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Autore: Jade Tisdale    27/02/2015    3 recensioni
La storia si ambienta dopo l'episodio 46 dell'anime, in cui Pam capisce che la presenza di Mark nella squadra da' molto fastidio a Ryan. Quest'ultimo è confuso, non riesce a capire quali siano i suoi veri sentimenti per Strawberry: all'inizio ne è molto geloso, ma poi, con il tempo, sembra quasi che non gli importi più di lei. E di certo, il fatto che si avvicini a Pam non migliora le cose.
Intanto, Mina fa di tutto per attirare l'attenzione della modella, che si dimostra sempre gentile con tutti meno che con lei. La Mew Blu non capisce se l'amica la odi, o semplicemente non noti i suoi segnali.
Mina e Ryan sono confusi. Entrambi tengono molto alla stessa persona -che, purtroppo, è difficile da capire- e non sanno come comportarsi. Riusciranno a farle comprendere i loro veri sentimenti?
Genere: Azione, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mint Aizawa/Mina, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti, Zakuro Fujiwara/Pam
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutta colpa di una pallina

 

 

«Oneesama...»
La Mew Viola abbassò lo sguardo in direzione della collega, inarcando un sopracciglio.
«Che cosa c'è?»
Il tono brusco con la quale glielo aveva chiesto fece rabbrividire la povera Mina.
«Io.. io volevo solo...» Il suo cuore cominciò a battere sempre più forte e le vennero a mancare le parole. Per l'ennesima volta, stava facendo la figura dell'idiota davanti al suo idolo.
«Allora? Non ho mica tempo da perdere a guardarti in faccia» soffiò la modella, accavallando le gambe.
La Mew Bird, allora, deglutì e si fece forza. «Ecco, io... i miei genitori mi hanno spedito questo abito pregiato. Sai, proviene dalla Grecia ed è... un pezzo unico. Purtroppo mi sta troppo lungo e visto che è viola, pensavo che magari... ehm, io te lo vorrei regalare» balbettò, le guance leggermente rosate.
Pam le rivolse una delle sue solite occhiate gelide e Mina, per un istante, pensò di aver parlato troppo veloce, tanto che la modella non fosse riuscita a capire nemmeno una parola. Poi, però, la viola scoppiò in una sonora risata, come mai ne aveva fatte in vita sua.
«Tu vuoi regalarmi un vestito? Sei patetica!»
Mina sentì lo stomaco attorcigliarsi, le guance inumidirsi. Che stupida. Aveva davvero pensato di poter riuscire a convincere Pam ad accettare il suo inutile dono?
La modella scomparve dalla sua vista e la Mew Blu rimase completamente sola, nel bel mezzo di quella stanza dalle pareti nere, che le incutevano molta paura. Ma la paura non era niente in confronto a ciò che sentiva: la risata di Pam riecheggiava nella sua testa e sembrava che non volesse lasciarla stare.
«Basta...» sussurrò, cercando di scacciare quel suono tenendosi le orecchie con le mani. «Smettila Pam... smettila, ti prego!»
La ragazzina si accasciò letteralmente a terra. Era distrutta. Il cuore le batteva talmente veloce che sembrava volesse uscire dal suo corpo. Le arrivò sempre meno aria ai polmoni, tanto che la ballerina pensò finalmente di essere in punto di morte.
Non aspettava altro. Dopo il rifiuto di Pam, non desiderava altro.

 

 

Mina spalancò le palpebre di colpo e prese a fare dei respiri brevi e veloci. L'aria le stava venendo a mancare per davvero.
Si alzò in fretta dal letto, non curandosi della coperta che era caduta rovinosamente a terra. Aprì in fretta la portafinestra, prendendo poi delle profonde boccate d'aria fresca.
Era stato un incubo. Soltanto un incubo.
Era sudata in tutto il corpo, tanto che la vestaglia si era letteralmente appiccicata a lei, come se fossero diventati una cosa sola.
Quando fu sicura di aver regolarizzato il suo respiro, chiuse la finestra con nonchalance, dopodiché si lasciò cadere letteralmente sul letto.
«Oneesama...» sussurrò, posando la mano sul cuscino bagnato.

 

 

«Strawberry, questi budini sono da portare ai clienti del tavolo due. Pam, tu invece potresti andare a prendere le ordinazioni a quelle due signorine al tavolo dodici? Lo avevo chiesto a Paddy, ma come al solito si è messa a fare uno dei suoi improvvisi spettacoli!»
La viola annuì, ma prima di ritornare nel salone si fermò ad ascoltare le parole della Mew Gatto.
«Come mai Mina non è ancora arrivata? Sono già le dieci.»
Lory - che stava aiutando Kyle a preparare i dolci - abbozzò un sorriso.
«Magari suo fratello è tornato a casa, o semplicemente non si è sentita bene e ha deciso di non presentarsi.»
«Che differenza fa? Tanto lei non ci aiuta mai!» esclamò Paddy, che era appena entrata in cucina per posare dei piatti ormai vuoti.
 Strawberry sospirò. «Lo so, ma sono un po' preoccupata per lei. Quelle poche volte che non si è presentata...»
Proprio in quel momento, in cucina, spuntò l'esile figura della Mew Blu. Lory si portò involontariamente una mano davanti alle labbra nel vederla in quello stato: i suoi chignon erano fatti molto male, il vestito era pieno di pieghe e la ragazza aveva due occhiaie ben visibili. Sembrava anche che avesse pianto.
«Buongiorno a tutti. Chiedo scusa per il ritardo» disse semplicemente, recuperando un vassoio vuoto dalla credenza per poi sparire dalla vista dei presenti.
La squadra Mew Mew - eccetto Pam, che era appena ritornata nel salone - si scambiò delle occhiate confuse, ma nessuno di loro proferì parola.

 

 

«Mina, stai bene?»
La ragazza dedicò istantaneamente un sorriso alla leader delle Mew Mew. «Certo, sto benissimo!» mentì.
La rossa, però, non essendo molto convinta, insisté. «Ne sei sicura? Non è da te arrivare in ritardo come hai fatto oggi.»
La blu abbassò lo sguardo e riprese a spazzare il pavimento. Ichigo era indubbiamente l'ultima persona sulla faccia della Terra con la quale avrebbe voluto confidarsi, ma Mina era ancora talmente scioccata per quanto accaduto che non riuscì a controllare le proprie parole.
«Questa mattina ho avuto un incubo e quando mi sono svegliata ho perso la testa. Tutto qui» sussurrò, con una vena di tristezza negli occhi.
«Ti va di parlarne?»
La ballerina scosse la testa. «No, stai tranquilla, non c'è da preoccuparsi. Come vedi, adesso sto alla grande!»
"Alla grande!" non era di certo un'espressione che Mina avrebbe utilizzato se fosse stata veramente bene. Strawberry lo sapeva perfettamente, ma non le andava di far innervosire la Mew Bird: si limitò quindi a sorridere, fingendo di essersela bevuta.
«Allora, Strawberry, com'è andata ieri con Mark?» domandò Paddy, che in quel momento stava in equilibrio sul suo pallone gonfiabile, come di consueto.
Il volto della Mew Rosa divenne dello stesso colore dei suoi capelli, provocando una piccola risata da parte di Mina. Almeno sono riuscita a farla ridere, pensò.
«N-Non è successo assolutamente n-niente...» balbettò poi, rivolta a Paddy. «M-Mi ha riaccompagnata a c-casa e b-basta.»
La più piccola del gruppo si accigliò, lasciando andare a terra le tre palline da giocoliere con la quale aveva iniziato a baloccarsi.
«Momomiya, mi sa che tu non ce la racconti giusta!»
«Suvvia, Paddy, lasciala in pace! Non è educazione farsi gli affari degli altri, lo sai?» s'intromise cautamente Lory, consapevole che a breve Strawberry sarebbe esplosa.
La Mew Scimmia, però, non ebbe il tempo di replicare. Improvvisamente un breve urlo attirò la loro attenzione: quando si voltarono, le quattro ragazze videro Pam accasciata a terra, un'espressione addolorata stampata in viso.
«Oh no, Pam!» esclamò ad un tratto Mina, precipitandosi verso di lei. «Ti sei fatta male? Ti sei rotta qualcosa? Vuoi del ghiaccio?»
Era veramente buffo il fatto che la ballerina fosse più nervosa della modella: questa era caduta da appena dieci secondi e l'altra già la tempestava di domande.
«Mina, fammi respirare! Sto bene, sono solo inciampata» esclamò la viola, cercando di fingere un sorriso per non far spaventare le ragazze. Ma non ci riuscì.
Si tastò con delicatezza la caviglia, che le faceva molto male: quando ritrasse la mano, i polpastrelli dell'indice e del medio erano sporchi di sangue, il che fece preoccupare ancora di più la blu.
Proprio in quel momento, Ryan risalì dal laboratorio, seguito da Kyle.
«Ragazze, cos'è successo?» chiese quest'ultimo, avvicinandosi in fretta al gruppo.
«Pam è inciampata e si è fatta male alla caviglia» spiegò semplicemente Strawberry, cercando di nascondere l'ansia che le era venuta quando aveva visto il sangue.
Senza farselo ripetere due volte, Ryan si accovacciò e tolse la scarpa destra alla Mew Lupo: buona parte del calzino, da lilla, si era macchiato di rosso.
Pam, che non aveva distolto lo sguardo dalle sue dita sporche di sangue per tutto il tempo, socchiuse misteriosamente gli occhi. Poi, all'improvviso, senza che nessuno potesse prevederlo, si lasciò andare e cadde all'indietro, ma Ryan fu abbastanza veloce da sorreggerle il busto prima che toccasse terra. «Kyle, sbrighiamoci, dobbiamo portarla in ospedale!»
Lo scienziato non se lo fece ripetere due volte: corse giù nel laboratorio a recuperare le chiavi dell'auto, mentre Ryan prese tra le braccia Pam.
Dopo un paio di minuti, si sentì la loro macchina sgommare nel vialetto; le quattro Mew Mew rimasero così sole, immerse nei loro pensieri.
Paddy si sentiva in colpa: in fondo, Pam era inciampata su una delle sue palline. Se non le avesse lasciate a terra, probabilmente non sarebbe successo nulla.
Lory era sempre stata una ragazza sensibile e nonostante avesse combattuto un sacco di volte gli alieni, riportando diverse ferite profonde, quell'episodio l'aveva particolarmente scioccata, tanto che non riusciva nemmeno ad aprire bocca.
Strawberry si sentiva impotente. Quando aveva visto tutto quel sangue, si era letteralmente pietrificata.
E Mina, invece, scoppiò a piangere in mezzo a tutte.
«Oneesama...» bisbigliò, accasciandosi sulle ginocchia.
La prima ad avvicinarsi a lei fu Paddy, che le mise una mano sulla schiena, visibilmente dispiaciuta.
«Onee-chan, mi dispiace così tanto... è stata tutta colpa mia, se non avessi lasciato cadere a terra le mie palline da giocoliere, tutto questo non sarebbe successo!» esclamò la Mew Scimmia, anche lei sul punto di scoppiare a piangere.
Ma Mina ormai non la stava più ascoltando.

 

 

«Devo ancora capire come hai fatto a convincermi a non portarti in ospedale» soffiò Ryan, adagiando Pam - ancora con la divisa da cameriera - nel suo letto.
«Te l'ho detto, è solo un graffio: quando vedo del sangue, a volte, mi capita di impressionarmi e se lo fisso troppo a lungo svengo all'istante.»
«Meno male che sei un lupo» ghignò il biondo, accennando un sorriso.
La viola ignorò quell'esclamazione e si sfiorò nuovamente la caviglia: durante il tragitto verso il pronto soccorso, mentre era ancora priva di sensi, Ryan le aveva fatto una medicazione provvisoria. Poi, ad un tratto, lei si era svegliata e aveva fatto di tutto pur di convincerlo a non portarla in ospedale.
«Potresti lasciarmi sola? Vorrei cambiarmi» disse seccamente la Mew Lupo, alzandosi in piedi.
«Sicura di farcela da sola? A malapena ti reggi in piedi.»
«Tranquillo, posso farcela.»
«E io intanto che cosa faccio?»
La modella sbuffò. «Fatti un giro turistico per la casa, curiosa un po' per le stanze, fai quello che ti pare: basta che esci da questa camera.»
L'americano incrociò le braccia. «Te lo chiederò un'ultima volta: sicura di non volere una mano per cambiarti?»
Una vena cominciò a pulsare pericolosamente sulla tempia di Pam.
«Shirogane, ti conviene uscire di qui all'istante
Il biondo non se lo fece più ripetere e, un attimo dopo, sparì nel corridoio buio.
Sospirò, appoggiandosi al muro: quelle poche volte in cui Pam mostrava il suo carattere, era impossibile controbattere.
Non era mai stato in casa sua prima d'ora. D'altronde, era una bella villa, e sarebbe stato un vero peccato non esplorarla.
No, sono venuto qui per aiutarla, non per sfasciarle casa, pensò il ragazzo, scuotendo la testa. Però, in fondo, me l'ha suggerito lei.
Con un sorriso indecifrabile stampato in viso, Ryan Shirogane cominciò a camminare lungo il corridoio, con chissà quali altri strambi pensieri per la testa.
Aprì la prima porta che trovò sulla destra, trovandovi un grande bagno, probabilmente quello personale di Pam. Vi erano numerosi prodotti riposti ordinatamente su una mensola e nella stanza era diffuso un piacevole odore di lavanda. Ma quello non era di certo il posto più interessante della casa.
Si diresse così al piano inferiore e si fermò nella prima stanza che trovò sul suo cammino: la cucina. Le pareti erano di un rosso fragola, che davano un aspetto moderno alla stanza. Sull'isola vi era un cesto con molta frutta e qualche utensile fuori posto: vicino al lavandino, invece, c'erano due o tre mensole con numerose spezie. Una perfetta cucina in stile americano.
Successivamente, il ragazzo si diresse nella sala da pranzo, il cui arredamento aveva un accenno di stile gotico: il tavolo era molto grande e occupava gran parte della stanza - probabilmente la modella organizzava numerose cene di lavoro in casa sua - ma l'oggetto che sicuramente spiccava di più era un quadro, posto sopra ad un mobiletto di legno. Rappresentava un bosco dall'aspetto tetro, con alberi alti e ricchi di foglie.
Infine, ma non meno importante, Ryan giunse finalmente nel salotto, dove poté rilassarsi un po'. Si sedette sul lungo divano in pelle, di fianco alla quale vi erano due poltrone: vi era inoltre un ampio televisore, non molto distante da un elegante camino bianco. Una grande portafinestra era rivolta verso il giardino sul retro, ma essendo buio non riuscì vedere molto.
La cosa più strana, era che durante la sua perlustrazione non aveva intravisto nemmeno una foto di famiglia.

 

 

Pam scese le scale a fatica, stringendosi saldamente alla ringhiera. Ogni volta che poggiava il piede destro a terra, provava un dolore indescrivibile: fu così obbligata a fare un gradino alla volta, saltellando sul piede sano.
Dopo all'incirca cinque minuti, quando finalmente riuscì ad arrivare al pianoterra, seguì l'unica luce accesa per la casa, che la condusse nel salotto.
«Pam, potevi dirlo che avevi finito di cambiarti, ti avrei portata giù io» dichiarò Ryan, aiutandola a sedersi sul divano.
«Non ha importanza, ci ho messo qualche minuto in più ma ci sono riuscita da sola.»
Il biondo si sedette al suo fianco. «Certo che sei veramente testarda quando ti ci metti!»
 La ragazza non aggiunse altro e si concentrò su qualcos'altro. Prese a massaggiare delicatamente la parte lesionata e notò quasi subito lo sguardo dell'americano su di sé.
«C'è qualcosa che non va?
«Niente, è solo che...» esordì, ma poi scosse la testa. «Nulla.»
«Avanti, parla.»
Ryan si passò una mano tra i capelli. «Come hai fatto a farti un taglio del genere inciampando?»
La Mew Viola sospirò. «Stavo portando uno dei piatti rotti da Lory in cucina ed essendo sovrappensiero, non mi sono accorta della pallina di Paddy. Quando sono scivolata, il piatto mi è caduto sulla caviglia. Tutto qui.»
«Che discorso interessante» ironizzò il ragazzo, non riuscendo a staccare lo sguardo dalla grossa libreria in legno antico. «Fra il lavoro e gli alieni riesci a trovare del tempo per leggere?»
La Mew Mew si schiarì la voce. Quella situazione, stranamente, la stava mettendo a disagio.
«A dire il vero no, da quando mi sono trasferita qui non ho più toccato carta, eccetto per firmare dei documenti. Quelli erano i libri di mio padre.»
«Oh» si limitò a dire lui. Quando, insieme a Kyle, aveva raccolto i dati delle future Mew Mew, era stato difficile scavare nel passato di Pam. Sapeva solo che faceva la modella da quando aveva quattordici anni e che prima di allora aveva vissuto in America con la sua famiglia: poi, inspiegabilmente, era tornata in Giappone, paese natio del padre, completamente sola.
Anche se sapeva poco e niente su lei, Ryan ci avrebbe messo la mano sul fuoco: a Pam era successo qualcosa che l'aveva segnata profondamente. Ma di certo, non le avrebbe chiesto spiegazioni.
«Puoi anche tornare al Caffè, ormai si sta facendo tardi» disse ad un tratto la Mew Lupo.
Ryan alzò un sopracciglio. «Mi stai sbattendo fuori, Fujiwara? E io che pensavo di essere gentile e di restare tutta la notte ad assisterti.»
«Pensavi male» soffiò lei, girando la testa dalla parte opposta del ragazzo, fingendosi disinteressata a lui. «Posso farcela benissimo da sola.»
E Ryan, impercettibilmente, sorrise.
«Invece mi sa che resterò qui» continuò, deciso.
La ragazza lo osservò a lungo, rivolgendogli l'ennesima occhiata gelida. Poi, all'improvviso, sospirò.
«Ci sono due camere degli ospiti» lo informò, massaggiandosi le palpebre. «Quella in fondo al corridoio è più spaziosa e c'è un letto matrimoniale, mentre quella subito a fianco è più piccola e c'è un letto singolo, ma il materasso è decisamente più comodo.»
«Come mai tutte queste stanze? E' un hotel per caso?» scherzò il biondo, ma la Mew Viola non rise con lui.
«Non sono affari che ti riguardano» disse seccamente.
Ryan si incupì, ma cercò comunque di sorridere. «Scusami, non era mia intenzione entrare nel dettaglio.»
«Non fa niente, ormai ci sono abituata.» Pam sospirò nuovamente. «Adesso, se non ti dispiace, vorrei andare a dormire. Fa' come se fosse casa tua, basta che non fai troppo rumore.»
La ragazza si alzò, ma prima che potesse compiere un altro movimento, l'americano posò le mani sulle sue spalle.
«Eh no, hai fatto la discesa da sola, ma adesso ti porto io.»
Nel giro di pochi secondi, Pam si ritrovò stretta tra le braccia del ragazzo. Per la prima volta, i due si scambiarono una lunghissima occhiata: occhi azzurri come l'oceano con occhi color blu zaffiro. Uno strano rossore si formò sul volto della viola, che cercò di dire qualcosa, ma l'ideatore del Progetto Mew la precedette.
«Hai delle amiche che tengono molto a te. Dovresti cominciare a fidarti e ad essere più aperta con loro.»
Lei strinse meglio le braccia attorno al collo di lui. «Perché mi stai dicendo questo?»
Il biondo si diresse verso le scale e incominciò a salire lentamente. «Perché la settimana scorsa, quando è successo quel casino con Mina, la squadra ha rischiato di sciogliersi. Ed è una cosa che voglio evitare.»
«Vorresti dire che è tutta colpa mia se quella ragazza non riesce a combattere senza di me?»
«Non sto dicendo questo» riprese a dire il ragazzo, adagiando la modella sopra al proprio letto. «Voglio solo dire che la ragazza in questione ti adora e che, forse, se la trattassi diversamente, riuscirebbe davvero a tirare fuori la forza che è nascosta dentro di lei.»
La Mew Lupo si sistemò sotto le coperte. «Non posso modificare il mio DNA e le caratteristiche fisiche e mentali che ne derivano, sai?»
«Le persone cambiano» rispose l'altro, sorridendo. «Buonanotte, Fujiwara.»

 

 

Dalla finestra entrava un leggero fascio di luce, che bastò per far svegliare la modella. Quest'ultima sbadigliò silenziosamente, rivolgendo poi la sua attenzione all'orologio da muro posto di fronte a lei: segnava le dieci e mezza.
La ragazza si alzò dal letto di malavoglia: la caviglia le faceva ancora male, ma rispetto al giorno prima, che non poteva nemmeno poggiare il piede a terra, anche se zoppicando, riusciva a camminare. Si diresse così al piano inferiore, più precisamente in cucina.
«Ryan.»
Il biondo stava spalmando della marmellata su una fetta biscottata, con degli auricolari bianchi nelle orecchie. Quando si accorse di Pam, mise il coltello nel lavandino e si tolse in fretta le cuffiette.
«Buongiorno» disse, mentre la Mew Viola si avvicinava. «Come ti senti?»
Quest'ultima non rispose, ma si affrettò a togliergli la fetta biscottata di mano.
«Ho pensato di preparare la colazione» proseguì lui, porgendole una tazza di caffè.
«Questa volta hai pensato bene» sussurrò, abbozzando un sorriso.
Ryan fu tentato di dire qualcosa, ma un rumore lo bloccò.
Il campanello suonò un paio di volte, costringendo la modella a riporre la tazza di caffè sull'isola della cucina: dopo non molto, quando aprì la soglia, si ritrovò davanti l'espressione preoccupata di Mina.
«Buongiorno» disse la viola, poggiandosi sullo stipite della porta.
«C-Ciao...» balbettò quest'ultima, abbassando lo sguardo. «Volevo... volevo vedere come stavi.»
«La caviglia mi fa ancora male, ma rispetto a ieri sto decisamente meglio.»
«Mi fa piacere» annuì la più giovane, non del tutto convinta.
La modella si spostò, facendo cenno alla ragazzina di entrare, ma quest'ultima scosse la testa.
«Oh, no, ti ringrazio, ma devo andare a lezione di danza.»
Pam inspirò. «Okay.»
Seguì un silenzio tombale, che contribuì ad aumentare l'imbarazzo di Mina. Dopo non molto, la blu si schiarì la voce, visibilmente affranta. «Sai... Paddy si sente davvero in colpa.»
«Non deve preoccuparsi. In fondo, sono cose che capitano» disse semplicemente l'altra, ricadendo poi nel suo abituale silenzio.
Mina annuì ancora, sorridendo amaramente. «Già. Sono cose che capitano.» 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

3000 parole tonde tonde!
Per chi è abituato a scrivere/leggere capitoli lunghissimi non è molto, ma ho fatto davvero del mio meglio.
Zakuro è abbastanza IC o sbaglio? Ho qualche dubbio su Ryou però :/
Va beh, tralasciando i miei dubbi post-studio, visto che ormai sono giorni che ho la testa sul libro di chimica e quindi sono un po' scombussolata per questo spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto :)

   
 
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