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Autore: ShairaKrane    24/02/2015    3 recensioni
"Siamo in pausa di riflessione!"
Gli dissi per l'ennesima volta, mentre lui chiudeva il quaderno che avevo in mano.
"Non ne sei convinto nemmeno tu, Albafica...Ormai l'ho capito, non sono affatto stupido e lo sai.-sorrise furbo e cercò di posare le sue labbra calde, sul mio collo.-In realtà stai giocando con me."
Mormorò, usando un tono caldo e peccaminoso. Sapeva di farmi impazzire, diamine se lo sapeva.
"Voglio continuare a leggere..."
Gli risposi testardo, riaprendo il quaderno. Avvertii le sue braccia stringermi di più.
"Siamo già arrivati a un buon punto...non possiamo fare una piccola pausa?"
L'ennesimo accenno di malizia nella sua voce, l'ennesimo tentennamento della mia mente.
"Solo se è per bere come prima, non per altro! Ci siamo già interrotti diverse volte...ci tengo a finire."
Bastò che dicessi quella frase, per calmare l'istinto che in lui si stava risvegliando.
"Va bene, proverò allora a stare buono...ma prima dell'alba, sarai mio.
Dopotutto...-Si avvicinò al mio orecchio e ne accarezzò il lobo con le labbra.- du gehörst mir, giusto?"
Un brivido mi percorse la schiena, fu piacevole...dannatamente piacevole, come l'udire la sua voce profonda e
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cancer Manigoldo, Gemini Kanon, Gemini Saga, Pisces Albafica, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Threesome, Triangolo
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“La smetti di guardarmi i messaggi e le chiamate del cellulare? Non ti sto tradendo.”
Commentò la mia dolce metà, mentre spulciavo la rubrica e le note del suo apparecchio telefonico. Lo guardai con la coda dell'occhio, assottigliando lo sguardo.
“Infatti non sto controllando niente.”


“Dici?”


“Assolutamente no.”
No un paio di balle! Perchè diavolo Yuzuriha ti scrive così tanto in questo periodo, eh?! Ah bada bene cancro dei miei stivali, se scopro che mi stai a fare le corna sei finito!
Gonfiai le guance, prima di mettergli di nuovo il telefono in tasca.
“Cosa vuole Yuzu?”
Chiesi d'un tratto, scendendo dalle sue gambe per piegarmi verso il suo viso e fissarlo negli occhi. Avevo interrotto la mia lettura solo per colpa di un suo dannatissimo messaggio! Per cui esigevo una risposta esaustiva.
Non sono geloso, assolutamente!
“Allora? Eh?”
Manigoldo fece un'espressione stralunata, prima di alzare gli occhi al cielo, come se fosse esasperato. Tirò un lungo sospiro, afferrandomi per il polso. Mi strinse a lui.
“Consigli d'amore.”


“Che?”


“Mi sta chiedendo dei consigli d'amore! Tonto di un pesce, non hai letto tu stesso i suoi messaggi? O la gelosia ti ha annebbiato il cervello?”


“Ma quale gelosia! Era solo curiosità. -Mentii spudoratamente.- comunque non si capiva che era di quello che stavate parlando!”


Gonfiai le guance, cercando di scivolar via dalla sua stretta...in vano.
“Che brontolone che sei, ma rimani adorabile come sempre.”
Mi posò un leggerissimo bacio tra i capelli, prima di allentare la presa per permettermi di prendere il quaderno che dovevo continuare a leggere.
Ritornai però in quella posizione, seduto tra le sue gambe incrociate, con le forti braccia allenate a cingermi la vita.
Sospirai.
“Sono adorabile solo ai tuoi occhi però...vero?”
Gli chiesi imbarazzato. I capelli mi ricaddero sugli occhi, non volevo fargli vedere la mia espressione.
Lo lasciai sorpreso con quella domanda e il soave suono di una risata sommessa, giunse al mio orecchio.
“Se tu lo fossi per qualcun altro, stai pur certo che la pagherebbe.”
Sentii i muscoli delle sue braccia contrarsi, sviluppando una certa forza nella stretta.
“Ora leggi dolcezza, prima che riesca ad illudere ogni mio freno inibitorio...”
Rabbrividii. Le mie mani si mossero da sole e aprirono il diario senza fare troppe storie.
“Come vuoi...ma mantieni la calma.”


“...Farò del mio meglio.”
Mormorò, nascondendo la bocca contro la mia spalla.
“Anche quella volta mi dissi così...”
Ripresi la lettura.
 
†††


Eravamo appena giunti al negozio dove dovevo comprare la divisa. Il viaggio in moto mi aveva sballottato e Manigoldo aveva spesso premuto troppo sull'acceleratore.
Quando toccai terra con i piedi, le ginocchia mi tremarono. Dovetti appoggiarmi alla motovettura per rimanere in piedi.
Il proprietario di essa, mi guardava divertito mentre toglieva il casco e lo sistemava nello scomparto sotto il sedile.
“Tutto bene?”
Chiese appoggiandosi con i gomiti al veicolo. Annuii, levando il copricapo.
Quest'ultimo mi lasciò una massa scarmigliata di sottili fili azzurri, in testa. Sbuffai tentando di sistemarli.
“Forse è il caso di tagliarli.”
Mormorai, punzecchiando con le dita le punte della frangia cerulea. Fissai il mio riflesso nello specchietto della moto e cercai di sistemarmi al meglio.
Intravvidi nell'immagine, l'espressione di Manigoldo. Aveva la bocca piegata in una smorfia stramba e buffa, come di qualcuno che non avesse approvato una determinata frase.
Lo guardai con la coda dell'occhio.
“Parer tuo?”


“Cosa?”


“Dovrei tornare ad avere il caschetto secondo te?”
Chiesi, andando a posare il sedere al sedile della motovettura. Incrociai le braccia al petto, guardandolo seriamente.
Lui sembrò rimanere piuttosto sorpreso dal tipo di domanda e si portò due dita sotto il mento. Dovetti trattenere un sorriso, perchè quell'aria pensierosa sul suo viso...era davvero affascinante.
...Ancora? Ma cosa diavolo prendeva alla mia testa? Non dovevo constatare tali cose. Tsè.
“Penso tu vada bene così. Solo...magari qualche volta potresti provare a raccogliere i capelli, così. Tanto per cambiare.”
Sorrise amichevolmente, posandomi la mano sul capo. Me lo accarezzò dolcemente.
“Tagliarli sarebbe uno spreco, sono così belli.”
Mormorò frettolosamente, avviandosi verso l'entrata del negozio.
“Ci penserai comunque più tardi, ora dobbiamo muoverci. Shion potrebbe seriamente farci le scarpe se tardassimo.
Questo purtroppo non è un appuntamento tra me e te.”
Rise e non potei che seguirlo, intimorito dal pensiero di suo cugino arrabbiato.


Il negozio d'abiti dentro cui entrammo era posto poco lontano dalla Boutique Rose davanti alla quale eravamo passati il giorno prima, tuttavia ero decisamente più a mio agio lì.
Osservai gli abiti intorno e strabuzzai gli occhi per i prezzi.
“Ma-Manigoldo...per il pagare io non-” “Non ti preoccupare, provvedo io per te.”
Sorrise guardandomi. Sbattei le palpebre e scossi nell'immediato la testa.
“Assolutamente no! Sarei altrimenti in debito con-”
Il granchio si girò di colpo, così facendo gli finii contro e rimasi spiazzato. Appena alzai lo sguardo, notai che sul suo viso era comparsa un'espressione seria.
“Nessun debito da saldare. Ho promesso a Shion di non farti spendere una lira per la divisa e anche se non me l' avesse detto, lo avrei fatto ugualmente.”


“Hai i crostacei al posto della materia grigia! Perchè diavolo dovresti pagare tu? Eh?”


Protestai, incrociando le braccia al petto. Era ovvio che mi sarei sentito ugualmente in debito con lui e non volevo esserlo!
Chissà quali richieste avrebbe potuto accamparmi altrimenti.
Gonfiai le guance e lo sentii sospirare.
“Va bene, allora... -Sembrò cedere.- vedremo chi arriverà per primo alla cassa.”
Rise sfrontatamente, avviandosi verso il reparto di abiti eleganti. Rimasi spiazzato, con la rabbia in corpo che mi faceva ribollire il sangue nelle vene.
Le orecchie mi fumavano a causa dell'ira, ma lo seguii. Camminai come un automa, tanto era il mio nervosismo...tale comportamento però, continuava a divertire il mio carissimo collega.


“No così no! Sembro un pinguino grasso!”
Sbottai d'un tratto, osservando il mio riflesso allo specchio. Non mi piaceva quel gilet largo. Come neanche quella camicia e i pantaloni poco aderenti!
No, assolutamente no! Non ero a mio agio. Ogni completo che provavo, non era adatto a me.
Guardai Manigoldo pensieroso, alle mie spalle.
“In effetti...Yuzuriha, non hai qualche altro modello?”
Si rivolse alla commessa, in piedi di fianco a lui. I suoi lunghi capelli biondi raccolti nella coda alta, ondeggiarono nel girare la testa verso il cliente abituale.
“Ecco...questo è quello che Shion aveva ordinato, per cui non credo di averne altri...potrei mandare Tenma a dare un'occhiata.”
“Io non mi smuovo!”
Gonfiò le guance un ragazzo dai corti capelli castani, messo davanti all'altro camerino con in braccio dei vestiti.
“Sto già servendo un cliente con gusti a dir poco difficili...quindi sono abbastanza impegnato come vedi.
Chiedi a Yato, non dovrebbe aver problemi a farti un favore.”
Sbuffò il ragazzo, poco più giovane di me, due o tre anni in meno doveva avere, come anche la ragazza.
“Sei proprio una spina nel fianco quando ti ci metti e Yato ha la giornata libera. Non posso mica chiamarlo...”
“Sono certo però che per te potrebbe arrivare anche subito.”
Ridacchiò il ragazzo, facendo arrossire la commessa dai tratti orientali. Questa andò a conciarlo per le feste.
“I- I clienti!”
“Non m'importa! Ora ti uccido, Tenma!”
Io rimasi sgomento dalla situazione e soprattutto dalla presa di sottomissione della ragazza nei confronti di quel ragazzo. Era impressionante, tanto di cappello alle sue abilità.
Al contrario mio, il collega alla mia sinistra, osservava la scena scuotendo la testa con aria serena.
“Dunque...tralasciando questo piccolo imprevisto...-Si portò di nuovo due dita sotto il mento, girandomi attorno come se mi stesse studiando.- Ho il sospetto che Shion abbia richiesto per sbaglio le misure mie e di Dohko.
Eppure si vede lontano un miglio che tu sei più piccolo di stazza.”
Lo sentii sospirare esasperato.
“Non abbiamo neanche tempo per cercare altro.”
Concluse infine, tastandomi il gilet, per vedere quanto fosse largo. Nel farlo mi toccò anche l'addome e il petto, di quest'ultimo avvertì molto bene ogni singola costola al tatto. Dovetti dunque deglutire...odiavo quando qualcuno tastava la mia magrezza.
Assottigliò lo sguardo.
“Albafica...”
Un'aura oscura lo circondò, mentre alzava gli occhi.
“S-si?” “Mangi a dovere, vero?”
Mi chiese, a mo di rimprovero, con tono incalzante. Sbattei le palpebre velocemente, gesticolando dopo pochissimi secondi.
“Ce-certo che mangio! Sono un finto magro io, quindi non ti preoccupare ahah.”
Sforzai una risata, arrossandomi sulle guance per l'imbarazzo. Dovetti mentirgli spudoratamente, perchè per colpa dello stress, spesso mi capitava di non mangiare più di tanto.
Mi si chiudeva lo stomaco e le poche cose che ingerivo ahimè, ero costretto a rigettarle. Lo ammetto, sono finito più volte dal dottore per questo...e papà mi rimprovera ogni volta che mi rifiuto di mangiare, così come anche i miei cugini.
Persino Milo si arrabbia, è qualcosa di incredibile.
“Sei un pessimo bugiardo.”
Disse schiettamente il granchio, fissandomi con le sue fosche pupille color ametista. Era uno sguardo intenso, di qualcuno a cui sta a cuore qualcosa.
“Risolviamo il problema dei tuoi abiti e poi...al “Sanctuary” io e te dobbiamo parlare.”
Parlare?! Neanche fossimo una coppia e lui lo diceva così. Parlare poi di cosa? Se mangiavo o meno erano solo affari miei, non suoi.
“Che? Manigoldo davvero, sono così di costituzio-” “Anche tre anni fa eri magro, ma non così tanto! Quando ti toccavo non sentivo subito le costole sotto le dita.”
Concluse, voltandomi le spalle.
Rimasi sorpreso. Osservavo la sua schiena ampia e notavo le sue scapole vicinissime l'una all'altra. Era teso, ora lo capivo perfettamente.
Feci per dire qualcosa, ma la sua frase modificò all'istante le parole che fuoriuscirono dalla mia bocca.
“Quando mi toccavi?
Un momento...in Irlanda ci limitavamo a gesti amichevoli! Non sarai stato un pe...pervertito quell'anno!
Che facevi mentre dormivo?!”
Avvampai all'improvviso, sparando sentenze preso dal panico. Non seppi per quale motivo tali parole e domande mi uscirono dalla bocca, non feci nemmeno in tempo a vedere la reazione del mio collega, che subito ero fuggito dietro le tende del camerino.
Imbarazzato fino alla punta delle orecchie, me ne stavo rintanato in un angolo di esso, seduto su uno sgabellino di legno.
Mi sentivo agitato e terribilmente in colpa per quelle frasi.
“Ma-Man...dimentica quel che ho detto! Non volevo!”
Non ricevetti alcuna risposta. Né una risata o un ringhio a me rivolto. Nulla di nulla.
Aprii la tenda del camerino ed innanzi ad esso, non trovai più Manigoldo. Avvertii una fitta al petto ed un senso improvviso di vuoto.
Lo avevo fatto arrabbiare...chiunque si sarebbe arrabbiato o offeso per le mie parole!
“Dio, che stupido sono...stupido ed insensibile...”
Dovetti sospirare e appoggiarmi allo stipite del camerino.
“Oh, su quello non ci piove di certo.” “Eh?”
Sbattei rapido le palpebre, inebetito dalla risposta che ricevetti. Fu una voce decisamente familiare a darmela.
Quel tono cinico e talvolta bastardo, poteva appartenere solamente a una persona...a un santo, no a un Buddha cieco in cerca di rogne!
Girai la testa e vidi spuntare dalle tende azzurre del camerino di fianco al mio, una lunga chioma di capelli biondi lisci, perfettamente in ordine.
Il resto del suo corpo era nascosto, ma il suo viso era rivolto in mia direzione.
“Asmita!” “Ehilà.”
Salutò a sua volta lui.
“Non imparerai mai a trattare bene le persone che ti vogliono aiutare, vero Alb?”
Fece il saggio, cercando di mantenere la calma, nonostante sembrasse nervoso per qualcosa. Lo notai infatti piegare la testa verso destra, come per scorgere il minimo rumore in lontananza.
“Senti chi parla, sei tu il primo che non si fida mai degli altri...comunque, che ci fai qui?”
“Quello che fa una qualunque persona in un negozio di vestiti. Ne cerco di nuovi.”
Rispose schietto, quasi volto a sviare la domanda e la mia curiosità. Così facendo però, l'alimentò solamente.
“Tu piuttosto, ho sentito che ti hanno preso al “Sancutary”. In più...il tizio che era qua con te prima era Manigoldo, vero?
E' cambiato rispetto a tre anni fa. In gita era meno serio e molto più ingenuo, oltre che impulsivo. Mi ha sorpreso il suo cambio di voce. E' diventato più imponente.”
Osservò, massaggiandosi una tempia.
“Vuoi dirmi che tu ti ricordi di lui?!”
Chiesi scioccato, mentre la mascella quasi mi cadeva ai piedi, da quanto ero rimasto sorpreso. Il biondo aprì gli occhi, rivolgendomi il suo sguardo apparentemente celeste ma vitreo.
“Certo che si. Perchè dovrei scordarmene? Stavate sempre appiccicati mentre eravamo in Irlanda, a momenti sembravate due fidanzatini tanto vi scambiavate effusioni amichevoli.”
Sospirò esasperato, appoggiandosi con la fronte allo stipite del camerino opposto al mio.
“Dico io, ma per quale motivo ci mette tanto? Gli ho chiesto solo di cercarmi una camicia di un colore decente, non di portarmi la lu-” “Sempre propenso a lamentarti, vero? -Ecco un'altra voce familiare, che mi scosse dai miei pensieri su Manigoldo.
Il detentore di tale voce, porse una camicia sul giallo canarino, ad Asmita.- Spero ti vada bene, secondo me si intona con i tuoi capelli.”


“Non sarà gialla...vero?”


Rumore di fischiettii innocenti.


“Io ti mollo a prescindere, altro che frequentarci...rispondimi: dimmi che non è gialla!”


Una piccola risata isterica trattenuta tra i denti, si udì nell'aria.


“Aspros...”


Ecco svelato il nome del ragazzo che mi aveva appena scioccato. Ero impallidito alla vista di mio cugino...lì! Intento ad accontentare quell'asceta di un biondo!
Non ci potevo credere, assolutamente non ci riuscivo!
Quei suoi comportamenti inoltre...da quando Aspros non era malvagio, almeno un po'? Sembrava un agnellino ora che si trovava di fronte all'indiano.
“Oh avanti, quel colore è perfetto per te!”
Asmita non gli diede tempo di dire altro e si richiuse nel camerino, a provarsi quel maledettissimo indumento.
Lo sentii inveire contro il gemello lì presente.
Questo solamente dopo qualche secondo mi notò e si pietrificò sul posto.
“A-Alb?” “Aspros...”
Minuto di silenzio...infine il tuono.
“CHE DIAVOLO STAI COMBINANDO CON ASMITAAMMMM!”
Mi tappò la bocca con il palmo della mano, prima che potessi tirare giù ogni scaffale di quel negozio con le mie urla.
Aspros si ritrovò a un soffio dal mio viso, gli occhi puntati dritti nei miei pronti a rimproverarmi o peggio...a sbranarmi.
Erano occhi rapaci, pronti a ferirmi al primo tentativo di attacco. Rimasi sbalordito da tal comportamento da parte sua, ma poi mi lasciò la bocca.
“Non ti venga in mente di parlarne a nessuno...nemmeno a Defteros. Anzi, io e te, non ci siamo mai visti qui.
Chiaro?”
Gli occhi di puro smeraldo, scintillarono sotto le luci del negozio. Annuii frettolosamente, impaurito e titubante sul da farsi.
“No-non dirò niente ma...puoi spiegarmi? La biondina di cui parlavi era-” “Esattamente...non volevo dirlo a nessuno, soprattutto a te...Asmita è da sempre tuo amico quindi...ho pensato che sarei passato come un poco di buono ai tuoi occhi.”
Ai miei occhi? Certo che sembrava un poco di buono! Lui era un demone uguale a suo fratello, altrochè se lo era!
Tenni il pensiero per me, deglutendo. Ancora non mi capacitavo...Aspros era...il futuro fidanzato di uno dei miei migliori amici?
Sentimmo le tende del camerino di fianco a noi frusciare e da esso fuoriuscì Asmita, con addosso la sua camicia gialla.
Non era troppo acceso quel colore, per cui il mio cugino demoniaco aveva avuto ragione: all'eremita indiano, donava.
“Vedi? Avevo ragione, ti sta molto bene.”
Un timido rossore comparve sul volto del biondo. Storse la bocca, per girare la testa altrove e non badare il gemello.
“Stai zitto...comunque la prendo.”
Mormorò, prima di tornarsene nel camerino. Aspros non si trattenne dal ridere e si portò soddisfatto una mano sul fianco.
Lanciò poi un'occhiata al sottoscritto.
“E' adorabile, no?”
Inarcai un sopracciglio e feci spallucce, come se tutto d'un tratto fossi svogliato. In realtà il mio pensiero era ricaduto di nuovo su qualcun altro...su un certo granchio.
Sospirai, pensando per l'ennesima volta a quelle maledette sentenze sputate minuti prima.
“Che ti prende? Ti ho spaventato così tanto poco fa?”
Il gemello maggiore cercò persino di aiutarmi, ma ogni sua domanda non mi distraeva.
“Manigoldo...l'ho trattato male...troppo male.”
Mormorai, fissando le striature del pavimento in marmo. Serrai i pugni per il nervosismo e mi sentii esplodere dentro.
Volevo urlare, perchè non capivo cosa mi stesse succedendo.
Aspros continuò a fissarmi con aria perplessa, ma alla fine sembrò intuire qualcosa e mi posò una mano sulla testa.
“Ogni cosa si sistema, se tiene a te non se la prenderà per così poco.”
Alzai la testa di scatto, sorpreso dalle sue parole. Gli occhi sgranati, mi facevano sembrare un cucciolo innocente.
Se Defteros fosse stato al posto del gemello, a quel punto avrei potuto dire addio alla mia verginità se non alla vita stessa. Avrebbe perso il poco autocontrollo che aveva nei miei confronti.
“A-Aspros io-”


“Porca troia!-Mai accento italiano fu più riconoscibile.-Un giorno o l'altro uccido il mio stesso fratellastro, non ne frega se poi divento figlio unico.
Tsè!”


Udii la voce di Manigoldo brontolare e girando la testa, lo vidi arrivare a passo spedito. Tra le braccia aveva dei sacchetti con dentro vari abiti.
Sgranai gli occhi. Stava tornando! Era arrabbiato si...ma non con me!
“Manigoldo!”
Esultai correndogli in contro. Presi alcuni dei suoi sacchetti e lo aiutai a portarli, lo vidi mostrare un'espressione sorpresa e perplessa.
“Albafica cosa- che ti prende?”
Inarcai un sopracciglio e alzai le spalle, dirigendomi verso il camerino. Sorrisi tra me e me. Ero contento.
Alle mie spalle, Manigoldo continuava a non capire.
“Poco fa mi hai dato del pervertito...perchè sei tanto felice ora?”
Il suo tono si fece serio e mi sentii una sua mano posata sulla spalla. Mi spinse poi dentro il camerino, fece cadere ciò che entrambi avevamo in mano e mi bloccò con la schiena contro lo specchio.
Sgranai gli occhi, mentre nei suoi si stagnavano piccole scintille di un sentimento a me ancora sconosciuto. Erano le stesse luci che aveva mostrato nel video in Irlanda.
“Manigol-” “Rispondimi.”
Posò una mano al lato del mio viso, con il suo pericolosamente vicino alla mia fronte. Lo faceva apposta per osservarmi.
Voleva percepire qualcosa dalle mie reazioni...forse un segnale.
“Io...cosa vuoi che ti dica? Ho parlato a sproposito...pre...preso dall'agitazione.”
Tentai di voltare la testa per l'imbarazzo, ma a causa della sua fermezza, non potevo farlo.
“Agitazione?”
Chiese a quel punto, senza accennare un cambio di espressione. Avevo la schiena con tutti i muscoli tesi più di una corda di violino, a malapena riuscivo a spiccicare parola.
“Si, agitazione...” “Per cosa?”
A quel punto non ce la feci più e tentai di spingerlo via, essendo diventato rosso quanto i petali di una rosa, in viso.
“Niente! Ora vai fuori! Devo provare i vestiti che mi hai portato, no? Avanti vatt-”
Il mio gesto fu vano, non riuscii minimamente a farlo spostare. Ero troppo debole e mi maledii per l'ennesima volta.
Per l'esasperazione posai la fronte al suo petto e sospirai.
“Sono agitato perchè sono debole...-mormorai, avvertendo le sue mani posarmisi sulle spalle. Strinsi il tessuto della sua maglia, già tirata e aderente a causa dei muscoli.
Lo invidiavo.- Sono debole...non riesco nemmeno a mantenere la calma dopo aver visto un video fatto per me da un amico.”
Non lo guardai in faccia.
“O meglio...da una persona che ha voluto essermi amica sin da quando eravamo in Irlanda.-Manigoldo s'irrigidì all'improvviso. Sentii anche il suo respiro fermarsi per pochi istanti e il suo cuore accelerare di battito.
Non che il mio fosse da meno però...essendo appoggiato a lui, potevo udirlo chiaramente.- Mi vanto tanto del mio autocontrollo...ma per la prima volta in vita mia, non riesco ad usufruirne.
Tu mi spiazzi di continuo, Manigoldo. Che sia in un video...o nella realtà, ogni cosa che faccio per non lasciarti avvicinare...mi si rivolta contro.”
Le gambe mi tremavano, mentre lui era immobile e non accennava segno di protesta o altro.
“Sono un debole...perchè non ho nemmeno mai aperto prima d'ora quella registrazione. Forse se l'avessi fatto prima-” “Mi avresti evitato.”
Non mi fece finire la frase, alzai la testa con sguardo sorpreso in viso e lo vidi sorridere tristemente. I suoi occhi erano lucidi e un timido rossore gli arrossava le gote.
“Non volevo perdere la tua amicizia e pensavo che ora...ritrovandoti, avremmo potuto continuarla. Ti ho considerato sin da subito un'ottima persona con cui parlare, ed eri l'unico che concordasse con me su molte cose. -Lasciò la presa sulle mie spalle, ma mi accarezzò la testa.- Non è stato per niente difficile affezionarmi a te.
Eri serio, come ora...e mi divertivo a farti arrabbiare mentre scherzavo. Tu non protestavi però, anzi ti piaceva e...-Una strana luce balenò nei suoi occhi per un istante. Mi sollevò il mento con due dita, dato che avevo preso a guardare il nostro riflesso, e mi fece puntare lo sguardo nel suo.- nemmeno ora ti dispiace. -Concluse, maledettamente vicino al mio viso. Sentivo il suo respiro caldo sulle labbra e ciò mi fece rabbrividire.
Ero confuso, una parte di me diceva di rimanere lì...l'altra di scappare immediatamente, prima che fosse troppo tardi.- Fai di tutto, come hai detto tu stesso, per tenermi lontano...ma non sono i fatti che ti si ritorcono contro, bensì il tuo desiderio di vedermi.”
Disse serio, per poi accennare un sorriso. Rimasi sgomento e avvampai.
“Che-Che diavolo dici! Tu sei sempre tra i piedi e-guardati! Ogni momento è buono per mettermi le mani addosso!”
Brontolai imbarazzato, stringendogli il petto tra le braccia. Lo sentii ridere e...constatai che era davvero una bella risata.
“Ah, io? Sono io quello che tocca?
Guardati dolcezza, osserva bene a cosa sei artigliato e dove tieni il viso. Io ti piaccio, non è vero?”
Sgranai gli occhi contro il suo petto e mi mancò un battito al petto. Le gambe, al pari di gelatine, mi tremarono.
Lo lasciai all'improvviso e lo spinsi fuori dal camerino con tutta la forza che avevo.
“No! Non mi piaci! A me piacciono le donne!”
Sbraitai, chiudendomi dietro la tenda per potermi cambiare. Ero contraddittorio, si. Ma non avrei mai! Ammesso qualcosa del genere.
Piacermi gli uomini? Per carità! Non ero come...come...TUTTO il resto della mia famiglia.
Non lo sentii dire altro, ma avvertii la sua presenza dietro di me ad aspettarmi.
“Prova i vestiti. -Disse finalmente.- del resto ne riparliamo più tardi.”


“Per me il discorso è chiuso qui!”


“Per me no.”


Rispose nell'immediato, ridacchiando. Feci una smorfia, mentre toglievo il gilet e la camicia, per provarne degli altri.
Perchè a me? Perchè non ad altri?
Era impossibile che mi piacesse un uomo...non dovevo trovare nessuno in quel periodo. Avevo gli esami, quindi lo studio e il lavoro di mezzo!
Il lavoro...si, il lavoro...
Sospirai e quando mi fui cambiato, scostai le tende per mostrarmi al mio collega.
“Sei uno zuccone.”
Incrociando le braccia al petto, gonfiai le guance. Lui mi osservò con un sorriso soddisfatto sulle labbra e avvicinandosi, mi fece portare lungo i fianchi gli arti, tenendomi delicatamente i polsi.
“Beh, ho imparato dal migliore. -Fece l'occhiolino scrutandomi con cipiglio critico.- Direi che questo completo è perfetto per te.
Ne avevo presi degli altri da provare ma sembra che abbia fatto centro al primo colpo.”
Sorrise soddisfatto e io mi girai verso lo specchio, per osservarmi.
Il gilet nero calzava perfettamente, non arrivava sotto il sedere come l'altro. Mi slanciava e la camicia bianca sotto, non mi faceva risultare più grasso.
I pantaloni classici erano aderenti, non più larghi, per cui sembravo anche più alto. Dovetti annuire e concordare con il granchio alle mie spalle.
“Non c'è male...mi piace.”
Sorrisi tra me e me. Notai tuttavia qualcosa mancare e guardai il colletto della camicia.
“Manca una cosa, mi sono dimenticato di metterla.”
Manigoldo mi porse da dietro una scatolina con dentro una cravatta azzurra come i miei capelli, ma dalle sfumature blu.
“A te, provala.”
Rimasi sorpreso e girai la testa per guardarlo male, assottigliando lo sguardo.
Presi la scatola e l'aprii nell'immediato, per tirarne fuori l'ornamento e indossarlo. Feci un nodo perfetto e sistemai la cravatta sotto il gilet.
Nonostante fosse differente di colore dal resto del completo, s'intonava piuttosto bene. Ne rimasi sorpreso e sorrisi.
Notai tuttavia la faccia stralunata del granchio e rimasi perplesso.
“Qualcosa non va?”


“Si. Ti invidio.”


“Perchè?”


“Ecco...sai fare un nodo alla cravatta.”
Calò il silenzio. Mi voltai verso di lui e mi dovetti portare una mano sul viso, esasperato.
“Cioè...fammi capire. Tu, lavori nel bar di tuo cugino, con tanto divisa e...non sai allacciare una cravatta?”
Chiesi inarcando un sopracciglio e la risposta che ricevetti di punto in bianco, fu un sorriso innocente.
Dèi che state nell'olimpo, per l'ennesima volta...perchè a me?
“Chi te la sistema allora?” “Coff...Dohko...o la lascio così com'è spesso. Infatti non so se hai notato, ma spesso le camicie le tengo aperte.”
Eccome se l'avevo nota- che diavolo andavo a pensare!
“A-ah, ho capito. -Sospirai, grattandomi la testa.- Va bene, appena arriviamo al “Sanctuary” ti insegno io...bada bene che lo faccio solo perchè siamo amici! Non di più!”
Brontolai. Lo vidi ridere e ciò mi fece sentire felice.
Lo maledii di nuovo, per l'ennesima volta. Doveva smetterla si suscitare strane sensazioni in me...mi confondeva soltanto.
“Allora vado a cambiarmi, così andiamo vi-” “Aspros diavolo! Stai fermo!”
Riconobbi la voce di Asmita nel camerino e sbattei le palpebre. Era ancora lì? Da dentro vidi poi uscire mio cugino, che si teneva una guancia.
Doveva aver ricevuto un poderoso schiaffo, aveva infatti il segno arrossato di cinque dita, sulla pelle.
“Bah, cercavo solo di essere dolce...” “Se quello è il tuo modo di esserlo, allora non farlo più! Tsk, nemmeno siamo ancora fidanzati.”
Il santo aveva un diavolo per capello. Poi ero io quello che si arrabbiava per niente con Manigoldo.
Questi guardava perplesso la scena.
“Asmita?”
Chiamai il mio amico, che nonostante la cecità mi rivolse uno sguardo furioso.
“Sei ancora qui Alb?” “Si, ho avuto un paio di problemi con la divisa per il “Sanctuary”. Tu piuttosto, quanto sei stato in quel camerino?”
Il biondo arrossì e sul volto di Aspros alle sue spalle, si disegnò un ghigno strambo e demoniaco. Ahimè, se conoscevo il pollo...ne aveva combinata una delle sue.
Mi portai una mano sul viso, sospirando per l'ennesima volta. Dovevo essere l'unico normale in quella gabbia di matti che era casa Griffiths. Anzi no, anche mio padre si salvava.
Feci per commentare, ma Aspros afferrò Asmita per la vita e lo strinse a sè con forza. L'indiano tentò all'istante di dimenarsi, ma in confronto alla forza del demone maggiore, era una formica.
“Diamine lasciami! Non fare queste cose davanti ad Alb-Hm!”
Venne baciato sotto i miei stessi occhi e rimasi impietrito. Era la seconda volta in due giorni vedevo le labbra di due persone, a me care, appiccicate le une a quelle dell'altro.
Fumavo come una pentola a pressione dalla rabbia. Mi girai dalla parte opposta e vidi Manigoldo sospirare.
Gli passai di fianco nervoso, ma lui mi afferrò il polso.
“Che diavolo fa-” “Ricorri al tuo autocontrollo invece che alla rabbia.”
Mi disse con un sorriso in viso, che mi sorprese. Già in precedenza mi aveva aiutato in una situazione del genere, ma ora mi lasciava davvero allibito.
Abbassai la testa e mi rilassai, lanciando un'occhiata ancora ai due piccioncini lì presenti. Aspros fu famelico nei confronti del povero Asmita, all'inizio contrariato, ma ora compiaciuto del bacio.
Teneva tuttavia le braccia sul petto dell'altro, volto a spingerlo via.
Fortunatamente dopo un po' rimasero a corto di fiato.
“Ti odio...”
Mormorò il biondo, portandosi il dorso della mano sulle labbra. Il bastone gli era caduto a terra, ma Aspros fu più rapido di lui a raccoglierglielo.
“Non mi sembra ti sia dispiaciuto così tanto, caro il mio piccolo santarellino.”
Ghignò il gemello maggiore, posandogli tra le mani l'oggetto che consentiva all'altro di orientarsi.
“Silenzio e non mi chiamare così!”
Sospirò.
“Alb.- Si rivolse poi a me, notando che ero ancora lì.- Mi dispiace tu abbia assistito a que-” “Scherzi vero?”
Non gli diedi tempo di finire la frase e risi. Toccai la mano di Manigoldo, per farmi lasciare il polso.
Andai a posare la mia sulla spalla del mio amico.
“Non mi è dispiaciuto -Notai successivamente che poteva suonare male.- Cioè no! Mi ha messo a disagio, va beh è un dettaglio...-Farfugliai, notando un granchio ghignante alle mie spalle.- però sono felice per te Asmita, almeno hai trovato qualcuno che...spero ti tratti bene. -Fulminai con lo sguardo mio cugino, sorrise felicemente.- Ma dato che si tratta di Aspros, sono tranquillo.
Certo però avresti potuto anche dirmelo, eh. Sono il cugino del tuo moroso e uno dei tuo i migliori amici.”
Mi finsi offeso e dal tono sembrai pronto a dirlo anche ad un certo capricorno. Ero un ottimo attore anche io quando mi ci mettevo.
Doveva essere un altro gene di casa Griffiths.
Evitai agilmente un fendente partito dal bastone dell'indiano. Fu facile interpretarlo come un monito da “Dillo a El e ti uccido.”
Risi e saltellai all'indietro, tornandomene vicino a Manigoldo.
“Aspros, andiamocene! Ciao Alb.”
Mi salutò seccamente, facendo il solito bastardo di sempre. S'incamminò a passo spedito, con mio cugino che se la rideva.
“Accidenti ho scelto proprio un bel tipo. -Si lecco famelico le labbra. Mi ricordò vagamente una persona, ma non riuscii a ricordare sul momento chi...hm. Guardò poi in mia direzione ed inarcò un sopracciglio.- Comunque non sono l'unico a nascondere qualcosa...o sbaglio?”
Chiese, ovviamente riferito a Manigoldo di fianco a me. Io e il diretto interessato ci scambiammo un'occhiata stramba e imbarazzata.
Gesticolai all'istante.
“No! Io e Manigoldo siamo amici solo que-”


“Vorremmo però entrambi diventare di più l'uno per l'altro.”


“Che cazzo dici?! Non è assolutamente vero!”


“Ma non hai detto tu stesso prima, che ti piaccio?”


Il granchio giocò sporco, berciando velenoso quelle parole. Stava giocando, ma gli avrei tenuto perfettamente testa!
Parola di pesce.


“Mai! Non ho mai ammesso nulla del genere e mai lo farò!”


Sbraitai. imbarazzato fino alla punta delle orecchie fumanti di rabbia. Quel maledetto granchiaccio ghignò compiaciuto e anche Aspros si ritrovò a ridacchiare divertito.
“Però prima eri così convinto...mi stavi anche stringe-” “MANIGOLDO!”
Sbottai afferrandolo per il colletto della maglia, lo guardai dritto negli occhi con furia e agitazione. Pensavo così di poter risultare minaccioso nei suoi confronti, ma in realtà facevo solamente il suo gioco.
Sul suo viso infatti non vi era cenno di timore, solo di gentilezza e soddisfazione. Sgranai gli occhi sorpreso e mi sentii al pari di un cucciolo difeso, disarmato com'ero da quel suo sguardo.
Lo lasciai e spinsi via.
“Vado a cambiarmi! Tsk. Ciao Aspros.”
Ritornai così nel camerino, lasciando i due da soli.


“Lasciami indovinare...stai per dirmi qualcosa su tuo cugino.”
Manigoldo aveva già capito dall'espressione furba del ventiquattrenne di fronte a lui. Non aveva i canini come il gemello, ma quando ghignava non era mai per qualcosa di buono.
“Vedo che sei perspicace.”
Commentò, avvicinandosi a passi sicuri al granchio. Si guardarono per un interminabile minuto negli occhi.
“Non voglio minacciarti di morte, probabilmente già altri l'hanno fatto capendo la tua infatuazione per Alb. -Accennò un sorriso nello scorgere la sorpresa disegnata sul viso dell'altro.- Tuttavia...-E si fece serio.- Non sei l'unico che lo desidera per sé.
Il mio doppio è determinato più che mai a far in modo che nostro cugino stia con lui, non con altri. Conoscendolo potrebbe fare di tutto per raggiungere il suo scopo.”
Manigoldo non fece una piega, portò solamente una mano al fianco. Dopo una breve riflessione, scoppiò a ridere.
“Io non sono da meno. -Disse d'un tratto, con un sorriso beffardo ad ornargli le labbra.- Albafica è la persona che ho sempre cercato, non ho alcuna intenzione di cederlo a nessuno.
Lo proteggerò, non importa se dovrò affrontare il tuo gemello. Sono diventato quello di ora, solamente per lui.”
Ad Aspros brillo una scintilla di ammirazione nello sguardo e non potè far a meno di esserne soddisfatto. Avrebbe assistito a spettacoli interessanti.
Vedere il fratello intento a contrastare qualcosa, era da sempre un bel passatempo, come anche scontrarsi con lui e le sue idee. Si preannunciavano quindi tempi non proprio calmi e ciò lo eccitava.
“Molto bene. -Esordì infine, con un'aria piuttosto sicura.- Non vedo l'ora di vedere chi tra voi due la spunterà, Manigoldo. -Pronunciò il suo nome scandendone le sillabe.- Per il momento però arrivederci, spero di incontrarti di nuovo ma ora ho un biondo a cui dare il mio affetto. -Sorrise come un bambino, avviandosi verso l'uscita del negozio.- ah giusto, ricorda: Albafica è etero.”
Si scambiò uno sguardo d'intesa con il granchio, prima di scoppiare in una fragorosa risata che udii sin dentro al camerino.
Quando ne uscii infatti, parvi inquietato.
“Era la risata di Aspros quella?”
Ero impallidito in viso e Manigoldo si avvicinò proprio perchè lo aveva notato. Scosse la testa e ridacchiò.
“Si, ma non so per quale motivo stesse ridendo in quel modo.”
Alzò le spalle, mentendo spudoratamente. Ciò nonostante scorgevo dei barlumi di eccitazione nei suoi occhi, l'idea di dover competere con qualcuno, probabilmente, gli faceva ribollire il sangue.
Deglutii, prendendo i vestiti da pagare.
“Vado a pagare questi allora...così dato che sono solo le quattro, magari facciamo un salto da Kanon.”
Lui mi guardò perplesso.
“Come mai?” “Mi ha inviato un messaggio in cui mi chiedeva aiuto, penso quindi di dover andare a casa sua per qualche minuto.”
A quel punto annuì e senza dire altro mi tolse di mano i vestiti provati.
“Allora questi vanno bene, giusto?”
Sbattei le palpebre.
“Si, sono perfetti, perchè me lo chiedi di nuo-” “Yo, Yuzuriha!”
Il granchio si rivolse alla commessa che ci stava passando accanto, questa sorrise amichevolmente.
“Dimmi Manigoldo, cosa posso fare ancora per te?” “Addebita questi sul conto del vecchio, li prendiamo.”
Sorrise felicemente, lasciando sgomenta la bionda.
“A-Aspetta...sicuro che Sage non se la prenderà poi con noi?”
Il granchio scosse la testa e ridacchiò.
“Semmai se la prende con me. In realtà i soldi per pagare ce li ho, ma vorrei che si prendesse un bel colpo dopo una ramanzina che mi ha fatto ieri.”
Rise. Yuzuriha sospirò e prese lei i vestiti.
“Va bene va bene, però dai, non trattare così male il tuo patrigno.”
Patrigno? Guardai il diretto interessato perplessamente. Cosa non sapevo ancora sul suo conto?
Sage non era il suo vero padre? In effetti...non si assomigliavano, però...
Manigoldo alzò le spalle e si stirò.
“Gli lascerò i soldi sul tavolo stasera, non ti preoccupare. Comunque...Tenma che fine ha fatto?”
Chiese guardandosi attorno, dato che poco prima da quelle parti girava quel ragazzino.
“Ecco...-Yuzuriha fu titubante a spiegare, ma alla fine tirò un sospiro.- Quel tizio di prima, che sembrava volerlo mangiare...l'ha spaventato così tanto che è andato in pausa e non è più tornato.”
“Come?”
La ragazza alzò le mani, come a voler dire che non gliene importava più di tanto. Aveva fatto tutto da solo dopotutto.
Intervenni a quel punto io.
“Scusami, il tizio inquietante che hai descritto -Mi sorse il dubbio, dovetti dunque cercare di verificare se fosse fondato o meno.- aveva lunghi capelli blu e occhi verdi?”
Le chiesi, pensando nell'immediato a una persona.
“E due canini bianchissimi piuttosto in vista. C'era un altro cliente che gli assomigliava, solo che aveva la carnagione più chiara della sua.”
Mi portai nell'immediato una mano sul viso. Altro che andare da Luco! Defteros aveva di sicuro pedinato il fratello e traumatizzato il povero commesso del negozio.
“Adesso, per caso l'hai visto uscire?”
La ragazza scosse la testa.
“No, dovrebbe essere ancora nei para-” “Albafica!”
Ed eccolo entrare in scena. Voltai la testa in direzione del gemello minore, che ora sbucava dagli scaffali del negozio.
Aveva diversi abiti tra le braccia, come per voler giustificare la sua presenza. Quando i gemelli Griffiths tornavano a casa, ahimè tutti ne venivano a conoscenza.
“Che coincidenza vederti qui.”
Sorrise sornione, mentendo in modo pessimo. Lo guardai male, assottigliando lo sguardo.
Quello sguardo demoniaco poteva ingannare chiunque, tranne che il sottoscritto! Gli si poteva leggere un chiarissimo “Sono un perfetto Stalker, non si vede?”
“Non prendermi per stupido, Def.
So bene che non sei qui per caso. Hai pedinato Aspros, vero?”
Fischiettò, come per evitare di rispondermi.
Tirai un lungo sospiro, alzando gli occhi al cielo, mentre Manigoldo andava a pagare. Se la svignò quasi in punta di piedi...mi domandai il perchè.
Che l'altro cugino gli avesse detto qualcosa? Hm.
Tirai giocosamente(forse neanche più di tanto, dato che la strattonai fortemente.) una ciocca di capelli a Defteros
“Ahi!” “Perchè sei sempre così curioso nei suoi confronti? Sfido che poi voi due litighiate!”
Fui guardato da lui in malo modo, mentre si massaggiava la testa scompigliandosi i capelli. Sospirò, sbuffando subito dopo a lato.
Talvolta sembrava un bambino quando ci si metteva.
“Volevo solo vedere chi fosse la sua tanto acclamata biondina. Insomma...mi ha rotto letteralmente i co-” “Parole!” “Dèi, sei proprio figlio di tuo padre!
Dicevo, mi ha rotto così tanto le scatole -Corresse per il meglio la frase volgare e ne fui soddisfatto.- che la curiosità aveva ormai preso il sopravvento, tutto qui.
Sono quindi rimasto sorpreso nel vedere il tuo amico Asmita. Anzi, all'inizio non ci credevo...”
Sbattè le palpebre, soffocando uno sbadiglio con il dorso della mano destra. Non era tipo da sentirsi così stanco a quell'ora del pomeriggio, deducevo che se glielo avessi fatto notare, mi avrebbe dato la colpa per non averlo fatto dormire la mattina.
Sospirai.
“Si anche io non sono rimasto esattamente calmo...ma finchè lo tratta bene, per me è tutto a posto.”
Alzai le spalle e il pensiero volò nuovamente al bacio focoso di quei due. Rabbrividii.
“Comunque io devo andare, vedi di fare un salto davvero dallo zio più tardi.”
Gonfiai le guancr, passandogli accanto.
Non volevo continuare a parlare con lui, dato che sapevo sarebbe andato a finire ancora sul discorso della mattina...e con Manigoldo nei paraggi, non mi sembrava il caso di discuterne.
...un attimo...pensavo di nuovo a quel granchiaccio!
Sbuffai, ma ad un tratto mi sentii afferrato per il polso e stretto da un braccio attorno alla vita. Sgranai gli occhi, fino a che non mi trovai davanti, dopo una perfetta piroetta su me stesso, quelli famelici del gemello minore.
I suoi canini da predatore erano ben in risalto a causa del ghigno poco raccomandabile che teneva in viso.
“Vuoi lasciare il tuo cuginetto qui da solo senza neanche averlo salutato per bene? Sei scortese, Alb.”
Sorrise angelicamente tutto d'un tratto, inquietandomi. Dovetti infatti deglutire a causa del groppo che, per il timore, mi si era formato in gola.
Scossi la testa.
“Def non fare idiozie! Siamo cugini e- davvero, io devo andare! Manigoldo mi sta aspetta-”
Notai la sua espressione cambiare all'improvviso, diventando terribilmente seria e interessata all'argomento.
“Il tizio di cui discutevi con Cardia?”
Deglutii nuovamente e fui costretto ad annuire a scatti. Odiavo mentire ai miei stessi familiari, purtroppo.
“E' qui?” “Si, ma cosa ti importa! E' un mio collega, quindi ti prego ora lascia-”


“Dolcezza?”
No, non doveva arrivare in quel momento. Il mio corpo si raggelò tra quelle che erano le braccia di mio cugino e divenni più rigido di un blocco di marmo.
Piegai la testa a scatti, tentando di voltare il viso in direzione della voce che era ricorsa al solito appellativo da me odiato.
Vidi il mio collega e dovetti trattenere un mezzo urlo sgomento.
La sua espressione era strana. Un misto di confusione, irritazione e serietà era disegnato su di essa, insieme a un accennato istinto omicida nei suoi occhi.
Complessivamente perfetto, avrei detto. Proprio. (Notare l'ironia.)
“Ma-Mani-” “Dunque sei tu Manigoldo. -Defteros interruppe il silenzio che si era formato, precedendomi.
Allentò la presa sul mio bacino e ne approfittai per guizzare lontano da lui, da bravo pesce. Mi lanciò uno sguardo.- Potevi anche rimanere, sai che non mi dai fastidio.”
Berciò maligno, ghignando malefico e malizioso.
Dovetti arrossire per la rabbia che mi aveva risvegliato dentro.
“Def quante volte te lo devo dire? Lasciami sta-” “Temo di essere in svantaggio. -Disse d'un tratto Manigoldo, interrompendomi. Nessuno mi voleva far finire le frasi, eh?
Guardò il gemello minore innanzi a lui, ed inarcò un sopracciglio.- Penso di aver incontrato il tuo gemello prima, ma credo che non mi abbia detto il tuo nome, mentre tu sai il mio.
Cos'è questa storia?”
Ora era diventato serio e...la sua espressione era così...così attraente. Dovetti nascondere il rossore che mi si era formato sulle gote solamente nell'osservarlo.
“Manigoldo non ti preoccupare. E' mio cugino, ogni tanto mi abbraccia, tutto qua.
Ora andiamo dai, dobbiamo fare un salto da Kanon.”
Lo presi delicatamente per il polso della mano che teneva un sacchetto con dentro la mia divisa. Mi rivolse uno sguardo con la coda dell'occhio e sorrise.
“Come vuoi, semmai mi spiegherai più tardi.”
Rimasi perplesso. Spiegare? Non c'era niente da spiegare! Se non che Defteros era ossessionato da me, ecco!
Feci per dirglielo, ma scorsi mio cugino con un barlume di luce piuttosto cupa e diabolica negli occhi.
Non ghignava, ma un alone demoniaco contornava la sua figura.
“Sono Defteros. -Disse d'un tratto, rivolgendosi a Manigoldo.- Penso che non dimenticherai il mio nome tanto facilmente.”
Ghignò, quasi eccitato. Al contrario mio, che ero inquietato, il granchio rispose con un sorriso sereno e tono baldanzoso.
“Certo che non dimenticherò il nome del cugino, di questa dolcezza.”
Ridacchiò, prima di trascinarmi fuori dal negozio. Notai che la parola “cugino” era stata da lui sottolineata con un tono di scherno, da superiore più esattamente, volto a far percepire un determinato messaggio a Defteros.
Non vidi l'espressione di quest'ultimo, ma giurai di aver sentito un ringhio provenire da lui mentre mi allontanavo.




Con Manigoldo, ci avviammo subito, in moto verso casa Turunen. Non fiatai con il mio collega e non sentirlo fare commenti o altro, mi metteva a disagio.
Strinsi a quel punto le braccia attorno al suo petto e lo vidi piegare leggermente la testa di lato. Ad un semaforo, fu costretto a fermarsi e...posò una mano su una delle mie braccia.
Quel semplice contatto mi provocò un brivido lungo la schiena ed un calore intenso sulle guance.
Dovetti sospirare dentro il casco che mi copriva il capo.
Continuavo ad essere confuso...quel ventenne mi confondeva. Infine Defteros...cosa avevo per attrarlo così tanto? Che tipo di ferormone emanavo?
Era mio cugino, diamine!
Nervosamente, finii con lo stringere ancora di più Manigoldo.
Forse non avrei retto quel tipo di situazione ancora per molto...
Quando scattò il verde, ripartimmo alla volta della nostra destinazione.


Giunti davanti alla casa di Kanon, smontai rapidamente dalla moto e sistemai il casco. Aspettai il mio collega prima di salire gli scalini davanti alla porta della villetta a due piani.
“Dolcezza...” “Albafica...mi chiamo Albafica. -Sospirai, voltandomi con un'espressione serena in viso. Dal mio sguardo tuttavia, si capiva quanto io fossi in realtà confuso da molte cose.- Dimmi Manigoldo.”
Accennai un sorriso, ma lui scosse nell'immediato la testa.
“No, niente...sbrighiamoci solamente a parlare con Kanon.”
Terminò, abbassando lo sguardo per guardare altrove. Rimasi sorpreso da quel suo comportamento e mi chiesi perchè non avesse voluto dirmi ciò che voleva.
Avevo l'impressione che qualcosa lo turbasse. Percepii una stretta al petto e sospirai.
Pensieroso, non mi accorsi nemmeno di aver suonato il campanello della dimora innanzi a me.
Il proprietario, non tardò ad aprire...anzi, quando realizzai che l'individuo che aveva spalancato la porta esasperato, non era Kanon, strabuzzai gli occhi.
“Rhada?”
Il suo nome mi uscì con voce strozzata dalle labbra.
Guardai l'inglese sulla soglia. Questo sembrava avere un diavolo per capello, nonostante la sua acconciature e gli abiti fossero impeccabili come il giorno prima.
Teneva addirittura in mano un bicchiere di vetro con ghiaccio e whisky portato sin lì, dall'Inghilterra, da lui stesso.
Quando mi riconobbe, la sua espressione non accennò cambiamenti.
“Meno male che sei arrivato, Albafica. Ancora pochi minuti e lo legavo al divano per vio- Accortosi del termine che stava pensando, modificò le parole.- niente, sono contento tu sia qui.”
Rimasi sorpreso e sperai che la frase da lui non terminata, fosse esattamente l'opposto di ciò che avevo pensato.
Ahimè potevo aspettarmi di tutto anche da lui...
“Yo, ciao Rhadamanthys!”
Dietro di me, Manigoldo si slanciò in un saluto amichevole rivolto al biondo. Questo stranamente sorrise ed afferrò la mano che il mio collega gli stava porgendo.
“Buon pomeriggio, Manigol-” “Rhada! Cazzo fai sulla porta? Vieni ad aiutarmi, subito! Non so davvero che scegliere!”
La voce di Kanon sbraitò da dentro casa e ci mancò poco che facesse rompere qualche vetro, tanto si era ridotta ad un grido stridulo.
L'inglese alzò gli occhi al cielo per cercare la grazia divina e rientrò in casa, facendoci cenno di seguirlo.
Quando varcammo la soglia della dimora dei Turunen, io e il mio collega, condividemmo la medesima reazione.
“Che dia-” “E' passato un uragano qui dentro?”
Rimasi sbalordito, in sala sembrava che fosse appena esploso un guardaroba.
Camice e pantaloni sul divano, calze e cravatte sul tavolino in vetro...di tutto e di più, mancava solo la biancheria intima sulla mobilia e saremmo stati freschi.
Il gemello minore non metteva mai niente in disordine, era una massaia fin troppo ordinata e perfettina per lasciare qualcosa al caso.
Specialmente quando si trattava di casa sua.
“No peggio, è passato un drago coglione selvaggio.” “Guarda che ti sento, non sono mica sordo!”
Dalle scale che portavano al piano di sopra, fece capolino in tutta fretta Kanon. Era intento a tenere tra le braccia due completi eleganti e ci mancò un soffio quasi perchè cadesse scivolando sull'ultimo gradino.
“Diavolo! Anche gli scalini ci si mettono ora! -Successivamente notò me e Manigoldo.- Alb! -Il sorriso che elargì, andò da angolo ad angolo della bocca. Mi saltò praticamente addosso e finii quasi per soffocare sotto i due completi che aveva in mano.
Inoltre il suo abbraccio era tale e quale a quello del fratello, ovvero: una perfetta mossa di sottomissione da wrestling.- Meno male hai ricevuto il mio messaggio, sei il mio unico salvatore! Il mio angelo! Non so cos'avrei fatto se non fossi arriva-”


“Ehi!”


“Si, anche tu Rhada sei un salvatore...più o meno, perchè hai due corna da diavolo sotto l'aureola. -Sibilò maligno nei confronti dell'altro, volto a prendersi una piccola vendetta.- Comunque ho bisogno ancora di quel maledetto consiglio!”


Fu Manigoldo a liberarmi da sotto gli abiti, prima che soffocassi. Mi trascinò via dalla morsa di Kanon piuttosto rapidamente.
Respirai a quel punto a pieni polmoni.
“Mamma mia! Odio avere a che fare con dei gemelli, ci rimetto a momenti la vita ogni volta che mi acchiappano!
Grazie Manigoldo.”
Conclusi dandogli una piccola pacca sulla spalla che a lui non dispiacque.
“Bando alle ciance, siamo di fretta Kanon, cosa ti serve?”
Il mio amico fu svelto e mi mostrò meglio i tre completi eleganti che aveva in mano.
“Quale metto? Nero, beige o bianco?”


“Il bianco ti ho già detto che non va bene per queste occasioni, fa troppo damerino ricco e spendaccione.”


Intervenne Rhadamanthys, mentre sorseggiava il suo whisky. Kanon inarcò un sopracciglio mordendosi il labbro inferiore.
“Mi stavo quasi dimenticando quel che avevi detto. -Gettò il completo del suddetto colore sul divano. L'inglese alzò nuovamente gli occhi al cielo, esasperato.- Allora...Alb, nero o beige?”
Lo guardai perplesso e non seppi che rispondergli così su due piedi.
“Per quale occasione?”
Chiesi d'un tratto, curioso di sapere dove dovesse andare così elegante il mio amico.
“Julian Solo, il presidente della compagnia per cui lavoro, si è fidanzato...alle cinque devo andare al la sua festa, dunque mi serve qualcosa di appropriato da mettermi.
Il problema è che sono una frana negli abbinamenti per le cerimonie! Quindi ho chiesto a Rhada, che è decisamente più esperto del sottoscritto, dato che è quasi un Lord.”


“Togli il quasi.”


“Ok, Lord Rhadamantys, va bene? -Rispose in modo scocciato a una viverna ghignante.- Dicevo: e dunque ho chiesto anche a te.
Ti vesti quasi sempre in modo impeccabile, per cui ho pensato fosse meglio contattarti.”
Annuii vagamente, ancora sorpreso da ciò che aveva appena spiegato frettolosamente.
“Julian Solo? Quello che gestisce la compagnia “Poseidon”? Lavori davvero per lui?”
Manigoldo rimase piuttosto sorpreso. Kanon gli rispose con un gesto della testa e sospirò.
“Ahimè, conosco lui e il suo braccio destro, Sorrento, sin dai tempi delle elementari. Eravamo amici una volta, poi ha cominciato a essere altezzoso e addio.
Quando ho fatto domanda per lavorare nella compagnia di suo padre, che successivamente ha ereditato, ha voluto però riallacciare i contatti.”
Alzò le spalle, come se il fatto non gli importasse veramente.
“Non si sa mai che andando alla sua festa possa ottenere una promozione, sono stanco di fare il segretario dei suoi sottoposti...non che io guadagni poco, però una posizione migliore non mi dispiacerebbe.”
Sbuffò a lato, lanciando uno sguardo a Rhadamanthys, che fissava terra pensieroso, con tanto di mano sotto il mento.
Appena notò di essere guardato, alzò la testa.
“...Vero che non mi stai fissando perchè hai appena detto la parola 'altezzosi'? Perchè nel caso ti inchiodo al letto e son dolori, ti avverto.”
Al gemello salirono tanti piccoli brividi lungo la schiena e scosse la testa nell'immediato.
“La smetti di ricattarmi per qualche secondo?!”


“No, è divertente.”


“Allora ci vado da solo alla festa e mi pappo tutto il buffet alla faccia tua.”


“Non ci riusciresti e temo saresti solo come un cane senza la mia compagnia. Tu stesso hai detto che non c'è gente interessante con cui parlare.
Oltre che verresti preso in giro da quel flautista molto gaio che mi hai descritto impeccabilmente.”


Kanon fece una smorfia mentre veniva disarmato dalle parole dell'inglese. Sospirò.
“Beh, secondo me il nero ti donerebbe molto.”
Dissi tutto d'un tratto, per interrompere la conversazione. Rhadamanthys mi guardò, prima di portare nuovamente lo sguardo sul gemello di fronte a noi.
Lo studiò con attenzione, dimenticandosi delle suo parole appena pronunciate.
“Concordo, ti accompagno già io vestito di beige.”
Commentò tranquillamente, posando il bicchiere con il whisky sul tavolino della sala. Prese di mano a Kanon il completo nero e glielo appoggio sul petto, per vederne l'effetto.
L'espressione del gemello era dubbiosa.
“Ti sta bene. Non credi?”
Lo rassicurò la viverna.
“Io non-” “E va bene, chiediamo consiglio a una terza persona. Manigoldo, tu che dici?”
Nonostante fosse estate, il freddo calò nella stanza. O almeno per i due di fronte a me...perchè io mi trovavo con il corpo accaldato più che mai.
Il diretto interessato stava attentando al mio collo con le labbra, per infastidirmi. Mi si era praticamente avvinghiato tutto d'un tratto, cogliendomi impreparato.
Le sue chele attorno ai fianchi erano impossibili da smuovere. Cercai infatti più volte di sguazzare via come avevo fatto con Defteros, ma con Manigoldo stranamente non ci riuscivo.
“Molla la presa granchiaccio!”


“Non ci penso nemmeno, mi hai mostrato le spalle troppo a lungo. Ora ti ho in pugno.”


“Il pugno ti arriva in faccia se solo provi a posare la bocca sulla mia pelle! Sono capace si piantarti una rosa nel cuore senza farne spezzare il gambo!”


“Ma che paura, mi vuoi far del male con un fiore...sembra tuttavia romantico, quasi quasi ti lascio fare.”


M'irrigidii di colpo e tentai di pestargli il piede. Già ero confuso! Se poi mi faceva agitare in quel modo, il mio cervello dava forfait!
Deglutii più volte, avvampando nel sentire il suo respiro caldo sul collo.
“Ma-Manigoldo basta! Per...favore.”
Sibilai flebilmente, accaldato in viso e nel corpo. Supplicai che qualcuno mi salvasse e per una volta, quel qualcuno sembrò ascoltarmi.
“Ehi! -Kanon si portò una mano al fianco e ci guardò male.- Io sono nel bel mezzo di una scelta importante e voi due cosa fate? Amoreggiate sotto i miei occhi.
Ho già un fratello e un compagno di casa omosessuali al momento...ma almeno nessuno di loro fa robe in casa mia, quando ci sono io!
Quindi voi due: lontani e seduti!”
Fu imperativo e alle sue spalle, un Rhadamanthys dal monociglio pericolosamente inarcato rendeva ancora meglio l'idea.
I suoi occhi da giudice erano inquisitori.
“Compagno di casa...non è che suoni poi così mal-” “Muto tu! Non provare a dire niente! Vado a cambiarmi e ti conviene farti trovare pronto quando torno qui.”
Detto ciò, il gemello minore sparì al piano di sopra con il completo da indossare.


Calò così il silenzio nella stanza. L'inglese tratteneva però a stento un ghigno, si leccò le labbra onde evitare di mostrarcelo.
Manigoldo infatti non mi aveva ancora lasciato, anzi, si era seduto tenendomi sulle gambe e aveva posato il mento sulla mia spalla.
Lo guardai male.
Rhadamanthys cambiò invece stanza per potersi sistemare d'abito.
“Si può sapere che ti prende? Davanti a Kanon a fare queste...cose.
...dovresti smetterla.”


“Tanto non ti dispiace, ormai ne sono convinto.”


Mi morsi il labbro inferiore, come se dovessi graffiarmi con i canini.


“Smettila...ti sbagli.”


“No.”


“Ti supplico, sono già abbastanza confuso di mio. Non peggiorare le cose...”


A quel punto lo sentii allentare la presa, ma il suo mento rimase sulla mia spalla. Mi guardò con aria dispiaciuta.
“Mi dispiace...”
Mormorò, nascondendo la bocca contro il tessuto della camicia. Lo guardai e mi misi in piedi.
“Ne riparleremo con più calma dopo i miei esami, Manigoldo. Davvero, farlo ora non mi aiuterebbe per niente. -Sospirai.- Ora sarà meglio andare.”
“Non salutate nemmeno Kanon?”
Rhadamanthys fece la sua comparsa nella stanza e rimasi sorpreso nel vedere la sua eleganza. Il suo completo beige era perfetto ed si intonava perfettamente con i suoi capelli biondi. Questi erano elegantemente pettinati e lo facevano apparire un vero Lord inglese.
Mentre si avvicinava a noi, si stava facendo il nodo alla cravatta nera. Sorrise nel vedere le nostre espressioni.
“No, aspettiamo lui e poi ce ne andiamo. -Commentai amichevolmente.- Comunque...posso farti una domanda, Rhada?”
Incuriosito, riprese il suo whisky e annuì. Non era per niente stupido e molto probabilmente aveva già inteso ciò che volevo chiedergli.
“Ecco...esattamente, perchè accompagni Kanon a questa festa? Ma soprattutto...-Mi feci serio e sospettoso.- Per quale motivo da ieri sera, in vostra compagnia, si parla spesso di ricatti?
Non sono stupido e gradirei che qualcuno mi spiegasse ciò che è successo tra voi nei minuti in cui non eravate con me e Saga.”
Rhada stava girato di spalle intento a contemplare la finestra socchiusa che dava sul giardinetto della casa. Alle domande a lui rivolte però, si paralizzò.
Girò appena la testa e sulle sue labbra si disegnò un sorrisetto misterioso e...spietato? Malefico? Diabolico?
Non seppi identificarlo bene.
“Lo vuoi proprio sapere, Albafica?”
Chiese facendo il vago, ma accennando un tono di voce cupo.
Si girò con sicurezza, tenendosi una mano sul fianco. Lanciò un'occhiata alle scale, per vedere se il suo compare fosse intenzionato ad arrivare, o si stesse facendo troppo bello.
Ghignò.
Dovetti deglutire, perchè quella sua aria da giudice sicuro ed inquisitore, non mi faceva certamente rimanere calmo.
“Si, voglio sapere.”
Dissi sicuro, con Manigoldo ad osservarmi.
A Rhadamanthys la mia risposta non dispiacque nemmeno un po'.
 


Sabato 8 giugno: ristorante “Sanctuary” ore 20:00


Nel locale si era appena svolta una scena piuttosto singolare che, fortunatamente, non aveva attirato l'attenzione di tutti i presenti.
Un bacio tra due uomini, aveva interrotto un'atmosfera apparentemente serena, tra amici.
Due gemelli si erano scambiati i ruoli, nel vano tentativo di coprire l'uno i comportamenti dell'altro. Tutto sembrava proseguire alla perfezione, ma un capricorno geloso e incavolato nero, aveva fatto la sua comparsa a rovinare tutto!


Kanon, nei panni del gemello, stava seduto tranquillamente al tavolo in compagnia di Rhadamanthys Mitchell, migliore amico di Saga, stracotto di quest'ultimo.
Ma Albafica e mio fratello dove sono finiti?”
Pensò ad alta voce il greco, grattandosi perplessamente il capo. L'inglese non aveva voglia di bere dell'altro whisky per il momento, per cui se ne stava tranquillamente a guardare il telefono.
Su di esso vi erano le chiamate e i messaggi allarmati del padre, ma per quella sera non voleva darci peso...aveva cose più interessanti a cui pensare, come il gemello al suo fianco.
Lasciali fare, staranno parlando di qualche bella ragazza. Da come mi hai descritto tuo fratello è un Don Giovanni, no?”
Kanon sbattè le palpebre e per un istante, ebbe gli occhi di un bimbo ingenuo.
Eh?”
Il biondo inarco il sopracciglio nel guardarlo.
Non dirmi che non te lo ricordi. Sei stato tu stesso a dirmelo.”


Aaaah! Si si, ora ricordo perfettamente. Scusa, ho la memoria di un criceto.”


Di cos-” “Niente niente! E' una cosa che ogni tanto dico con S-Kanon!”


Il gemello minore nei panni del maggiore, si stava agitando. Cominciava a non capire bene i discorsi che Saga e Rhadamanthys facevano...
L'altro non sapeva cosa prendesse all'amico e un vago sospetto, che già aveva, cominciò nuovamente a farsi largo nella sua mente.


S-Kanon? Cos'è il suo soprannome?”


Più o meno, dopotutto lui mi chiama Saguccio ahah -Risata sforzatissima.- devo pur vendicarmi, no?”


Calò il gelo, poiché Kanon capì nell'immediato di non poterla dare a bere ancora per molto all'inglese.
Dalle sue espressioni e i suoi occhi, aveva capito sin troppo bene quanto fosse in realtà arguto e...astuto.
Egli infatti posò una mano sulla sua spalla, avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Scostò con l'arto libero una ciocca dei suoi capelli color cobalto e all'istante, l'altro provvedette ad afferrargli il polso e a tenerglielo fermo, prima che potesse scorgere l'assenza della cicatrice di Saga.


Rhada...”


Il soggetto in questione lo osservò attentamente, con occhi predatori...gli occhi di una viverna.
Saga, tu mi devi dire una cosa...-Dovette prendere un lungo respiro, prima di avvicinarglisi di più al viso, fino ad arrivare a sfiorargli la punta del naso con il suo.
Kanon iniziò ad imporporarsi sulle gote.- Riguardo ciò che tu sai...sono convinto che non mi darai mai in futuro una possibilità.
Solamente...te lo chiedo con il cuore in mano...adesso che siamo solo io e te -Prese un profondo respiro.- Concedimi un bacio. Uno solo...e non ti darò più fastidio.”
Gli occhi del gemello minore, diventarono del colore dell'abisso, tanto si svuotarono e sgranarono. Rimase paralizzato, ma riuscì a portare le mani sulle spalle dell'altro, che non accennava ad allontanarsi.
Il drago stava faticando a essere suo fratello, ben presto...avrebbe dovuto gettare la sua maschera.
R-Rhada”
Balbettò, cercando di piegare di lato, velatamente disgustato, il viso.
Saga...”
L'inglese lo chiamò con la sua voce profonda e artigliò il suo mento con le dita, in modo tale da costringerlo a farsi guardare negli occhi.
Fu vicino, sempre più vicino, alle labbra di un inerme Kanon Turunen. Finchè...


SAGA!”


Una sola voce. Un solo nome. Un solo accento: quello spagnolo. Un solo uomo: Shura Cortez.


Il caro capricorno aveva avuto proprio un tempismo sbagliato ad entrare nel locale e la scena che gli si palesò dunque sotto gli occhi, lo lasciò di sasso.
Ma la furia crebbe in fretta in lui, come il panico sul viso di Kanon quando riconobbe la voce. Scattò infatti in piedi, rivolto verso lo spagnolo che ora arrivava a passo di carica verso di lui.
Malediva con tutto sé stesso Saga che aveva voluto fare quello scambio! Gli avrebbe fatto pagare tutto. Tutto!
Shu-Shura!”
D'un tratto, quel semplice nome lo tradì. Tradì dunque sé stesso e il fratello, di fronte agli occhi di una viverna ancora assorta nelle sue fantasie amorose.
Quando questa infatti vide arrivare lo spagnolo e ne sentì il nome, balzò in piedi. Avvertì all'improvviso qualcosa spezzarglisi nel petto, dato che riconobbe Shura come un uomo...non come la donna che sempre gli era stata descritta da Saga.
Cosa...vuol dire que-”
Non gli si diede tempo di fiatare.
TU! Vile di un Turunen- Il capricorno afferrò Kanon, nel panico, per il colletto della camicia e si fece guardare negli occhi. Essi esprimevano tutta la rabbia che ora gli ribolliva nel sangue.- Così mi cornifichi, eh? Nemmeno ti sei azzardato a dirmi che eri tornato a casa! -Le mani gli tremavano dalla rabbia.- Non una chiamata, né un messaggio! Niente!
Che diavolo significa? Ma soprattutto...chi cazzo è questo tizio dal monosopracciglio inquietante?
Mi stai tradendo uno del genere? Dèi sei proprio un figlio di put-”
Modera i termini Shura! -Sbottò d'un tratto il gemello minore, iniziando a tirare fuori gli artigli. A costo di perdere la maschera e tradirsi, sarebbe ritornato Kanon dicendo la verità.
Non avrebbe permesso che si dicessero tali nefandezze nei confronti del fratello! Aveva fatto di tutto per non far star male un amico e per amor suo, lo avrebbe difeso a spada tratta.- Non sparare queste cavolate tutte in una volta!
Non ti stavo tradendo assolutamente e Rhada...niente, con lui non c'è assolutamente niente! E' una brava persona, per cui non giudicare tutto così dalle appare-HMMM!”
Successe tutto in una frazione di secondo. Un gemello agitato, un capricorno infervorato per la visione del suo amato e al contempo incazzato- nel vero senso della parola- a causa della presenza dell'inglese.
Kanon si trovò a sgranare gli occhi ed ad impallidire. Shura si era ora avvinghiato a lui come solitamente faceva con il fratello e...lo stava baciando.
Per di più non era un bacio casto, ma uno ricco di passione, che negli ultimi tempi il gemello minore non aveva né donato, né ricevuto.
Hilda dopotutto lo evitava e le sole effusioni che si scambiavano l'un l'altra erano abbracci smilzi e privi di ogni sentimento. Glaciali.
Tuttavia...in quell'istante Kanon si sentì morire dentro, tanto che le lacrime gli affiorarono agli occhi.
Un uomo lo stava baciando e ne poteva avvertire la lingua violargli in modo poco educato le labbra, per cercare una compagna di giochi che non sarebbe stata felice di incontrarla.
E...non era un individuo qualunque quello! Era il fidanzato di suo fratello! Cosa avrebbe fatto se-
Si raggelò sul posto.
Saga comparve dietro Shura, accompagnato da Albafica, proprio in quel momento. Entrambi sul volto avevano espressioni indescrivibili e...il fratello maggiore sembrava pronto a sbranarlo.
Capì dal ringhio roco alle sue spalle inoltre, che Rhadamanthys non era di umore migliore.
Shu-ra!”
Fortunatamente, Saga sillabò il nome del suo amato e non quello del fratello. Quest'ultimo non stava però bene e quando il capricorno si allontanò dalle sue labbra, si lasciò scivolare a terra per la disperazione e la vergogna.
Trattenne le lacrime e i conati di vomito che ora iniziavano a farsi sentire. Portò una mano alla bocca.
Non ragionò più e appena vide l'attenzione dei presenti su di sé, corse via senza dire niente. Fuggì in direzione del giardino, senza fiatare.
Doveva stare da solo. Quel bacio era stato traumatico per lui, mai! Avrebbe pensato che un uomo gliene avrebbe dato uno.
Si sentiva ora in colpa con il fratello e anche con Shura!
Le lacrime infine, presero a scendergli sul viso per il nervosismo.
Merda! -Sbottò, arrivando al giardino del locale. Giunto vicino al laghetto di esso, si inginocchiò a terra. Osservò il suo riflesso nella pozza d'acqua interrata e si morse il labbro inferiore.- Perchè a me? Perchè?”
Tirò un pugno per la rabbia al terreno e grazie a quello sfogo, le lacrime non gli scesero più. Ora era solo arrabbiato.
Si asciugò il volto e rimase accovacciato. Lì, a maledire tutto e tutti con il suo cuore frammentato.
Odio questa giornata! La odio e l'odierò sempre!”
Gridò, per poi mettersi a guardare il cielo. Era impossibile per lui, che ogni anno, quel maledetto 8 giugno, si trasformasse in 24 ore di pure maledizioni a lui rivolte.
Continuò a tirare dei piccoli pugni a terra, con lo sguardo fisso nella splendente costellazione di Gemini alta in cielo.
Perchè?”
Ti lamenti tu, Saga? -Una voce alle sue spalle, destò Kanon da ogni pensiero riguardante il suo odio.
Girò la testa a scatti, ritrovandosi di fronte un Rhadamanthys furioso. La poca luce che illuminava il giardino era abbastanza per far notare al gemello minore il viso, bagnato dalle lacrime, del biondo.- Stai provando odio? E io cosa dovrei dire?!
Mi hai mentito tutto questo tempo. Shura non è una ragazza e tu non sei etero!
Hai giocato con dei sentimenti che non ti sono mai appartenuti, renditene conto!”
Sbottò, afferrando il povero Kanon per la collottola della camicia. Un altro che lo trattava così...
Posò nell'immediato le mani sui suoi polsi e digrignò i denti.
Stupido! -Esordì con furia, tenendo testa alla forza dell'altro.- Non hai capito proprio un cazzo allora di Saga!”
Si tradì con le proprie parole e Rhadamanthys strinse solamente di più la presa su di lui. Si avvicinò al suo collo, quasi per afferrarlo.
Kanon. -Ringhiò a denti stretti, guardandolo con furia negli occhi.- Sei un bastardo, ma comunque sapevo che eri tu! Sin da quando hai accettato il whisky!
Saga non lo beve, a meno che non sia quello che gli porto sempre io. -Fece una smorfia.- Sei un figlio di-” “Bene! Dato che avevi capito tutto sin dall'inizio, perchè sei andato avanti eh? Il figlio di una donna di strada sei tu, non io!
Hai provato a baciarmi nonostante io non fossi Saga, cosa puoi dire a tua discolpa?”
Che stavo giocando.- Berciò un malefico e ghignante Rhadamanthys, senza dargli il tempo quasi di terminare la frase.
Kanon rimase sorpreso all'istante da quel cambio improvviso di umore, sgranò infatti anche gli occhi. - Se non posso avere Saga, potrei anche puntare ad altro.
Non tollero che le ferite che ho dentro rimangano aperte, soprattutto ora che a causa tua sono tornate a sanguinare!”
Causa mia? Giocare?
Figlio di puttana! -Esordì infine l'altro, definendolo come fino a poco prima aveva evitato di fare. Si era trattenuto dall'insultarlo.- Come osi- Saga ti avrà detto che sono etero, eppure ci stavi provando ugualmente! Inoltre devi vendicarti su di me per cose che non ho fatto?
Quanto puoi essere bastardo?”
Digrignò i denti.
Oh, non sai quanto.
Comunque sei tu quello che fino a poco fa mi stava illudendo parlandomi amichevolmente! -Tutto tacque all'istante.- Abbiamo discusso senza litigare per due ore buone e hai continuato a mantenere la calma nonostante mi odiassi!
Il tuo modo di parlare non era quello di tuo fratello, già all'inizio l' avevo capito...eppure...eppure mi stavi ascoltando e ridevi alle mie parole! -Digrignò i denti.- Ho iniziato a giocare e tu hai fatto lo stesso con me.
Mi hai illuso, perchè hai riacceso la scintilla dell'interesse assopita in me, verso un dannato gemello Turunen!
Voi due...tu, ma soprattutto Saga...siete i veri bastardi, non io. Sareste in grado di ingannare persino una divinità, se ne aveste la possibilità.”
Ringhiò con odio nello sguardo.
Kanon venne spiazzato da tali parole e sgrano gli occhi. Lui non aveva giocato con l'inglese, anzi...doveva ammettere che si era trovato piuttosto bene a parlare con lui di certi argomenti, o a scherzare...eppure...ora lo faceva solamente imbestialire!
Cercò di tirargli un pugno per liberarsi dalla sua presa, ma Rhadamanthys fu rapido a bloccarglielo.
Non osare dire niente su Saga!
Sono io quello che ha la colpa! Io sono bravo a convincere le persone, io lo faccio sempre arrabbiare e- io gli ho detto che non poteva tenere il piede in due scarpe!”
Rhadamanthys si paralizzò a quelle parole.
Spiegati.”


Fui il primo con cui parlò della tua cotta nei suoi confronti...-Mormorò l'altro, nel vano sforzo di liberarsi. Dovette però sospirare.- Saga aveva paura di ferirti dicendoti di no, ma alla fine ha dovuto farlo.
Ha sempre tenuto a te, sin da quando vi siete conosciuti...ma come amico, non come uomo per lui. -Serrò le mani sui polsi del biondo.- Mi ha parlato vagamente delle tue relazioni finite male e ammetto...di aver compreso molto come tu ti sentissi. -Quella frase sorprese l'altro, che però non fiatò.- Perciò non osare dir niente contro il mio doppio! O non te lo potrei perdonare, mi renderesti tuo nemico e...non ti conviene.
Farei qualsiasi cosa per mio fratello! In passato ho sbagliato nei suoi confronti, ma ora sarei pronto a tutto pur di difenderlo!”
Ringhiò al pari di un drago inferocito e ciò risvegliò, oltre che la sorpresa, l'interesse remoto negli occhi dorati della viverna.
Questi scintillarono e studiarono attentamente lo sguardo di sfida lanciato loro da Kanon.
Così...tu sai tutto da quel che ho capito. -Inarcò la bocca in un sorrisetto strambo.- Allora...saprai anche che non sono come ho continuato a mostrarmi di fronte a te ed Albafica.
Piuttosto...sono una persona particolare, ma pur sempre dal temperamento inglese. -Il gemello minore venne inquietato dall'alone oscuro che circondò l'inglese.- Ti vedo molto protettivo nei confronti di Saga...forse è questo che prima mi spingeva a volerti baciare. -Si avvicinò al suo orecchio, senza dargli il tempo di fiatare.- Sembri volerti redimere grazie a lui e ciò ti rende molto attraente.
Hai detto che faresti qualsiasi cosa per tuo fratello...allora...perchè non approfittarne?”
Il gemello minore sbiancò per colpa di quelle parole, fece per controbattere ma sotto i piedi sentì la terra mancare.
Era scivolato e ora stava cadendo all'indietro, con Rhadamanthys davanti a spingerlo per sbaglio. In un battito di ciglia, finirono dentro il laghetto alle loro spalle.
Kanon ringraziò che l'estate fosse ormai alle porte, perchè quando uscì con la testa dall'acqua, si sentì gelare.
Ci mancava solo questa! Tutto per colpa di una viverna in calore!”
Inquisì, cercando il biondo di fianco a lui. Lo trovò con tutti i capelli a ricoprirgli gli occhi, mentre era intento a guardarlo con la coda di questi.
Non sono in calore, drago coglione!”
I loro sguardi fecero scintille, finchè Rhadamanthys non si mise a ridere. Kanon era una samara dalla tinta cobalto e dunque suscitava l'ilarità dell'anglosassone.
Tuttavia questo non perse tempo e afferrò il ragazzo di fianco a sé per i polsi, mettendosi a gattoni sopra a lui nell'immediato.
Come un predatore, si leccò famelico le labbra e i denti muniti di canini ben sviluppati.
Che diavolo fa-” “Continuo semplicemente il discorso di prima...se davvero sei disposto a tutto per Saga, farai ciò che dico.”


Eh?”
Pigolò l'altro.
Un'espressione ebete si disegnò sul viso del gemello minore. Ciò non fece altro che compiacere il biondo posto sopra di lui.
A causa tua siamo fradici...tsk, non sei proprio paragonabile a tuo fratello.
Al contrario suo sei proprio un disastro. -Sospirò.- Va beh, vedrò di accontentarmi.”
Ghignò con fare sommesso.
Comunque...a meno che tu non voglia che io vada dal tuo caro Saguccio e faccia casino, dovrai stringere un patto con me.
Ah si, anche se io non dovessi andare da tuo fratello a rovinargli la serata, potrei tranquillamente rendere la tua vita un inferno.
Hai baciato un uomo e ricattarti con tale argomento davanti a,chi lo sa, una nuova ragazza? Sarebbe divertente, immagina la sua faccia nel visualizzare determinate scene tra te e un individuo del tuo stesso sesso. -Sorrise innocentemente.- Sono stanco di persone propense ad ingannarmi, per cui sarò chiaro Kanon: questo patto è obbligatorio e se non accetterai...farò esattamente ciò che ho appena detto.”
Il gemello minore si sentì il sangue raggelare nelle vene. Ciò non era dovuto al freddo dell'acqua del laghetto, bensì proprio alla situazione che stava venendosi a creare.
Digrignò i denti e cercò di dimenarsi.
Un patto? Puah!
Hai letto un po' troppo 'Cinquanta sfumature di grigio' per i miei gusti! Se pensi di poter fare di me la tua schiavetta, ti sbagli di grosso.”
Bleah. -Rhadamanthys fece all'istante una smorfia che sorprese Kanon.- Ti pare che prenda spunto da un libro dove due etero scopano come se fossero animali?
Dèi non farmi vomitare la cena! E comunque non saresti una serva...mi divertirei solamente a ricattarti se ti comportassi male nei miei confronti, ecco tutto.
Non ho alcuna intenzione di stuprarti.”
Concluse con fare serio il suo discorso. Tuttavia lo sguardo della viverna nei confronti di Kanon, confermava tutto l'opposto delle sue intenzioni.
Quest'ultimo cominciava a pensare che Rhada vedesse lui il suo sogno proibito, ovvero: Saga Turunen e ciò non lo metteva per niente a suo agio.
Tuttavia...aveva una reputazione a cui provvedere, pertanto non poteva permettere che lui andasse in giro a definirlo Gay o a rovinargli l'esistenza.
Fece una smorfia.
Il patto quindi non comporta di venire a letto con te, giusto?”


Non necessariamente.”


Cosa significa?”


Quel che ho detto, non necessariamente. Ciò però non toglie che potrei avere qualche voglia ogni tanto...”


Figlio di putta-” “MA. Non sono un mostro, né un ninfomane...sono omosessuale si, ma non ancora rincoglionito o troppo sadico.
Pertanto Kanon, se tu non vorrai, non ti toccherò nemmeno con un dito. Per il resto delle cose però dovrai accontentarmi...
Però se dovessi avere qualche voglia anche tu...”


Ma anche no! Maledetto schiavista, sono etero!”


Oh avanti, per quel che mi riguarda potrebbe anche piacerti.”


Non ho questi feticismi!”


Kanon fece una smorfia e finalmente riuscì a dar l'altro un colpo di reni per potersi liberare. Fece scivolare via i polsi dalla stretta dell'altro e si mise in piedi.
Scosse i capelli per togliersi la maggior parte delle gocce d'acqua.
Comunque va bene! Basta che la mia vita rimanga alla normalità e che Saga stia al di fuori tutto!”
Ringhiò, avviandosi verso la porta finestra del Sanctuary. Doveva tornare dal fratello e gli altri, anche se il suo nervosismo era piuttosto evidente.
Rhadamanthys al contrario, ghignava, ma non maleficamente. Era invece soddisfatto di come la situazione si era capovolta a suo favore.
Sarebbe stato divertente per lui avere a che fare con Kanon Turunen, ne era sicuro e qualcosa gli diceva che non si sarebbe pentito del suo piano malefico.
 


Mi portai una mano sul viso, appena l'inglese finì di spiegare. Ora capivo molte cose...tra cui il comportamento strambo del mio migliore amico.
“In poche parole, ora ci sta provando con Kanon?”
Chiese a quel punto Manigoldo, guadagnandosi un'occhiataccia e il monospracciglio del biondo pericolosamente inarcati.
“Assolutamente no. Sto solamente giocando con lui.
Per quanto mi riguarda non è il mio tipo. E' un completo disastro, lo si vede da come è messa questa stanza.
Ha poi attentato alla mia vita con delle pinzette, quindi no. Direi proprio che con lui non ci può essere niente di più che un'amicizia o un gioco.”
Finì il suo whisky.
Stranamente ebbi la sensazione, dal suo tono di voce e dallo sguardo, che stesse mentendo. Avevo ormai fiuto per queste cose e forse quel singolo presentimento, si sarebbe trasformato ben presto in certezza.
Feci per commentare, ma vidi Kanon balzare gli ultimi tre gradini con agilità e raggiungerci al centro della stanza.
Era intento ad allacciarsi la cravatta...con non poche difficoltà.
“Hn...maledizione come diavolo ti devo sistemare?!”
Rimasi sbalordito.
“Kanon, non mi dirai che-” “Neanche tu sai farti il nodo?”
Chiese Manigoldo alla svelta, battendomi sul tempo. Il gemello alzò lo sguardo, lo fissò e dopo poco annuì.
Saltarono l'uno al collo dell'altro in un abbraccio fraterno di...due disperati.
Sospirai all'unisono con Rhada e ci scambiammo uno sguardo d'intesa.
“Sei messo bene anche tu con l'uomo.”


“Non è il mio uomo.”


“Hm, ne sei sicuro?”


“Si.”


“Ma proprio sicuro sicuro? Forse dovresti essere un po' più sincero con te stesso.”
Avvampai di colpo e mi misi a menar le mani per aria. Non mi accorsi di aver fatto anche un balzo da terra di qualche centimetro.
“Ti pare che io possa andare con uno che neanche sa farsi un nodo alla cravatta?! Ce ne vuole di fantasia!
Se proprio dovessi innamorarmi di un uomo, almeno dovrebbe essere ordinato ed intelligente!”
Manigoldo aguzzò nell'immediato i sensori che aveva al posto delle orecchie e rapidamente mi fu di fianco con Kanon.
“Ehi, io sono ordinato e intelligente!”
Protestò, gonfiando fiero il petto. Io storsi il naso, facendo una smorfia di dissenso.
“Allora io sono la regina Elisabetta!”
“Siete ringiovanita vostra altezza.”
Commentò l'inglese, suscitando una risata da parte di Kanon, ancora con la cravatta slacciata. Rhadamanthys rimase sorpreso della sua reazione, tanto che sbattè le palpebre più volte.
Si avvicinò poi al gemello, posandogli le mani sul colletto della camicia. Questi lo guardò intimorito in un primo momento.
“Stai tranquillo...non voglio mangiarti.”
Lessi come un 'Non ancora' negli occhi del biondo, ma mi astenni dal pronunciarmi.
Le sue pallide mani scivolarono lungo la cravatta ciana del gemello minore e abilmente ne intrecciò le parti, facendo un nodo ordinato e perfetto.
Fece poi passare l'indumento sotto la sua giacca, che abbottonò di conseguenza.
“Abbi un po' di malizia e tieniti la parte frontale senza pieghe. E' brutto vedere un gessato in disordine.”
Accennò un sorriso amichevole, portando le mani in tasca.
La sorpresa si fece largo sul volto di Kanon, che dovette deglutire e ringraziare, non in modo esplicito, ma con un gesto della testa, il biondo davanti a lui.
“Vedrò di farlo.
Comunque...Alb, Manigoldo, vi ringrazio per essere arrivati in mio soccorso. Ora però penso abbiate da fare.”
Sorrisi, ma venni afferrato nell'immediato per il polso.
“In effetti si! Dobbiamo un po' correre per cui- Ciao Rhada, ciao Kanon e- Dolcezza andiamo o Shion farà lo scalpo ad entrambi!”
Mi trascinò verso la porta, intimorito dall'immagine nella sua testa del cugino armato di rasoio.
Lo vidi rabbrividire. Salutai anche io l'inglese e il greco, che successivamente udii ridere una volta varcata la porta.
“Che ore abbiamo fatto?”
“Non voglio guardare l'orologio! Muoviamoci e basta, dobbiamo essere rapidi.”
Manigoldo balzò in sella alla moto e mi lanciò il casco, mentre si metteva il suo.
“Scusami, ma non voglio tu veda mio cugino con un diavolo per capello...anche se di sicuro avrai l'occasione di osservarlo in tutto il suo splendore tra poco.”
Sospirò e montai dietro di lui. Che detto così suona maledettamente male...
“Allora parti, non sono di certo qui per farti rallentare.”
Sorrisi, stringendolo da dietro.
“Bada però bene di non attentare di nuovo a qualche parte del mio corpo o quello che si ritrova senza capelli prima di mezzanotte, sei tu!”
Lo minacciai, guardandolo da sopra la spalla. Rise e diede un'accelerata improvvisa alla moto, facendone rombare il motore.
Farò del mio meglio.”
Ghignò e prima che potessi protestare, partì alla, quasi, massima velocità consentita.


Mentre guidava, mi misi a riflettere sul suo comportamento nei miei confronti. Era un po' inutile pensare, dato che farlo era controproducente per la mia testolina di pesce.
Sospirai e decisi dunque di prendere la giornata come veniva. Di sicuro anche quella sarebbe stata movimentata, ma avere quel granchio al mio fianco, un po' mi tranquillizzava.
Nonostante il suo carattere e i suoi...attentati, alla mia persona, non mi faceva per niente annoiare, anzi...era interessante vedere come si comportava.
“Manigoldo!”
Urlai, per far in modo che mi sentisse anche con il rombo del motore. In lontananza vidi il “Sanctuary”.
“Dimmi.” “Non rompere alcun piatto, mi raccomando! E dopo il lavoro pretendo la coppa al cioccolato di ieri!
Vedi di prepararmela bene e stavolta...con la panna!”
Dissi tutto con innocenza. Il mio lato da bambino spesso tornava a galla quando mi sentivo felice, urgeva quindi la presenza del cioccolato per placare quell'istinto infantile.
Naturalmente, Manigoldo scoppiò a ridere divertito, ma soddisfatto. Non notai tuttavia che il suo cervelletto da granchio, perverso come non pochi (Io ancora non lo sapevo.) alla parola 'Panna' aveva iniziato a ragionare in svariati modi.
“Tanta o poca?”
Mi chiese. Ovviamente, da ingenuo pesciolino quale ero, risposi con innocenza e purezza assoluta.
“Tanta!”
Inconsapevolmente, provocai un ghigno nel mio compare...che non vidi a causa del casco.
Ero felice, ma ingenuo.
Mi cacciavo nei guai da solo e mi apprestavo a caderci con tutte le scarpe. Che bella serata mi si stava parando di fronte.
In compagnia di me medesimo e di un pericolo ambulante per i miei sentimenti, il mio autocontrollo e...la mia completa persona: Manigoldo Doukas.

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Angolo dell'autrice:
Salut madame et monsieur, tutto bene? Vi sono mancata? *Si odono vocine dagli inferi:" Potevi stare dove stavi"*
Ordunque, voci a parte, rieccomi con un altro capitolo!
Non penso che nelle prossime settimane potrò essere frequente con le pubblicazioni, lo studio mi sta uccidendo e spero seriamente di uscire viva da questo mese e il prossimo Vedrò comunque di abbozzare il prossimo capitolo e scriverlo per bene uwu
Bando alle ciance e diciamo un paio di cose su questo:
Primo: non pensavo l'avrei pubblicato il giorno del mio compleanno (Il pesciolino che è in me è tutto felice <3 Albafica invece mi vuole uccidere, ma ehi, è lui il protagonista della Fan Fic.)
Secondo: Perdonatemi se ho citato Cinquanta sfumature di roba, ma in questo periodo mi hanno letteralmente lacerato e rotto le tube di falloppio con quel libro e film, per cui dovevo essere cattiva ç.ç
Terzo: mi sto divulgando troppo, di solito non scrivo mai tanto nel mio angolino XD
Comunque come al solito ringrazio tutti coloro che leggono e seguono le mie Fic e naturalmente, chi recensisce (Sappiate che le vostre analisi del mio testo mi fanno veramente piacere e spero di non deludere nessuno con lo scorrere della trama!)
Detto questo, vi auguro come al solito una buona, piacevole e scorrevole lettura del capitolo!
Alla prossima, Tchüss
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield.
 


 

   
 
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