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Autore: Strega_Mogana    24/02/2015    2 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Capitolo 22: Basta

Severus uscì dall’acqua sputazzando, completamente fradicio, con un mal di testa che gli spaccava in due il cranio.
Quello che Patricia gli aveva dato per volare aveva esaurito il suo effetto a pochi metri dalla spiaggia, ed erano caduti nel mare in tempesta. Lottando contro le onde e la corrente, avevano nuotato per un po’ insieme, poi l’aveva persa di vista.
Era arrivato a toccare il fondale del mare con i piedi più per fortuna che per le sue abilità di nuotatore. Con fatica e lentamente era arrivato alla spiaggia e si era accasciato sulla sabbia bagnata a riprendere fiato.
Non ricordava nulla di quello che era successo. I suoi ultimi ricordi lucidi e precisi si interrompevano prima di salire sulla Jolly Roger. Poi aveva solo una vaga idea di quello che poteva essergli accaduto.
Ma ora non aveva tempo di pensarci troppo. Raccogliendo un po’ di forze si alzò, cercò di mettersi in piedi, ma le gambe cedettero sotto il suo peso. In ginocchio, fissando il mare in tempesta, con il veliero di Capitan Uncino che ormai era solo un puntino in lontananza, gridò il nome dell’amica.
La sua voce fu portata via dal vento; gridò ancora ricevendo solo in risposta un tuono sopra la sua testa che sembrò far tremare anche la spiaggia.
Si portò le mani alla testa, affondando le dita nei capelli bagnati, tentò di gridare ancora, ma il mondo girò attorno a lui.
Cadde in avanti, con la faccia nella sabbia e svenne.

* * * *


Un gabbiano volava tranquillo nel cielo azzurro beandosi delle correnti d'aria che lo aiutavano a volare. Fissava il mare blu, alla ricerca di qualche gustoso pesce da mangiare.
Volò in cerchio sopra un branco di piccoli pesci che nuotavano incuranti del pericolo, cade in picchiata e ne agguantò due con il becco.
Soddisfatto, sentendo ancora i pesci muoversi nel becco volò fino alla spiaggia a consumare il suo pasto.
I pesci morti furono buttati sulla sabbia, l'uccello diede la prima beccata strappando un grosso pezzo di carne quando la sua attenzione fu catturata da una grande figura adagiata a terra.
Conosceva gli uomini, sapeva starne lontano, ma quell'essere sembrava del tutto innocuo: forse era morto.
Saltellò fino al corpo curioso, fissando e le grandi mani e le lunghe braccia. Il volto era sporco di sabbia così come i vestiti.
Lo colpì sulla guancia con il becco cercando di capire se fosse vivo.
Non ricevendo risposta aprì le ali e gracchiò forte.
Il mago saltò su con un grido, spaventando il gabbiano che scappò via lasciando il pesce sulla sabbia.
Severus si guardò attorno disorientato.
Gli ci volle qualche secondo per ricordare dov'era e com’era arrivato su quella spiaggia. Si alzò dalla sabbia, aveva ancora un lieve mal di testa e un po' di vertigini, ma riusciva a sopportarli.
Si guardò attorno nella speranza di vedere Patricia svenuta poco distante da lui, invece non vide nulla.
- Patricia!
La sua voce echeggiò un paio di volte, ma nessuno rispose.
Il mago osservò il mare, era piatto, calmo, completamente diverso da quello che aveva visto quella notte. Fortunatamente la Jolly Roger non si vedeva più in lontananza, forse Capitano Uncino aveva dato per scontato che erano affogati.
Tornò a guardare la costa, ragionando su cosa fare.
Fu una luce rossa ad attirare la sua attenzione. Si avvicinò a grandi passi, trovando nella sabbia la gemma rossa.
Con un nodo alla gola la prese tra le mani, nonostante la tempesta e la notte sotto la pioggia battente era tiepida, come se fosse appena caduta dalle mani della sua amica.
- C'era veramente una pietra nel vascello, - mormorò fissando il rubino sotto i raggi del sole – Patricia deve averla presa e poi deciso di scappare dalla nave.
Strinse la pietra nella mano e tornò a guardandosi attorno.
- Patricia! - gridò – PATRICIA!
Girava quasi su se stesso per vedere ogni angolo di quell'isola all'apparenza deserta.
Fu un lieve tremore a bloccarlo, aprì la mano che stringeva la gemma e notò che la luce pulsava ad intervalli regolari. Sembrava un debole cuore tiepido che batteva tra le sue dita.
Spostò la mano e la luce, che sembrava arrivare direttamente dal centro dalla gemma, sembrò spegnersi, abbassarsi e anche quella lieve vibrazione sparì.
Mosse di nuovo la mano, riportandola nel punto cui aveva brillato. La gemma tornò a spendere e tremare nel suo palmo.
Rispondeva al richiamo delle sorelle. L'aveva già notato in precedenza, le pietre quando venivano riunite brillavano più forte, era come se fossero in sintonia tra di loro. Ogni volta che una delle pietre veniva unita al gruppo queste rafforzavano il loro potere. E se la gemma rossa rispondeva in quel modo voleva dire che tutte le altre gemme erano riunite.
Il mago alzò lo sguardo e puntò gli occhi nel punto in cui la gemma risplendeva.
- Nord. - valutò – Le altre pietre sono a nord.
Si guardò i pedi, aveva perso le scarpe mentre nuotava verso la riva, tornò a guardare la strada indicata dal rubino. Si incamminò a pieni nudi, puntando lo sguardo sulla pietra rossa che pulsava tra le sue mani, senza rendersi conto che seguiva lo stesso ritmo del suo cuore.

* * * *



Camminava già da un po'. Aveva abbandonato quasi immediatamente la spiaggia e si era avviato in quella che sembrava una strada di terra battuta.
Aveva cambiato percorso in un paio di punti, seguendo sempre la strada dove la gemma risplendeva più forte. Non ne era del tutto certo, ma gli sembrava che man a mano che camminava la luce aumentasse di intensità. Si era fermato solo quando aveva incrociato un fiume dove si era lavato tutta la sabbia che aveva in faccia.
Aveva comunque l’aspetto di un vecchio pirata senza scarpe che aveva visto la sua nave affondare durante la tempesta.
Sentiva, però, che era sulla strada giusta per trovare le altre pietre ed era altrettanto certo che avrebbe anche trovato Patricia.
Sapeva che, in qualche modo, le doveva la vita, ma non si ricordava il perché.
Si accorse di essere in un villaggio solo quando avvertì più confusione attorno a lui.
Si era abituato al rumore della natura, agli animali che scappavano al suo passaggio e a qualche marito che urlava contro la moglie e i figli.
Sollevò la testa trovandosi quasi all’improvviso in un modesto villaggio. Le case erano di pietra, dipinte di un accecante color avorio, con i tetti bassi, quasi piatti. Le porte erano dipinte con colori accesi e allegri.
Nella piazza principale, grande quanto un cortile di Hogwarts, c’era una folla di persone attorno ad un uomo vestito in modo ridicolo e sei uomini armati di trombe più lunghe del normale.
- Udite! Udite! – urlò l’uomo attirando l’attenzione delle persone che non si erano fermati attorno a lui, compresi di Severus – Siamo lieti di annunciare la lieta novella! – i sei uomini fecero squillare le trombe, molti si tapparono le orecchie per il rumore assordante – Dopo quasi cento anni l’Isola ha finalmente una nuova principessa! – altro acuto suono di trombe che tramortì i presenti – Arrivata dal mare, la sconosciuta è vittima dell’incantesimo del sonno che colpisce solo le future regine di questo regno! La nostra futura sovrana è in attesa del bacio del vero amore al castello incantato. Ogni principe è invitato a spezzare l’incantesimo.
Severus sgranò gli occhi, era Patricia!
Lo sentiva.
Lo sapeva.
Mentre la folla si disperdeva sotto gli ultimi squilli di tromba, il mago fermò un passante.
- In che direzione è il castello incantato?
L’uomo lo squadrò dalla testa ai piedi, di certo non poteva passare per una persona per bene, questo Severus lo sapeva bene. Era sporco, senza scarpe e con addosso abiti malconci pirateschi.
- E’ da quella parte. – gli rispose l’uomo con una smorfia mostrando solo qualche dente sano – Ma non ti faranno entrare.
Il professore non gli diede retta, senza dare nell’occhio spostò la gemma in quella direzione. Il rubino riconobbe subito la strada brillando più intensamente.
- Non importa. – borbottò – In qualche modo riuscirò ad entrare.
- Non conciato così. – gli rispose una voce gracchiante femminile.
Il mago abbassò lo sguardo, accanto a lui c’era una vecchietta che gli arrivava più o meno alla vita. Si reggeva in piedi con un vecchio bastone nodoso, aveva tratti orientali e capelli canditi legati insieme da un chignon.
La donnina gli sorrise con sguardo furbo e lo afferrò per il gomito, nonostante la veneranda età la presa era forte e sicura.
Anche Silente, nonostante l’età e la maledizione che lo stava consumando lentamente, aveva una presa del genere.
- Vieni con me, giovanotto. – gracchiò la donna trascinandolo – Se vuoi andare al castello devi sembrare degno di baciare la principessa.
- Un attimo! – gridò Severus liberandosi dalla ferrea presa della donna – Tu chi sei? E perché dovresti aiutarmi?
La vecchietta sbuffò indispettita picchiando il bastone a terra.
- Chiamami nonna Fa. – rispose – E la risposta alla tua seconda domanda è facile: mi sto annoiando. – gli riprese il gomito e cominciò a strattonarlo di nuovo – Andiamo forza. Ho qualche abito smesso. Qui passano sempre un sacco di principi e si lasciano dietro un sacco di roba. Questo posto un tempo era sereno a pacifico,- borbottava tra sé e sé – ora tutti sono impazziti per una principessa venuta dal nulla. O ma Zhou e Li mi sentiranno! In Cina dobbiamo tornare! Cricri prendi le misure.
Da una manica del vestito della donna uscì un piccolo grillo blu, che saltellando e fischiando, iniziò a misurare il mago con un minuscolo metro da sarta.
Severus sollevò lo sguardo rassegnato.
- Niente abiti azzurri!
- Non ti preoccupare. Io e Cricri sappiamo cosa fare.

* * * *


Lanciò nella boscaglia il cappello a tesa larga dorato con quell’orrida piuma rosso fuoco non appena mise piede fuori dal villaggio.
Il mantello dello stesso colore della piuma fu scaraventato in un fiume qualche metro dopo.
Avrebbe voluto togliersi anche il resto, ma voleva dire andare in giro nudo e non gli sembrò una buona idea.
Quella vecchia megera e il suo grillo salterino gli avevano infilato quei vestiti dagli imbarazzanti colori della Casa di Grifondoro, sbarazzandosi dei suoi abiti prima che lui potesse urlare la sua totale indignazione.
Così ora camminava con addosso un paio di pantaloni color oro, un paio di stivali color rosso fuoco e, fortunatamente, una camicia bianca.
Arrivò al castello che stava tramontando.
Il maniero era grande, in pietra bianca, il sole lo baciava con la sua luce ambrata e sembrava risplendere di polvere d'oro. Ricordava Hogwarts con le sue torri alte e le innumerevoli finestre. Il grande portone di quercia era aperto, una fila lunghissima di principi aspettavano il proprio turno per baciare la bella principessa misteriosa e svegliarla del suo sonno incantato.
Si mise in fila, cercando di guardare oltre i principi che aveva davanti, tentando, invano, di non provare paura all'idea di sentire la notizia che qualcuno l'aveva svegliata.
Restando lì in piedi, solo ed impaziente, Severus non poté evitare di pensare a quello che era Patricia per lui.
Lei c'era sempre stata. Era lì il giorno dopo la morte di Lily. Quando lui era nella sua casa solo, quasi impazzito per il dolore di averla condannata a morte.
Quando la sua vita era solo un susseguirsi di liquore di pessimo gusto e lacrime.
Di quel periodo aveva pochi ricordi lucidi, però sapeva che lei c’era. Silenziosa e quasi invisibile nella sua casa che puzzava di dolore e odio. Si era presa cura di lui, aveva pulito, aveva riordinato quello che lui distruggeva nei momenti di sconforto totale.
Quando piangeva sul pavimento del bagno, dopo aver rimesso l'alcool senza riuscire a sputare fuori il suo dolore, Patricia gli aveva dato una spalla su cui piangere, un abbraccio in cui sprofondare.
Era stata discreta e silenziosa, come quando erano solo dei ragazzi.
Non l'aveva mai ringraziata.
Non a parole almeno, ma nel loro rapporto non c'era mai stato spazio ai ringraziamenti, entrambi però sapevano che non potevano far a meno l'uno dall'altra.
E negli anni prima dell’arrivo del ragazzo lei era riuscita a colmare quel vuoto che sentiva nel cuore, aveva offuscato il ricordo del suo grande amore per Lily.
Per lei ci sarebbe sempre stato uno spazio, ma Patricia si stava facendo strada, piano, in punta di piedi, per prendersi quell’amore un tempo destinato ad un’altra.
Sì, c’era stato un momento, anni fa, una vita fa, in cui Patricia stava per diventare qualcosa di più della semplice amica con cui litigare.
Ed era passato così tanto tempo, così tante vite, che l’aveva scordato.
Guardami, Severus.
Lui l’aveva guardata, ma si era dimenticato di averlo fatto.
Era arrivato Potter, con i maledetti occhi di Lily e tutto era tornato a galla. Il ricordo del dolore, il rimpianto, l’amore per quegli occhi verdi odiati e amati nello stesso tempo e Silente che faceva di tutto per ricordargli la sua promessa.
Proteggere Harry.
Proteggere il figlio di Lily.
Proteggere quel figlio che non sarebbe mai stato suo.
Lui l’aveva protetto: dal mondo, dall’Oscuro, da se stesso. Aveva dato tutto per lui, per sua madre, annullando la sua anima, la sua vita. Era quasi morto per lui e per tutto il mondo magico.
Ma Patricia non l’aveva più aspettato, aveva cercato di farsi una vita, di essere felice con qualcun altro. Gli era rimasto vicino, non aveva mai negato quella spalla né quell’abbraccio, ma non vi era mai stato altro.
Perché c’era Lily con i suoi occhi di tenebra, lei lo vedeva e non voleva, non poteva, affrontare quel fantasma da sola.
Perché c’erano i sensi di colpa che lo facevano sentire sporco ed inadeguato.
Perché lui non era quello giusto. Non lo era mai stato, né per Lily né per lei.
Lui era il cattivo.
Lui era quello che odiare.
Ma Patricia non lo odiava. Tornava sempre.
Dopo un amore fallito, una delusione, un dolore. Lei tornava.
Anche dopo che aveva ucciso Albus.
Con quello sguardo che, anche se a volte non lo capiva, lo faceva sciogliere, lo faceva innamorare.
A quella consapevolezza sgranò gli occhi neri.
Innamorare.
Si era negato l’amore per così tanti anni che non si era reso conto di averlo sotto il grosso naso.
Aveva negato per tutti quegli anni di non provare nulla per lei, se non una forte amicizia, perché per lui non c’era un per sempre felici e contenti. Per lui non esisteva un lieto fine.
Non per il Severus fallito.
Non per il Severus assassino.
Non per il traditore e la spia.
Lui non era mai stato un principe.
… forse, quello che lei cerca non è un principe.
Sorrise amaramente.
Ci volevano le parole di un genio per fargli aprire gli occhi. Di solito quel compito era riservato a Silente.
E capì quello che doveva fare.
Basta principi e principesse. Basta lieti fine da favola. Basta tutto quanto.
C’erano solo loro due.
Con la loro amicizia nata dal nulla, ma forte fin dal primo giorno.
Con quel primo bacio dato per curiosità, con i loro litigi e i loro difetti. Con il fantasma di Lily e quello di Silente, con le loro scelte sbagliate, con i loro dolori e rimorsi.
Lui non era perfetto.
Lui non era un principe.
E lei non era una principessa.
Si fece strada tra la fila di pretendenti, passando davanti a tutti, senza fermarsi ad incassare gli insulti degli altri.
Basta aspettare. Basta restare a guadare.
Patricia era distesa in una teca di cristallo e oro. Indossava lo stesso vestito bianco e argento della maratona di ballo.
Bella come una principessa delle favole; non stonava con il luogo assurdo dove si trovava.
I capelli neri le incorniciavano il volto pallido e perfetto. Le mani congiunte sulla vita. La labbra che lo imploravano di chinarsi per baciarla.
La pietra rossa che aveva in tasca, ora, era così calda da bruciare; Severus vide le altre incastonate nella teca, ed ognuno era un pezzo di quell’avventura assurda che l’aveva portato lì.
Alla radice del suo cuore.
Al suo amore per lei.
Si avvicinò piano, sempre sentendosi sporco ed inadeguato per lei, ma pronto a gettarsi anche in quell’avventura.
Perché la vita e l’amore potevano essere avventure meravigliose con Patricia accanto.
Si stava chinando sulle sue labbra quando dieci soldati corsero nella sua direzione, le spade lucide sguainate nella sua direzione.
Urlarono qualcosa, ma non li sentì, aveva il cuore che batteva così forte che sentiva solo quello nelle orecchie.
Solo il battito incessante del suo cuore.
-… non è un principe!
Severus alzò lo sguardo. Uno dei tanti spasimanti, vestito come uno stupido pupazzetto color lilla, puntava il dito contro di lui; la rabbia deformava i lineamenti delicati del giovane principe.
- No, - disse Severus risoluto, la sua voce sembrò rimbombare nella sala – io non sono un principe. Sono quello giusto.
Senza aspettare oltre si chinò sulle sue labbra baciandole con tutto l’amore che aveva in corpo. La gemma che aveva in tasca e tutte le altre incastonate nella teca emanarono un’intensa luce facendo risplendere l’intera sala dei colori dell’arcobaleno.
Quando il mago si sollevò da lei, pregò che aprisse gli occhi, che desse conferma a tutta la sua vita.
Quella vita di odio e sensi di colpa, ma anche di incondizionato, eterno amore che voleva donarle.
Le palpebre di Patricia tremarono e si sollevarono lentamente, esattamente come veniva scritto nelle favole.
La principessa risvegliata dal bacio del Vero Amore.
Sorrise il mago perdendosi nei suoi occhi verdi, intensi e luminosi come stelle.
Lo sguardo di una donna che ama.
Le accarezzò il volto e si chinò di nuovo sulle sue labbra per un bacio delicato, semplice, ma pieno d’amore.
Quando le loro labbra si separarono di nuovo una gemma bianca, brillante come un raggio di luna si formò tre le loro bocche.
La settima gemma.
Severus vide le altre pietre saltare via dall’incastonatura sulla teca e posizionarsi in cerchio attorno alla pietra bianca. Entrambi fissarono le gemme risuonare tra di loro, pulsando come cuori colorati.
Fu un attimo: le sei pietre colorate cozzarono contemporaneamente sul diamante e tutto fu invaso da un’accecante, calda luce bianca.





Note:
Bene signore siamo arrivate alla fine del penultimo capitolo. Settimana prossima scopriremo tutto. Come sono finiti in quel posto strano, perché e, soprattutto se Severus e Patricia saranno per sempre felici e contenti.
   
 
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