Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: GraStew    27/02/2015    4 recensioni
Martina è la classica ragazza acqua e sapone. Ha vissuto molte esperienze tristi, ma nonostante ciò non si lascia distruggere da niente. Tutto cambierà un giorno d'estate, quando il suo cuore verrà spezzato per l'ennesima volta. Questa è la storia di una vendetta, di un'amore che non porterà niente di buono. Questa è la storia di Martina, una ragazza che avrà bisogno dell'aiuto degli altri per riuscire a sopravvivere e per continuare ad amare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

Riassunto del capitolo precedente:
Eravamo rimasti con una Martina spaventata per via dell’incubo all’inizio del capitolo e il suo incubo peggiore è Marta.
Li abbiamo lasciati con Elisa che deve partire e con Martina che racconta a lei e a Chiara tutto ciò che è accaduto la sera prima e cioè che ha scoperto del tradimento di Ryan e del conseguente sfratto di Ryan e Marta.
In questo capitolo, molto triste, c’è un salto temporale di due settimane. Perdonatemi per il ritardo.
Dedico il capitolo alle ragazze che non mi hanno mai abbandonata e in special modo a Laura, che mi ha spronata a scrivere, riuscendo a non odiarmi. Ti voglio bene!

 
 

Hurt Lovers
 
 
*Sbagliare è umano*
 
 
-diciottesimo capitolo-
 
 
 
 
«Ciao papà… oggi è una di quelle giornate in cui si ha solo voglia di stare a letto, sotto il lenzuolo. Uno dei tanti giorni tristi che affronto da quando non ci sei più. Oggi è il tuo anniversario di morte e nonostante il mio malumore sono venuta qua a trovarti e sappi che questa è l’unica cosa davvero giusta che ho fatto. Ti ho portato i tuoi fiori preferiti, tulipani gialli. Dicevi che ti rendevano felice e che ti facevano venire voglia di sorridere. Io li guardo e penso a te.
Penso alla tua voce e ai tuoi consigli sempre azzeccati. Mi manchi ogni giorno di più ed è inutile dire che il tempo ci aiuta. Non è vero; ogni giorno che passa sento sempre di più la tua assenza e mi chiedo come io possa andare avanti con questo dolore che mi lacera dentro.
Sai papà ho sbagliato così tante volte che non credo tu sia orgoglioso di me e questo mi rattrista ancora di più. Perché la vita ci priva della felicità? Perché ci porta via le persone che amiamo di più? Vorrei che tu fossi qui ad abbracciarmi. Sai papà non mi piace la ragazza che sono diventata. Ho ferito le persone che amo e anche se mi hanno perdonato, non sono sicura che l’abbiano fatto davvero. Sto pagando a caro prezzo la mia spavalderia e la mia voglia di vendetta.
Sono sola papà. Anche se ci sono le mie amiche accanto a me, sento di non essere completa. Amo un uomo che non avrei dovuto amare, che non avrei dovuto fare entrare a casa nostra. Lo amo e quest’amore mi sta distruggendo lentamente. Sento il mio cuore sgretolarsi ogni volta che lo vedo in atteggiamenti intimi con la tua Marta, che adesso però non ti appartiene più perché anche lei ama Ryan.
Li ho sfrattati da casa due settimane fa e credo di aver fatto la cosa giusta. Ancora vivono sotto il mio stesso tetto però, poiché si trasferiranno appena finiti i lavori nella loro nuova casa e questo avverrà fra tre settimane esattamente.
E cosa mi resterà?
Il vuoto.
Sì, papà. Non vedrò più Ryan e questo mi dimostrerà di aver fallito ancora una volta soprattutto dopo aver saputo…» singhiozzo, piangendo in silenzio. «Voglio solamente essere felice papà. Chiedo troppo forse? Ti prego conducimi verso la strada giusta perché non voglio più versare lacrime amare» sussurro contro la lapide di mio padre e mi accascio a terra nonostante abbia piovuto da poco. Mi guardo intorno, ma nessuno mi sta osservando. Le poche persone presenti sono immerse nel loro dolore proprio come me.
Darei qualsiasi cosa pur di non vedere la foto di mio padre su di un marmo. La dura realtà però mi ricorda che non posso fare niente ed è una cosa che non accetterò mai.
«Elisa è partita; è salita sull’aereo direzione Firenze. Come faremo Chiara ed io senza la nostra amica? Un pezzo del mio cuore è partito con lei» mormoro chiudendomi il giubbino. Una folata di vento mi fa rabbrividire mentre mi alzo da terra. Sistemo i tulipani nel portafiori e aggiungo l’acqua, raccolta precedentemente in una bottiglia.
«Oggi mi aspetta una prova difficile. Un incontro che aspetto da troppo tempo e non so come affrontarlo. Non so cosa dire, come comportarmi». Raccolgo la bottiglia vuota, i fiori appassiti che ho tolto appena sono arrivata e la borsa.
Guardo un’ultima volta la foto di mio padre e sospiro. «Papà prego affinché tu possa riposare in pace. Tu, però, stammi vicino. Tra qualche ora incontrerò tua moglie, mia madre».
Bacio la foto del mio unico vero amore e mi dirigo verso l’uscita del cimitero ripensando alle parole che una volta mi disse mio padre: “Bambina mia ricordati di camminare sempre a testa alta perché, salvo che tu non uccida qualcuno, non hai niente di cui vergognarti”. E con questo pensiero capisco che almeno mio padre mi ha perdonata per i miei errori perché anche se ho fatto del male, non era mia intenzione arrivare a tutto ciò.
Cammino verso casa con un nuovo coraggio. Una nuova forza ha preso il sopravvento su di me, la stessa che mi farà affrontare tra qualche minuto mia madre.
La vedo da lontano attraversare il portone di casa mia con Greta alle spalle. Non riesco a capire lo stato d’animo di mia sorella.
Avanzo verso la verità mentre uno stormo di uccelli vola in alto nel cielo, liberi di prendere la direzione che vogliono e di cambiare città quando vogliono. Non vorrei mai essere come loro, pronti a fuggire via, come se non fossero abbastanza forti da superare gli ostacoli. Io, invece, d’ora in poi farò di tutto pur di essere di nuovo la ragazza di qualche mese fa.
Lotta per ciò che vuoi; lotta per le persone che ami; lotta per te stessa. Combatti per ciò che ti rende felice e vinci. Questo è ciò che mi ha suggerito la nuova forza che è subentrata in me. L’aver fatto visita a mio padre ha alleviato il mio malumore.
Inspiro e ispiro prima di varcare la soglia di casa.
«Martina» sento dire nell’altra stanza.
Alzo la testa istintivamente nel sentire la voce di quella che dovrebbe essere mia madre. Ero così piccola quando ci ha abbandonati che non ricordo nessun particolare e se non fosse per la foto che tengo in camera mia, non riuscirei a ricordare neanche i lineamenti del suo viso, anche se passati diciotto anni circa, non credo comunque di poterla riconoscerla se la vedessi per strada.
Ed è per questo che ho paura. Ho timore di non riuscire a pronunciare neanche una sillaba e ho paura di non riuscire a guardarla negli occhi.
«Siamo in cucina» urla Greta con voce tremante. È nervosa anche lei.
Appoggio la borsa e mi dirigo verso la stanza della verità.
Guardo la donna davanti a me e come sospettavo, non l’avrei mai riconosciuta. Ha qualche ruga sul viso e gli occhi chiari come il mare.
«Ciao» mormoro non sapendo cos’altro dire. Lei si alza di scatto e mi osserva per un  tempo che sembra infinito. Il silenzio fa da padrone alla situazione.
Nessuno sa cosa dire per rompere il ghiaccio. E adesso?
È mia madre a spezzare il gelo: «Ho aspettato questo momento da tanti anni, mi sono preparata tanti discorsi, ma adesso,  ho solo il vuoto in testa. Le mie figlie, bellissime e in salute, sono proprio davanti a me» ci dice guardandoci una alla volta. Greta inghiottisce e tiene gli occhi chiusi. Si sta trattenendo. Mi guardo intorno cercando un appiglio, un qualunque particolare che mi faccia distrarre.
Noto il vaso che Greta ha realizzato quando era più piccola, nel periodo in cui si era fissata nel frequentare un corso per imparare a realizzare vasi in argilla e creta.
Guardo più in basso e la collezione di bottiglie antiche mi fa pensare a mio padre e ai sacrifici che ha dovuto fare per crescerci, per mandarci a scuola, per non farci sentire la mancanza di una figura femminile… per renderci felici. Ed ora questa signora si presenta alla nostra porta, pretendendo cosa? Il perdono forse?
«Prova a spiegarci perché ci hai abbandonate, tanto per iniziare!» esclamo quasi ringhiando. Credevo di non riuscire a dire niente e invece l’averla vista ha scatenato in me un sentimento di rabbia che non avevo mai provato prima. Sentirla mentre ci dice che siamo le sue figlie mi fa diventare una bestia.
Come può reputarsi una madre?
«Va bene» mormora abbassando lo sguardo, «vi racconterò tutto».
Mi siedo dall’altra parte del tavolo, il più possibile lontano da lei e Greta fa lo stesso.
«Quando sei nata tu Greta ero una ragazzina. Nicola aveva solo vent’anni ed io sedici. Sono rimasta incinta, ma non ho mai e poi mai pensato di abortire. Ti volevo con tutta me stessa andando contro i vostri nonni. I miei genitori mi hanno sfrattata di casa e Nicola mi ha accolto in casa sua.
Sono passati i mesi e poi sei nata tu. Eri bellissima e non riuscivo a smettere di guardarti. Vostro padre andava all’università mentre io stavo tutto il giorno chiusa in casa a badare a te e a pulire.
Sono stati mesi difficili. Vedevo le mie amiche uscire, anche se vent’anni fa non era come adesso.
Ogni tanto veniva a trovarmi Gloria, un’amica d’infanzia e mi raccontava sempre delle sue avventure.
Ero gelosa di lei e della sua libertà, ma allo stesso tempo ero grata di avere te. La mia vita era diventata un controsenso. Ogni scusa era buona per uscire da casa e lasciarti con i tuoi nonni, i genitori di Nicola.
Facevo di tutto per tornare in tempo, in modo che vostro padre non sapesse niente. Inventavo scuse di ogni genere e mai nessuno se n’è accorto. Mi piaceva essere libera, ma amavo anche te.
Non ho mai tradito vostro padre e questo ve lo posso assicurare. Lui si vedeva con i compagni dell’università e in più lavorava in un bar per cui aveva modo di scambiare delle chiacchiere con le persone. Io no ed è per questo che quando sono rimasta incinta di te Martina mi sono sentita soffocare da quella condizione. Quando l’ho saputo, ero felice e anche nel tuo caso, sebbene possa sembrare il contrario, non ho mai voluto abortire» . Si ferma per prendere fiato e ci osserva. Io la guardo chiedendomi se invece non fosse stato il contrario.
«Non sopportavi l’idea di rimare chiusa in casa con due bambine piccole mentre nostro padre si spaccava la schiena per darci un futuro. Questo stai dicendo?» le chiede Greta con disprezzo.
«In breve sì. Quando sei nata Martina ero davvero felice. I primi mesi sono stati fantastici. Eri bellissima. Poi tu Greta hai iniziato a fare i capricci perché eri gelosa e piangevi sempre ed io ero sola quasi tutto il giorno. Sapevo che Nicola lo faceva per noi, ma io ero esausta. Un giorno, in un momento di rabbia, non ci ho visto più e ho fatto le valigie. Sono stata una codarda, una stupida ad abbandonarvi.
Ho lasciato un biglietto poco prima che vostro padre tornasse, vi ho baciate e sono andata via.
Vi ho lasciate al sicuro a casa perché ero caduta in una specie di depressione post parto e avevo davvero timore di potervi fare del male» confessa mentre si tortura le pellicine. Mi rendo conto solo adesso di quanto sia fragile questa donna.
«Io… non so cosa dire» mormoro in trance.
«Ho sempre voluto il vostro bene ed è per questo che vi ho lasciate con vostro padre. Sapevo che lui vi avrebbe dato tutto. Sono stata nei paraggi per anni, guardandovi mentre andavate all’asilo, poi a scuola e a seguire al liceo. Chiedevo di voi a tutti in cambio di favori. So tutto di voi» dice guardandoci negli occhi una alla volta.
«Perché adesso? Perché non ti sei fatta vedere al funerale di papà? Perché proprio ora?» le chiedo esasperata.
«C’ero e vi ho visto così disperate che non volevo crearvi altro dolore e poi c’era Marta e non avevo intenzione di distruggere le vostre vite. Lei, a quanto so, vi ama come se fosse la vostra vera madre» mormora ed una smorfia di dolore le attraversa il volto.
«Marta ci ha aiutate tantissimo, ma adesso sta per andare via da questa casa. Ha tradito la mia fiducia e non voglio avere niente a che fare con lei. Mai più»  dico seria.
«Perché ora? Voglio la verità. Non può essere solo per Marta» le domanda Greta alzandosi all’improvviso e facendo cadere la sedia.
«Mi dispiace figlie mie. Mi dispiace tanto di avervi recato questo dolore. Sono tremendamente dispiace e volevo fare ammenda prima che arrivi la mia ora. Ho l’Alzheimer. Mi hanno diagnosticato una forma precoce della malattia. Mi dispiace bambine mie. Tra qualche mese non ricorderò più di avere delle figlie a cui chiedere scusa, non ricorderò nulla, ma voi si ed è per questo che vi chiedo perdono e non voglio che lo facciate solo perché sono malata. Sono stata una vigliacca e vi auguro con tutto il cuore di essere felici perché lo meritate. Addio bambine mie». Afferra la sua borsa e s’incammina verso l’uscita lasciandoci ancora una volta.
«Aspetta!» urla Greta correndo verso di lei.
Vedo la scena a rallentatore e non riesco neanche a sentire più le voci. Sono come intrappolata in una bolla.
Vedo Greta scoppiare a piangere e abbracciare mia madre. L’ha perdonata. È riuscita a farlo nonostante il male ricevuto. Mia madre butta la borsa a terra e stringe forte mia sorella. Piangono insieme mentre io rimango a guardarle.
Ho perso mio padre per una malattia e adesso che ho ritrovato mia madre sono costretta a dirle addio.
Avremmo dovuto avere altro tempo per conoscerci e per fare ciò che non abbiamo potuto in questi anni. Si sarebbe dovuta conquistare la fiducia mia e di Greta, ma alla fine saremmo andate d’accordo perché sebbene il male sia stato tra noi, la mamma è sempre la mamma.
Così senza pensarci due volte e senza sapere se sia o no la scelta giusta, corro verso di loro e le abbraccio. Le stringo forte a me e prego affinché tutto ciò non sia un sogno.
Credevo di odiare questa donna e invece la comprendo quasi. Non sempre diventare genitore è la miglior cosa.
Non sempre avere un figlio ti rende migliore.
Non si è sempre pronti ad affrontare la maternità ed io lo so molto bene.
 
 
 
*****
 
Se non avessi pubblicato stasera Laura mi avrebbe ucciso. Perciò eccomi qua con un capitolo triste e con una bomba finale.
Martina qui ha capito di aver sbagliato tanto ed è pronta a cambiare. Ha perdonato sua madre anche ed è pronta a lottare per ottenere la felicità.
Non vi preoccupate per Alessio e Ryan. Torneranno presto xD
E la bomba finale? Ve lo aspettavate? Martina è…? Ditemelo voi ahahahah
Chiedo ancora scusa per il ritardo.
Grazie a chi ancora ci sarà <3
Grazia
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: GraStew