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Autore: Spensieratezza    27/02/2015    1 recensioni
Questa è una storia che parla di tre fratelli: Alisea, Alan e Zaffiro e ci sarà anche tanto, tanto amore fraterno!!
Sentì Zaffiro prendergli la mano e si sentì inaspettatamente protetto dalla sua stretta. Si voltò, sentendosi un po’ avvampare quando lo guardò negli occhi.
“Che tipo di visione? Non farmi stare in pensiero, Alan..” disse Zaffiro, prendendogli il viso tra le mani, ma Alan, imbarazzato, si allontanò dalle mani calde e premurose di suo fratello, sfuggendo a quegli occhi azzurri e preoccupati, quegli occhi azzurri come l’oceano atlantico.
(....) “Quanto sei idiota..” disse Alan, nascondendo la testa sul suo braccio coperto dalla felpa.
Non alzò più la testa per un po’. Rimase così, inspirando l’odore della felpa del fratello. era confortante. Sapeva di..casa.
Zaffiro rimase fermo, sorridendo e guardandolo. Alan poteva sentire il calore venire dal corpo di Zaffiro. Calore umano.
Senza quasi rendersene conto – o forse se ne rendeva conto e questa era la parte peggiore – alzò la testa per appoggiarsi al collo di Zaffiro.
ATTENZIONE: questa storia la metto come conclusa, fino a che non capirò come mandarla avanti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 17:00 del pomeriggio, non era davvero tardi. Tra due ore la cartolibreria avrebbe chiuso e quindi Zaffiro aveva ancora solo due ore a disposizione per cercare di prendere le ultime cose che gli servivano per la scuola… anche se non aveva detto tutta la verità. In realtà Zaffiro, Alan e Alisea erano una sorte di clienti fissi alla cartolibreria Ztec.  Quasi ogni settimana andavano a comprare e ordinare qualche libro. Zaffiro non escludeva di poter ordinarne un altro anche quella sera.
 
 
 
Entrò nella cartolibreria e notò che c’era poca gente. Si avviò subito nel reparto di cose per la scuola. Gli mancava ancora un astuccio per i colori, degli evidenziatori e una di quelle righe giganti che si usano per educazione tecnica e anche un compasso.
 
Vide che c’erano evidenziatori gialli, rosa, verde, e blu e Zaffiro li prese tutti. Aveva sempre avuto un debole per evidenziare le cose. Zia Judith fece sparire cose come il dizionario italiano e l’elenco telefonico dalla sua portata per il timore che potesse decidere di evidenziare anche quello.
 
 
Non era particolarmente ispirato per nessun libro in particolare, cosi stava per portare gli oggetti alla cassa e pagare….quando alzò lo sguardo e vide una sagoma familiare…..era al primo piano e ricurva su un tavolo di libri. Zaffiro guidato da non so quale istinto, decise cosi di salire le scale.
 
Era voltata, ma ne era sicuro….non poteva sbagliarsi. Era LEI.
 
 
 
“Clère” disse sperando che la sua voce non tremasse troppo.
 
Clère si voltò all’istante. Uno scatto fulmineo. Aveva gli occhi sbarrati. Teneva in mano un libro, aveva uno smalto e un rossetto fucsia che gli risaltavano la pelle candida, il collo sottile. Gli occhi sgranati erano grandi ma teneri, profondi.
 
 
Occhi di cerbiatto…  pensò Zaffiro.
 
“Zaffiro?” esitò Clère. Sembrò che le labbra le tremassero e Zaffiro pregò che non si mettesse a piangere dentro la cartolibreria. Cos’avrebbero pensato se l’avessero sorpreso tra le braccia di una ragazza in lacrime? Respinse subito quel pensiero. “Si, sono io” sorrise, sforzandosi di non lasciar trapelare il suo nervosismo.
 
Clère appoggiò il libro in tutta fretta al bancone, che comunque cadde sul pavimento, e si precipitò ad abbracciare Zaffiro, che rimase paralizzato dall’improvvisa espansività della ragazza.
 
 
“Sono cosi contenta di rivederti” disse Clère con la voce smorzata. Forse stava piangendo.
Zaffiro degluti cercando di rilassarsi, dopodiché la abbracciò nervosamente a sua volta.
 
 
“Anch’io sono contento di rivederti” sorrise riuscendo a rilassarsi un poco.
 
Con gran sollievo di Zaffiro, Clère lo lasciò andare e si asciugò gli occhi.
 
 
 
 
Era davvero carina, sostenne Zaffiro. Quella volta all’ospedale non ci aveva fatto caso. Era troppo traumatizzato da quell’esperienza, inoltre non aveva fatto caso al fatto che molto probabilmente non doveva essere molto più grande di lui . Quel giorno all’ospedale aveva dato per scontato che fosse più grande, ma forse avevano addirittura la stessa età. Aveva dei bei capelli castani lisci a caschetto, occhi da cerbiatto intensi, viso solare e dolce, ma anche uno sguardo malinconico. Era molto graziosa. Aveva una minigonna di jeans e una maglia nera attillata.
 
“Come stai? Non vi ho più visti da quel giorno” disse Clère.
 
Zaffiro ammirava la capacità di Clère di dire le cose senza essere invadente, senza fare troppe domande. Lei le diceva ma non diceva mai più del dovuto, si fermava, lasciava che fosse l’altro a decidere se continuare la conversazione o no…e Zaffiro capiva che lo faceva per non sembrare inopportuna…la apprezzava per questo, senza contare che gli aveva salvato la vita. Aveva salvato la vita a tutti loro.
 
 
 
 
“Stiamo bene” sorrise Zaffiro. “Tutti noi. Grazie. Grazie per tutto. Ora stiamo cercando di riprenderci, sai non è facile, ma nostra zia sta facendo tutto il possibile. “ Zaffiro pregò con tutte le sue forze che non chiedesse dei loro genitori. Non aveva voglia di parlarne.
 
 “Lo so che è stupido e forse non è giusto dirlo, ma devo farlo… io…dopo quel giorno, vi ho pensati molto. Spesso. Non ho potuto farne a meno…vi ho anche sognati. Volevo sapere come stavate, speravo di rivedervi” disse Clère nascondendo il viso, imbarazzata.
 
“è normale. Ci hai salvati la vita. Non è affatto stupido. È normale. E bello. Anche noi ti abbiamo pensata spesso.”  Disse Zaffiro.
 
 Era la verità. Si erano ritrovati a sognare spesso di rincontrarla nei giorni successivi a quel terribile giorno. Tutti e tre.
 
Alisea non faceva che chiedere a loro quando l’avrebbero rivista.
 
“Mi piacerebbe tanto rivedere anche Alan e Alisea” disse Clère.
 
“Sarebbero tanto felici anche loro di rivederti, ma…cos’è che ti è caduto dalla tasca?” disse Zaffiro, facendo per prendere la piccola tessera che gli era caduta dalla tasca interna della maglia.
 
“ Frequentante il liceo Dawnsville di Merylbeth “ lesse Zaffiro ad alta voce.
 
“Si, frequento quel liceo” disse Clère sorridendo. “ Sono venuta a fare una mia fototessera nuova, per la scuola… sai la vecchia l’ho persa e il preside di questa scuola pretende che tutti noi dobbiamo andare in giro con la nostra faccia appiccicata ai vestiti dovunque andiamo. È terribile” rise Clère.
 
Zaffiro non disse niente e si limitò a fissare il vuoto.
 
“Beh, sai non è cosi male quando ti abitui. Finirai addirittura per affezionarticisi. Non potrai più farne a meno” caricò Clère.
 
“Io non…non è per la fototessera…la scuola….è la stessa  scuola dove io e i miei fratelli cominceremo domani il nostro primo giorno di scuola.”
 
Clère lo guardò a bocca aperta e tirò un sospiro.
 
“Non ci posso credere.”
 
“Neanche io “ disse Zaffiro sedendosi.
 
“Beh…a quanto pare saremo compagni a partire da domani.”  Disse Clère sorridendo raggiante. “Aiuterò tutti voi ad ambientarvi. Contate su di me.”
 
“Speriamo” si lasciò scappare Zaffiro. Quasi subito si penti di aver aperto bocca.
 
“Cosa vuoi dire?” chiese infatti Clère.
 
“Io…sai è difficile ambientarsi, quando arrivi a una scuola mentre è già iniziato l’anno”
 
“Sono solo due mesi in più rispetto agli altri. Non è cosi grande il distacco” disse Clère sorridendo. “vi ambienterete, vedrete”
 
Speriamo pensò Zaffiro senza dirlo questa volta.
 
“Bene, io….dovrei andare ora” disse Clère.
 
“Clère…non…non ti andrebbe di venire a casa nostra, a salutare Alisea e Alan? Anche zia Judith sarebbe felice di vederti.”
 
“Io…io non…” disse Clère imbarazzata.
“Se non ti va, non preoccuparti. Capisco l’imbarazzo. Dai fa niente. Ci vediamo a scuola” e le strizzò l’occhio.
 
Dopodiché se ne andò lasciando Clère raggiante. Non vedeva l’ora che fosse domani.
 
 
 
 
 
Zaffiro usci dalla cartolibreria con il cuore che galleggiava come un palloncino. Era molto contento che lui e i suoi fratelli avrebbero frequentato la scuola assieme a Clère. Clère gli piaceva e non si trattava di uno di quei normali casi di attrazione che provi tra uomo e donna. No, Clère gli piaceva davvero, non sapeva se come ragazza, ma come persona di certo. Aveva dei modi deliziosi, era gentile, carina e aveva salvato la vita a lei e ai suoi fratelli e Zaffiro supponeva che quando salvi la vita di qualcuno, generi una specie di legame, no? Doveva essere cosi. Sentiva un certo affetto per Clère e sapeva che anche i suoi fratelli lo sentivano. Chissà cosa avrebbe raccontato loro, chi aveva incontrato in cartolibreria.
 
   
 
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