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Autore: Locked    01/03/2015    4 recensioni
Questa FF partecipa al Glee Big Bang Italia.
"Perché essere anime gemelle significa molto di più che amarsi per tutta la vita."
Questo era esattamente il genere di frasi melense che Kurt Hummel avrebbe creduto di poter ritrovare nella carta spiegazzata di un cioccolatino di San Valentino - o in una versione arrangiata della proposta di matrimonio del proprio fidanzato Blaine Anderson, insomma.
Non avrebbe mai potuto immaginare quanta verità una simile frase potesse effettivamente nascondere.
Dal testo:
[Dopo una lotta – impari, a detta di Blaine – contro gli scatoloni ricolmi di vecchi oggetti inutilizzati che ‘continuano ad uscire fuori dal nulla, Kurt!’ la sua testa riccioluta riemerse dal ripostiglio con un vecchio lettore di videocassette nelle mani e una luce brillante negli occhi.
“Okay, Kurt, potresti spostarti? Non ho posto per sedermi.”
“Blaine.”
“Ho capito che non volevi alzarti, ma se per favore potresti scorrere—“
“Blaine quei due-- i due sullo schermo, siamo noi.”

"Oh mio Dio."]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note:
Innanzitutto grazie a Anna_Vik, Klaineintheheart e kissmycollarbones per aver recensito. Siete totally awesome! *-* E poi tutti voi che leggete e seguite -- Wow. Non era mai successo che una mia storia raggiungesse così tante "seguite" così velocemente, quindi grazie from the bottom of my heart. <3
Okay, io non so se avete mai letto da piccoli il libro "Ciao tu", per bambini. Se sì, potrete ritrovarne delle tracce qui - per la struttura più che per la storia, che è completamente diversa.
Bene, evaporo.
Enjoy! **

 
We keep our love in these pieces of paper – in these pieces of heart



Penso che tu sia carino. Molto, molto carino. E penso anche che la mia migliore amica mi stia facendo fare una cosa imbarazzante. Molto imbarazzante. Ma tanto tu non sai chi sono e questa cosa non cambierà, quindi … Quindi niente.
Ciao, Blaine Anderson, il nuovo ragazzo carino.
Firmato: no. Non devo firmare proprio nulla.
PS: lascia la risposta – mi sto davvero illudendo che tu risponda? – Nel primo cassetto a destra della cattedra del professor Shuester prima di domani a mezzogiorno.
 

 
Non credo che
Io sono davvero felice che
Ciao, chiunque tu sia.
Non credo di aver mai ricevuto una lettera di questo genere – si può definire lettera un bigliettino infilato in un quaderno? Non ne ho idea. No, ne sono sicuro; mai ricevuta. E … grazie? Io non … uhm, non credo. Ma grazie.
Ti andrebbe di dirmi chi sei? Sarebbe carino fare qualche amicizia, quando sei il ragazzo nuovo appena trasferito e non conosci nessuno.
– Blaine.
 
 
Ciao Blaine,
No. Mi dispiace ma non mi andrebbe proprio di ridicolizzarmi così, quindi credo che continuerò a guardarti da lontano mentre passi per i corridoi ed esultare perché mi hai risposto.
E … questa cosa sembra vagamente da stalker, quindi mi sa che ho appena mandato in fumo le possibilità già minime che avevo che tu mi rispondessi di nuovo. Un applauso a me!
Non conosci nessuno? Ma se a pranzo eri con Puck e Sam, che sono praticamente due dei ragazzi più conosciuti di questo stupido liceo! Certo, la somma del loro quoziente intellettivo rimane sempre inferiore alla massa di una nocciolina, ma … poco importa, qua dentro, di ciò che hai in testa.
Benvenuto al McKinley!
– Chiunque io sia.
PS: per la risposta, solito posto, solita ora. Dio mio, sto davvero sperando che tu mi risponda ancora?

 
Chiunque tu sia come nome non mi piace, quindi credo che ti chiamerò Bowtie.
Non guardarmi con quella faccia, i bowties sono alla moda!
Ciao, Bowtie.
Spero che tu stia bene, oggi – e puoi smettere di preoccuparti, mi piace risponderti e continuerò a farlo.
Be’, sì, mi hanno invitato a pranzare con loro perché sono finito proprio tra loro due nella fila per la mensa e abbiamo iniziato a parlare di football. Sono simpatici!
Ho bisogno di sapere una cosa. Abbiamo mai parlato? Tu ed io. Di persona, intendo.
Questo puoi dirmelo.
– Blaine.
PS: dobbiamo cambiare nascondiglio, il professor Shuester mi ha quasi beccato a frugare nel suo cassetto.
PPS: si può sapere come fai a infilare sempre questi bigliettini nei miei quaderni senza che io me ne accorga?
 
Ciao Blaine,
Ew. Bowtie? Sul serio? Avrei dovuto immaginare che mi avresti rifilato un soprannome del genere – davvero, Blaine? Chi indossa ancora quella specie di papillon a parte te?
Posso accettarlo, va bene.
Sì. Noi … abbiamo parlato. Uhm. Una volta. Ma non ti dirò quando, né dove, né perché. Sappilo.
Okay, che ne dici di dietro la lavagna dell’aula di matematica? Gli studenti scappano sempre via, dopo la lezione, da quell’aula – e chi li biasima? -, quindi di solito ai cambi dell’ora è vuota.
E … non posso svelarti i miei segreti, Anderson. Ho i miei trucchi.
Scrivi con una calligrafia bellissima; è tutta rotonda e morbida. Non so se una scrittura possa essere definita morbida, ma fai finta che sia così —
Oh. Wow. Mi sei appena passato davanti.
Per colpa tua non ricordo più cosa dovevo scriverti, alla prossima.
—  No. Non posso firmarmi Bowtie, è più forte di me. McQueen, magari, potrei accettarlo. Ma Bowtie? No.
PS: Felice di sapere che non sembro completamente una persona psicopatica – a me piace che tu mi risponda. Mi migliora le giornate.
 
Ciao Bowtie McQueen,
sì, entrambi i nomi insieme. E cosa diavolo è un McQueen?
Farò finta di ignorare le tue critiche al mio look, perché … Perché sì.
Ti prego, mi madre dice sempre che scrivo come un bambino di cinque anni. La tua è stranissima. Sembra quasi svolazzante. Esiste la parola svolazzante? Sì, credo di sì.
Okay, stai diventando una sorta di diario segreto dinamico per me, sai? Quindi ti metto al corrente della novità dell’ultimo minuto: ho deciso di unirmi al Glee Club! Sembra divertente! Puck e Sam ne parlano continuamente, e sono più che certo che il primo voglia dedicare una canzone d’amore a una certa Quinn – una tipa biondina, molto bella – e l’altro a … Mercedes? Sì, be’, non che serva più di tanto che gliela dedichi, dato che l’altro giorno li ho trovati incollati al suo armadietto, intenti a dedicarsi ad attività abbastanza … umide.
Credo che il cuore della ragazza sia già suo, canzone d’amore o meno.
In più, da quando Mr. Shue mi ha trovato nella sua aula ad infilare il biglietto per te nel cassetto, ho cominciato a parlarci e sembra un insegnante simpaticissimo – e io in spagnolo faccio schifo, quindi questa cosa è abbastanza strana.
Ci proverò!
Posso provare ad indovinare come sei?
– Blaine.
 
Cos’è un McQueen, chiede lui. Cosa. E’.
Hai appena perso molti punti, Anderson.
Buongiorno, Blaine – dovrei dire buonanotte? Non so, sono le tre del mattino.
Diario segreto dinamico mi piace come nome, perché non mi chiami così, invece di Bowtie?
Il Glee Club. Oh, be’ … Okay, sì! E’ davvero un bel posto, quello. Preparati alle granite, solo. E portati un asciugamano e un cambio di vestiti ogni giorno.
Detto così fa paura, ma ti assicuro che il ghiaccio appiccicoso nella maglietta non è divertente.
Non so se
Forse sarebbe meglio non spingere questa cosa troppo oltre
Certo che puoi provare ad indovinare come sono … Non aspettarti troppi dettagli, comunque.
– DSD

 
*
 
“Ehi! Attento a dove metti i piedi, Hummel!”
“Oh, ma sta’ zitto idiota.”
Karofsky lo fulminò con lo sguardo, voltandosi di scatto, pronto ad avvicinarsi e ad incastrargli il corpo contro il primo armadietto disponibile. Si fermò, però, alla vista di tre ragazzi che facevano il loro ingresso nel corridoio, ridendo e scambiandosi qualche pugno giocoso sulle spalle.
“Ehi, Karofsky!” lo salutò il più alto dei tre, pelle ambrata e cresta da moicano a renderlo inconfondibile; “Perché non te ne vai e ci lasci in pace?” Il tono duro con cui sputò quelle parole lo fece indietreggiare di qualche passo. “Esatto, non mi sembra che tu sia diventato un nuovo membro del Glee,” continuò il secondo, carnagione bianchissima e labbra morbide e presuntuosamente grandi.
Karofsky indietreggiò ridacchiando, “Come potrei mai anche solo mettere piede in quel covo di sfigati?” disse, e voltò loro le spalle, ingobbendo la schiena ed affondando le mani nelle tasche.
“Avrei potuto gestirlo, Puck.”
“Bel modo di ringraziare gli amici, Hummel”
Il ragazzo roteò gli occhi e li spinse nell’aula, già colma di gorgheggi della sua migliore amica – nonché pazzoide – Rachel. Solo dopo si accorse del terzo ragazzo che aveva guardato tutto in disparte, con una scintilla di rabbia negli occhi. Rabbia che si era dissolta, sbriciolata in quelle iridi ambrate in migliaia di pagliuzze dorate.
Kurt boccheggiò. Letteralmente.
“Ciao. Sono nuovo qui,” gli disse il ragazzo. Gli disse Blaine, ridacchiando, tenendogli aperta la porta dell’aula canto come se fosse il gesto più naturale del mondo.
“Mi chiamo Kurt,” trovò il modo di rispondere, aggiustandosi la tracolla sulle spalle e porgendogli la mano destra in segno di saluto.
“Blaine.” E Blaine sorrise.
 
*
 
PS delle tre del pomeriggio: Oggi abbiamo parlato di nuovo, Blaine Anderson.
 
DSD sarebbe Diario Segreto Dinamico, vero? Lo so che è vero.
Ciao, DSD.
Woah, dove? Quando? Abbiamo parlato?
Secondo me hai gli occhi azzurri. Non trovi che siano bellissimi, gli occhi azzurri? Oggi ho conosciuto un ragazzo con degli occhi azzurri meravigliosi – sto scrivendo “occhi azzurri” per troppe volte. Al Glee. E’ proprio bello, come posto dove stare; ti senti … a casa. Come se tutti ti volessero bene anche senza conoscerti. Be’, quasi; c’è una ragazza – credo si chiami Santana – che non ha fatto altro che fissarmi. Era inquietante, ma ha cantato benissimo.
Cavolo, tutti cantano benissimo; credo di fare un po’ schifo rispetto a loro.
Sto andando di fretta, spero di sentirti presto.
– Blaine.
 
Blaine, credo che tu abbia scritto l’ultima lettera – le stiamo davvero chiamando lettere? – su … uno spartito. Tuo. Non so suonare molti strumenti, ma me la cavo col pianoforte e ho provato a strimpellare qualcosa.
Sei geniale, è geniale. La melodia è meravigliosa e … Dio! Devi assolutamente metterti a scrivere canzoni sul serio, perché potrei morire ascoltando la tua musica – ti rimetto il foglio assieme a questo, è tuo e non voglio tenerlo.
Comunque, ciao.
Credo che la tua voce sia molto più bella di quanto pensi, sai? Non sottovalutarti. Mai.
Occhi azzurri? Sì io … Direi di sì. Ho gli occhi azzurri.
Io … Scusa se ti sembro un po’ frettoloso, ma è stata una giornata a dir poco pesante. Hai mai provato quella sensazione strana di non riuscire a stare bene con nessuno? Di voler semplicemente staccare da tutti per un po’?
Forse sono solo io.
--DSD, che significa Diario Segreto Dinamico, sì.

 
*
 
“Kurt, ehi! Perché non fai pranzo con noi?” Puck lo chiamò dal fondo del proprio tavolo, facendolo voltare ed alterare l’equilibrio del cibo già precariamente stabile sul suo vassoio. Equilibrio che venne altrettanto pericolosamente minacciato dallo sguardo bruciante di curiosità di Blaine che si ritrovò addosso.
Deglutì con fatica ed annuì, dirigendosi a grandi passi verso il tavolino di plastica accanto al grande finestrone che dava una visuale abbastanza chiara del cortile. Sam e Puck erano seduti da un lato del tavolo, Blaine dall’altro, ma di questo Kurt se ne accorse tardi; si rese conto di avere mezza spalla praticamente incollata a quella di Blaine solo quando la sua testa smise di frullare come impazzata e i suoi respiri ripresero un ritmo accettabile.
E si rese conto ancor più tardi di essere incappato in una grande, enorme, ridicola trappola.
“Be’, vorremmo veramente trattenerci un po’ di più, ma io e Sam abbiamo chimica, adesso. Corso avanzato. Inizia prima, sai ... Ci vediamo in giro, okay?”
Stupido, idiota, cretino Noah Puckerman. Per escogitare questa cosa avrà dovuto mettere in moto i due neuroni che gli sono rimasti nel cervello.
Un flebile “Ma veramente—“ di Sam venne soffocato dalla presa stritolante di Puck sul suo braccio che lo costrinse ad alzarsi e trascinarsi via la propria tracolla con la grazia degna di un elefante.
“Chimica avanzata, Puck? Tu e Sam? Ma se i vostri quozienti intellettivi sommati insieme sono meno della massa di una nocciolina.”
Kurt non vide l’occhiata sorpresa e pensierosa che gli lanciò Blaine, troppo impegnato a rispondere elegantemente con una linguaccia al dito medio che l’amico gli aveva alzato contro.
“Quindi, Kurt Hummel; sembra che faremo pranzo insieme.”
Il castano si riscosse dai propri pensieri e lasciò che le proprie guance avvampassero lentamente ed inesorabilmente. “Sembra di sì,” concordò annuendo. “Come sai il mio cognome?” gli chiese, cercando distrarsi in qualsiasi modo dal tocco delle loro braccia pressate vicine.
“Oh, Puck è un gran chiacchierone, quando vuole.” Blaine ridacchiò.
Kurt sentì il sangue ribollirgli sul collo, ma sostenne il suo sguardo ambrato e gli restituì un angolo delle labbra alzato in un sorriso timido.
 
*
 
Ciao DSD,
certo che conosco quella sensazione. Mi piacerebbe poterti dire che puoi venire a parlare con me, qualsiasi cosa stia succedendo, ma ho come l’impressione che non verresti comunque. Ma … uhm. Io ci sono, okay? Qualsiasi cosa accada. E so che sembra stupido dirlo perché questo è semplicemente un foglio di carta ed è strano scriverci così – lo è per me, almeno. So solo il colore dei tuoi occhi, e da quando l’ho scoperto non faccio che guardare tutte le persone con le iridi azzurre. Così magari ti senti meno psicopatico – ma … Courage, okay?
Non so come sentirmi, per il fatto che tu abbia sentito la mia musica. Non sono arrabbiato, sono io l’idiota che scrive dietro ai vecchi spartiti, ma è la prima volta che qualcuno ascolta qualcosa di mio. E non saprei neanche dirti cosa ho provato nel leggere che ti … piace? Ti piace.
Grazie, DSD – mi dirai mai il tuo nome? –. Ma non un semplice grazie. Un grazie enorme, gigantesco, stratosferico. Ho le farfalle nello stomaco, è normale? Non lo so, lo spero.
Ti è mai capitato di incontrare qualcuno di speciale? Qualcuno con cui non ti pesa parlare, come non pesano i silenzi? Qualcuno che ti capisca ancor prima che tu capisca te stesso? Oggi ho incontrato una persona – okay, è una persona con cui avevo già parlato un paio di volte, ma oggi abbiamo realmente parlato – che mi ha fatto sentire così in sintonia che … credo di non essere capace di descriverlo.
Io … penso di doverti dire una cosa. Non so chi sei, è vero; ma sento come se questo te lo dovessi.
A me non piacciono le ragazze; a me piacciono i ragazzi nel modo in cui dovrebbero piacermi le ragazze. E so che probabilmente tutto questo ti sembrerà assurdo, che ora smetterai di scrivermi ma—nulla … Scusami.
--Blaine.
 
*
 
“Kurt, ti è caduto questo!” Il ragazzo si voltò di scatto, un piede ancora alzato nell’intento di scalare l’ennesimo gradino sotto il peso della propria tracolla su una spalla e un mucchio di libri tra le mani.
Fece appena in tempo a scorgere il didietro di Blaine scomparire dalla sua vista - deglutì, giusto un po', ripetendosi mentalmente che avrebbe dovuto calmarsi –, sostituito quasi immediatamente dal suo viso e dai suoi occhi.
Oh, be', Kurt non avrebbe saputo scegliere cosa lo distraesse di più, tra quelli e ... quello. Relegò ogni discussione con la propria coscienza in un angolino del cervello, decidendo che se ne sarebbe occupato più tardi, e fece di tutto per non arrossire. Non più del normale, insomma.
Si prese giusto qualche istante per perdersi in quegli occhi ambrati che lo avevano letteralmente stregato fin dal momento in cui Rachel gli aveva rifilato una gomitata nello stomaco e un sussurrato 'guarda com'è carino il ragazzo nuovo' all'orecchio.
Sfortunatamente, quell'istante fu fatale. E no, non stava facendo il melodrammatico, fu realmente fatale, perché diede modo a Blaine di scorgere nel foglietto che gli aveva raccolto da terra degli stralci di una calligrafia molto familiare.
Troppo familiare.
Una scintilla di consapevolezza gli inondò le iridi ambrate, trascinandogli i muscoli del volto in una smorfia dapprima confusa, poi stupita e infine ... Kurt non avrebbe saputo dirlo. Non avrebbe saputo definire cosa si celasse dietro quelle sopracciglia vagamente triangolari inarcate e quelle labbra intrappolate dagli incisivi superiori in una morsa ... Divertita?
Possibile che Blaine fosse divertito? Sentì il sangue fluirgli sulla superficie del collo e delle orecchie, accaldando le sue guance, e nonostante le parole per spiegarsi e scusarsi gli traboccavano – letteralmente – dalla gola, non riuscì a pronunciare assolutamente e vergognosamente nulla.
Poi, solo poi, si ricordò di cosa, effettivamente, ci fosse scritto in quel dannato biglietto.
"Dato che oggi non abbiamo il Glee, cosa ne dici di andare a prenderci qualcosa al Lima Bean?"
Lo precedette Blaine, sollevando gli angolini delle labbra e offrendogli il foglietto sul palmo della mano.
Kurt lo raccolse, spostando il peso dei libri su un solo braccio, e lo infilò impacciato in tasca.
"Okay," mormorò, sorridendogli appena in risposta.
 
*
 
Kurt richiuse il proprio armadietto con un sorriso ebete stampato sulle labbra – sorriso che lo accompagnava ormai da un’intera giornata. Lui e Blaine avevano parlato, il giorno precedente. Be’, inizialmente balbettato, troppo storditi dalla valanga di informazioni che i loro cervelli stavano pian piano metabolizzando; ma poi, con la stessa lentezza con cui il vapore biancastro che si levava dai loro cappuccini si era dissolto nell’aria, avevano iniziato a parlare. I timidi tentativi di Kurt di chiedere scusa per ciò che aveva fatto erano stati stroncati gentilmente da Blaine, che con un sorriso intenerito aveva dichiarato che non c’era niente per cui domandare perdono.
E poi il tempo era semplicemente trascorso, scivolando languido tra un sorso di caffè e latte e l’altro, infiltrandosi morbido in ogni sguardo condiviso occhi negli occhi e in ogni occhiata rubata all’altro, quando erano convinti di non esserre osservati. Avevano continuato a parlare fino alle sette di sera, quando entrambi avevano concordato che forse è meglio se andiamo a casa.
Blaine non menzionò mai quella manciata di parole scritte nel foglietto che aveva raccolto per lui, il pomeriggio precedente, sulle scale del McKinley. Quella semplice frase. Quel Blaine, io — Non sono una lei. E anche a me piacciono i ragazzi nel modo in cui dovrebbero piacermi le ragazze’. E Kurt gliene fu immensamente grato.
“Credo che ti sia caduto questo.” Una voce che mal celava un sorriso lo fece voltare, e Kurt si ritrovò letteralmente investito dal profumo di Blaine, ancor prima di rendersi conto che lui era lì e stava realmente parlando con lui.
Era ancora difficile da credere.
Gli sorrise, adocchiando un piccolo foglietto ripiegato in quattro che Blaine sorreggeva sul palmo della mano aperta. “Oh, no,” si affrettò a dire, corrucciando appena le sopracciglia. “Non penso che quello sia mio.”
“Io credo di sì,” gli rispose l’altro, alzando il palmo e avvicinando ancor di più il biglietto al suo viso. Kurt lo prese esitante, un brivido gli percorse i polpastrelli a contatto con la pelle dell’altro, e lo dispiegò sotto il suo sguardo scintillante.
Poche, semplici parole tondeggianti riempivano lo spazio bianco: ‘Anche io penso che tu sia molto carino. –Blaine.’
 
 
“Sei adorabile quando fai il timid—Ahia! Valgono le regole di prima per questi dannati cuscini, Kurt.”
“Io sto decisamente avendo delle allucinazioni. E’ impossibile che quei due siamo realmente noi, è letteralmente impossibile.”
“Ora mi offendo, non credi che fossi carino lo stesso? Anche se con cinque anni e una tonnellata di gel in men— Ahia! Kurt!”








Spero che questa cosa non sia troppo stupida, ma è da ere geologiche che volevo scriverla - e poi questi Klaine, che fate conto sono tipo tredici/quattordicenni, sono troppo tenerelli, ho voglia di spupazzarmeli tutti. ** 
(Lo so che vi faccio paura, riesco a sentirlo. :'))
As always, Pagina FB e la mia altra long Our Little Infinite, se volete! :3

Un abbraccio,

Elena.

PS: uno spoiler della prossima lifetime? Moulin Rouge!Klaine :)))


 
   
 
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