Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: Light Clary    25/02/2015    3 recensioni
♬ Rossana credeva che la sua vita fosse perfetta. Era una semplice ragazzina di diciassette anni con una fama internazionale, fin quando un incontro inatteso non le ha rivelato di essere l'ultima discendente della stirpe degli Angeli Guardiani.
Tocca a lei e a Eric, intrepido ragazzo Demone, ad affrontare mille peripezie tra Vampiri, Streghe e Mostri, per salvare il fantastico mondo di IMPERIA. I due scopriranno presto di appartenere l'uno all'altro, ma potrà la loro unione sconfiggere la forza oscura che vuole impossessarsi dei loro cuori e annientare l'umanità? ♬
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Quando l’aereo atterrò e la voce dell’altoparlante annunciò l’arrivo a New York, Rossana sobbalzò dalla sua vocetta stridula risvegliandosi da un sogno durato cinque ore. Si stropicciò gli occhi e diede un’occhiata all’orologio. Erano le sei del pomeriggio. Avevano volato per tutta la notte. Fortunatamente erano arrivati. Non ne poteva più di restarsene seduta senza fare niente. Scese dall’areo e prese un taxi già prenotato, che la portò fuori dall’aeroporto. Infiniti palazzi si stagliarono di fronte a lei, che si sentì come una formica in mezzo a dei dinosauri. Le strade erano popolate di gente di ogni tipo di nazione, dalla Cina alla Russia, dall’Africa all’India. Sembrava di visitare poco a poco uno stato per volta. Sui grattaceli più alti c’erano i maxischermi che trasmettevano le dirette televisive o spot pubblicitari.
Incantata da tanto splendore, Rossana non si accorse di essere giunti al porto. Dopo essersi fatta perquisire e mostrato documenti, si strinse più nella giacca a vento, si sistemò meglio la sciarpa sulla bocca e gli occhiali neri e salì sul traghetto che l’avrebbe portata all’hotel. Durante la traversata, scorse in lontananza, nelle vicinanze di Manhattan, Liberty Island, dove splendeva in tutta la maestosità la famosa statua con la fiaccola della Libertà. Fece alcune foto e poi restò seduta ad ammirare i turisti che non la smettevano invece coi selfie. Poggiò meglio il cappello di lana sui lunghi capelli castani. Era in incognito. Appena arrivata a New York non ci teneva ad essere riconosciuta e subito assillata di interviste. Ora l’importante era arrivare nell’albergo, sistemarsi per bene e prepararsi alla riunione coi comitati logistici del suo prossimo concerto. Avrebbe incontrato i produttori quella sera.
Rimase ancora rapita. La bellezza di quel luogo era unica e le occasioni per ammirarla fino in fondo erano rare. Almeno per lei.
Quando il traghettò si fermò e lei scese, trovò un uomo ad attenderla. Teneva in alto un cartello dove c’era scritto il suo nome in codice: Sana.
Raggiungendolo riconobbe colui che solo la settimana scorsa aveva visto nella videochiamata con la mamma, per organizzare tutti i dettagli del viaggio.
-Welcome, Sana! – la salutò col suo accento inglese, prendendole la mano. Era un tipetto sui trent’anni con folti capelli neri, occhi grigi e baffetti strambi: - I’m James! Io sono James e sarò il tuo manager per il periodo che passerai qui in the U.S.A.
-Nice to meet you – lo salutò Rossana ricordandosi un po’ d’inglese a stento.
James la fece camminare per un pochino e intanto le spiegava il programma. Nel frattempo tirava la valigia al posto suo e si assicurava che gente indiscreta con macchine fotografiche non fosse in circolazione.
L’hotel si presentò di fronte a loro con l’insegna luccicante: MELCHIOR.
Doveva avere all’incirca quindici piani, contò Rossana, era dipinto di mattoni rosa chiaro e con tendaggi bianchi su tutte le finestre. Attraversarono la porta girevole e subito si ritrovarono nel grandissimo e meraviglioso atrio. Trovarono una fila incredibile di fronte la reception, ma quando fu il loro turno, James prese soltanto la chiave già fatta mettere da parte e condusse la ragazza in ascensore.
Questa salì di tre piani, soffermandosi sul quarto. Il corridoio lussureggiato, con una fila di lampadari cristallini ai bordi del soffitto, li condusse di fronte una porta con la targa di ottone numero 172.
-Ho scelto per te solo one of the most confort room, Sana – la informò James aprendo la porta.
La stanza era divisa in tre stanze. La prima, un piccolo salotto con TV a maxi schermo, la seconda un lettone gigante con piccolo frigorifero, vista mozzafiato, armadio gigante, scrivania e poltrona, la terza un bagno nobile che conteneva una vasca con funzione di idromassaggio e sauna.
-E’ di tuo gradimento? – chiese James.
Rossana annuì: - Credo che sia perfetto.
-Very Well! – l’uomo buttò sul lettone la valigia della ragazza e diede lei un foglietto con un numero di telefono – Allora hai fino a stasera per prepararti con calma. I dirigenti ti aspettano nell’aula magna at 9 o ‘clock . Chiamami quando are ready! Qui ci sono my number and the kitchen’s number. Così potrai ordinare il servizio in camera. Beh, bye bye, my dear! – e detto questo James se ne andò lasciandola da sola nella sua camera.
Dopo essersi ben accertata che non ci fosse nessuno dietro la porta, la ragazza si liberò. Si tolse il cappello scrollandosi i lunghi capelli nocciola. Gettò via occhiali e sciarpa e buttò per terra il giubbino. Sentendosi finalmente un’altra persona, si gettò sul letto cominciando a saltare e a ridere rilassata. Rimase lì sdraiata a fissare il soffitto per un po’, poi prese il suo iphone e digitò il numero della madre.
-Ei, sono arrivata! – comunicò quando lei rispose.
-Davvero? E racconta, com’è la Grande Mela? – chiese la signora curiosa.
-Oh, sapessi! Una cosa incredibile! Mi sembra di trovarmi nella città dei sogni.
-Ah sì? E com’è il signor Lyon James?
-Lo conosco appena. Ma è un tipo okay. Almeno credo.
-Bene. E stasera cosa farai?
-Parlerò con gli amministratori e poi credo che mi godrò un po’ di relax.
-Sappi che non durerà a lungo. Il concerto è vicino.
-Lo so, lo so. Ma stai tranquilla. Quando mi vedrai da casa in televisione, sarai fiera di me.
-Lo sono già. Ora devo andare. Ti voglio bene.
-Anche io. Un bacio.
Chiuse la conversazione e poi aprì la valigia. Frugando tra i tanti vestiti che si era portata, estrasse un libretto di seconda mano che era la sua agenda. Non le importava granché scriverci dentro qualcosa. Le bastò aprirlo e tirare fuori un portachiavi che faceva da segnalibro.
Si trattava del suo portafortuna. Era un bel portachiavi a forma di rosa con una gemma rossa incastonata nel mezzo. Lo appendeva ai jeans, sulle maniche dei vestiti o ai braccialetti sul polso durante le sue esibizioni. In questo modo non si sentiva insicura di sbagliare qualcosa sul palco di fronte tante persone. Era un regalo di sua nonna, che le disse prima del suo ultimo respiro, che non lo aveva donato neanche a sua mamma, sua unica figlia, pensando che dovesse appartenere ad una persona speciale. Rossana si sentiva speciale, possedendo quell’oggetto.
Lo strinse inviando un dolce pensiero alla nonna defunta e lo rimise al suo posto. Prese invece da un cestino nel bagno, riviste e giornali recenti lasciati dai dipendenti. Si soffermò su un articolo che parlava proprio di lei. In più era scritto nella sua lingua! Avevano pensato a tutto quelli!

Rossana richiuse il giornale sospirando divertita. Ancora nessuno lì a New York sapeva del suo arrivo. Chissà come avrebbero reagito i suoi fan una volta saputa la notizia. Non si lamentava molto della sua fama. Ma l’amava. E come se l’amava.
Era felice di poter dimostrare il suo amore per la musica in quel modo. Davanti migliaia di persone che sognavano alla melodia della sua voce.
Si sentiva la ragazza più fortunata del mondo. Peccato non condividere quei bellissimi momenti con Funny e Alyssa, le sue migliori amiche rimaste a casa.
Pensò di fare loro una videochiamata, ma lanciando un’occhiata all’orologio si rese conto di non avere molto tempo per farsi un bagno, rilassarsi, mangiare con calma e prepararsi con l’incontro coi diligenti.
Fece scorrere acqua calda nella vasca e non pensò a nulla, restando a mollo per più di trenta minuti.

 
  
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