L’amore
è libero
“L’amore
è libero,
non è sottomesso mai al
destino.”
-
Apollinaire
–
Draco se ne stava
nascosto
con accortezza dietro una parete di roccia, attento anche a non
respirare
troppo rumorosamente per il timore di essere scoperto. Si era assentato
solo
per una decina di minuti, il tempo di andare a prendere un
po’ di pane e una
brocca d’acqua per i prigionieri dalle cucine, ma quando era
tornato aveva
notato subito che qualcosa non andava. Il bagliore che
s’intravedeva fin dai
primi gradini che scendevano nelle segrete non era normale per quella
parte del
Castello, di solito perennemente al buio. Per questo era sceso con
circospezione, scivolando come un’ombra fino ad una
rientranza appena prima
della cella della ragazza e del vecchio preside.
Le torce appese al muro erano
accese, si accorse con sgomento. Come era possibile? Nessuno dei due
avrebbe
potuto farlo, erano entrambi privi di bacchetta.
Stava appunto per sgusciare
fuori dal nascondiglio ed interrogarli quando la voce di Albus Silente,
e
quello che disse, non lo fecero bloccare al suo posto.
- Ha fatto la stessa
domanda al ragazzo che
l’ha condotta qui. Il giovane Malfoy. -
- Sì. – Rispose la ragazza
con tono triste. Hermione Granger, gli pareva si chiamasse.
- Davvero interessante. Sembrava
quasi che lei lo conoscesse perfettamente. Mentre non si poteva di
certo dire
il contrario. –
- Già. –
Di nuovo quel tono disperato,
afflitto, lo stesso che aveva percepito quando lei l’aveva
supplicato di
crederle pochi istanti prima.
Una
trappola, pensò,
è solo una trappola.
- E, mi permetto di
aggiungere, non credo che lei sia legata al ragazzo da semplice
conoscenza, non
è vero? -
Draco si fece più attento,
deciso a non perdere nemmeno una parola della sua risposta. Ma la
ragazza non
parlò e il silenzio tra quelle mura divenne una prova ancor
più schiacciante
del suo imbroglio.
Non
risponde perché non sta dicendo la verità,
pensò.
Non sa
cosa dire. Ha mentito fin dall’inizio.
- Perché
non mi racconta la sua storia,
signorina Granger? –
La richiesta del vecchio
preside gli sembrò assurda. Che cosa avrebbe mai potuto
raccontare una spia,
un’imbrogliona? Di certo avrebbe costruito una storia senza
capo né coda,
avvalorando ancor di più la sua tesi e quella del Signore
Oscuro. Avrebbe fatto
meglio ad intervenire e quietare sul nascere quella assurda scenata.
Tuttavia
non riuscì a muoversi di un passo, ancora di più
quando la ragazza si mise a
raccontare.
All’inizio sembrava
titubante, incerta su cosa dire, probabilmente perché non
aveva previsto che
qualcuno le facesse quella domanda e ora cercasse di porvi rimedio
inventando
di sana pianta una storia assurda.
Poi però le parole si fecero
più sicure, il discorso più lineare e preciso. Ma
la storia che stava
raccontando era ugualmente assurda. Come poteva pensare che qualcuno ci
credesse?
E invece il vecchio bacucco
ci aveva creduto. Forse la lunga prigionia l’aveva fatto
andare fuori di testa.
- Quindi lei mi crede! –
- Naturalmente! –
Quella scenata era ridicola.
Che senso aveva rimanere ad ascoltare ancora? Era palese che fosse
tutta una
congettura per riuscire ad uscire di lì e salvarsi la pelle.
Non poteva essere
altrimenti.
E allora perché una parte di
sé avrebbe voluto che fosse vero?
“
- Tu lo odi così come lo odio io, se non di più.
Ha rovinato
la tua vita, ti ha tolto gli anni migliori della gioventù e
ora sei costretto a
servirlo per paura che faccia del male a te o ai tuoi cari. E non puoi
nemmeno
soffermarti su questi pensieri, su queste paure, perché hai
il terrore che lui
ti legga nella mente e scopra tutto, cioè che tu non gli sei
fedele. –”
Come faceva a
conoscere
quelle cose? Le sue paure più profonde, i suoi
più intimi desideri? Non l’aveva
mai confessato a nessuno e persino quando le pensava non lo faceva mai
con
libertà, temendo sempre di essere scoperto.
Possibile che fosse una Legilimens tanto
abile? Possibile che
avesse scoperto una parte di sé che perfino il Signore
Oscuro ignorava?
“–
Come fai a dire queste cose? Chi te le ha dette? –
- Tu! Me le hai dette tu stesso, Draco. –”
Era assurdo! Non poteva
essere vero. Lui non aveva mai visto quella ragazza. Come poteva averle
detto
quelle cose?
Ricordava Harry Potter, un
insulso ragazzino che si era permesso di rifiutare la sua amicizia, al
primo
anno. Ricordava anche quando era morto, l’anno dopo, e di
come tutto fosse
cambiato da allora. Tom Riddle era rinato e la scuola era sprofondata
nell’oscurità.
E ora, invece, quella ragazza
sosteneva che Harry Potter avesse ucciso Voldemort al settimo anno. Il
più
grande mago oscuro di tutti i tempi sconfitto da un misero ragazzino
che non
era capace nemmeno di pronunciare un Wingardium
Leviosa decente.
Eppure… eppure come avrebbe
voluto che fosse vero!
Il mondo che Hermione Granger
aveva descritto con tanto ardore gli sembrava meraviglioso, anche se ci
era
voluto tanto tempo e sacrificio per conquistarlo. Eppure a lei sembrava
non
importare. Era mossa da sentimenti che lui conosceva ma che non aveva
mai
provato: speranza e combattività.
C’era anche lui in quella
storia. A Draco fece uno strano effetto sentirsi raccontare da
un’estranea, e
così bene poi che sembrava che lei lo conoscesse meglio di
sé stesso. Tuttavia
aveva avuto la sensazione che ci fosse dell’altro. Il
racconto aveva solo
sfiorato la sua persona, come se fosse stato solo una comparsa, un
attore
marginale su cui era inutile soffermarsi più di tanto.
Eppure lei cambiava tono
quando si apprestava a raccontare di lui. Non sapeva spiegare che tono
fosse,
era solo… diverso.
Ah, ma che sciocchezza! Era
solo un imbroglio, no? Una commedia preparata a puntino e recitata solo
allo
scopo di farsi liberare. Lui non ci sarebbe cascato.
Stava quasi per uscire allo
scoperto e smascherarla quando un grido lancinante lo
inchiodò al suo posto,
facendogli accapponare la pelle.
I suoi ultimi pensieri
l’avevano distratto da quanto stava avvenendo nelle celle
poco distanti da lui,
perciò fu sorpreso di vedere la ragazza in ginocchio, le
mani premute sulle
orecchie e un’espressione di profondo dolore impressa sul
viso.
Cosa stava accadendo?
Gettò uno sguardo al vecchio
preside, distante solo un paio di celle da quella di Hermione. Si era
alzato in
piedi, non senza un certo sforzo, e ora osservava la scena curioso,
quasi
rapito.
Non durò che qualche secondo,
poi la ragazza aprì nuovamente gli occhi e si
alzò in piedi, stordita.
- Allora? Ci siete riuscita?
–
Nella voce di Silente la trepidazione
era quasi tangibile.
- Un desiderio. E’ stato un
desiderio a condurmi qui. -
- Un desiderio espresso da
chi? –
- Da Ron Weasley. –
Draco era stordito e confuso.
Non riusciva a capire il senso di quanto era appena accaduto,
né di cosa
stavano parlando.
Cercò di dar pace ai propri
pensieri dicendosi, ancora una volta, che era tutta una messa in scena
per
imbrogliarlo. Ma a che scopo continuare a recitare se la ragazza non
sapeva
neppure che lui fosse presente? Per quale motivo stava ancora mentendo?
A meno che… a meno che non
stesse mentendo. A meno che non avesse mai mentito.
Qualche istante dopo
ritornò
su per le scale, per poi ridiscenderle il più rumorosamente
possibile e dare
loro la possibilità di spegnere le torce ed interrompere la
conversazione.
Non seppe nemmeno lui perché
lo fece.
Quando arrivò nel cunicolo in
cui si trovavano le loro celle il buio e il silenzio erano tornati,
densi ed
impenetrabili. Quindi tirò fuori la bacchetta e accese una
torcia lì vicino.
Hermione se ne stava
rannicchiata in un angolo della cella, la testa alta,
l’espressione dura,
nemmeno un briciolo dell’angoscia di poco prima era visibile
sul suo volto. I
suoi occhi castani lo fissavano imperturbabili e lui si
sentì quasi in
soggezione.
Era forte, era molto forte. Di
questo Draco doveva dargliene atto.
- Ti ho portato qualcosa da
bere e da mangiare – Disse, facendo passare il vassoio con
l’acqua e il pane
attraverso un passaggio tra le sbarre che lui ebbe la premura di
richiudere
subito dopo.
Ma lei non li degnò nemmeno
di uno sguardo. Continuava a fissarlo, come se i suoi occhi fossero
molto più
interessanti del cibo a portata di mano.
Cercò di non dare peso a quei
pensieri e le voltò le spalle, sistemandosi a terra di
fronte alla sua cella.
- Il Signore Oscuro mi ha
ordinato di sorvegliarti a vista. – Si giustificò
lui, quasi come se ce ne
fosse bisogno.
Ma Hermione non disse una
parola, continuava solo a guardarlo, in un modo così intenso
che più di una
volta Draco ebbe la tentazione di abbassare gli occhi e fuggire al
fuoco del
suo sguardo.
Per quanto fosse duro e
freddo all’apparenza aveva paura di cosa quegli occhi
riuscivano a scatenare.
Era sempre stato convinto di essere ghiaccio, solido ed imperturbabile,
tanto
forte da credersi imbattibile. Eppure, anche se il ghiaccio poteva
bruciare
come fuoco, il fuoco era l’unico a poterlo piegare, a poterlo
sconfiggere e di
questo se ne rese conto solo in quel momento.
- Ho ascoltato la tua storia.
– Disse all’improvviso, quasi contro la propria
volontà. Aveva fatto di tutto
per non farsi scoprire e invece ora le stava confessando tutto.
Nella sua maschera di
impassibilità Draco intravide una scintilla di sorpresa
– Davvero? –
Draco annuì, continuando a
tenere gli occhi nei suoi – Una storia molto fantasiosa.
–
L’espressione sul viso di
Hermione si indurì di nuovo e la scintilla di sorpresa e
falsa speranza
scomparì veloce così come era arrivata.
- Quindi non hai creduto
nemmeno ad una parola. - Non era una domanda.
- Esattamente. – Mentì lui.
Non seppe nemmeno il perché, ma si stava accorgendo, piano
piano, che quella
ragazza aveva un potere straordinario su di lui. Potere che sarebbe
aumentato a
dismisura se le avesse dato ragione.
- E allora perché non sei
andato a dire tutto a Voldemort? – Sbottò lei.
L’ira che si percepiva nelle sue
parole strideva quasi dolorosamente con il tono freddo della sua voce -
Perché non
sei strisciato ai suoi piedi come una vile serpe e non gli hai
spifferato
tutto? Potevi dirgli di aver sentito la prigioniera confessare di far
parte
dell’Ordine della Fenice, la cui missione principale
è distruggerlo e riportare
Hogwarts e l’intero Mondo Magico all’antico
splendore. Potevi offrirgli la mia
testa di traditrice su un vassoio d’argento e, forse, in quel
modo ti avrebbe
preso più in considerazione, elevandoti ad un ruolo per te
più dignitoso.
Questa era l’occasione della tua vita. Non deve aver riposto
molta fiducia in
te se ti ha relegato per così tanto tempo al misero ruolo di
carceriere. –
Draco scattò in piedi, punto
nel vivo. La rabbia e l’indignazione scaturivano da lui come
scariche
elettriche.
- Come osi rivolgerti a me in
questo modo? Sporca Mezzosangue. E’ così che ti
chiamavo nella tua storia,
vero? Bene, perché è quello che sei. Una
traditrice della peggior specie. Una
nemica. Un viscido neo nel perfetto piano del mio signore. Dovrei
punirti a
suon di Cruciatus per quello che
hai
detto. -
- E allora perché non lo fai?
– Lo provocò lei, con aria di sfida, alzandosi in
piedi e afferrando le sbarre
con forza.
Draco, quasi
involontariamente, si allontanò di un passo.
- Io so che non lo faresti
mai. – Disse lei alla fine. La voce morbida e pacata non
sembrava nemmeno la
sua dopo la freddezza di un attimo prima. – Non ci sei mai
riuscito. Hai sempre
rifiutato con forza il potere di ferire, torturare, uccidere.
Io so che non
lo faresti mai! Come non avresti mai fatto la spia per Voldemort. -
- Chi ti dice che io non
l’abbia già fatto? – Ribattè
lui, quasi provocandola. Ma era una provocazione
talmente debole che Hermione sorrise del suo tentativo.
- Perché ti conosco, Draco. –
- Non è vero. Tu non mi
conosci affatto! – Sbottò. La rabbia e la paura lo
costrinsero a serrare i
pugni lungo i fianchi.
Hermione
scrollò le spalle –
E allora fallo! – Allargò le braccia
semplicemente, esponendo tutto il suo
corpo al potere di lui – Torturami, Draco! –
Il ragazzo rimase allibito,
inchiodato al suo posto dallo sgomento e dal terrore. Che cosa stava
dicendo?
Non voleva mica che lui lo facesse davvero?
No, certo. Voleva solo
metterlo alla prova, dimostrare che non l’avrebbe mai fatto.
Dimostrare che era
un debole.
Ma lui non era un debole!
Con mano tremante sfilò la
bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la puntò contro di
lei. La mira che
oscillava tremendamente a causa del suo tremito incontrollato.
Di contro, Hermione sembrava
tranquillissima. Gli occhi due pozzi profondi in cui lui avrebbe potuto
perdersi con grandissima facilità… e sollievo.
Scosse la testa, non doveva
distrarsi. Tutto il suo onore, la sua credibilità, il suo
potere stavano in
quel gesto. Lui avrebbe solo dovuto compierlo.
Eppure esitava. Perché?
Hermione le stava di fronte,
le braccia spalancate, immobile, indifesa, chiunque sarebbe stato in
grado di
scagliarle contro tutte le maledizioni del mondo se avesse voluto. Ma,
si rese
conto all’improvviso, era proprio quello il problema: lui non
voleva.
Abbassò leggermente la
bacchetta - Io… -
- Perché ti ostini a voler
apparire crudele? -
Draco arretrò di un altro
passo quando si accorse che ora, nella voce di Hermione, non
c’erano più
freddezza, sfida o provocazione, ma solo lacrime. Lacrime amare che le
rigavano
il viso rilucendo tristi nel bagliore della torcia.
- Tu non sei così, Draco. Tu
sei molto meglio di questo. -
Stava per risponderle, di
nuovo, che non poteva saperlo, ma si bloccò quando si rese
conto che era una
bugia. Lei lo sapeva, lei lo
conosceva
più di se stesso, forse. Rivelava cose, diceva
verità con cui lui non era
ancora sceso a patti e che, invece, per lei erano verità
assolute,
inconfutabili. Con uno shock quasi fisico si rese conto che lei si fidava di lui. Per questo aveva
spalancato le braccia con tanta facilità un attimo prima.
Lei conosceva i
segreti del suo animo meglio di se stesso e sapeva
che non le avrebbe mai fatto del male.
Era la prima persona a
fidarsi di lui così, incondizionatamente.
- Cosa sono allora? – Chiese
alla fine, con spaventosa innocenza.
Hermione sorrise – Tu sei
Draco Malfoy e sei un ragazzo buono. Un ragazzo che ha imboccato la via
sbagliata, ma questo non vuol dire che non possa ritornare sui propri
passi. Io
so cosa c’è dentro il tuo cuore, Draco.
–
Aveva allungato una mano
oltre le sbarre e l’aveva poggiata sul petto, proprio sopra
il suo cuore. Draco
non si era neppure accorto di essersi avvicinato a lei.
Il tocco della sua mano
emanava calore e pace, una pace che non aveva mai provato e che ora si
irradiava
dal punto in cui lo stava toccando in tutto il corpo. Era una
sensazione
bellissima, era simile all’amore, ma Draco non aveva mai
conosciuto quel
sentimento, quindi non poteva dirlo con certezza.
Alzò la mano sinistra con
lentezza e la poggiò su quella di lei, come per impedire che
lei spezzasse quel
contatto, per essere sicuro che nulla avrebbe potuto interrompere quel
momento.
Ma il male era in agguato e,
un istante dopo, un dolore simile ad una scarica elettrica
attraversò il
braccio sinistro di Draco, costringendolo ad allontanarsi e ad
afferrarsi
dolorosamente l’avambraccio.
Il Marchio Nero bruciava come
fuoco sulla sua pelle pallida e, nel momento stesso in cui lo
sentì, Draco
seppe quale fosse il messaggio.
- Che succede? – Chiese
Hermione, il volto trasfigurato dall’angoscia.
Il ragazzo alzò la testa e
quasi si scusò con gli occhi – Il Signore Oscuro.
Vuole che andiamo
immediatamente da lui. –
L’ufficio di
Tom Riddle era
ancora più immerso nelle tenebre quando Draco ed Hermione
entrarono. Un’esigua
fiammella riluceva sulla scrivania ma, a parte quella,
nessun’altra luce era
accesa.
Il ragazzo accompagnò
Hermione per un braccio fino al cospetto del Signore Oscuro con mano
rigida e
tesa e un’espressione non meno tranquilla.
Tom Riddle si accigliò –
Qualcosa ti turba, Malfoy? –
Draco cercò di ricomporsi –
Nulla, mio signore. –
Voldemort lo fissò per un
momento, poi spostò la sua attenzione su Hermione.
- Ebbene, signorina Granger?
Ha qualcosa di meglio da raccontarmi stavolta? -
- Ho già esposto la mia
versione dei fatti. – Ribattè lei.
Sembrava sicura, quasi
impertinente, ma Draco notava con chiarezza il suo tremore e si chiese
se lo
avesse notato anche il Signore Oscuro.
- Dunque non vuole
dirmi chi
l’ha fatta entrare. -
- Nessuno mi ha fatta
entrare. Io sono una studentessa di questa scuola. –
- Peccato che nessuno si
ricordi della sua esistenza. –
Mentre parlava, Tom Riddle
girava attorno a lei e la scrutava con attenzione. Quando Hermione si
accorse
cosa stava facendo, tremò più vistosamente. Non
era mai stata brava in Occlumanzia.
Cercò di fermare i ricordi di
quanto aveva appena vissuto, ma quelli, con più ostinazione,
balenarono nella
sua memoria come fotogrammi di un film.
Si sentì nuda e vulnerabile.
Gettò un’occhiata a Draco, dietro di
sé, e quasi immediatamente si accorse di
aver commesso un passo falso. Il Signore Oscuro ora fissava lui.
- Raccontami di quanto hai
sentito nelle segrete, Draco. -
- Mio signore, io non… -
- Obbedisci! – Gli ordinò
lui. Il suono della sua voce come una frusta sulla pelle.
- Erano solo fantasie, mio
signore. Una favola raccontata dalla ragazza solo con lo scopo di non
essere
punita, tutto qui. Non c’è niente di vero.
– Cercava di risultare il più
convincente possibile, ma il Signore Oscuro era difficile da ingannare.
- Ne sei sicuro, Draco? – Chiese
infatti lui.
- Assolutamente, mio signore.
–
Con uno scatto fulmineo Tom
Riddle afferrò Hermione per i capelli e la
trascinò di fronte a Draco – E
allora perché la mente di questa ragazzina dice che
è tutto vero? Perché i suoi
ricordi confermano quanto ha detto? –
Draco sobbalzò, colto alla
sprovvista – Io… non lo so… -
Balbettava e cercava disperatamente di trovare
qualcosa da dire, qualunque cosa. Ma gli occhi disperati di Hermione e
le sue lacrime
di dolore annullavano completamente la sua capacità di
ragionamento.
- Te lo dico io. Perché è
vero! Questa ragazzina viene davvero da
un altro mondo. Un mondo dove
io non esisto più. Un mondo che lei
ha
contribuito a creare. – Scagliò Hermione lontano
da sé, quasi come se non
volesse toccarla oltre, e lei finì sul pavimento con un
gemito.
Draco la osservò con
disperazione, mentre le parole di Voldemort penetrarono negli strati
della sua
mente e cominciavano a prendere forma.
No! Gemette
dentro di sé.
- E adesso vediamo quanto mi
sei fedele, Draco. Tira fuori la bacchetta! -
- Mio signore, io… -
- TIRA FUORI
E lui lo fece, non staccando
mai gli occhi da lei che piangeva ancora sul pavimento, il viso
nascosto dai
suoi capelli scompigliati.
- E ora uccidila! –
L’ordine non arrivò
inaspettato, ma Draco sobbalzò ugualmente, mentre un tremito
incontrollabile
gli attraversava il corpo.
- Ti non vuoi che mi
distrugga, vero Draco? – Mormorò Voldemort. La
voce strascicante e seducente
come quella di una biscia. – Tu vuoi che questo mondo resti
così com’è, vero?
Con me al potere e con il prestigio della tua famiglia ancora intatto.
Se lei
sopravvivrà, Draco, tutto questo andrà in pezzi.
Quindi fallo! -
Draco titubò. Ma come poteva
sottrarsi? Come? Se non l’avesse uccisa, il Signore Oscuro
avrebbe ucciso lui.
Hermione ora non piangeva
più, si era voltata a guardarlo e di nuovo aveva
quell’espressione dura e
splendente, quella forza che lui poteva solo sognarsi.
- Uccidila, Draco. ORA! -
E Draco pronunciò
l’incantesimo, ma non fu quello che il Signore Oscuro si
aspettava, né fu
contro di lei.
Con un movimento fulmineo
aveva spostato la bacchetta contro Tom Riddle e aveva urlato uno Schiantesimo talmente potente da farlo
volare attraverso la stanza, fino a schiantarsi contro il muro opposto,
dove migliaia di piccole crepe spuntarono con la forza del suo impatto.
E poi il suo corpo privo di sensi cadde a terra, come una marionetta a
cui erano stati tagliati i fili.
Con sgomento Draco osservò
quanto aveva fatto, ma durò solo un millesimo di secondo.
Non c’era tempo da
perdere, presto il Signore Oscuro si sarebbe risvegliato e allora
nessuno dei
due sarebbe stato più al sicuro.
Afferrò Hermione per un
braccio e la aiutò ad alzarsi in piedi.
- Andiamo! – Esclamò poi e la
trascinò per una mano, correndo precipitosamente fuori
dall’ufficio.
Ebbene sì, siamo arrivati al
penultimo capitolo. Mi dispiace un po’ ma questa storia non
era stata
programmata per essere più lunga. Spero però che
vi sia piaciuta lo stesso e
che mi farete sapere il vostro parere a riguardo.
Un bacio a tutti.
Sundayrose