C
A P I T O L O
undici
«Mi ci potrei abituare».
«Davvero?».
«Oh sì».
Itachi e Asami
andavano avanti così da ore. Sasuke li scarrozzava in giro per Konoha con la macchina di Sai per mostrare alla fidanzata di
suo fratello la città, lei lo prendeva in giro, faceva domande su qualsiasi
cosa e poi intrappolava Itachi in una conversazione
che durava minuti. Senza contare che parlava in inglese, a voce alta e troppo
velocemente perché le persone non si girassero a guardarli. Stava morendo di
vergogna, ma non importava.
«Sasuke» lo chiamò poi, costringendolo
a fermarsi e aspettare che gli altri due lo raggiungessero, Asami
tolse il braccio dal fianco di Itachi e incastrò il
più piccolo degli Uchiha tra lei e il fidanzato,
anche se ormai era diventato davvero troppo alto per essere il suo cupcake.
«Non hai sentito? Ho detto che mi ci potrei abituare» continuò,
guardandosi intorno, «ai parchi, alle carpe, ad andare a pregare ai templi e
avere te come autista» continuò, ridacchiando, «e poi è il giapponese è sexy» disse, allungandosi in avanti per
incontrare lo sguardo di Itachi, il quale le sorrise
come suo solito.
Sasuke rabbrividì. Non voleva nemmeno
immaginare in che situazione suo fratello le avesse parlato in giapponese.
«Se vieni ad abitare qua ti compri una
macchina e guidi per conto tuo, Asami» tagliò corto
Sasuke, «oppure prendi i mezzi pubblici, Konoha è ben
attrezzata».
«Per ora non se ne parla di
trasferirsi» confessò Itachi, con un po’ di amaro in
bocca, «anche se non mi dispiacerebbe
tornarci. Abbiamo anche una casa, noi».
«È da rimettere in sesto» gli rispose
il più piccolo, «non ci metto piede da un sacco. Non lo fa nessuno, in realtà».
Asami si fermò di colpo, lasciando la
spalla di Sasuke, gonfiò le guance come una bambina e strinse i pugni, «e non
mi avete portato a vedere la vostra casa?!».
Itachi ridacchiò, avvicinandosi a lei per
prenderle la mano e sfiorarle la fronte, chiedendole silenziosamente scusa,
come faceva sempre – ma Asami sembrava essere in vena
di… rompere? Sasuke non lo sapeva, magari pensava di essere divertente. Asami si credeva sempre divertente.
«È bruttissima, sta cadendo a pezzi»
disse, esagerando, ma Itachi non si oppose, «quando
verrai a vivere qui abiterai in quella casa, quindi che t’importa?» e, prima
che l’altra potesse iniziare con altre moine, aggiunse: «ma se ci tieni tanto
dopo cena ti ci portiamo».
«Sì!» disse sottovoce, stringendo il
pugno e piegando il braccio in segno di vittoria. Sorrise e si strinse ad Itachi, riprendendo a camminare, trascinando Sasuke alla
sua sinistra, in modo da stare in mezzo agli uomini. Imboccarono una strada che
tagliava il parco a metà, seguendo l’asfalto del viale serpeggiante. «Allora, Sasuke…» riprese Asami, aveva la
stessa voce che usava quando voleva qualcosa da Itachi,
di solito concludeva la frase con “che ne dici della pizza per cena?” oppure
“andiamo a pranzo dai miei domani?” – ma dato che a Konoha
sia la pizza che i suoi genitori erano fuori portata, Sasuke non sapeva cosa
aspettarsi.
«Sì?».
«Chi era quel grazioso cupcake alla fragola con cui stavi parlando
all’università?».
Il caso volle che davanti a loro passò
un cane a tutta velocità, seguito da un bambino – Sasuke si fermò di colpo,
perdendo l’equilibrio e quasi cadde in avanti. Il bambino ritornò subito dopo,
inchinandosi davanti a Sasuke con le mani giunte, borbottando più volte «gomen nasai» prima
di andarsene.
Asami ridacchiò, «hai perso cinque anni di
vita perché ho chiamato la tua fidanzata cupcake alla
fragola, o perché ti ho ricordato della sua esistenza?».
Sasuke si rimise dritto, aggiustandosi
i vestiti – perché Itachi non lo aiutava e faceva
zittire la sua futura moglie, invece di lasciare che il suo fratellino venisse
torturato in quel modo? «Non è la mia fidanzata» le rispose, infilando le mani
in tasca, riprendendo a camminare.
Asami lo raggiunse subito, trascinandosi
dietro Itachi, e infilò una mano attorno al braccio
di Sasuke, «allora chi è? Un’amica? Una con cui esci?» chiese, rivolgendosi poi
ad Itachi, «è così carina! Dovevi vederla, tesoro, secondo me starebbero bene».
Girandosi, notò Sasuke arrossire da dietro la sciarpa, ma evitò di farglielo
notare, «ti interessa più di Emily, vero?».
«Emily non mi è mai interessata»
rispose Sasuke, velocemente, «lo sai, smettila con questa storia».
«Itachi!»
urlò Asami con tono solenne, come se fosse un
giudice, «tuo fratello è innamorato di un cupcake
alla fragola».
«Cos―?! No! Asami,
smettila!» protestò Sasuke, il rossore sulle sue guance aumentò a livelli
esponenziali, era ovvio che, chiunque fosse il cupcake alla fragola, gli interessasse, in un modo o nell’altro, «e non si
chiama cupcake alla fragola, si chiama Sakura».
«Sakura?» domandò Itachi,
ma fu subito interrotto da Asami.
«Lo so! Lo so! Sono i fiori di
ciliegio, vero? Ma certo! È un cupcake alla ciliegia,
non alla fragola» e annuì, fiera della sua conclusione.
«Quella Sakura?» ribadì il più grande,
«quella con i capelli rosa che faceva la strada con te al liceo?».
Sasuke alzò la sciarpa fino alle
orecchie, «proprio quella». Quella
con cui aveva praticamente litigato prima di partire per Londra, anche se non
si erano detti una parola; quella per cui si era sentito in colpa per tutto il
periodo in Inghilterra; quella che gli era mancato tantissimo ma che per
qualche motivo non aveva mai provato a ricontattare.
Si stava dando dello stupido, perché
se Asami avesse saputo tutta la storia – e
probabilmente la sapeva, dato che aveva fatto raccontare ad Itachi
vita, morte e miracoli di tutta la loro famiglia – lo avrebbe insultato lei.
«Quindi è ancora a Konoha!
E che cosa studia?».
«Medicina».
Asami sbuffò, «inizi a rispondere a
monosillabi, adesso, Sasuke?» borbottò, mettendogli una mano sulla testa,
facendola affogare tra le ciocche ribelli, diverse da quelle di Itachi, «non abbiamo detto niente di male riguardo a
Sakura».
«Lo so».
La ragazza fece un verso di
disapprovazione, girando su sé stessa, esasperata, «se mio nonno non mi avesse
insegnato che il karatè è solo per difesa, di avrei già buttato a terra e
strisciato la testa contro l’asfalto. Ripetutamente» e si andò a riparare tra
le braccia del futuro marito.
«Tanto lo fai comunque, solo che qui
siamo in pubblico e in una città che non conosci» la rimbeccò il più piccolo,
«e non vuoi fare brutte figure». Anche se
le fai comunque, aggiunse tra sé e sé, solo
che non te ne accorgi.
«Ma non con le mosse di karatè!» si
apprestò a rispondere, «e comunque volevo solo sapere se questa Sakura ti
interessa» concluse, borbottando parole incomprensibili contro la giacca di Itachi, che si limitava a sorridere.
«Per ora è un’amica» mormorò,
riprendendo a camminare.
«Già, un’amica. Per ora» sussurrò Itachi, tappandosi la
bocca per evitare di farsi scappare una risata. Sasuke non si girò a
rimproverarlo, quindi forse non lo aveva sentito – in tutti i casi non
importava. «Comunque, dato che domani ce ne andiamo, pensavo di andare a cena
fuori» disse, cambiando discorso.
Sasuke annuì ed Asami
esultò, appendendosi al suo collo per abbassarlo e stampargli un bacio sulle
labbra.
― ♦ ―
Naruto mugolò, cercando di impegnarsi
nel toccarsi le punte dei piedi senza flettere le gambe – con scarsi risultati,
ovviamente –, mentre Hinata si sforzava di non ridere, osservandolo.
«Che muscoli sono coinvolti?» gli
chiese, e il ragazzo si arrese stendendosi sul pavimento della stanza.
«I polpacci?» tirò ad indovinare lui,
alzandosi da terra.
«Sì, ma abbiamo detto che si chiamano…
?».
Naruto non ne aveva la minima idea, lo
avevano letto qualche ora prima, ma era un nome troppo complicato perché riuscisse
a ricordarselo.
«L’ho scordato, scusa» ridacchiò
passandosi la mano fra i capelli, sedendosi poi su uno dei due letti singoli
con un sospiro, «Sono un disastro, lo so» ammise, senza però scoraggiarsi del
tutto.
«Non sei un disastro, Naruto-kun» mormorò Hinata con fare dolce, sedendosi
accanto a lui. «Guarda…» aggiunse poi tendendo il braccio, «questo è il
deltoide» affermò, indicandosi la spalla, «e questo è il trapezio, che continuo
dietro la schiena» continuò a spiegargli, cercando di toccarsi a fatica la
parte sotto le scapole.
«Qui?» domandò Naruto, sfiorandole la
schiena, e lei si irrigidì di colpo, arrossendo e sentendo il cuore battere
all’impazzata.
Annuì balbettando qualcosa,
sforzandosi di continuare senza farsi prendere dal panico, «Sì…» mormorò, «e
sotto c’è il grande dorsale».
Gli ripeté tutti i nomi dei muscoli
del corpo, con calma, aiutandolo ad impararli a memoria e a riconoscere la loro
posizione. Naruto la trovava estremamente dolce e comprensiva, la maestra che
aveva sempre sognato di avere, mentre Sakura lo prendeva a pugni e a sberle,
picchiandogli la fronte sui libri.
«Sei un angelo, Hina-chan»
le disse con un sorriso, stiracchiandosi e tendendo le braccia, mentre un gatto
persiano saltava sul materasso, appollaiandosi sulle gambe della ragazza che,
istintivamente, gli fece una carezza.
«Hai un gatto?» le chiese cambiando
argomento, osservando che – con grandi probabilità – doveva pesare un terzo di
quello di Sasuke.
«Si chiama Tempura»
gli rispose lei annuendo, accarezzando la schiena della gatta.
Naruto sorrise, «Io avevo un pesce
rosso, ma il gatto di Sasuke me lo ha ucciso» le confesssò,
serbando ancora risentimento verso l’animale assassino e il suo padrone. «Si
chiamava Ramen» continuò, strappando una risata alla
ragazza, «perché mi piace il ramen».
«Lo immaginavo» gli rispose lei con un
sorriso, scostando la micia sul letto e alzandosi, sistemandosi la felpa che
indossava, «Vuoi un po’ di tè, Naruto-kun?» gli
chiese poi, «così facciamo una pausa, no?».
La pausa. Santa pausa che stava
aspettando. «Certo!» annuì lui, e si alzò a sua volta, sfiorando la coda della
gatta prima di seguire Hinata in cucina. Si guardò attorno in silenzio, notando
quanto l’appartamento delle ragazze fosse più ordinato e silenzioso del loro.
«Dove sono tutte?» domandò, cercando di capire se fossero soli in casa o meno.
«Sakura-chan
ed Ino-chan sono a fare Clown Terapia in ospedale, e Tenten è al lavoro» gli rispose con un
sorriso, riempiendo il bollitore e posandolo sul fornello, «Così c’è
tranquillità e possiamo studiare in pace» aggiunse, recuperando le tazze dalla
credenza.
«Perché, non c’è tranquillità, di
solito?» le chiese accomodandosi al tavolo, osservandola mentre trafficava con
le ante della cucina.
«Dipende…» confessò lei, «a volte sì,
a volte no, ma non è fastidioso!» affermò, rivolgendogli un sorriso.
Naruto le sorriso di rimando,
domandandosi se Hinata si arrabbiasse mai, oppure se fosse sempre così
disponibile e gentile con tutti. Era sempre stata la più dolce e tranquilla
delle ragazze della loro vecchia classe del liceo, lo aveva sempre trattato
bene, ma in effetti aveva sempre trattato bene tutti quanti.
Non somigliava per niente a suo
cugino, avevano due caratteri completamente opposti.
La vide sollevarsi sulle punte dei
piedi per recuperare qualcosa dalla dispensa e, senza dire nulla, si alzò,
aiutandola a prendere il pacchetto di biscotti riposto troppo in alto per lei,
«Ecco» le disse poi sorridendo, passandole la confezione mentre lei si faceva
piccola, stringendosi nelle spalle e premendosi contro il mobile, come se
tentasse si prendere le distanze da lui.
Aveva fatto qualcosa di sbagliato?
«G-grazie, Naruto-kun» borbottò, restando pietrificata davanti a lui.
Era una bella ragazza, Hinata. Si era
di sicuro fatta più grande, il suo corpo aveva più curve, eppure aveva
quell’innocenza da bambina, quell’alone di tenerezza che la rendeva
incredibilmente carina e disponibile agli occhi di tutti. Ma com’era fatta
davvero?
Ripensò al loro discorso sulle code
della volpe, al fatto che lei quella sera ne avesse solo una, sebbene lui la
trovasse la migliore fra tutte le altre ragazze che conosceva, quella che
meritava di averne nove, ma che veniva irrimediabilmente schiacciata da
caratteri più forti di lei, meno meritevoli di nota.
«Stai contraendo il trapezio, adesso!»
affermò soddisfatto, strappandole un sorriso dolce, felice, mentre le sue
spalle si rilassavano e tornavano alla loro normale postura.
«Visto che non sei un disastro, Naruto-kun?» domandò retorica, posando i biscotti accanto
alle tazze, e Naruto sorrise soddisfatto di se stesso.
«È perché ho una brava maestra».
― ♦
―
Sasuke era seduto sul letto di Sai,
gli occhiali da vista sul naso e un libro di biologia poggiato sulle gambe.
Aveva accompagnato Itachi e Asami
all’aeroporto, e anche se sapeva che (almeno un pochino) gli sarebbero mancati,
si era sentito stranamente sollevato quando lo avevano salutato per imbarcarsi
Era contento che si sposassero, dopotutto era stata lei a riportare un po’ di
movimento e di allegria nella vita di suo fratello, e se lui era felice con lei
– cosa appurata –, non poteva non esserlo anche lui. E poi stavano assieme da
più di quattro anni, era ora che si decidessero a farsi una famiglia!
«Ciao teme…»,
Naruto entrò in camera chiudendo la porta con un piede, buttandosi poi a peso
morto sul materasso, davanti a lui, «Tuo fratello è tornato a Londra?» gli
chiese grattandosi la pancia, scoperta dalla maglietta a maniche corte.
«Avevano il volo un’ora fa, mi fanno
sapere quando arrivano» gli rispose senza alzare gli occhi dal libro.
«Sembri quasi più intelligente con
quegli occhiali, lo sai?» ridacchiò Naruto, tornando poi a fissare il soffitto.
«Dovresti comprartene un paio anche
tu, allora».
«Ah-ah-ah, che ridere, teme!» replicò
ironico, poggiandosi sui gomiti prima di tornare a guardarlo, «Dovresti
ringraziarmi, invece di prendermi per il culo» gli fece notare.
«Per cosa, di preciso?», Sasuke era
completamente disinteressato, e distaccato, come al solito. Naruto aveva visto
un barlume di allegria nella sua voce e sul suo viso solo quando Itachi e Asami avevano messo
piede in casa, ma adesso che erano ripartiti era tornato il Sasuke di sempre.
«Beh, di aver detto a Sakura-chan che Asami non è la
tua fidanzata, dato che sembrava assolutamente disperata all’idea che tu ti
fossi finalmente trovato una ragazza che non fosse lei» spiegò con un sorriso
complice, mettendosi seduto.
«Non vedo come la cosa possa
interessarmi, dobe» gli rispose, ma Naruto sapeva che
non era così, «È lei che deve ringraziarti, non io».
«Allora non ti interessa che alla
festa di Halloween fosse con un altro ragazzo, vero?» cantilenò, e la mano del
suo migliore amico si strinse sul libro, «Hanno anche ballato assieme e lui la
teneva per i fianchi» continuò, cercando di girare il dito nella piaga, di
ottenere una qualche risposta sensata che non fosse un monosillabo o una palese
bugia.
«Buon per lei».
Naruto sospirò esasperato, «Perché non
le chiedi di uscire, teme?» era così stupido che si piacessero e che per colpa
dello stupido orgoglio di Sasuke non potessero stare assieme, «Lei ti ama
ancora, e non credo che abbia mai smesso di farlo».
Sasuke chiuse il libro con un colpo
secco, alzandosi e poggiandolo sulla scrivania, «Perché non pensi a studiare
con la Hyuga e non mi lasci in pace?» domandò
retorico, gelido, uscendo dalla stanza senza aggiungere altro.
― ♦ ―
Akamaru dormiva vicino a lui senza fare
versi. Era strano, di solito sognava di mangiare nel sonno, con il risultato di
sbavare ovunque e fare un sacco di rumore.
Rock Lee era a correre e Shino
a fare la spesa.
C’era un sacco di silenzio, Kiba non
ci era abituato. Sospirò, alzandosi dal letto, lasciando che Akamaru si spaparanzasse su tutto il materasso, dirigendosi
in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare.
«Capito» sentì dire a Neji,
probabilmente stava parlando al telefono, «quindi ci andate tutte dopo
pranzo?». Kiba si fermò vicino alla sua porta, tendendo le orecchie verso la
conversazione, «okay, mangiate fuori e poi andate lì. Avete bisogno di un
passaggio, Tenten?».
Tenten! Quindi le ragazze sarebbero
uscite? Dove? Quando?
Kiba incrociò le dita, sperando che
Neji ricapitolasse tutto a voce alta.
«Avete bisogno del navigatore? È la
prima volta che andate a quelle terme lì, no? Ah, andate a quelle senza le miste,
le più economiche. Ci sapete arrivare?» borbottò, iniziando a girare sulla
sedia. Kiba trattenne un grido di esultanza: sapeva perfettamente di che terme
stesse parlando. «Noi ci vediamo lunedì
allora» disse, quasi deluso. Che gli mancasse la sua dolce metà? Si tappò la
bocca per non ridere. «Ciao allora» lo sentì dire, e Kiba fuggì in cucina prima
che Neji potesse solo pensare che lui avesse origliato tutto.
Aprì l’anta delle merendine, estraendo
un pacchetto di patatine, «vado da Naruto a chiedergli se hanno voglia di
uscire domani!» urlò a Neji, chiudendo la porta dietro di sé.
N O T E ♦ D ‘ A U T R I C I ; siamo in missione per
conto del Signore.
Buon pomeriggio cupcakes
alla ciliegia!
Puntuali come sempre, sembra strano
anche a noi, ma fino a quando abbiamo i capitoli pronti, non c’è da temere.
Finalmente ha fatto la sua comparsa
anche Itachi, con Asami, e
vorremo spendere due/tre parole su questa nostra scelta. Come tutti saprete e
avrete letto nel manga/visto nell’anime, Tobi confessa
a Sasuke che durante il massacro Itachi ha ucciso la
persona che amava, precisamente lo definisce his lover. Noi abbiamo semplicemente immaginato come potesse essere
questa ragazza, probabilmente del Clan Uchiha, e la
figura di Asami si è praticamente creata da sola.
Abbiamo pensato che Itachi avesse bisogno di un
tornado nella sua vita, lui è così calmo, così dolce e pacato, e abbiamo voluto
dargli questo bel peperino di ragazza, che movimenti un po’ le sue giornate.
Tutto qui, sappiamo che molti lo
pensano omosessuale, ma francamente aveva quattordici anni all’epoca del
massacro, e per quanto si può solo supporre che magari avesse una cotta per una
ragazza, ma assolutamente zero tempo per frequentarla, fra Anbu
e tutto il resto.
Fatto sta che noi lo vogliamo etero e
vivo, quindi scusateci.
In merito a questo volevamo farvi
presente una piccola cosa, chiedervi più che altro se siete interessati ad un
nostro piccolo progetto, quindi sappiate che avremmo intenzione di fare uno
SPIN-OFF di Itachi e Sasuke a Londra, più che altro
per spiegare come questa ragazza sia piombata nella loro vita. Se vi interessa
fatecelo sapere, perché noi sappiamo com’è andata, ma voi no, ed era più che
altro per spiegare a voi le dinamiche di certe cose che non verranno trattate
in Colla per mancanza di spazio. Si
tratterebbe di una mini-long di dieci capitoli intitolata «Ikigai»
♥ con Sasuke
quindicenne e Itachi innamorato, eheheh~
Ci farebbe piacere una risposta,
insomma x°
Detto questo, speriamo che abbiate
apprezzato il capitolo, e vi ringraziamo per il seguito. Prometto (io, yingsu) che farò fruttare il mio periodo di insonnia e
risponderò alle vostre recensioni, perché ci dispiace lasciarvi senza una
risposta.
Insomma, buon fine settimana,
giovincelli, ci risentiamo il 7 marzo,
a questo punto.
Che la giovinezza sia con tutti voi.~
papavero
radioattivo