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Autore: kiko90    06/03/2015    2 recensioni
Nami, una ricca ereditiera decide di fare una crociera insieme al suo ragazzo, sulla Sunny la più famosa nave da crociera dei sette mari.
Durante la vacanza la donna si renderà conto di quanto la sua vita non la soddisfi ma presto qualcuno le farà cambiare idea.
Intrecci amorosi e un misterioso delitto sconvolgeranno la tranquilla vacanza sulla Sunny.
Niente sarà più come prima!le coppie verranno stravolte e le vite dei passeggeri subiranno dei drastici cambiamenti!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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L’arrivo dell’investigatrice Margaret aveva suscitato nell’equipaggio e nei passeggeri reazioni diverse, c’era chi preferiva osservare le mosse della donna da lontano, mentre altri preferivano riempirla di domande, proprio come quella mattina. L’investigatrice appena sveglia aveva trovato, davanti la porta della cabina, uno stuolo di persone pronte a porgerle mille domande su chi pensava fosse l’assassino e se riteneva vero che l’istruttore di kendo fosse il vero colpevole.
Mentre Margaret rispondeva con calma e serenità ad ogni domanda, ripetendo che prima doveva interrogare il sospettato e poi iniziare a metter giù qualche ipotesi, Law camminava con le mani in tasca verso la cabina della ragazza, fermandosi a metà corridoio notando la confusione in cui era sommersa l’investigatrice Lily.
Law, approfittando di quel momento di confusione, si fermò ad osservare la ragazza incaricata di risolvere quel delicato caso.
La donna non sembrava innervosita da quella pressa di persone, rispondeva a tutte le domande pacatamente senza mai smettere di sorridere, cosa che lui non sarebbe riuscito a fare senza mandare velatamente a quel paese tutte le persone che si sarebbe trovato di fronte.
Lei invece sembrava estremamente a suo agio, evidentemente si era trovata numerose volte in quella situazione per questo sapeva gestirla al meglio, pensò Law.
L’investigatrice appena individuò Law infondo al corridoio, salutò le persone che la circondavano facendosi spazio tra di loro per avvicinarsi a Law, il quale si era proposto per scortarla nella stanza dove era stato rinchiuso il sospettato.
-Buongiorno!- disse Margaret una volta raggiunto Law, regalandogli uno smagliante sorriso che però non inclinò neanche un po’ le labbra del moro.
-Andiamo, da questa parte- disse il medico esortandola a seguirlo senza rivolgerle neanche uno sguardo.

-Tu che ruolo hai esattamente su questa nave?- chiese improvvisamente la ragazza dopo qualche minuto di fastidioso silenzio, lei amava far domande.
-sono, o meglio ero, il fidanzato della figlia della vittima- rispose pacato Law guardando con la coda dell’occhio la biondina che aveva accanto, decidendo così di porgerle pure lui qualche domanda –da quanto tempo fai questo lavoro? Sembri molto a tuo agio nel parlare con le persone e gestire la situazione- notò, stupendosi lui stesso di come in realtà avesse fatto molta più attenzione del dovuto nei confronti dell’investigatrice, del resto gli importava molto riuscire a trovare il vero colpevole, lo doveva fare per ripagare Nami in qualche modo.
Margaret si fermò di colpo ridacchiando e Law non potè che fermarsi anche lui ed osservarla con un sopracciglio alzato.
-in realtà questo è il mio primo caso!- disse liberamente facendo rimanere il moro di sasso.
-Il tuo primo caso? Come hanno potuto mandare una novellina per un caso così importante e delicato?- disse rabbioso, ma non con lei, ma con chi aveva preso quella assurda decisione.
Margaret alzò lo sguardo su di lui, ora le sue iridi nocciola non erano più sorridenti, ma qualcosa le velava, una piccola scintilla di rabbia, probabilmente per le parole appena dette da Law.
-pensi che non sia in grado di risolvere questo caso? Che sia solo una novellina?- chiese seria avvicinandosi di qualche passo a Law per fronteggiarlo meglio.
Il medico l’osservò allungo prima di rispondere. Il petto della ragazza, coperto da una fine camicetta bianca, si alzava ed abbassava velocemente, segno che indicava l’accelerazione del battito cardiaco e la rabbia che la ragazza stava cercando di sottomettere. Le iridi grigie del medico discesero fino alle mani chiuse a pugno della ragazza ed alle gambe fasciate in una stretta e corta gonna nera e lì Trafalgar iniziò a provare dei brevi ed acuti brividi lungo la colonna vertebrale.
-Allora?- lo incitò a rispondere Margaret.
Lo sguardo del medico si rialzò lentamente, molto lentamente, ripercorrendo dal basso verso l’alto l’intera figura dell’investigatrice evidenziando questa volta in particolar modo le forme della ragazza che, pur essendo una novellina, sarebbe potuta essere una gran bella preda, ma orami con la fine della sua storia con Nami si era ripromesso di non lasciarsi più andare, di tenere a freno i suoi istinti per non far più del male a nessuno; meglio restare da solo e concentrarsi sul caso e non sugli istinti carnali.
-Sì- disse semplicemente Law –e mi preoccuperò personalmente di chiamare il tuo capo in modo che mandi qui una persona molto più qualificata- disse con quella vena cattiva che usava ogni volta che non voleva mostrare i suoi veri pensieri e sentimenti.
Margaret a quelle parole sgranò gli occhi e Law per un instante vi lesse paura, sconforto, fallimento.
-Non farlo ti prego! E da due anni che lotto per un caso così importante ed ora che me lo hanno affidato non voglio deludere il mio capo, la mia famiglia…- disse abbassando lo sguardo –è la mia occasione, forse l’ultima…- sussurrò.
Che voleva dire con, forse era la sua ultima occasione? Di certo non poteva significare che rinunciando a questo caso l’avrebbero declassata o cosa… forse quella ragazzina voleva fargli solo pena o forse nascondeva qualcosa.
-ti do tre giorni di tempo, se vedo che non sei in grado di risolvere questo caso chiamo il tuo capo, questo non è un gioco-
-Oh si, grazie!- disse Margaret saltando al collo di Law in uno slancio di felicità –ci metterò tutta me stessa e vedrai che non ti deluderò!- gli disse nell’orecchio.
Law rimase immobile, sorpreso dall’espansività della ragazza, quei brividi che prima aveva provato soltanto guardandola ora erano riaffiorati in tutto il corpo sentendo le forme della biondina schiacciarsi contro di lui, come poteva abbracciare qualcuno, un uomo, che neanche conosceva? Perché era così dannatamente ingenua? E perché avevano mandato proprio lei? Law si pose tutte quelle domande, mentre il profumo dolce dell’investigatrice gli entrava prepotentemente nelle narici, cercando con tutto se stesso di controllare i suoi focosi istinti.

-Law?- la voce sbigottita di Nami lo riscosse. Poggiò delicatamente le mani sui fianchi di Margaret e l’allontanò senza prima godere un piccolo attimo della setosa pelle della donna fuoriuscita dalla camicetta leggermente alzata.
-Scusami! Ma sono troppo felice! Vedrai che non ti deluderò!- disse Margaret ritrovando il suo caldo sorriso, mentre Nami si avvicinava ai due.
-Lei chi è?- chiese la rossa un po’ infastidita. Non era giusto che lo fosse, lei aveva tradito Law con Zoro mentre stavano ancora insieme, ma vedere Law tra le braccia di un’altra dopo neanche dodici ore da quando si erano lasciati la innervosì, soprattutto dopo che aveva passato la notte in bianco tra rimorsi e la preoccupazione per Zoro.
-Lei è l’investigatrice Lily, si occuperà del delitto di tuo padre, è arrivata ieri sera- la informò il moro –è lei è Nami Cocoyashi, la figlia dell’uomo ucciso, Genzo Cocoyashi- disse rivolgendosi a Margaret.
-Piacere di conoscerla. Non si preoccupi scoprirò chi ha ucciso suo padre- disse Margaret porgendo la mano a Nami.
La rossa studiò l’investigatrice attentamente, era una bella ragazza, uno o due anni più grande di lei e con un gran bel sorriso, ma la cosa che convinse Nami a fidarsi a pelle della ragazza furono i suoi occhi, nocciola come i suoi, ma puri. La luce degli occhi di Margaret indicò a Nami che poteva contare su di lei, che quella ragazza non si sarebbe fatta ingannare dai falsi testimoni, ma che avrebbe studiato ogni indizio. Era strano pensare di potersi fidare così tanto di una persona appena incontrata, eppure Nami si fidava di Margaret e quando le strinse la mano le sorrise di rimando -piacere di conoscerti Margaret, puoi chiamarmi Nami-
Law osservò le due donne studiarsi sorridendo, e dire che per un attimo si era immaginato una rissa come quelle in Tv tra due lottatrici, magari cosparse di fango…
-Law?- lo chiamò Nami
-Law andiamo?- lo spronò Margaret
-Sì, da questa parte- disse ghignando, mentre ripensava ancora al fango…







ZORO

La stanza in cui era stato incarcerato era molto piccola ed angusta, senza neanche una finestra dove poteva filtrare un po’ di luce e fargli capire se era giorno o notte.
Le due guardie che l’avevano scortato fin lì erano due bestioni con delle facce poco raccomandabili, altro che guardie addette alla sicurezza.
Quei due ceffi avevano buttato Zoro sul pavimento dopo averlo ammanettato e ridendo lo avevano iniziato a prendere a calci, quando lui non poteva neanche reagire. Non si erano stancati facilmente, forse il tutto era durato per una buona mezz’ora, ma Zoro non poteva dirlo con certezza visto che ad un certo punto aveva perso conoscenza, svenendo sotto le percorse di quei mostri.
Ora, senza sapere che ora fosse, Zoro si era svegliato, sentendosi la faccia gonfia e facendo una gran fatica ad aprire l’occhio destro. Si sentiva come sospeso in aria con le braccia tirate verso l’alto in una contrazione decisamente dolorosa. Si mosse leggermente e una forte ed intensa fitta al fianco sinistro lo fece tossire ed a ogni movimento sentiva il suono del metallo stridere contro altro metallo. Con fatica guardò verso l’alto e solo allora, sgranando leggermente gli occhi capì di essere stato legato con delle catene ad un grosso tubo di metallo che passava sul soffitto, e di ritrovarsi di pochi centimetri sospeso sul pavimento.
Perché tutto quello stava succedendo proprio a lui? Che cos’aveva fatto di male? Era un crimine innamorarsi di una ragazza dagli occhi caramello e dai capelli di fuoco? Era così sbagliato seguire il proprio cuore senza pensare alle conseguenze? Evidentemente si, eppure non si pentiva di niente, avrebbe rifatto ogni cosa, ma valeva la stessa cosa per Nami? Quando l’aveva rivista, nello stanzino, aveva percepito la sua angoscia, il dolore, ma aveva anche letto nei suoi occhi lo stesso desiderio, la stessa passione che lui provava per lei, ma sarebbe bastato per credergli veramente? Forse Nami ora era tra le braccia del suo fidanzato, forse era quello il suo posto…
Delle voci lo riscossero da quei pensieri, concentrando i sensi su ciò che stava accadendo dietro la porta in cui era stato incarcerato.
Chiuse gli occhi facendo finta di dormire in caso fossero di nuovo quelle guardie e attese.

-è questa la stanza!- disse una voce maschile, mentre la maniglia cigolante annunciava l’ingresso di quelle persone.
-O.mio.dio. ZORO!- riconobbe subito la voce di Nami e i suoi passi avvicinarsi velocemente a lui insieme al suo profumo fruttato.
Con un immenso sforzo cercò di riaprire gli occhi per non far preoccupare troppo Nami, anche se date le sue condizioni era impossibile che non si preoccupasse.
-Zoro?! Zoro!- lo chiamava Nami accarezzandogli il torace contuso –Law dannazione come hai potuto permettere che lo trattassero così?- urlò voltandosi verso il moro dietro di lei.
Zoro guardò il moro, si aspettava di trovare sul suo volto un aria soddisfatta, ma non fu così. Il viso di Law era impassibile, senza espressione, ma le sue mani strette a pugno dentro i jeans indicavano la sua irritazione per ciò a cui stava assistendo.
-Non ero al corrente della situazione, Nami. Non lo avrei mai permesso- disse rabbioso.
-e allora chi è stato? Chi ha permesso che gli facessero questo?- gli chiese Nami con le lacrime agli occhi.
-non lo so, ma lo scoprirò- disse Law con gli occhi iniettati di sangue.
-liberiamolo su, ha bisogno di cure- le iridi scure di Zoro si focalizzarono su una ragazza accanto a Law con i capelli biondi, l’ultima che aveva parlato e che aveva percepito la sua sofferenza nell’essere appeso come un salame.
Con l’aiuto di Nami e Law, Margaret riuscì a liberare Zoro il quale si accasciò a terra respirando a fatica.
-Ciao Zoro, io mi chiamo Margaret e sono l’investigatrice incaricata di scoprire chi ha ucciso il signor Cocoyashi- disse dolcemente la ragazza –adesso chiameremo un medico che ti curerà, e dopo ti dovrò porgere alcune domande-
-sto bene. Chiedimi tutto quello che ti serve, io sono innocente e non ho niente da nascondere!- disse risoluto Zoro fissandola con un occhio, l’altro non riusciva ad aprirlo.
-No Zoro, sei ferito hai bisogno di cure!- gli disse Nami accarezzandogli la mascella. Zoro guardò Law, perché non reagiva invece di fissarli come se niente fosse? Nami era la sua donna eppure lui non diceva niente, sembrava che non gli desse fastidio che Nami si stesse preoccupando per lui così tanto, che lo stesse accarezzando; era cambiato dalla cena di gala quando lo aveva sfidato a tavola davanti a tutti provocando la sua gelosia, Law ora sembrava non interessarsi più a Nami, ma perché?
-Se vuole parlare ora lo può fare, poi lo cureranno- disse Law ghignando, ecco di nuovo quel suo sguardo sadico, pensò Zoro, ma restava comunque diverso.
-Zoro puoi raccontarmi con esattezza cos’è successo quando ti sei incontrato con il signor Cocoyashi?- gli chiese Margaret, mentre Nami aiutava Zoro a sedersi su una sedia e Law poggiava la schiena al muro, concentrato.
-Tashiji mi aveva avvisato che il capo voleva vedermi così mi sono diretto al suo ufficio.
Genzo era seduto alla scrivania, mentre parlava, o meglio urlava con qualcuno al telefono…- iniziò il racconto Zoro
-sai per caso con chi stesse parlando? O di che cosa?- chiese con voce pacata Margaret, mentre estraeva un piccolo taccuino e una penna dalla scollatura facendo deglutire pesantemente Law.
-No, non so con chi stesse parlando, ma da quel che ho potuto sentire prima che terminasse la chiamata, stavano parlando di un contratto…-
-Un contratto…- appuntò Margaret con aria concentrata –hai sentito altro che possa farmi capire di che contratto stavano parlando, e il perché il signor Cocoyashi fosse così arrabbiato?-
-No. Appena Genzo si è accorto della mia presenza ha detto un nome, credo quello della persona dall’altra parte del telefono ed ha riagganciato-
-Che nome?- chiese Nami con il cuore che le balzava nel petto frenetico.
Zoro la guardò, accarezzandole una mano –non ricordo, mi dispiace Nami-
-non fa niente…- disse abbassando lo sguardo la rossa, stringendo forte la mano di Zoro.
-e poi cos’è successo?- chiese Margaret interrompendo quel momento intimo tra i due.
-poi…Genzo si è alzato dalla scrivania e mi ha fronteggiato per poi guardarmi negli occhi e chiedermi…- disse interrompendosi di colpo.
-Cosa ti ha chiesto?- chiese Nami agitata.
Zoro guardò Nami e poi Law –mi ha chiesto che intenzioni avevo con te, se stavo solo giocando o se io ti amassi…- disse guardando Nami negli occhi.
-e tu?- deglutì imbarazzata la rossa, si era dimenticata che in quella stanza c’erano anche Margaret e Law, le sembrava di essere sola con Zoro e lui ora le stava per dire qualcosa di estremamente importante.
-gli ho detto che non stavo giocando con te- rispose ghignando e sfiorandole una guancia.
-non siamo qui per vedervi amoreggiare- disse Law interrompendoli –cos’è successo dopo?-
Zoro si girò verso di lui e continuò a raccontare –dopo mi ha detto che Nami era la sua bambina e che se l’avrei fatta soffrire mi avrebbe gettato a mare, ma che sapeva di potersi fidare di me. Ci siamo stretti la mano e sono uscito dal suo ufficio con Genzo ancora vivo. Sono andato sotto coperta e mi sono addormentato dopo avermi fatto una doccia ed al mio risveglio mi stavano dando la caccia per il suo omicidio. Questo è tutto-
-Bene quindi non sei stato tu- proclamò Margaret
-Cosa? Gli credi così, senza uno straccio di prova?- ringhiò Law.
-certo che sì- lo fronteggiò Margaret –sono un’investigatrice e so quando qualcuno mente, e lui non sta mentendo!- disse seria
- e allora sentiamo chi è il colpevole?- chiese Law come a sfidarla
-questo ancora non lo so, ma lo scoprirò. Per ora Zoro resta a disposizione, ascolterò il testimone che dice di averti visto litigare con Genzo e poi penserò a come agire- disse Margaret –ora chiamerò un medico per farti curare, però dovrai restare qui mi dispiace-
-non c’è problema- rispose Zoro -posso visitarlo io, sono un medico- si offrì Law
-ma se lo picchiano di nuovo?- chiese allarmata Nami
-darò disposizioni per cambiare le guardie e mi assicurerò che coloro che lo hanno picchiato paghino-
-Grazie Margaret!- disse Nami rivolgendole un dolce sorriso –sei un’ottima investigatrice!-
Margaret ricambiò il sorriso ed uscì dalla stanza lasciando soli Nami e Zoro con Law che si apprestava a visitare il verde.
-Risolverò questo caso. Lo risolverò per voi sorelle mie così nessuna di noi patirà più fame e violenze- sospirò Margaret mentre camminava per il lungo corridoio, mentre due paia di occhi la osservavano da lontano.






ANGOLO AUTRICE:

Salveee lettori!
Allora eccomi con il dodicesimo cap e neanche così tanto in ritardo dai! ;)
Cosa ne pensate di questo capitolo? Zoro ha spiegato la sua versione del giorno dell’omicidio e Margaret gli ha creduto! Ma se non è stato Zoro, chi ha ucciso Genzo?
Qualcuno ha qualche idea??
Come sempre ringrazio tutti coloro che continuano a leggere questa ff, chi l’ha aggiunta tra le preferite e seguite e in particolar modo i recensori: michiru93, Vivian Gerardi, Zonami84, verystar02, Piper_Parker.
Al prossimo capitolo!
Bacioni kiko90
   
 
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