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Autore: Anonimadelirante    27/02/2015    4 recensioni
“La pelle di Sirius – quella di Dorcas, di Mary e di Regulus – è fatta per essere ferita e dilaniata; è il loro unico modo per capire. Di combattere e di amare.
Mantenere i segreti è l'unica cosa che, gli occhi delle due dee di Sirius, hanno in comune – cercare di carpirli, il peggior difetto dei fratelli Black.
Sono ragazzi venuti al mondo per morire giovani.”

[Prima classificata al “As simple as that! Old Generation contest”]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorcas Meadowes, I Malandrini, Mary MacDonald, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Terzo movimento

(frammenti di stelle)

 

 

Il buio è troppo fitto, per dormire.

James, nel letto accanto, si agita fra le coperte – e Sirius è quasi sicuro che abbia strappato un lenzuolo, nel tentativo di liberarsene. Sbuffa.

Il cuscino fa centro perfetto sulla sua fronte e viene seguito da un soddisfattissimo: «Sei sveglio?»

«No.» ringhia lui, voltandosi dall'altra parte. Ma sorride alla notte.

«Perché sei sveglio?» James ha meno voglia di giocare del solito. E vuole risposte che Sirius non sa e non vuole dargli. «Cosa ci trovi in Lily?» rilancia subdolamente. Tanto sanno entrambi il motivo per cui James Potter non dorme.

Silenzio.

«Vengo lì e ti appendo per le corna, se non mi rispondi.»

Altro silenzio.

«Intendo... è carina, okay. È rossa e sai quanto apprezzi le rosse, ma... Oh, andiamo, Ramoso!»

«Io... non lo so. Ha- ha una bella pelle, immagino. Nella scala delle pelli, intendo.»

Due ghigni uguali, una risatina.

Anche Mary...

No, no. Lui non farà la figura di James.

Lui non è innamorato.

«Sei un caso disperato.»

...anche Mary ha una bella pelle.

 

 

***

 

 

Mary si allunga, in punta di piedi sul letto, un pennarello indelebile i mano.

«Che stai facendo?» Sirius mette via la chitarra, mentre lascia che il tempo scorra, molle.

James e Lily; James, Lily ed Harry. Remus, Peter che è sempre assente. Franck, Alice e loro figlio. Fanno tutti parte di un presente da cui entrambi, oggi, hanno bisogno di una pausa.

L'Ordine può fare a meno di due membri, per ventiquattro ore. L'idea è stata di Mary e Sirius l'ha assecondata controvoglia, perché, in realtà, l'unica cosa che vorrebbe fare sarebbe allenarsi e combattere – non pensare.

Ma Mary lo frena col quel suo sguardo profondo, che promette l'inferno e rispetta i patti. È il suo modo per dire “tu hai salvato me e ora io salvo te” e Sirius si lascia salvare, perché l'alternativa non la vuole neppure sapere.

A esser sinceri non pensava di essere in grado di reggerla, un'intera giornata a casa, ma lei sembrava così certa che ce l'avrebbero fatta che non ha avuto cuore di ribattere.

Non ha voglia di pensare. È stanco, Sirius, e arrabbiato.

È una fonte continua di energia repressa, lo è sempre stato; inadatto per le cene in famiglia, fatto per correre su prati di ideali. Non vuole pensare – perché se pensa rivede il Regulus bambino che giocava con lui in giardino e il Regulus adolescente, schivo e tormentato.

Il Regulus che ha perduto, che s'è fatto ammazzare per la fazione opposta alla sua.

Sa che Mary l'ha segregato nel loro mini-appartamento Babbano – un monolocale con bagno, a dirla tutta, ma per loro è una reggia da fiaba; è tutto perfetto, da quando la pelle di Mary è tornata candida e lui non la vede più sporca di sangue – proprio per questo. Perché, se seguisse il suo cuore, adesso sarebbe a far salare le fondamenta di Grimmald Palace – con quei gran geni dei suoi genitori dentro, possibilmente.

Poco male. Mary che disegna stelle sul soffitto, sopra il letto, è un ottima alternativa, si convince.

«Creo il nostro cielo.» risponde lei, quasi distratta. Sirius ridacchia, perché non ha mai visto stelle più brutte. Sono tutte storte, sbilenche e colorate fuori dai bordi.

Regulus sarebbe più bravo. E Regulus era semplicemente pessimo, in disegno.

«Sembrano disegnate da un bambino.» commenta; Mary si finge offesa per dieci secondi, poi lo trascina sul letto insieme a lei e il pennarello macchia la federa del cuscino, ma nessuno dei due ci fa caso.

Infondo, non importa quanto brutte, storte o malfatte siano. Sono le loro stelle, sul loro cielo– disegnate dalla mano maldestra di Mary, sulla vernice fresca data da un ancora più inesperto Sirius. Ed è ciò che conta.

Quel tanto che basta per tirare avanti.

 

A Sirius fa quasi paura pensarlo,

mentre le accarezza una coscia.

Ma con Mary, anche in quei casini, potrebbe tirare avanti all'infinito.

Per sempre.

E non è chiaro se è una promessa o una condanna.

 

 

***

 

 

Poteva essere un per sempre un po' più lungo, eh.

Il funerale è la cosa più stupida a cui Sirius abbia mai assistito. E dire che lui ne ha vissute di cose finte – per sedici anni si è sorbito ogni genere di cena di gala, di matrimonio combinato e di altre stronzate del genere.

Il prete recita preghiere metà in latino e metà in dialetto e tutti parlano di Mary come se fosse stato un angelo sceso in terra a donare pace e serenità ai comuni mortali.

Solo che Mary non era né un brava ragazza, né particolarmente buona.

Un angelo lo era davvero, ma con le ali spezzate e i capelli color pece che ricordavano il cielo di notte.

Sirius si trattiene a stento dallo scoppiare a ridere – non è proprio il caso, dice l'occhiata di Remus – ma vorrebbe farlo.

Merlino, quanto vorrebbe farlo. È tutto così maledettamente ridicolo.

Parlano tutti, a turno, e sembrano fare a gara a chi la spara più grossa.

Parlano di Mary come se non fosse morta perché combatteva. Parlano di Mary come una vittima innocente – una vittima lo è stata sul serio, Sirius strapperà il cuore dal petto da quegli stronzi, fosse l'ultima cosa che fa, ma decisamente non era innocente.

Innocente, Mary, non lo è mai stata.

Parlano di Mary come se non avesse fatto parte di un'associazione illegale fino a due giorni prima. Ma, soprattutto, parlano tutti come se non ci fosse la guerra.

Come se fosse una morte improvvisa, che nessuno si aspettava – un incidente; mentre è la cosa più ovvia che capita, dopo il suo ingresso nell'Ordine.

Sapevano entrambi che sarebbe successo – solo che lui aveva sperato che non accadesse mai.

Quando tocca a lui, Sirius ha voglia di scappare. Ma non lo fa, perché Mary – la vera Mary, non tutte quelle copie sbiadite che hanno presentato – non lo merita.

«Mary era insopportabile.» può già notare gli sguardi di rimprovero e i mormorii stizziti. Ride. Ride, ma non per davvero. È una risata troppo alta, simile al latrato di un cane ferito a morte. «Dico sul serio. Ha passato sette anni della sua vita a cercare battermi a Quidditch, tanto per darvi un'idea.»

Loro, Mary, non la conoscono affatto.

Ignora il commento troppo alto di James – e la conseguente sberla sulla nuca da parte di Lily – che sbotta, con quell'allegria amara tutta sua: “E ci riusciva pure, sacco di pulci.”

«E non mi dimenticherò mai quando, al quarto anno, mi ha scambiato lo shampoo con della tinta.»

Era una prova. A tuo fratello la metto rosa, tranquillo.”

Mary che cammina impettita nel corridoio; si volta, ammicca. “E non stai così male, viola.”

Questo succedeva prima. Prima di lei sulla Torre d'Astronomia, prima che lui si rendesse conto di una ragazza – una ragazza vera.

Ma è successo comunque, ed è quello che Mary è- era.

«Era una stronza, dico sul serio.» sorride. Questa volta veramente. «E la am- la amavo

E piantatela di parlare come se pace fosse chiusa in una bottiglia; e noi fossimo chiusi con lei.

Piantatela di far finta che ci sia un vetro che ci divide dalla guerra.

Gli sembra quasi di sentirla, mascherata dal vento, la risata di Mary. “Ci voleva così tanto ad ammetterlo?”

Bastarda.

 

 

Se mi fate un funerale del genere, giuro che torno indietro solo per uccidervi.

Suonerebbe meglio se glielo ringhiasse addosso, invece che lasciare scivolare il biglietto nella tasca dei pantaloni neri di Lunastorta, ma non ce la fa proprio a rimanere.

È stufo di tutti quei falsi mi dispiace e di quelle condoglianze affettate.

Cammina svelto, fra le lapidi – ce ne sono tante, troppe e tutte troppo nuove – e serra le labbra e i pugni.

Una ragazza gli si fa in contro, con un mazzo di fiori che gli provocano un senso di dejavu così forte che deve fermarsi un attimo, per non cadere a terra.

C'è il sole e un aquilone si staglia nel cielo terso, due bambini si rincorrono. Ridono.

«Sei un po' in ritardo, per il funerale.» in realtà non ha voglia di parlarle. È Dorcas e, anche se sta dalla loro parte, è pur sempre una Serpeverde. È pur sempre l'ex di suo fratello.

«Piango già i miei morti, senza dover celebrare anche tutti quelli dell'Ordine.»

«Non ti sei persa niente, comunque.» la ignora lui, tentando di sorpassarla senza volerlo per davvero. Ha mal di testa.

«Immagino; i funerali sono delle gran cagate. Fatti per la gente che passa di lì per caso ed è vestita abbastanza bene da potersi infiltrare.»

Annuisce secco, abbozzando un sorriso. «Ti va di bere qualcosa?»

Non può averglielo chiesto davvero. Perfetto, s'è fuso il cervello.

«Un momento.» La vede chinarsi e poggiare il mazzo vicino a una lapide, impassibile come una statua di marmo.

E Sirius salta quasi all'indietro, con il cuore in gola.

Sul serio?

«Possiamo andare. Ah, ci dovremmo presentare.» gli porge la mano con noncalanche. «Io sono Dorcas.»

«Lo so chi sei.» ribatte lui, gli occhi fissi su un nome inciso.

«E io so chi sei tu. Ma non ci conosciamo.»

«Sirius.» borbotta a denti stretti, più per porre fine a questa pagliacciata che per altro. «Andiamocene.»

Voltano entrambi le spalle a Regulus Black e al suo mazzo di fiori di campo.

 

 

***

 

Mary è un nome corto, le labbra si schiudono sulla emme e la lingua si arriccia sulla erre.

La pelle di Mary è liscia e bianca. Gli occhi di Sirius vedono ancore ombre di ferite che sono guarite, perché entrambi sanno che in realtà si sono rimarginate solo in superficie.

Le anime lacerate, spezzate, sono molto più difficili da ricucire – è una legge che hanno imparato solo col tempo e con l'esperienza.

 

Dorcas questo lo sa già; e il fatto che l'abbia finalmente capito anche Sirius non fa che rendere le cose più facili. O meno difficili – ecco.

 

Stringe la mano con forza e sfiora il polso. Ignora il gonfiore zigrinato che sente sotto il tatto, ma non lo sguardo di sfida con cui Dorcas sfoggia quei tagli.

Sono tacche di un prigioniero che vuole evadere, sono segni che dimostrano che Dorcas è viva, è , è reale.

Mescolano il loro dolore senza troppi sensi di colpa. Affondano l'uno nell'altra, pensando ognuno a fantasmi diversi.

Mary e Regulus stanno lì, incastrati fra il palato e la gola.

Il dito di Sirius risale lungo tutto l'avambraccio e accarezza la nicchia del gomito, ma non sognerà la pelle martoriata di Dorcas. Non la sognerà, perché ora sa – gliel'hanno sussurrato le labbra gonfie di baci e di morsi della ragazza, pigiate contro il suo orecchio. Ora sa che Dorcas è la stessa incarnazione di dea e libertà di Mary – e sa che la pelle è una gabbia per l'anima fatta di stelle delle persone così.

Lui è diverso. Lui è il gabbiano che le ama e le odia ad un tempo, perché ama e odia troppo – tutto insieme – la sua trappola fatta di cielo.

 

(Il cielo è disseminato di stelle, che non sono poi tanto diverse da cicatrici.)

 

 

 

***

 

 

«Andiamocene.»

«E dove?» non si mostra mai minimamente sorpresa delle sue uscite, lei.

«Non lo so, ma andiamocene. Via

Dorcas si sporge verso Sirius e Sirius le prende una mano.

Mary gli somigliava troppo e Dorcas troppo poco, ma ama entrambe – o le ha amate.

Per un attimo stanno per scappare sul serio.

Dorcas e Sirius; Mary, Regulus.

Ma in realtà non si muovono nemmeno.

Rimangono fermi, mano nella mano fra le lenzuola attorcigliate di un letto disfatto.

Dorcas sbuffa, ed è il suo modo per dirgli che non possono, che il loro mondo – la loro guerra – è lì.

Sirius osserva il soffitto attraverso le ciglia scure e sorride, perché lo sa anche lui.

Allora rimangono immobili sotto le stelle in pennarello, feriti a morte dalla vita.

 

 

La pelle di Sirius – quella di Dorcas, di Mary e di Regulus – è fatta per essere ferita e dilaniata; è il loro unico modo per capire. Di combattere e di amare

Mantenere i segreti è l'unica cosa in comune che hanno gli occhi delle due dee di Sirius – quelli di cercare di carpirli, il peggior difetto dei fratelli Black.

Sono ragazzi venuti al mondo per morire giovani.

 

 

 

 

 

 

N/A

Ora potete uccidermi.

Prima di tutti un appunto sugli avvertimenti. È tutto a discrezione del lettore, per cui, se qualcuno se ne saltasse su con ehi, ma questo è non-con! be', non per deluderti, caro lettore, ma no, non lo è. Nel senso. Si ci possono vedere, accenni ad una dub-con (Arvery e Mary, vi dice niente?) ma no, in pratica non lo è.

È violenza, perché Mary è stata picchiata e le sono stati usati degli incantesimi oscuri non meglio specificati. Ma il non-con lo lasciamo da parte, principalmente perché non è ammesso nel contest e perché non sono in grado di scriverne bene; punto.

E poi. Le coppie. Che nessuno mi venga a dire che la MaryxSirius e la RegulusxDorcas non sono manco fanon. Sono Anon e tanto mi basta.

Bene.

Per il resto, uhm, è psicosi, la mia, quindi, no, mi rifiuto di prendermi le mie responsabilità su 'sta cosa qua sopra.

E va be', c'è Sirius che si innamora di un'amica, ma non in circostanze proprio normali e allegre – la trova mezza morta, la notte in cui Mulciber “le fa uno scherzo”. Uhm. No, non sta scritto da nessuna parte che era notte, o che era sulla Torre.

La ArveryxMary mi tormenta da morire, perché non posso dire di shipparli – shippo MaryxSirius dalla mattina alla sera, per chi non l'avesse capito. E sì, sono malata – ma devo shippare Arvery con qualcuno e l'idea che lui odi Mary perché in realtà la ama, be'. Questo è... Ho bisogno di qualcuno che instilli un po' di buonsenso nel mio povera testolina bacata.

Oh. E poi ho adorato scrivere la scena del funerale perché.. boh, perché sì. E queste non sono note. Mh. Dorcas è una tipa strana e fin qui nulla di originale – i miei personaggi sono tutti strani – era la ragazza di Regulus, poi lui è morto.

La DorcasxSirius è il risultato di due coppie frantumate dalla guerra e dal dolore.

E se Sirius non è particolarmente divertente, in questi tre capitoli, è per la scelta delle scene descritte.

Quanto alla grammatica, sono consapevole che lo stile è strano e un po' scostante, con virgole e 'e' in posti poco ortodossi, ma dovrebbe essere sintatticamente corretto; il più simile possibile a un flusso di pensieri, sì, ma non tanto da essere sgrammaticato.

Spero di averlo reso a dovere.

E sì, il titolo – quello della storia, come quello dei capitoli – è un pessimo gioco di parole e termini musicali, me ne rendo conto.
Basta, direi.

 

Se siete arrivati fino a qui, be', praticamente siete immortali.

Congratulazioni.

–––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Partecipa al contest 'As simple as that! Old Generation contest', indetto sul forum di efp da rondini.
Si ringrazia il cielo e la stessa, per la generosità e la pazienza di l@dyriddle, offertasi come giudiciA sostitutiva.
  
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