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Autore: Djibril83    10/12/2008    0 recensioni
Sono passati venticinque anni dal giorno dell'annientamento del gruppo di Inuyasha per mano di Naraku, ma tutti hano giurato di tornare per vendicarsi... non sempre, però, le cose vanno come ci si potrebbe aspettare...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Salve, lo so, nuovo ritardo… mi dispiace, ma ‘stavolta non sono stati problemi dovuti all’ispirazione, bensì alla salute: ho scoperto una recente allergia che mi prende gli occhi, mi bruciano, non riesco a fissare lo schermo e ci vedo molto meno… devo cambiare gli occhiali, usare gocce antistaminiche, e bla bla bla, bla bla bla… vi scrivo ‘sto capitolo giusto per dimostrarvi che sono ancora viva e non mi sono dimenticata di voi… scusate in anticipo se ci saranno più errori del solito, ma non riesco a correggere come al solito, rileggere è una tortura. Spero comunque che il capitolo vi piaccia.

Cap. 28. Futuro.

Un’ombra nera incombeva su Sesshoumaru -il suo demone, la presenza più importante della sua vita- mentre la fronteggiava senza curarsi del pericolo che ormai era sempre più prossimo. I suoi occhi erano sempre più minacciosi, di quel rosso rubino che ne precedeva la trasformazione, e dietro di lui una figura ammantata in una pelle di babbuino avanzava ghignando, assaporando in anticipo l’agognata vittoria.

Si svegliò di soprassalto, in un bagno di sudore, il cuore le palpitava cercando di uscirle dal petto, mentre cercava di mettere a fuoco l’incubo appena avuto in cui Sesshoumaru le stava davanti con uno sguardo carico d’odio, senza curarsi del pericolo che gli si approssimava alle spalle. La cosa non aveva alcun senso, ma lo sgomento che le lasciava addosso era reale. Si raggomitolò su se stessa, stringendo a sé le lenzuola sulle quali poche ore prima aveva giaciuto con lui, pregando in cuor suo che non gli accadesse nulla nel passato. Aveva una brutta sensazione.

§§§
Naraku aveva passato il limite.
Quel giochetto poteva farlo con il suo “quasi fratello”, con la sua ragazza o chi gli pareva, non gliene importava nulla, al massimo lo annoiava, ma se il diretto interessato era lui, la situazione cambiava drasticamente.
Quella davanti a lui era Rin, non vi era alcun dubbio a proposito: come un tempo il demone ragno aveva riportato in vita Kohaku con un frammento della sfera -e più recentemente l’odiato fratellastro- così aveva dissacrato i resti della sua amata Rin e le aveva fornito un surrogato di anima per restituirle il soffio vitale.
Ovviamente sotto il suo controllo, in classico stile Naraku.
La cosa lo faceva infuriare non poco, ma se credeva che sarebbe caduto nella sua trappola e si sarebbe lasciato assorbire perché abbagliato dalla sete di vendetta, si sbagliava di grosso.
Se prima non aveva più nulla da perdere, ora aveva nuovamente qualcuno da proteggere (ma non lo avrebbe ammesso per nulla al mondo).
Naraku doveva pagare per ciò che si era azzardato a farle non una, bensì due volte.
Era più che una sfida; era un affronto personale e, di conseguenza, una sentenza di morte.
Naraku doveva essere cancellato per sempre dalla faccia della terra, ed il modo migliore per farlo senza cambiare il futuro (in cui ormai viveva con Ran) era eliminarlo proprio in tale periodo, indebolendolo come potevano nel passato. Ed era proprio ciò che avrebbe fatto.
Non era il tipo da gratitudine -forse più da rancore- ma non poteva non ammettere che, se non fosse stato per quello strano gruppo di “rinati” capitanati dal kitsune, sarebbe stato assorbito nel corpo di Naraku, che avrebbe poi anche osato prenderne posto e sembianze.
Il solo pensiero lo disgustava profondamente.
Per non parlare del fatto che, grazie a loro, aveva potuto incontrare Ran; si erano guadagnati il suo aiuto (ma ovviamente non avrebbe mai ammesso nemmeno quello).

Rin lo guardava immobile, con lo sguardo impassibile e vitreo di chi non ha il controllo delle proprie facoltà mentali.
Poco dietro di lei vi era Naraku, forte del suo scudo, sicuro di potersi presentare liberamente a lui solo perché non avrebbe mai osato alzare un dito contro Rin; ma Rin era morta e già rinata in Ran, quella davanti a lui ne aveva le fattezze, l’odore, persino il corpo originale, ma la sua anima era nel futuro che lo aspettava tra le sue calde braccia, non in quel guscio vuoto che non poteva opporsi al suo oppressore.
Il sacrilegio più grande sarebbe stato lasciarla in quelle condizioni.
Naraku aveva fatto male i suoi conti ed aveva commesso ancora l’errore di estrarre un nuovo pezzo dalla sfera per il suo perverso gioco.
Il volerli vedere soffrire a tutti i costi stava diventando il suo tallone d’Achille; la stessa tattica non poteva funzionare all’infinito, e quel frammento nelle loro mani avrebbe ancora una volta tolto un prezioso vantaggio al loro arcinemico nel futuro.
In un attimo le fu davanti e, sotto lo sguardo confuso ed esterrefatto di Naraku, le strappò dal cuore il frammento della sfera: non poteva vederlo, ma grazie al suo olfatto iper-sviluppato poteva sapere con esattezza dove si trovava.
Rin non batté ciglio, non sentiva dolore né provava alcuna emozione ed il suo corpo tornò ad essere polvere prima che Naraku potesse restituirle la sua identità e farle così provare l’agonia che avrebbe fatto vacillare Sesshoumaru.

-Maledetto…

Sibilò tra i denti stringendo il frammento nel pugno, cercando di distogliere l’attenzione da ciò che aveva appena fatto e di tramutare il dolore che cercava di insinuarsi in lui in rancore, fonte di nuova forza da utilizzare nello scontro che di lì a poco sarebbe cominciato. Fissò su Naraku uno sguardo carico d’odio sempre crescente, sentimento che fino ad allora aveva represso grazie alla presenza lenitrice di Ran, ma che ormai era libero di fluire indisturbato.
Il suo viso si allungò ed il suo corpo crebbe a dismisura, fino a tramutarsi in un enorme cane dagli occhi fiammeggianti, la cui bava venefica colava tra i denti fino al suolo, dove il potentissimo veleno bruciava erba e terra innalzando vapori mortali.
In quella forma gigantesca per Naraku sarebbe stato più difficile assorbirlo, e se ci avesse provato avrebbe avuto tutto il tempo di sciogliere la trasformazione per scrollarselo di dosso.
Il demone ragno, ripresosi immediatamente dallo sgomento iniziale ed in apparenza nemmeno turbato, innalzò la sua nube di miasma che andò a scontrarsi con l’imponente forma canina di sesshoumaru; due veleni potentissimi a confronto, ma uno era superiore per eredità e lignaggio: non vi era veleno al mondo -umano o demoniaco che fosse- che potesse competere con quello del nobile Sesshoumaru.
Nemmeno quello di Naraku.
D’altro canto l’hanyou possedeva pur sempre la quasi del tutto completa sfera degli Shikon, e la cosa poteva risultare piuttosto noiosa persino per un demone della sua grandezza… ciononostante, non si sarebbe mai abbassato a ricorrere anch’egli ad “espedienti” del genere per aumentare il suo potere.
Lui sarebbe stato superiore a chiunque, e lo sarebbe stato con le sue sole forze.

§§§

Sesshoumaru si era allontanato da lui in un istante, verso il folto della foresta da cui proveniva l’odore di Naraku e, anche se gli riusciva difficile crederlo, quello di Rin.
Naraku doveva aver resuscitato anche lei, forse perché gli era stato predetto che la cosa gli avrebbe permesso di assorbire Sesshoumaru.
Tutto ciò che poteva fare, per il momento, era sperare che Sesshoumaru fosse abbastanza accorto da non cadere dritto nella trappola.
La sua priorità era mettere al sicuro il se stesso del passato, ed anche senza il potere della chiaroveggenza poteva ben prevedere che sarebbe incappato in una trappola altrettanto crudele appositamente pensata per lui.
A passo svelto si diresse verso il villaggio, entrò spedito nella capanna che ben conosceva ed abbozzò un sorriso.

-Buongiorno, Kaede-sama! Disturbo?

Ma l’anziana miko non rispose al suo saluto.

§§§


-Kouji, maledetto! Passami quei dannati appunti!

Yasha sbatté il palmo della mano sul tavolo sommerso di libri, lo sguardo spiritato ed i capelli scompigliati che gli davano un’aria da appena fuggito dal manicomio criminale.
Kouji lo squadrò con aria annoiata, avvicinandogli con noncuranza un plico senza interrompere il contatto visivo.

-Guarda che non c’è bisogno di urlare.

Esordì seccato, scuotendo la testa non appena Yasha agguantò gli appunti e quasi non li strappò per la foga.

-E i tuoi, di appunti? Dove sono finiti?

A Kouji piaceva molto infierire, soprattutto su Yasha.

-Cretino! Lo sai che in quel periodo facevo gli straordinari e marinavo le lezioni! Non fare tanto il difficile!

Kouji fece una smorfia.

-Si, e intanto la fatica l’ho fatta solo io! Avresti dovuto seguire i miei consigli e metterti a studiare molto prima, invece di passare il tempo chiuso in camera a fare “chissà cosa” con la tua ragazza…

Aveva sfiorato una nota dolente, mai parlare apertamente di Kagome in quel periodo di astinenza forzata! Lo sapeva fin troppo bene, perciò lo faceva appena gliene capitava l’occasione!
Yasha scattò in piedi di colpo, facendo volare per aria una decina di fogli che caddero volteggiando sul pavimento, le mani saldamente ancorate al tavolo per trattenersi dal causare qualche danno, o semplicemente di spaccare la mascella all’amico, gli serviva cosciente per poterlo aiutare a studiare, o non ce l’avrebbe mai fatta da solo.
Kouji si limitò a sorridere beffardo, si divertiva troppo a prenderlo in giro, cosciente del fatto che non gli potesse fare nulla e che poteva prendersi liberamente tutte le rivincite arretrate.

§§§

Un’enorme figura canina si stagliò all’orizzonte e gli occhi del piccolo rospo verde si riempirono di lacrime. Aveva vagato senza meta per settimane, correndo numerosi pericoli e mettendo a repentaglio la propria vita per ritrovare il suo padrone.

-Sesshoumaru-samaaaaaaaa!!

Urlò Jaken con il cuore che gli scoppiava di gioia, le lacrime che scendevano giù come una cascata.

-Mi riprenda con se, Sesshoumaru-samaaaaaaaaaaaaaaaa!!

Continua…
  
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