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Autore: _Lillian_    05/03/2015    7 recensioni
"Sarà come se non fossi mai esistito".
Aveva detto così prima di scomparire e così sarebbe stato se dentro me non stesse crescendo qualcosa che mi lega ancora più inesorabilmente a lui.
"Quando non si ha più nulla a cui potersi aggrappare anche il pericolo diventa un'ancora di salvezza, e i Volturi per me, per loro... lo sono stati"
Mi chiamo Isabella Marie Swan e sono un'immortale.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
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Chapter 10
 
POV ANTHONY
 
La villetta bianca, avvolta nel manto nero della notte, sembrava urlare ad ogni tegola, finestra o gradino presente quanto fosse vecchia e abbandonata. Pensare che era stata tempo prima teatro di amori, scontri e vita quotidiana la rendeva tuttavia per mia madre speciale. E ovviamente anche se non lo aveva esplicitamente detto i suoi occhi e la sua espressione ogni volta che si parlava di quella casa, la dicevano davvero lunga.
In silenzio religioso ci avviammo verso l’entrata attenti che nessuno ci vedesse. Cercavamo di muoverci nel modo più furtivo e discreto possibile e l’unica cosa che intorno a noi si udiva erano i rumori dei boschi circostanti.
“La porta è chiusa a chiave, dobbiamo scassinarla?” chiese Cameron poggiando la mano sul pomello pronto a fare forza.
“No fermo! Se scassiniamo la porta le persone se ne accorgeranno prima o poi” dissi scostando la sua mano distogliendolo dall’intento ‘scassina-entra-fuggi’.
“Un ladro in giro per Forks è una notizia che può solo darci delle rogne, meglio che in circolazione ci siano meno poliziotti possibile” aggiunse Grace tenendo lo sguardo fisso sul pomello non più oro ma verso il color ruggine.
“E se provassimo a usare una forcina o una carta di credito, nei migliori film e libri gialli di solito funziona!” esordì Daisy tirandosi una forcina dai capelli che caddero liberi lungo le sue spalle.
“Mi spieghi come fai a tener su con una sola forcina tutti quei capelli?!” chiese Lilian con tanto di occhi fuori dalle orbite. Oh no ora iniziavano con il look! Già era stata una manna dal cielo non essere vestiti tutti con tutine nere attillate e passa montagna con tanto di strass
“Trucchi del mestiere cara, in ogni caso proviamo?!”rispose Daisy mettendo un punto al discorso. Gliene fui eternamente grato e mi ripromisi di stringerle la mano il prima possibile.
“Potremmo provarci ma non siamo ladri di professione e nel migliore dei casi la carta di credito potrebbe spezzarsi all’interno nel peggiore scatta l’allarme” disse la più piccola delle mie sorelle portandosi un indice al mento pensierosa.
“Non credo che l’allarme sia in funzione, insomma questa casa è una catapecchia ormai!”.
“Lilian anche se è molto vecchia questo non significa che non possa venir affittata. Insomma il nonno prima di morire deve pur aver messo qualche precauzione anti ladro!” le rispose Nessie seccata dalla situazione.
“O anti- noi!” rimbeccai ridendo più silenziosamente possibile beccandomi le occhiatacce di alcuni dei presenti.
Uno scricchiolio attirò la nostra attenzione e quando lo sguardo di tutti si posò sulla porta d’ingresso aperta e sul sorriso di Nicholas, quasi simultaneamente le nostre sopracciglia si aggrottarono.
“Ehi che cosa avete da guardare come gli stoccafissi! Sono pur sempre un ex serial killer di professione! Ho i miei metodi” disse Nick allargando il suo sorriso e scoccandoci un occhiataccia accigliata.
“Quanta poca fiducia avete nelle sue capacità ragazzi, mi meraviglio di voi!” scimmiottò Lilian furbamente adulando Nicholas che, capendo la beffa, le pizzicò una guancia piccato.
“Prenditi gioco di me donna, ma prima o poi riconoscerai quante doti sono racchiuse in un uomo pazzesco come me” borbottò il diretto interessato seguendo mia sorella all’interno dell’abitazione. Quei due non sarebbero cambiati neanche a distanza di cent’anni. Infantili erano e infantili saranno.
“Se ci becca Robert siamo fritti!” dissi ad Aria che passandomi accanto mi lanciò un occhiata preoccupata. Stesso pensiero, stesso carnefice.
Uno alla volta entrammo in casa in religioso silenzio chiudendoci poi la porta alle spalle una volta entrati tutti. C’era un buio pesto. 
“Le luci sono staccate come nei migliori film horror, non mi sorprenderei se un mostro uscisse improvvisamente alle nostre spalle” scherzò Daniel facendo strani versi gutturali con la gola.
“Tranquillo Dan, i mostri siamo noi!” disse Aria innescando la risata di tutti.
“Ma esattamente cosa stiamo cercando?” continuò la ragazza accendendo la torcia del proprio Iphone di ultima generazione. Non che ne avessimo bisogno ma una luce era sempre meglio che niente. Sicuro quindi fosse una buona idea, presi il cellulare dalla tasca dei jeans neri e imitai lo stesso gesto di Aria seguito poi a poco a poco da tutti gli altri.
“Degli indizi, delle prove un qualcosa che ci conduca alla figura del vampiro che nostra madre ha amato tempo fa, deve pur esserci qualcosa” sbottai non riuscendo tuttavia a chiamare quell’uomo padre.
“Credete ci sia un legame tra i vampiri che oggi abbiamo visto a scuola e lui?” chiese Kein avvicinandosi a quella che un tempo doveva essere la cucina dato il tavolo di legno posto al centro della stanza.
“Io non ne sono sicura, ma può davvero essere solo una coincidenza il fatto che il colore dei loro occhi sia lo stesso di nostra madre? Insomma quanti vampiri vegetariani abbiamo incontrato in ottant’anni?” chiese Deliah con tono leggermente avvilito. Mi avvicinai a lei e le strinsi le spalle in un abbraccio fraterno che sperai avesse il potere di calmarla. Potevo capirla, fino ad allora non eravamo mai stati così vicini alla verità, non avevamo mai indagato su chi fosse il nostro creatore un po’ per rabbia, un po’per paura di ferire i sentimenti di nostra madre e un po’ anche perché così ci conveniva fare. Ma da quando eravamo arrivati in quella cittadina erano troppi i quesiti che richiedevano una risposta immediata e non potevamo più ignorarli facendo finta di niente. A scuola quella mattina ben cinque vampiri avevano incrociato il cammino di ognuno di noi e di certo non potevamo ignorare la cosa. Di comune e tacito accordo avevamo tuttavia deciso di tenere nostra madre e gli altri all’oscuro della cosa. Semmai i nostri sospetti fossero stati una serie di buchi nell’acqua nostra madre ci sarebbe stata male e forse anche le mie sorelle. Sapevo che alla fine sentivano la mancanza di una figura paterna che fosse geloso di loro, che le proteggesse, che insegnasse loro a vivere e a tener lontani i ragazzi e l’autodifesa.  In cuor mio sapevo che questa volta, se uno di quei vampiri fosse stato davvero lui, ci sarebbe dovuto  essere un confronto che avremmo dovuto avere solo noi. Di rimandare non era più tempo.
“Assicuratevi che in tutta la casa le persiane siano chiuse bene o le torce dei nostri cellulari potrebbero insospettire qualche vicino” disse Clara tirando per bene verso il basso la persiana dell’ampio salone.
Ci sparpagliammo per la casa in gruppi di due o tre persone cercando un qualsiasi tipo di dettaglio che avesse ristretto la cerchia di indizi che finora avevamo. In realtà non erano neanche concreti se volevamo dirla tutta, l’unica cosa su cui potevamo basarci erano i nostri tratti fisici, Lilian e Nessie avevano molto di nostra madre ma io e Deliah no. E questo poteva voler dire solo una cosa: somigliavamo a lui…
Capelli ramati, naso dritto e occhi verdi che ovviamente lui avrebbe avuto oro. Mamma mi diceva sempre che gli somigliavo tantissimo e per quanto questa cosa non mi andasse tanto a genio costituiva sicuramente un punto a nostro favore per la sua identificazione.
L’odore di chiuso era così forte da coprire qualsiasi altra traccia presente e sembrava davvero non ci fosse nulla li dentro che facesse al caso nostro. Era stato tolto quasi tutto, mobili, oggetti… non c’era quasi più nulla se non lo scheletro del letto matrimoniale di nonno Charlie e qualche cornice vuota disseminata qua e la.
“La stanza di Isabella deve essere quella” disse Kein comparendo alle mie spalle e indicandomi una porta alla fine del corridoio alle mie spalle. Al suono di quelle parole tutti si riunirono in quel punto pronti ad entrare. Avvicinandomi alla porta abbassai lentamente la maniglia ed entrai. Tutto era rimasto perfettamente intatto, certo ricoperto di polvere, ma nulla era stato spostato.  O meglio, che fosse stato spostato poteva essere non conoscendo la disposizione originale, ma c’era tutto. Dai quadri ai libri, fino ai CD sulla scrivania. Il letto disfatto come se mamma si fosse alzata da li quella mattina, i vestiti accatastati sulla sedia di fianco alla scrivania, un bicchiere d’acqua sul comodino. E tante foto. Mamma da piccola, mamma a scuola, il disegno di un lupo che terribilmente ricordava Jacob e ancora foto di mamma e i nonni, mamma nel suo tutù rosa, mamma, mamma e ancora mamma.
“Wow…” sussurrò Lilian al mio fianco.
“Nonno non ha toccato nulla…”sussurrò Dely accarezzando una foto sulla scrivania che ritraeva la mamma stretta alle braccia di nonna Renée.
“Non vi fa uno strano effetto essere qui? No perché a me si e anche tanto!” disse Lily indietreggiando nuovamente verso la porta.
“Cosa c’è riccia, stai avendo paura? Tranquilla ti protegge Nicholas” la schernì Daniel facendole una linguaccia.
“Vuoi un pugno sul naso Daniel?”.
“Per carità! Con il mio viso io ci lavoro!”.
“Oh ma certo la pubblicità del pesce Findus” rimbrottò Lily alzando gli occhi al cielo.
“Oh buon Dio! Mi hai dato del pesce?!” urlò Daniel facendo sobbalzare tutti.
“In realtà ti ha dato indirettamente della faccia di cazzo Dan” rise Renesmée trascinando con sé anche gli altri. Daniel accusò il colpo in silenzio girandosi di spalle e sedendosi impettito sul letto. Quando mai cresceranno?!
“Ci muoviamo? Io ho sonno ragazzi e se entro venti minuti massimo questa stanza non sarà rivoltata come un calzino io levo le tende e vado a dormire. Già mi avete fatto saltare la cena! Siete degli insensibili!” si intromise Grace spezzando le risate e portandoci nuovamente al nocciolo della questione. Di certo non eravamo arrivati fin li, avevamo eluso i genitori cattivi e saltato la cena per niente.
Iniziammo in silenzio a rovistare in ogni angolo possibile della stanza ma nulla di nulla poteva costituire per noi un’informazione che servisse davvero. Cassetti, quadri, mobili, tutto fu spostato e poi rimesso in ordine ma niente.
“Abbiamo fatto l’ennesimo buco nell’acqua” sospirò Clara lasciandosi cadere malamente sul pavimento. Uno scricchiolio sinistro attirò la nostra attenzione.
“Clara! Dio mio mangia di meno tesoro, hai spaccato un asse del pavimento!” disse inorridita mia sorella Lilian avvicinandosi alla ragazza e aiutandola ad alzarsi.
“Non sono ingrassata Lily! Deve essersi consumata con il tempo!” sbottò in risposta Clara arrossendo come un peperone.
Mi avvicinai lentamente alla tegola rotta per poterla rimettere al proprio posto ma qualcosa mi fece desistere dal farlo. Un CD…
“Ma cosa…”.
“Che hai Anthony?” chiese Deli alle mie spalle poggiandomi una mano sulla schiena.
“C’è un CD qui sotto” dissi guardando attentamente l’oggetto che rigiravo tra le mani.
“Che posti strani aveva Isabella per nascondere le cose”.
“No Kein, se questo CD è qua sotto un motivo deve esserci e non penso che da umana mia madre fosse così forte da spostare una tegola”.
“Bella’s Lullaby…” sussurrò Deliah prendendo dalle mie mani l’oggetto rotondo.
“Eh?” chiese Cameron avvicinandosi.
“C’è scritto Bella’s Lullaby, la ninna nanna di Bella. Qualcuno deve averle dedicato una ninna nanna!” spiegò mia sorella mostrando a tutti la scritta.
“E se quel qualcuno fosse…” disse Nick lasciando la frase in sospeso.
“Ehi ragazzi qui sotto c’è una foto piegata!” esordì Aria attirando nuovamente la nostra attenzione nel nuovo nascondiglio scoperto.
“È Isabella accanto ad un… vampiro” deglutì Aria girando la foto verso di noi.
Illuminata solo dalla luce dei nostri telefoni riuscii benissimo a vedere quella figura. Accanto a mia madre bellissima nella sua umanità, un ragazzo del tutto identico a me stava sorridendo in un completo grigio scuro elegante.
“Oh mio Dio…non… non è possibile…”.
Mi girai verso Deliah non appena quell’esclamazione arrivò alle mie orecchie e vidi mia sorella più bianca del solito tenersi una mano all’altezza delle labbra.
“Non ci posso credere… lui è… lui è il ragazzo che stamattina seguiva Matematica con noi…” bisbigliò Lilian facendomi sbarrare gli occhi.
“Credo che abbiate appena trovato vostro padre ragazzi” disse Kein rompendo quel agghiacciante silenzio.
Tombola…
 
POV EDWARD
 

Arrivato dinanzi casa Swan rimasi di sasso. Mi aspettavo sarebbe stato difficile una volta arrivato procedere, ma non credevo che lo sarebbe stato così tanto. Prepotenti i ricordi di lei mi invasero la testa. Lei che percorreva il vialetto di quella casa ogni mattina per venire da me, lei che prima di salutarmi e chiudersi la porta alle spalle si bloccava e mi salutava con un dolce sorriso, lei, lei e ancora lei.
Ero quasi sicuro che avrei passato la notte impalato lì dinanzi quando dei rumori all’interno dell’abitazione catturarono la mia attenzione. Setacciai le menti di tutto il vicinato ma a parte sogni e immagini sfuocate nulla pareva disturbare la quieta notte che si estendeva per migliaia di kilometri sopra la mia testa. Ma allora cosa stava mai succedendo? Poteva mai esser caduto qualcosa senza che fuori ci fosse un minimo di vento?
Forse lì dentro c’era davvero qualcuno e il mio dono stava davvero iniziando a fare cilecca. Questo da un lato mi rendeva felice, così magari si sarebbe risolto il dilemma delle menti silenziose di quei ragazzi…
Forzai leggermente la maniglia venendo investito da un odore molto forte di chiuso, polvere e umido per poi venir distratto da uno, due, tre, quattro… dodici profumi diversi…
Ma che diavolo!
Un rumore più forte del precedente attirò la mia attenzione e non appena alzai lo sguardo sul punto incriminato un paio di occhi verdi mi fulminarono.
Un ragazzo, quel ragazzo identico a me, mi stava letteralmente fucilando con lo sguardo. Ma che cosa ci faceva lui lì?
Alle spalle della mia fotocopia vidi comparire uno alla volta gli altri undici ragazzi visti quella stessa mattina al parcheggio. Perché erano in casa di Bella? Non potevano più essere solo coincidenze!
“Oh…” disse una ragazza dai lunghi capelli mogano-ramati e da profondi occhi color cioccolato. Gli occhi di tutti erano puntati su di me e per la prima volta in vita mia non seppi cosa fare.
“Edward! Ho visto il tuo futuro scomparire e sono corsa subito da…te…” disse Alice comparendo trafelata al mio fianco bloccandosi subito dopo essersi accorta della loro presenza. Alcuni di loro dilatarono i loro occhi fino all’inverosimile, altri sbiancarono e i rimanenti dipinte in volto avevano o espressioni assassine o sorprese. Potei tra loro riconoscere facilmente Deliah e Lilian Black. La prima mi guardava spaventata la seconda forse anche troppo sorpresa. Perché mai dovevano essere sorpresi o spaventati dalla mia presenza? Se erano emissari dei Volturi sapevano benissimo io chi fossi o chi fosse Alice.
O forse no?  
“Che cosa ci fai tu qui!” ringhiò il primo ragazzo ad avermi visto acuendo il suo sguardo omicida. Lo guardai allibito per poi indossare la mia solita espressione indifferente.
“Anthony no… ti prego non così” sussurrò Deliah al ragazzo in questione poggiandogli una mano sulla spalla. Gesto che parve in parte calmare la mia fotocopia umana che in ogni caso non staccò lo sguardo furente da me.
“Ehm ragazzi, cosa ci fate a quest’ora in questa casa?” chiese loro mia sorella facendo la finta tonta.
“La stessa domanda potrebbe esservi rivolta e credo che a nessuno di noi faccia piacere rispondere” sentenziò una ragazza dai capelli biondi e dai freddi occhi azzurri fulminando mia sorella.
“Che cosa ci fai tu qui!?” mi chiese nuovamente Anthony stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche delle mani.
“Sono qui per nostalgia, ma non credo sia qualcosa che ti interessi. E non credo di doverti dare spiegazione alcuna. Tu sei qui ingiustificatamente proprio come me” risposi freddo stanco di quelle occhiate rivoltemi.
“Ti consiglio di andar via vampiro!” sputò il ragazzo con sdegno lasciandomi di sasso. Sapeva di me? Sapeva della mia natura? Come poteva essere possibile!
“Ma come…” disse Alice sorpresa quasi quanto me.
“È inutile far finta di nulla, sappiamo cosa siete e sappiamo forse anche chi voi siate” si intromise una ragazza dai capelli rossi avvicinandosi a colei che per prima aveva parlato carezzandole un braccio.
“Va tutto bene Ness…” disse poi più a bassa voce alla ragazza che mi guardava quasi come se fossi un fantasma. Il che non era poi così lontano dalla realtà.
“Io lo sapevo che non erano andati a caccia!” strepitò una voce alle mie spalle facendomi scattare nella sua direzione. Un uomo dai capelli neri e dagli occhi castani mi guardò accigliato per qualche istante per poi disegnare sul volto perfetto un espressione di puro disgusto nei miei confronti. Non potevo crederci… Jacob Black!
Com’era possibile? Lui era lì e dimostrava si e no ventidue anni! Ma come poteva mai essere? Doveva essere morto a quest’ora e anche da un bel pezzo! Forse era suo figlio… si per forza!
“JACOB!” dissero quasi in coro i presenti eccetto me e mia sorella.
No, non era suo figlio.
Lo sguardo dell’uomo si spostò da me ai dodici che lo avevano richiamato ancora impalati sulle scale e li fulminò uno per uno.
“Ora si che siete nei guai ragazzi, il grande capo sta arrivando” cantilenò sadicamente l’uomo  facendoli sbiancare. Mi passò accanto sbattendo una spalla contro la mia di proposito e mi sorpresi della forza con il quale aveva compiuto il gesto. Ma cos’era diventato Jacob Black?!
“State lontani da loro succhiasangue!” sputò portandosi poi al fianco di quella che doveva chiamarsi Ness accarezzandole dolcemente il viso.
“Va tutto bene piccola, va tutto bene” disse quasi come una nenia alla ragazza che come spiritata si gettò fra le sue braccia stringendolo spasmodicamente. L’uomo la strinse a se come se fosse la cosa più importante delle sua vita. Si vedeva benissimo, era lo stesso modo in cui io stringevo lei…   
“ORA SI CHE VI DISINTEGRO BESTIACCE!” urlò un uomo dagli occhi color ghiaccio entrando come un fulmine all’interno di casa Swan e facendo sobbalzare i dodici.
“ROBERT!” dissero in coro allarmati.
“Potete anche chiamarmi incubo da oggi in poi!” disse malignamente l’uomo sorridendo in modo più che cattivo.
“Noi possiamo spiegare!” disse Lilian avanzando di qualche scala.
“Cosa Lilian?!”
“MAMMA!”
 
Angolo Autrice *-*
 
Muahahahahhaha, ve lo avevo detto io che ci sarebbe stato un incontro. Certo è che non immaginavate tutta questa gente aaahahahah fidatevi non l’avevo previsto neanche io questo sovraffollamento in casa Swan.
Come avrete potuto notare il capitolo è appositamente più corto poiché per me è importante che il prossimo sia più lungo. Saranno tante le emozioni da descrivere e in più dovrò toccare diversi punti di vista. Beh che dire alla prossima dolci donzelle e baldi giovincelli! ♥
   
 
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