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Autore: International_Love    02/03/2015    2 recensioni
Selena, una ragazza di 25 anni, che dopo la fine della sua relazione con l'uomo sbagliato, vede la sua vita sconvolgersi da una notizia inaspettata: è incinta. Nonostante ancora non si sia ripresa, amerà quel bambino con tutta se stessa, trovando una ragione per cui rialzarsi e tornare a vivere.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
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Arrivare a lavoro, quella mattina, fu più stressante rispetto agli altri giorni. La tangenziale era bloccata per un incidente, e Selena era imbottigliata in una coda che non finiva mai, avanzando solo di pochi metri quando le macchine davanti a lei riuscivano a procedere, per poi rifermarsi subito dopo. Non faceva in tempo a mettere la seconda marcia che doveva pigiare il freno per arrestarsi, e non poteva nemmeno provare ad uscire alla prossima uscita, perché quasi tutte le macchine avevano avuto la sua stessa idea, riuscendo a bloccare anche quella. Beffardamente in radio stavano passando le notizie del traffico, avvertendo chi volesse immettersi in tangenziale di evitarla perché bloccata da traffico intenso per incidente. Era incredibile come i radiofonisti non esagerassero mai con le parole, pensò la ragazza mentre si fermava di nuovo. Velocemente prese il cellulare dalla borsa e scorse nella rubrica il numero di Marco. Attivò il servizio Sync ed appoggiò il cellulare sul sedile accanto, aspettando che qualcuno rispondesse.

-Pronto?- disse una voce maschile al terzo squillo che riempì l'abitacolo.

-Ehi buongiorno.-

-Ciao! Tutto bene?-

-Si, si. Senti sono bloccata in tangenziale, arriverò un po' in ritardo. Ci sono problemi?-

-No, assolutamente. Le ragazze si stanno svegliando adesso, e gli incontri iniziano alle dieci, fai pure con calma.-

-Con calma. Qui è tutto fermo!- Selena odiava la tangenziale di Bologna. Era sempre intasata, a prescindere dall'ora. Ma odiava di più gli autisti presuntuosi, quelli che zigzagavano da una corsia all'altra a seconda di come scorreva il traffico, bloccando maggiormente entrambe le corsie. Suonò il clacson al furbo di turno, ricevendo in risposta un dito medio alzato, e le risate del collega che riempirono l'abitacolo.

-Dai ti lascio ai tuoi compagni di viaggio. Ci vediamo tra poco.- disse Marco prima di chiudere la telefonata, consapevole che non avrebbe ricevuto alcuna risposta.

Selena era tornata a lavorare da quasi una settimana, scusandosi con tutti, soprattutto con le sue donne, per non essere riuscita a tornare prima dopo il parto. Sebbene i suoi colleghi, durante quei quattro mesi, continuassero a ripeterle che non c'erano problemi sulla sua assenza, Selena dall'altra parte si sentì in colpa soprattutto verso le sue “pazienti”, anche se non mancarono le occasioni in cui le andò a trovare, portando anche Margherita con sé. Alzò il volume della radio e si lasciò trasportare dalle note di una canzone rock, tamburellando a ritmo le dita sul volante, dimenticandosi del traffico e giungendo lentamente alla sua uscita, pronta ad immettersi nel traffico cittadino. Bologna era la sua città preferita: amava la vitalità della città, le persone, i negozi sempre aperti, il centro storico. Tutto di Bologna le piaceva, anche il clima afoso estivo o quello rigido invernale. Ci aveva vissuto quasi per due anni, spostandosi poi in campagna quando trovò l'occasione di comprare casa, ma nonostante abitasse a quasi venti minuti dal capoluogo, riusciva a sentire l'aria della sua città preferita anche da lontano, riuscendo persino ad immaginare come si comportava questa ogni mattina, quando le persone si alzavano per cominciare un altra giornata di lavoro.

Guardò l'orologio della macchina e non potendo fermarsi per comprare il giornale all'edicola, si diresse direttamente a lavoro, appuntandosi mentalmente di fare l'acquisto al suo ritorno.

Entrò dentro il parcheggio di un palazzo malmesso, con crepe sulle mura, e quasi tutte le finestre aperte. Il giardino era grande e ben curato: quello davanti aveva solo un piccolo ciottolato che portava all'entrata della grande casa, mentre quello esterno era il vero lusso di quella dimora. Al centro vi era un gazebo con sotto due panchine poste l'una di fronte all'altra, dal quale si snodavano tanti sentieri seguiti dalle aiuole che ogni giorno venivano curate ove fiorivano le piante più variopinte, rendendolo un vero incanto al tramonto, quando il sole piano piano scendeva tra gli alberi e filtrava una leggera luce che si univa ai colori dei fiori formando quasi un arcobaleno.

Parcheggiò la sua Renault Scénic sotto un porticato di metallo verde e la chiuse con il telecomando mentre si dirigeva verso la porta laterale che veniva usata per carico e scarico delle merci che arrivavano tre volte a settimana; entrò in casa, e si diresse subito nel suo ufficio, passando dalla cucina ove non trovò nessuno e proseguì nel corridoio, affacciandosi in una stanza salutando le ragazze che stavano guardando la televisione.

-Buongiorno a tutte!-

-Ciao!- dissero quasi in coro le tre ragazze che erano semi sdraiate sul divano.

-Selena, scusa, ho bisogno di parlarti!- Una ragazza dai corti capelli biondi si alzò non appena vide che Selena stava per andare via e la raggiunse nel corridoio bloccandola.

-Certo, vieni nel mio ufficio.- rispose sorridente lei, facendole strada verso gli uffici del personale.

Il suo ufficio era piccolo ma ben organizzato. Una scrivania era posta sotto la finestra, che dava sul giardino posteriore sulla quale si trovava un computer, una agenda aperta e vari fascicoli e lettere ancora da leggere. Si tolse il cappotto e lo buttò sull'unica poltrona nella stanza, raggiunto subito dalla borsa.

-Prego, accomodati.- disse Selena indicando la sedia di fronte alla scrivania, mentre lei si sedette su quella più grande, accendendo contemporaneamente il computer. -Dimmi tutto.-

-Ti ricordi che la prossima settimana ci sarà il processo, vero?-

-Si certo. Ti accompagnerà Marco. C'è qualche problema?-

-No no, assolutamente. Mi chiedevo solo... si insomma... mi chiedevo se i miei suoceri potevano venire qui e accompagnarmi anche loro.-

-I tuoi suoceri?- chiese Selena, incredula di aver sentito la più strana delle richieste. -Martina, sei sicura?-

-Si, insomma.. loro mi sono stati molto vicini e... sono sempre i miei suoceri.-

-Ok, come vuoi.- disse infine Selena, accontentando la ragazza.

-Grazie mille. Allora li chiamo e li informo che possono esserci. Ci vediamo più tardi!-

-Martina aspetta!.- la chiamò Selena, prima che ella uscisse dall'ufficio.

-Si?-

-Quando ti hanno chiamata?-

-Oh... Non... Non mi hanno chiamata. Mi piacerebbe però che ci fossero.- si giustificò Martina portando le mani avanti per evitare incomprensioni con il suo supervisore.

Avevano accolto Martina circa sei mesi prima, trovandola piena di lividi e gli abiti strappati davanti alla loro porta, mentre implorava piangendo di farla entrare. Non ancora trentenne, era scappata di casa dopo l'ennesima violenza del marito, e nascosta da un lungo cappotto, senza valigia e vestiti di ricambio, aveva seguito le indicazioni di una vecchia brochure che aveva preso dalla dottoressa, tenendola ben segreta in casa, custodendola come un gioiello raro.

-Ok, lascia la porta aperta quando esci.- disse Selena congedandola. Quando la ragazza uscì dall'ufficio, ella si abbandonò allo schienale della sedia, riflettendo sulla spiegazione che le era stata data, sentendosi ingannata. Aveva intuito per le non-confessioni femminili. Lavorava a stretto contatto con donne maltrattate tutti i giorni, e anche se era stata quattro mesi a casa, il suo sesto senso era ancora presente e attivo. Quando una ragazza non voleva essere aiutata lei lo capiva e la lasciava andare alla sua vita, facendo solo quello che chiedeva per rimetterla in forze, accogliendola nuovamente quando sarebbe poi tornata a casa. Martina non era una di quelle ragazze, pensò Selena. Ma la sensazione di essere stata ingannata non l'abbandonava, ed era una delle sensazioni che più la mettevano in allarme.

-Ehi sei arrivata!- Un ragazzo alto e moro, bussò leggermente alla porta, rimanendo sulla soglia.

-Ciao. Sono arrivata adesso, non sai che casino in tangenziale! Entra che ti devo dire una cosa.-

-Prima mattina e già guai in vista.- Il ragazzo chiuse la porta, e si sedette comodamente sulla sedia. Marco fu la prima persona che vide al centro quando arrivò come volontaria. Indaffarato a pieno di scartoffie da firmare sottobraccio, gli allungò una mano per salutarla, facendo cadere tutti i fogli per terra, dimenticandosi di aver porto la mano sbagliata. Era già visibilmente incinta, e quando le disse che voleva lavorare lì lui la ringraziò per tutto il giorno per quella scelta. In quel periodo la casa era piena di ragazze, alcune con bambini piccoli e grandi, ed erano sempre alla ricerca di nuovi volontari, ma Selena si contraddistinse da subito per le sue capacità di ascoltare e saper aiutare quelle povere creature, così che Marco pressò il Comune per assumerla, aggiungendo un nuovo elemento al team composto da un infermiera di circa sessant'anni, una maestra per i bambini, sorella dell'infermiera, Marco e Silicio, lo psicologo del centro, un uomo calvo, oramai vicino alla pensione.

-Martina mi ha fatto una richiesta molto strana.-

-E sarebbe?- chiese Marco, preoccupato dal tono che aveva usato la collega riguardo la ragazza che aveva in affidamento.

-Vuole i suoi suoceri al processo.-

-Che cosa? E quando ha preso questa decisione?- chiese strabiliato l'uomo.

-Non lo so, me lo ha comunicato circa due minuti fa.- Selena era preoccupata, e guardando Marco capì che anch'egli provava gli stessi suoi sentimenti. Quando le donne arrivavano al centro erano tutte spaventate e il più delle volte depresse. Vivevano costantemente nella paura che i loro fidanzati, padri, mariti o familiari potevano trovarle e riportarle a casa, e sia lei che Marco come gli altri volontari faticavano ad avvicinarle. Nella maggior parte dei casi ci riuscivano durante la terza settimana che erano lì, lasciando loro il tempo di abituarsi e familiarizzare con le altre “coinquiline”. Le ascoltavano alle riunioni, dove parlavano di sé e della loro storia, ogni volta diversa ma sempre con una fine uguale.

-Non ci posso credere. Secondo te ha parlato con qualcuno fuori? L'avranno spaventata, come minimo.- esclamò Marco, pensando ad ogni momento passato in compagnia di Martina, ad ascoltare la sua storia e promettendole che non le sarebbe più successo nulla.

-Non lo so. Le ho chiesto se li avesse sentiti e lei mi ha detto di no, ma che le piacerebbe averli con lei. Non mi è sembrata spaventata quando me ne ha parlato, e se lo era allora deve essere proprio una brave attrice.-

-Non essere dura. Lo sai meglio di me come funziona in questi casi.-

-E' per questo che ti sto chiedendo. Noi non sappiamo nulla di loro, e dubito che non sapevano cosa succedeva tra le mura di casa.-

-Questa storia mi puzza. Tu cosa le hai detto?-

-Cosa dovevo dirgli? Ho dovuto accettare.-

Marco asserì con la testa, affranto che non potevano fare di più. Avrebbe voluto dirle che no, quelle persone non potevano essere con lei, ma era obbligata a seguire il protocollo e assecondare la richiesta della ragazza, anche se non la riteneva la più giusta. Selena si sentì impotente, e Marco si passò una mano tra i capelli, nervoso per quel cambiamento, convinto che quei duri mesi di lavoro sarebbero andati a finire in nulla.

-Mi dispiace Marco.- sussurrò la ragazza, sentendosi in colpa per aver dato un permesso che non voleva dare.

-Non dirlo nemmeno. Non è colpa tua.- disse Marco, volendo tranquillizzare la collega.

-Come sta Margherita?- chiese l'uomo cambiando discorso per spezzare quel silenzio surreale che era sceso nella stanza.

-Sta bene. Stanotte si è svegliata ad ogni santa ora, ma quella furbetta mi manca ogni volta che non ce l'ho con me.-

-E' veramente un amore quella bambina.- Selena sorrise al commento del ragazzo. Durante la fine della gravidanza l'aveva aiutata a mettere posto in casa sua, ed era venuta a trovarla in ospedale portandole un bellissimo cesto di fiori, rimanendoci molto male quando questi appassirono. Il cesto lo conservò, posizionandolo in giardino e trasformandolo in un vaso, dove adesso stavano nascendo dei gerani rossi. Marco fu il primo vero amico che Selena si fece, e fu la prima persona alla quale si aprì completamente.

-Invece Anna come sta?- chiese Selena più per cortesia che per vero interesse. Anna, la ragazza di Marco, non vedeva di buon occhio l'amicizia che provava quest'ultimo verso di lei, chiedendogli apertamente di non andare più a casa sua a trovarla, abitudine che aveva preso circa due mesi dopo che si erano conosciuti. Nello stesso periodo in cui l'aiutava a mettere posto in casa per accogliere la bambina, egli si era fidanzato e la ragazza lo aveva messo davanti ad una scelta, o lei o la sua “amica”, come amava definirla quando parlavano di Selena, scegliendo codardamente Anna. Marco guardò Selena mentre cercava un documento sul computer e ne rimase incantato. La luce del sole freddo di dicembre l'avvolse completamente, facendo risplendere i suoi capelli castani legati, lasciati sciolti sulle spalle. Mentre lei stava al computer a leggere qualche documento difficile, aveva l'abitudine di mordicchiarsi una matita, rendendola ingenua e sensuale allo stesso tempo. Ma nonostante l'attrazione che provava per lei, era anche pentito per la scelta che aveva dovuto fare. Molte volte avrebbe voluto dirglielo che si era sbagliato, ma quando ci provava cominciava a balbettare come un bambino e lasciava cadere il discorso, dandosi dell'imbecille da solo. Anna come stava?, pensò lui. La sera prima avevano litigato, o almeno lei aveva litigato, lui aveva semplicemente ascoltato ogni sua lamentela per tutta la serata. Aveva trentanni e solo dopo un mese che stavano insieme, Anna si era trasferita da lui senza prima parlarne insieme.

-Sta bene.- decise infine di rispondere, accorgendosi di essere stanco di ripeterlo sempre quando non era vero.

Selena se ne accorse che il suo amico mentiva. Le cose tra di loro non dovevano andare bene, questo era evidente agli occhi di tutti, ma invece che tempestarlo di domande come la vecchia Stefania, l'infermiera del centro, rimase zitta, aspettando che sia lui ad aprirsi proprio come lui aveva aspettato lei. Erano uniti da un profondo rispetto e fiducia reciproca, promettendosi che l'uno ci sarebbe sempre stato per l'altro, anche se questa promessa poi non venne mantenuta con l'entrata di Anna.

-Bene. Tra poco ho la riunione con le “mattiniere”. Nel pomeriggio sono libera, hai bisogno che faccia qualche commissione?- chiese Selena, interropendo quel discorso disagevole per tutti e due incentrandosi di nuovo sul lavoro.

-Penso che non ci sia nulla da fare. Stamattina vado io in Posta e poi in Banca. Il corriere arriva domani, quindi no. Niente di niente.-

-Perfetto. Ne approfitterò per portare Margherita al parco, prima che le giornate diventino più fredde.-

-Va bene. Io vado, ci vediamo più tardi.- disse lui alzandosi dalla sedia e sistemandosi le maniche del maglione, avviandosi verso la porta.

Selena si alzò anch'essa, e prese il documento che stava sputando la stampante, seguendo il collega fuori nel corridoio, chiudendo l'ufficio a chiave.

-Va bene, a dopo.- salutò lei dirigendosi dalla parte opposta di Marco, rimasto fermo a guardarla prima che sparisse oltre l'angolo del corridoio, verso la sala riunioni.

Doveva parlare con Selena per quella situazione, e lo avrebbe fatto oggi. In un modo o nell'altro ne sarebbero usciti fuori, pensò lui mentre si dirigeva all'ingresso per prendere il cappotto appeso all'attaccapanni ed uscire nell'aria già gelida della città.

Selena, invece, entrò in quello stesso momento nella sala riunioni, dove vi erano già cinque ragazze sedute sulle sedie, in cerchio.

-Ciao a tutte, ragazze. Scusate il ritardo.- disse entrando e posizionandosi nella sedia posta di fronte a loro, pronta ad iniziare un altra giornata di lavoro.

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Allora, il capitolo l'ho scritto oggi e spero che vi piaccia. Come avrete capito Selena lavora in una Casa delle Donne, centri d'accoglienza per donne che subiscono violenza fisica e psicologica. Con lei lavora un ragazzo, è un amico e un collega. È anche attratto dalla nostra protagonista ma chissà cosa succederà. Non darei proprio per scontato una storia tra i due ahahah

Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia, se al momento vi piace o se è da buttare totalmente con una bella recensione (bella cioè che può essere anche negativa :)

Al prossimo capitolo!!!!

 

PS: Ringrazio GraziaMR che segue la storia!!!!

 

   
 
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