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Autore: SakiJune    06/03/2015    0 recensioni
Sto, Cintura di Casivanian. Vastra e Jenny stanno progettando di avere un figlio e il loro socio Alonso s'innamora di un certo Jack Harkness.
Terra, Sistema Solare. Gordon Stewart si è appena fidanzato con Billie, la sua amica d'infanzia, e progetta di lasciare il suo lavoro negli Stati Uniti.
Gallifrey, Costellazione di Kasterborous. Lord Jelpax, Coordinatore della Matrice, è diviso tra la sua fedeltà al Dottore e i continui ricatti del famigerato Vansell e della sua Agenzia Interventista.
E c'è un'unica finestra da cui può vedere il futuro... una finestra aperta su Trafalgar Square.
Seguito di "Stars of Kasterborous"
Genere: Angst, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - Altro, Jenny, Nuovo personaggio, Osgood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Lungbarrow to Trafalgar Square'
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- Jenny! La mia piccola Jenny! Yoo-hoo!

Gordon seguì il Dottore fuori dalla TARDIS per ritrovarsi in un appartamento piuttosto angusto e disordinato. Le pareti erano coperte di mappe, fotografie, appunti; da una porta-finestra nella stanza accanto, anche se chiusa, giungeva un chiasso infernale.

Una ragazza sorprendentemente carina, bionda e snella stava al centro della stanza, con un bambino di pochi mesi, forse settimane, assicurato al petto da una fascia porta bebè. Non piangeva in modo insopportabile, però sembrava lo stesso che avesse fame, o sonno, o forse aveva subito percepito delle presenze estranee, chissà. Lui non se ne intendeva proprio… soprattutto perché in questo caso si trattava palesemente una creatura aliena. Aveva le fattezze di un Siluriano, sissignore, uno di quelli che spuntavano dalla zona della faglia di San Andreas come un tempo gli Weevil dalle fogne di Cardiff, però di un colore diverso dal solito verde o marrone - molto simile ad un turchese chiaro. Quando sarebbe diventato più grande, i suoi insegnanti non l’avrebbero perso di vista in gita scolastica.

- Piacere, Gordon Stewart. E tu a quanto pare sei Jenny. - Tese la mano, ma la ragazza l’ignorò e si rivolse al Dottore: aveva uno sguardo severo e affettuoso insieme. - Papà… dobbiamo parlare prima che Vastra torni a casa. È ad un appostamento, ma potrebbe essere qui già tra un paio d’ore o prima. Non deve trovarti qui nel modo più assoluto.

Il Dottore sospirò. Erano già a quel punto, allora, Vastra era già offesa a morte con lui... ma per quale motivo, accidenti?

- D’accordo. Ehi. Posso coccolare il mio nipotino o devo fare una richiesta scritta?

- Non scherzare. Non sai cos’è successo. - Lo fissò, e non riscontrando eccessivo stupore nel suo sguardo, sgranò gli occhi. - Tu lo sai, invece…

- No, questo te lo giuro - ribatté il Dottore, sostenendo il suo sguardo.

Jenny decise di credergli, ma non volle lasciargli prendere il piccolo. - Lei gli sentirebbe il tuo odore addosso. Credimi, non vuoi litigare con lei, non lo vuoi davvero. - Si fece pallida in volto all’improvviso, notando qualcosa dietro di loro: - Oh, no, l’ha fatto di nuovo! Scusa! Scusa! Papà, tiralo fuori tu, ti spiego dopo… - Si affrettò nella stanza accanto, mentre il Dottore e Gordon si voltavano.

Avevano già notato l’acquario, uscendo dalla TARDIS, ma non l’avevano guardato con attenzione. Soprattutto, non avevano considerato i suoi occupanti…

- Dottore, che cos’è? - D’istinto, Gordon indietreggiò di un passo. Sul fondo della vasca, tra le alghe e le costruzioni di roccia sintetica, stava una testa umanoide, molto viva e molto a disagio, che cercava di allontanare i pesci da sé muovendo freneticamente il naso e la bocca, con scarsi risultati. Aveva lo stesso colore del bambino che aveva appena visto in braccio alla ragazza, ma senza scaglie. Iniziò a capire che si trattava di una faida familiare senza esclusione di colpi. Se questa era la famiglia presentabile del Dottore, che inferno aveva su Gallifrey?

- Uno dei miei più cari amici - boccheggiò il Dottore, sfoderando di colpo un’espressione adirata che non gli apparteneva e di certo non gli donava. - Mia cara Madame Vastra, qualunque cosa possiamo averti fatto, questa non te la perdono. - Gordon scoperchiò l’acquario. si tirò su le maniche e immerse le braccia fino al gomito per tirare fuori il poveretto, impresa che si rivelò ardua perché la testa era diventata parecchio viscida a causa delle alghe. Quando finalmente ci riuscì, sul pavimento vi era già un laghetto e in breve la situazione peggiorò. Scivolò, aggrappandosi al Dottore, e si ritrovarono tutti e tre a terra.

Jenny tornò, evidentemente dopo aver messo a letto il piccolo, con una scatola di legno piena di paglia e una pila di stracci. Iniziò ad asciugare il pavimento con aria contrita, senza osare guardarli.

- E siamo a tre. La prossima volta mi avrebbe fatto volare direttamente in cortile e sarebbe stata la fine - borbottò Dorium, gorgogliando e sputacchiando. - Ma non ci sarà una prossima volta, tolgo il disturbo. - Abbassò il tono: - Oh, Dottore, sapevo che sarebbe stato difficile, ma non così. Nemmeno lontanamente.

- Devi dirmi che cosa sta succedendo. Devo capire cos’è stato… - Il Dottore si rimise in piedi, esaminando la teca e annusando la paglia. - Cosa ci avete messo qui? Meloncini?

Jenny portò via in un secchio gli stracci inzuppati e tornò. - Faccio un caffè freddo. Forte. Servirà a tutti e tre, se davvero volete che vi racconti tutto… ma poi dovrete andare via.

- D’accordo - fu la risposta. Andarono a cambiarsi nella TARDIS, strizzando i capelli alla bell’e meglio visto che era comunque estate. Il Dottore spiegò a Gordon quello che poteva.

- Cioè, fammi capire. Lei viaggerà dal suo futuro nel tuo passato, e tu… hai fatto lo stesso?

- Mi sembra uno stupore esasperato, da parte di uno che ha fatto sposare Turlough e Tegan senza nemmeno avere una macchina del tempo.

Gordon, lontano dall’offendersi, si ritenne onorato di una simile osservazione. Schioccò la lingua, notando che la nuova maglietta del Dottore aveva stampato sopra Nat King Cole e che anche quei pantaloncini avevano delle tasche inutilizzabili. Il loro litigio sembrava un ricordo del passato remoto, ormai.

 

- Andava tutto così bene, all’inizio. La clinica ci aveva garantito ottimi risultati. Abbiamo speso… tutto quanto, ma non c’importava, volevamo il meglio. Avete idea di quanto impieghi a schiudersi un uovo di Siluriano?

Gordon sembrava preparato sull’argomento e Jenny annuì. - Sì, ma stiamo parlando di razza pura. Noi non avevamo idea di cosa sarebbe successo. Quei dottorini tanto sorridenti e con mille attestati sulle pareti si sono dimostrati degli imbroglioni, nel frattempo la clinica è andata in bancarotta, e siamo tornati a casa senza la minima idea di come affrontare il futuro. Avevamo gli strumenti per capire che era vivo, ma non se crescesse normalmente e di cosa avesse bisogno. Vastra iniziò a diventare aggressiva. Li… andò a cercare, credo che li abbia interrogati a fondo e poi divorati, uno per uno. Di questo credo di aver goduto, devo dire. Ci siamo resi conto troppo tardi che un simile esperimento genetico non era mai stato tentato prima… capisci? Come potevano darci delle garanzie? Non siamo stati altro che cavie. Il nostro bambino non era che un gioco, per loro.

Abbiamo fatto altre ricerche e ci siamo spaventati ancora di più. A quel punto Vastra era diventata paranoica, non lasciava avvicinare nessuno, né a lei né all’uovo. Ad un certo punto, Alonso ha smesso di venirci a trovare insieme al suo Capitan Sbrilluccichi. Si farà rivedere, credo, ma è triste dover lavorare e crescere un bambino da sole e litigare e sentire che incolpa te di tutto questo…

Il Dottore non aveva battuto ciglio per tutto il tempo, armeggiando sul manipolatore del Vortice di Jenny. Gordon capiva che era una facciata ben costruita, ma nemmeno questo gli si addiceva. - Vedi, mi dispiace davvero tanto che le cose non siano andate in modo semplice, non potevo proprio prevederlo, capisci? Non mi hai mai parlato di questo ed è giusto così, altrimenti non sarebbe mai successo e non me ne avresti potuto parlare e boom! Credimi, ho già fatto il pieno di paradossi, ultimamente. Comunque posso sopportare benissimo che lei mi odi. Non posso farci nulla, in realtà, perciò mi adeguo. È solo che mi dispiace che soffra in questo modo.

- Sono sollevata che la pensi così, perché tremavo di paura all’idea che poteste scontrarvi.

- Io non ho paura di lei, non fraintendere. La tua versione, Dorium?

- No, Dottore, non c’è niente da rettificare. Jenny non ha colpa in tutto questo, e nemmeno Vastra, alla fine. Siamo stati vittime del destino, invece che protagonisti. La differenza tra noi e lei è che… proviamo gratitudine anziché rancore. Ma non ha mai pensato ai miei sentimenti! Mi avrebbe cucinato al forno se avesse potuto! E l’ironia della sorte è che non avrei provato dolore… ma ne provo quando lo sento piangere e lei non mi permette nemmeno di guardarlo, figuriamoci cantargli qualcosa… io…

Jenny portò via le tazze, le mani che tremavano un poco.

- C’è la possibilità che... non sia come gli altri. Al di là della razza, intendo, potrebbe non essere in grado di andare a scuola e giocare e tutto il resto. A volte penso che siamo stati egoisti. Tutti noi. E sono ancora convinta che non mi abbiate detto tutto, e capisco che ci siano domande che non possono ancora avere una risposta o... comunque sia… ma l’attesa è una cosa orribile. Mentre vivi una situazione, non t’importa se qualcuno sa già come andrà a finire… se fosse predestinato, no… stai male comunque. Sei impotente.

Il Dottore si alzò e andò ad abbracciarla. Lei sorrise, un poco rasserenata, mentre lui le sussurrava: - Ci rivedremo presto. Nel frattempo, potresti voler conoscere i tuoi diritti. E i nostri.

Jenny si scostò da lui e sembrò vibrare di disappunto.

- So che la ami, - insistette lui. - E credo che anche lei ti ami tantissimo. Ma non è in sé, non puoi lasciarle prendere decisioni che coinvolgano tutta la famiglia. Perché siamo una famiglia, oppure no?

Lei annuì malgrado se stessa, poi strinse le labbra e si arrese, accennando alla camera da letto: - Puoi andare. Vastra se ne accorgerà comunque, tanto vale che… me la vedrò io con lei più tardi, davvero, va bene.

Il Dottore decise di non farsi scappare l’occasione, prima che lei cambiasse idea; ma quando fece per avvicinarsi alla teca, Dorium chiuse gli occhi e dichiarò che no, non poteva farcela neanche questa volta, nonostante lo desiderasse più di ogni altra cosa.



“Dove si vendono sussurri e pezzi di ricambio…”

Pur sapendo che la Federazione Galattica sarebbe risorta dalle sue ceneri non molto tempo dopo la battaglia di Demon’s Run, quando il Dottore aveva fatto visita per la prima volta al Settimo Transetto non gli era passato nemmeno per la mente di raccontare a Dorium il futuro che si era perso, lasciandosi coinvolgere nei complotti di Madame Kovarian. In primo luogo, era concentrato sull’intento di sfuggire al proprio destino sul Lago Silencio. Inoltre, anche se gli fosse venuto in mente, avrebbe potuto non essere affatto una buona notizia. Già si immaginava di sentirlo borbottare: “Regole. Affari che vanno in fumo, Judoon che ispezionano la merce e arrestano i miei clienti migliori…”. In seguito, quando già viaggiavano insieme e si era rallegrato del suo profondo cambiamento, aveva concluso che sì, per lui sarebbe stata una buona notizia, ma proprio per questo avrebbe potuto rattristarlo.

Ora, però, aveva compreso che la questione lo riguardava direttamente.

- Gordon, ho risolto l’indovinello di Irving Braxiatel. - Il giovane Stewart sembrò compiaciuto, ma non gli chiese altri dettagli; ci sarebbe stato tempo per questo. Il Dottore teneva il bimbo all’altezza degli occhi, parlandogli con tenerezza: - Ma cosa dice quella tua mammina bionda, perché è così pessimista? Lungbarrow risuonerà delle tue risate, e vedrai dei piccoli Sorciporci tra le rovine di Oakdown, e mi sentirai recitare il Mistero del Tempo Nuovo. Conoscerai Lord Borusa e Xillianthrogubryyaven di Jadedreamers. E non ascoltare quello che dice di me la mammina verde. Falle tante coccole, però... ne ha bisogno, sai.

- Adesso basta, ti prego. - Jenny non riusciva più a trattenere l’ansia, era chiaro che se Vastra fosse entrata in quel momento sarebbe successo il finimondo. - Verrò a trovarti quando potrò.

Il Dottore carezzò le fragili crestine del piccolo, gli sorrise ancora una volta e lo sistemò nella culla, poi si volse verso sua figlia: - Ho regolato il manipolatore come si deve, vi porterà su Gallifrey. Ci troverai là.

Non disse quando; non era una vera bugia. Era solo un altro cerchio che si chiudeva.

Fissò la lavagnetta alla parete per qualche secondo, masticando il cappuccio del pennarello e sporcandosi senza saperlo la lingua di blu. Poi iniziò a scrivere con la sua calligrafia rotonda e un po’ infantile, tra la ricetta dell’omogeneizzato di meloncini e una bolletta da pagare, un messaggio per Vastra. Non avrebbe potuto ignorarlo. L’avrebbe cancellato, avrebbe graffiato la lavagnetta e l’avrebbe fatta a pezzi, forse, avrebbe urlato e sibilato e minacciato, ma non avrebbe osato sfidare il futuro.

 

Dorium storse il naso ai nuovi interni della TARDIS, che sembrava il palco per uno spettacolo di equilibrismo, ma si lasciò agganciare senza proteste. Se il rotore non avesse iniziato a muoversi da solo, portandoli lontano dal Complesso Popolare prima ancora che iniziassero ad ipotizzare una destinazione, avrebbe iniziato a gridare senza più smettere.

Quando la TARDIS fu scomparsa, Jenny corse a leggere.

Gli errori portano sofferenza. La sofferenza permette di apprezzare la gioia. La gioia conduce al perdono per quegli errori… questo me l’avevi insegnato tu.
Ti voglio bene, donna lucertola dall’alba dei tempi. Ma la tua paranoia non vincerà. Tuo figlio resta l’erede del Maldovarium e ispirerà una nuova era. La paura e il rancore sono piccola cosa, in confronto.
Con affetto,

Il Dottore

P.S. Per adesso potete continuare a chiamarlo giuggiolo e patatrottolo, ma il suo nome è Rallon Quences. E questo non si può cambiare. Sai cosa succede a chi cerca di manipolare un futuro già scritto, giusto?



 

La TARDIS si materializzò forzatamente là da dove era partita.

- Te l’avevo detto che li ribeccavo! Romana, non sopporto quando mi sottovaluti. Mi dà proprio sui nervi, ragazza.

Sì, la chiamava “ragazza”, lei che era stata incoronata Regina della Guerra delle Nove Gallifrey, lei che era stata manipolata, rapita, osannata, temuta, diffamata… per lui adesso era soltanto una donna,

(la sua donna)

e forse non lo amava proprio per questo?

Perché guardava avanti, e non indietro… perché rimpianti e rimorsi non gli impedivano mai di vivere con tutta la sua energia.

Lo attirò a sé per il collo del maglione spinoso e lo baciò con passione. Fu uno spettacolino piuttosto divertente per il Dottore e Gordon, che si affacciavano in quel momento dalla porta della TARDIS e non distolsero lo sguardo dalla scena nemmeno per un secondo.

- Bella mossa, Fred - commentò poi il Dottore tra sé, e Gordon non capì - si accorse però che aveva la lingua sporca di pennarello e non disse nulla. Doveva pur vendicarsi per la storia delle piume.

 

 

   
 
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