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Autore: Cercaminelmare    28/02/2015    3 recensioni
I could take the back road,
But your eyes'll lead me straight back home
And if you know me like know you should love me.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                    Deafening Silence

Sono le sette e mezza di un mercoledì sera, fuori il vento gelido si infrange sugli alberi facendone ondeggiare le fronde in modo sinuoso mentre il rumoroso traffico di Edimburgo in orario di punta riesce quasi a coprirne il fruscio incessante. L'interno 19 della palazzina B su Hill Avenue è stranamente tranquillo, forse perché tre delle quattro inquiline che vi risiedono sono tornate a casa per festeggiare in famiglia il natale. Lucia è tornata in Spagna da sua madre e suo fratello, Dalia è a Palermo con i suoi e la famiglia del ragazzo di una vita, mentre Angie ha preso l'autobus per Amsterdam qualche ora fa e ad Alexa, che ora è rimasta sola in quell'appartamento, il silenzio inizia a dare sui nervi. E' sdraiata sul divano con le gambe accavallate e i piedi che rimangono a penzoloni per via delle sue gambe troppo lunghe, come direbbe Dalia, il televisore sintonizzato su un canale a caso e lo stomaco che brontola dalla fame. Per questo, e solo per questo, sbuffa mentre con le dita digita e poi invia un messaggio all'unica persona che non vorrebbe proprio vedere ma è l'unica su cui, in casi estremi come questi, può contare.

" C'è troppo silenzio qui."

Sa per certo che se ne pentirà nello stesso istante in cui quelle mani forse un po' troppo grandi sfioreranno con finta casualità le sue, ma proprio non può farne a meno perché ormai sono le otto e l'aria è pesante e insopportabilmente silenziosa. Si convince di non essere troppo patetica perché in fondo anche se nemmeno due mesi fa lei gli abbia espressamente chiesto di uscire dalla sua vita, di non poterne più di quella situazione di stallo in cui erano rimasti impantanati, forse il suo profumo le manca un po' e magari ha davvero bisogno che la sua voce riscaldi e riempia quel silenzio vuoto. Con il labbro inferiore fra i denti pensa che se non è patetica forse è solo un' ipocrita, e lo capirebbe davvero se Harry suonasse alla sua porta solo per investirla con un fiume di parole decisamente poco carine. Avevano passato davvero dei bei momenti, la loro era un'amicizia che sembrava destinata a durare negli anni, il legame che li univa era senza pretese ma necessario. Ed era andato tutto alla grande finché una sera, per un bicchiere o due di troppo, lei aveva sentito gli occhi di Harry su di se in modo insistente e forse malizioso, le sue mani così calde sulla sua schiena e le sue labbra dannatamente morbide. La mattina seguente ricorda di aver trattenuto il respiro e un sorriso quando si era accorta dell'altro paio di gambe incastrate fra le sue, di una mano un po' troppo grande con il palmo aperto sul suo stomaco, del respiro di qualcun altro a mischiarsi col suo.

Per Alexa il silenzio è doloroso, le porta i ricordi amari di un'infanzia in cui i suoi genitori annegavano i loro problemi in discussioni mute, accuse e difese gridate con gli occhi ma senza mai una parola, fino a portare sua madre e suo padre ad una rottura definitiva, un divorzio che dura ormai da quindici anni. Per questo ha scritto ad Harry nella speranza che la raggiunga, nonostante la situazione imbarazzante in cui si erano trovati due mesi prima e a cui lei stessa aveva voluto mettere un punto. Harry era sempre stata la spalla su cui piangere, l'amico disposto ad aspettare i suoi interminabili ritardi, lo stesso che aveva spaccato il naso al ragazzo con cui aveva perso la verginità, quello che sapeva quando e come farle capire che stava sbagliando. E lei per Harry aveva fatto altrettanto, lo aveva stretto fra le braccia il giorno in cui suo nonno era volato in cielo, aveva perso il conto di tutte quelle volte in cui era andata a riprenderlo a qualche festa a tarda notte perché troppo ubriaco anche solo per fare un passo. Harry è quel tipo di persona che sceglie le parole con fastidiosa accuratezza, sempre alla ricerca dei dettagli più nascosti. Uno che parla poco ma è sempre attento, e lui nel silenzio ci sta bene. Quindi una persona sana di mente potrebbe chiedersi come mai una ragazza che detesta il silenzio riempia le sue giornate con chi ci ha costruito se stesso. Ad Alexa la risposta non è stata sempre chiara; ma ha imparato che il silenzio di Harry lo rimpiazza con qualcosa che va oltre le parole, come il profilo definito della sua mascella, il colore cupo dei suoi occhi quando qualcosa lo turba, le dita lunghe fra i capelli se è a disagio, gli occhi semichiusi sulle labbra incurvate all'insù quando pensa a qualcosa di divertente. Per questo da quando erano finiti a letto insieme lei aveva sentito cambiare qualcosa dentro di se, e dannazione era anche disposta a fare chiarezza su quei sentimenti che forse c'erano sempre stati ma che teneva nascosti giù infondo allo stomaco, si era anche accorta di come Harry aveva iniziato a ignorare ciò che era successo, a distogliere lo sguardo e irrigidire la mascella quando lei cercava di portare il discorso su quella notte.

Alexa chiude gli occhi e sbuffa quando il rumore della pioggia, che ha iniziato a cadere prima piano poi furiosa, le porta alla mente i ricordi amari di quella sera di due mesi prima.

Erano alla festa di compleanno di Dalia, la musica assordante e l'aria viziata l'avevano spinta ad uscire a prendere una boccata d'aria fresca. Ed era proprio lì fuori che aveva trovato Harry a fumare una sigaretta appoggiato alla portiera della sua auto, gli sorrise e iniziò a camminare verso di lui lentamente ma con determinazione. Quando oramai erano a pochi passi di distanza, Harry gettò a terra il mozzicone della sigaretta ormai terminata e si schiarì la voce, portando il suo sguardo su di lei e passando una mano fra i capelli. Quei gesti che lo caratterizzavano quando era nervoso erano per Alexa un segnale, per questo quando lo raggiunse gli si posizionò di fianco e si assicurò che le loro spalle si sfiorassero appena.

"Hey"

Harry prese un respiro profondo e rispose buttando fuori l'aria. "Hey"
Nel tono di voce il malcelato presentimento di una discussione.
Alexa si sentiva leggermente a disagio ma era determinata ad affrontare quel discorso per arrivare ad una conclusione, non ne poteva più di quella situazione di stallo, lei voleva chiarezza.

"Dobbiamo parlare."

Harry restò in silenzio per qualche minuto per scegliere, con cura, le parole da dire.

"No, se tu che voi parlarne e a me non va neanche di ascoltare."

Alexa morse l'interno della guancia infastidita dal suo comportamento infantile e decise di mantenere la calma.

"Voglio solo fare chiarezza, sapere se per te, insomma-"

Harry non le diede tempo di finire, si scostò di scatto e la guardò con così tanta frustrazione da farle tremare le gambe.

" Eravamo ubriachi ed è stato uno sbaglio"

Alexa incassò il colpo ma qualcosa nell'espressione di Harry le diede forza di ribattere, quel modo in cui teneva le spalle incurvate, le mani nelle tasche dei jeans neri e lo sguardo ora lontano da lei le suggerì che c'era di più.

" Perché  ti scaldi tanto se è stato uno sbaglio" lo punzecchiò. Il suo orgoglio non gli diede tempo di analizzare la domanda che disse quasi con rabbia

" E perché tu te la prendi per una scopata? Cristo Alexa, non possiamo lasciare tutto così e andare avanti, invece di cercare per forza qualcosa?"

Le parole di Harry la ferirono ma lei cercò di non darlo a vedere, questa volta fu lei a restare in silenzio, ma con lo sguardo che non abbandonava Harry neanche un istante, quando all'improvviso ebbe chiaro cosa in realtà lo innervosisse così
" Hai paura, di andare fino in fondo e di scavare nelle tue emozioni, paura di scoprire la verità, non é così? Di scoprire che forse qualcosa c'è davvero. "
Harry strinse i pugni e sembrò trattenersi dall'imprecare, ma Alexa era stanca ed aveva male ai piedi quindi si schiarì rumorosamente la voce, un chiaro invito a farlo parlare.
Fu allora che lui, più per rabbia che per altro, esclamò quelle parole di cui si pentì l'istante dopo
"Perchè non troverei niente Alexa, niente. È stato solo uno sbaglio, e per di più io ora sto vedendo una persona che mi piace davvero e non ho bisogno di incasinarmi di più. Quindi per favore smettiamola con questa cazzo di storia e rientriamo dentro, ho bisogno di bere qualcosa."
"Vai al diavolo Harry" disse lei con le braccia incrociate e gli occhi che pizzicavano pericolosamente.
Lui sbuffò esasperato dalla sua testardaggine "Smettila di fare la bambina, avanti rientriamo." fece qualche passo in direzione del locale aspettando di sentire il rumore dei tacchi di Alexa seguirlo, chiaramente intenzionato a chiudere lì quella conversazione. Percepì solo il rumore delle auto che transitavano poco più avanti in strada, allora si voltó a mezza faccia a cercarla con la coda dell'occhio. Era rimasta ferma immobile dove l'aveva lasciata, con le braccia scoperte incrociate sotto al seno e i capelli sciolti sulle spalle, il petto si alzava si abbassava velocemente, il labbro inferiore incastrato fra i denti come se si stesse trattenendo dal dire qualcosa. Harry scosse la testa che gli pulsava e riprese a camminare.
" Sai cosa, va bene così. Non parliamone più, anzi non parliamoci affatto, non ne vale la pena. " disse assicurandosi che la sentisse, mosse qualche passo verso di lui che era fermo con una mano sulla maniglia della porta d'ingresso del locale.

"Che vuoi dire? Smettila con queste stronzate. Io voglio continuare a parlarti, come sempre."

disse senza guardarla. Alexa scorse nel tono di Harry una leggera ansia che l'aiutò a farsi forza per rispondergli.

" Ma io non ho più niente da dire, da dire a te." Harry fece per girarsi e correrle incontro per urlarle addosso tutta la sua frustrazione e che se solo fosse stata un uomo l'avrebbe di certo presa a pugni. Invece il suo orgoglio gli fece solo alzare le spalle e fare un passo dentro al locale dove venne stordito dalla musica e dall'aria viziata. Solo quando Alexa lo vide scomparire con la porta a chiudersi dietro le sue spalle si pentii di ciò che gli aveva detto ma non pianse, perché lei era altrettanto orgogliosa, prese un respiro profondo invece, e lasciò che le tornasse regolare prima di ravvivare i capelli con una mano e rientrare per recuperare la borsa e tornarsene a casa.

Il rumore della serratura che scatta le fa aprire gli occhi  di scatto, guarda confusa l'orologio che segna la mezzanotte e alza un sopracciglio mentre, con la schiena indolenzita dalla posizione scomoda, si tira a su e incrocia le gambe sul divano. Allunga il collo verso il suo cellulare, abbandonato sul tavolino, nessuna chiamata e nessun messaggio dalle sue coinquiline quindi non può che essere Harry, è l'unico a cui abbia affidato il suo secondo mazzo di chiavi. Il ragazzo apre la porta e infila le chiavi nella tasca della giacca beige che indossa mentre è concentrato sullo schermo del suo telefonino che gli illumina il viso accentuandone i tratti marcati ma armoniosi. Indossa dei jeans neri che gli fasciano le gambe magre e il beanie verde che lei gli aveva regalato il natale precedente, si accorge che Alexa lo sta osservando dal divano solo quando ripone il telefono nella tasca posteriore dei jeans.

" Non pensavo saresti venuto." dice con la voce ancora impastata dal sonno mentre si alza e muove qualche passo verso di lui.

" Pensavo che non avessi più niente da dire, da dire a me." ribatte, e tutta la rabbia mista all'orgoglio ferito che impregna il tono di Harry fanno deglutire nervosamente Alexa. Restano in silenzio per un po', lei che cerca con gli occhi tutti quei dettagli di cui non ne ha mai abbastanza ed Harry tiene lo sguardo fisso sul suo viso, indeciso se dirle che in realtà ha fatto dietro front ed è tornato a casa cinque volte prima di presentarsi lì.

" Mi dispiace Harry" ed è un sussurro che arriva chiaro alle orecchie del ragazzo, ma prima che lui possa ammettere di essere stato uno stronzo lei si schiarisce la voce ed aggiunge.

" Io sono così confusa da quello che è successo. Avevo bisogno di un amico con cui fare un po' di ordine, avevo bisogno che capissi, che lasciassi da parte il fatto che per te sia stato solamente uno sbaglio, e fare un po' di spazio a me. Lo sai che sono un disastro."

Harry scuote la testa nella vana speranza di nasconderle un sorriso, è stato proprio lui ad affibiarle quell'appellativo, senza alcun rimprovero nel tono di voce, quando ancora andavano alle elementari e lei ne combinava una dietro l'altra. Vederla così fragile con tutti i muri, che ha pazientemente costruito intorno a se, abbassati gli fanno dimenticare quanto fosse arrabbiato e ferito per la loro discussione.

" Lo sai che non lo negherò solo per farti piacere." risponde sarcastico facendola ridacchiare.

Lei sa di non doversi aspettare delle scuse da parte sua ma lo conosce da troppo per prendersela. Harry è fatto così, è quello che una vocina nella sua testa le ripete come un disco rotto.

" Vuoi un tè?" gli chiede sbadigliando e dirigendosi in cucina, separata dal salone spazioso grazie ad un piccolo bancone color castagna che riprendeva il tono del resto dei mobili.

" Qualcosa di più forte?"                         

Alexa storce il naso e scuote la testa " C'è della vodka alla menta in frigo, è di Angie ma serviti pure." gli risponde avviando il piccolo bollitore automatico fra il lavandino e il piano cottura.

Alexa afferra una tazza, in cui fa cadere una bustina di tè alla vaniglia, e un bicchiere di vetro per Harry che intanto sta svitando il tappo alla bottiglia vodka seduto a capo tavola alla sua sinistra. Quando l'acqua ha raggiunto il bollore spegne il bollitore e inizia a versarne nella sua tazza, beandosi dell'aroma di vaniglia che sale lento verso il suo viso, Harry ha già riempito fino a metà il bicchiere e lo butta giù tutto d'un fiato. Fa una smorfia di disgusto quando l'alcol gli scalda la gola e strizza gli occhi mentre lei apre il frigorifero da cui prende del latte e ne versa un po' nel suo tè per attenuarne l'aroma. Quando Harry riempie il bicchiere per la terza volta senza che non siano passati due minuti Alexa sospetta che ci sia qualcosa che lo turbi, per questo sorseggia lentamente il suo tè facendo attenzione a non scottarsi prima di schiarirsi la voce e cercare il suo sguardo per chiedergli " Va tutto bene?"

Lui resta in silenzio ma questa volta sembra soppesare fra le dita il bicchiere nuovamente pieno, lo sguardo fisso sul liquido trasparente e le labbra leggermente increspate. Ora Alexa non ha dubbi che ci sia decisamente qualcosa che non vada, fa uno sforzo e rimane in silenzio perché sa che Harry ha bisogno del suo tempo e riempirlo di domande lo porterebbe solo ad innervosirsi e chiudersi in se stesso.

Posa il bicchiere sul tavolo, dopo averlo svuotato in un fiato, e si schiarisce la gola.

" Si chiama Anna ed ha origini sud africane, le gambe lunghe e un bellissimo sorriso."

Alexa annuisce piano, le sta parlando di quella ragazza a cui aveva accennato durante il loro litigio "Fin qui mi sembra tutto okay."

Harry deglutisce e sta per versarsi un altro bicchiere ma lo sguardo che lei gli riserva lo ammonisce silenziosamente quindi toglie il cappello e si passa distrattamente la mano fra i capelli, i muscoli delle spalle tesi come corde di violino.

"Ieri sera abbiamo cenato a casa sua e ho passato la notte lì, a colazione stavamo parlando della sua tesi di laurea e di quel bastardo del mio capo quando lei mi ha improvvisamente chiesto di andare a convivere."

Lei irrigidisce le spalle impercettibilmente ed Harry se ne accorge, per questo, aggiunge.

"Le ho detto che devo riflettere."

Alexa posa la tazza, ormai mezza vuota, sul bancone freddo e abbassa lo sguardo prima di chiedergli

"Gli hai raccontato cos'è successo quella sera?"

"No." taglia corto Harry.

La ragazza sente i nervi tendersi e si sforza di non sbuffare " Dovresti, lo sai."

Lui resta in silenzio ma è quella mano di nuovo fra i suoi capelli che fanno alzare un sopracciglio ad Alexa e le rivelano quanto sia teso.

" Dovresti, dato che lo reputi uno sbagli, e quindi privo di significato."

Forse si è spinta troppo oltre, lo capisce da come Harry serra la mascella e stringe i pugni sul tavolo " Non è questo il punto"

" Io credo il contrario"

Dice più per avere l'ultima parola e per farlo indispettire, può giurarci che quello guardo verde intenso stia cercando il suo per catturare qualsiasi sfumatura diversa in quegli occhi color nocciola, per leggerla dentro come solo lui ha imparato a fare, e carpirne i punti deboli da attaccare se necessario.

"Ti sbagli" il tono che usa è fin troppo familiare alle orecchie della ragazza, basso e roco quasi le parole gli avessero graffiato la gola ad uscire, nonché l'inevitabile inizio di un'altra discussione. Per questo incrocia le braccia al petto e ribatte alzando un sopracciglio per provocarlo, ancora una volta.

"Davvero?"

Harry batte i pugni chiusi sul bancone e scatta in piedi con foga tale da rovesciare la sedia che finisce rovinosamente a terra mentre Alexa sussulta sorpresa da quella reazione tanto esagerata, di solito è lui quello bravo a mantenere una maschera calma e invalicabile, a trattenere le emozioni per non dare agli altri la possibilità di arrivare alle sue debolezze.

" Hai proprio la testa dura - dice con il respiro veloce e gli occhi verdi in una burrascosa battaglia contro i suoi- Considerarlo uno sbaglio non vuol necessariamente dire che..."

Le parole che gli muoiono in gola per via della fastidiosa sensazione di essere rimasto nudo senza difese, a causa di tutte le emozioni che involontariamente svelano, Harry sospira rumorosamente e abbandona le braccia lungo i fianchi. Alexa invece crede di aver perso un battito, forse due, lo stomaco improvvisamente sotto sopra e le mani si tormentano, le labbra secche schiuse dalla disarmante verità che quel suo silenzio le sta regalando.

" Che sia privo di significato." Sussurra Alexa con le gambe a tremarle un po'.

Harry deglutisce e sposta lo sguardo verso il basso mentre si tormenta il labbro inferiore.

"Cosa hai provato?"

 “ Io.....ho dei ricordi confusi e sconnessi di quella notte, l'alcol ha offuscato tutto." Dice per evitare di rispondere direttamente alla domanda, lei invece ha il vivido ricordo di quelle labbra avide delle sue. Alexa vorrebbe dirglielo, dirgli che anche lei non ricorda lucidamente tutto, ma il calore che l’ha pervasa dalla testa ai piedi quando l’aveva guardato dormire tranquillo con la bocca rosea schiusa e  quella mano con il palmo aperto sul suo stomaco la fa avvampare al solo pensiero.

'Non ti ricordi proprio niente." dice più a se stessa che a lui a cui non sfugge quella sfumatura di delusione nella sua voce, e si limita a sospirare spostando lo sguardo ovunque tranne che su lei. Il silenzio ritorna asfissiante a impregnare l'aria mentre un' idea alquanto assurda si fa strada nella testa di Alexa, potrebbe rivoltarsi contro lei stessa ma è disposta ad accettarne le conseguenze e non importa quanto male le farà si ripete mentalmente, forse é così determinata perchè quelle labbra in fondo le conosce così poco ed è un peccato.

"Ti fidi di me?" gli domanda sorprendendolo.

Lui si limita a guardarla confuso alzando un sopracciglio quando, senza aggiungere altro o aspettare una risposta, lei inizia a muovere dei passi verso di lui arrivandogli di fronte.

"Alexa, cosa..." le parole gli muoiono sulle labbra quando le dita lunghe e affusolate percorrono lentamente il profilo della sua mascella. Harry strabuzza gli occhi incredulo e anche se il suo cervello gli sta gridando di allontanarsi da lei, ogni muscolo si rifiuta di compiere alcunché troppo preso da quelle dita che ora gli scostano i capelli dalla fronte. Harry quasi non si rende conto di star trattenendo il respiro come se avesse la testa sott'acqua. Alexa ha lo sguardo sulle labbra del ragazzo e quando lui le inumidisce piano, lei lo prende come un invito a farsi avanti annullando quella fastidiosa distanza tra i loro respiri. Le sfiora appena per poi premerle su quelle di lui, si alza leggermente in punta di piedi per riuscire ad assaporale meglio e a scaldarle con le sue, mentre dentro di se prega affinché Harry senta nelle ossa ció che la sta consumando. Lo bacia con dolcezza e si trattiene dal chiedere di più perchè le labbra di Harry non si muovono con le sue ed Alexa sente una morsa attanagliarle lo stomaco, la paura di aver avuto troppe pretese e la prepotenza del suo cuore che vorrebbe gridare di poter battere abbastanza forte per entrambi. Prima di lasciarle andare una volta per tutte gli sfiorale labbra un'ultima volta, poi tornando con i talloni a terra si accorge che Harry tiene gli occhi chiusi e ne approfitta per osservarlo bene, alla ricerca di qualcosa che le riveli cosa sta succedendo dentro di lui.
Silenzio, se all'inizio l'aveva considerato un rimedio, ora lui glielo stava imponendo di nuovo. Per questo gli concede qualche altro minuto, nella speranza che faccia qualsiasi cosa e spezzi quel silenzio pesante, prima di allontanarsi da lui dandogli le spalle, non vuole che veda i suoi occhi riempirsi di lacrime o che senta il suo cuore riempirsi di crepe.

Alexa si trattiene a stento dallo scoppiare in singhiozzi quindi accelera il passo diretta verso il bagno, ma è troppo presa da quella morsa alla bocca dello stomaco per notare i passi di Harry dietro di lei. Lui vorrebbe afferrarle il polso e attirarla a se per stringerla come quando erano bambini e lei si sbucciava il ginocchio al parco, ma i suoi passi sono stati troppo lenti, la convinzione con il quale ha allungato la mano verso il suo polso troppo debole. Alexa ha le spalle contro la porta, chiusa velocemente a chiave, le ginocchia al petto e le mani a coprirle il viso. Harry sospira silenziosamente e si maledice mentalmente poi passa una mano fra i capelli frustrato.

"Ho bisogno di tempo" sussurra e lei pensa di esserselo immaginato. I suoi passi si fanno sempre più distanti, Alexa incastra il labbro fra i denti al limite e con le lacrime a sfiorarle le ciglia lunghe, la porta d'entrata cigola e poi si chiude con un tonfo sordo. Solo quando sente il rumore familiare del motore della vecchia Chevrolet di Harry avviarsi, si concede di piangere con tutta se stessa, i suoi singhiozzi l'unica cosa rimasta a spezzare di nuovo quel silenzio insopportabile.
La mattina seguente Alexa si sveglia con un gran mal di testa, gli occhi che le bruciano per le lacrime cariche dei ricordi di ieri sera, con le gambe doloranti per la posizione scomoda si fa forza e si alza in piedi. Passa una mano prima sulla fronte e poi fra i capelli mentre tira su con il naso, è esausta quasi avesse dovuto scalare la montagna più alta del mondo. Il suo stomaco brontola mentre lentamente torna in cucina cercando di non pensare che fino a poche ore prima le sue mani fossero così vicine, le sue labbra sulle sue. Ignora lo sgabello ancora a terra, la bottiglia di vodka mezza vuota e il bicchiere abbandonato lì di fianco ma sospira e sorpassa il bancone diretta verso la dispensa, di fianco al frigorifero bianco, dalla quale estrae un pacco di biscotti al cioccolato che apre senza esitare o pensare a quelle calorie che le finiranno tutte sulle cosce, ma poco le importa. Sbuffa indispettita quando si accorge che di latte nel frigo non ce n'è neanche l'ombra e appunta mentalmente di doverne comprare almeno due bottiglie, con un biscotto fra le dita si avvicina al tavolino che si trova fra i due divani in finta pelle marrone, dove la sera prima aveva lasciato il cellulare. Alexa trova due messaggi e una chiamata persa da parte di Dalia, il primo messaggio è della compagnia telefonica mentre il secondo è di Angie, inevitabilmente Alexa volge lo sguardo alla bottiglia sul bancone che deve rimpiazzare prima del ritorno dell'amica ed evitare una discussione. Mentre apre il messaggio addenta il biscotto che finisce in tre morsi.

Messaggio da: Angie

"Buongiorno stronza"

Alexa sorride e scuote la testa pensando alla folta chioma bionda della sua amica e ai suoi occhi neri come la pece mentre torna indietro verso il pacco di biscotti per prenderne un altro, sbuffa e si decide ad alzare quel dannato sgabello quando gli cammina di fianco. Infila distrattamente il cellulare in tasca per avere le mani libere, accosta lo sgabello al tavolo e sospira. Il sorriso gli muore sulle labbra mentre gli occhi si riempiono di lacrime amare, di nuovo, quando si accorge del mazzo di chiavi abbandonato di fianco al bicchiere, e Alexa pensa che forse Harry lo ha lasciato li per sbaglio. Ma quando afferra le chiavi fra le dita si accorge che  il portachiavi a forma di H coperta di strass che lei stessa gli aveva regalato per prenderlo in giro è lì, mentre quello del viaggio insieme in Spagna è sparito. La consapevolezza che non sia solo una svista da parte del ragazzo la colpisce in pieno petto e le chiude lo stomaco, si tortura le labbra mentre cerca di trattenere le lacrime, con rabbia apre un cassetto a caso e ci getta malamente le chiavi per poi richiuderlo con forza. Afferra il cellulare, imprecando silenziosamente quando minaccia di scivolargli fra le dita, apre la conversazione con Angie e digita velocemente una risposta.

Messaggio a: Angie

Buongiorno un cazzo.

 

  
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