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Autore: njaalls    04/03/2015    2 recensioni
Quel ch’ella par quando un poco sorride, non si può dicere né tenere a mente.
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«Dovresti uscire con me» dice lei con la sua usuale schiettezza, mentre una folata di vento si abbatte contro le loro guance e i loro nasi sono un po' arrossati per colpa dell'alcol. E Nina Evans ha già inquadrato Niall, ha imparato a comprendere un po' il suo carattere e le sue intenzioni e non gli è indifferente, un po' come lui non lo è per lei.
C'è un secondo di silenzio tra loro, nel quale solo la musica proveniente dalla casa è udibile e così lasciano che i loro cuori battano a ritmo quasi sincronizzato. Poi Niall scoppia a ridere. «Dovrei?»
«Dovresti» conferma lei, scrollando più volte la testa.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 8 — Closed
 
Tra le mani
, sotto gli occhi
, dentro il cuore.
 
Nina smette semplicemente di parlare con i suoi amici da un giorno all'altro.
Emma non le rivolge uno sguardo nemmeno per sbaglio, mentre Ron abbozza dei sorrisi un po' storti che pian piano e volta per volta vanno scemando e quindi, di conseguenza, Liam non sa come comportarsi e stenta già dei saluti impacciati. Zayn è l'unico che non abbia idea di cosa accada e pensi solo che adesso Nina stia scegliendo nuove compagnie: quando la vede la saluta con diffidenza, ma lei non gli spiega cosa in realtà succeda, perché conosce Emma e sa che non vorrebbe che proprio lui venisse a sapere dei loro screzi. Soprattutto del perché.
Per Niall è poi lo stesso, perché sia lui che Harry hanno scontato i loro giorni di sospensione, ma non trattano e se si incrociano per i corridoi il riccio cambia strada.
Nina e Niall non sanno cosa sono, anche se ora stanno sempre insieme e lui è obbligato ad ascoltarla mentre ripassa per i test o le interrogazioni, la riaccompagna a casa quando non deve andare nel primo pomeriggio a scuola di danza —«Tanto è di strada» le ha detto la prima volta— e la manda a quel paese quando si arrabbia e lei rimane semplicemente in silenzio. Adesso Niall ha sempre fame e sorride di più anche se quando è una cattiva giornata è anche più intrattabile del solito. La bacia, di tanto in tanto, ma non eccede e prova a non farsi prendere la mano: non perché non gli piaccia sentire Nina sulle sue labbra, ma proprio perché le scatena qualcosa che non sa ancora provare e lo fa sentire così piccolo a confronto, che è meglio non abbandonarsi a quello che un piacere ormai è diventato. Quando inizia a parlare invece, chi lo ferma più. Niall si scopre essere tutto una chiacchiera e Nina potrebbe anche ascoltarlo per giorni interi senza mai chiedere silenzio. Quindi è più loquace e fiducioso, perché le ha raccontato di sé e dalla sua famiglia, dei litigi del padre con il fratello maggiore prima che mettesse la testa a posto e si costruisse una famiglia, del nuovo marito di sua madre che «È simpatico, ma i rapporti tra i miei non sono un granché, quindi ci teniamo a distanza» e anche di suo nipote, il bambino che ha come sfondo sul proprio cellulare. Le ha detto poi dell'Irlanda e che non si farà mai un tatuaggio, delle esibizioni nei pub con solo la sua chitarra prima di trasferirsi in Inghilterra e delle conoscenze che ha fatto ad Holmes Chapel fuori dalla scuola e che un po' deve lasciare perdere.
Nina semplicemente lo lascia parlare e sfogare, mentre magari si mette in punta di piedi e prende coraggio per baciarlo sul collo, o gli si siede così vicino da riuscire a strofinare il viso contro la sua guancia, poi lui si infastidisce, ma non la caccia.
Con i giorni e poi le settimane hanno messo da parte il non corre troppo e si sono catapultati in una trama fitta di emozioni e discorsi senza senso, di gambe intrecciate sotto il tavolo della mensa e di sguardi a volte rigidi e un po' aggressivi, ma che riescono a capirsi come se fossero abituati a guardarsi da una vita.
Se da un lato Nina è stanca e i problemi con i suoi amici si sono riversati anche sui rapporti con la propria famiglia facendola diventare un poco più taciturna e schiva, dall'altro sente che non tutto è perso e allora si stringe nei suoi maglioni larghi e comodi e appena arriva a scuola la prima persona che cerca con lo sguardo è Niall.
Il loro rapporto è più semplice di quanto si sarebbe mai aspettata, perché ormai hanno imparato a conoscersi e a capirsi e quindi evitano di aggredirsi con le parole e Niall è più rispettoso e accondiscendente di quanto realmente dia a vedere, oltre quegli sbalzi di umori improvvisi che a volte costringono persino Nina e fermarsi e a capire cosa stia realmente succedendo. Capita spesso la prenda in giro in maniera quasi affettuosa, o che la baci mentre credono che nessuno li veda, e altre volte semplicemente la scruta da lontano durante i cambi dell'ora e allora prosegue per la sua strada, limitandosi ad un gesto frettoloso del capo e lasciandola a bocca asciutta.
Quel giorno non si sono ancora incontrati e Nina ha smesso di fumare da un po', quindi durante la pausa si dirige con le mani —e le tasche— vuote, verso l'uscita d'emergenza.
Il corridoio è desolato e i suoi passi riecheggiano leggeri nell'ambiente, mentre si stringe nelle spalle e poi si mette in punta di piedi per vedere se sia lì fuori, seduto sul primo gradino, come al solito. Non impiega molto ad accertarsene, quando nota una chioma bionda e prima ancora una nuvola di fumo, quindi sorride e spinge la porta con sicurezza, dopo essersi assicurata che nessuno sia comparso in corridoio e la possa vedere. Si morde un labbro e prosegue, tanto sono tutti a mensa.
La chiude con delicatezza, la porta, e sorride ancora avvicinandosi al ragazzo senza farsi sentire, ma lui si è già voltato e allora gli scivola semplicemente accanto.
Ora non ci sono più i loro quindici centimetri a dividerli e —anzi— le misure sono state nettamente dimezzate, se non totalmente abolite. Adesso i loro gomiti non si sfiorano, perché sono praticamente incastrati, mentre i loro fiati si mischiano quando Nina si allunga verso la guancia del biondo per lasciargli un bacio a cui lui nemmeno bada. Strizza gli occhi e fissa il mozzicone di sigaretta che tiene tra le dita. Ha uno sguardo vacuo e la bocca contratta in una smorfia che Nina non riesce ad interpretare, quindi poggia semplicemente la testa sulla sua spalla e resiste.
Niall ogni tanto le pizzica i fianchi quando nei paraggi non c'è nessuno e lei non si accorge del suo arrivo, ma tanto ormai tutti sanno che qualcosa c'è e loro rimangono semplicemente in silenzio, mentre ognuno pensa quello che meglio soddisfa la propria curiosità.
In quel momento nessuno dei due parla e Nina non è brava a mantenere il silenzio, ma l'espressione afflitta che ora riconosce sul viso del ragazzo è un tormento, quindi decide che è abbastanza e spegne per lui quello che rimane della sigaretta ormai consumata tra le dita e di cui si è completamente dimenticato.
Nina è schietta e non sempre intraprendete, ma non ci pensa due volte a prendergli il mento e voltargli la testa per poter poggiare le proprie labbra spesse in quelle sottili di Niall, che non rivendicano più la scazzotta avuta con Harry da un buon mese pieno. Sente un principio di sorpresa investirla e allora comprende proprio che aveva la testa altrove e che l'aveva solo notata di sfuggita, anche se era proprio al suo fianco. Dovrebbe sentirsi un po' offesa, forse, ma non riesce ad arrabbiarsi e quindi semplicemente aspetta che lui le lasci campo o approfondisca il contatto, come fa sempre quando è lei a prendere l'iniziativa. Le sue labbra non impiegano molto e assecondano i suoi movimenti in maniera delicata.
Niall sembra riprendersi lentamente dallo stato comatoso in cui si trovava e non sa bene dove mettere le mani quando lei gli si avvicina ancora di più, se possibile, e si aggrappa alla sua felpa. Automaticamente una mano prende il viso di Nina, accarezzandole la guancia con il pollice e insinuandosi tra i capelli con il resto delle dita, mentre l'altra scivola sulla sua gamba, accarezzandogliela.
Niall non sa esattamente come siano arrivati a quel punto e non si riferisce al bacio che si stanno scambiano, ma per lo più alle attenzioni improvvise che si sono trovati a mostrare l'uno per l'altra, con un preavviso minimo di chi si è trovato davvero solo, senza più amici su cui contare. Quindi Nina è stata gentile con lui da sempre e Niall l'ha semplicemente lasciata fare perché, alla alla fine, gli piace sapere che in qualche strano e contorno modo abbia la presa salda su di lui.
Pochi secondi e sente una gamba magra scivolare sulle sue, così lentamente da farlo impazzire, la aiuta e allora se la ritrova seduta a cavalcioni sulle sue ginocchia. Non gli dispiace e anzi la invita a mettersi più comoda, mentre le fa intendere che ora la tiene saldamente dalle cosce con entrambe le mani.
Le labbra di Nina sono avide, così come le dita di Niall che non stanno mai ferme un minuto, figurarsi mentre la ragazza che gli fa perdere le staffe, sta seduta su di lui in un modo poco appropriato al luogo in cui si trovano. Così Nina ha appena messo da parte tutta la compostezza un po' vivace che sembra sempre starle al passo, come un'ombra, e si è quasi trasformata in una persona che stenta a riconoscere.
«Nina» la chiama ad un certo punto, come se fosse un rimprovero. E lo è per davvero, ma lei non ci sente o fa finta di non sentire e allora lo sopraffà, iniziando a mordicchiargli piano il collo. Niall dal canto suo, ci prova a dirle di no, ma è testarda e quindi va sempre troppo veloce e lui non è abbastanza bravo a stare dietro  a quelle gambe chilometriche che adesso lo stringono dai fianchi. Crede che non siano mai stati così vicini perché, sì, spesso lui l'ha spinta al muro tra gli armadietti e il bagno delle ragazze facendo aderire i loro corpi, ma ora lei lo sovrasta standogli letteralmente addosso e non ha modo di fuggire. I capelli troppo lunghi della ragazza gli solleticano la guancia destra e poi lei lo lascia andare, baciandolo sotto l'orecchio e solo dopo averlo sentito trattenere un sospiro di piacere.
«Dimmi» mormora, accarezzandogli le spalle con le braccia che gli ha buttato al collo nella foga del momento. Lui gioca con i passanti dei jeans neri di Nina e allora lei si scosta un po'.
«Niente»
«Vuoi che continuo?» lo stuzzica con con un tono fintamente sensuale, ride e sente finalmente l'attenzione di Niall presente, anche se ha quella ruga tra le sopracciglia pure quando abbozza un sorriso.
«Direi che sarebbe meglio fermarsi» risponde soltanto, allacciando le proprie mani dietro la schiena di Nina e tenendola saldamente come farebbe con una bambina. «Per il momento» si affretta aggiungere, con una ridicola malizia che non è bravo ad utilizzare.
Nina ride di più, se può, e allora si domanda come siano arrivati agli scambi di baci, quando Niall solo un mese fa la teneva a distanza di sicurezza, nemmeno fosse una mina vagante. Una risposta non l'ha e allora affila lo sguardo, rivolgendosi completamente al ragazzo.
«Che succede?» domanda, piegando appena la testa e aggrottando le sopracciglia. Senza riflettere sposta una mano verso la tempia di Niall e gli scosta un ciuffo biondo e troppo lungo, portandolo poi dietro l'orecchio. Lui si irrigidisce un po' e anche i gesti più piccoli ed insignificanti lo mettono in agitazione, perché prima di baciarla si guarda attorno o stringe i pugni e Nina ha capito che non è uno che ostenta emozioni, quindi lei è molto meno intraprendente, ma più sciolta sicuramente nei movimenti e nell'ammettere il proprio interesse.
Niall abbassa lo sguardo e si mordicchia l'interno del labbro, poi alza impercettibilmente le spalle. «Niente»
«Non me la bevo»
«Lo so» e allora ridacchia, ma c'è un nervosismo palpabile e si sente davvero stanco. Accarezza le gambe di Nina più volte, dalle ginocchia fino ad arrivare ai fianchi magri, poi quando alza gli occhi, lei gli sorride come si farebbe con un bambino: non con compassione, ma solo con una sincero affetto. «Mi sono cacciato in un guaio»
Le sopracciglia di Nina si aggrottano e poi si lascia sfuggire un sospiro, che non riesce a trattenere. La sua mascella si indurisce ed è tutt'ad un tratto più seria. «Che è successo?»
Niall forza un sorriso e mette in mostra anche i denti, ma sta socchiudendo gli occhi per troppo tempo e le sue mani stanno cominciando a perdere la presa costante sulle gambe di Nina, quindi è solo una facciata. «Ne parliamo fuori di qui, non mi va di farlo adesso»
«Okay» risponde solo e il volerle comunque raccontare cosa che lo affligga è un gran passo. Niall ha la battuta pronta e una faccia tosta disarmante, ma ha anche le spalle curve e le ossa fragili.
Annuisce appena ed istintivamente Nina lo abbraccia, sentendo poi il viso di lui sprofondare contro la sua spalla che, magra com'è, deve sostenerlo come se non potesse riuscirci da solo. Nina resiste in tutti i modi in cui può farlo, ignora il peso fisico e quello psicologico, perché Niall non è in grado di autosostenersi e quindi ci pensa lei a reggerlo, sperando solo di non cadere giù. Quando alza la testa, maschera o no, sembra più forte e determinato, prende un respiro profondo e poi scuote la testa come per risvegliarsi.
«Arrivi a fine giornata?» chiede la ragazza, facendo una smorfia.
«Penso di sì» è la risposta che riceve in cambio, incerta esattamente come chi gli si rivolge. Non la ringrazia per l'interesse, o per il peso che sostiene o per tutto quello che involontariamente Nina fa nei suoi confronti e comunque lei non si aspetta un riconoscimento diretto, perché le basta vederlo affondare il viso contro la sua spalla per essere in qualche modo soddisfatta.
Rimangono immobili ancora per diversi minuti, finché la mora non decide di scivolare dalle gambe del ragazzo e sederglisi accanto, sempre con i loro pochi millimetri a dividerli. Nina gioca con il suo anello in silenzio, è un po' ansiosa ma non troppo, quindi fa girare quel sottile filo d'argento più e più volte intorno all'indice, fino a che Niall non la blocca infastidito.
«Scusa» dice. Lui allontana la mano e poggia i gomiti sulle ginocchia, spostando il peso del proprio corpo in avanti. Torna il silenzio e l'ansia li marca ancora più stretti, anche se Nina non comprende davvero nulla di quello che succede o succederà. Poi un rumore e sobbalzano involontariamente.
Emma non è mai stata delicata: taciturna sì, ma delicata decisamente no, quindi apre la porta alle loro spalle con forza ed entrambi si voltano, pronti ad essere beccati da qualche bidello in un posto dove non potrebbero stare. Quando la vedono fermarsi di botto sulla soglia, comunque, per Nina è anche peggio. Niall si limita ad alzare un sopracciglio e a misurare le distanze tra se stesso e Nina: se fossero stati lontani le si sarebbe avvicinato di più, ma sono praticamente appiccicati, quindi fissa Emma. Non è una sfida quella di Niall, semplicemente un voler mettere in chiaro un paio di cose, tipo qualche colpa e qualche merito che si vuole anche prendere, perché è egoista e ha preso ad alzare la voce anche con Nina che è troppo buona, ma comunque gli è stato accanto quando i suoi amici l'hanno lasciata semplicemente andare. Quindi un po' di merito lo ha e lo vuole, anche se è soltanto rimasto in silenzio a fumare, mentre lei parlava e continuava a farlo anche per mezz'ore abbondanti, su quanto gli mancassero e quanto si sentisse ferita perché «Ho sbagliato, ma non credevo sarebbe finita così» e poi «Ci conosciamo da una vita e guardaci ora, Niall».
Nina scatta in piedi facendo leva sul suo braccio e lui solo si gratta la nuca, mentre una strana sensazione gli entra dentro, fin sotto la pelle. Che direzione prenderanno?
«Pensavo non ci fosse nessuno» e la voce di Emma è gelida, glaciale.
Niall si domanda come una ragazza così bella possa provare tanto rancore per quella che diceva essere la sua migliore amica. Anche lui ha litigato con Harry, ma è decisamente diverso: si conoscevano da appena pochi mesi, non erano quasi nulla e allora può anche starci che ora non si guardino nemmeno, pensa, con le sopracciglia aggrottate.
La bionda fa marcia dietro e sparisce con la stessa velocità con cui è comparsa, lasciando un forte odore di profumi costosi e muto rancore. Nina è ancora in piedi, interdetta e indecisa. La guarda, ha la bocca schiusa e un'espressione colpevole dipinta in volto, anche se è convinto che lei non abbia colpa, perché è semplicemente troppo sbadata e chiacchierona per pensare a cosa esca dalla sua bocca, quindi parla e poi gli altri la condannano.
«Non la segui?» domanda, osservandola dal basso dei gradini.
Fa spallucce, ma se vuole ostentare sicurezza sta fallendo. «Dovrei?»
«Vorresti?»
«Non saprei cosa dirle» ammette allora Nina, come un fiume pronto a straripare. Smette di inchiodare la porta con lo sguardo e si rivolge al ragazzo impassibile ed imperturbabile.
Ha cominciato a capire che a Niall questa storia non piace, che prova a distrarla a mensa quando i suoi amici le passano accanto e che il più delle volte inizia a raccontarle stronzate per attirare la sua attenzione se compaiono Ron ed Emma a braccetto, ma sanno entrambi che non potrà attutire sempre i colpi. «Mi sarò scusata qualcosa tipo cento volte in un paio di settimane e lei non mi degna di uno sguardo»
Niall non risponde e alza solo le spalle, perché non è bravo a consolare e Nina sa perfettamente di che idea sia. Lei si morde un labbro e poi si avvia verso la porta spaventata e un po' colpevole.
«Ci vediamo all'uscita» dice con tono squillante. È già in corridoio, quando «Grazie!» sbotta, perché anche se non apertamente, Niall sta cercando di cautelarla. Ha un modo tutto suo di dimostrare lealtà e affetto, ma le sue gomitate o i sorrisi forzati a Nina bastano, quindi lo ringrazia per tutto e pazienza se poi si arrabbia, o diventai irascibile per poco. Crede, che se bisogna cercare ogni dettaglio, nulla è più perfetto.
Le gambe lunghe calcano il marmo del corridoio, mentre i capelli biondi di Emma spariscono proprio dietro l'angolo del corridoio che porta solo al piano superiore o ai bagni. Affretta il passo, Nina, e si ripete che sarà l'ultima volta, perché le sue migliori amiche le mancano e non avrebbe mai voluto che i loro rapporti mutassero o prendessero quella piega gravosa, ma non ha nemmeno intenzione di sgretolarsi per una persona che non apprezza i suoi sforzi e forse non l'ha mai fatto.
Nina sa che Emma è testarda e sa anche che non allontanerà Niall perché a lei non piace o soltanto perché è stato la goccia a far traboccare il vaso. Non lo farà semplicemente perché ha quasi diciotto anni ed Harry è stato il suo primo ed unico ragazzo e perché lei e Niall non stanno insieme, ma la bacia, le dà spallate leggere quando scherzano e, anche se con la ruga tra le sopracciglia, le sorride e la protegge da tutti quegli spigoli appuntiti contro cui va a sbattere.
Nina odia quando Niall impreca malamente, quando mangia caramelle e le lascia la carta tra le mani o gliele infila nelle tasche del cappotto, quando sbatte troppo forte l'anta dell'armadietto e magari lei semplicemente non si è accorta del suo arrivo, quando la chiama mentre fa un esercizio di matematica e non è in grado di ignoralo per poi richiamarlo, anche se poi le deve dire solo che piove e lei può perfettamente vederlo dalla propria finestra. Nina odia trovarselo ogni tanto dopo la lezione di danza ad aspettarla al gelo della sera perché poi lei è un po' accaldata e ha le guance troppo rosse, mentre lui è gelato. A Nina Niall piace con tutto il proprio cuore e allora sorride quando la prende in giro se gli racconta che a causa della sua telefonata ha dovuto fare lo stesso esercizio per tre volte di seguito, o se salta in aria quando sbatte l'anta metallica in corridoio, o le poggia le mani fredde sulle guance porpora e la usa come fosse una fonte di calore indispensabile. Nina raccoglie tutti questi gesti e li tiene stretti a sé, non li racconta a nessuno e sono solo loro.
«Emma» chiama aprendo la porta del bagno e facendo la propria entrata. Ci sono un paio di ragazze che fumano appollaiate alla finestra, una di sta sciacquando le mani sotto l'acqua gelida e alla fine il via vai si smorza, quindi rimangono solo loro e poche altre. «Emma»
La sua migliore amica semplicemente la ignora in un primo momento e poi alza gli occhi al cielo, quando Nina insiste e avanza. Le si piazza di fronte, le spalle dritte e un'espressione determinata, Emma allora la degna di uno sguardo dopo troppo tempo. Ha qualcosa che a Nina ricorda già la rassegnazione, forse la linea delle labbra rivolte verso il basso che sostituisce la sua solita aria dura. Non sa esattamente come e perché Nina decide di prendere un immenso coraggio, allontanando per un istante l'idea di essere osservata da estranee e la consapevolezza di essere arrivata al capolinea anche per una persona come lei, sempre troppo permissiva è troppo incline a chiedere scusa e a mettere da parte le propria persona. Quindi stringe i pugni e prova ad addolcire lo sguardo, mentre riempie i polmoni di un'aria viziata, ma che è l'unica di cui dispone.
«Mi dispiace, okay?» e lo avrà ripetuto un numero infinito di volte ed è un po' stufa di sentire quelle parole uscire sempre e solo dalle sue labbra.  «Mi dispiace per tutto. Per la nostra discussione, per te che non riesci mai a fare un passo indietro, per Ron, Liam e Zayn che adesso non mi salutano nemmeno. E anche per la mia bocca larga, troppo a volte, per tutte le volte che abbiamo litigato e quelle in cui mi hai ignorata. Per i cd che non ti ho mai più restituito, così come la giacca a vento ancora attaccata all'appendiabiti all'ingresso. Per Niall, sì, anche per lui, che tu ora vedi come un ostacolo e mi dispiace davvero che sia così, perché a me piace e avrei solo voluto comprensione. Credo tu sia davvero stupida e cieca, e non mi rimangio nulla di quello che ti ho detto, ma ti voglio bene con tutto il cuore. E semplicemente mi dispiace, Em. Per tutto» conclude. E le sue mani sono un groviglio di tensione, ma ciò che la rende più nervosa sono probabilmente gli occhi indagatori della bionda, che lo stesso sfogo definitivo che ha appena lasciato andare. La campanella scandisce la fine della pausa, quindi Nina si lecca le labbra, mentre le ragazze alla finestra si disperdono con dei mormorii. «Ora devo andare. Grazie per avermi fatta parlare» e grazie per essere stata mia amica, vorrebbe aggiungere, ma semplicemente varca la porta del bagno e si confonde tra la folla.
 
 
 
 
Niall ha una vecchia Mini verde bottiglia. È una macchina che Nina descrive come essenziale, nel senso che ha il riscaldamento e la radio, anche se ha l'apertura a mano del finestrino e nessuna chicca tecnologica.
La macchina di Niall a Nina piace. Le piace perché sa di pino, è piccola e allora loro stanno vicini, e poi le piace perché quando piove pensa che loro sono al coperto insieme, che guardano le gocce scendere sui vetri mentre stanno seduti uno a fianco all'altro, quasi come se fosse una normalità. E Niall, più o meno, sta diventando per la felicità di Nina quasi un'abitudine, quella costante che aveva desiderato ardentemente quando Niall era ancora il nuovo con la faccia da schiaffi.
Adesso Nina scende la rampa di scale all'ingesso per raggiungerlo, non si sofferma troppo a guardasi attorno, ma non può fare a meno di notare i suoi amici a diversi metri di distanza che stanno parlando fitto fitto, quasi in modo impenetrabile. Manca Zayn e le manca anche l'ultimo gradino, prima di essere urtata da qualcuno e andare inevitabilmente avanti. Sta per cadere, ma una mano la afferra e allora si scusa.
«È okay. Non fa niente» solo che tra i mormorii e gli schiamazzi non lo ha riconosciuto, quindi si sorprende quando uno dei suoi più stretti amici le sorride come se stesse avendo a che fare quasi con un'estranea. È distante, distaccato e il senso di colpa le attanaglia lo stomaco, ma se è colpa sua non lo sa. Di certo non tutta, perché Emma è brava ad allontanare le persone e Liam e Ron anche, solo meno sicuri.
«Mi spiace» le dice e non è un tipo loquace, ma l'imbarazzo è decisamente fuori luogo, quando la lascia andare e stringe le cinghie che ha sulle spalle. «Ti ho spinta con lo zaino, non volevo»
«Va tutto bene, Zayn» lo rassicura Nina e sorride con gli occhi che si assottigliano e le guance che si riempiono di mancanza. «Come stai?»
«Bene, grazie» e stringe la mascella, tendendo la vena sul collo. «Tu?»
«Mi dispiace» ripete la mora e non sa neanche più che numero sia, perché quel giorno l'ha detto troppe volte e adesso quelle parole cominciano a starle scomode addosso. Come un maglione che punge o un jeans troppo stretto, quindi rimane semplicemente in silenzio.
«Anche a me» risponde Zayn e le accarezza un braccio facendole intendere che va tutto bene, ma non è affatto vero. Poi si allontana e allora non può non notare che saluta il resto dei suoi amici con un gesto frettoloso prima di superarli. Liam lo ferma, aggrotta le sopracciglia e gesticola, ma Zayn svia e allora forse i cocci sono davvero troppi per essere raccolti.
«Come è andata?» Niall la aspetta come sempre appoggiato alla macchina, le chiavi in mano e lo zaino già sul sedile posteriore. Le sorride in maniera un po' forzata e indica un punto alle sue spalle, Nina non si volta solo perché sa già a chi alluda.
Fa spallucce. «Con Emma bene, considerando i suoi standard. Mi sarei aspettata una testa dentro il gabinetto o qualcosa del genere. Invece è rimasta in silenzio, una cosa strana visto che le ho dato addosso, no? Poi me ne sono andata»
«Con Zayn?»
«Con Zayn?» ripete e fa una smorfia che sembrerebbe divertente se solo non fosse un groviglio di nervi. «Bene anche con lui. Mi ha parlato, il che è già un gran passo, dato che solitamente per cavargli una parola ci vogliono dieci minuti buoni e altrettante sigarette»
A quel punto Niall sospira e scuote la testa, aggrottando automaticamente le sopracciglia. «Ci dobbiamo lavorare»
«Lavorare?» domanda Nina, accigliandosi di rimando. «A cosa esattamente?»
«Al sarcasmo e ai freni che non hai» spiega trattenendo uno smorfia, prima di ricevere un pugnetto fiacco sulla spalla, poi apre lo sportello della sua auto e si volta a guardarla. «Andiamo?»
Nina fa il giro e raggiunge il lato passeggero, guardandosi intorno e salendo alla fine in macchina. Cerca nella borsa il suo cellulare e quando lo trova, butta la sua tracolla H&M sul sedile posteriore accanto allo zaino di Niall. Si sofferma un secondo perché l'ha fatto con disinvoltura e non ci ha nemmeno pensato troppo, ha semplicemente allungato la mano e lasciato andare il peso.
Ora guarda i due oggetti abbandonati uno sopra l'altro e allora si concentra su Niall e il suo profilo, sorridendo di conseguenza. Lo vede mordere l'interno della propria guancia e poi le lancia uno sguardo di sbieco, lei si allunga e allora lo bacia vicino alle labbra, iniziando a sentire un fremito. Lui chiude gli occhi e sospira. «Nina—»
«Uh?»
«Metti la cintura» le dice e non ammette né repliche né ripensamenti, nonostante il suo tono sia stato a volte più duro. Non suona come un ordine o un comando, più come una semplice affermazione data ad un bambino capriccioso. Le labbra di Nina si staccano dalla sua pelle e poi retrocede sul suo sedile, sprofondandoci e facendo ciò che le è stato detto. Niall fa lo stesso e poi esce in retromarcia dal parcheggio, stritolando quasi il volante. La ragazza avverte sua madre che passerà a casa di Amelia, una sua compagna del corso di fisica con cui spesso si vede per studiare, e che poi andrà a scuola di danza. Ringrazia il non poterle telefonare a causa del lavoro e doversi accontentare dei messaggi, perché sennò la voce la tradirebbe e non è molto brava a raccontar bugie e menzogne ben costruite. Poggia il telefono tra le gambe e inizia a giocare con il tessuto dei jeans, mentre Niall continua a guidare.
Nina ha scoperto che si distrae facilmente, che se gli arriva un messaggio mentre guida è tentato di guardarlo e le ha raccontato che ha preso due multe per aver parcheggiato in una zona non consentita, perché -a detta sua- non si era accorto dei divieti, ma ora fissa la strada concentrato e le nocche stanno diventando bianche.
Nina si sente a suo agio in quella macchina, con Niall a guidarla chissà dove e ha piena fiducia in lui perché comunque non corre, lascia passare i pedoni e rispetta i semafori; lei guarda fuori dal finestrino e non si accorge di star torturando le proprie unghie con la trama ruvida dei jeans.
Non si sente agitata, si sta solo perdendo nel casino più assoluto che è ormai la sua vita e crede che nulla sia più al proprio posto da un paio di settimane, se non la sua famiglia a cui ha cominciato a raccontare amaramente qualche bugia. Non si accorge della radio che viene accesa, fino a quando una mano non si poggia sulla sua che ancora ininterrottamente liscia i pantaloni, provocandole un formicolio fastidioso. Gira la testa e i capelli ondeggiano contro le sue tempie: guarda la mano di Niall sulla sua e allora sorride.
Non è uno da dita intrecciate e adesso le sta solo bloccando un brutto tic, ma non sposta la mano calda, quindi Nina volta la propria e lascia combaciare i loro palmi. Aspetta qualche istante e poi la chiude, quando lui non le nega il gesto troppo intimo anche per loro che, sì, si baciano, ma che solitamente sono più spinti da un impulso irrefrenabile che li possa distrarre dal resto del mondo.
Nina e Niall non hanno mai parlato di sentimenti o di loro, semplicemente è arrivata l'occasione e allora un loro è nato un po' forzatamente, anche se come un concetto astratto, che non ha dei limiti ben definiti e che probabilmente non si definiranno velocemente. Ci sono, si cercano, si baciano e poi? Poi sono Nina e Niall e insieme non sono nulla, perché vacillano contemporaneamente tra relazioni diversi che insieme non possono sempre coesistere.
Niall non ricambia la stretta, ma il suo muto consenso da un lato tranquillizza Nina perché significa che va bene tenersi per mano, ma dall'altro la spaventa perché ha paura che possa essere altrove con la testa e allora inspira. Inspira perché è tutta una questione di equilibri e passi falsi, di apnee costanti e poi respiri profondi. Rimangono una manciata ancora di secondi in silenzio, sentendo il vento tirare contro l'auto.
«Dove andiamo?» domanda poi timorosa, come se anche solo far sentire che lei è comunque lì, in quell'auto con lui, possa mettere a rischio la loro momentanea vicinanza. Niall non le risponde e continua semplicemente a guidare, intanto che Nina osserva il paesaggio che conosce bene scivolarle accanto, ma senza comprendere quale sia la loro effettiva meta. Niall le accarezza il dorso della mano con il pollice, ma è così assente che Nina non giurerebbe l'abbia fatto apposta, quindi socchiude gli occhi e rabbrividisce a quella strana carezza a cui non era pronta.
Trascorrono cinque minuti dell'orologio digitale sul cruscotto e riconosce le strade del quartiere nord di Holmes Chapel, superano il centro sportivo e Niall le ha detto di abitare lì vicino, ma poi ad un certo punto accosta è ferma l'auto a ridosso di un marciapiede. Nina guarda dove sono e riconosce il parco in periferia, dove la sera è sconsigliato andare, mentre di giorno è sempre pieno di mamme e bambini.
Si volta verso Niall aggrottando le sopracciglia e lui la guarda già con le sopracciglia alzate, poi ritira la mano, lasciando quella di Nina.
«Che facciamo qui?» domanda la ragazza un po' confusa, lui scende dall'auto senza risponderle e allora segue il suo esempio, afferrando la tracolla dai sedili posteriori.
«Ti devo parlare, te l'ho detto» aggiunge poi prendendo sicurezza e incamminandosi verso l'entrata del parco. Nina rimane immobile qualche secondo ad osservare il suo passo un po' molleggiante, le gambe leggermente divaricate e le spalle larghe fasciate da una giacca a vento nera, poi lui si ferma ad aspettarla e quindi lo raggiunge quasi correndo —e Nina è una che corre per poche cose e altrettante persone— e lo affianca quasi inciampandogli sopra. Si ferma in tempo e lui rimane comunque con le mani nelle tasche dei jeans, l'espressione nervosa che prova a celare dietro uno sguardo rassegnato per l'incontrollabile eccesso che la ragazza mette in tutto quello che fa.
Nina in quel parco ci veniva da bambina, con sua madre e a volte solo con le madri delle sue amiche, poi le bambine di rifugiavano nella zona dei giochi e tornavano a casa sfinite.
Emma è sempre stata una che perdere non l'ha mai preso in considerazione e quando succedeva, poi si offendeva per l'intero giorno successivo. Ai tempi erano piccole, ma ora con Nina sta anche esagerando e proprio non riescono a trovare quel punto di ritrovo per fare un passo indietro e chiedersi scusa reciprocamente. Invece, Ron che è sempre stata lo stato neutrale, adesso sembra aver trovato uno schieramento.
«Ci vieni spesso qui?» domanda la mora ad un tratto, camminando al fianco di Niall, lui si stringe nelle spalle e si lecca le labbra sottili.
«Hai fame?» chiede di rimando e lei risponde che un po' di fame l'ha, ma preferisce sapere cosa deve dirle.
Nina si accontenta delle scrollate di spalle e degli sguardi nervosi, delle pellicine tirate e delle unghie mangiucchiate perché poi Niall prende un profondo respiro e le racconta tutto con il suo tempo, perché è lunatico ed è un'accozzaglia di roba che la sorprende sempre.
Due minuti dopo, sono al centro del parco, dove c'è una fontana e il chiostro, e le offre anche se in ritardo il pranzo che hanno saltato ore fa. Quindi, sì, Niall la sorprende considerando che lo ha osservato così tante volte da notare che spesso non tiene la porta alle ragazze, gioca con il cellulare mentre qualcuno gli parla e lascia trasparire tutta la stronzaggine quando chi non gli garba lo infastidisce con chiacchiere inutili.
Niall è uno da cambi di personalità repentini, prese in giro e musi lunghi in pochi secondi e Nina non si sta nemmeno sforzando di stargli al passo perché Niall è come la calma dopo la tempesta: bisogna solo aspettare e poi la bufera che è in grado di scatenare si placa radicalmente. Nina ormai ci ha fatto quasi l'abitudine e se lo sta imprimendo bene in mente, in modo da non entrare nel panico quando è così arrabbiato da non volerla nemmeno vedere e lei, sì, che ci sta un po' male, ma poi passa e allora va bene tutto.
«Grazie» dice agitando appena la fetta di pizza che le ha comprato, perché «Nulla che abbia qualcosa di animale!» ha urlato quando si è offerto di prendere il cibo anche per lei.
«Lo so» ha risposto lui quasi offeso, perché ormai la conosce abbastanza da sapere che la carne è bandita, così come le caramelle gommose, che la sua canzone preferita al momento è Be My Forever, mentre la settimana prima non faceva che selezionare Goodnight sull'iPod e quella prima ancora non ne aveva nemmeno una, canzone, e che potrebbe invece ascoltare la voce di Sam Smith cantare per tutta la vita. Sa che usa lo shampoo alla vaniglia e la mattina mette solo il mascara, che se la cava piuttosto bene in arte e che le piacerebbe fare volontariato e non smettere di ballare. Quando lei ha sottolineato il suo non ingerire animali per motivi etici, si è sentito davvero un po' offeso perché vorrebbe lasciar trapelare che le interessa allo stesso modo in cui lui interessa a lei, ma poi capisce che in realtà Nina non dubita di lui e dell'affetto che ha imparato attentamente a nutrire per i suoi capelli lunghi, per le sue incontrollabili  chiacchiere e per la sua naturale gentilezza verso il prossimo.
Niall scrolla le spalle e prova a farle un sorriso in risposta, prima di prendere posto al suo fianco su una panchina. Hanno in mano una pizza ed un hot dog, rimangono in silenzio e finiscono così i loro pasti.
Poi Nina accavalla le gambe e attende che il ragazzo finisca di pulirsi i polpastrelli sporchi di salsa barbecue vicino al cestino dell'immondizia.
«Ho rubato dei soldi» è la prima cosa che le dice quando la raggiunge e abbassando appena la voce. Schietto, conciso e mirato. Nina si volta repentinamente verso il viso tondo di Niall e aggrotta le sopracciglia confusa.
«Che significa?» domanda, mentre lui si accende una sigaretta.
«Che ho rubato dei soldi» ripete quasi con stizza. Ruota però leggermente il busto verso la ragazza, come se volesse che lo veda per come è davvero, che lo studi dentro. «È il casino più grande in cui mi sia mai andato a cacciare. Avevo bisogno di dirlo a qualcuno»
«Certo che lo è!» esclama ed è riuscita a prenderla in contro piede, mentre non sa che sentimento provare prima nei confronti di quella scoperta. Vince allora un'alternanza di distacco e poi compassione, che prova comunque a nascondere dietro ad un tono di muta neutralità.
«È la cosa di cui più mi pento» afferma dispiaciuto e facendo un tiro. «Non volevo, davvero. Non so che mi sia preso» tenta di giustificarsi.
«Sì, io-» lo sa? Nina, lo sa? Sa che è mortificato e che ora che ne parla con qualcuno sente il senso di colpa riaffiorare più di quando ci ha rimuginato sopra da solo? Per un momento non sa che pensare riguardo i sentimenti di Niall, ma poi gli occhi verdi di Nina si scontrano con quelli azzurri del suo interlocutore e allora la propria risposta è sicura e molto più chiara in mente. Distoglie lo sguardo. «Ci credo. Lo so»
«Ho bisogno del tuo aiuto—»
«Prima mi dici come li hai rubati» lo interrompe pestando i piedi sulla ghiaia che ricopre gran parte del suolo, poi guarda le altalene distanti qualche metro dove non c'è nessuna presenza umana ad animarle e sospira.
«Non cambierebbe nulla» si oppone Niall, masticando le parole quasi con difficoltà. «Non mi va nemmeno di metterti così tanto in mezzo»
«Non muoverò un dito, se non mi dirai come e dove li hai presi» si impunta Nina, perché va bene dividere i problemi, ma deve sapere tutto ciò che la possa in qualche modo coinvolgere o aiutarli. Sarebbe ingiusto se non la mettesse al corrente di tutto, perché è quello che ormai fanno, no? «Non ti aiuterò, se non parlerai. Adesso»
«Lo farai lo stesso» afferma certo Niall. «Sei fatta così, vuoi o non vuoi»
«Quindi mi vedi come facilmente influenzabile» afferma Nina quasi offesa, si lecca le lebbra e alza un sopracciglio. «Una senza spina dorsale»
«Non dire stronzate»
«Allora dimmi cosa è successo, perché sennò non muoverò sul serio un dito» volge lo sguardo al cielo e scuote la testa. «Hai rubato dei soldi, non puoi sperare che non pretenda spiegazioni»
Niall si alza e inizia a passeggiare nervoso davanti ad una Nina sconvolta e tutt'assieme stanca. «Sei così insistente» sbotta. «Sai perfettamente cosa penso di te, non uscirtene con tesi infondate. Hai la mia completa fiducia e lo sai, cazzo, se lo sai»
«No, in realtà non lo so» Nina salta sulle proprie gambe e spera solo che non sia un litigio, anche se la piega che sta prendendo non sembra andare per il verso giusto. Lei non si mette sulla difensiva, né tanto meno utilizza un tono arrabbiato. Espone semplicemente i suoi pensieri senza filtro e anche se ci devono lavorare, insieme al sarcasmo, la sua schiettezza è naturale. «Non parliamo mai di cosa ci sia tra... Noi? O di cosa stia succedendo, come siamo arrivati a baciarci per i corridoi della scuola o sulle scale antincendio. Non so perché sei gentile con me, perché mi offri il pranzo o mi accompagni ogni giorno a casa senza che io te lo chieda, perché con gli altri sei sempre così schivo che non so da che lato prendere queste attenzioni. Magari hai la risposta a queste domande e vorrei davvero che le condividessi con me, perché voglio far parte dalla tua vita —non so fino a quando, né come— ma ormai ci sono dentro e se posso ci resto anche a costo di diventare tua complice per un furto. Non mi interessa, capisci? Perché tu mi piaci e non posso sceglierlo, ma posso cambiare qualcosa in quella tua maledetta testa. E tu mi devi venire in aiuto, Niall»
Nina gli ruba la sigaretta dalla labbra, mentre lui la guarda impassibile e stanno di fronte, in silenzio. La porta alle labbra e aspira a pieni polmoni e in queste settimane le è venuto piuttosto facile dimezzare le quantità di tabacco, ma ora è un po' nervosa e sa che non può sfuggire ai vizi. Quando termina, la sigaretta ormai è solo un mozzicone, la getta per terra e la pesta con la suola degli stivaletti. Alza lo sguardo e lascia cadere le braccia lungo i fianchi, mentre le mani di Niall sono affondate nelle tasche dei jeans.
«Mio padre è stato male una settimana e si è dovuto assentare dal lavoro» comincia senza battere ciglio e sostenendo la pesantezza degli occhi di Nina indugiare sui suoi. Lei rimane in silenzio. «Due giorni fa sono andato a prendere lo stipendio al posto suo, c'era il suo capo e mi ha chiesto di aspettare che terminasse una telefonata, si è allontanato e lo sai come sono fatto. Sono iperattivo e mi muovo in continuazione e passeggiando per la sala del locale mi sono accorto che c'era una busta aperta vicino alla cassa—»
«E l'hai rubata» termina per lui Nina. «Quanti?»
Niall annuisce. «Duemila. È quasi il triplo di quanto prende mio padre al mese»
«Ma perché?» domanda allora, confusa. Può anche essere che non se la cavino economicamente bene, non percepiscano stipendi abbondanti, ma da quello che ha potuto capire il padre di Niall lavora giorno e notte e dà al proprio figlio tutto quello di cui ha bisogno. «Non mi sembra ti faccia mancare nulla, Niall»
Si stringe nelle spalle, mortificato e colpevole. «Non so cosa mi sia passato per la mente, mi sta soffocando questa situazione. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno»
«Devi restituirli» afferma Nina, poi abbozza un sorriso stanco. «Hai fatto bene a raccontarmelo»
«Non posso darli indietro»
«Perché no?» chiede di rimando, lo afferra dalla felpa e gli va contro spingendosi verso il corpo immobile del ragazzo.
«Perché mio padre finirebbe nei guai per colpa mia, io sarei sbattuto dentro. Lui non avrebbe più un lavoro e io soltanto un padre incazzato» le spiega, abbassando la testa per guardarla negli occhi verdi. La distanza che li divide è minima, ma Niall non accenna a superare i centimetri che riempiono lo spazio tra i loro visi.
«Li potresti ridare anonimamente»
«Sarei un codardo»
«Metti da parte l'orgoglio ogni tanto. Devi farlo» insiste. Nina non sa più che dire perché le sembra chiaro: se fosse al contrario la situazione, lei ridarebbe i soldi indietro e non ci penserebbe due volte perché semplicemente non è corretto nei confronti di nessuno e perché il senso di colpa la ridurrebbe ad un ammasso  di ossa in difetto con il mondo.
Niall si allontana bruscamente, lasciandola barcollante, si siede sulla panchina ormai vuota e poggia i gomiti sulle ginocchia. Si stropiccia gli occhi e allora Nina indugia, ma poi lo raggiunge e si abbassa, mettendosi all'altezza del ragazzo.
«Hey» sussurra, alzandogli poi il viso con un dito. La guarda e Nina preferirebbe scappare, ma il suo viso è devastato e stanco e allora gli prende una mano per incoraggiarlo. «Hey» ripete.
«Okay» mormora Niall, abbassando le palpebre. «Li darò indietro» Nina sorride quasi più leggera, ma prima che possa appoggiare la sua scelta, la interrompe. «Ma ho bisogno di un favore»
«Che genere di favore?»
«Li dovrai tenere tu» dice con tono sommesso. «Solo per qualche giorno»
 
 
 
 
Casa di Niall è minuscola nel vero senso della parola e Nina la guarda con occhi sgranati, cercando di notare anche il più piccolo particolare.
L'ingresso dà sul soggiorno-cucina dove si intravede un balcone striminzito, poi c'è un breve corridoio lungo forse due metri sul quale si affacciano tre porte chiuse e spoglie, che lei deduce siano il bagno e le camere da letto.
Quando Niall aveva parcheggiato e aveva tolto le chiavi dal quadro dell'auto, Nina non aveva la benché minima idea del perché si fossero fermati lì, alle spalle una vecchia chiesa cattolica e davanti un'anonima palazzina a due piani. Il ragazzo era rimasto in silenzio, giocando con il portachiavi a forma di pinta, poi aveva detto che sarebbe arrivato in qualche secondo e allora Nina aveva compreso che era casa sua, ma alla fine «Potresti venire con me sennò» aveva proposto.
Nina lo aveva seguito fino al secondo piano, aveva aspettato che aprisse la porta d'ingresso ed era entrata in silenzio, seguendolo.
Nina sa quanto la propria casa per una persona possa essere un territorio neutrale, quello dove spogliarsi di ogni maschera e ogni armatura, ma Niall l'ha fatta avvicinare a quella zona senza rimuginarci troppo sopra e questo l'ha un po' tranquillizzata. D'altro canto, però, l'idea di essere lì recuperare dei soldi rubati la sta lentamente sconvolgendo e adesso non è proprio il ritratto ritratto della calma.
Si guarda intorno e la casa è essenziale, un po' come la vecchia Mini verde, poi davanti agli occhi le si presenta un bambino biondo con due grandi occhi azzurri e sorride istintivamente, intanto che Niall gli fa festa. Tutt'insieme si sente leggermente fuori posto ed è una sensazione che non ha mai realmente provato, perché è sempre stata spigliata, mentre ora le sembra di essere quasi diversa con Theo stuzzica le gambe dello zio per cercare ancora più attenzioni. 
Sorride ancora, Nina, ma comunque non si sforza, nonostante voglia prendere Niall e scappare via.
Per essere una casa abitata da un adolescente e un uomo occupato gran parte del tempo si presenta bene e in maniera semplice, arredata con pochi mobili di stili completamente diversi: ci sono delle riviste sul tavolino davanti alla TV e due divani coperti da plaid e cuscini con ricami e disegni differenti tra loro. Ci sono anche delle foto, ma Nina è troppo lontana quindi osserva il tavolo pieno di giochi e ciucci per bambini, prima di notare delle scarpe da tennis abbandonate vicino alla porta d'ingresso.
Il ragazzo che l'ha portata lì avanza, lasciandola indietro e allora Nina sente delle voci arrivare dal corridoio alla propria destra da dove compare una donna sulla trentina, bionda e con un sorriso un po' storto. Indossa un paio di jeans e una camicia logora, si rivolge direttamente a Niall e non la nota.
«Pensavo tornassi prima» dice ad alta voce, raggiungendolo. Niall si volta subito verso Nina, troncando quella che la ragazza deduce essere sua la cognata, nonché madre del bambino che ora gioca con le orecchie del biondo, mentre questo lo tiene in braccio con noncuranza. L'ultima arrivata si zittisce e sorride a Nina, cogliendo l'occhiata palese di Niall che le vuole fare intendere che c'è un ospite.
«Ciao» la saluta calorosamente e poi ride, allungandole la mano cordialmente. «Denise, sua cognata» e indica Niall con un cenno del capo.
Nina stringe con una presa salda le dita della ragazza, provando a risultare più garbata possibile nel modo di presentarsi, ma Niall la precede. «Lei è Nina e stiamo per andarcene»
La diretta interessata si morde l'interno guancia, cercando di non prendersela con Niall, perché ormai un po' conosce e «Mi chiamo Nina» ripete con un smorfia. Si avvicina al ragazzo quasi con slancio e continua a sperare di andarsene più in fretta possibile.
«Di già?» chiede Denise a Niall, dopo avere sorriso a Nina ancora una volta ed essersi ripresa suo figlio. Il bambino fissa Nina e lei le accarezza il naso con delicatezza, ridono e allora Niall distoglie lo sguardo da entrambi, annuendo.
«Pensavo tornassi prima» un quarta voce sopraggiunge all'improvviso e allora tutti si voltavo, osservando l'ultimo arrivato. Nina lo riconosce come il fratello maggiore di Niall anche se esteticamente non si somigliano poi molto, avanza verso il soggiorno e si accorge subito dell'estranea.
Denise la presenta con enfasi mentre tiene le mani del figlio per farlo camminare sul pavimento freddo e non farlo cadere giù. «Greg, lei è Nina. È una—»
«Una compagna di Niall» conclude per lei la mora, stringendo la mano del fratello maggiore. Gli sorride e lui ricambia, ma Nina si sente scombussolata e lancia un'occhiata eloquente a Niall che invece rimante in silenzio e osserva la scena quasi frastornato. I suoi occhi si scontrano con quelli di Nina e allora annuisce.
«Vi avrei dovuti avvertire, scusate» dice solo in risposta all'affermazione di Denise e Greg. Si incammina e sparisce oltre la porta, che si intravede appena da dove Nina sta in piedi. La prima sulla sinistra.
«C'è casino in camera» urla il fratello di Niall per farsi sentire dal minore degli Horan, poi torna all'ospite e le sorride in maniera garbata. «Compagna? Sono contento che abbia conosciuto qualcuno... Nina. Scusa il disordine, ma stiamo qui solo per qualche giorno. Questa casa non è sempre così messa male»
«Oh, non è un problema» Nina sorride, ficcando le mani nelle tasche del maglione ocra. «È poi mi piace, è bella» afferma con gentilezza, guardandosi intorno.
«Niall non è stato per niente contento di cederci la sua camera» scherza Denise con una smorfia. «Ah, scusa la nostra pessime maniere: possiamo offrirti qualcosa?» le chiede cordialmente, ma non la guarda nemmeno troppo impegnata a seguire il figlio passo dopo passo.
«No, grazie» mormora.
«Tanto stiamo andando via» li informa Niall, sbucando all'improvviso e raggiungendola con in mano un libro di storia. Glielo porge e le fa segno di infilarlo in borsa, quando Nina lo prende, lo tratta come se scottasse e rischiasse di finire ustionata in un batter d'occhio. «Non so quando torno»
«Andiamo a cena fuori» lo avverte Greg, impilando su una sedia delle magliettine da bambino sparse un po' su tutta la spalliera del divano.
«Ah sì?» chiede Niall. Si è diretto veloce verso la porta, ma ora si volta e alza un sopracciglio. «Ma papà lavora»
«Si è preso una serata libera» spiega Denise intervenendo, il cognato annuisce e poi spinge con delicatezza Nina verso l'ingresso.
Questa lancia un «Arrivederci» ai coniugi per non sembrare sgarbata, prima di essere coperta dalla presenza agitata di Niall.
Scendono le scale velocemente e percorrono gradino per gradino fino ad arrivare in strada completamente muti. Si fermano davanti alla Mini e il ragazzo non accenna ad aprire l'auto, ma guarda Nina e prende un respiro profondo.
«Non credo più sia una buona idea» ammette.
«Rilassati» suggerisce lei avvicinandosi al suo corpo e cingendolo con entrambe le braccia. Poggia il mento contro il suo petto e lo guarda dal basso con un sorriso gentile, ma stanco: spera di risultare determinata ma ha paura di tradire i suoi veri sentimenti. «Li terrò pochi giorni, il tempo di far tornare tuo fratello in Irlanda e non farglieli trovare. Poi li restituiremo. Okay?»
Annuisce, ma è terrorizzato, quindi le cinge le spalle e si regge al corpo di lei, sperando solo che non si accorga del peso eccessivo di cui la sta caricando. La abbraccia con vergogna e «Mi piaci anche tu, comunque»
 
 
 
 
 
 
Eccomi:)
Allora, la prima cosa che devo fare è sicuramente ringraziare Melville perchè ha recensito lo scorso capitolo e mi ha spronata ad andare avanti con le sue parole, ma è stata davvero così carina da dirmi che avrebbe comunque capito la mia decisione di sospendere/eliminare la storia. Sinceramente, ci ho già ripensato perchè questi due ragazzi mi piacciono troppo e mi sono affezionata tanto a loro per lasciarli andare. Vi chiedo però di farmi sapere che ne pensate, non sempre, ma ogni tanto e anche per poche righe.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, per mettere in chiaro alcune cose, Nina e Niall NON stanno insieme. Hanno sviluppato un rapporto strano di due che si piacciono, ma non vogliono impegnarsi troppo seriamente, si baciano e iniziano a sentire l'importanza dell'altro, ma non vogliono accellerare troppo la situazione, anche se due del genere sono il pericolo.
Il prossimo capitolo sarà la continuazione di questo e si comprenderà di più l'idea di Nina riguardo alla loro situazione (si riprenderà anche più avanti), diversa da quella che viene spiegata in questo ottavo e diversa da quella di Niall.
Njaalls

  
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