Deafening
Silence
Sono
le sette e mezza di un mercoledì sera, fuori il
vento gelido si infrange sugli alberi facendone ondeggiare le fronde in
modo
sinuoso mentre il rumoroso traffico di Edimburgo in orario di punta
riesce
quasi a coprirne il fruscio incessante. L'interno 19 della palazzina B
su Hill
Avenue è stranamente tranquillo, forse perché tre
delle quattro inquiline che
vi risiedono sono tornate a casa per festeggiare in famiglia il natale.
Lucia è
tornata in Spagna da sua madre e suo fratello, Dalia è a
Palermo con i suoi e
la famiglia del ragazzo di una vita, mentre Angie ha preso l'autobus
per
Amsterdam qualche ora fa e ad Alexa, che ora è rimasta sola
in
quell'appartamento, il silenzio inizia a dare sui nervi. E' sdraiata
sul divano
con le gambe accavallate e i piedi che rimangono a penzoloni per via
delle sue
gambe troppo lunghe, come direbbe Dalia,
il televisore sintonizzato
su un canale a caso e lo stomaco che brontola dalla fame. Per questo, e
solo per questo, sbuffa mentre con le dita digita e poi invia
un messaggio
all'unica persona che non vorrebbe proprio vedere ma è
l'unica su cui, in casi
estremi come questi, può contare.
"
C'è troppo silenzio qui."
Sa per
certo che se ne pentirà nello stesso istante in
cui quelle mani forse un po' troppo grandi sfioreranno con finta
casualità le
sue, ma proprio non può farne a meno perché ormai
sono le otto e l'aria è
pesante e insopportabilmente silenziosa. Si convince di non essere
troppo
patetica perché in fondo anche se nemmeno due mesi fa lei
gli abbia
espressamente chiesto di uscire dalla sua vita, di non poterne
più di quella
situazione di stallo in cui erano rimasti impantanati, forse il
suo profumo le manca un po' e magari ha
davvero bisogno che la
sua voce riscaldi e riempia quel silenzio vuoto. Con il labbro
inferiore fra i
denti pensa che se non è patetica forse è solo
un' ipocrita, e lo capirebbe
davvero se Harry suonasse alla sua porta solo per investirla con un
fiume di
parole decisamente poco carine. Avevano passato davvero dei bei
momenti, la
loro era un'amicizia che sembrava destinata a durare negli anni, il
legame che
li univa era senza pretese ma necessario. Ed era andato tutto alla
grande
finché una sera, per un bicchiere o due di troppo, lei aveva
sentito gli occhi
di Harry su di se in modo insistente e forse malizioso, le sue
mani così calde
sulla sua schiena e le sue labbra dannatamente morbide.
La mattina
seguente ricorda di aver trattenuto il respiro e un sorriso quando si
era
accorta dell'altro paio di gambe incastrate fra le sue, di una mano un
po'
troppo grande con il palmo aperto sul suo stomaco, del respiro di
qualcun altro
a mischiarsi col suo.
Per
Alexa il silenzio è doloroso, le porta i ricordi
amari di un'infanzia in cui i suoi genitori annegavano i loro problemi
in
discussioni mute, accuse e difese gridate con gli occhi ma senza mai
una
parola, fino a portare sua madre e suo padre ad una rottura definitiva,
un
divorzio che dura ormai da quindici anni. Per questo ha scritto ad
Harry nella
speranza che la raggiunga, nonostante la situazione imbarazzante in cui
si
erano trovati due mesi prima e a cui lei stessa aveva voluto mettere un
punto.
Harry era sempre stata la spalla su cui piangere, l'amico disposto ad
aspettare
i suoi interminabili ritardi, lo stesso che aveva spaccato il naso al
ragazzo
con cui aveva perso la verginità, quello che sapeva quando e
come farle capire
che stava sbagliando. E lei per Harry aveva fatto altrettanto, lo aveva
stretto
fra le braccia il giorno in cui suo nonno era volato in cielo, aveva
perso il
conto di tutte quelle volte in cui era andata a riprenderlo a qualche
festa a
tarda notte perché troppo ubriaco anche solo per fare un
passo. Harry è quel
tipo di persona che sceglie le parole con fastidiosa accuratezza,
sempre alla
ricerca dei dettagli più nascosti. Uno che parla poco ma
è sempre attento, e
lui nel silenzio ci sta bene. Quindi una persona sana di mente potrebbe
chiedersi come mai una ragazza che detesta il silenzio riempia le sue
giornate
con chi ci ha costruito se stesso. Ad Alexa la risposta non
è stata sempre
chiara; ma ha imparato che il silenzio di Harry lo rimpiazza con
qualcosa che
va oltre le parole, come il profilo definito della sua mascella, il
colore cupo
dei suoi occhi quando qualcosa lo turba, le dita lunghe fra i capelli
se è a
disagio, gli occhi semichiusi sulle labbra incurvate
all'insù quando pensa a
qualcosa di divertente. Per questo da quando erano finiti a letto
insieme lei
aveva sentito cambiare qualcosa dentro di se, e dannazione era anche
disposta a
fare chiarezza su quei sentimenti che forse c'erano sempre stati ma che
teneva
nascosti giù infondo allo stomaco, si era anche accorta di
come Harry aveva
iniziato a ignorare ciò che era successo, a distogliere lo
sguardo e irrigidire
la mascella quando lei cercava di portare il discorso su quella notte.
Alexa
chiude gli occhi e sbuffa quando il rumore della
pioggia, che ha iniziato a cadere prima piano poi furiosa, le porta
alla mente
i ricordi amari di quella sera di due mesi prima.
Erano alla festa di compleanno di
Dalia, la musica assordante e l'aria
viziata l'avevano spinta ad uscire a prendere una boccata d'aria
fresca. Ed era
proprio lì fuori che aveva trovato Harry a fumare una
sigaretta appoggiato alla
portiera della sua auto, gli sorrise e iniziò a camminare
verso di lui
lentamente ma con determinazione. Quando oramai erano a pochi passi di
distanza, Harry gettò a terra il mozzicone della sigaretta
ormai terminata e si
schiarì la voce, portando il suo sguardo su di lei e
passando una mano fra i
capelli. Quei gesti che lo caratterizzavano quando era nervoso erano
per Alexa
un segnale, per questo quando lo raggiunse gli si posizionò
di fianco e si
assicurò che le loro spalle si sfiorassero appena.
"Hey"
Harry prese un respiro profondo e
rispose buttando fuori l'aria.
"Hey"
Nel tono di voce il malcelato
presentimento di una discussione.
Alexa si sentiva leggermente a disagio
ma era determinata ad affrontare quel discorso per arrivare ad una
conclusione,
non ne poteva più di quella situazione di stallo, lei voleva
chiarezza.
"Dobbiamo parlare."
Harry restò in silenzio per
qualche minuto per scegliere, con cura, le
parole da dire.
"No, se tu che voi parlarne e a me non
va neanche di ascoltare."
Alexa morse l'interno della guancia
infastidita dal suo comportamento
infantile e decise di mantenere la calma.
"Voglio solo fare chiarezza, sapere se
per te, insomma-"
Harry non le diede tempo di finire, si
scostò di scatto e la guardò con
così tanta frustrazione da farle tremare le gambe.
" Eravamo ubriachi ed è
stato uno sbaglio"
Alexa incassò il colpo ma
qualcosa nell'espressione di Harry le diede forza
di ribattere, quel modo in cui teneva le spalle incurvate, le mani
nelle tasche
dei jeans neri e lo sguardo ora lontano da lei le suggerì
che c'era di più.
" Perché ti
scaldi tanto se è
stato uno sbaglio" lo punzecchiò. Il suo orgoglio non gli
diede tempo di
analizzare la domanda che disse quasi con rabbia
" E perché tu te la prendi
per una scopata? Cristo Alexa, non possiamo
lasciare tutto così e andare avanti, invece di cercare per
forza
qualcosa?"
Le parole di Harry la ferirono ma lei
cercò di non darlo a vedere, questa
volta fu lei a restare in silenzio, ma con lo sguardo che non
abbandonava Harry
neanche un istante, quando all'improvviso ebbe chiaro cosa in
realtà lo
innervosisse così
" Hai paura, di andare fino in
fondo e di scavare nelle tue emozioni, paura di scoprire la
verità, non é così?
Di scoprire che forse qualcosa c'è davvero. "
Harry strinse i pugni e sembrò
trattenersi dall'imprecare, ma Alexa era stanca ed aveva male ai piedi
quindi
si schiarì rumorosamente la voce, un chiaro invito a farlo
parlare.
Fu allora che lui, più per
rabbia che
per altro, esclamò quelle parole di cui si pentì
l'istante dopo
"Perchè non troverei niente
Alexa, niente. È stato solo uno sbaglio, e per di
più io ora sto vedendo una
persona che mi piace davvero e non ho bisogno di incasinarmi di
più. Quindi per
favore smettiamola con questa cazzo di storia e rientriamo dentro, ho
bisogno
di bere qualcosa."
"Vai al diavolo Harry" disse
lei con le braccia incrociate e gli occhi che pizzicavano
pericolosamente.
Lui sbuffò esasperato dalla sua
testardaggine "Smettila di fare la bambina, avanti rientriamo." fece
qualche passo in direzione del locale aspettando di sentire il rumore
dei
tacchi di Alexa seguirlo, chiaramente intenzionato a chiudere
lì quella
conversazione. Percepì solo il rumore delle auto che
transitavano poco più
avanti in strada, allora si voltó a mezza faccia a cercarla
con la coda
dell'occhio. Era rimasta ferma immobile dove l'aveva lasciata, con le
braccia
scoperte incrociate sotto al seno e i capelli sciolti sulle spalle, il
petto si
alzava si abbassava velocemente, il labbro inferiore incastrato fra i
denti
come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa. Harry scosse la testa
che gli
pulsava e riprese a camminare.
" Sai cosa, va bene così. Non
parliamone più, anzi non parliamoci affatto, non ne vale la
pena. " disse
assicurandosi che la sentisse, mosse qualche passo verso di lui che era
fermo
con una mano sulla maniglia della porta d'ingresso del locale.
"Che vuoi
dire? Smettila con queste
stronzate. Io voglio continuare a parlarti,
come sempre."
disse senza guardarla. Alexa scorse
nel tono di Harry una leggera ansia che
l'aiutò a farsi forza per rispondergli.
" Ma io non ho più niente
da dire, da dire a te." Harry fece per
girarsi e correrle incontro per urlarle addosso tutta la sua
frustrazione e che
se solo fosse stata un uomo l'avrebbe di certo presa a pugni. Invece il
suo
orgoglio gli fece solo alzare le spalle e fare un passo dentro al
locale dove
venne stordito dalla musica e dall'aria viziata. Solo quando Alexa lo
vide
scomparire con la porta a chiudersi dietro le sue spalle si pentii di
ciò che gli
aveva detto ma non pianse, perché lei era altrettanto
orgogliosa, prese un
respiro profondo invece, e lasciò che le tornasse
regolare prima di
ravvivare i capelli con una mano e rientrare per recuperare la borsa e
tornarsene a casa.
Il
rumore della serratura che scatta le fa aprire gli
occhi di scatto, guarda confusa l'orologio che segna la
mezzanotte e alza
un sopracciglio mentre, con la schiena indolenzita dalla posizione
scomoda, si
tira a su e incrocia le gambe sul divano. Allunga il collo verso il suo
cellulare, abbandonato sul tavolino, nessuna chiamata e nessun
messaggio dalle
sue coinquiline quindi non può che essere Harry,
è l'unico a cui abbia
affidato il suo secondo mazzo di chiavi. Il ragazzo apre la porta e
infila le
chiavi nella tasca della giacca beige che indossa mentre è
concentrato sullo
schermo del suo telefonino che gli illumina il viso accentuandone i
tratti
marcati ma armoniosi. Indossa dei jeans neri che gli fasciano le gambe
magre e
il beanie verde che lei gli aveva regalato il natale precedente, si
accorge che
Alexa lo sta osservando dal divano solo quando ripone il telefono nella
tasca
posteriore dei jeans.
" Non
pensavo saresti venuto." dice con la
voce ancora impastata dal sonno mentre si alza e muove qualche passo
verso di lui.
"
Pensavo che non avessi più niente da dire, da
dire a me." ribatte, e tutta la rabbia
mista all'orgoglio
ferito che impregna il tono di Harry fanno deglutire nervosamente
Alexa.
Restano in silenzio per un po', lei che cerca con gli occhi tutti quei
dettagli
di cui non ne ha mai abbastanza ed Harry tiene lo sguardo fisso sul suo
viso,
indeciso se dirle che in realtà ha fatto dietro front ed
è tornato a casa
cinque volte prima di presentarsi lì.
" Mi
dispiace Harry" ed è un sussurro che
arriva chiaro alle orecchie del ragazzo, ma prima che lui possa
ammettere di
essere stato uno stronzo lei si schiarisce la voce ed aggiunge.
" Io
sono così confusa da quello che è successo.
Avevo bisogno di un amico con cui fare un po' di ordine, avevo bisogno
che
capissi, che lasciassi da parte il fatto che per te sia stato solamente
uno
sbaglio, e fare un po' di spazio a me. Lo sai che sono un disastro."
Harry
scuote la testa nella vana speranza di
nasconderle un sorriso, è stato proprio lui ad affibiarle
quell'appellativo,
senza alcun rimprovero nel tono di voce, quando ancora andavano alle
elementari
e lei ne combinava una dietro l'altra. Vederla così fragile
con tutti i muri,
che ha pazientemente costruito intorno a se, abbassati gli fanno
dimenticare
quanto fosse arrabbiato e ferito per la loro discussione.
" Lo
sai che non lo negherò solo per farti
piacere." risponde sarcastico facendola ridacchiare.
Lei sa
di non doversi aspettare delle scuse da parte
sua ma lo conosce da troppo per prendersela. Harry è fatto
così, è quello che
una vocina nella sua testa le ripete come un disco rotto.
" Vuoi
un tè?" gli chiede sbadigliando e
dirigendosi in cucina, separata dal salone spazioso grazie ad un
piccolo
bancone color castagna che riprendeva il tono del resto dei mobili.
"
Qualcosa
di più forte?"
Alexa
storce il naso e scuote la testa " C'è
della vodka alla menta in frigo, è di Angie ma serviti
pure." gli risponde
avviando il piccolo bollitore automatico fra il lavandino e il piano
cottura.
Alexa
afferra una tazza, in cui fa cadere una bustina
di tè alla vaniglia, e un bicchiere di vetro per Harry che
intanto sta svitando
il tappo alla bottiglia vodka seduto a capo tavola alla sua sinistra.
Quando
l'acqua ha raggiunto il bollore spegne il bollitore e inizia a versarne
nella
sua tazza, beandosi dell'aroma di vaniglia che sale lento verso il suo
viso,
Harry ha già riempito fino a metà il bicchiere e
lo butta giù tutto d'un fiato.
Fa una smorfia di disgusto quando l'alcol gli scalda la gola e strizza
gli
occhi mentre lei apre il frigorifero da cui prende del latte e ne versa
un po'
nel suo tè per attenuarne l'aroma. Quando Harry riempie il
bicchiere per la terza
volta senza che non siano passati due minuti Alexa sospetta che ci sia
qualcosa
che lo turbi, per questo sorseggia lentamente il suo tè
facendo attenzione a
non scottarsi prima di schiarirsi la voce e cercare il suo sguardo per
chiedergli " Va tutto bene?"
Lui
resta in silenzio ma questa volta sembra soppesare
fra le dita il bicchiere nuovamente pieno, lo sguardo fisso sul liquido
trasparente e le labbra leggermente increspate. Ora Alexa non ha dubbi
che ci
sia decisamente qualcosa che non
vada, fa uno sforzo e rimane
in silenzio perché sa che Harry ha bisogno del suo tempo e
riempirlo di domande
lo porterebbe solo ad innervosirsi e chiudersi in se stesso.
Posa
il bicchiere sul tavolo, dopo averlo svuotato in
un fiato, e si schiarisce la gola.
" Si
chiama Anna ed ha origini sud africane, le
gambe lunghe e un bellissimo sorriso."
Alexa
annuisce piano, le sta parlando di quella
ragazza a cui aveva accennato durante il loro litigio "Fin qui mi
sembra
tutto okay."
Harry
deglutisce e sta per versarsi un altro bicchiere
ma lo sguardo che lei gli riserva lo ammonisce silenziosamente quindi
toglie il
cappello e si passa distrattamente la mano fra i capelli, i muscoli
delle
spalle tesi come corde di violino.
"Ieri
sera abbiamo cenato a casa sua e ho passato
la notte lì, a colazione stavamo parlando della sua tesi di
laurea e di quel
bastardo del mio capo quando lei mi ha improvvisamente chiesto di
andare a
convivere."
Lei
irrigidisce le spalle impercettibilmente ed Harry
se ne accorge, per questo, aggiunge.
"Le ho
detto che devo riflettere."
Alexa
posa la tazza, ormai mezza vuota, sul bancone
freddo e abbassa lo sguardo prima di chiedergli
"Gli
hai raccontato cos'è successo quella
sera?"
"No."
taglia corto Harry.
La
ragazza sente i nervi tendersi e si sforza di non
sbuffare " Dovresti, lo sai."
Lui
resta in silenzio ma è quella mano di nuovo fra i
suoi capelli che fanno alzare un sopracciglio ad Alexa e le rivelano
quanto sia
teso.
"
Dovresti, dato che lo reputi uno sbagli, e
quindi privo di significato."
Forse
si è spinta troppo oltre, lo capisce da come
Harry serra la mascella e stringe i pugni sul tavolo " Non è
questo il
punto"
" Io
credo il contrario"
Dice
più per avere l'ultima parola e per farlo
indispettire, può giurarci che quello guardo verde intenso
stia cercando il suo
per catturare qualsiasi sfumatura diversa in quegli occhi color
nocciola, per
leggerla dentro come solo lui ha imparato a fare, e carpirne i punti
deboli da
attaccare se necessario.
"Ti
sbagli" il tono che usa è fin troppo
familiare alle orecchie della ragazza, basso e roco quasi le parole gli
avessero graffiato la gola ad uscire, nonché l'inevitabile
inizio di un'altra
discussione. Per questo incrocia le braccia al petto e ribatte alzando
un
sopracciglio per provocarlo, ancora una volta.
"Davvero?"
Harry
batte i pugni chiusi sul bancone e scatta in
piedi con foga tale da rovesciare la sedia che finisce rovinosamente a
terra
mentre Alexa sussulta sorpresa da quella reazione tanto esagerata, di
solito è
lui quello bravo a mantenere una maschera calma e invalicabile, a
trattenere le
emozioni per non dare agli altri la possibilità di arrivare
alle sue debolezze.
" Hai
proprio la testa dura - dice con il respiro
veloce e gli occhi verdi in una burrascosa battaglia contro i suoi-
Considerarlo uno sbaglio non vuol necessariamente dire che..."
Le
parole che gli muoiono in gola per via della
fastidiosa sensazione di essere rimasto nudo senza difese, a causa di
tutte le
emozioni che involontariamente svelano, Harry sospira rumorosamente e
abbandona
le braccia lungo i fianchi. Alexa invece crede di aver perso un
battito, forse
due, lo stomaco improvvisamente sotto sopra e le mani si
tormentano, le
labbra secche schiuse dalla disarmante verità che quel suo
silenzio le sta
regalando.
" Che
sia privo di significato." Sussurra
Alexa con le gambe a tremarle un po'.
Harry
deglutisce e sposta lo sguardo verso il basso
mentre si tormenta il labbro inferiore.
"Cosa
hai provato?"
“
Io.....ho dei ricordi confusi e sconnessi di
quella notte, l'alcol ha offuscato tutto." Dice per evitare di
rispondere
direttamente alla domanda, lei invece ha il vivido ricordo di quelle
labbra
avide delle sue. Alexa vorrebbe dirglielo, dirgli che anche lei non
ricorda
lucidamente tutto, ma il calore che l’ha pervasa dalla testa
ai piedi quando
l’aveva guardato dormire tranquillo con la bocca rosea
schiusa e quella
mano con il palmo aperto sul suo stomaco la fa
avvampare al solo
pensiero.
'Non
ti ricordi proprio niente." dice più a se
stessa che a lui a cui non sfugge quella sfumatura di delusione nella
sua voce,
e si limita a sospirare spostando lo sguardo ovunque tranne che su lei.
Il
silenzio ritorna asfissiante a impregnare l'aria mentre un' idea
alquanto
assurda si fa strada nella testa di Alexa, potrebbe rivoltarsi contro
lei
stessa ma è disposta ad accettarne le conseguenze e non
importa quanto male le
farà si ripete mentalmente, forse é
così determinata perchè
quelle labbra in fondo le conosce così poco ed è
un peccato.
"Ti
fidi di me?" gli domanda sorprendendolo.
Lui si
limita a guardarla confuso alzando un
sopracciglio quando, senza aggiungere altro o aspettare una risposta,
lei
inizia a muovere dei passi verso di lui arrivandogli di fronte.
"Alexa,
cosa..." le parole gli muoiono sulle
labbra quando le dita lunghe e affusolate percorrono lentamente il
profilo
della sua mascella. Harry strabuzza gli occhi incredulo e anche se il
suo
cervello gli sta gridando di allontanarsi da lei, ogni muscolo si
rifiuta di
compiere alcunché troppo preso da quelle dita che ora gli
scostano i capelli
dalla fronte. Harry quasi non si rende conto di star trattenendo il
respiro
come se avesse la testa sott'acqua. Alexa ha lo sguardo sulle labbra
del
ragazzo e quando lui le inumidisce piano, lei lo prende come un invito
a farsi
avanti annullando quella fastidiosa distanza tra i loro respiri. Le
sfiora
appena per poi premerle su quelle di lui, si alza leggermente in punta
di piedi
per riuscire ad assaporale meglio e a scaldarle con le sue, mentre
dentro di se
prega affinché Harry senta nelle ossa ció che la
sta consumando. Lo bacia con
dolcezza e si trattiene dal chiedere di più
perchè le labbra di Harry non si
muovono con le sue ed Alexa sente una morsa attanagliarle lo stomaco,
la paura
di aver avuto troppe pretese e la prepotenza del suo cuore che vorrebbe
gridare
di poter battere abbastanza forte per entrambi. Prima di lasciarle
andare una
volta per tutte gli sfiorale labbra un'ultima volta, poi tornando con i
talloni
a terra si accorge che Harry tiene gli occhi chiusi e ne approfitta per
osservarlo bene, alla ricerca di qualcosa che le riveli cosa sta
succedendo
dentro di lui.
Silenzio, se all'inizio l'aveva considerato
un rimedio, ora lui
glielo stava imponendo di nuovo. Per
questo gli concede
qualche altro minuto, nella speranza che faccia qualsiasi cosa
e spezzi quel silenzio pesante, prima di allontanarsi da lui dandogli
le
spalle, non vuole che veda i suoi occhi riempirsi di lacrime o che
senta il suo
cuore riempirsi di crepe.
Alexa
si trattiene a stento dallo scoppiare in
singhiozzi quindi accelera il passo diretta verso il bagno, ma
è troppo presa
da quella morsa alla bocca dello stomaco per notare i passi di Harry
dietro di
lei. Lui vorrebbe afferrarle il polso e attirarla a se per stringerla
come
quando erano bambini e lei si sbucciava il ginocchio al parco, ma i
suoi passi
sono stati troppo lenti, la convinzione con il quale ha allungato la
mano verso
il suo polso troppo debole. Alexa ha le spalle contro la porta, chiusa
velocemente a chiave, le ginocchia al petto e le mani a coprirle il
viso. Harry
sospira silenziosamente e si maledice mentalmente poi passa una mano
fra i
capelli frustrato.
"Ho
bisogno di tempo" sussurra e lei pensa
di esserselo immaginato. I suoi passi si fanno sempre più
distanti, Alexa
incastra il labbro fra i denti al limite e con le lacrime a sfiorarle
le ciglia
lunghe, la porta d'entrata cigola e poi si chiude con un tonfo sordo.
Solo
quando sente il rumore familiare del motore della vecchia Chevrolet di
Harry
avviarsi, si concede di piangere con tutta se stessa, i suoi singhiozzi
l'unica
cosa rimasta a spezzare di nuovo quel
silenzio insopportabile.
La mattina seguente Alexa si sveglia con un gran mal di testa, gli
occhi che le
bruciano per le lacrime cariche dei ricordi di ieri sera, con le gambe
doloranti per la posizione scomoda si fa forza e si alza in piedi.
Passa una
mano prima sulla fronte e poi fra i capelli mentre tira su con il naso,
è
esausta quasi avesse dovuto scalare la montagna più alta del
mondo. Il suo
stomaco brontola mentre lentamente torna in cucina cercando di non
pensare che
fino a poche ore prima le sue mani fossero così vicine, le
sue labbra sulle sue.
Ignora lo sgabello ancora a terra, la bottiglia di vodka mezza vuota e
il
bicchiere abbandonato lì di fianco ma sospira e sorpassa il
bancone diretta
verso la dispensa, di fianco al frigorifero bianco, dalla quale estrae
un pacco
di biscotti al cioccolato che apre senza esitare o pensare a quelle
calorie che
le finiranno tutte sulle cosce, ma poco le importa. Sbuffa indispettita
quando
si accorge che di latte nel frigo non ce n'è neanche l'ombra
e appunta mentalmente
di doverne comprare almeno due bottiglie, con un biscotto fra le dita
si
avvicina al tavolino che si trova fra i due divani in finta pelle
marrone, dove
la sera prima aveva lasciato il cellulare. Alexa trova due messaggi e
una
chiamata persa da parte di Dalia, il primo messaggio è
della compagnia
telefonica mentre il secondo è di Angie, inevitabilmente
Alexa volge lo sguardo
alla bottiglia sul bancone che deve rimpiazzare prima del ritorno
dell'amica ed
evitare una discussione. Mentre apre il messaggio addenta il biscotto
che
finisce in tre morsi.
Messaggio
da: Angie
"Buongiorno
stronza"
Alexa
sorride e scuote la testa pensando alla folta
chioma bionda della sua amica e ai suoi occhi neri come la pece mentre
torna
indietro verso il pacco di biscotti per prenderne un altro, sbuffa e si
decide
ad alzare quel dannato sgabello quando gli cammina di fianco. Infila
distrattamente
il cellulare in tasca per avere le mani libere, accosta lo sgabello al
tavolo e
sospira. Il sorriso gli muore sulle labbra mentre gli occhi si
riempiono di
lacrime amare, di nuovo, quando si accorge del mazzo di chiavi
abbandonato di
fianco al bicchiere, e Alexa pensa che forse Harry
lo ha
lasciato li per sbaglio. Ma quando afferra le chiavi fra le dita si
accorge che il
portachiavi a forma di H coperta di strass che lei stessa gli aveva
regalato
per prenderlo in giro è lì, mentre quello del
viaggio insieme in Spagna è
sparito. La consapevolezza che non sia solo una svista da parte del
ragazzo la
colpisce in pieno petto e le chiude lo stomaco, si tortura le labbra
mentre
cerca di trattenere le lacrime, con rabbia apre un cassetto a caso e ci
getta
malamente le chiavi per poi richiuderlo con forza. Afferra il
cellulare,
imprecando silenziosamente quando minaccia di scivolargli fra le dita,
apre la
conversazione con Angie e digita velocemente una risposta.
Messaggio
a: Angie
Buongiorno un
cazzo.