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Autore: E4e    02/03/2015    4 recensioni
Isabella Swan è una diciassettene schietta e sagace.
La sua linfa vitale è il pattinaggio su ghiaccio, per il quale prova una passione sfrenata, tanto da dare contro a sua madre, che la vorrebbe più concentrata sull'idea di frequentare l'università.
Dopo la morte del padre, suo primo istruttore, Isabella affida il suo talento ad Esme Cullen pattinatrice professionista che in seguito ad un incidente dovette abbandonare il suo sogno.
Durante la preparazione del saggio finale, Isabella verrà a conoscenza di una triste verità, per la quale Esme non potrà più allenarla.
A sostituirla il figlio Edward, che non avrà da subito un rapporto facile con Isabella. Fino a che...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Capitolo 5

Presi un bel respiro e mi preparai ad affrontare quella sfida. Ritornai alla pista e prima di scivolare sul ghiaccio strofinai le mani sulle gambe, come a dare loro la forza di fare quel passo. Era assurdo come avessi fatto gare e gare, ovviamente pervasa da quella ansia da prestazione positiva, e che ora avessi la tremarella per un semplice allenamento!
Scivolai lentamente verso Edward ed Esme, che stavano dal lato opposto della pista.
«Eccoti qui cara, è meglio che cominciamo, devo scappare via una mezz'oretta prima», disse sorridendo Esme. Le risposi affermativamente con un cenno del capo: sentivo lo sguardo di Edward insistere sul mio viso ed evitai di guardarlo apertamente.
«Allora farei un paio di giri di riscaldamento e poi partirei con la coreografia», dissi a titolo informativo. Edward annuì, taciturno e tenebroso come al solito.
«Va benissimo, non c'è bisogno per stasera che tu la faccia pulita. Abbozzala per fare capire ad Edward a che punto siamo. Avremo tutto il tempo con l'allenamento di lunedì di riprenderla tutta», aggiunse Esme.
Presi a pattinare cercando di scaldarmi: la palestra era per ovvi motivi freddissima, ma la sera sembrava esserlo cento volte di più. Sentii le note della coreografia spandersi nell'aria e cominciai allora ad assemblarla, senza enfatizzare i movimenti delle braccia o spingendo troppo nei salti.
Mi lasciai trasportare dalle note dolci della musica e mi estraniai: in quel momento non stavo pattinando per Edward o Esme, lo stavo facendo solo per me. Sentii i muscoli vibrare e le guance fredde mentre chiudevo la prima parte della coreografia con un Lutz finale.
«Vorrei rivederla ancora», disse Edward, appoggiato al bordo della pista, con i bicipiti flessi bene in evidenza. Ripresi allora fiato facendo un paio di altri giri di pista e quando sentii l'attacco giusto ripresi la coreografia dall'inizio.
Portai a termine nuovamente la coreografia, raddrizzando appena in tempo il triplo Salchow. Sapevo che sbavature del genere mi sarebbero costate dei punti nella gara, ma sentivo gli occhi di Edward che non mi lasciavano nemmeno per un secondo.
Mi fermai, questa volta con un po' più di fiatone e mi avvicinai al bordo per appoggiarvi i gomiti.
«Devi lavorare sulla postura, le braccia e il tempo. Quei salti sono da risistemare e bisogna aggiungere qualche elemento di difficoltà alla coreografia che la renda meno piatta», concluse Edward con tono di sufficienza.
Sentii le guance infiammarsi, presa da una forte rabbia: aveva usato un tono così piatto e annoiato e aveva corretto elementi che non mi era stato richiesto di perfezionare per la prima prova. Mi morsi a sangue la lingua, troppo spaventata di sputare fuori le paroline che avrei tanto voluto indirizzare al mio caro nuovo allenatore.
Non ero mai stata un'alunna difficile, avevo sempre accettato ogni tipo di critica e cercato di integrare i consigli per migliorare ogni aspetto della mia prestazione. Ma cavoli, quella sua faccia da schiaffi e il fatto che rendesse tanto palese quanto poco gli importasse, mi avevano fatta arrabbiare più del dovuto.
«Sicuramente la coreografia si può migliorare, ma devi tenere conto che manca ancora più di metà performance», rispose con calma Esme.
«Sto solo giudicando quello che ho visto, mamma», rispose pacato Edward. «Detto questo, se abbiamo finito, io andrei. Devo uscire e anche tu mamma se non sbaglio hai un impegno», disse.
«Sì, io andrei. Come ho già detto, ci vediamo qui Lunedì mattina», aggiunse annuendo Esme.
Non fece in tempo a concludere la frase che Edward si stava allontanando, brontolando un flebile arrivederci. Rimasi a guardare corrucciata la sua schiena: che maleducato pieno di sè ed impertinente! 
«Non te la prendere Bella. Mio figlio ha un carattere un po' particolare. Non ti avrei mai affidato a lui se non fossi stata certa che avrebbe potuto aiutarti!», disse cingendomi le spalle Esme.
«Lo so, è che sembra gli dia fastidio fare questa cosa», aggiunsi sospirando.
Insieme scivolammo fino all'uscita della pista e una volta arrivate alla porta degli spogliatoi aggiunse: «A volte le apparenze ingannano, mia cara».
La guardai allontanarsi e subito dopo mi decisi a sbrigarmi e rimettermi le scarpe per tornare a casa: sarà stato pure vero, ma non avevo dubbi che se avessi ritardato mezzo secondo, Edward sarebbe stato ben lieto di chiudermi in palestra per tutto il weekend!

La mamma era tornata in pianta stabile dopo il viaggio di lavoro e si poteva ben capire dal disordine che regnava in sala: aveva deciso di fare le pulizie. Non che casa nostra fosse il regno più pulito, ma di certo non vivevamo tra giganteschi e sgradevoli acari cattivi!
«Aspetti per caso la visita della regina d'Inghilterra», dissi raggiungendola in sala con un pacchetto di cracker in mano.
«Ah, ah, ah. Che simpatica figlioletta mi ritrovo. Comunque no, ho solo deciso di dare una bella pulita: qualcuno dovrà farlo una volta ogni tanto», disse china sul tappeto, mentre cercava di raccattare qualcosa da sotto il divano.
«Mmm, ok. Sicura che tu non stia aspettando visite?», chiesi sospettosa, appoggiandomi allo stipite della porta e continuando a sgranocchiare il mio spuntino. Al rumore di briciole e cracker, la mamma alzò la testa di scatto e mi fulminò con lo sguardo.
«Non sbriciolare ovunque, per favore! E sì, per ora non aspetto nessuno, ma effettivamente c'è una cosa di cui voglio parlarti», disse smettendo per un momento con le pulizie.
«Di cosa?», dissi con un tono un po' preoccupato.
«Sai, ormai è un po' che io e Phil ci frequentiamo e non faccio che parlargli di te. Vuole conoscerti e penso che sia giusto che anche tu conosca lui», disse arrossendo lievemente. Renee che arrossiva? Oh oh, c'era qualcosa nell'aria, qualcosa di serio.
«Ehm, va bene. Sono sempre molto impegnata in questo periodo, ti ho detto che Esme lascerà il comando ad Edward tra qualche giorno», dissi.
«Si, lo so. Cercheremo di organizzarci comunque magari uno di questi weekend», annuì la mamma.
Guardai di sfuggita l'orologio e mi accorsi che mancava poco alle 17. 
«Devo andare, il corso di pattinaggio delle bambine comincia tra una mezz'ora», dissi cominciando a salire le scale. 
Mi preparai in fretta e mi diedi un'ultima occhiata allo specchio prima di uscire di casa e dirigermi ad allenare le bimbe. Avevo la faccia di una che non dormiva da settimane, e in fondo mi sentivo proprio così: tra la scuola e gli allenamenti, non avevo quasi il tempo di fare un bagno. Erano già passate due settimane dalla prima lezione in cui Edward aveva criticato la mia coreografia. Dal lunedì successivo era cominciata quella che pensavo fosse una tortura studiata nei minimi dettagli: Edward mi stava addosso come un mastino, correggeva le minime virgole e quando facevo qualche progresso o completavo senza errori una variazione di esercizi si limitava a fare un piccolo cenno del capo.
L'avrei volentieri strangolato, ma dovevo ammettere che con i suoi consigli, la coreografia era migliorata e dal punto di vista tecnico mi sentivo in buone mani. La settimana successiva avremmo cominciato a fare lezione da soli: il medico aveva consigliato ad Esme di fare una serie di ulteriori esami prima di sottoporsi all'intervento, di modo che le analisi fossero più precise. Parcheggiai alla Rock e prima di scendere presi un bel respiro: mi aspettavano delle bimbe entusiaste sul ghiaccio.


Eccomi qui! Volevo ringraziarvi per le recensioni che avete dedicato agli ultimi due capitoli. Ho visto che la storia è stata inserita tra le seguite e preferite di molti, persino fra le ricordate! Ne sono molto lieta e vi comunico la mia decisione di continuare con questa storia. Posterò un capitolo alla settimana (in casi estremi, uno ogni due) possibilmente il lunedì.
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto e cosa pensate del nostro Edward. Vi sembra troppo severo? Cosa succederà secondo voi nelle prossime lezioni? Siete curiose di conoscere Phill? Tendo a non scrivere capitoli lunghissimi per paura che possano annoiare!
Un bacione.
  
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