Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: Ninfea Blu    03/03/2015    3 recensioni
Leggendo gli ultimi numeri del manga, ho immaginato uno sviluppo diverso degli eventi che potrebbe essere verosimile. Masumi non si è mai rivelato e si è sposato con una donna che non ama, condannandosi all'infelicità. Maya ha cercato di dimenticarlo, gettandosi anima e corpo nel teatro. Sono due cuori infelici, finché una sera il cinico presidente della Daito decide di non tornare a casa...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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estate

e 4 – Una rosa, mille rose a Izu (epilogo) f

 

 

 

 

La linea dell’orizzonte sul mare si stagliava davanti al suo sguardo, infinita quanto quell’ incredibile cielo senza nuvole che gli sembrava di ammirare per la prima volta. Al mattino si era svegliato con la curiosa sensazione che ogni cosa su cui posava gli occhi fosse nuova, diversa: la villa, gli oggetti, il fragore delle onde contro la scogliera, il richiamo dei gabbiani che si inseguivano dentro quella vastità azzurra.

Sorrise tra sé, osservando la spiaggia sottostante, lasciandosi travolgere da stupore e turbamento, mentre l’aria salmastra giocava con i suoi capelli scivolando sul suo volto. Il solo pensiero che lei tra poche ore sarebbe stata lì con lui, a fissare con meraviglia quello stesso orizzonte, bastava a colorare tutto di una luce viva e palpitante.

 

 

Tu mi fai questo…

Tu fai brillare tutto il mio mondo…

Tu accendi le stelle nel mio cuore…

Fai tremare i miei pensieri come nessuno mai…

Fai presto, Maya…

Fai presto, ti prego…

È troppo tempo che aspetto…

 

 

Quella villa era il suo rifugio, mai diviso con nessuno.

Prima, ma spesso dopo il matrimonio, quante volte era venuto quaggiù, da solo, impedendo qualsiasi accesso a chiunque, perfino alla moglie che aveva rinunciato presto a mettervi piede. In momenti di particolare sconforto veniva per ritrovare un po’ di pace da sé stesso, evadere dalla sua vita deprimente e cercare un po’ di amaro conforto solo abbandonandosi al ricordo dolce e sfuggente di lei.

Aveva perso il conto delle volte che aveva immaginato di averla lì con lui, in quella casa; nell’ultimo anno, prima di quella notte di felicità era accaduto di frequente. Lasciava che ogni ricordo, ogni più piccola, segreta fantasia legata a Maya gli inondasse la mente come una lenta marea che saliva dalle profondità del suo essere, abbandonandosi a quei pensieri senza difese, mentre la risacca del rimpianto lasciava cocci appuntiti di cose taciute sul suo cuore.

Era una croce e delizia, ma era meglio di nulla. Meglio della sofferenza di non poterla avere. 

Per lungo tempo, il solo sollievo concesso all’infelicità della sua vita.

Quanti al suo posto, avrebbero dimenticato? Quanti si sarebbero rassegnati? Non lui.

Quasi godeva di quel tormento, come un masochista, immaginandola muoversi in quelle stanze, presenza leggera che invadeva quei luoghi come il fantasma di un sogno d’amore impossibile.

 

Faceva ancora fatica a convincersi, ma finalmente il sogno acquistava sostanza.

Tutto era pronto.

 

Dalla veranda, si volse a guardare il colore violaceo dei mazzi di rose poste con strategia presso ogni angolo della sala. La luce del primo mattino pareva farle brillare di rugiada. Non si era mai preoccupato di certe cose, certamente non dell’estetica dell’ambiente in cui viveva o lavorava, neppure quando si trattava di accogliere un ospite particolare e importante.

E di sicuro, non lo aveva mai fatto per alcuna donna, in passato.

Era davvero lui quell’uomo in trepidante attesa della sua amata? Era davvero sua quella tenerezza sconfinata che gli bruciava le vene e trasformava il sangue del corpo in lava incandescente?

La gioia era perfino dolorosa da sopportare, e si liberava in sospiri ansiosi.

Trovò che fosse tutto quasi perfetto.

Mancava solo lei.

 

 

§§§§

 

 

Il fidato Hijiri Karato aveva ricevuto l’incarico di accompagnare Maya a Izu, per questo si era presentato sotto il suo appartamento nelle vesti di taxista. Sembravano tutte precauzioni inutili a quel punto, ma Masumi aveva preferito così, soprattutto per non attirare attenzione su di lei, e di questa delicatezza Maya gliene fu grata.

All’ arrivo, Hijiri parcheggiò l’auto davanti all’ ingresso di una grande ed elegante costruzione su due piani, isolata su un piccolo promontorio; scese dall’ auto e aprì il bagagliaio per prendere la valigia della giovane, prima di salutarla e allontanarsi.

“Le auguro una buona permanenza, signorina. Il signor Hayami l’aspetta con ansia.”

Le fece uno strano effetto sentirgli pronunciare il suo nome: era come se cadesse l’ultimo velo che nascondeva un segreto.

“Grazie per avermi accompagnata, signor Hijiri… grazie per tutto quello che ha fatto, anche per essere stato un buon amico.” L’uomo le concesse un sorriso sincero.

“È stato un grande piacere, Maya-chan, poterle essere d’aiuto.”

Maya osservò l’auto di Karato allontanarsi, prima di fermarsi a osservare la facciata semplice della villa. Lentamente si avvicinò ai pochi scalini di pietra che salivano verso il portico dell’ingresso.

Sulla porta, legata con un nastro alla maniglia, Maya trovò una rosa e vicino un biglietto.

 

 

Benvenuta amore mio.

 

 

Solo tre parole.

Trattenne subito il respiro, mentre fissava il cartoncino con mani tremanti.

Oltre la soglia fu accolta da una profusione di rose purpuree, sistemate lungo un percorso che andava dall’ingresso, dove lasciò la sua valigia, al grande soggiorno che apriva le sue ampie vetrate sulla veranda.

Vicino a ogni mazzo, sistemato in un angolo strategico, c’era un biglietto che la guidava a quello successivo.

 

Non vedevo l’ora che tu fossi qui.

Non immagini quanto io abbia sentito la tua mancanza, ragazzina.

 

 

Anche lei, se ne rese conto. Erano mesi che desiderava raggiungerlo, passare più tempo con lui di quanto non le fosse concesso, e adesso le sue gambe tremavano. Col progredire dei biglietti la sua emozione aumentava, immaginando il prossimo istante in cui lo avrebbe incontrato, vincendo l’impulso che l’avrebbe fatta volare subito tra le sue braccia.

 

 

Segui le rose: ti porteranno da me.

Vorrei dirti di fare presto, ma allo stesso tempo

è quasi un piacere doloroso

prolungare questa attesa.

 

 

Perché le infliggeva quel dolce tormento? L’aveva conquistata, e lei si era arresa da tempo al suo lungo assalto. Maya avrebbe voluto correre ad abbracciarlo, per placare il suo spirito che fremeva d’impazienza, ma si sforzò di tenere un contegno. Intanto il suo cuore accelerava ogni istante di più, vinto da un’ emozione quasi incontenibile che le serrava la gola. Stava per entrare nel soggiorno e il profumo delle rose la investì fin quasi a stordirla.

 

 

Preparati perché non ti lascerò più andar via.

Appena sarai davanti a me, ho paura che ti stringerò così forte

da confondere i nostri stessi cuori.

 

 

Si fermò sulla soglia imbambolata ad ammirare i magnifici mazzi di rose disposti in vasi di cristallo che a tratti regolari percorrevano una parete dell’intera stanza. Meravigliata, lasciò vagare lo sguardo nell’ambiente accogliente, elegante ma senza quel lusso pretenzioso che si sarebbe aspettata di trovare: il grande e comodo divano chiaro a forma di penisola, una grande libreria color noce dalle linee moderne colma di libri, qualche cd musicale che era curiosa di scoprire, e diversi blurey, un tavolino basso di legno su cui faceva bella mostra un vaso contenente una solinga rosa purpurea ancora in boccio, delle riviste ordinate sul ripiano sottostante, e sulla parete opposta un televisore a schermo piatto. Maya notò che sul tavolino accanto al vaso c’era un altro biglietto.

 

 

Finalmente sei arrivata. Lasciati stingere, Maya.

Lasciami guardare la luce incredibile dei tuoi occhi.

Lasciati accarezzare dalle mie mani ansiose.

Anelo il calore della tua pelle, il gusto di miele delle tue labbra.

Il tuo profumo delicato mi cattura più di tutte queste bellissime rose.

Ti sento con la forza di questo sentimento che riempie la mia anima.

 

 

Maya sentì il cuore sciogliersi; si portò la mano libera alla guancia e la sentì calda.

Restò immobile, quasi incapace del più piccolo gesto, lì al centro della camera.

Poi, la raggiunse la sua voce. Ne percepì l’emozione trattenuta a stento.

“È qualcosa di delizioso il rossore che hai sulle guance in questo momento… vorrei ricordarti così…”

Masumi tacque, incapace di dire altro.

Lei alzò la testa e lo vide, vicino alla porta/finestra dell’ ampio soggiorno, un gomito alzato appoggiato allo stipite, sullo sfondo della veranda, con la striscia del mare blu e un cielo terso immenso a incorniciare quell’apparizione.

Un gemito di sorpresa uscì dalla labbra della giovane.

Mosse qualche breve passo, quasi incerta, poi alzò lievemente le mani in avanti. Masumi nel frattempo, si era staccato dallo stipite ed era entrato nella stanza; era esattamente di fronte a lei.

Maya non resse oltre: seguì solo il suo impulso che la fece precipitare tra le sue braccia spalancate ad accoglierla. E l’abbraccio invase di felicità i loro cuori.

E i loro baci colmarono tutte le distanze di quei tristi mesi, i desideri soffocati, in un groviglio di corpi e anime che si ritrovavano trasportati dalla stessa passione. Masumi prese il suo volto tra le mani e si chinò per assaggiare di nuovo le sue labbra, ritrovando intatto il suo sapore morbido ed eccitante, che sembrava confondersi con l’aroma delle rose di quella stanza; sulla lingua confuse la fresca dolcezza della sua bocca che lo invitava, con la consistenza serica dei petali. Le accarezzò la nuca, intrecciando le dita ai suoi capelli lunghi e morbidi, mentre Maya si aggrappava alle sue spalle. Sul tessuto leggero della camicia, le sue piccole mani aperte regalavano carezze al suo corpo, che si risvegliava alla brama prepotente che aveva per lei.

“Maya… oh, Maya…” Articolò rauco, mentre lei affondava il volto nel suo petto caldo, aspirandone il buon profumo della pelle, accostando la guancia al suo cuore. Immaginava che udisse il ritmo dei palpiti selvaggi e furiosi che lo possedevano.

“Non mi sembra vero di essere qui…” la sentì sospirare.

“Maya, sono così felice…”

La scostò dolcemente per guardarla e la tenerezza dei suoi occhi lucenti lo fece tremare.

“Oddio! Se tu mi guardi così, io… - l’espressione ardente, catturò il suo volto tra le mani, e non riuscì a trattenere le parole. - Non so cosa mi trattenga dal prenderti in braccio e portarti al piano di sopra, nel mio letto e fare l’amore con te, subito. Ti desidero troppo… questi mesi sono stati una tortura terribile…”

Maya arrossì, sbalordita abbassò lo sguardo per nascondere l’inaspettata eccitazione, scatenata da quella confessione infuocata, e si strinse a lui, affondando il viso nelle pieghe della sua camicia. Era piacevolmente sconvolgente essere desiderata in quel modo, ma era qualcosa che non sapeva ancora gestire. In fondo era stata in intimità con lui solo una volta, e lei non aveva molta esperienza di certe cose.

Masumi parve comprendere il suo turbamento; si dominò, emise un lungo sospiro, e con dolcezza spostò le mani sulle sue esili spalle.

“Scusami Maya, sono soltanto un uomo… Vieni in veranda, voglio mostrarti una cosa…”

Le circondò la vita e l’accompagnò verso l’esterno, e lei lo seguì docilmente.

Fecero qualche passo oltre la soglia a vetri, e Maya si lasciò incantare dal panorama mozzafiato che si presentò ai suoi occhi: la distesa blu cobalto del mare era una visione di straordinaria bellezza che si interrompeva contro la costa frastagliata e selvaggia della penisola, con le sue spiagge bianche di sabbia fine, le rocce del colore della terra e la vegetazione dei pendii di un verde lussureggiante.

Era talmente immersa in quello stupore estatico, quasi da non accorgersi che Masumi si era staccato da lei, per avvicinarsi a un tavolo con delle sedie, lì vicino. Senza distrarla, la osservò avvicinarsi al limite della veranda. Restò immobile, appoggiata alla elegante balaustra di legno, persa nella contemplazione di quello spettacolo naturale fatto di acqua e di cielo, di profumi, luci e suoni, colori e vento che sibilava tra le rocce, e sollevava i suoi capelli scuri come fossero leggera spuma di mare.

Maya volgeva lo sguardo lontano, e Masumi si perse ad osservare il suo profilo delicato contro lo sfondo azzurro del cielo: era davvero graziosa, una bellezza semplice, per nulla sofisticata.

I suoi vestiti leggeri di cotone si modellavano appena sulle sue forme per effetto della brezza marina che accarezzava il suo corpo.

Aveva sempre avuto il potere di immobilizzalo, e non solo sul palco; sarebbe rimasto per ore ad ammirarla, incantato dalla sua espressione radiosa, dalla gioia genuina e sincera che animava quegli occhi scuri e profondi. Averla lì, era essere in pace col mondo, con la sua anima tormentata, e sapere di essere riamato, era qualcosa che travalicava tutti i suoi sogni e desideri. Maya colmava tutto.

Lei diventava senso di ogni cosa, di ogni pensiero e di ogni azione.

E lui sapeva che non aveva bisogno di altro, un pensiero che poteva spaventare, se si fermava a pensare a ciò che implicava: la vita di Masumi Hayami era custodita nelle mani di quella ragazza. E non esisteva in tutto l’universo un posto più sicuro di quelle piccole mani.

Si riscosse dai suoi pensieri fissi su di lei, e la chiamò.

Lei si voltò nella sua direzione. Era seduto su una sedia e la invitò con un sorriso ad avvicinarsi. Solo allora, la ragazza notò un fascio di carte sul tavolo.

“Ti ricordi la mia promessa, Maya?”

“Cosa sono quelle?” chiese, avvicinandosi al tavolo rotondo.

“Vieni e guarda tu stessa.”

Era stranamente serio.

Maya si avvicinò al tavolo, scorse il primo foglio velocemente, lesse l’intestazione.

Ci fu un rapido scambio di sguardi. Con molta calma, si sedette sulla sedia di fianco a lui.

Prese il foglio tra le mani e lo lesse con maggior attenzione, finché gli occhi si posarono sulle firme in calce a fondo pagina. Erano le carte del divorzio, firmate di comune accordo dai coniugi Hayami. [1]

In realtà, quanto consensuale, Maya ancora non poteva indovinarlo.

Sollevò la testa dal foglio per fissarlo. Masumi non ne fu sicuro, ma gli parve di scorgere incredulità nei suoi occhi.

“Allora, adesso sei un uomo libero?”

“Sì. Te lo avevo promesso, no? Ora possiamo stare insieme, ed è ciò che voglio di più al mondo.”

Masumi  allungò una mano a prendere la sua e se la portò alle labbra. Le baciò le dita, l’interno del polso, sulle vene delicate e fragili. Poi si sporse col busto, mentre con l’altra mano le alzò il viso per baciarla sulle labbra. Sapevano di vento e di salsedine, come il profumo dell’aria che sembrava emanare la sua pelle. Il bacio all’inizio fu lento, uno sfiorarsi leggero, un tremito che correva sulla pelle, ma divenne presto più esigente e profondo, insinuante, affamato e acceso di eccitazione.

Divenne un inseguirsi ardente e senza fiato, mentre la mani di Masumi la stringevano convulse e possessive intorno alla vita e Maya si aggrappava con un braccio alla sua schiena e con la mano libera saliva a sfiorargli il volto in una tenera carezza.

Si staccarono solo per appoggiarsi fronte contro fronte, ansanti e tremanti.

“È stato difficile?” chiese lei all’improvviso, e lui non colse subito il senso della domanda. Maya si accorse della sua espressione perplessa.

“Intendo, ottenere quella firma.”

Non era sicuro di volerglielo spiegare; quelli erano dettagli penosi e tristi che voleva risparmiarle. Perché guastare quel momento magico, con lo squallore di una vicenda amara? Rifletté per pochi istanti e si rese conto in fretta che non poteva proteggerla da tutto, forse non era neppure giusto: quel divorzio riguardava anche lei e omettere certi particolari poteva rivelarsi molto più nocivo del previsto.

Sospirò, pronto a mostrarle ciò che non lo rendeva orgoglioso.

“Le difficoltà ci sono state, non voglio negarlo. Mia moglie ha tentato di opporsi, con ogni mezzo. Ho confessato senza problemi il tradimento, e per quanto io non abbia mai parlato di te, ha intuito che eri tu la causa di tutto, ma sarebbe stata disposta ad accettare il fatto e andare avanti come sempre. Quando ha capito che non avrei ceduto, ha minacciato che ti avrebbe diffamata: attraverso te, voleva ferire me…”

Maya ascoltava, il cuore gonfio di apprensione e pena, più per lui che per sé stessa.

“Mi dispiace, Masumi…”

“Non devi dispiacerti di nulla. Io non potevo permettere che ti facesse del male, per una mia scelta sbagliata. Semplicemente non avrei mai dovuto sposarla, ma tre anni fa ero convinto di non avere speranze: una donna valeva l’altra, se non potevo avere te. Per mio padre, lei era la moglie ideale per un uomo nella mia posizione, così ho accettato il fidanzamento e di conseguenza il matrimonio. Ma è stato il più grosso errore che potessi fare.”

Lo ascoltava seria.

Masumi poteva leggerle l’amarezza in volto, la velata pena che traspariva dal suo sguardo mesto. Anche lei aveva sofferto, forse più di lui. Continuò perché voleva che sapesse tutto, che non ci fossero altri segreti tra loro.

“Avrei fatto qualsiasi cosa per liberarmi da quel legame imposto, così sono ricorso al ricatto per obbligarla a firmare quelle carte: ho fatto fare delle ricerche a Hijiri e ho scoperto la sua firma su certi documenti compromettenti delle società di suo padre. Solo allora ha ceduto, ma per vincere ho dovuto ferirla. Non è qualcosa di cui vado fiero, ma lo farei di nuovo, se questo fosse l’unico modo per stare con la donna che amo…”

“Masumi…” articolò Maya col cuore in gola, toccata da quella straziante, impietosa confessione.

Lui la afferrò per le spalle.

“Per stare con te farei di tutto, Maya. Nel bene e nel male. Non voglio ritrovarmi domani come il marito di Nora. [2] Non voglio essere un estraneo per te. Sei l’unica che potrebbe fermarmi, mi arrenderei se non mi volessi più, e così mi uccideresti…”

“Oh, Masumi… cosa dici? Io ti amo, come potrei non volerti?”

“Anche se posso essere cinico, freddo e spietato, Maya?”

Il suo sguardo si era indurito, suo malgrado, ma Maya non si lasciò impressionare dalla luce cupa di quegli occhi, capaci di nascondere profonda umanità. Maya parlò con naturale spontaneità da impressionarlo, lasciando defluire parole e pensieri come acqua limpida di sorgente.

“Il tuo cinismo è solo una maschera che ti costringi a portare, per motivi che io non sempre comprendo, ma io so che nel tuo cuore hai tanto amore, e vero calore umano da dare. Conosco i tuoi slanci e le tue gentilezze, e attraverso l’ammiratore mi hai rivelato la tua anima. Non sarai mai un estraneo per me, e quello che ancora non so di te, imparerò a conoscerlo. Siamo solo all’inizio del nostro viaggio insieme, non credi?”

Erano parole così profonde e vere, da lasciare Masumi basito e commosso all’inverosimile.

 

Chi sei ragazzina?! Quando sei diventata così saggia e adulta?

Sei un tesoro immenso, che ho paura di non meritare.

 

La strinse di slancio, travolto dall’ emozione e dall’amore immenso che sentiva per lei.

“Santo Cielo, Maya! Grazie… grazie, amore mio! Sei la benedizione della mia vita!! - Poi lentamente, si staccò da lei, senza interrompere del tutto il contatto fisico. - Sono un pessimo padrone di casa: non ti ho neppure chiesto se hai fame o sete…”

“Beh, in effetti, il mio stomaco fa i capricci.” Rispose imbarazzata.

“Ti piacerebbe fare un picnic sulla spiaggia? C’è una piccola insenatura discreta, qui accanto, dove potremmo stare soli… ti andrebbe, Maya?”

“Sì che mi andrebbe! Però, ecco… credo di non aver messo in valigia il costume da bagno…”

“Mh… Quello non sarebbe un problema…” le rispose in tono allusivo, stirando la bella bocca in un sorrisetto da adorabile canaglia. Maya spalancò gli occhi diventando di brace, e lui si mise a ridere di gusto. – Stavo scherzando, ragazzina. Per il tuo costume posso provvedere senza problemi. Vieni!”

La prese per mano facendola alzare dalla sedia per accompagnarla dentro casa.

 

 

 

L’insenatura era in linea d’aria circa duecento metri sotto la villa di Masumi. Vi si arrivava tramite un lungo percorso fatto a scale che zigzagava dolcemente lungo il pendio delle rocce, e partiva proprio sul fianco della villa e attraversava la vegetazione rigogliosa che cresceva in quel luogo. Lungo il percorso si poteva trovare qualche arbusto fiorito, fiori bianchi e rossi che punteggiavano la  macchia con le loro corolle variopinte. Masumi si fermò a cogliere uno di quei fiori per puntarlo tra i capelli di Maya, appena sopra l’orecchio. Le aveva fatto trovare un paio di costumi in camera da letto, ma non sapeva ancora cosa avesse scelto di indossare sotto i suoi abiti, se il bikini o il costume intero.

Con un po’ di malizia, sperava in quello più ridotto, ma conoscendo la sua ragazzina, immaginava che avesse scelto il costume olimpionico, decisamente più castigato.

Quando arrivarono all’insenatura, Maya si lasciò andare a esternazioni di giubilo, entrando in quel piccolo angolo di paradiso: aveva la forma di una dolce mezzaluna, circondata da pareti rocciose che la chiudevano come uno scrigno prezioso, e alle sue estremità, la piccola spiaggia di sabbia bianca e fine era punteggiata qua e là di massi rocciosi levigati dall’acqua. [3]

“Ti piace?”

“Oh, ma è bellissimo, qui! Che posto delizioso!”

Sistemarono i loro asciugamani e la borsa frigo vicino ad alcune rocce.

Il pasto, un po’ di riso con le verdure, uova sode, frutta e bibite fresche, fu piacevole e rilassante per entrambi, e fu l’occasione per parlare con tranquillità del passato, e molto dell’immediato futuro, dei prossimi spettacoli, di ruoli nell’ambito del teatro shakespeariano che Maya doveva valutare per l’anno nuovo.

“Sarei molto curioso di vederti nei panni di Viola, la fanciulla che si camuffa da uomo…” [4]

“È un ruolo che mi intriga, in effetti; non diverrai geloso del Duca Orsino, vero?” lo provocò scherzosamente.

“Da Heathcliff in poi, io sono stato geloso di tutti i tuoi partners sul palcoscenico. Lo sarò sempre probabilmente.”

Mentre mangiava il suo riso, Maya contemplava la spiaggia, quel luogo che le pareva così intimo, chiedendosi se mai lui, vi avesse portato qualcun altro.

Parve leggerle nel pensiero.

“Sei la prima persona che portò qui. In realtà, sono venuto in questo posto forse un paio di volte al massimo; di solito preferisco camminare sulla spiaggia libera dall’altra parte della scogliera, che è molto più lunga. Possiamo andarci domani se vuoi…”

“Vuoi dire che non sei mai venuto qui con tua moglie? Neppure una volta?” chiese osservandolo, sinceramente incredula.

“No, mai. Non è mai entrata nemmeno nella villa. Non ho mai voluto che venisse qui.”

L’uomo non poté immaginare quanto quella confidenza turbasse Maya. Era sempre stato un tipo indecifrabile, e lo era tuttora.

 

Che strano uomo che sei…

 

“All’inizio, venivo qui in cerca di solitudine… pace forse… - fece una lunga pausa, prima di proseguire. - Da qualche anno, solo per stare con te…”

La guardò, e lei non riuscì a nascondergli la sua espressione inquieta, mentre qualcosa di indefinibile si agitava nel suo animo. Cosa voleva dire con quella frase? Che quel posto lo faceva pensare a lei?

Lo osservò sdraiato sulla stuoia, la muscolatura forte e robusta del petto e delle spalle, il torace e l’addome, senza osare scendere più in basso, verso i boxer neri del costume. Era veramente un bell’uomo. Lo era sempre stato, pensò, anche quando credeva di detestarlo.

Sembrava davvero troppo per una come lei, eppure lui la amava.

E la desiderava in un modo di cui non si capacitava. Lo capiva anche adesso, per quella fiamma che bruciava in fondo al suo sguardo, la stessa passione che bruciava lei.

Doveva allontanarsi, per distrarsi da certi pensieri.

L’aria era ventilata per quell’ inizio di stagione, e l’acqua era ancora troppo fredda per fare il bagno, ma Maya si avvicinò al bagnasciuga per giocherellare con le onde.

Per Masumi era stata una deliziosa sorpresa, scoprire che Maya aveva scelto di indossare il bikini, ma aveva mantenuto addosso la sua camicetta bianca, legata in vita.

Appoggiato su un gomito, osservò le linee del suo corpo snello che ricordava in ogni più segreto dettaglio, mentre lasciava che l’acqua le lambisse i polpacci; poi, tornò in fretta a sedersi accanto a lui, che da mezzora almeno aveva in testa un solo pensiero: toglierle quel maledetto bikini.

“Brr, l’acqua è gelida. È impossibile fare il bagno!” Esclamò, fregandosi con vigore le gambe.

“Hai freddo, Maya?” le domandò, facendo in modo che si sdraiasse accanto a lui.

Al suo diniego, lui allungò le dita affusolate a sciogliere il nodo della sua camicetta che si apriva rivelando il reggiseno a fiori del costume, e sfiorò con delicatezza la pelle dell’addome.

La sentì sussultare, mentre un sorriso dolce accendeva il rosso delle sue guance.

Si sporse su di lei, a incontrare i suoi occhi; brillavano di una luce che stava imparando a conoscere e che era un invito ad amarla, a scoprirla nella sua intimità di donna.

Masumi non fermò le sue carezze e con la mano scivolò lento, ma deciso sulla pelle dei fianchi e su quella tenera dell’ interno delle cosce. E l’esile corpo di Maya si aprì con fiducia e candore al suo passaggio, lasciandosi scoprire, donandogli l’intensità di una passione autentica che lo lasciò stupito e turbato.

Con la bocca, Masumi giocò sul pendio delle sue spalle, risalendo sulla gola fino a catturare le sue labbra piene che schiudeva gentile per dissetarsi di lei.

E lei accese la sua sete, senza estinguerla mai, accarezzando la sua bocca come la più tenera e appassionata delle amanti. Quell’incontro umido e dolce diventò un fuoco morbido e caldo che crebbe potente, un palpito di anime in sintonia perfetta.

Un bisogno antico e atavico, naturale come la vita spingeva le dita degli amanti a disegnare strani percorsi sulla pelle e le mani a cercarsi con urgenza, inseguirsi nei recessi più segreti, nelle pieghe più intime e profonde della pelle, sotto l’elastico dei costumi, per cedere in fretta alla voglia incontenibile di essere nudi.

La sabbia tiepida sotto i loro corpi febbricitanti era un piacere nuovo; attendevano di unirsi e prolungavano quel momento fatto di gioiosa scoperta e piacere, sotto il fuoco di baci sempre più proibiti e audaci, brividi di infinito posati ovunque, sulla pelle calda e lievemente salata.

La voce di Maya nell’ amore diventava profonda e sensuale, quasi non appartenesse più a lei, un richiamo oscuro, una malia dei sensi cui era impossibile resistere, e Masumi se ne sentì travolto, vinto nell’intimo. E in quel momento, fu quasi spaventato dal vigore della sua brama per lei.

“Maya, mi sento come un lupo affamato… Tu sei così delicata… una rosa… - sussurrò roco, quasi tremante sulle sue labbra bollenti, aderendo con il bacino alle curve gentili della sua femminilità, pronta ad accoglierlo nel cuore e nell’anima. – Ti voglio così tanto, che ho quasi paura di farti male. Ti prego vita mia, dimmi che mi vuoi… dimmelo ancora…”

“Ti voglio da morire, Masumi. Sono affamata d’amore quanto te… Non mi farai male, io lo so… lasciati andare, ti prego…”

Bastarono quelle parole a incendiarlo, e sentì il calore invadere il suo sangue.

“È così bello sentirtelo dire… Potrei morire per un tuo sospiro di piacere…”

Fu in lei come la marea, e la loro danza d’amore, antica e sacra come la vita e forte come la morte, crebbe al ritmo delle onde che si infrangevano dolci e impetuose su quella spiaggia. Il mare saliva e si ritirava, baciando la sabbia candida e facendo l’amore con essa.

Quando, sotto il suo corpo forte sentì la sua tenerezza vibrare ed esplodere al culmine del loro amplesso, la baciò con voluttà, non per soffocare il suo grido di gioia, ma fonderlo col suo, sentirlo in sé come un respiro vitale, nella congiunzione perfetta dei corpi in un solo corpo, mentre le mani di Maya si artigliavano ai muscoli della sua schiena per trattenerlo.

Non poteva esserci felicità più grande, e mai c’era stata che lui ricordasse. Restò dentro di lei, senza muoversi, finché non sentì rallentare il suo respiro, tornare sereno e tranquillo. In Maya, terminava tutto quello che lui cercava. Era come quella casa, la sua meta, il suo rifugio più grande. Fuori da lei non c’era vita, perché lei era la vita stessa.

L’accolse sul suo fianco e l’abbracciò per custodirla al calore del suo cuore.

Si addormentarono così, vinti dalla spossatezza tenera che accompagna l’amore fisico, mentre il sole tiepido allungava una striscia arancione sull’acqua, iniziando a scendere lento verso l’orizzonte, e i toni del cielo andavano scurendosi nel grigio violaceo tinto di rosso del tramonto.

 

 

 

Quella sera, Masumi la portò fuori a cena, in un locale intimo e discreto della zona.

Scelse un ambiente sobrio che si adattava a lei e non la facesse sentire troppo fuori posto. La cucina era quella tipica delle zone di mare, con una predominanza di piatti a base di pesce fresco.

La trovò subito molto graziosa col suo vestito leggero scollato di un delicato color pastello, la gonna appena svasata sopra il ginocchio che metteva dolcemente in evidenza le sue forme, il seno appena accennato e i fianchi sottili, e i saldali con un po’ di tacco slanciavano la sua figura.

Il loro tavolo era accostato presso ad un ampio acquario che conteneva aragoste vive e astici; arrivò un cameriere che infilò il braccio nella vasca per prendere uno dei crostacei e portarlo in cucina.

Maya mangiava sempre con gusto e notevole appetito, ed era una cosa che a Masumi faceva piacere, anche se si chiedeva dove finissero tutte quelle calorie che non lasciavano tracce evidenti su di lei.

Chissà, forse le bruciava tutte sul palco… e in altri modi decisamente piacevoli, pensò malizioso.

Si lasciò cogliere di sorpresa quando lei, per fargli assaggiare un boccone del suo piatto, quasi si sporse per imboccarlo, tenendo l’altra mano sotto la forchetta, per non macchiare la tovaglia.

Superato il primo momentaneo imbarazzo, per una situazione tanto intima e semplice, eppure mai vissuta, Masumi fece la stessa cosa con lei, la imboccò e finì  addirittura a passarle il pollice sulle labbra macchiate di sugo, facendola arrossire.

Fu in quel momento che le fece la domanda.

“Io la mia promessa l’ ho mantenuta, ma ora ne vorrei una da te, Maya - e guardandola, sorseggiò il suo vino bianco prima di continuare. – Non voglio metterti fretta, in fondo ho appena divorziato, ma vorrei che tu pensassi sul serio alla possibilità di sposarmi.”

Maya tossicchiò e quasi le andò l’acqua di traverso.

“Mi sembri sorpresa…”

“Beh, sì! Non pensavo che tu volessi… Ecco… sembra così presto.”

“Non devi rispondermi subito… posso darti un po’ di tempo…”

“Gentile da parte tua. Quanto tempo?”

“Mh, vediamo… fino a domani mattina? – Rise al lieve sgomento di lei. - Approfitterò di questa notte per  convincerti; credo di avere dei buoni argomenti…” insinuò sorridendo, e le prese la mano per portarsela alle labbra e posare un bacio sulle dita.

“Oh!! E tu credi che cederò ai tuoi buoni argomenti… vero? Come se niente fosse.” esclamò Maya, con evidente ironia, appoggiando il mento sull’altra mano.

“No, hai ragione. Con te, è meglio non dare nulla per scontato… Ma ammetto che mi piacerà molto provarci… magari piacerà altrettanto a te.” Sussurrò con le labbra vicine al suo orecchio, le baciò una guancia e lei sorrise abbassando lo sguardo.

Il dopo cena si tradusse in una passeggiata serale sul lungo mare, che li portò ad appartarsi su un pontile in prossimità di un chiosco, dove c’erano altre coppie di innamorati sotto le luci di alcune lampade appese a intervalli lungo delle travi di legno. Si persero un po’ a guardare le stelle della notte, ricordando una sera di qualche anno prima al planetario di Tokio, quando lui ebbe paura di dirle la verità sull’ammiratore, e la luce rossa ancora li separava.

 

Poi tornarono verso la villa.

 

Varcata la soglia, giacca, camicia di Masumi, golfino di lei finirono in fretta sul pavimento, sparsi tra il piano terra e le scale che portavano alle camere da letto del piano superiore, mentre le dita dell’uomo, un po’ frenetiche, davano l’assalto alla lampo del vestito di Maya; così una nuova notte d’amore consumata tra il tepore delle lenzuola, concluse degnamente la giornata appena trascorsa.

Al mattino i raggi del sole filtrarono attraverso le persiane, andando a svegliare il sonno degli amanti. In verità, avevano dormito poco e solo verso le ultime ore dell’alba, ma non avvertivano la stanchezza.

Nel cuore sentivano solo traboccare la felicità a lungo insperata, di poter stare insieme.

E questa volta Maya non fuggì dal letto, né dalle sue braccia.

Era semplicemente nel posto in cui doveva essere.

Lui le dette il buongiorno con un bacio, prima di appoggiare la testa sulla mano per contemplarla. Il silenzio attorno era leggero, pieno solo dello sguardo innamorato, del sorriso luminoso di lei.

Poi arrivarono quelle parole desiderate e inattese, e con esse lo stupore.

“Masumi, ti prometto che ci penserò…  e posso già dirti che al 99% sarà un sì. È più di quanto abbia avuto io per La Da Scarlatta. Per ora ti basta come risposta?” domandò posando la mano sul suo petto ampio, sentendo sotto le dita il velo di una rada peluria.

Masumi trattenne l’emozione dentro un sospiro.

“Mi basta, Maya.”

Avrebbe puntato tutta la sua vita futura su quello, sicuro che avrebbe vinto.

 

 

 

Fine. (questa volta per davvero)

 

 

 

 


 

Eccomi qui, con la fine di questa storia che ho sentito quasi l’urgenza di scrivere, cosa abbastanza insolita per me. Sarà perché questo manga mi ha preso talmente, che non ho potuto farne a meno, o forse è l’ansia per una conclusione che sembra ancora lontana da venire, che ho dovuto esorcizzare la cosa. Questa in qualche modo, potrebbe essere la mia versione dell’incontro a Izu, anche se in tempi più lunghi, e con altri presupposti ovviamente.

Il capitolo è lungo, spero non troppo melenso, anche se mi pare di aver corso il rischio con tutte quelle rose all’inizio, ma volevo risarcire Maya dell’affronto di quella pazza di Shiori nel manga, che spregia le rose dell’ammiratore. Spero tanto che abbiate gradito e che la fine vi sia piaciuta. Ringrazio tutte le mie lettrici, quelle che seguono semplicemente in silenzio e quelle che hanno commentato in precedenza. I vostri pareri saranno sempre bene accetti. Un saluto

Ninfea.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1] Facendo una piccola ricerca in internet, ho scoperto che in Giappone i divorzi avvengono velocemente, senza la separazione legale e quasi senza intervento di avvocati, se i coniugi si separano consensualmente di comune accordo; la cosa viene registrata tramite un modulo in un ufficio civile. Ora nel caso di Masumi e la moglie ho pensato che la cosa fosse un poco più complicata, anche per una questione puramente economica, ma non solo. Insomma, non ho immaginato un divorzio fatto di comune accordo, come si è capito anche dal capitolo precedente. Peccato che qui in Italia non esista una procedura simile… quanto tempo e soldi si risparmierebbero!!

[2] Riferimento a “Casa di bambola”.

[3] Ho visto alcune immagini di Izu su internet, è un posto incantevole che potrebbe ricordare un po’ la nostra Isola D’Elba per la conformazione delle rocce, così per questa descrizione immaginaria, mi sono ispirata un po’ alla nostra isola che conosco bene.

[4] Personaggio della commedia di Shakespeare “La dodicesima notte”.

   
 
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