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Autore: Slytherin_heart    24/02/2015    3 recensioni
La narrazione inizia nel 1992, secondo anno a Hogwarts per i personaggi che ben conosciamo (Harry, Ron, Hermione, Draco, ecc.), ma primo anno per Jane Narcissa Avery, una bella e intelligente ragazzina purosangue dal carattere complicato e interessante.
Sappiamo tutti alla perfezione le avventure del trio dei Grifondoro... ma in ambito di avventure, misteri e cose proibite vissute dai Serpeverde e dal loro punto di vista sappiamo poco. Immergetevi con me nel buio dei sotterranei, nella Sala Comune dei Serpeverde, e nuove intriganti avventure vi ghermiranno!
La domanda che vi sorgerà è: perchè il raiting arancione? bhè, l'intera storia ripercorrerà gli anni a Hogwarts di Jane e degli altri protagonisti e, ovviamente, nasceranno interessanti storie d'amore... e di sesso.
Se siete amanti della nobile casata dei Serpeverde e come me pensate che non siano così cattivi come vengono dipinti ma solo un po' incompresi, questa fanfiction è per voi! buona lettura ;)
Genere: Avventura, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Pansy Parkinson
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo II

Scontri e incontri

 

«Jane?! Jane!» il tono perplesso di Draco, che camminava veloce nel grande corridoio che portava alle aule di trasfigurazione e incantesimi, si trasformò in un’affermazione sorpresa quando, voltandosi, vide Jane lunga distesa per terra, con i libri e i fogli di pergamena sparpagliati ovunque.
Draco tornò indietro sbuffando «Ma che diavolo fai?»
«Sono caduta, Draco. Non lo vedi?!» rispose la biondina, stizzita.
Il giovane Malfoy si chinò su Jane, afferandola per le braccia e tirandola su dal pavimento freddo.
«Stai bene?» chiese Draco con un sorriso dispettoso «Oppure hai bisogno di un incantesimo antiscivolo?!»
«Ah-ah-ah. Molto divertente! Sì, sto bene Malfoy, grazie. Andiamo a lezione!» rispose Jane sbuffando e iniziando a camminare.
«Va bene, va bene, scusa! Non hai il minimo senso dell’umorismo, lo sai? E sei maldestra!» ribatté il ragazzino, seguendo la bionda.
«Hai finito, Draco?! Sei insopportabile stamattina!» esclamò Jane con un tono più alto, mentre accelerava il passo.
«Ei! Aspetta! È inutile che fai così, ti ricordo che ti ho appena tirata su dal pavimento del corridoio. Jane!» anche il piccolo Malfoy accelerò il passo per stare dietro alla ragazzina, che si fermò improvvisamente, voltandosi verso Draco, che per poco non le finì addosso.
«Io … sono arrivata. Ci vediamo dopo la lezione?»
Draco la guardò divertito, mentre lei stava in piedi davanti alla porta dell’aula di incantesimi, con tutti i libri in mano e un’espressione imbronciata.
«Certo, scema. Ci vediamo dopo.»
La salutò con una strizzata d’occhio e le scompigliò i capelli, per poi proseguire verso l’aula di trasfigurazione lì vicino.
Jane lo vide allontanarsi e la sua espressione, dapprima infastidita, non poté nascondere un sorriso. Si voltò ed entrò nella stanza, ancora non del tutto piena, e trovò un ottimo posto dal quale seguire la lezione.
Era passato più di un mese dal suo primo incontro con Draco Malfoy, il biondo Serpeverde che si era ritrovata la sua bacchetta sul collo in Sala Comune, la mattina del primo giorno di lezioni. Si era offerto di mostrarle il castello e di presentarle qualche Serpeverde. Jane aveva avuto l’impressione che Draco si sentisse un po’ il re del castello ma erano diventati, imprevedibilmente, amici.
Certo, lui era un insopportabile vanitoso a volte, ma Jane aveva anche notato che quando voleva, sapeva essere simpatico. E poi con lei era stato … disponibile. E anche gentile, certe volte.
E poi ritornava a essere il solito, insopportabile ragazzino dispettoso. Ma ciò che Jane più di tutto non riusciva a sopportare, era la presenza di quei due idioti che seguivano Draco dappertutto. Tiger e Goyle erano i due corpulenti “scagnozzi” di Malfoy, incapaci di formulare un discorso logico composto da più di quattro parole. Si ingozzavano di cibo spesso e volentieri e il loro unico scopo era quello di fare le guardie del corpo di Malfoy perché, da quello che Jane aveva potuto capire, i padri di Draco, Vincent e Gregory, erano amici.
Ma, in fin dei conti, neanche Malfoy apprezzava la compagnia di Tiger e Goyle. Piuttosto preferiva passare il suo tempo con Jane che, anche se più piccola, era molto intelligente, interessante e … misteriosa, a volte.
Questi aspetti di lei lo incuriosivano, lo entusiasmavano. Ma per Draco un altro grande interrogativo era il secondo nome di Jane, lo stesso nome portato da sua madre: Narcissa.
Lo trovava una strana coincidenza perché il nome di sua madre, oltre a essere estremamente raro, proveniva dalla tradizione della famiglia Black di trarre i nomi dalle costellazioni. Perciò quel nome non era soltanto raro, ma unico. O almeno, così aveva creduto Draco finché, nel giorno dello smistamento, non lo aveva sentito su Jane. Perciò, da quel momento aveva deciso che l’avrebbe conosciuta e avrebbe scoperto qualcosa in più su di lei e sulla sua famiglia.
Che fossero parenti? Ma no, era impossibile. Se fossero stati parenti l’avrebbe saputo, l’avrebbe vista alle feste di famiglia.
Perciò l’aveva avvicinata, si era offerto di farle vedere il castello, avevano chiacchierato e … l’aveva trovata simpatica. Carina. Interessante. E aveva deciso che sarebbero diventati amici, mentre ogni tanto indagava un po’, incuriosito dalle sue origini, dalla sua famiglia, da lei.
Aveva scoperto, parlando con Jane delle loro famiglie, che anche lei era una purosangue, seppur non tutti i membri della sua famiglia avevano fatto parte dei Serpeverde. Apparentemente non c’erano particolari legami tra le loro famiglie. Aveva appreso che il padre di Jane, Nicholas Brian Avery, conosceva suo padre e sua madre; ma della madre, Catherine Bell, sapeva solo che era appartenuta a Grifondoro quando frequentava Hogwarts.
Draco sperava di poter chiedere al più presto ai suoi genitori se si ricordassero di quelli della ragazzina. Non capiva completamente il perché di questa sua curiosità nei confronti di Jane, ma sentiva che c’era qualcosa che in qualche modo collegava le due famiglie. Ci aveva pensato spesso negli ultimi tempi, soprattutto da quando aveva iniziato a passare più tempo con lei.
E si ritrovò a pensare al viso della bionda ragazzina che aveva lasciato poco prima davanti all’aula di incantesimi, con quell’espressione buffa che ogni tanto tirava fuori. Questi pensieri lo accompagnarono fino alla porta dell’aula di trasfigurazione, all’interno della quale scorse la figura della professoressa McGranitt, in piedi con la sua solita aria austera.
 
 
«… la levitazione!» esclamò il professore di incantesimi. «Vi ricordate il movimento del polso che abbiamo provato la volta scorsa, vero?»
«Agitare e colpire!» recitarono in coro gli studenti.
«E ricordate di recitare la formula “Wingardium leviosa”. Avanti, provate tutti quanti, ognuno con la propria piuma. Buon lavoro!»
Il professore si sedette e iniziò a scribacchiare su una vecchia pergamena, mentre gli studenti iniziavano ad agitare convulsamente le bacchette.
Pochi minuti dopo la situazione era notevolmente degenerata: diverse piume saettavano incontrollate per la stanza, bacchette si agitavano – e talvolta volavano colpendo malamente qualcuno – , studenti chi di una casa chi di un’altra, assumevano un’espressione rassegnata.
In quel caos generale, il professore decise finalmente di intervenire.
«Basta così! Smettetela di agitarvi tanto!»
Gli studenti si fermarono e lo guardarono cercando di capire se li avrebbe aiutati o sgridati. Il professore fece cessare il movimento delle piume impazzite e poi, placato tutto il trambusto, sorrise comprensivo agli studenti.
L’insegnate di incantesimi era un omino minuto, dai capelli neri e corti e con un paio di piccoli occhiali tondeggianti. Jane non riusciva a capire se fosse del tutto umano, perché le sue misure ricordavano tanto quelle di un folletto. Forse era solo molto basso.
La piccola Serpeverde non era sconsolata come gli altri studenti, si era esercitata ed era abbastanza soddisfatta. Forse fu proprio la sua aria tranquilla che attirò l’attenzione del professore su di lei.
«Signorina Avery!» esclamò squillante «Lei è riuscita nella pratica dell’incantesimo?»
Jane sorrise e annuì appena, per poi alzare la bacchetta e pronunciare l’incanto.
La piuma, inizialmente, subì un lieve spostamento, come per un soffio di vento; poi si librò in aria alzandosi gradualmente, mentre Jane continuava a puntare la bacchetta verso di essa. Nell’aula regnava il silenzio.
«Oh, bene! Complimenti, signorina Avery!» disse entusiasta il professore «Vedete ragazzi? Basta concentrarsi un pochino e non perdere la calma! Ah, cinque punti a Serpeverde. Potete andare ora.»
Gli studenti raccattarono velocemente le loro cose e uscirono ciondolanti dall’aula, riversandosi nel corridoio già affollato.
La bionda ragazzina si alzò sulle punte dei piedi per cercare di scorgere un’altra testa bionda in mezzo alla fiumana di studenti, ma non la trovò. Decise allora di incamminarsi verso la lezione successiva, Cura delle Creature Magiche, che si sarebbe tenuta ai confini con la foresta di Hogwarts.
Percorse quindi il corridoio che portava all’uscita, attraversando il cortile esterno, verso ovest, fino alla zona verde, dove il prato cresceva rigoglioso e fitto come un tappeto.
Jane respirò a pieni polmoni e sorrise. Le piaceva l’aria aperta, il verde, gli alberi intorno; poteva anche scorgere il grande Platano Picchiatore che avrebbe dovuto aggirare per arrivare alla lezione. Si sarebbe volentieri seduta per qualche minuto sull’erba dato che la aspettava una lunga lezione … dopotutto aveva ancora mezz’ora di tempo! Si guardò intorno, lasciò cadere la sua tracolla con i libri accanto a sé e si sdraiò sull’erba, guardando il cielo. Strinse gli occhi a due fessure a causa della luce troppo accecante per i suoi occhi così chiari, poi decise di chiuderli e di rilassarsi solo per qualche momento. Non avrebbe rischiato di arrivare in ritardo alla lezione: il professor Kettleburn teneva molto alla puntualità.
Con gli occhi chiusi, concentrò le sue attenzioni ai rumori e agli odori circostanti: il fruscio delle foglie, le risate lontane, il cinguettare degli uccelli, il profumo dell’erba fresca e dei fiori … lo scricchiolare di scarpe sulle foglie secche.
Prima che Jane potesse aprire gli occhi due mani glieli coprirono all’improvviso.
«Ei!» gridò la ragazzina «Che razza di scherzo è questo? Levati subito o giuro che …»
«… giuri che cosa?» chiese una voce divertita proprio sopra la testa di Jane. Una voce familiare. Molto familiare.
Le mani di Jane, che fino al momento prima strattonavano frenetiche quelle che le coprivano gli occhi, nel tentativo di scrollarsele di dosso, si fermarono. Sentì che lentamente si stavano spostavano, rivelando a chi appartenevano.
Jane ci mise un paio di secondi per mettere a fuoco il ragazzino chino su di lei.
«Draco!»
«Sorpresa! Ti sono mancato?» chiese il biondo, sfacciato.
«Sei un vero idiota!» disse Jane, per tutta risposta, mettendosi a sedere velocemente e girandosi verso il ragazzino.
«Oh, insomma Jane!» continuò Malfoy ridendo «Non dirmi che ti sei spaventata ... »
La sua alzata di sopracciglio fu decisiva, perché Jane si fiondò addosso a lui mollandogli un paio di pugni e scompigliandogli i capelli.
«Ah sì?! Vuoi giocare sporco, biondina? Ora ti faccio vedere io!» disse Malfoy ridendo e spingendo Jane su un lato, capovolgendo la situazione. «Soffri per caso il solletico?» chiese con un ghigno.
Gli occhi sgranati di Jane furono l’unica risposta di cui aveva bisogno per iniziare a farle il solletico lungo i fianchi e il collo, come un bambino dispettoso.
«Draco no! Ti prego basta, ti prego, Draco!» supplicava ridendo fin quasi alle lacrime, cercando di spostarselo di dosso «Oh, ti scongiuro basta, non ce la faccio più!»
«Ah ah ah chiedi pietà adesso?» disse il piccolo Serpeverde ridendo di gusto.
«Sì, Malfoy basta, BASTA! MI ARRENDO!» gridò Jane, stremata e cercando di riprendere fiato.
Scostò il ragazzino, che si lasciò cadere sul prato, di fianco di Jane. Entrambi ansimavano e ridacchiavano, come due bambini dopo una battaglia di pigne.
I capelli biondi della piccola Serpeverde erano sparsi sul parato come i raggi del sole, mentre le sue dita accarezzavano l’erba.
Draco la osservò in silenzio, ancora con un sorriso sul viso, mentre quello di lei rivelava un’espressione pensierosa. la bambina girò la testa verso l’altro, incrociando i suoi occhi azzurro-ghiaccio con quelli argentei di lui, e gli sorrise.
«A che pensi?» le chiese il giovane Malfoy, pentendosene subito.
Lei sorrise, stavolta mostrando i denti bianchi, e rispose «Penso che sei molto più simpatico quando sei spontaneo … in questo modo. Penso che tu sia molto meglio quando ti comporti come un ragazzino della tua età al quale piace scherzare e ridere, piuttosto che come uno che cerca di dimostrare a tutti che è un duro, solo per farsi rispettare.»
Malfoy si corrucciò e smise di sorridere, distogliendo lo sguardo dagli occhi di Jane. La ragazzina capì subito che lui iniziava ad essere contrariato, e aggiunse «Voglio dire … è importante farsi rispettare, Draco. Io per prima non permetto agli altri di trattarmi male, ma vedi … comportarsi in un certo modo non è sempre un bene. Io ti capisco, veniamo entrambi da famiglie purosangue e quello che ti senti dire tu da mio padre, be’… me lo dice mio nonno ogni volta che gli capita. Quello che voglio dire è che … con me puoi essere te stesso. Non hai bisogno di fingere perché io sono tua amica. Capito?»
Draco la guardò stupito, senza riuscire a dire nulla. Ma la sua espressione corrucciata gradualmente scomparve, sostituita da un lieve sorriso che celava una punta di inconsapevole senso di sollievo.
«Ho capito, Jane. E, per la cronaca … anche io sono tuo amico.» disse finalmente, sorridendo.
Poi si riscosse da quell’attimo strano – non era abituato ad esprimere i suoi sentimenti in maniera così sincera – e si rialzò velocemente dal prato, spolverandosi la divisa e tendendo una mano a Jane per aiutarla a rialzarsi.
Anche lei si sistemò un po’, soprattutto i capelli, che erano tutti arruffati e pieni di foglie a causa della recente lotta e poi, in un attimo, cambiò espressione come se le si fosse appena acceso un campanello d’allarme. Si girò subito verso il ragazzino e chiese concitata «Malfoy, sapresti dirmi che diavolo di ore sono?»
Il ragazzo si guardò l’orologio.
«Sono le dieci meno dieci. Perché?»
«Oh, Salazaar! Sono in ritardo! Il professor Kettleburn mi toglierà dei punti se non mi sbrigo!» esclamò Jane raccogliendo la sua borsa da terra. «Devo andare! Ci vediamo a pranzo!»
«Corri, biondina, corri!» disse ridendo Malfoy.
Jane, che stava per correre via, si voltò un attimo e gli domandò irritata «E tu? Non dovresti avere lezione anche tu?»
Il Serpeverde rispose prontamente «No! Nell’aula di pozioni è successo un disastro con quelli del primo anno e la stanno ancora ripulendo, quindi ho l’ora buca!»
«Sempre la solita fortuna, Malfoy!» gridò Jane, che aveva già iniziato a correre verso i confini della foresta, dando le spalle al biondo.
«Eh già! Ci vediamo a pranzo!» le gridò dietro lui.
La guardò allontanarsi correndo, con la sua lunga chioma bionda che svolazzava, scompigliata dal vento autunnale, e sorrise mentre si voltava e tornava a camminare in direzione del castello, con ancora in mente la sua inaspettatamente sincera conversazione con Jane.
 
 
*
 
La Sala Grande era gremita di studenti che iniziavano a prendere posto, sollevati di poter finalmente consumare il pranzo dopo l’intensa giornata di lezioni.
Jane era tra loro. Aveva appena varcato la soglia della sala e, stanca com’era dopo due ore di Cura delle Creature magiche, non era per niente entusiasta di trovarsi in mezzo a tutta quella confusione. Decise che avrebbe mangiato nel più breve tempo possibile per poi andarsene, anche se non fosse riuscita a trovare Draco.
Ma, quando abbassò un momento lo sguardo per slacciarsi il mantello, una figura di poco più alta le arrivò addosso in un attimo, e Jane si ritrovò a terra senza neanche avere il tempo di esclamare qualche insulto rivolto al ragazzino maldestro che adesso si trovava di fronte a lei, cercando ancora di riacquistare l’equilibrio. Jane lo sentì scusarsi un paio di volte, mentre nella sua testa continuava a ripetersi “Calmati Jane, calmati. Probabilmente non l’ha fatto di proposito. Calmati.”.
Alzò lentamente lo sguardo verso lo studente dai capelli rossi che adesso le tendeva una mano per aiutarla ad alzarsi, mentre continuava a scusarsi, dicendo che non l’aveva vista.
La piccola Serpeverde rifiutò la mano offertale e si rialzò velocemente, spolverandosi l’uniforme e pensando, infastidita, che era già la seconda volta che si ritrovava per terra in un giorno. Davvero un po’ troppo.
«Dovresti stare più attento.» disse la ragazzina, cercando di trattenersi dall’essere più sgarbata.
Guardò in tralice lo studente maldestro davanti a lei. La seconda cosa che notò dopo i capelli rossi, furono le numerose lentiggini sul suo viso; il ragazzo portava la cravatta dei Grifondoro e doveva essere poco più grande di lei.
«Ecco … sì … non l’ho fatto apposta. Sono inciampato.» tentò di giustificarsi, imbarazzato «Ti sei fatta male?»
«No, sto bene. Ma la prossima volta cerca di non travolgere la gente!» disse Jane «O quantomeno, non me.»
Il ragazzino accennò un sorriso colpevole e sembrava che stesse per andarsene, quando un altro Grifondoro lo prese alle spalle esclamando
«Complimenti! Investi una ragazzina e neanche ti presenti.»
Jane lo riconobbe in un secondo.
Harry Potter.
Il ragazzino dai capelli neri sorrise a Jane e disse «Devi scusare il mio amico Ron, è un pericolo pubblico, come il suo gufo!»
Jane ricordò subito il gufo che si era schiantato contro il tavolo dei Grifondoro a colazione, uno dei primi giorni di scuola, portando una strillettera al diretto interessato.
«Io sono Harry, lui è Ron. Sicura di stare bene?»
«Sto benissimo!» esclamò Jane, spazientita da tutte quelle presentazioni entusiaste. Voleva solo andare a pranzo per poi buttarsi in Sala Comune per almeno un’ora.
«Comunque non importa. È stato un incidente, non c’è problema.» disse con più calma, sperando di toglierseli di torno. Accennò persino un sorriso.
In quel momento arrivò anche un’altra Grifondoro, con una voluminosa massa ribelle di capelli castani.
«Harry! Ron! Che fine avevate fatto? Pensavo foste dietro di me!» disse la ragazzina con voce squillante.
«Hermione! Niente, Ron non guarda dove mette i piedi e finisce addosso alla gente.»
A quel punto, la Grifondoro si voltò verso di lei, e Jane si sentì decisamente troppo osservata.
E, come se quella situazione non fosse già stata abbastanza fastidiosa, una voce nota fece la sua comparsa in scena.
«Potter! Weasley! Con tanti posti che ci sono, proprio qui dovete onorarci della vostra presenza?» la voce sdegnosa di Draco Malfoy si aggiunse allo strano raggruppamento già presente.
Jane sentì la mano di Draco afferrarla per un braccio e tirarla verso di lui, un passo indietro, creando un’invisibile linea divisoria tra loro e i tre Grifondoro.
«Malfoy. Anche tu potresti essere altrove.» disse Harry.
«Io sono esattamente dove devo essere, dato che quel pezzente di Weasley non riesce nemmeno a camminare sulle sue gambe! Vero Weasleiuccio?»
Jane si coprì la faccia con una mano.
«Malfoy,» disse il rosso «la cosa non ti riguarda!»
Draco stava per rifilare qualche altro insulto quando improvvisamente Jane si voltò verso di lui e, agitando le mani in segno di esasperazione, esclamò
«Non importa! Okay? È tutto apposto, Draco. Ora possiamo andare a pranzo? Grazie.»
La Serpeverde direzionò il suo compagno di casata verso il loro tavolo ma, prima di andarsene, si voltò verso i tre Grifondoro.
«Ciao» mormorò.
«Ciao …» risposero i tre ragazzini, che la stavano osservando interdetti.
La biondina si volse e scrollò le spalle, chiedendosi cosa avessero da guardare in quel modo, quando Malfoy la affiancò di nuovo.
«Perché stavi parlando con loro?»
«Draco, pensavo che avessi capito la situazione. Il rosso, come si chiamava … Weasley, mi è inciampato addosso.» rispose neutra la ragazzina.
«Che idiota … perché non gliene hai dette quattro?» ribatté sprezzante il biondo.
«Perché non era necessario! È stato un incidente, Malfoy. Gli ho detto di stare più attento in futuro e fine della storia. Va bene?»
Jane si fermò un attimo e guardò il Serpeverde. «Perché, qual è il problema? Cioè, so che non li sopporti – in effetti sono parecchio irritanti – ma non sono il genere di persona che attacca briga senza motivi validi. Chiaro?»
Draco Malfoy la ascoltava contrariato.
«Be’, fa come vuoi. Io ti ho solo difesa.»
«Non ho bisogno di essere difesa» replicò Jane «ma grazie lo stesso!»
«Prego»
«Bene!» sbuffò Jane.
«Bene» disse Malfoy.
E la conversazione sull’argomento si concluse lì.
Mangiarono un po’ di tutto quello che era magicamente comparso sul tavolo, scambiando una parola ogni tanto. Dopo di ché, Malfoy si alzò e se ne andò insieme a Tiger e Goyle, probabilmente a perseguitare qualche primino di Tassorosso.
Jane invece, come da programma, si diresse verso i sotterranei, alla Sala Comune.
Mentre scendeva la scala a chiocciola, Jane pensò alla strana situazione creatasi in Sala Grande. Aveva già notato l’avversione di Draco nei confronti del trio dei Grifondoro, e in particolare nei confronti di Harry, ma non gliene aveva mai chiesto il motivo. Non sapeva da dove fosse nato quell’antagonismo, e anche se li aveva trovati un po’ irritanti non li avrebbe mai attaccati come aveva fatto il suo amico.
Lei era una Serpeverde un po’ anomala: niente manie sul sangue, nessun odio incondizionato per i Grifondoro. Era solo una normale – o quasi – studentessa di Hogwarts alla quale non piaceva litigare solo per il gusto di farlo. Ma questo non significava che non sapesse difendersi o che non fosse in grado di diventare aggressiva quando voleva. Era tutta una questione di scelte, e niente di più.
 
Aveva appena imboccato il corridoio dei sotterranei quando sentì accanto a sé una presenza fredda e umida. Ma non aveva più bisogno di voltarsi per capire chi fosse.
«Ciao James»
«Buon pomeriggio, Jane!» esclamò il fantasma «Come sta andando la tua giornata?»
A quel punto la ragazzina si girò verso di lui e fece una smorfia.
«Vuoi che cambio domanda?» chiese il fantasma, con un sorriso affettuoso.
James era stata una delle prime amicizie di Jane appena arrivata a Hogwarts e, anche se all’inizio aveva tentato di liberarsene, adesso la sua compagnia non la disturbava più. Anzi, a volte era persino confortante.
«Oh no, non ti preoccupare.» disse Jane «È stata solo una giornata stancante. Tu come stai invece?»
«Io? Oh be’, a parte il fatto che sono morto? Sto abbastanza bene, anche se mi annoio un po’.»
«Puoi sempre ammazzare il tempo spaventando qualcuno» disse Jane sorridendo.
«Già, ma ormai è difficile trovare qualcuno di impressionabile …» replicò James tetro «Ma, Jane … ti vedo turbata. È successo qualcosa?»
In altre circostanze, magari con qualcun altro, la ragazzina avrebbe negato. Ma con il fantasma … con lui si era istaurato un rapporto speciale. D’altronde, un’amicizia con un fantasma è indiscutibilmente qualcosa di speciale.
«D’accordo. Mi hai scoperto.» sospirò la piccola «Ti ricordi di Draco Malfoy, vero?»
«Quel biondino antipatico del secondo anno?»
Jane lo guardò un po’ male, ma sapeva che l’impressione complessiva che il suo amico dava era proprio quella, quindi evitò di controbattere.
«Sì, James» disse sospirando «proprio lui. Vedi … in realtà non è così antipatico come sembra. Almeno, di solito con me non lo è. Ma a volte si comporta in modo … strano. Un momento prima è sincero, spensierato, e dimostra esattamente l’età che ha. Ma poi torna a comportarsi in maniera scontrosa e spavalda, e io capisco la sua antipatia per quei tre di Grifondoro ma …»
«Parli di Potter, Weasley e la Granger?» la interruppe James.
«Sì, esatto. Oggi Weasley mi è piombato addosso e mi ha fatto cadere. Ma non l’ha fatto di proposito. Insomma, gli ho detto di stare più attento e si è finita lì. Poi è arrivato Harry e si sono presentati …»
«Davvero?» chiese il fantasma, interrompendola di nuovo.
«SI! Mi fai finire per favore?»
«Va bene, va bene … non ti agitare» disse James «Ti ascolto.»
«Bene. Sì, dicevo … che, è vero, ero un po’ irritata e volevo solo andare a pranzare perché avevo una gran voglia di starmene un po’ per i fatti miei, ma niente di più. Poi è arrivato Draco e sono cominciate le frecciatine e gli insulti.» Jane prese fiato «E poi, come se non bastasse, sembra che sia rimasto arrabbiato con me, come se pensasse che avrei dovuto essere più sgarbata con loro. Insomma, non capisco il suo problema! Non sono io a dover combattere le sue battaglie … quantomeno non battaglie così stupide …»
Il fantasma la stava guardando con l’ombra di un sorriso sul volto semitrasparente.
«Ah, i ragazzi! Siete davvero divertenti.» esclamò, e vedendo la faccia imbronciata di Jane aggiunse «Okay, ascolta tu adesso. Gironzolo per questo castello da mezzo secolo, e ho avuto modo di osservare tanti ragazzini pestiferi che si litigavano per scemenze. Ho visto nascere gelosie e invidie, e ormai difficilmente mi stupisco. Tutto ciò che posso dirti è che il tuo amichetto Draco è ancora immaturo, ma al contempo è vicino alla soglia della pubertà. Più o meno, insomma. Da quello che mi racconti tu, da un lato vorrebbe essere più spontaneo, ma dall’altro cerca di costruirsi l’immagine che la sua famiglia vuole che assuma. E, diciamocelo, le femmine maturano sempre prima dei maschi, quindi è normale che a volte ti diano fastidio i suoi atteggiamenti. È solo che deve ancora crescere – e devi crescere anche tu Jane, non montarti! – e forse a volte non capisce come deve comportarsi con te.»
«Te l’ho detto, a volte con me è davvero sincero …» disse la ragazzina.
«Ecco, vedi? Dagli solo un po’ di tempo, piccola!» disse il fantasma strizzando un occhio. «E, detto tra noi … ci tiene ad averti vicina. Siete amici, quindi è normale che voglia che tu sia dalla sua parte.»
Jane accennò un sorriso, cercando di mascherare l’imbarazzo. Pensò che sicuramente James aveva ragione e che lei se la stava prendendo tanto per una cosa per la quale non avrebbe dovuto. Guardò il giovane fantasma vicino a lei, e dopo aver pronunciato la parola d’ordine per entrare nella Sala comune disse
«Grazie. Sono contenta di non averti cacciato via davvero, quando ti ho conosciuto.»
«Ah, sono sicura che lo sei! Altrimenti a quest’ora saresti una delle vittime dei miei agguati!» rispose lui ridendo.
«Io vado a scrivere il tema di pozioni per domani e poi spero di potermi riposare, se ne avrò il tempo … Ci vediamo James!»
«Ciao, piccola Serpe!» la salutò lui, prima di svolazzare fuori dalla Sala Comune, facendo sobbalzare uno studente che stava entrando.
Jane rise di gusto, e si diresse verso il dormitorio delle ragazze che, per fortuna, era vuoto. Gettò la tracolla vicino al letto e si sdraiò sul piumone verde, chiudendo gli occhi per qualche minuto; girò svogliatamente la testa verso l’orologio che aveva lasciato sul comodino e, a malincuore, decise di alzarsi e di scrivere subito il tema di pozioni, in modo da non doverci più pensare.
 
Scese in Sala Comune e si sistemò sul grande tavolo al centro della stanza, con piuma, calamaio, pergamena e libro. E iniziò.
Il compito le prese più tempo del previsto a causa della sua scarsa concentrazione. Quando guardò l’orologio si accorse che erano già passate due ore, e si rimproverò di aver perso troppo tempo. Scritta finalmente l’ultima parola, si ricordò di dover studiare anche un paio di pagine per i nuovi argomenti di Difesa contro le Arti Oscure, anche se quell’idiota del suo insegnante, Gilderoy Allock, probabilmente ne sapeva meno di lei sull’argomento. Ma Jane non voleva farsi trovare impreparata.
Quando finalmente terminò tutti i suoi compiti era quasi ora di cena, e molti dei suoi compagni stavano conservando i loro libri per dirigersi in Sala Grande. Tra questi c’era Tracey Davis, una ragazzina dai capelli corvini lunghi fino alle spalle, che Jane aveva conosciuto sulla barca, arrivando a Hogwarts per la prima volta.
«Tracey!» la chiamò Jane.
La ragazzina si voltò cercando chi l’aveva chiamata, e quando la individuò le rispose sorridendo
«Ciao, Jane. Vieni a mangiare?»
«Certo! Aspettami solo un attimo, vado a posare i libri nel dormitorio»
«Va bene, ma sbrigati, altrimenti rimarremo solo noi!» le rispose Tracey.
 
Le due giovani Serpeverde si avviarono verso la Sala Grande in mezzo a un gruppetto di primini, ma una volta usciti dal sotterraneo si ritrovarono in una massa eterogenea di studenti di ogni casa. Erano quasi arrivate alla sala quando Jane si sentì improvvisamente strattonare per un braccio, e in un attimo si trovò a destra del gruppo, fuori dalla confusione. E il suo amico biondo era davanti a lei.
«Come va, Jane?» disse, con un tono quasi – quasi! – remissivo. Non si sarebbe mai scusato, ma usava quel tono quando riconosceva di aver esagerato «Ehm … dove sei stata tutto il pomeriggio? Non ti ho vista da nessuna parte.»
«Ciao Draco.» rispose la ragazzina «Ho studiato in Sala Comune … ho perso più tempo del previsto.»
«Ah! Capisco. Be’, io mi non avevo molto da studiare … andiamo a cena?»
«Ci stavo giusto andando» disse Jane «anzi, credo di aver perso Tracey …»
«Be’, sarà già dentro, no? Vieni.»
Si sedettero al tavolo, dove ritrovarono Tracey e, purtroppo, anche Tiger e Goyle pronti per abbuffarsi, cosa che avvenne un secondo dopo la comparsa del cibo sui lunghi tavoli di legno. Quella sera però, la cena era davvero squisita e anche Jane mangiò con piacere, ridendo con la sua amica e parlando con Draco.
 
«Hai finito?» le chiese il biondo.
Jane, che stava bevendo il suo succo di zucca mentre guardava assente la sala, domandò «Di fare cosa?»
«Di scrutare la sala cercando Potter. Non c’è, quindi è inutile che continui a guardare il tavolo dei Grifondoro» disse sarcastico Malfoy.
«Ma sei scemo? Perché mai dovrebbe interessarmi se c’è o non c’è Potter? Ma che razza di considerazione è mai questa?» sbottò Jane.
«Ei, ti stavo prendendo in giro, Jane!» rise il biondo «Non ti agitare!»
«Non sono agitata.» rispose la ragazzina, alzando gli occhi al cielo. «Comunque, se ne stanno andando tutti. Hai finito di mangiare, così andiamo anche noi?»
«Sì, mi stavo già alzando.»
 
Avevano iniziato a percorrere uno dei corridoi principali, quando all’improvviso il prefetto che guidava il gruppo di fermò.
«Che diavolo succede? Dobbiamo girare a destra adesso!» esclamò Draco.
«Shh.» si sentì.
«Draco, credo stia succedendo qualcosa …» mormorò Jane.
Improvvisamente, il gruppo riprese a camminare, più velocemente di prima, ma non girò a destra. Jane prese Draco per un bracciò e si fece strada superando gli altri, fino a che non fu costretta a fermarsi, poco dietro il loro prefetto.
 Dal gruppo di levò un mormorio sgomento, e quando Jane guardò davanti a sé, ne capì subito il motivo.
Sotto la luce fioca delle fiaccole nel corridoio, scorse una figura occhialuta, davanti ad altre due poco distanti. Ma la cosa che aveva lasciato tutti sconvolti, compresi gli altri studenti arrivati dal corridoio opposto, non erano tanto i tre ragazzini del secondo anno al centro del corridoio, quanto l’enorme scritta scarlatta sul muro, accanto a un inquietante gatto stecchito:
 
LA CAMERA DEI SEGRETI È STATA APERTA. NEMICI DELL’EREDE, TEMETE.
 
 
 
 
 
Note dell’autrice
 
Eccomi qui! Lo so, è tanto che non aggiorno, ma come potete vedere il capitolo è molto più lungo degli altri.
Spero davvero che vi sia piaciuto, perché mi sono impegnata molto nella stesura e il risultato mi ha lasciata soddisfatta. Questo capitolo è importante perché, come avrete notato, il tutto segue sempre il filo della trama originale ma al contempo crea delle situazioni nuove … Ed è proprio dopo questo capitolo che nuovi segreti e avventure coinvolgeranno la protagonista!
 
Insomma, io mi auguro davvero che abbiate apprezzato, e vi invito a lasciare le vostre recensioni, che sono sempre gradite ;)
A presto!!
 
P.S. e vi prego di perdonarmi per l’impaginazione html, che io stessa trovo molto scomoda, ma per il momento è il meglio che sono riuscita a combinare con tutti quei dannatissimi codici >.<
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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