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Autore: papavero radioattivo    28/02/2015    9 recensioni
DAL CAP. 1 «Teme…» lo chiamò picchiettando sul vetro con la punta dell’indice, «credo che Ramen abbia la febbre», ma l’altro non si scompose più di tanto, nemmeno si girò a guardarlo.
«Non credo che i pesci rossi abbiano la febbre» la voce di Sasuke era disinteressata e distante, così Naruto si alzò con il piccolo acquario e si diresse verso la porta chiusa della stanza accanto alla loro. «Shika, tu che sei intelligente e sai sempre tutto…» incominciò mentre il ragazzo, seduto davanti al computer, era intento a cliccare tasti in modo isterico con una concentrazione che di certo non aveva quando frequentava le lezioni. «Secondo te che cos’ha Ramen?» gli chiese, mostrandogli la boccia nella quale galleggiava il pesce, riverso a pancia in su
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!!! ATTENZIONE, la seguente storia contiene linguaggio volgare, scene forti e riferimenti sessuali dall'inizio alla fine. !!!
AU universitaria con gioie, dolori e perlopiù cavolate quotidiane. Per non creare troppo disordine, ambientata in una città dei giorni nostri del Giappone che prendere il nome di Konoha. Prevalentemente romantica ♥.
|| COPPIE CANON + NEJITEN; nuovi personaggi; non tiene in considerazione la morte di Neji e Itachi ||
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Team 10, Team 7, Team 8, Team Gai, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Neji/TenTen, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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C A P I T O L O

undici

 

 

 

 

 

«Mi ci potrei abituare».

«Davvero?».

«Oh sì».

Itachi e Asami andavano avanti così da ore. Sasuke li scarrozzava in giro per Konoha con la macchina di Sai per mostrare alla fidanzata di suo fratello la città, lei lo prendeva in giro, faceva domande su qualsiasi cosa e poi intrappolava Itachi in una conversazione che durava minuti. Senza contare che parlava in inglese, a voce alta e troppo velocemente perché le persone non si girassero a guardarli. Stava morendo di vergogna, ma non importava.

«Sasuke» lo chiamò poi, costringendolo a fermarsi e aspettare che gli altri due lo raggiungessero, Asami tolse il braccio dal fianco di Itachi e incastrò il più piccolo degli Uchiha tra lei e il fidanzato, anche se ormai era diventato davvero troppo alto per essere il suo cupcake.

«Non hai sentito? Ho detto che mi ci potrei abituare» continuò, guardandosi intorno, «ai parchi, alle carpe, ad andare a pregare ai templi e avere te come autista» continuò, ridacchiando, «e poi è il giapponese è sexy» disse, allungandosi in avanti per incontrare lo sguardo di Itachi, il quale le sorrise come suo solito.

Sasuke rabbrividì. Non voleva nemmeno immaginare in che situazione suo fratello le avesse parlato in giapponese.

«Se vieni ad abitare qua ti compri una macchina e guidi per conto tuo, Asami» tagliò corto Sasuke, «oppure prendi i mezzi pubblici, Konoha è ben attrezzata».

«Per ora non se ne parla di trasferirsi» confessò Itachi, con un po’ di amaro in bocca, «anche se non  mi dispiacerebbe tornarci. Abbiamo anche una casa, noi».

«È da rimettere in sesto» gli rispose il più piccolo, «non ci metto piede da un sacco. Non lo fa nessuno, in realtà».

Asami si fermò di colpo, lasciando la spalla di Sasuke, gonfiò le guance come una bambina e strinse i pugni, «e non mi avete portato a vedere la vostra casa?!».

Itachi ridacchiò, avvicinandosi a lei per prenderle la mano e sfiorarle la fronte, chiedendole silenziosamente scusa, come faceva sempre – ma Asami sembrava essere in vena di… rompere? Sasuke non lo sapeva, magari pensava di essere divertente. Asami si credeva sempre divertente.

«È bruttissima, sta cadendo a pezzi» disse, esagerando, ma Itachi non si oppose, «quando verrai a vivere qui abiterai in quella casa, quindi che t’importa?» e, prima che l’altra potesse iniziare con altre moine, aggiunse: «ma se ci tieni tanto dopo cena ti ci portiamo».

«Sì!» disse sottovoce, stringendo il pugno e piegando il braccio in segno di vittoria. Sorrise e si strinse ad Itachi, riprendendo a camminare, trascinando Sasuke alla sua sinistra, in modo da stare in mezzo agli uomini. Imboccarono una strada che tagliava il parco a metà, seguendo l’asfalto del viale serpeggiante. «Allora, Sasuke…» riprese Asami, aveva la stessa voce che usava quando voleva qualcosa da Itachi, di solito concludeva la frase con “che ne dici della pizza per cena?” oppure “andiamo a pranzo dai miei domani?” – ma dato che a Konoha sia la pizza che i suoi genitori erano fuori portata, Sasuke non sapeva cosa aspettarsi.

«Sì?».

«Chi era quel grazioso cupcake alla fragola con cui stavi parlando all’università?».

Il caso volle che davanti a loro passò un cane a tutta velocità, seguito da un bambino – Sasuke si fermò di colpo, perdendo l’equilibrio e quasi cadde in avanti. Il bambino ritornò subito dopo, inchinandosi davanti a Sasuke con le mani giunte, borbottando più volte «gomen nasai» prima di andarsene.

Asami ridacchiò, «hai perso cinque anni di vita perché ho chiamato la tua fidanzata cupcake alla fragola, o perché ti ho ricordato della sua esistenza?».

Sasuke si rimise dritto, aggiustandosi i vestiti – perché Itachi non lo aiutava e faceva zittire la sua futura moglie, invece di lasciare che il suo fratellino venisse torturato in quel modo? «Non è la mia fidanzata» le rispose, infilando le mani in tasca, riprendendo a camminare.

Asami lo raggiunse subito, trascinandosi dietro Itachi, e infilò una mano attorno al braccio di Sasuke, «allora chi è? Un’amica? Una con cui esci?» chiese, rivolgendosi poi ad Itachi, «è così carina! Dovevi vederla, tesoro, secondo me starebbero bene». Girandosi, notò Sasuke arrossire da dietro la sciarpa, ma evitò di farglielo notare, «ti interessa più di Emily, vero?».

«Emily non mi è mai interessata» rispose Sasuke, velocemente, «lo sai, smettila con questa storia».

«Itachi!» urlò Asami con tono solenne, come se fosse un giudice, «tuo fratello è innamorato di un cupcake alla fragola».

«Cos―?! No! Asami, smettila!» protestò Sasuke, il rossore sulle sue guance aumentò a livelli esponenziali, era ovvio che, chiunque fosse il cupcake alla fragola, gli interessasse, in un modo o nell’altro, «e non si chiama cupcake alla fragola, si chiama Sakura».

«Sakura?» domandò Itachi, ma fu subito interrotto da Asami.

«Lo so! Lo so! Sono i fiori di ciliegio, vero? Ma certo! È un cupcake alla ciliegia, non alla fragola» e annuì, fiera della sua conclusione.

«Quella Sakura?» ribadì il più grande, «quella con i capelli rosa che faceva la strada con te al liceo?».

Sasuke alzò la sciarpa fino alle orecchie, «proprio quella». Quella con cui aveva praticamente litigato prima di partire per Londra, anche se non si erano detti una parola; quella per cui si era sentito in colpa per tutto il periodo in Inghilterra; quella che gli era mancato tantissimo ma che per qualche motivo non aveva mai provato a ricontattare.

Si stava dando dello stupido, perché se Asami avesse saputo tutta la storia – e probabilmente la sapeva, dato che aveva fatto raccontare ad Itachi vita, morte e miracoli di tutta la loro famiglia – lo avrebbe insultato lei.

«Quindi è ancora a Konoha! E che cosa studia?».

«Medicina».

Asami sbuffò, «inizi a rispondere a monosillabi, adesso, Sasuke?» borbottò, mettendogli una mano sulla testa, facendola affogare tra le ciocche ribelli, diverse da quelle di Itachi, «non abbiamo detto niente di male riguardo a Sakura».

«Lo so».

La ragazza fece un verso di disapprovazione, girando su sé stessa, esasperata, «se mio nonno non mi avesse insegnato che il karatè è solo per difesa, di avrei già buttato a terra e strisciato la testa contro l’asfalto. Ripetutamente» e si andò a riparare tra le braccia  del futuro marito.

«Tanto lo fai comunque, solo che qui siamo in pubblico e in una città che non conosci» la rimbeccò il più piccolo, «e non vuoi fare brutte figure». Anche se le fai comunque, aggiunse tra sé e sé, solo che non te ne accorgi.

«Ma non con le mosse di karatè!» si apprestò a rispondere, «e comunque volevo solo sapere se questa Sakura ti interessa» concluse, borbottando parole incomprensibili contro la giacca di Itachi, che si limitava a sorridere.

«Per ora è un’amica» mormorò, riprendendo a camminare.

«Già, un’amica. Per ora» sussurrò Itachi, tappandosi la bocca per evitare di farsi scappare una risata. Sasuke non si girò a rimproverarlo, quindi forse non lo aveva sentito – in tutti i casi non importava. «Comunque, dato che domani ce ne andiamo, pensavo di andare a cena fuori» disse, cambiando discorso.

Sasuke annuì ed Asami esultò, appendendosi al suo collo per abbassarlo e stampargli un bacio sulle labbra.

 

― ♦ ―

 

Naruto mugolò, cercando di impegnarsi nel toccarsi le punte dei piedi senza flettere le gambe – con scarsi risultati, ovviamente –, mentre Hinata si sforzava di non ridere, osservandolo.

«Che muscoli sono coinvolti?» gli chiese, e il ragazzo si arrese stendendosi sul pavimento della stanza.

«I polpacci?» tirò ad indovinare lui, alzandosi da terra.

«Sì, ma abbiamo detto che si chiamano… ?».

Naruto non ne aveva la minima idea, lo avevano letto qualche ora prima, ma era un nome troppo complicato perché riuscisse a ricordarselo.

«L’ho scordato, scusa» ridacchiò passandosi la mano fra i capelli, sedendosi poi su uno dei due letti singoli con un sospiro, «Sono un disastro, lo so» ammise, senza però scoraggiarsi del tutto.

«Non sei un disastro, Naruto-kun» mormorò Hinata con fare dolce, sedendosi accanto a lui. «Guarda…» aggiunse poi tendendo il braccio, «questo è il deltoide» affermò, indicandosi la spalla, «e questo è il trapezio, che continuo dietro la schiena» continuò a spiegargli, cercando di toccarsi a fatica la parte sotto le scapole.

«Qui?» domandò Naruto, sfiorandole la schiena, e lei si irrigidì di colpo, arrossendo e sentendo il cuore battere all’impazzata.

Annuì balbettando qualcosa, sforzandosi di continuare senza farsi prendere dal panico, «Sì…» mormorò, «e sotto c’è il grande dorsale».

Gli ripeté tutti i nomi dei muscoli del corpo, con calma, aiutandolo ad impararli a memoria e a riconoscere la loro posizione. Naruto la trovava estremamente dolce e comprensiva, la maestra che aveva sempre sognato di avere, mentre Sakura lo prendeva a pugni e a sberle, picchiandogli la fronte sui libri.

«Sei un angelo, Hina-chan» le disse con un sorriso, stiracchiandosi e tendendo le braccia, mentre un gatto persiano saltava sul materasso, appollaiandosi sulle gambe della ragazza che, istintivamente, gli fece una carezza.

«Hai un gatto?» le chiese cambiando argomento, osservando che – con grandi probabilità – doveva pesare un terzo di quello di Sasuke.

«Si chiama Tempura» gli rispose lei annuendo, accarezzando la schiena della gatta.

Naruto sorrise, «Io avevo un pesce rosso, ma il gatto di Sasuke me lo ha ucciso» le confesssò, serbando ancora risentimento verso l’animale assassino e il suo padrone. «Si chiamava Ramen» continuò, strappando una risata alla ragazza, «perché mi piace il ramen».

«Lo immaginavo» gli rispose lei con un sorriso, scostando la micia sul letto e alzandosi, sistemandosi la felpa che indossava, «Vuoi un po’ di tè, Naruto-kun?» gli chiese poi, «così facciamo una pausa, no?».

La pausa. Santa pausa che stava aspettando. «Certo!» annuì lui, e si alzò a sua volta, sfiorando la coda della gatta prima di seguire Hinata in cucina. Si guardò attorno in silenzio, notando quanto l’appartamento delle ragazze fosse più ordinato e silenzioso del loro. «Dove sono tutte?» domandò, cercando di capire se fossero soli in casa o meno.

«Sakura-chan ed Ino-chan sono a fare Clown Terapia in ospedale, e Tenten è al lavoro» gli rispose con un sorriso, riempiendo il bollitore e posandolo sul fornello, «Così c’è tranquillità e possiamo studiare in pace» aggiunse, recuperando le tazze dalla credenza.

«Perché, non c’è tranquillità, di solito?» le chiese accomodandosi al tavolo, osservandola mentre trafficava con le ante della cucina.

«Dipende…» confessò lei, «a volte sì, a volte no, ma non è fastidioso!» affermò, rivolgendogli un sorriso.

Naruto le sorriso di rimando, domandandosi se Hinata si arrabbiasse mai, oppure se fosse sempre così disponibile e gentile con tutti. Era sempre stata la più dolce e tranquilla delle ragazze della loro vecchia classe del liceo, lo aveva sempre trattato bene, ma in effetti aveva sempre trattato bene tutti quanti.

Non somigliava per niente a suo cugino, avevano due caratteri completamente opposti.

La vide sollevarsi sulle punte dei piedi per recuperare qualcosa dalla dispensa e, senza dire nulla, si alzò, aiutandola a prendere il pacchetto di biscotti riposto troppo in alto per lei, «Ecco» le disse poi sorridendo, passandole la confezione mentre lei si faceva piccola, stringendosi nelle spalle e premendosi contro il mobile, come se tentasse si prendere le distanze da lui.

Aveva fatto qualcosa di sbagliato?

«G-grazie, Naruto-kun» borbottò, restando pietrificata davanti a lui.

Era una bella ragazza, Hinata. Si era di sicuro fatta più grande, il suo corpo aveva più curve, eppure aveva quell’innocenza da bambina, quell’alone di tenerezza che la rendeva incredibilmente carina e disponibile agli occhi di tutti. Ma com’era fatta davvero?

Ripensò al loro discorso sulle code della volpe, al fatto che lei quella sera ne avesse solo una, sebbene lui la trovasse la migliore fra tutte le altre ragazze che conosceva, quella che meritava di averne nove, ma che veniva irrimediabilmente schiacciata da caratteri più forti di lei, meno meritevoli di nota.

«Stai contraendo il trapezio, adesso!» affermò soddisfatto, strappandole un sorriso dolce, felice, mentre le sue spalle si rilassavano e tornavano alla loro normale postura.

«Visto che non sei un disastro, Naruto-kun?» domandò retorica, posando i biscotti accanto alle tazze, e Naruto sorrise soddisfatto di se stesso.

«È perché ho una brava maestra».

 

 

Sasuke era seduto sul letto di Sai, gli occhiali da vista sul naso e un libro di biologia poggiato sulle gambe. Aveva accompagnato Itachi e Asami all’aeroporto, e anche se sapeva che (almeno un pochino) gli sarebbero mancati, si era sentito stranamente sollevato quando lo avevano salutato per imbarcarsi Era contento che si sposassero, dopotutto era stata lei a riportare un po’ di movimento e di allegria nella vita di suo fratello, e se lui era felice con lei – cosa appurata –, non poteva non esserlo anche lui. E poi stavano assieme da più di quattro anni, era ora che si decidessero a farsi una famiglia!

«Ciao teme…», Naruto entrò in camera chiudendo la porta con un piede, buttandosi poi a peso morto sul materasso, davanti a lui, «Tuo fratello è tornato a Londra?» gli chiese grattandosi la pancia, scoperta dalla maglietta a maniche corte.

«Avevano il volo un’ora fa, mi fanno sapere quando arrivano» gli rispose senza alzare gli occhi dal libro.

«Sembri quasi più intelligente con quegli occhiali, lo sai?» ridacchiò Naruto, tornando poi a fissare il soffitto.

«Dovresti comprartene un paio anche tu, allora».

«Ah-ah-ah, che ridere, teme!» replicò ironico, poggiandosi sui gomiti prima di tornare a guardarlo, «Dovresti ringraziarmi, invece di prendermi per il culo» gli fece notare.

«Per cosa, di preciso?», Sasuke era completamente disinteressato, e distaccato, come al solito. Naruto aveva visto un barlume di allegria nella sua voce e sul suo viso solo quando Itachi e Asami avevano messo piede in casa, ma adesso che erano ripartiti era tornato il Sasuke di sempre.

«Beh, di aver detto a Sakura-chan che Asami non è la tua fidanzata, dato che sembrava assolutamente disperata all’idea che tu ti fossi finalmente trovato una ragazza che non fosse lei» spiegò con un sorriso complice, mettendosi seduto.

«Non vedo come la cosa possa interessarmi, dobe» gli rispose, ma Naruto sapeva che non era così, «È lei che deve ringraziarti, non io».

«Allora non ti interessa che alla festa di Halloween fosse con un altro ragazzo, vero?» cantilenò, e la mano del suo migliore amico si strinse sul libro, «Hanno anche ballato assieme e lui la teneva per i fianchi» continuò, cercando di girare il dito nella piaga, di ottenere una qualche risposta sensata che non fosse un monosillabo o una palese bugia.

«Buon per lei».

Naruto sospirò esasperato, «Perché non le chiedi di uscire, teme?» era così stupido che si piacessero e che per colpa dello stupido orgoglio di Sasuke non potessero stare assieme, «Lei ti ama ancora, e non credo che abbia mai smesso di farlo».

Sasuke chiuse il libro con un colpo secco, alzandosi e poggiandolo sulla scrivania, «Perché non pensi a studiare con la Hyuga e non mi lasci in pace?» domandò retorico, gelido, uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.

 

 

Akamaru dormiva vicino a lui senza fare versi. Era strano, di solito sognava di mangiare nel sonno, con il risultato di sbavare ovunque e fare un sacco di rumore.

 Rock Lee era a correre e Shino a fare la spesa.

C’era un sacco di silenzio, Kiba non ci era abituato. Sospirò, alzandosi dal letto, lasciando che Akamaru si spaparanzasse su tutto il materasso, dirigendosi in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare.

«Capito» sentì dire a Neji, probabilmente stava parlando al telefono, «quindi ci andate tutte dopo pranzo?». Kiba si fermò vicino alla sua porta, tendendo le orecchie verso la conversazione, «okay, mangiate fuori e poi andate lì. Avete bisogno di un passaggio, Tenten?».

Tenten! Quindi le ragazze sarebbero uscite? Dove? Quando?

Kiba incrociò le dita, sperando che Neji ricapitolasse tutto a voce alta.

«Avete bisogno del navigatore? È la prima volta che andate a quelle terme lì, no? Ah, andate a quelle senza le miste, le più economiche. Ci sapete arrivare?» borbottò, iniziando a girare sulla sedia. Kiba trattenne un grido di esultanza: sapeva perfettamente di che terme stesse parlando.  «Noi ci vediamo lunedì allora» disse, quasi deluso. Che gli mancasse la sua dolce metà? Si tappò la bocca per non ridere. «Ciao allora» lo sentì dire, e Kiba fuggì in cucina prima che Neji potesse solo pensare che lui avesse origliato tutto.

Aprì l’anta delle merendine, estraendo un pacchetto di patatine, «vado da Naruto a chiedergli se hanno voglia di uscire domani!» urlò a Neji, chiudendo la porta dietro di sé.

 

 

 

 

 

 

 

N O T E D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per conto del Signore.

 

 

Buon pomeriggio cupcakes alla ciliegia!

Puntuali come sempre, sembra strano anche a noi, ma fino a quando abbiamo i capitoli pronti, non c’è da temere.

Finalmente ha fatto la sua comparsa anche Itachi, con Asami, e vorremo spendere due/tre parole su questa nostra scelta. Come tutti saprete e avrete letto nel manga/visto nell’anime, Tobi confessa a Sasuke che durante il massacro Itachi ha ucciso la persona che amava, precisamente lo definisce his lover. Noi abbiamo semplicemente immaginato come potesse essere questa ragazza, probabilmente del Clan Uchiha, e la figura di Asami si è praticamente creata da sola. Abbiamo pensato che Itachi avesse bisogno di un tornado nella sua vita, lui è così calmo, così dolce e pacato, e abbiamo voluto dargli questo bel peperino di ragazza, che movimenti un po’ le sue giornate.

Tutto qui, sappiamo che molti lo pensano omosessuale, ma francamente aveva quattordici anni all’epoca del massacro, e per quanto si può solo supporre che magari avesse una cotta per una ragazza, ma assolutamente zero tempo per frequentarla, fra Anbu e tutto il resto.

Fatto sta che noi lo vogliamo etero e vivo, quindi scusateci.

In merito a questo volevamo farvi presente una piccola cosa, chiedervi più che altro se siete interessati ad un nostro piccolo progetto, quindi sappiate che avremmo intenzione di fare uno SPIN-OFF di Itachi e Sasuke a Londra, più che altro per spiegare come questa ragazza sia piombata nella loro vita. Se vi interessa fatecelo sapere, perché noi sappiamo com’è andata, ma voi no, ed era più che altro per spiegare a voi le dinamiche di certe cose che non verranno trattate in Colla per mancanza di spazio. Si tratterebbe di una mini-long di dieci capitoli intitolata «Ikigai» con Sasuke quindicenne e Itachi innamorato, eheheh~

Ci farebbe piacere una risposta, insomma

Detto questo, speriamo che abbiate apprezzato il capitolo, e vi ringraziamo per il seguito. Prometto (io, yingsu) che farò fruttare il mio periodo di insonnia e risponderò alle vostre recensioni, perché ci dispiace lasciarvi senza una risposta.

Insomma, buon fine settimana, giovincelli, ci risentiamo il 7 marzo, a questo punto.

Che la giovinezza sia con tutti voi.~

 

papavero radioattivo





   
 
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