e questo era
una cosa inusuale, soprattutto dato il fatto che di solito la sveglia suonava
per dieci minuti prima che il biondo assistente si degnasse di scendere, ma quel
giorno c’era qualcosa di diverso.
Non
sapeva cosa, ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa di strano, che non
doveva esserci, qualcosa di morbido, attaccato al suo braccio, che gli stava
succhiando il collo!
“IARGH!” urlò e con un forte calcio mandò il proprio capo
a terra.
CHE
CAZZO CI FA LUI ATTACCATO AL MIO BRACCIO? E MI STA SUCCHIANDO IL COLLO!
AAAAH!
Il
corvino si mise seduto massaggiandosi la testa: “Che c’è dobe, non ti sei mai
svegliato con un ragazzo nel proprio letto? E Kiba? Lo facevi dormire per
terra?” poi però i portò subito le mani alla testa, probabilmente per via dei
postumi della sbornia.
Che
cazzo sta dicendo?
“Che
c’è teme, sei tornato a essere il bastardo di
sempre?”
Sasuke alzò un sopracciglio ed incominciò: “Quando mai ho
smes…” si bloccò formando con la bocca un ‘O’.
Naruto sospirò e si alzò dal letto: “Va bene, allora ti
faccio della colazione e poi guardo cosa posso fare per fermare il casino
mediatico che scaturerà dalla tua geniale idea di ubriacarti pubblicamente.
Oddio scommetto che Kiba ci andrà a nozze con una foto tua mezza
ubriaca.”
“Ti
tradisce con una foto?”
Il
biondo guardò un attimo scioccato il suo capo e poi tentò di giustificarlo col
fatto che era ‘tutta colpa dei postumi della sbornia…’
già.
“Allora cosa vuoi? Ti faccio delle
frittelle?”
“Non
mi piace la roba dolce.”
“Vabbè, oh ti accontenti oppure rimani a digiuno, vuoi un
thè?”
“Io…”
“Perfetto.”
Ora,
probabilmente era perché Sasuke era ancora sotto gli effetti dei postumi della
sbornia, ma non disse niente, seguendo docilmente il proprio assistente in
cucina, sedendosi sulla sedia vicino al tavolo.
Mentre Naruto stava a cucinare, Sasuke poteva solamente
continuare ad osservarlo, come si muoveva per prendere le cose di cui aveva
bisogno, in quella cucina vecchia e sporca, girandosi di tanto in tanto per
lanciarli un sorrisetto nervoso e pensò, che gli sarebbe piaciuto rimanere più a
lungo, li seduto ad osservarlo. Magari quei sorrisetti nervosi trasformati in
veri e propri sorrisi e quella cucina completamente rinnovata, ora che ci
pensava, sarebbe stato magnifico averlo nella sua cucina, quasi intoccata,
sarebbe stata sicuramente migliore di quel posto
li.
Distolse il suo sguardo dal suo assistente per rivolgerlo
all’appartamento. Non era esattamente una schifezza ma si vedeva che aveva
bisogno di qualche sistemata, c’erano dei punti marci e i muri avevano bisogno
di una passata di colore.
Venne distolto dai suoi pensieri quando un piatto di
frittelle gli venne posato davanti insieme a una tazza di thè: “Tieni teme,
mangia, io intanto faccio una telefonata a Kiba per vedere se i sentimenti che
prova per me bastano per farmi dare i nomi di tutti i giornali che gli hanno
chiesto di scrivere un articolo su di te.”
“Hn.”
“Esauriente come al solito. Allora…” estrasse il
cellulare e dopo aver fatto velocemente il numero se lo portò
all’orecchio.
“Ciao Naru-chan!”
“Ciao Kiba, come va?”
“Bene e tu? Ho sentito che alla fine l’hai
trovato.”
“Si,
è a casa mia. Senti, mi daresti una mano a svolgere il mio
lavoro?”
“Certo, amore, tutto quello che vuoi.”
“La
lista dei giornali che ti hanno chiesto di scrivere un articolo su
Sasuke?”
“Amore, per le foto del tuo capo c'è poco da fare,
saranno già su tutti i giornali, non serve un buon articolo per queste cose,
solo tante battute cattive. Cosa ha fatto?”
“Si
è ubriacato.”
“Oh
bene, buona fortuna, ti consiglio di leggere la rubrica pettegolezzi del NY, io
non vedo l’ora.”
“Sei
cattivo!”
“Mmh, forse…ci vediamo,
baci.”
“Ciao.”
Chiuse la chiamata e vide Sasuke guardarlo con un
sopracciglio alzato.
“Che
c’è?”
“Avete una storia seria?”
Naruto rimase un attimo stizzito dalla domanda ma poi
rispose: “Certamente.”
“Perché non gli hai dato ancora un
nomignolo?”
“Come?”
“Perché non lo chiami Kiba-chan, o amore, o
tesoro?”
“Dove stai cercando di
arrivare?”
“Non
gli hai detto un: ‘Mi sei mancato.’ o ‘Ti voglio bene.’”
“E
allora?”
“Non
è quello che ci si dice quando si è in una
relazione?”
“Senti chi parla, mister relazione, ti porti a letto
chiunque abbia due gambe, respiri e sia leggermente attraente e mi vieni a fare
ramanzine sui rapporto. Tsè.” Sbuffò con disappunto: “In ogni caso non c’è
niente che posso fare per le foto che probabilmente i fotografi hanno
fatto.”
L’Uchiha fece cadere indietro la testa e disse: “Ci sono
abituato, infondo la mia vita è uno spettacolo aperto a tutti. Non posso fare un
errore che subito tutti mi sono contro, guardate la vita di Sasuke Uchiha,
miseria e disgrazie, guardate tutti gli errori che ha fatto!” esplose a ridere e
Naruto poté solamente fissarlo, malinconico. Sospirò e poi disse: “Dai,
Sasuke-teme, è ora di tornare al lavoro, torna ad essere il signore del male che
terrorizza tutto l’ufficio di OL solamente attraversandolo, vedrai, tutto si
sistemerà.” Il biondo appoggiò la mano sulla spalla del proprio capo e con un
sorriso genuino disse: “Andrà tutto bene. Non sei solo, ci sono io con te, no?”
poi prese la tazza e il piatto vuoto e li mise in lavandino:
“Andiamo.”
Sasuke rimase in un silenzio meditativo mentre si metteva
dei vestiti di Naruto, nessuno gli aveva mai detto ‘andrà tutto bene’, infondo
era un Uchiha, nessuno doveva farglielo capire, era ovvio che sarebbe andato
tutto bene, un’Uchiha non falliva mai, ma quando Naruto gli aveva detto ‘non sei
solo, ci sono io con te, no?’ con quel sorriso, si era praticamente sciolto.
Nessuno, nessuno gli aveva mai parlato così, nessuno gli aveva mai dimostrato
affetto, tutte le altre persone o passavano il tempo con lui per interesse
personale o per lavoro, ma niente, niente, aveva obbligato l’altro a dire quelle
parole, erano genuine, erano vere. E questo gli scaldava il
cuore.
Naruto al
contrario mentre si stava preparando per andare al lavoro pensò solamente a come
il suo capo, quel essere freddo, malvagio e bastardo, per un po’ si era
trasformata in una persona debole e fragile, una persone che aveva paura e che
era tremendamente sola. Si era reso conto in quel attimo che si era sbagliato,
Sasuke era così freddo per proteggersi, proteggersi dalla massa, proteggersi
dalle persone che non lo lasciavano in pace, da un modo che senza conoscerlo lo
giudicava. E si sentì in colpa, la giovane kitsune si sentì in colpa per essere
stata come loro, per averlo etichettato subito come ‘il freddo bastardo’ senza
averlo mai conosciuto a fondo. Perché in realtà, Sasuke Uchiha era solo e
unicamente una persona profondamente sola, che aveva bisogno di un
amico.
*
Verso l’ora di pranzo Sasuke si alzò dalla sua scrivania
e si diresse verso la sua porta, forse avrebbe potuto invitare Naruto a pranzo,
così, giusto per passare un po’ di tempo insieme e
conoscersi…
Sentì il telefono squillare e si bloccò
subito.
Naruto prese la cornetta e la portò all’orecchio:
“Ufficio di Sasuke Uchiha, cosa posso fare per lei? Ah ciao Kiba! Hm? Se usciamo
a pranzo?”
L’uomo dai capelli corvini tornò subito alla sua
scrivania, certo era ovvio, Naruto aveva un ragazzo, non avrebbe mai passato il
tempo con quello ‘stronzo’ del suo capo…sospirò e poi sentì la voce del suo
assistente: “Vado a prenderle il pranzo!” da quando erano arrivati in ufficio
aveva incominciato a dargli di nuovo del lei e questo lo innervosiva parecchio:
“Hn.”
Dopo
mezz’ora se lo ritrovò nell’ufficio con un sacchetto di plastica in mano: “Ecco
qui Sasuke-kun, la sua insalata di pollo e i suoi spaghetti al
pomodoro.”
“Hn,
grazie, adesso puoi prenderti la tua pausa pranzo.”
Il
biondo sorrise nervoso e poi disse: “Senta, visto che lei non ha nessuno con cui
stare e anch’io sono solo, mi chiedevo se potevamo pranzare insieme. Così, per
passare del tempo insieme e magari conoscerci meglio…”
L’Uchiha rimase senza parole per un istante e poi annuì,
sorpreso: “Niente pranzo con Kiba oggi?”
“No,
Sasuke-kun, aveva da fare.”
Quella era una bugia bella e buona, ma lo stesso Sasuke
annuì, soddisfatto che il biondo avesse scelto lui tra i due:
“Naruto?”
“Si?”
“Dammi del tu, e chiamami come
vuoi.”
L’altro lo fissò sorpreso: “Anche
teme?”
“Pff, se vuoi.”
“Haha, allora d’ora in poi ti chiamerò sempre
teme!”
“Come vuoi, dobe.”
“Hei!”
Naruto sorrise e diede le confezioni con il cibo a
Sasuke, per poi tirare fuori le confezioni di ramen che si era
preso.
“Ramen?”
“Si
è il mio cibo preferito!”
“Il
ramen è il tuo cibo preferito? Ma fa schifo.”
Naruto impallidì di colpo:
“Ramen…schifo…urgh…tu…blasfemia!”
“Hn,
dobe.”
“Teme!”
Poi
aprirono le confezioni ed entrambi incominciarono a mangiare: “Allora Naruto,
raccontami un po’ di te.”
Il
biondo mandò giù la pasta che stava mangiando e sorrise: “Mio padre era un
fotografo naturalistico, lavorava per giornali come il ‘national geografic’,
abbastanza conosciuto, così viaggiavamo molto, mia madre, beh diciamo che ci ha
lasciato poco dopo la mia nascita. Volevo diventare un giornalista, ma non ci
sono riuscito, così mi sono trasferito dall’Inghilterra qui a New York, pe
ritrovarmi a fare l’assistente di un teme come te. Ora tocca a
te.”
“Perché non sei diventato
giornalista?”
Naruto mise via la scodella e sorrise: “No, no. Tocca a
te raccontarmi la storia della tua vita.”
L’Uchiha mandò giù l’ultimo po’ di pasta e tirò fuori
l’insalata di pollo: “Nato nella famiglia Uchiha, ho un fratello maggiore
assolutamente perfetto, un bastardo, cinico, freddo, sadico fratello perfetto.
Sembra che io riesca a capire cosa voglia la massa e così sono diventato il capo
di OL ed eccomi qua, capo dell’assistente più dobe di tutta New
York.”
“Haha.” Naruto prese un sorso di acqua: “E in
famiglia?”
“Tutto bene, questo mi fa ricordare che mi hanno invitato
a cena venerdì…”
Naruto estrasse velocemente l’agenda elettronica con gli
appuntamenti di Sasuke e lo scrisse.
“Vogliono che io porti un
ospite.”
“Ah…uhm, chiamo Karin?”
“Uh,
per favore dobe, Karin è solo una scopata, neanche particolarmente buona. Voglio
che tu mi accompagni.”
“Ma
i tuoi vogliono che tu porti la tua ragazza.”
“No,
vogliono che porti un ospite, uno con cui si possa conversare e che non scoppi a
ridere ogni due secondi.”
Naruto prese in mano i bastoncini e rincominciò a
mangiare: “Ci sarà anche Itachi?”
Sasuke gli lanciò un’occhiataccia truce: “Ti ha
affascinato talmente tanto da volerlo rivedere?”
“Smettila. Mi ha incuriosito, è così
strano…”
“Hn.
In ogni caso, sì, ci sarà. Passo davanti al tuo appartamento alle sette e un
quarto, dobbiamo essere li alle otto.”
“Ma
io…” Naruto pensò che Kiba e lui quel giorno avrebbero dovuto uscire, ma l’idea
di conoscere la famiglia di Sasuke lo fece subito decidere tra i due:
“D’accordo.”
“Chiedi qualcosa da vestire a Shikamaru, cerca di essere
presentabile.”
Naruto annuì, mise via le bacchette e lanciò una sguardo
sull’orologio del telefono sulla scrivania: “Pausa pranzo finita, torno al
lavoro, bye, bye!”
Sasuke fece apparire un sorriso sulle sue labbra quando
l’Uzumaki era già uscito, forse aveva un possibilità, forse Naruto sarebbe stato
suo.
*
“Così tuo padre era Minato
Namikaze.”
“Si.”
“Come mai hai il cognome di tua
madre?”
“Ecco, non erano sposati e così mia madre mi ha dato il
suo nome.”
“Capisco.”
“Sono rimasto sorpreso quando ho scoperto che lei e Akai
siete sposati solamente da parte di madre, siete così
simili.”
“Si,
ma io amo Akai come se fosse mio fratello al
100%.”
Naruto sorrise, prese la pasta del ramen con i
bastoncini, era da un po’ che stranamente il suo capo gli si aggregava a pranzo,
non che avesse niente in contrario, anzi, era felice di conoscerlo
meglio.
“Il
suo circolo come va?”
“Oh
bene, cosa che mi fa ricordare che sabato abbiamo una cena e dovrei portare un
ospite, vorresti accompagnarmi?”
“Non
vuole portare Akai?”
“Non
gli piace il mio circolo di lettura, allora?”
Naruto e Akai avevano un appuntamento quel giorno ma al
pensiero che poteva passare del tempo extra con il suo capo, che lo affascinava
tantissimo, non riuscì a resistere: “Certo,
volentieri.”
*
“Shika?”
L’uomo dalla strana pettinatura stava prendendo le misure
a una modella: “Non ora Uzumaki, c’è quella dannata donna, Tsunade, che non
vuole alcuno dei miei vestiti che ho disegnato per lei, perciò ne devo creare un
altro!”
“Mmh,” Naruto lanciò un’occhiata attorno a se e poi disse
prendendo in mano uno schizzo: “A me questo piace, mai provato a farlo in verde?
Sta bene con i suoi capelli biondi, magari se metti una cintura a vita alta?
Ultimamente vanno.”
Shikamaru lanciò uno sguardo allo schizzo e lo osservò
attentamente: “Mmh, si potrebbe andare, dovrei fargli un altro taglio però,
potrebbe andare.” Riappoggiò lo schizzo sul tavolo: “Hai buon
gusto.”
“Hehe.”
“Bene, allora perché sei venuto qui? Sicuramente non per
aiutarmi.”
“Ehm, no. Ho bisogno di un attirè da
sera.”
Il
castano prese una matita ed incominciò a disegnare, mentre la modella stava in
piedi, ovviamente senza sapere che fare e Naruto le fece segno di andarsene.
“Come mai? Non mi sembra che ci siano feste , sarei stato
sicuramente invitato.”
“Si,
ne sono sicuro, ma non è per una festa. Sasuke-teme vuole che lo accompagni alla
sua cena di famiglia e devo vestirmi decentemente.”
Nara
rimase in silenzio, scioccato a fissare l’assistente più duraturo nella storia
del regno del terrore di Sasuke Uchiha.
“Così, mi chiedevo, se potessi darmi
qualcosa?”
Shikamaru si svegliò dalla sua trance e annuì:
“Certamente, allora, che tipo di cena è?”
“Beh, quel teme non ha voluto dirmi niente, ma ho fatto
delle ricerche. È una cena di famiglia, tutti i parenti più stretti
direi.”
“Hn,
allora, per una cena di famiglia a casa Uchiha, direi, Lagerfeld…”
Sasuke osservò il condominio del suo assistente da fuori,
era proprio una schifezza, d’accordo che l’affitto a New York era ridicolamente
alto e anche il prezzo della vita era salito… okay, d’accordo, forse era lui che
era abituato ad un tenore di vita alto come un
grattacielo.
Lanciò un’occhiata al suo rolex e decise che ora poteva
salire, cercò di non dare troppa importanza allo sporco, oddio quello era un
topo? Respirò cercando di indossare la maschera fredda che aveva sempre,
raggiunse l’appartamento e bussò.
“La
porta è aperta!”
La
aprì e vi entro, chiudendola dietro di se.
“Sasuke?”
“Hn.”
“Sono in stanza mia, aspetta un attimo devo mettere a
posto la cravatta.”
L’Uchiha sospirò ed andò nella stanza per vedere dove
cavolo era finito il suo dobe. Si. Suo.
Naruto era davanti allo specchio con una cravatta aperta,
mentre stava tentando di capire come la doveva
chiudere.
“Problemi con la cravatta,
dobe?”
“Sì,
ecco, non ho mai imparato a fare i nodi.”
“E
con Kiba?”
“Shikamaru me l’aveva fatta prima che io me ne
andassi.”
“E
perché non te l’ha fatta anche sta volta?”
“Era
troppo occupato a riarrangiare un vestito per
Tsunade.”
“Hn,
dobe.”
“Teme! Non tutti sono abituati ad andare in giro vestiti
come dei principi, lo vedi dove abito! Stupido
teme!”
Sasuke si avvicinò sospirando, prese Naruto per il
colletto e disse: “Lascia fare a me, stupido dobe.”
“Teme, forse mi sbaglio io, ma stupido e dobe non vuol
dire la stessa cosa?”
“Hn.”
Il
capo portò le sue mani verso il collo del biondo facendo con maestria il nodo,
accarezzando leggermente e dolcemente il collo brunito, lasciando poi
delicatamente cadere la cravatta e appoggiando infine i palmi delle sue mani sul
petto dell’uomo leggermente più basso di lui che era già
arrossito.
“Bene…grazie… Ora però andiamo, non vorrei mai infrangere
una delle tue preziose regole.”
“Quali regole?”
“Un’Uchiha non arriva mai in
ritardo!”
Naruto prese il suo capo per la mano e scese di corsa giù
per le scale, era così imbarazzato! Quelle mani erano state così dolci, nessuno
lo aveva mai toccato con tale dolcezza… tentò di scacciare quei pensieri dalla
sua testa, infondo era il suo capo diamine!
Il
viaggio fu silenzioso per la prima mezz’ora, Naruto si tratteneva dal parlare
troppo imbarazzato dal fatto che Sasuke era riuscito a fargli battere il cuore
così velocemente solamente toccandolo, non gli piaceva come si stavano
sviluppando le cose, sembrava troppo simile al suo passato. C’erano troppe cose
che coincidevano, ma allora, cosa sarebbe successo? Si sarebbe tutto ripetuto?
Sarebbe finita come l’ultima volta? Non poteva proprio fuggire dal suo
passato?
No.
Sicuramente no, figurati se Sasuke aveva dell’interesse verso di lui in quel
senso, il principe di ghiaccio, mister
‘sei-stato-utile-solo-per-una-notte-di-sesso-e-pure-scadente’, nah, non aveva
intenzione di diventare il giocattolo di nessuno, nemmeno di un super-sexy
bastardo.
Sasuke al contrario stava, diventando insicuro, dentro di
se, sperava che Naruto non fosse così imbarazzato per via del fatto che era il
suo capo e ci stava provando, sperava che l’imbarazzo fosse perché era il suo
capo e lui aveva un ragazzo e che pensava che non fosse
giusto…
“Allora, c’è qualcosa che devo sapere sulla tua
famiglia?”
Sasuke lanciò un’occhiata al ragazzo e poi annuì: “Mio
fratello sembra tanto un uomo perfetto ma in realtà è un sadico pervertito, mio
cugino Shisui è forse anche peggio, mio padre lo conosci, mia madre è molto
dolce, credo sia tutto, cerca di fare una buona
impressione.”
“Certo, certo. Farò del mio
meglio.”
“Hn.”
La
macchina si fermò davanti al cancello dell’enorme mansione Uchiha, Naruto sentì
il proprio cuore battere all’impazzata e non capiva, infondo era solo la
famiglia del suo capo, non quella del suo ragazzo,
oh?
La
casa era bellissima ed enorme, i due uomini rimasero in silenzio, attraversarono
il corridoio raggiungendo il salotto dove la famiglia Uchiha li stavano giá
aspettando, appena entrarono quattro paia di occhi nero carbone si fissarono sul
biondo e se quest’ultimo non avesse una assoluta perfetta preparazione a
qualunque sguardo gli venisse lanciato, probabilmente sarebbe fuggito a gambe
levate.
Invece prese tutto l’autocontrollo ricevuto grazie a un
anno di sguardi omicidi di Kyubi e sorrise, inchinandosi leggermente: “Piacere
di conoscervi, il mio nome è Naruto Uzumaki e sono il corrente assistente di
Sasuke-san.”
Fugaku fece passare il suo sguardo dalla kitsune a Sasuke
e poi da Sasuke alla kitsune, per poi dire: “È un piacere avervi qui.
Naruto-kun, questa é…”
“Mikoto Uchiha, la sua adorabile moglie, è un piacere
conoscerla.” La donna sorrise arrossendo leggermente: “Mentre lei è Itachi
Uchiha, il figlio maggiore e futuro erede della Uchiha Co. E suo nipote Shisui
Uchiha. Sasuke-san mi ha giá informato.” Poi arrossì leggermente: “È un onore
conoscervi, spero.”
Fugaku annuì e allungò la mano: “È un piacere incontrarti
al di fuori dal mio ufficio, Naruto-kun.”
“Oh,
mi chiami Naruto.” Il biondo strinse la mano al capo famiglia e poi disse: “È un
piacere anche per me incontrarla al di fuori
dell’ufficio.”
Poco
dopo aver parlato con tutta la famiglia vennero invitati dal maggiordomo a
sedersi a tavola. La famiglia Uchiha era entusiasta di Naruto, Itachi e Shisui
si divertivano molto a metterlo in imbarazzo, ma il biondo riusciva sempre a
rimbeccarli. Mikoto era al settimo cielo che Sasuke avesse trovato qualcuno con
cui parlare e Fugaku, beh Fugaku
parlava e parlava, sembrava che l’Uzumaki fosse molto ben informato e si era
creato delle solide convinzioni che non voleva assolutamente abbandonare e
questa era una cosa che il capostipite degli Uchiha apprezzava immensamente.
Sasuke osservava attentamente il padre durante il dialogo
con Naruto, sembrava molto rilassato e quando Fugaku lanciò un’occhiata nella
sua direzione, in quei occhi neri, che assomigliavano tanto ai suoi, vide
approvazione.
Non
era mai stato molto contento del suo orientamento sessuale e gli c’era voluto
molto tempo per digerire la cosa, aveva sbraitato, urlato, l’aveva minacciato di
diseredarlo, ma quando aveva visto che da bravo Uchiha, non aveva fatto una
piega, si era rassegnato. Aveva sempre sperato che trovasse qualcuno che si
confacesse allo standard Uchiha e tutte quelle puttanelle che si portava a letto
sicuramente non lo erano.
Sasuke era sorpreso che avesse subito notato il suo
interesse nei confronti del biondo, di solito suo padre non era molto perspicace
quando si trattava dei sentimenti.
Alla
fine della serata il minore degli Uchiha accompagnò Naruto a
casa.
“Allora, che ne dici della mia
famiglia?”
“Hehe, sono un po’ preoccupanti, soprattutto Itachi e
Shisui, ma sono tipi a posto, credo almeno. Non hai assassini in famiglia
vero?”
“Non
credo, anche se con Itachi non ne sarei troppo
sicuro.”
Il
biondo sorrise, incominciò a guardare fuori dalla finestra e poi, quando la
macchina si fermò davanti al condominio dove viveva si voltò di nuovo verso
Sasuke: “Allora, ci vediamo lun…” venne interrotto da due calde labbra che si
erano posate sulle sue, con dolcezza e la lingua calda di Sasuke le stava
accarezzando, chiedendogli di aprirle, per farlo entrare. All’inizio era rimasto
di pietra, ma poi le funzioni del suo cervello si erano spente, facendo aprire
le labbra, incontrare le due lingue, intrecciandole in un dolce bacio pieno di
passione.
Le
labbra si lasciarono e vi furono solo degli sguardi fugaci e Naruto fuggì dalla
macchina mormorando che si sarebbero visti lunedì, lasciando indietro un Sasuke
più che soddisfatto.
Il
ragazzo corse verso il suo appartamento, chiudendo velocemente a chiave la
porta, facendosi poi cadere a terra e nascondendo la testa tra le mani. Si stava
tutto ripetendo, tutto, non era possibile, non poteva finire come l’ultima
volta. Non poteva…
*
Naruto aveva tentato di vestirsi semi-decentemente per la
cena del club, aveva sentito che nel club vi erano tra i più importanti
giornalisti e d’Inghilterra e sicuramente non voleva fare brutta figura con dei
suoi possibili futuri colleghi.
Quando Kyubi venne a prenderlo era tutto agitato, come un
ragazzino per il ballo di fine anno, il suo capo tentò di calmarlo,
sorridendogli dolcemente e raccontandoli che erano tutti tipi un po’ strani e
che perciò non si doveva preoccupare, ma non servì a molto. Per Naruto era come
conoscere la famiglia di Kyubi e, anche se non voleva ammetterlo a se stesso,
voleva proprio piacere alla sua famiglia…
Al
suo arrivo venne praticamente assaltato dagli amici di Kyubi, passò due ore a
venir sottoposto a un interrogatorio minuzioso, ma alla fine decise che erano
tutti molto simpatici.
Pazzi, non vi era dubbio, ma
simpatici.
Più
tardi quella notte Kyubi lo riaccompagnò a casa, andò con lui fino alla porta di
casa sua: “Bene, spero che i miei amici non ti abbiano spaventato
troppo.”
“Uh,
no…sono simpatici, c’erto Ichibi fa paura, ma gli altri sono
simpatici.”
“Mmh, Akai è arrabbiato con me perché gli ho rubato il
ragazzo.”
La
kitsune arrossì leggermente, si era dimenticato che Kyubi era il fratello di
Akai, aprì la porta e poi si voltò di nuovo verso l’uomo dai capelli rossi:
“Ehm, allora, ci vediamo lunedì. Arrive…” venne fermato da due calde labbra che
si erano posate sulle sue, un bacio dolce eppure possessivo, un bacio che voleva
far capire a colui che lo riceveva, quello che colui che lo dava provava. Un
bacio che sapeva di amore, passione, desiderio e quando il baciò terminò Naruto
non poté fare a meno di sorridere e iniziarne un
altro.
*
Il
giorno dopo Sasuke notò che Naruto era rimasto tutta la mattina in silenzio a
fissare il telefono, non aveva risposta a neanche una chiamata, facendole andare
tutte sulla segreteria, cosa che era alquanto strana, di solito faceva i salti
mortali per rispondere, mentre oggi, niente.
Era
per quello che era successo ieri? L’aveva talmente scandalizzato da scioccarlo
in quel modo?
Il
telefono suonò di nuovo e questa volta sulla segreteria si sentì la voce di
Kiba: “Ciao Nacchan, mi chiedevo se volevi venire a pranzo con me, mi manchi
tanto ed è da due giorni che non ti vedo, ne ti
sento.”
Naruto prese subito la cornetta e rispose: “Kiba? Ciao
sono io, io, ecco, si, per pranzo va bene. D’accordo, ti
aspetto.”
L’Uchiha sospirò, certo, ora probabilmente racconterà
tutto a Kiba e quello lo convincerà a farlo citare in giudizio per molestie
sessuali…okay, respiro, non doveva farsi prendere dal panico per una cacchiata
del genere.
Vide
Naruto uscire dall’ufficio senza dire niente e decise, doveva fargli capire che
era serio e che lui non sarebbe stato solo un giocattolo, perciò avrebbe dovuto
liberarsi di quelle puttanelle che si portava a
letto…
Naruto stava fissando il suo ramen in silenzio, non
riusciva proprio a trovare la forza per mangiare, non pensando a quello che
avrebbe fatto ora, si sentiva così male…
“Cosa c’è Naru-chan? Perché non
mangi?”
Alzò
gli occhi blu per incontrare lo sguardo preoccupato del suo ragazzo: “Io…ecco,
Kiba, c'è qualcosa, di cui dobbiamo parlare…”
“Cosa?”
“Io…io, credo che dobbiamo
finirla.”
L’Inuzuka guardò Naruto scioccato negli occhi: “In…in che
senso?”
“Finire la nostra storia, chiuderla, voltare pagina,
dillo come vuoi, ma credo dovremmo smetterla di
vederci.”
Il
castano rimase in silenzio a guardare il ragazzo biondo davanti a se, nei suoi
occhi dorati si rispecchiava un'enorme tristezza e tanta delusione: “Come
mai?”
“Io…ecco…” mi sono
preso una cotta per il mio capo! No eh? Non posso dirglielo
così…
“Non
le sento.”
“Cosa?”
“Le
farfalle, la voglia di baciarti, di passare del tempo con te, non c’è. Tu sei
perfetto, sono io, io che sono uno stronzo.”
“Naruto…”
I
due rimasero in silenzio e poi Kiba annuì: “Ho capito, se è quello che hai
deciso.”
“Si,
mi dispiace.”
L’altro fece segno di no con la testa e poi gli sorrise:
“Grazie per avermi dato una possibilità.”
La
kitsune rimase in silenzio e poi lo baciò dolcemente su una guancia: “Mi
dispiace tanto. Grazie per averlo accettato.”
Poi
se ne andò, il cuore che gli doleva alla vista degli occhi vuoti di Kiba e
dentro di se si diceva: Provami che sei
diverso, provami, che non farai quello che ha fatto
lui.
Okay, grazie per tutti quelli che hanno commentato il
chappy precedente. Voglio dire che questo è il penultimo capitolo e che spero
sia venuto abbastanza bene.
Questo capitolo lo dedico ad allsecrets2 che oggi compie
gli anni! Tanti auguri!
Alla prossima!