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Autore: Elwing Lamath    05/03/2015    1 recensioni
Una terribile tempesta incombe su Camelot. Keeran, uno stregone oscuro, vuole qualcosa da Emrys, l'unico che potrebbe garantirgli un potere sconfinato. Sarà ancora una volta compito di Merlin ed Arthur cercare di salvare il regno dalla catastrofe. Non dovranno però fronteggiare solo una pericolosa e potentissima magia, ma anche una rivelazione che rischierà di minare il loro legame.
[3° Classificata al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]
[Vincitrice del premio "Two sides of the same coin" per la miglior storia d'amore al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione, Contesto generale/vago
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[Questa storia partecipa al contest "A time of Magic" indetto da hiromi_chan sul Forum di EFP]

Autore: Elwing_L (aka Elwing Lamath)

Titolo: La Tempesta

Coppia: Merlin/Arthur

Pacchetto scelto: Merlin (rogo, bacio, libro - drammatico - what if, lemon, slash - 1) Sai che cosa mi piace di lui? Non si aspetta mai una lode, tutto quello che fa lo fa per il gusto di farlo, 2) Una metà non può veramente odiare ciò che la rende completa, 3)Sei una domanda che non è ancora stata mai posta - extra: nella storia è presente almeno un incantesimo)

Rating: Arancione

Genere: Romantico, Drammatico, Fantasy


NOTE DELL'AUTRICE: Buon giovedì a tutti! Sì. esatto, giovedì e non sabato come avevo detto lo scorso capitolo... Ma oggi mi annoiavo, la storia è già bella pronta, e quindi non ho resistito e ho deciso di pubblicare in anticipo. Ringrazio di cuore coloro che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite (Baka Lolita, cascata_di_luce, Deirdre Willowfrost, Evelyn Wright, evuzzola, KandaSebastian Love, kokka_barcucci, lululove2, paffy333, v_vanny05, yuke) e Jenny80_big che ha recensito il primo capitolo. A tutti voi è dedicato questa seconda parte della mia fic.

Una cosa ci tengo a far notare, anzi due. La prima è che spesso alcuni nomi che non compaiono nella serie originale, sono stati da me ripresi o dalla tradizione celtica o dal Silmarillion di Tolkien. La seconda è che il rapporto tra Gwen e Morgana in questa fic può essere inteso sia come amicizia (adoravo il loro legame nel telefilm così com'era), o come velato femslash, a seconda dell'interpretazione personale... io sinceramente, non sono ancora riuscita a decidermi.

Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno il capitolo e magari troveranno il tempo di commentarlo, fareste la felicità di quest'autrice, come al solito.

Un bacio, al prossimo capitolo...

Elwing...

La Tempesta


Capitolo II

Merlin ed Arthur erano appena riemersi dal silenzio umido della grotta del drago al trambusto esagitato che animava il castello, quando videro ser Leon correre loro incontro.

“Sire! Vi ho cercato dappertutto! L’avete vista?” esclamò affannato il cavaliere.

“Di cosa stai parlando?” si accigliò Arthur

“Venite sulle mura, presto. Vostro padre chiede di voi.”

Si incamminarono di gran fretta dietro Leon su per le scale. Quando uscirono sul camminamento in cima alle mura della cittadella, dove si erano radunati i cavalieri ed il re, capirono immediatamente a cosa si riferisse Leon.

In qualsiasi direzione guardassero, in lontananza, oltre i colli e le foreste, si stagliava in nero di nubi tanto livide da sembrare sporco di cenere, illuminato fugacemente dai bagliori violacei dei fulmini. Circondava come una corona tutti i territori circostanti, come un serpente che stringe lento le sue spire in attesa di attaccare.

“Arthur! Si può sapere dov’eri finito?” disse brusco Uther non appena vide il figlio, gettando uno sguardo poco interessato al viso ancora sconvolto del suo servitore.

“Perdonate, Padre. Da quanto il cielo è così?” chiese il principe.

“Sono comparse all’improvviso.”

“Si preannuncia una tempesta violenta.” Osservò Arthur

“Questa non è una semplice tempesta. È chiaramente opera di qualche stregoneria. Devi partire immediatamente, ritrovare lo stregone e ucciderlo.” Ordinò il re.

“Sì, Maestà.” Rispose prontamente suo figlio.

Arthur fece per voltarsi e andarsene, quando Merlin lo trattenne per un braccio, accostandosi e a lui e parlandogli a bassa voce: “Arthur, Keeran è estremamente potente. Quanto pensi che potranno servire le spade contro di lui?”

Per sua sfortuna, quelle parole non sfuggirono all’orecchio di Uther: “Permetti ad un servitore di rivolgersi a te in quel modo? E soprattutto, che cosa ne sai tu di magia, ragazzo?” chiese con tono aspro.

Il principe fulminò Merlin con lo sguardo prima di rivolgersi al padre: “Assolutamente nulla. Scusatelo padre, non è capace di tenere a freno la lingua. È una triste caratteristica degli sciocchi, non badate alle sue parole.” Concluse la questione, si inchinò in saluto ad Uther e girò i tacchi, trascinando via Merlin per un braccio senza troppo riguardo.

Non appena furono rientrati nel castello, al riparo da occhi indiscreti, il principe, che non aveva mollato la presa, spintonò Merlin in un angolo, puntandogli un dito contro, minaccioso. “Non nominare mai più nulla anche solo lontanamente legato alla magia davanti a mio padre, mi sono spiegato?”

Merlin, inizialmente sorpreso per quella reazione a suo parere esagerata, cercò di replicare: “Stavo solo cercando di fargli capire che manderà al massacro degli uomini…”

“Non mi interessa cosa stavi cercando di fare!” Alzò la voce il biondo. “Se hai un problema ne parli con me, e stai lontano da mio padre. Hai idea di cosa ti farebbe se scoprisse il tuo segreto? Lo sai?”

“Sì, ma come vedi me la sono cavata da solo fino ad ora…”

“Infatti, è un mistero come tu sia riuscito a tenerti quella tua zucca vuota sulle spalle! D’ora in poi dovrai stare molto più attento. Ci siamo capiti?”

Sul volto di Merlin nel frattempo era comparso un leggero rossore e un sorriso mal trattenuto, a metà tra l’imbarazzato e il compiaciuto. Arthur tuttavia non sorrise, ma cercò di incenerirlo con lo sguardo, era serio come non mai. Il mago cercò di ricacciare indietro il sorriso che gli stava affiorando sulle labbra.

Raddrizzò le spalle come per mettersi sull’attenti e si schiarì la voce: “Sì, Sire.”

Il principe sospirò, chiaramente, quel ragazzo era una causa persa. “Lasciamo stare… Piuttosto, hai un’idea migliore?”

“Non ho un’idea, ma sono praticamente certo che le vostre armi non sarebbero mai in grado di sconfiggere uno stregone del calibro di Keeran. Quello che ci serve è una magia molto potente.”

“E tu saresti in grado di compierla?” chiese Arthur con una smorfia scettica.

Merlin si strinse nelle spalle: “Non lo so. Prima dobbiamo capire di quale tipo di stregoneria si serve.”

“E come facciamo?”

Il moro si illuminò: “Gaius! Non hai idea di quanti antichi libri di magia sia in possesso. Mi sono stati di grande aiuto in più di un’occasione.”

Arthur sembrò in difficoltà per un attimo: “Quante volte… tu hai… insomma, hai usato…?”

Merlin sorrise: “Diciamo parecchie… ti racconterò tutto, se vorrai. Ma ora dobbiamo sbrigarci.”

Arthur annuì in risposta ed insieme si incamminarono verso gli alloggi del medico.

Quando entrarono dalla vecchia porta di legno, si accorsero che Gaius non era da solo nella stanza. Sulla branda dove venivano portati i malati e i feriti sedeva Morgana, avvolta in una pesante coperta, tremante, con Gwen al suo fianco, le mani intrecciate con quelle della nobildonna, mentre cercava di confortarla. L’anziano medico poco distante stava versando alcuni ingredienti da pestare insieme in un mortaio.

I due ragazzi si avvicinarono alla branda. “Morgana!” esclamò preoccupato Arthur.

Ma la ragazza, pallida in volto, continuava a fissare un punto davanti a sé con gli occhi vacui, il labbro inferiore che tremava visibilmente.

“Cosa le è successo?” chiese il biondo con apprensione.

Morgana sussultò a quelle parole, e Gwen la abbracciò protettiva, iniziando a cullarla dolcemente, come si farebbe con una bambina. “Ha avuto un collasso. Mentre era svenuta ha detto di aver avuto delle allucinazioni.” Disse la ragazza bruna.

Merlin e Gaius si scambiarono un’occhiata significativa.

“Che tipo di allucinazioni?” domandò il mago.

La ragazza mora sgranò i suoi grandi occhi ghiacciati: “K… Kee…” balbettò.

“Shhh… Calma, non parlare.” La rassicurò Gwen, accarezzandole dolcemente una guancia. “Ha detto di aver sognato lo stregone. Quello che è fuggito. Non ha voluto raccontarci altro.”

“È ancora troppo scossa.” Si inserì Gaius, avvicinandosi con la medicina appena preparata. “Ha bisogno di calma e riposo. Guinevere, assicurati di metterla a letto, dalle questo tonico, ha bisogno di dormire.”

“Grazie Gaius.” Rispose Gwen. “Rimarrò io con lei.”

“Merlin, dobbiamo trovare quello stregone. Ha già causato troppi guai.” Ringhiò a denti stretti Arthur non appena le due ragazze furono uscite dagli alloggi del medico.

Gaius inarcò un sopracciglio, sorridendo e spostando lo sguardo dal principe a Merlin. “Vedo che qualcuno qua si è chiarito.”

I due ragazzi arrossirono in contemporanea, come se fossero appena stati colti sul fatto di qualcosa che non sapevano ben spiegarsi neanche loro. Il vecchio sorrise al loro imbarazzo. “Sono contento.” Disse semplicemente, sciogliendo la loro tensione.

“Gaius, abbiamo bisogno dei tuoi libri. Dobbiamo cercare di capire di più sulla magia di Keeran. È qualcosa che io non ho mai visto… Prima ha cercato di attaccare Arthur, e sembra essere in grado di controllare le nuvole e i fulmini.”

“Ho visto cos’ha fatto stamattina. Sembra essere un’antica magia in grado di imbrigliare gli elementi. È un tipo di stregoneria che non viene più praticato da moltissimo tempo, non sapevo nemmeno che esistesse qualcuno ancora in grado di farlo. Hai ragione ragazzo mio, dobbiamo metterci all’opera e scoprirne di più.”

*****

Trascorsero ore chini su grandi volumi polverosi, recuperati da Gaius in chissà quale anfratto del suo alloggio. Dopo parecchi vicoli ciechi, finalmente trovarono quello che cercavano, scoprendo che, proprio come supposto dal medico, si trattava di magia degli elementi.

Una stregoneria antica quanto le fondamenta della terra, ed intrisa della stessa energia vitale di cui era costituito il mondo. Solo pochissimi potenti stregoni erano in grado di padroneggiare la segreta arte del controllo degli elementi, piegandoli e plasmandoli al proprio volere. Per acquisire tale capacità tuttavia, Keeran aveva dovuto legare la sua stessa vita agli elementi che aveva imparato a dominare.

“È interessante…” commentò Merlin, facendo scorrere rapido lo sguardo sulla pergamena che aveva tra le mani. “Qui dice che questo tipo di potere, proprio perché ha origine negli elementi stessi, è pressoché infinito e invincibile…”

“Perfetto!” sbuffò Arthur sarcastico.

Il mago alzò una mano, fermandolo: “Aspetta: qui dice anche che può essere contrastato solamente dallo stesso tipo di magia.” Alzò lo sguardo sul principe e sul suo protettore. “Devo imparare a controllare gli elementi. Solo così avrò la possibilità di sconfiggerlo.”

“Che cosa?!” esclamò Arthur allibito. “Sei impazzito?!”

“È l’unico modo che abbiamo… Solo che non ho idea di come fare…” Merlin spostò gli occhi su Gaius, e colse nella sua espressione corrucciata l’ombra di un pensiero. “Gaius?... Cosa c’è?” Il vecchio sgranò gli occhi, come colto di sorpresa. “Conosco quella faccia: avanti, parla, c’è qualcosa che non ci stai dicendo.”

Gaius fece un respiro profondo prima di rispondergli: “Il Secretum di Cerridwen è la chiave per tale conoscenza. Ma ormai si crede che sia una leggenda, è andato perduto da tempo immemore. Nessuno a memoria d’uomo sa dove sia nascosto.”

“Di cosa si tratta?” chiese Arthur.

“Il grande libro scritto dalla prima sacerdotessa dell’Antica religione, Cerridwen, Signora della Natura. La leggenda narra che tramandò in esso i segreti della grande magia che è tessuto stesso del mondo, in modo che pochi eletti suoi adepti potessero apprendere l’arte del dominio degli elementi… Non è un libro che un qualunque praticante di magia potrebbe utilizzare, ma tu Merlin… tu forse potresti riuscire a padroneggiare quell’arte… Ma ti avverto, quel genere di stregoneria è molto pericolosa, figliolo...”

“Partiamo subito allora!” Merlin scattò in piedi senza lasciare che Gaius finisse di parlare. “Muoviti Arthur! Non c’è tempo da perdere!”

“Domando scusa?” esclamò il principe. “Ti ricordo che sono io qua a dare gli ordini. Inoltre, forse sei diventato pure sordo: Gaius ha appena detto che il libro è andato perduto.”

Merlin si lasciò scappare un sorriso furbo: “No, ha appena detto che nessuno a memoria d’uomo sa dove sia. Ma io non intendo domandarlo a un uomo.”

*****

Arthur si era fatto convincere controvoglia da Merlin a seguirlo nel bosco. Non sapeva neppure perché. Conosceva per esperienza diretta i disastri che il suo servitore era in grado di combinare, ma con altrettanta sicurezza, era certo di potersi fidare di lui. Avevano cavalcato per più di mezz’ora, allontanandosi dalla città, senza che il mago gli rivelasse nulla, e il principe, sorprendendosi quasi di sé stesso, lo aveva seguito senza più obiettare.

“Ora, promettimi di non dare di matto.” Disse Merlin quando ebbero legato i cavalli ai margini della radura presso la quale il mago aveva arrestato la loro corsa.

“Perché mai dovrei dare di matto?” replicò Arthur indispettito. “Sono un cavaliere di Camelot, non una mezza calzetta.”

Il moro annuì silenziosamente, volgendo subito dopo il viso al cielo. Quello che accadde dopo fu totalmente inaspettato per Arthur.

La voce di Merlin vibrò in un potente ruggito: “O drakon, e mala soi ftengometh tesd'hup anankes! Erkheo.”

Il principe rimase senza fiato. C’era qualcosa di profondo e antico in quel suono tanto estraneo e tanto famigliare al contempo, che gli procurò un brivido che arrivò a scuotergli le ossa. Rimase immobile, esattamente come ogni cosa attorno a loro, in un’attesa sospesa sopra le fila del tempo.

Non riuscì a credere ai suoi occhi quando, pochi istanti dopo, una figura scura comparve nel cielo davanti a loro, in rapido avvicinamento. Quando fu in grado di distinguere di cosa si trattasse, non fece in tempo a sguainare la spada, che il grande drago era già planato ed atterrato di fronte a loro.

Il primo istinto di Arthur fu quello di spingere Merlin dietro di sé, al riparo, di fargli scudo col proprio corpo da quella mostruosa creatura. Tuttavia, ciò che vide, lo spiazzò completamente: il drago chinò il capo, inchinandosi rispettosamente al cospetto del mago.

“Merlin?...” Gli sussurrò incerto.

“Va tutto bene, Arthur. Lui è Kilgharrah.” Disse il mago con estrema serenità.

Al principe sembrò quasi di vedere il drago sorridere, come se fosse stato possibile. “Finalmente ci incontriamo, giovane Pendragon.” Disse l’immane creatura.

A quel punto Arthur, esattamente come Merlin aveva previsto, diede completamente di matto. “Merlin! Che diavolo significa?!” Iniziò a sbraitare. “È questa la tua idea geniale!? Maledizione, è un dannatissimo drago!” puntò la spada contro il grande animale, più per indicarlo che per vera minaccia. “Aspetta! Come hai detto che si chiama?!... Non è un drago qualsiasi, è quel drago! Santo Iddio Merlin! Il grande drago!” iniziò a diventare rosso di rabbia. “Mi avevi giurato che era morto! Io l’avevo ucciso, ricordi!? Che cosa significa tutto questo?”

Merlin lo guardò con aria vagamente colpevole: “Beh, non era morto davvero…”

“Ma non mi dire!” esclamò il principe esasperato.

Entrambi si accorsero con un certo fastidio che Kilgharrah nel frattempo se la stava tranquillamente ridendo sotto i baffi, e decisero di ignorarlo.

“Tu eri svenuto, e io gli ho semplicemente comandato di andarsene.”

Arthur sembrava sul punto di rispondergli per le rime, poi si bloccò: “Stai dicendo che tu… hai comandato a lui…”

“Merlin è il mio Signore. Non potrei sottrarmi alla sua volontà nemmeno se lo volessi.” Si inserì Kilgharrah.

“Sono un Signore dei draghi. L’ultimo della mia stirpe.” Continuò il mago al suo posto.

Gli occhi di Arthur vagarono smarriti tra il drago e l’amico. Deglutì a vuoto un paio di volte, prima di riuscire a formulare nella sua testa un pensiero di senso compiuto. “Ci sono altre cose che devo scoprire prima che questa dannata giornata abbia fine?” disse infine.

A Merlin sfuggì una risata strozzata. “No, direi che questo è grossomodo tutto. Meglio rimandare i dettagli, non vorrei che ti venisse un colpo.”

“Avevi ragione. Ti odio, Merlin.” gli disse con una voce tutt’altro che convinta, cercando di trattenere il sorriso che lottava per impossessarsi delle sue labbra.

“Come già dissi a Merlin la prima volta che ci incontrammo, una metà non può veramente odiare ciò che la rende completa.” Si intromise nuovamente il grande drago. “Il fatto che anche tu sia qui insieme ad Emrys, è la dimostrazione che il grande disegno a cui siete destinati insieme, sta veramente iniziando a compiersi. Finalmente anche tu, Arthur, sarai in grado di comprendere quanto forte sia il legame che vi unisce, e quanto esso sia vitale per il futuro di questa terra.”

“Che cosa vuoi dire?” chiese il principe.

“Fa sempre così.” Replicò Merlin. “Si mette a parlare per enigmi. Tu ti lamenti di me, ma non hai idea di quanto possa essere irritante Kilgharrah con i suoi giochi di parole.”

“Ogni cosa a suo tempo, mio troppo giovane stregone.” Rispose il drago.

“Purtroppo, non è per discutere di questo che ti ho evocato, vecchio amico.” Disse il moro.

Raccontarono al grande drago l’accaduto e gli chiesero aiuto.

“La strada che vuoi intraprendere è estremamente pericolosa, Merlin.” lo avvertì il drago dopo aver ascoltato il suo piano.

“Ho già preso la mia decisione. Questo è l’unico modo che abbiamo per sconfiggere Keeran. Il punto è: ci puoi aiutare oppure no? Non possiamo permetterci di perdere altro tempo, c’è una tempesta che sta avanzando verso Camelot.”

“Io so dove si trova. Uno degli antichi signori dei draghi che servii in passato imparò a dominare il fuoco utilizzando il Secretum. È stato nascosto nel cuore del monte Himring, la terza vetta dei Monti Azzurri del Nord… Potrei indicarvi la via per trovare l’ingresso alla montagna...”

“Molto bene. Mettiamoci in moto allora.” Disse Merlin deciso.

“Ma non riuscirete mai ad oltrepassare la barriera di questa tempesta, è troppo potente.” Lo fermò il drago.

“Non ho mai pensato di arrivarci camminando.” Merlin inarcò un sopracciglio.

“Stai prendendo una pessima abitudine, giovane mago. Ti ricordo che non sono uno dei vostri destrieri.”

Convincere Kilgharrah a trasportarli fu molto più facile che convincere Arthur a salire in groppa al drago. Poi però, quando finalmente si librarono in volo sopra la foresta, Merlin sentì il corpo teso del biondo contro la sua schiena iniziare a rilassarsi. Un attimo dopo, Arthur rideva incontrollabilmente, estasiato dalla meravigliosa vista che si estendeva sotto di loro, e carico d’adrenalina per il volo.

Quando si elevarono sopra le nubi tempestose che circondavano il regno, si fecero entrambi silenziosi, concentrati.

Arthur si protese in avanti, aderendo maggiormente alla schiena di Merlin. Accostò il capo a quello del mago: “Grazie, per tutto.” Gli sussurrò in un orecchio, la punta del naso a solleticargli la pelle sensibile.

*****

Non appena posarono i piedi sulla neve, a pochi metri dall’entrata del monte, Kilgharrah tornò a sollevarsi in volo. Spiegò che era estremamente pericoloso per lui rimanere lì, poiché il monte Himring era protetto da una potente energia che era atta a indebolire ogni creatura magica non umana, in modo da scongiurare possibili attacchi a quell’antico tempio.

“Vi attenderò tra due giorni all’alba, ai margini della foresta di Belegorn. Da lì vi potrò aiutare a superare la tempesta e tornare a Camelot.” Aveva detto un attimo prima di scomparire in alto nel cielo.

Arthur si voltò e mosse il primo passo nella neve soffice verso l’ingresso della montagna. Sentì la stretta di Merlin attorno a un braccio, che lo costrinse a fermarsi e a voltarsi verso il moro.

“Che c’è?” chiese il principe.

“Tu non puoi venire.” Gli disse serio Merlin.

“Non ci pensare nemmeno! Non ti lascio andare lì dentro da solo!” esclamò indicando l’apertura buia nella roccia.

Merlin fu ancora più irremovibile di lui: “Hai sentito anche tu quello che ha detto il drago! Questo era uno dei primi templi dell’antica religione, è stato costruito solo per coloro che hanno poteri magici. L’ingresso non è concesso a nessun altro.”

“Questo non lo sappiamo per certo. Cosa vuoi che succeda?”

“Una cosa ho imparato in tutto questo tempo, se gli antichi hanno costruito qualcosa per difendere la loro magia, è saggio non cercare di sfidare quel potere. È una forza aldilà delle tue possibilità. La tua spada non sarebbe di alcun aiuto una volta entrati in quella montagna.”

Il principe abbassò lo sguardo, scuotendo la testa contrariato. Allora Merlin gli si avvicinò maggiormente, prendendogli il volto tra le mani, gentile ma deciso, in modo che ritornasse a guardarlo negli occhi. “Arthur.” Gli disse dolcemente. “È compito mio. Sono io che devo andare.” Le iridi color del cielo del biondo tremarono a quelle parole, e Merlin strinse appena la presa sulle sue guance: “Non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa.”

Quando Arthur abbassò lo sguardo sulle labbra del mago, Merlin lo interpretò come un tacito assenso, e si protese, catturando la bocca del biondo con la propria. Lo sentì sospirare nel bacio, avrebbe potuto giurare di sentirlo tremare perfino, ma forse era solo la sua immaginazione. Si separò da lui, rimanendo per un lungo istante a fissare le labbra ancora socchiuse di Arthur.

“Aspettami qui. Tornerò.” Vi soffiò sopra, per poi lasciarlo andare, dirigendosi verso l’ingresso del monte.

“Merlin!” Arthur lo raggiunse con due ampie falcate, prendendolo tra le braccia e prendendo nuovamente possesso della sua bocca, in un bacio questa volta molto più vorace, bollente, di quelli da far girare la testa.

“Non fare niente stupido.” Sussurrò il cavaliere.

“Io? Quando mai!?” gli sorrise complice il mago.

“Torna da me.” Disse semplicemente Arthur prima di lasciarlo andare.

*****

Attese a lungo, esposto al vento gelido della montagna, troppo a lungo. Il sole compiva il suo giro, facendo brillare la neve immacolata con mille sfaccettature diverse, a seconda dell’angolazione con cui gradualmente la baciava. Gli sembrava di impazzire, di non riuscire più a rimanere fermo in alcun modo. Proprio quando si era ormai deciso ad entrare nella montagna, alla ricerca del compagno, udì dei passi lenti e incerti provenire dal buio della roccia.

Merlin emerse dalla caverna evidentemente provato in volto, appena ciondolante, ma con un grande volume rilegato in pelle nera e ottone ben stretto tra le braccia. A dispetto della sua faccia spossata, quando riemerse alla luce del sole e rincontrò gli occhi di Arthur, si illuminò del più bel sorriso che il cavaliere avesse mai visto.

Arthur lasciò finalmente andare il respiro che non si era nemmeno accorto di stare trattenendo. Gli sorrise di rimando: “Sei in ritardo.” Fu il meglio che riuscì a formulare, troppo frastornato dalla felicità di rivedere Merlin incolume.

Scoppiarono a ridere insieme, sonoramente.

La discesa dal monte Himring fu lunga e faticosa, soprattutto per Merlin, ancora indebolito dalle prove a cui la magia del monte lo aveva sottoposto. Incespicò più volte, ed Arthur dovette sorreggerlo in alcuni punti in cui il terreno si faceva più impervio.

Giunsero infine alle pendici dei Monti azzurri, dove l’aspro paesaggio di alta montagna iniziava a lasciar spazio alla foresta. Il cielo al tramonto si scurì improvvisamente oltre le chiome dei pini, come se volesse chiudersi sui due ragazzi come un coperchio dalle tinte funeree. Non trascorse molto tempo prima che la neve iniziasse a cadere da quel grigio, prima gentile, poi sempre più fitta, fino a che montò anche un vento gelido a sferzare i loro volti e ostacolarli nel cammino.

La notte scese silenziosa e incurante del loro incedere faticoso, e la bufera non accennava minimamente a diminuire. Quando i mantelli non furono più sufficienti a proteggerli ed il gelo divenne un serio problema da fronteggiare, quasi miracolosamente, Arthur scorse tra gli alberi e le grandi rocce, vestigia di un’antica frana di ciclopiche proporzioni, una rientranza più buia dell’ambiente circostante. La raggiunsero facendosi strada faticosamente nella neve fresca, scoprendo fortunosamente una grotta in cui ripararsi.

Nonostante fosse ancora debilitato, Merlin concentrò tutte le sue forze e accese con la magia un fuoco al centro della grotta, in modo che Arthur non dovesse uscire nella tormenta per procurare della legna.

Il principe ancora sobbalzò per la sorpresa quando vide le fiamme iniziare a danzare di vita propria, illuminando di una calda luce aranciata le pareti di granito scuro.

Merlin tremava, seduto a terra, raggomitolato su se stesso, le guance ed il naso arrossati, le ciocche di capelli neri ghiacciate e bagnate di neve. Tremava per il gelo e per la grande stanchezza. Arthur, anch’egli scosso dai brividi di freddo, si sedette stretto al fianco del mago, passandogli un braccio attorno alle spalle, coprendo entrambi con il suo mantello porpora e cercando maggior calore nella vicinanza dei corpi.

“Dovremmo cercare di dormire.” Disse Arthur dopo che furono rimasti per un po’ in silenzio, ad ascoltare solamente il dialogo tra il fuoco scoppiettante e l’ululato del vento oltre le pareti di roccia.

Si stesero a terra vicini, quasi abbracciati, i loro fiati tiepidi che si confondevano placidamente. Scivolarono in un sonno senza sogni.

*****

Quando Merlin riaprì gli occhi, incrociò quelli di Arthur che lo vegliavano con un’espressione indecifrabile: un po’ corrucciata, vagamente in apprensione e dolce in modo destabilizzante. Sicuramente, nulla che Merlin fosse mai riuscito a scrutare nel cavaliere.

“Hey.” Gli sorrise il mago.

“Hey.”

“Mi stai guardando dormire?” chiese Merlin con appena un velo di imbarazzo.

“Irritante?” disse Arthur con un sorriso sghembo.

“No. È forse una delle cose meno fastidiose che tu abbia fatto in vita tua… è solo che… è una di quelle cose che pensavo che non sarebbero mai potute succedere.”

“Ah sì?” mormorò il principe, mentre si avvicinava sempre di più a Merlin, con una lentezza provocatoria, fino a far aderire quasi completamente i loro corpi. “E cos’altro pensavi che non sarebbe mai potuto accadere?”

Merlin ridacchiò, abbassando lo sguardo per un istante, per poi tornare a farlo vagare di nuovo sui lineamenti belli e decisi del biondo. La sua voce uscì in un soffio: “Per esempio, questo…” e si sporse a baciarlo su uno zigomo. “Questo…” scese con un altro bacio lento sulla mascella. “Questo…” un bacio ancora più caldo sul collo, sentendo Arthur sospirare sotto il tocco delle sue labbra. “… E questo.” risalì languidamente per un altro bacio vicinissimo alla bocca, senza però ancora sfiorare le sue labbra.

Rimasero immobili per un attimo, scambiandosi solo i respiri caldi. Poi fu Arthur a non riuscire più a trattenersi, gettandosi sulla bocca di Merlin. Per la prima volta si esplorarono veramente senza fretta, imparando a conoscere la consistenza delle labbra morbide e il loro sapore mescolato insieme, mentre le loro lingue si carezzavano voluttuosamente, scoprendo un nuovo ritmo in cui i loro corpi e i loro cuori palpitavano all’unisono.

Poi non fu più abbastanza, ed il ritmo cambiò. Tutto si fece più urgente, le mani si muovevano smaniose di coprire più pelle possibile, di esplorarsi e di imparare quali punti meglio riuscissero a strappare un gemito di piacere all’amante. Ci volle poco perché i vestiti venissero scalciati via e i due amanti rimanessero nudi insieme sotto al groviglio dei loro mantelli.

Quando Arthur fu sopra di lui, premendolo a terra dolcemente col suo corpo e gustando la sua bocca in un bacio umido, Merlin pensò che quello probabilmente era ciò che aveva desiderato di più in tutta la sua vita. In breve la grotta fu satura dei loro respiri affannati, dei loro gemiti, del caldo umido di un piacere a lungo sospirato.

L’orgasmo li colse insieme, e si infranse contro le pareti di roccia ruvida in un eco che parve rimanere sospeso per tutta quella notte, nei loro corpi intrecciati, sudati e soddisfatti. Si addormentarono l’uno stretto all’altro, le fiamme del fuoco acceso da Merlin ancora a vegliare sulla loro unione.

  
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