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Autore: Zamy123    25/02/2015    1 recensioni
Ogni volta che entrava nel Reattore, esattamente come quella volta, la sua mente si riempiva di voci, voci dal passato, voci che minacciavano di ucciderlo, voci che lo chiamavano, tirandolo verso di loro.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cloud Strife, Sephiroth, Zack Fair
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I SAW AN ANGEL

By Zamy123

Capitolo 4 – IL PERICOLO È SEMPRE IN AGGUATO


“Dobbiamo tornare a Midgar tra tre giorni?” ripeté stupito Cloud quando il generale gli spiegò ciò che avrebbero dovuto fare.

Zack seduto in un angolo del divano prese la parola e disse:

“Si. Fino al giorno della partenza, tu potrai rimanere qui, mentre io e Sephiroth prenderemo una stanza all'Hotel della locanda.”

“Vorrete scherzare!” esclamò la signora Strife facendo irruzione nella stanza e portando loro la colazione, anche se ormai erano le undici “Vi ospiteremo noi qui. Il posto c'è e a me fa piacere avere degli ospiti!” trattenne a stento un sorriso rivolto al generale e, lasciato il vassoio colmo di ciambelle, dolci, latte e te sul tavolo, tornò in cucina, occupata dai suoi lavori.

“Mia madre ha ragione, perché non vi fermate qui prima di partire?”

Sephiroth mostrò uno sguardo scettico alla proposta del giovane, ma Zack lo precedette ed esclamò:

“Ottima idea! Anche perché tua madre fa delle torte ottime!” aggiunse addentando una grossa fetta di Cheese Cake che la donna aveva lasciato loro.

Il generale sgranò gli occhi, ma scosse le spalle e prese una ciambella dal vassoio. Sicuramente Zack aveva fatto quella scelta con un motivo particolare. Quel ragazzo aveva abbastanza coscienza da riuscire a valutare cosa fare.

Nel pomeriggio Sephiroth e Zack lasciarono la casa con la scusa di allenarsi da qualche parte, ma in realtà dovevano parlare ben di altro.

“Mi spiegheresti perché hai accettato l'invito di Cloud?”

“Così possiamo tenerlo d'occhio anche in questi giorni. Se stiamo a casa sua sarà più facile controllarlo senza destare sospetti, non credi? Anche perché...” abbassò la voce facendosi sentire solo da Sephiroth “...ho notato come ti guarda la madre di Cloud!”

“Ma per favore! A parte il fatto che potrebbe essere mia madre, la mia non è una vita che può permettersi una relazione al di fuori dell'esercito della Shinra. Non ho la possibilità di costruirmi una famiglia. Non voglio affezionarmi a nessuno.”

Zack lo guardò improvvisamente serio:

“Per quale motivo?”

“Genesis e Angeal. Ero affezionato a loro, e tanto. Una delle prime missioni che mi hanno affibbiato subito dopo esserci conosciuti era una delle 'Missioni senza ritorno', come le avevano definite alcuni dei Soldier più anziani. Erano missioni in cui la probabilità di riuscire a portare a termine gli obbiettivi e riuscire a salvarsi la vita erano minime se non nulle.

In quella missione, su 20 Soldier e 40 Fanti, siamo tornati in soli 7 Soldier. Ho rischiato di morire chissà quante volte. Ogni volta che tornavo alla base, da lontano vedevo i volti ansiosi di quei due che si preoccupavano tanto per me. Non appena mi vedevano tiravano un sospiro di sollievo, ma quegli sguardi così tesi...

E poi c'erano coloro che cercavano i loro amici, ma non li trovavano; li speravano dispersi, finché non trovavano il loro nome scritto sull'elenco delle vittime. A quel punto il loro dolore era immenso. Imparagonabile a qualsiasi sofferenza fisica mai sopportata.

Un dolore che ho provato quando ho saputo della scomparsa di Angeal e Genesis. Stavo impazzendo, avevo paura di rimanere solo, senza nessuno che mi potesse aiutare. Poi ho trovato qualcuno che, strano a credersi, stava peggio di me.” e detto ciò rivolse uno sguardo cupo a Zack “Non ho mai compreso davvero quanto ti mancasse Angeal, Zack. Ti ho sempre considerato un marmocchio, anzi, per usare le parole di Angeal, un cucciolo, che correva sempre dietro al suo maestro, amante del rischio e del mettersi perennemente nei guai, scomodando la vita a tutti, soprattutto me!” esclamò ironizzando quell'ultima frase, tanto che Zack rise di gusto, ricordando tutte le volte che il generale aveva dovuto 'tenere d'occhio il cucciolo', come gli chiedeva sempre Angeal, se non fosse che questo cucciolo gli faceva passare le pene dell'Inferno.

“Quando se n'è andato, tu sei cambiato di colpo. Non parlavi con nessuno, eri sempre serio e fissato con il dovere e il portare a compimento le missioni a qualsiasi costo. Non ti riconoscevo più. Poi, grazie al Cielo, le cose le cose sono tornate alla normalità, ma solo in quel momento mi sono accorto che non ero l'unico ad aver perso delle persone importanti.”

Zack accennò un sorriso e scrollando le spalle,lasciò ricadere la testa all'indietro osservando il cielo azzurro di quel pomeriggio e disse:

“Perciò non vuoi affezionarti agli altri per non farli soffrire e per non far soffrire te stesso?!”

“In parole semplici, si. È così. Non so proteggere le persone che mi stanno vicino; che senso ha affezionarmi a qualcuno, se so già che non saprò proteggerlo?!” domandò con un tono incupito il generale.

“Io non credo. Se tu non fossi in grado di proteggere le persone che ti stanno vicino, non avresti salvato Cloud l'altro giorno. Non avresti fatto di tutto per riportare indietro Angeal e Genesis. Purtroppo loro non torneranno, ma di sicuro hanno apprezzato il tuo gesto! Così come l'ho apprezzato io, generale!” e detto ciò allungò la mano chiusa a pugno verso di lui, che la guardò storto chinando il capo e non capendo cosa volesse dire:

“Devi darmi il pugno! Così!” esclamò Zack facendo incontrare i suoi due pugni uno contro l'altro, come dimostrazione pratica di quello che Sephiroth doveva fare.

Continuando a non capire cosa volesse significare quel gesto, il generale guardò il suo pugno chiuso e lo avvicinò piano a quello del ragazzo, finché le nocche delle due mani non si toccarono.

“Bravo! Vedi? Non è difficile!”

“Già, ma cosa significava?”

“È un legame! Un'intimazione a dare il massimo! È tutto quello che vuoi che sia!” esclamò Zack con un sorriso che ricordava molto quello di un tossicodipendente che si era appena fatto di qualcosa di pesante dopo due settimane di astinenza.

“Mi chiedo se Hojo non ti abbia iniettato della droga al posto dell'Energia Mako, ragazzo!” esclamò Sephiroth passandosi una mano tra i capelli lunghi.


Il mattino dopo la signora Strife annunciò che sarebbe rimasta fuori città per qualche giorno e avrebbe lasciato la casa sotto la completa custodia del figlio e dei due ospiti. Le giornate in quel paesino piccolo e sperduto passavano piuttosto lente e, oltre ad allenarsi combattendo contro i mostriciattoli che giravano sulle montagne lì intorno, non c'era molto altro da fare.

“Domani pomeriggio partiamo e ce ne torniamo a Midgar!” esclamò con una vaga nota di sollievo il generale sedendosi a tavola con i due sottoposti e consumando la cena che Cloud aveva preparato loro.

“Come ci sistemeremo?” domandò Cloud, sapendo solo che lui e Zack sarebbero andati a vivere da qualche parte insieme per riuscire a proteggersi a vicenda.

“Beh, alla Shinra i dormitori sono tutti occupati” mentì Sephiroth “Ma vi hanno fornito i fondi per riuscire a prendere un appartamento lì in città.”

“In base al capitale, vedremo cosa possiamo permetterci. A te va bene andare a cercare qualcosa non appena saremo arrivati, Cloud?” gli chiese Zack bevendo un sorso dal suo bicchiere.

Il biondino annuì con gli occhi bassi, imbarazzatissimo, continuò a mangiare in silenzio.

Era assurdo quanto quel Soldier lo facesse sentire a disagio.

Dopo cena Sephiroth, senza nemmeno cambiarsi si buttò sul divano dove aveva dormito fino a quel giorno, pregando i suoi compagni di non disturbarlo, ammonimento rivolto in maniera particolare a Zack.

“Dev'essere davvero stanco...” osservò Cloud lanciando uno sguardo al suo generale sdraiato su quella branda di fortuna, troppo piccola per la sua smisurata altezza. I capelli lunghi e argentanti ricadevano lisci sul cuscino e addirittura sul pavimento. Gli occhi erano chiusi, ma, Zack lo sapeva bene ormai, non stava dormendo; di solito, quando dormiva, era più rilassato.

“Non si è nemmeno tolto il giaccone!” aggiunse sporgendosi dallo schienale del divano.

“Hai ragione!” esclamò Zack con un sorriso malvagio “Non preoccuparti, ci penso io!”

Cloud decise che non voleva proprio assistere a un probabile scherzo di Zack a Sephiroth, quella sera, perciò si diresse verso il bagno per farsi una doccia e rilassarsi dagli avvenimenti di quegli ultimi giorni.

Si stava ancora lavando quando la voce potente e molto arrabbiata di Sephiroth ruppe il silenzio:

“Zack! Ma cos'hai, cinque anni?! Mi hai messo la mano nell'acqua per farmi pisciare sotto! Giuro che se ti metto le mani addosso ti apro in due senza usare la masamune!”. Dal canto suo, Zack si stava strozzando in due dalle risate, rotolando per terra senza un ritegno.

“Dormo con un occhio aperto, stanotte. Piuttosto che svegliarmi con il terrore che tu mi abbia giocato qualche tiro, preferisco passare la notte in bianco!” continuò il generale, seguito da un sonoro tonfo che Cloud immaginò fosse la scarpa di Sephiroth contro il sedere di Zack.

Il ragazzo scosse la testa scrollandosi l'acqua dai capelli e, conclusa la doccia, uscì dal bagno con l'asciugamano che gli copriva in modo alquanto sensuale il bacino e i fianchi.

“Cloud, avrei bisogno di un...” iniziò Zack uscendo nel corridoio praticamente a neanche due metri da Cloud, ma si bloccò non appena vide il misero abbigliamento del ragazzo che avvampò all'istante, sgranando gli occhi.

“OssantoGenesis... Sacrosantissimo Loveless...” mormorò il moro sparando parole a caso, senza nemmeno capire chi fosse.

“D...Dimmi, Zack.” rispose Cloud agguantando la prima maglietta che gli capitò e infilandosela. Purtroppo non si accorse che quella era una delle vecchie maglie di suo padre, molto larga per il suo corpo piccolo e magro, che gli arrivava fino a metà coscia; ma il movimento troppo affrettato, fece purtroppo sciogliere il nodo che Cloud aveva fatto all'asciugamano, lasciandolo nudo, coperto solo dalla maglia.

Cloud guardò imbarazzatissimo l'asciugamano caduto a terra, mentre Zack dovette portarsi prontamente una mano sul viso, cercando di bloccare il sangue che gli stava per scendere dal naso.

“Volevo dire... ehm... Scusami, un momento di amnesia. Oh, giusto! Sai dove posso prendere una coperta?”

“Nell'armadio. Aspetta un momento, te la porterò io!” rispose in fretta il ragazzo vestendosi.

Zack annuì e lasciò Cloud, traballando sulle gambe lungo il corridoio, fino in salotto, dove si accasciò sfinito sulla poltrona. Si passò una mano sul viso, sulla fronte e infine tra i capelli, pensando tra sé e sé:

“Sarà molto dura...”. Lo sguardo gli cadde involontariamente sul cavallo dei pantaloni e aggiunse:

“Ecco, appunto...”.


“Zack. Ho la coperta che mi avevi chiesto.” esclamò Cloud a voce alta aprendo la porta del salotto, ma Zack gli si parò davanti portando un dito sulle sue labbra, intimandogli di far silenzio. Cloud annuì piano, visibilmente scosso dall'apparizione improvvisa del ragazzo ed entrò nel salotto. Lanciò uno sguardo a Sephiroth: era riverso sul divano, attorcigliato su sé stesso in una posizione di cui Cloud non riuscì ad afferrare il senso e dormiva beatamente, russando come un animale con dei problemi.

“Ti ringrazio, Cloud. Lasciala pure qui. Mi cambio e vado a dormire.” e con quelle parole, Zack girò la schiena al biondino e si tolse la maglietta cercando con lo sguardo il maglioncino che la signora Strife gli aveva lasciato.

Dal canto suo, Cloud arrossì nel vedere il corpo nudo di Zack, quella schiena così perfetta, come scolpita nel marmo. Gli occhi gli si mossero verso il fianco del ragazzo, guardando la profonda ferita di qualche giorno prima, quella ferita che lui gli aveva curato.

La mente di Cloud tornò indietro a quel giorno. Per curargli la ferita, sua madre aveva insistito per togliergli almeno la maglia, lasciando al figlio il compito di denudarlo. In quel momento si era sentito un po' perverso; non poteva certo negare che gli fosse venuto il pensiero, ma era riuscito a scacciarlo abbastanza facilmente.

Perché ora non ci riusciva? Perché aveva quel profondo desiderio di toccarlo, sentire quella pelle calda sotto le sue dita.

“Cloud!” lo chiamò Zack sventolandogli la mano davanti agli occhi per risvegliarlo dalla sua trance.

'Al diavolo, Zack... Rivestiti, merda!' pensò Cloud ancora più imbarazzato distogliendo lo sguardo dal petto nudo del moro.

Ma fu tutto inutile, anzi, mentre era intento a cercare un altro oggetto di interesse che non fosse quel semidio, bello come il Sole, sentì una mano caldissima posarsi prima sulla sua fronte e poi sulla sua guancia.

“Stai bene? Mi sembri accaldato!” esclamò lui alzando leggermente il viso del biondino, senza ovviamente migliorare la sua condizione.

Cloud scosse energicamente la testa e sorrise cercando di sembrare normale.

“Sarà stata la doccia!”.

Il suo sguardo cadde sulla poltrona, già allestita come letto per Zack, e il biondino esclamò:

“Tu dormirai lì?”.

“Devo...” sospirò Zack lanciando uno sguardo carico d'odio a Sephiroth “Questo idiota si è preso tutto il divano per sé...”.

“Perché non vieni a dormire con me?”.

Persino Cloud si stupì di ciò che aveva appena detto, ma la voce l'aveva tradito, parlando prima di aver pensato.

“Scusami?!” balbettò senza parole Zack guardandolo ad occhi sgranati. L'aveva detto seriamente?! Cloud gli aveva proposto di dormire con lui?!

“Oh! No, aspetto, ho formulato male la frase! Intendo dire, ho visto che la ferita non è ancora del tutto guarita e non voglio farti dormire accucciato su una poltrona come un barbone! Se avessi saputo che dormivi lì ti avrei dato il mio letto molto prima. Se vuoi posso lasciarti il letto. Io dormirò qui o nel letto di mia madre. Tanto lei non c'è!”.

“Oh capisco.” mormorò Zack, rabbuiato dalle sue ultime parole.

“Perché quella faccia?” gli chiese Cloud cercando di mostrare un tono normale.

“Beh... non voglio sfrattarti. Non preoccuparti, dormirò qui.”.

“Vorrai scherzare!” esclamò irritato Cloud. Gli afferrò il polso e lo trascinò in camera sua, mentre dietro di lui, Zack, vagamente confuso dal suo comportamento, lo seguiva cercando di non inciampare nelle scale.

“Questa scena mi ricorda qualcosa...” sospirò il moro quando Cloud lo spinse nella stanza chiudendosi la porta alle spalle “A te no?”.

Cloud si bloccò sulla porta rammentando cos'era successo qualche giorno prima.

“Cloud, stai bene?”

“Perché quel giorno mi hai trattato in quel modo?” gli chiese tutto ad un tratto, ignorando le sue parole.

“Parli di quando siamo tornati a casa dopo l'incidente al Reattore?”. Cloud non aprì bocca, si limitò ad abbassare gli occhi, continuando a dargli le spalle.

“Se te lo dicessi non ci crederesti, Cloud.” continuò Zack lasciandosi sfuggire un sorriso ironico.

“Provaci e basta, allora, no?!” esclamò esasperato Cloud girandosi di scatto, ma si fermò all'improvviso trovandosi il viso di Zack a pochi centimetri dal suo.

Il biondo arrossì di colpo e Zack rise piano quasi divertito dall'innocenza e dalla dolcezza del giovane. Gli carezzò i capelli chiari, ma Cloud sembrò impaziente e piuttosto infastidito dal comportamento calmo del ragazzo e alzandosi deciso sulle punte avvicino il suo viso al suo, finché le loro labbra non si toccarono.

Zack rimase fermo, alzando solo d'istinto le mani verso le braccia di Cloud, ma la sua mente era confusa, estasiata da ciò che gli stava succedendo; sentiva il corpo bruciargli come immerso nel fuoco.

Cloud si allontanò piano dalle labbra umide del moro, tremando dall'emozione.

L'aveva fatto... L'aveva fatto davvero.

Sentiva che Zack continuava a fissarlo; si sentiva il suo sguardo addosso, più pesante di un macigno.

Voleva sprofondare, fino all'Inferno; sentiva l'oppressione che lo uccideva. Non sembrava una brutta morte... Morire di vergogna.

Ci ripensò un momento. No, era una morde decisamente terribile. Voleva sparire da lì.

Due grandi mani lo presero per le spalle e lo tirarono avanti, finché Cloud non si trovò accoccolato tra le braccia di Zack che lo premevano contro il suo petto nudo.

Con il volto appoggiato poco sotto la sua spalla, il giovane Fante sentì distintamente un rumore.

TU-TUM TU-TUM TU-TUM...

Un rumore ovattato, ma chiarissimo. Appoggiò l'orecchio sul suo petto e il rumore si fece più forte.

“Il tuo cuore...” mormorò Cloud “Sta battendo fortissimo.”

Zack rise sommessamente e rispose piano:

“È colpa tua, Cloud. È solo colpa tua.”

Cloud tremò dalla felicità, fremendo per la commozione e strinse a sé il Soldier che intanto continuava a baciarlo dolcemente sulla fronte e sul collo.

“Zack...” mormorò languido Cloud, ormai invaso dal desiderio e dalla rovente passione che lo stava divorando. “Stanotte dormi qui... con me. Non lasciarmi solo.”

Zack, piacevolmente colpito da quelle parole, liberò un sorriso affettuoso, mentre una lacrima carica di felicità gli rigava il volto. Strinse ancora più forte il biondino e gli sussurrò all'orecchio:

“Non ti lascerò solo, Cloud. È una promessa.”


Cloud aprì gli occhi. Caldo...

Si girò piano nel letto, guardando il ragazzo addormentato accanto a lui e gli carezzò il volto con un sorriso.

Si alzò lentamente, infastidito dal caldo insopportabile che faceva in quella stanza, diretto verso la finestra per aprirla, ma quando si avvicinò al vetro rimase senza fiato.

“Non voglio crederci...” mormorò piano.

Nibelheim bruciava.

Le case e i negozi in fiamme; la piazza brulicava di persone che cercavano di mettersi in salvo lontano dal fuoco e dal fumo. Tutto era sommerso nel caos.

Cloud si precipitò fuori dalla stanza, scendendo in fretta le scale, fino al salotto, ma di Sephiroth non c'era traccia. Le fiamme stavano divorando la cucina e l'ingresso: presto avrebbero raggiunto il piano superiore.

Svegliò Zack in modo parecchio violento, ma non c'era tempo da perdere. Scesero al piano inferiore e passando in mezzo alla fittissima nube di fumo attraversarono il salotto e, sfondando la finestra con una spallata, riuscirono a uscire e a trarsi in salvo.

“Sephiroth!” urlò Zack cercando il suo generale, correndo in mezzo alla folla riunitasi nella piazza, mentre Cloud gli stava faticosamente alle calcagna.

“Zack! E se fosse andato al Reattore?” ipotizzò Cloud, trattenendo il ragazzo per il polso e lanciando uno sguardo al Monte Nibel.

“Muoviamoci!” esclamò il Soldier improvvisamente preoccupato, ricordando la reazione di Sephiroth l'ultima volta che erano stati lì.

Mentre correvano verso il passo tra le montagne, Zack pregò con tutto il cuore che non fosse troppo tardi.





Cloud: (balletto spastico) Ho vinto Zack! *w*

Zamy: È solo perché sei carino e puccioso, Cloud, sappilo!

Angelica... Angeal: ABBIAMO LE PIUME DI CHOCOBOOOOOOO!!!

Zafferano... Sephiroth: Genesis non è stato zitto un attimo... Non mandarmi più via con lui!

Zamy: Abbiamo continuato questa cosa... ehm... Fanfiction!

Sephiroth: Ho paura...

Angeal: Anch'io...

Geronimo... Genesis: My friend...Your desire... Is the bringer of life...

Sephiroth: ...THE GIFT OF THE GODDESS!!! NON TI SOPPORTO PIU'! Ormai l'ho imparato a memoria, Gerry!

Zamy: Se avete finito -.-... Allora... Zack, tu sei stato il protagonista più protagonista in questo capitolo quindi hai anche l'obbligo, volevo dire l'onore di concluderlo!

Zack: Oh. Uhm... Ringrazio la giuria per l'Oscar di attore più figo con i capelli neri e una spada strafiga, stracciando il mio caro mentore, Angelica.

Angeal: (killer mode on) -.-

Zack: Che dopo mi ucciderà... Oh beh insomma, il prossimo dovrebbe essere l'ultimo capitolo, ma noi ovviamente non ce ne andremo mai!

Zamy: Sfortunatamente... u.u Questi qui si sono accampati nel mio salotto...

Zack: Alla prossima con: I SAW AN ANGEL.

Genesis: I OFFER THEE THIS SILENT SACRIFICE!

Sephiroth: Qualcuno mi trattenga o lo ammazzo sul serio... σ.σ

  
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