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Autore: coldmackerel    24/02/2015    6 recensioni
Levi/Eren | Hospital AU
Una commedia sull'essere morti.
Levi, finalmente, torna a lavorare come infermiere dopo essersi ripreso da un incidente d'auto che l'aveva quasi ucciso. Non c'è niente di meglio a darti il 'bentornato' quanto il realizzare di aver perso la testa e riuscire a vedere gli spiriti dei pazienti comatosi del reparto sei. Così, si trova, controvoglia, ad aiutarli a imparare a vivere da morti. Eren, l'ultimo paziente dell'ala sei, ha sei mesi per imparare ad essere morto. Buona fortuna, ragazzo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Qui Seth, la traduttrice. Eccomi qui come promesso, anche se leggermente in ritardo a causa della stanchezza. Niente da aggiungere a parte che questo capitolo è breve, mentre il successivo sarà di nuovo bello lunghetto ma spero di riuscire a tradurlo in una settimana giusta, farò del mio meglio. Ringrazio tantissimo tutte le persone che hanno commentato questa fic, che l'hanno inserita tra i preferiti/seguiti/da ricordare, e anche solo chi la legge. Buona lettura!
SULLA TRADUZIONE: in questo capitolo ci sono i primi accenni al 'passato' di Levi. Volevo solo dirvi che questa storia è stata scritta tra l'ottobre e il novembre del 2013, quando, ovviamente, non si sapeva ancora nulla del passato di Levi, per questo non ci saranno citazioni a 'a choice with no regrets' o altro. Scusatemi in anticipo per gli errori di battitura... sto dormendo XD

AVVISO 02/03/14 per motivi universitari mi devo prendere una breve pausa dalla traduzione. Il capitolo 10 verrà postato il 16/03 o prima se riesco. Scusatemi!



The 6th ward
CAPITOLO 9: Sobrio

4 mesi, 18 giorni

Levi si svegliò ad un’abominevole ora del mattino, realizzando che, se non avesse bevuto dell’acqua al più presto, il suo fegato avrebbe probabilmente deciso di fare i bagagli e andare in sciopero. Steso su un fianco, si rese conto, lentamente e dolorosamente, del freddo pungente sulla sua schiena, provocato da qualcosa che si trovava giusto dietro di lui.

Con un brivido, allungò il collo per trovare la schiena di Eren piegata contro la sua. C’era qualche si strano, perchè a quanto ne sapeva i fantasmi non dormivano. “Stai dormendo?” riuscì a biascicare stentatamente, perché, sì, era ancora ubriaco, e sarebbe stato fortunato se fosse riuscito a tornare sobrio per la settimana successiva. “Sei un fantasma, che diamine?”

Eren sobbalzò, allontanandosi da Levi con imbarazzo. “Scusa, è che sei – ” iniziò, ma chiuse la bocca. “Colpa mia.”

“Ti sei messo comodo?” chiese Levi seccamente.

“E’ che sei davvero caldo.” mormorò Eren.

“Ohi! E’ il mio calore, veditela da solo con il freddo. Sei gelido.” Levi si trascinò fuori dal letto per recuperare dell’acqua, mormorando, mentre usciva dalla sua camera da letto: “Non c’è nulla di buono nei fantasmi che rubano il calore alle persone.”

Eren lo seguì in cucina e Levi cercò di fare del suo meglio per non inciampare, ma tutto quello che riuscì ad ottenere fu una goffa camminata alla giuro-che-sono-sobrio. Versandosi un bicchiere d’acqua, Levi finì per curvarsi contro il piano di lavoro della sua cucina, cercando di far riconnettere il cervello alla realtà, e tornare ad essere in grado a compiere le funzioni base di un essere umano. Eren, ovviamente, lo stava fissando.

“Che c’è?” lo guardò male Levi.

“Non russi.” osservò Eren.

“Ovvio che non russo.” disse Levi con irritazione, prima di prendere un sorso della sua acqua.

“Però è un po’ come se ringhiassi.” aggiunse Eren, e a Levi andò storta l’acqua.

“Assolutamente no.” farfugliò.

Eren rise. “E invece sì. E’ come guardare un piccolo orso in ibernazione.”, poi fece una pausa. “Molto piccolo.”

Lesi si irrigidì con irritazione alla battuta. “Be’, tiro pugni come un orso molto grande, stronzetto. E a questo punto, sono abbastanza ubriaco da farlo e basta.” lo minacciò.

Eren alzò le mani in segno di resa, ritirando le sue dichiarazioni. “Scusa, scusa.” Levi, dunque, tornò a sorseggiare la sua acqua, lasciando che Eren se la cavasse con solo una minaccia, almeno per il momento. “Allora, su una scala da uno a dieci, quanto starai sentendo i postumi della sbornia domani?”

“Su una scala da uno a dieci? Zero.” Eren alzò un sopracciglio con aria dubbiosa alla sua risposta. “Non avrò postumi da sbornia, sarò ancora ubriaco.” borbottò Levi.

“Credo che mi piaci di più da ubriaco.” disse Eren, senza scherzare del tutto.

“Io credo che mi piaci di più quando sono svenuto.” rispose Levi.

Eren ignorò la cosa, ed entrambi furono assorti dai propri pensieri, lasciando che un silenzio piacevole si facesse spazio tra loro. Poi, dopo che ebbe finito il suo bicchiere d’acqua, Levi decise di lavare i piatti che si erano insolitamente ammucchiati nel suo lavandino. Era difficile che sarebbe riuscito a riaddormentarsi sapendo che erano ancora lì. Eren rimase a gironzolargli intorno, ma Levi lo lasciò stare, perché ormai aveva iniziato ad abituarsi alla cosa.

“Sai,” iniziò Eren con nonchalance. “Non so quasi nulla di te.”

“Bene.” disse Levi impassibile.

“No, sul serio,” Che bastardo persistente. “Tu sai un sacco di cose su di me, e io non ti chiedo mai nulla su te stesso.”

Levi lanciò un’occhiata scocciata ad Eren. “Non c’è nulla da dire. Sono un infermiere, e vivo da solo tranne quando Hanji viene a rovinarmi la vita.”

“Come hai conosciuto Hanji?” tentò Eren.

Levi sospirò, perché questa non era una conversazione che voleva avere. “Lei mi ha rapito.”

Eren non sembrava in grado di capire se Levi stesse scherzando o meno e, a dire la verità, neanche Levi stesso era in grado di farlo, soprattutto quando si trattava di spiegarsi. Ma il ragazzo, ovviamente, non aveva alcuna intenzione di arrendersi, allora l’infermiere, controvoglia, mise insieme un breve riassunto della sua vita fino a quel momento: “Famiglia povera, bravi genitori. Sono morti quando avevo diciotto anni e il vivere in una cattiva zona porta alla delinquenza. Solite cose. Sono finito in una piccola gang, ma niente teppisti, semplicemente artisti di strada.”

“Artisti di strada?” interruppe Eren.

“Graffiti. Non sparavamo le persone o roba del genere, facevamo qualcosa per noi stessi. Ho incontrato Hanji in una tavola calda dove lei lavorava. Ci conoscevamo appena e un giorno, di punto in bianco, lei si è presentata, mi ha trascinato nella sua macchina e mi ha detto che saremmo andati alla scuola per infermieri. Mi ha letteralmente rapito.” terminò Levi.

“Che vuol dire che ti ha rapito per farti andare a studiare?” chiese Eren dubbioso.

“Hai mai provato a dire di no ad Hanji? Ha pagato la prima retta per entrambi e poi mi ha fatto avere un lavoro alla tavola calda, cosicché potessimo sostentarci in quel periodo. Ed eccomi qua, l’emblema del successo e della stabilità mentale, con un ragazzo morto.”

Eren sembrò accettare la cosa. “Hai ragione,” disse con vaga delusione. “Sei noioso.”

“Te l’avevo detto,” rispose Levi, terminando di lavare i piatti. “E ora me ne torno a dormire per il resto della mia esistenza. Scusami.” disse con finta galanteria, girandosi per tornare in camera da letto.

“Stai bene adesso?” lo richiamò Eren. “Non finirai per, non lo so, affogare nel tuo stesso vomito o roba simile? Vuoi che me ne vada?”

“Eren, puoi rimanere o puoi andartene. Per quanto mi concerne puoi anche scalare l’Everest.”

Levi non si preoccupò di controllare se Eren era rimasto o se se ne era andato a scalare la montagna, ma si lasciò cadere sul suo letto e si addormentò non appena il suo corpo si posò sul solido materasso.





Trascinandosi di nuovo fuori dal letto intorno a mezzogiorno, Levi ritornò in cucina per mettere qualcosa nel suo stomaco brontolante. Ci fu un momento di confusione quando notò Eren seduto sul divano del suo soggiorno, ma passò in fretta. Al diavolo, concluse. Certa gente aveva cani, e altre persone avevano teneri ragazzi morti. No, non teneri – si corresse –, solo morti.

“Ti offrirei la colazione,” disse Levi, attirando l’attenzione di Eren. “Ma sono abbastanza sicuro che, mentre noi siamo qui a parlare, ti stia venendo servito il miglior liquame che l’ospedale possa offrire tramite un tubo.”

Eren si mise in piedi contento. “Sei già sobrio?”

“Chiedimelo la settimana prossima,” borbottò Levi. “Che cosa hai fatto tutta la mattinata con esattezza?”

Eren gesticolò verso il porta cd di fianco lo stereo di Levi. “Ho alfabetizzato la tua collezione di cd. E’ stato noiosissimo.” Levi fissò Eren silenziosamente, fino a quando questi non iniziò ad agitarsi. “Che c’è?” chiese infine, sulla difensiva.

“I miei cd erano ordinati cronologicamente secondo anno di uscita.” rispose Levi passivamente.

Eren sembrava mortificato. I due si fissarono vicendevolmente per un paio di minuti, fino a quando Levi ruppe la tensione con una risata stanca. “Il tuo è stato un tentativo sfortunato, Eren Jaeger. Ritenta.”

Eren rise nervosamente, roteando gli occhi. “Sei una palla incredibile.”

Eren rimase nei dintorni mentre Levi si costringeva a mangiare un po’ di pane tostato. Alla fine, l’uomo si decise a cacciare via Eren, dicendogli di tornare in ospedale per assicurarsi che il reparto sei non si fosse auto-distrutto durante la loro mancanza. Con una certa riluttanza, Eren se ne andò, lasciando Levi da solo nella tranquillità della sua abitazione.

Sapendo che Hanji sarebbe riuscita a coprire i suoi turni senza troppi problemi, Levi decise di lasciar stare qualsiasi cosa e di tornare semplicemente a dormire. Dio sapeva quanto ne aveva bisogno.

   
 
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