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Autore: Lunete    26/02/2015    1 recensioni
Lui, un ragazzo con molte insicurezze ma con un futuro segnato dal suo sangue. Lei, una maga dal passato oscuro ed un destino terribile che l'attende. Due anime che si incontrano in un presente incerto, pronti a combattere per il loro mondo anche se il rischio di pagare un alto prezzo per le loro azioni è elevato.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 – Unione
 

Non passavo giorno senza ringraziare Duncan per quello che aveva fatto per me. Mi aveva liberato da un destino che non volevo e che mi avrebbe incatenato per sempre alla Chiesa: per carità, al Creatore ci credevo, ma non così tanto da immolarmi alla causa.
Del giorno in cui Duncan chiese il permesso di portarmi via dal tempio e fare di me un Custode Grigio, la cosa migliore che ricordavo era la faccia di Georgina. Dapprima era incredula, come se gli stessero facendo un brutto scherzo. Poi sfoderò il cipiglio delle grandi occasioni, ancora più autoritario di quello normale. Quando capì che quella mossa non funzionava su Duncan, cominciò ad urlare. Non avrebbe mai e poi mai acconsentito che un ragazzo che era stato cresciuto, nutrito, educato dal tempio se ne andasse senza ricambiare il favore con la propria fedeltà.
Mardon, dal canto suo non sapeva che pesci pigliare. Tentò di dissuadere Duncan, dicendogli che nonostante io avessi fallito la mia prova alla Torre restavo comunque uno dei migliori spadaccini tra i cadetti, quindi non mi avrebbe ceduto tanto facilmente ai Custodi.
Duncan cercò di risolvere la questione in modo pacifico, ma si trovò di fronte ad un muro invalicabile; ad un certo punto incrociò il mio sguardo e probabilmente vi lesse tutte le speranze che avevo riposto in lui.
«Invoco il Diritto di Coscrizione» disse tranquillamente: una frase che nella sua semplicità racchiudeva un enorme potere. A quel punto le proteste della venerata madre e di Mardon non significavano nulla: nessuno poteva opporsi al Diritto di Coscrizione, nemmeno il re.
Il Diritto di Coscrizione era una prerogativa dei Custodi Grigi: in base a vecchie leggi e accordi presi con vari regni del Thedas, i Custodi potevano accaparrarsi tutto ciò di cui avevano bisogno in tempo di Flagello, che fossero cose o persone non vi era alcuna differenza.

Così partii con Duncan, lasciandomi alla spalle una grossa fetta della mia vita, ma senza alcun rimpianto.
Percorremmo in tranquillità la strada che portava dal tempio alla nostra destinazione: Duncan mi spiegò che eravamo diretti al quartier generale dei Custodi Grigi del Ferelden, chiamata “Fortezza”. Mentre fantasticavo su chissà quale enorme proprietà avrei trascorso il resto della mia vita, arrivammo davanti ad una piccola roccaforte, per buona metà crollata e l'altra metà si reggeva in piedi per pura fortuna, oppure per magia: non avrei saputo distinguerle l'una dall'altra.
«Benvenuto alla Fortezza» mi disse sorridendo Duncan, vedendo la mia espressione allibita.
All'entrata dell'edificio in rovina ci accolse un nano calvo ma con una lunga barba nera intrecciata e una grossa cicatrice che gli solcava la metà sinistra del volto.
«E così hai trovato un nuovo pivello, eh Duncan?» disse squadrandomi dal basso verso l'alto con fare pratico «beh, almeno sembra sappia il fatto suo».
Duncan mi diede una grossa pacca sulla schiena, invitandomi ad entrare « Alistair ti presento Oswen, uno dei nostri migliori strateghi...»
«Vorrai dire IL migliore stratega!» ribattè Oswen, ridendo sguaiatamente, poi si rivolse a me «bene pivello, sono felice di fare la tua conoscenza ma non aspettarti nessuna smanceria, quindi fila subito dentro!».

Alla Fortezza erano presenti circa una ventina di Custodi, quasi tutti umani, tutti sopra i 35 anni e...nessuna donna. No davvero. Finalmente ero libero dai templari e dalla Chiesa e non avevo nemmeno una minima possibilità di darmi da fare?!
Quel giorno Duncan me li presentò tutti uno dopo l'altro; una sfilza di nomi che sapevo già avrei scordato subito, così mi impegnai a cercare qualche particolare che mi aiutasse a ricordarli.
Oltre a Oswen con la sua grossa cicatrice, c'erano anche Allarich, un elfo Dalish a cui mancava un orecchio, Torch, un arciere a cui mancavano l'indice ed il medio della mano sinistra, Wendon, un ex brigante il cui sorriso esibiva parecchi denti spezzati, e Milos, un mago a cui mancava buona parte della gamba destra (sostituita da una gamba di legno). Tutti gli altri esibivano varie cicatrici in varie parti del corpo, nessuna grossa come quella di Oswen, ma che comunque per me rappresentavano una fonte di preoccupazione. Insomma, pur essendo cresciuto come soldato, non mi piaceva l'idea di collezionare segni e solchi in parti più o meno coperte del mio corpo!
I primi giorni li passai ad ambientarmi nella Fortezza: era un vecchio edificio dell'epoca Tevinter, donato da re Maric ai Custodi quando li riammise nel Ferelden vent'anni prima. Purtroppo il suo antico splendore – sempre che ne avesse avuto uno, di splendore – era andato a farsi benedire: un'intera ala era totalmente crollata ed inagibile mentre la parte che veniva utilizzata dai Custodi era in condizioni pessime: buchi sul soffitto che lasciavano entrare la pioggia, tane di nug ovunque e spifferi a non finire. Nonostante ciò però manteneva un certo fascino, che scoprii nei giorni seguenti: la sua mole ispirava una certa soggezione e gli abitanti locali si facevano più di qualche scrupolo prima di rivolgersi a noi per ricevere aiuto. Inoltre la sua aria tenebrosa – o fatiscente, come spesso affermava Oswen – teneva alla larga banditi e altri ospiti sgraditi.
Per quanto riguardava le nuove reclute purtroppo erano sempre poche, sia perché i Custodi Grigi non erano più rispettati come un tempo (soprattutto nel Ferelden, dove secoli prima i Custodi furono esiliati a causa di una certa Sophia Dryden, all'epoca comandante dei Custodi di questa nazione, accusata di tradimento ai danni della corona), sia perché la minaccia della Prole Oscura era diminuita notevolmente negli ultimi secoli, tant'è che ormai nessun abitante della superficie poteva dire di sapere com'era fatto uno di quei mostri. Ancora di meno quelli che poi diventavano veramente Custodi: chissà poi che fine facevano le reclute che non lo diventavano.
Duncan mi spiegò che per entrare a far parte dell'ordine avrei dovuto superare una prova, la quale sarebbe rimasta segreta fino alla fine. In ogni caso qualunque cosa fosse accaduta durante questa prova non ci sarebbe stato modo di tornare indietro: nonostante mi fossi proposto di mia iniziativa come recluta, non ero considerato volontario, per cui o mi univo ai Custodi o avrei trovato la morte. Per me non c'era nessun problema, di sicuro non sentivo l'impellente bisogno di tornare dalla venerata madre Georgina e dal suo cipiglio.

Insieme a me alla Fortezza c'erano altre tre reclute: Aren, un mago eretico, Tommas, un ladro elfo, Dev, un mercenario in fuga da Orlais. Feci amicizia soprattutto con quest'ultimo, con il quale spesso mi allenavo nel cortile della Fortezza. Era piuttosto abile con la spada, ma comunque io non ero da meno. Il rumore delle nostre spade che cozzavano l'una sull'altra attiravano gli altri Custodi, i quali si sistemavano attorno a noi facendo il tifo per l'uno o per l'altro.
Dev si rivelò essere un tipo alla mano, con il quale presto riuscii a legare: chiacchierando con lui scoprii presto che condividevamo molte idee sul mondo, soprattutto sulla magia. Infatti, anche lui si dichiarava affascinato da essa, ma allo stesso tempo la temeva; inoltre, come me, pensava che i maghi fossero persone normali, che avevano solo avuto la sfortuna di nascere con un potere che non tutti potevano comprendere. L'unica cosa che veramente ci differenziava era la sua lunga esperienza con il genere femminile: si definiva un vero rubacuori ed aveva avuto una quantità immane di avventure, con donne di tutte le età, razze e colore di capelli.
Aren era un tipo piuttosto taciturno e serio. Inizialmente i miei tentativi di fare la sua conoscenza naufragarono miseramente: probabilmente non avrei dovuto dirgli di essere quasi diventato un templare. Ciononostante alla fine si arrese alla mia malcelata simpatia, finendo per unirsi a me e a Dev durante i pasti e più di una volta lo vidi osservarci da un angolo durante i nostri combattimenti.
Tommas era cresciuto nell'enclave di Denerim, dove gli elfi non avevano vita facile: le enclavi erano dei quartieri all'interno delle città, dove gli elfi vivevano separati dagli umani. Da quando furono sconfitti dagli umani, durante la seconda Sacra Marcia, essi non godono dei diritti riservati agli individui delle altre specie: nonostante non siano più schiavizzati, sono costretti a vivere nella povertà e riservano molto rancore nei confronti degli umani. Solo i Dalish, elfi nomadi divisi in clan, che rifiutarono la schiavitù e che cercano di mantenere viva la tradizione elfica, vivono ancora liberi, anche se il loro odio nei confronti degli umani è ancora superiore rispetto agli elfi di città.
Tommas probabilmente non riusciva a fidarsi di noi, infatti non si avvicinò mai per parlare, evitando categoricamente chiunque avesse le orecchie arrotondate.

Mi piaceva molto stare tra i Custodi, dopo molto tempo sentivo di aver trovato un posto al quale appartenevo. Ci sentivamo come una grande famiglia e tutti ci rispettavamo; certo non mancavano mai le battute e le canzonature, ma sempre in amicizia. Durante i pasti poi c'era sempre qualcuno che alzava sempre troppo il gomito e finiva per ubriacarsi...molto spesso era molto più di qualcuno. Allora partivano i canti popolari dai testi di dubbia castità e purezza, ai quali mi univo con gioia; di certo nessuno sarebbe mai venuto a sapere che alla mia veneranda età io non avevo mai...si beh, ci siamo capiti. Ma mica era colpa mia se ero stato rinchiuso in un tempio da quando ero solo un bambino!
In ogni caso ci si divertiva parecchio assieme. In particolare una sera un Custode, soprannominato Lo Smilzo, sfidò Oswen ad una gara di bevute. Ma il nano non era certo uno qualunque, oh no! Lui sì che sapeva bere! Così sicuro di sé e delle proprie innate capacità girò la sfida a tutti quanti: «per ogni mezza pinta che berrete io me ne faccio una intera!». E così fece: a fine serata ci ritrovammo tutti stesi a terra ubriachi, mentre il nano continuava a bere come se niente fosse!
Divertimenti a parte c'erano anche le questioni serie; durante le giornate ci dividevamo in gruppi e andavamo in cerca di Prole Oscura. La prima volta che vidi uno quegli orribili mostri mi sentii le viscere contorcersi: la forma umanoide era tutto ciò che lo accomunava con gli esseri umani, per il resto era semplicemente mostruoso. Ma la cosa peggiore era l'odore che emanava: rancido misto a sangue, capace di mozzare il respiro ad ogni zaffata che ti arrivava sotto il naso.

Passarono così due settimane, durante le quali mi chiesi spesso quando sarei diventato ufficialmente Custode Grigio. Ne parlai anche con Dev e Aren: il mago si limitò ad alzare le spalle, apparentemente indifferente come al suo solito, mentre Dev sembrava convinto che tutte le battaglie che stavamo affrontando in quei giorni non erano altro che la famosa prova. Probabilmente dovevamo solo concludere il tutto con qualche cerimonia solenne et voilà! Custodi Grigi nuovi di zecca!
Alla fine Duncan ci prese in disparte per annunciarci che il giorno dell'Unione era vicino, ma prima dovevamo superare una prova.
«Dovete andare nelle campagne infestate dai Prole Oscura e procurarvi per ognuno di voi una fiala del loro sangue. Vi accompagnerà Fillius, in quanto ultimo Custode che si è unito a noi, per aiutarvi» ci spiegò.
Partimmo all'alba, armati di tutto punto e pronti a superare questa prova. Data l'ora, mi trascinai a fatica fuori dalla branda, combattendo contro le palpebre che non ne volevano saperne di rimanere aperte per più di cinque minuti.
Non so come, raggiunsi il tavolo in sala da pranzo per consumare la colazione; vidi Dev, Aren e Tommas che conversavano con un ragazzo con i capelli biondi sparati in ogni direzione e gli occhi verdi e vispi che scrutavano la stanza, senza mai posarsi da qualche parte in particolare.
«Salve, sono Fillius!» si presentò appena mi avvicinai al trio «e tu devi essere Alistair, giusto?».
«Io...ah, si, giusto!» risposi, ancora alle prese con il sonno che mi annebbiava la mente.
«Ma che ti succede? Sembra che tu abbia passato la notte a far baldoria!» mi chiese allegramente «e visto che di donne con cui far baldoria non ce ne sono, mi chiedo con chi – o con cosa- tu ti sia divertito stanotte!».
Mentre cercavo di pensare ad una risposta arguta, sentii Dev tossire qualcosa che suonò come «nug!», strappando così una risata persino ad Aren.
Lo fulminai con lo sguardo, ma Fillius disse «ok, non voglio saperne di più sulle tue avventure amorose! Piuttosto siete pronti?».

Fillius si rivelò molto utile, riusciva sempre a stanare la Prole Oscura prima che lei stanasse noi, quasi fosse dotato di un potere sopranaturale. Le battaglie per fortuna non furono troppo ardue, incontrammo solo gruppetti sparsi di genlock (Prole Oscura bassi e tozzi, piuttosto goffi ma con una forza fisica notevole), ma solo qualche hurlock (alti e slanciati, più agili rispetto ai genlock). Riuscimmo così a riempire le fiale di quel sangue denso e vischioso; sollevati di aver portato a termine il nostro primo incarico, convinti ormai di essere Custodi Grigi e che ci mancasse solo qualche cerimonia per ufficializzarlo, ci incamminammo verso la Fortezza.
«Mi dispiace deludervi ragazzi, ma questo non è che l'inizio di ciò che vi aspetta» disse Fillius, frenando il nostro entusiasmo.
«Cosa vorresti dire? Non abbiamo forse dimostrato il nostro valore in queste battaglie?» chiese Tommas, spezzando il silenzio dietro al quale si era barricato.
«Non si tratta del vostro valore» sorrise enigmatico Fillius «non vi siete mai chiesti come mai tante reclute spariscano dopo aver celebrato il rito dell'Unione?».
Certo che lo eravamo chiesti...o almeno io me l'ero chiesto, non solo una volta per di più.
Comunque Fillius non aggiunse altro liquidando le nostre domande con un «non spetta a me spiegarvelo».
Tornammo alla Fortezza senza sapere cosa aspettarci dal rito, che si sarebbe celebrato quella sera stessa. Duncan ci disse di rilassarci, così io e Dev andammo ad allenarci come sempre nel cortile. Questa volta però gli altri Custodi non fecero tanto chiasso, anzi erano stranamente seri. Probabilmente il rito dell'Unione è una cosa molto sentita, pensai. Ma un senso di inquietudine si impadronì di me e non mi lasciò fino a sera, soprattutto dopo che, al termine della cena, non ci fu nessun canto allegro, nessuno scherzo.

Ci riunimmo così nel salone principale della Fortezza. I Custodi si disposero in cerchio attorno a noi reclute e a Duncan. Appoggiato sopra un tavolo c'era un grosso calice d'argento, accanto c'erano le fiale di sangue che avevamo recuperato.
«Da stasera sarete tutti Custodi Grigi. Qualunque cosa accada, qualunque decisione abbiate preso o meno, nulla potrà cambiare il vostro status» esordì Duncan, guardandoci con aria solenne.
«Ora recitiamo insieme l'inno dei Custodi Grigi».
Tutti insieme, reclute e Custodi, all'unisono recitammo «unitevi a noi fratelli e sorelle. Unitevi a noi per combattere il male che non può essere combattuto e se perirete sappiate che il vostro sacrificio sarà ricompensato».
A quel punto Duncan prese il calice e vi versò la prima fiala all'interno mescolandola con altro sangue preso da una fiala più grande ed elaborata, quindi si rivolse al mago.
«Aren, da questo momento sei un Custode Grigio».
Lui prese il calice e bevve. I suoi occhi si rivoltarono e si accasciò a terra, svenuto. Duncan si avvicinò alla recluta, tastandogli i polsi.
«Sopravviverà!» decretò infine.
“Cosa vuol dire sopravviverà?!” mi chiesi con ansia; guardai Dev e Tommas e notai che anche loro apparivano agitati. Ero consapevole che ormai la mia scelta l'avevo fatta, quindi decisi che non aveva senso arrovellarsi troppo.
Dopo fu il turno di Tommas. Prese in mano la coppa, con le mani che tremavano in modo evidente. Per un attimo sembrò sul punto di voler scappare a gambe levate, ma, quando alzò lo sguardo e incrociò quello serio e risoluto di Duncan, si decise a bere tutto d'un fiato il miscuglio di sangue. Anche a lui si rivoltarono gli occhi, ma invece di svenire cominciò a contorcersi e cacciò un urlo di terrore agghiacciante, crollando a terra immobile.
Duncan si avvicinò, sempre tastando il polso, quindi gli chiuse gli occhi, ancora spalancati in un'espressione di terrore puro, e disse «mi dispiace Tommas, il tuo sacrificio verrà ricordato».
Dunque Duncan si rivolse a me «Alistair, da questo momento sei un Custode Grigio». Presi la coppa, cercando di nascondere il tremito delle mie mani, ma non volli indugiare più di tanto: ormai quel che era fatto era fatto. L'ultima cosa che vidi, prima che fortissime fitte mi perforassero la testa e mi facessero svenire, fu il sorriso fiducioso di Dev.

Cominciai ad avere visioni, o incubi, non saprei distinguerli: un enorme drago nero mi richiamava a sé, mentre attorno a me una folla immensa di Prole Oscura sciamava e si dirigeva diligente verso il suo dio, armati di tutto punto, pronti per una guerra.
Rimasi in stato di semi-incoscienza per più di tre ore. Quando finalmente mi risvegliai trovai Oswen che mi osservava serio.
«Bentornato tra noi pivello!» mi salutò.
Mi sforzai di sorridere ma ero ancora molto scosso da ciò che avevo visto nelle visioni. Infine non riuscii più a trattenermi ed esclamai «c-cosa sono quelle visioni? Perchè c'era tutta quella Prole Oscura? E il drago?».
Oswen rise, sempre nel suo modo sguaiato, e disse «e così il nostro nuovo Custode ha paura degli incubi eh?».
Duncan, che era accanto a lui, anche se non l'avevo notato subito, lo apostrofò «Oswen, non fare il gradasso con i nuovi Custodi, devi ammettere che anche tu ti sei risvegliato piuttosto scosso dopo la tua Unione».
«Certo certo, ma non credo di aver mai fatto quella faccia lì!» osservò accigliato il nano.
Ehi! Stava parlando della MIA faccia?! Ricomponendomi velocemente in quella che speravo fosse un'espressione decisa e fiera, piantai lo sguardo in quello di Duncan.
«In quanto Custode a tutti gli effetti hai diritto ad avere tutte le informazioni necessarie. Il drago che hai visto è un arcidemone, ovvero un Antico Dio risvegliato e corrotto dalla Prole Oscura».
«Un arcidemone? E cosa significa? Perchè c'era tutta quella Prole Oscura attorno a lui?».
Oswen sbuffò divertito «ne hai di domande pivello! Vedi di andarci piano, mica vorrai rovinarti tutte le sorprese subito!».
Duncan lo ignorò e pazientemente mi rispose «significa che ci troviamo di fronte ad un grave pericolo: il risveglio di un arcidemone è all'origine di un Flagello».
Un Flagello...per il Creatore! Erano 400 anni che non c'erano Flagelli! Non si diceva che ormai avevamo sconfitto per sempre la Prole Oscura? Che non ci sarebbe più stato l'orrore che ha colpito queste terre tanto da devastarle, a volte in modo irrecuperabile?
«So che hai molto da elaborare ora, però cerca di riposarti: parleremo quando ti sarai ripreso» mi disse Duncan.
Solo allora mi resi conto di quanto spossato ero, senza contare le fitte che continuavano a torturarmi le tempie. Mi girai sul fianco e vidi, distesi nei letti accanto al mio, Dev e Aren che riposavano. Allora eravamo diventati tutti Custodi! Mi dispiaceva per Tommas, ma allo stesso tempo ero sollevato dal fatto che i miei amici fossero sopravvissuti.

Per qualche giorno vagai sperduto nella Fortezza: ora più che mai sentivo un grosso peso sulle spalle, una responsabilità che non avrei mai creduto di avere un giorno.
L'iniziale senso di solitudine fu pian piano riempito grazie agli altri Custodi, in particolare dai miei nuovi amici - Dev, Aren e Fillius, quest'ultimo unito al nostro piccolo gruppo dopo la nostra piccola avventura insieme - che ormai erano diventati in tutto e per tutto la mia famiglia. A poco a poco sul mio volto tornarono i sorrisi e dalle mie labbra uscirono le mie solite battute.
In quel periodo approfondii molto anche il rapporto con Duncan: sentivo che era una persona su cui potevo fare affidamento e cercai di fargli capire che anche lui avrebbe potuto fare lo stesso con me, in caso di bisogno. Certo, ero consapevole di essere solamente un ragazzo con poche esperienze di vita alle spalle, ma potevo sempre tornargli utile in qualche modo. Senza rendermene conto mi attaccai molto a lui, che divenne quasi un padre per me: mi ascoltava pazientemente anche quando cominciavo a parlare a vanvera, mi supportava nelle mie decisioni e mi rassicurava quando avevo dei dubbi.

Per i successivi sei mesi andai con i miei compagni a caccia di Prole Oscura, liberando le campagne da quei mostri puzzolenti. Solo Duncan non si univa a noi: lui aveva un compito ben più importante, ovvero andare in cerca di nuove reclute. Infine alla Fortezza arrivarono un ladro, Daveth, e un cavaliere di Redcliffe, Ser Jory.
Daveth fu salvato da Duncan poco prima che lo giustiziassero. Aveva derubato lo stesso Duncan mentre quest'ultimo si trovava al mercato di Denerim, la capitale del Ferelden, riuscendo a dileguarsi velocemente tra la folla; comunque fu catturato qualche ora dopo da una guardia cittadina, ma il Custode Grigio, riconoscendo la sua abilità, lo volle reclutare, invocando anche per lui il Diritto di Coscrizione.
Ser Jory invece non sembrava un granchè. Piuttosto goffo nei movimenti, ma dotato di una forza notevole, aveva dovuto faticare non poco perché Duncan si convincesse a reclutarlo. Nonostante si dicesse totalmente convinto della sua scelta, per i miei gusti si soffermava un po' troppo spesso su sua moglie e sul fatto che questa stesse aspettando il loro primogenito, quasi si pentisse di averli lasciati e non gli fosse chiaro che, una volta unito ai Custodi, avrebbe dovuto lasciarsi la vecchia vita alle spalle.
Qualche giorno dopo il loro arrivo fummo chiamati da re Cailan in persona per unirci alle sue truppe ad Ostagar, le quali stavano organizzando una grossa offensiva contro un esercito dei Prole Oscura. Mentre ci preparavamo per la partenza, vidi Duncan che usciva dalla Fortezza e si avviava verso le campagne.
«Duncan!» lo chiamai, facendolo voltare «non verrai con noi a Ostagar?».
«Certo, ma prima devo trovare un'ultima recluta. Andrò alla Torre del Circolo, il Creatore solo sa se abbiamo bisogno di maghi nei nostri ranghi!».


Note dell'autrice:
Salve! Ho appena modificato anche questo capitolo, approfondendo di più
le figure di Dev, Aren e Fillius e la vita tra i Custodi. Spero vi piaccia! :)
Come al solito vi invito a scrivermi consigli/ osservazioni/ critiche ecc ecc!
Ciao, alla prossima!

 
   
 
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