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Autore: GraStew    06/03/2015    5 recensioni
Martina è la classica ragazza acqua e sapone. Ha vissuto molte esperienze tristi, ma nonostante ciò non si lascia distruggere da niente. Tutto cambierà un giorno d'estate, quando il suo cuore verrà spezzato per l'ennesima volta. Questa è la storia di una vendetta, di un'amore che non porterà niente di buono. Questa è la storia di Martina, una ragazza che avrà bisogno dell'aiuto degli altri per riuscire a sopravvivere e per continuare ad amare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Hurt Lovers
 
 
*Non è facile dimenticare*



-Diciannovesimo capitolo-

 
 
 
 
«Non posso».
Greta rompe il silenzio mentre si stacca dall’abbraccio. «Non posso» continua a dire scuotendo la testa. Le lacrime le rigano il viso e i suoi occhi chiari sono rossi e gonfi. Mi fa male vedere mia sorella in queste condizioni.
Ero così piccola quando mia madre se n’è andata che non ho nessun ricordo e se non fosse per le testimonianze e per le foto, non avrei mai saputo chi fosse. Per Greta è diverso invece. Lei aveva due anni e un pochino se la ricorda. Rimembra, anche se non perfettamente, il dolore di non averla avuto a fianco e le lacrime di nostro padre.
E crescendo questo dolore è maturato, diventando come un tatuaggio indelebile.
Non potrà mai dimenticare…
«Mi dispiace ma non riesco a sopportare l’idea che tu ci abbia abbandonate. Come hai potuto farlo? Dovevi stringere i denti!» urla disperata mia sorella.
«Lo so, lo so» sussurra mia madre «sono imperdonabile, me ne rendo conto» dice mentre si tortura le unghie della mano destra.
«Questo abbraccio non ha significato niente. Non conta neanche il fatto che ti abbiamo fatto entrare dentro casa nostra e tanto meno la tua malattia. A noi dispiace che tu stia male, ma papà anche lo è stato. Papà è morto. Lui era buono ed è rimasto con noi fino alla fine dei suoi giorni. Tu, invece, sei un’egoista! Hai preferito il tuo benessere a quello delle tue figlie quindi non aspettare che io ti perdoni perché non lo farò mai. MAI!» urla furibonda mia sorella.
La guardo rendendomi conto che lei soffre quanto me, forse anche di più. Greta ha un carattere così determinato, così forte ed io sono stata un’egoista come mia madre. In questi ultimi mesi ho pensato solamente a me stessa mentre lei soffriva.
Le chiederò scusa, ma non adesso.
«Cosa hai fatto in tutti questi anni? Perché non sei venuta prima? Dovevi venire!» farfuglia mia sorella esasperata.
Si porta le mani sul viso e scoppia a piangere. Corro ad abbracciarla e lei si rifugia tra le mie braccia.
«Tesoro mio» le mormoro, appoggiando le labbra sulla sua testa. «Non piangere. L’hai fatto già per tanto tempo. Non sprecare altre lacrime» le suggerisco stringendola ancora più forte.
Guardo negli occhi mia madre; guardo la donna davanti a me e non so chi sia.
«Cos’hai fatto in tutti questi anni?».
«Ho sofferto come voi ragazze. Ho patito le pene dell’inferno sia per il senso di colpa sia per le difficili situazioni che ho dovuto affrontare. Io sono mortificata» dice piangendo.
La osservo mentre sbatte il piede a terra, mentre il suo petto si alza e si abbassa a ritmo dei singhiozzi. Guardo la fragile donna che ho davanti e giuro a me stessa che non diventerò mai come lei.
«Scommetto che è una bugia! Raccontaci la verità!» esclama Greta sciogliendo l’abbraccio.
«Io… non è giusto farvi soffrire ancora. Non sono stata un esempio, lo so».
«Dicci la verità» continua mia sorella imperterrita mentre con un fazzoletto si soffia il naso.
«Quattro anno dopo avervi abbandonate ho conosciuto una persona. Vivevo in Lombardia e quell’uomo era un mio cliente» balbetta torturandosi il labbro inferiore.
Inspiro ed espiro più di una volta.
«Tu… sei? Sei una prostituta?» le chiedo quasi con la voce strozzata.
«Lo ero. Ero entrata in un giro vergognoso. Non possedevo una casa, una famiglia e l’unica persona che mi aveva accolta era Teresa. Mi ha offerto un posto in casa sua, in cambio di qualche lavoretto. Non avevo scelta! Una volta entrata in quel giro non sono più riuscita a uscirne. Me ne vergogno tanto… dopo un anno ho conosciuto Pasquale. Chiedeva sempre di me e poi un giorno dopo qualche mese mi ha sposata. Voleva che fossi sua in tutti i modi. Solo dopo il suo incidente d’auto, in cui ha perso la vita, ho saputo che il matrimonio era stato una farsa. Ho continuato a fare la vita di prima fino a due anni e mezzo fa. Una mattina mi sono resa conto che non potevo più continuare e me ne sono andata. Sono tornata qui e sono rimasta a guardarvi per tutti questi mesi» racconta continuando a piangere.
«Non ho parole» mormoro allibita, senza forze.
È come se un uragano fosse passato da casa mia, spazzando via tutto. Tutte le incertezze, i sogni, i desideri, la tristezza e la felicità.
Mi sento vuota, come se lo stesso uragano mi avesse attraversato l’anima e il cuore. Greta ed io ci siamo sempre chieste cosa facesse lei. Pensavamo ridesse di noi alle nostre spalle mentre si trastullava nell’oro e nel benessere.
«Non riesco neanche a guardarti!» sbraita Greta, mentre si volta per andarsene.
«Aspetta qui» dico alla donna davanti a me mentre m’incammino con mia sorella nell’altra stanza.
«Che facciamo?» le chiedo appena varchiamo la soglia della sua camera.
«Non lo so, sinceramente. Ho talmente tante informazioni in testa che mi fa male. Sento di non riuscire a reggere questa situazione e avrei tanto bisogno di papà. Lui saprebbe consigliarci al meglio».
«Greta papà è con noi qualunque cosa decideremo di fare. Lui sarà sempre con noi finché lo terremo in vita nei nostri cuori e nelle nostre menti. Tu vuoi perdonarla?» le domando con il cuore in gola.
«Non lo so. Non lo so» mi dice, alzando il tono della voce. Cammina avanti e indietro per la stanza perché è il suo modo di essere nervosa. C’è chi si mangia le unghie, chi fuma, chi piange… lei cammina.
«Io non riesco a perdonarla nonostante tutto. L’ho abbracciata e per un attimo l’ho compatita ma non credo di riuscire a guardarla in modo diverso da come faccio ora» confesso guardando fuori dalla finestra. La pioggia inizia a scendere sempre più velocemente e il cielo si è tinto di grigio, come se rispecchiasse lo stato d’animo mio e di Greta.
«La penso come te. Andiamo a dirglielo? Voglio farla finita. Possiamo continuare a stare senza di lei. Io mi laureerò e tu farai ciò che vorrai. Grazie alla somma che ci ha lasciato papà, potremo vivere tranquilla per un bel po’». Annuisco e ci incamminiamo verso la stanza in cui si trova nostra madre.
Quando varchiamo la soglia, però, non troviamo nessuno. Ci guardiamo negli occhi aggrottando le sopracciglia. «Dov’è?» chiedo spostando lo sguardo in tutte le direzioni.
Greta scuote la testa e posso leggerle in viso la delusione e l’odio. Ha la mascella contratta e trema come una foglia.
«Ci ha abbandonate ancora» mormora sedendosi sulla sedia. La mia attenzione è attirata da un foglio inserito sotto il telecomando.
Lo afferro e inizio a leggere sgranando gli occhi.
«Santo cielo!» esclamo lasciando cadere il foglio a terra.
«Che succede?» mi chiede Greta. Le indico il foglio e lei lo prende e inizia a leggere ad alta voce.
“Care figlie mie vi scrivo queste quattro parole per esprimervi ancora una volta tutto il mio dispiacere. È stato un onore avere due figlie come voi. Siete belle, intelligenti e piene di entusiasmo nonostante tutto il dolore che avete dovuto affrontare.
Sono sicura che ci sia un motivo per tutto ed è per questo che la malattia ha scelto me. Me la merito, ma non per questo la accetto. Vi ho fatto tanto del male, anche poco fa. Anche se mi aveste perdonata, sarei stata un peso. Vi ho amato, vi amo e vi amerò sempre. Addio figlie mie”.
Mia sorella mi guarda negli occhi senza riuscire a dire niente.
Non so cosa possano significare queste parole.
«Che cosa significa?» chiedo solamente spaesata. Sta per rispondermi quando un grido disumano e il rumore di una macchina che frena all’impazzata giungono alle nostre orecchie.  
Corriamo fuori e la scena che vedo mi fa rabbrividire e piangere.
«No, no, no! Mamma!» urlo disperata contro il corpo della donna che mi ha messo al mondo.
Una macchina l’ha colpita e adesso lei è accasciata a terra in una pozza di sangue.
«No, no, no! Apri gli occhi» continuo a gridare scuotendola con forza. La gente inizia ad accalcarsi intorno a me e al corpo senza vita di mia madre. Non respira più.
C’è chi grida, chi chiama i soccorsi, chi corre verso di me.
«Vieni via… vieni via!». Qualcuno mi afferra con forza ma io mi dimeno. Non voglio lasciarla.
«Martina vieni!» urla ancora la stessa voce. Mi lascio trascinare mentre il mio sguardo continua a rimanere fisso sulla scena che ho di fronte.
«Non l’ho vista, non l’ho vista! Si è buttata contro la macchina. Non ho fatto in tempo a frenare» spiega un uomo ad un carabiniere, arrivato sul posto dopo pochi minuti dall’incidente. È disperato e continua a scuotere la testa. «Giuro che non l’ho vista!» sbraita portandosi le mani davanti al viso.
Sono sopraffatta dal dolore ancora una volta.
Mi volto e corro in casa.
 
 
Il funerale è appena terminato.
Non ci sono state molte persone perché qui non la conosceva quasi nessuno. Mi guardo intorno e mi chiedo come gli altri vedano me e mia sorella.
Le orfane.
Non m’importa. Lo siamo da tanto tempo e la morte di mia madre, per quanto straziante, non è come quella di mio padre.
Lui voleva vivere per lui e per noi; mentre mia madre ci ha abbandonate ancora una volta. Adesso siamo nel prato di fronte casa mia. Abbiamo seppellito la mamma nello stesso cimitero in cui si trova papà ma non vicino a lui.
Osservo Ryan mano nella mano con Marta, Alessio con la sua famiglia, Chiara e Marco, Greta e Giuseppe e qualche altro conoscente, di cui non ricordo neanche il nome.
Il cielo oggi è di un azzurro intenso e non vi è neanche una nuvola all’orizzonte. Qualche gabbiano svolazza su nel cielo e altri uccellini, di cui non conosco il nome, cinguettano tra gli alberi.
«Come stai?».
Mi volto riconoscendo immediatamente la voce e il cuore inizia a battere più veloce.
«Come dovrei stare?» ribatto alterata.
«Non sapevo cosa dirti e questa mi è sembrata la domanda giusta. Mi preoccupo per te. Lo farò sempre».
«Non dire stupidaggini anche oggi, ti prego». Mi allontano dal gruppo perché non voglio che gli altri sentano i nostri discorsi, anche se non credo che saranno molto costruttivi.
«Non sono stupidaggini. Sai benissimo quanto tengo a te e mi dispiace che le cose siano andate così. Non avrei mai voluto farti del male. Non sempre quello che vuoi è possibile averlo».
«Ryan sei un vero stronzo! Tu mi volevi, io ti volevo… tu hai preferito andare a letto con Marta! Quindi non venirmi a dire che quello che si vuole non si può avere. Torna da lei, ti prego. E questa volta per sempre. Non voglio più saperne di te. Ti amo così tanto che sto male. Il dolore che provo nel vederti con lei, nel saperti nel suo letto mi distrugge.
Ed io non voglio questo tipo di amore. Voglio una persona che mi ami sempre e in qualunque situazione. Desidero un uomo che veda solo me, anche se dovessi sbagliare. Voglio un uomo che mi desideri ogni giorno e che mi rispetti sempre. Ho capito che quella persona non saresti mai potuta essere tu, altrimenti non mi avresti fatto tutto questo. Io ho sbagliato tanto, è vero, ma tu mi hai ferita, calpestata, annientata. Ti avrei dato tutto il mio amore, il mio cuore, me stessa. Non chiedevo tanto, mi sembra. Avrei voluto te al mio fianco, ma tu sei stato così debole da cadere in tentazione» gli dico confessandogli tutto il mio dolore e i miei desideri.
Lui rimane a fissarmi senza dire niente.
Sento il suo sguardo che mi penetra fin dentro l’anima. Oh Ryan… perché mi hai fatto questo?
«Mi odio per questo, credimi. Mi detesto per essere stato debole, ma ti giuro che sarò sempre al tuo fianco per qualunque cosa. Ti proteggerò comunque perché ti amo anch’io» mormora lui avvicinandosi lentamente verso di me.
«Mi ami?»
Annuisce guardandomi con i suoi occhi verdi, così enigmatici e meravigliosi.
«Tieni a me, ma non mi ami. Tu stai con Marta quindi ami lei. Hai sempre amato più lei, ma sto cercando di accettarlo, davvero. Sto provando a ricostruire la mia vita e per prima cosa devo cercare di eliminare l’idea di noi due insieme, perché non avverrà mai. E per quanto riguarda il tuo voler essermi amico… adesso non credo di riuscirci. Magari tra qualche mese, quando il dolore di non averti al mio fianco si affievolirà. Il non avervi in giro per casa mi aiuterà tantissimo» farfuglio spostandomi più indietro.
«Sì, lo capisco. Ce ne andremo dopodomani, non temere. Non ti farò mai più del male. L’unica cosa che desidero è la tua felicità e ti auguro di riuscire a dimenticarmi. Spero tu possa trovare un ragazzo che ti ami proprio come vuoi tu, anche se mi secca ammetterlo, ma tu l’hai già trovato, solo che non te ne rendi conto. Guardati intorno Martina. C’è una persona che ti ama proprio nel modo in cui tu desideri e nonostante tu l’abbia fatto soffrire, lui è sempre stato accanto a te. Pensaci Martina» mi dice Ryan facendomi riflettere.
Si riferisce ad Alessio, ma non capisco come possa sapere tutte queste cose.
 «Hai parlato con Ale?» chiedo perplessa mentre cerco di scorgere la figura del mio migliore amico. Lo vedo con il viso triste mentre parla con Chiara.
«Sì. Lui ti ama davvero Martina. Mi rifiutavo di crederci perché ti volevo tutta per me, ma parlando con lui, anche se per poco, ho capito che è colui che tu dovresti amare perché fidati farebbe di tutto per te, perfino darmi due pungi» confessa sorridendo a malapena.
«Beh te li meritavi» blatero facendogli la linguaccia.
In questo momento sto soffrendo, ma sono sempre stata una ragazza positiva ed è per questo che sono sicura che andrà tutto bene.
Tutto si risolverà.
«In effetti sì» mormora ritornando subito serio.
Rimaniamo in silenzio per un tempo che sembra indefinibile. «Mi dispiace per tua madre» mormora spezzando l’atmosfera che si era creata.  
«Non ho avuto neanche il tempo di conoscerla. Greta ed io le avevamo fatto una scenata prima e mi sento in colpa».
«Non è colpa tua. Tua madre si è voluta togliere la vita. L’avrebbe fatto comunque e nessuno può giudicarvi. Si è presentata così, senza un motivo, incasinando ancora di più le vostre vite. Non è facile perdonare e non vi biasimo per la vostra scelta».
Lo guardo e annuisco poco convinta.
In cuor mio so che ha ragione, ma una piccolissima parte di me si sentirà sempre in colpa.
Ripenso alla scena di mia madre a terra priva di vita e lacrime amare rigano il mio viso.
«Oh piccola» sussurra Ryan mentre mi afferra per poi stringermi forte tra le sue braccia.
Mi coglie di sorpresa, ma io non mi allontano. Ho davvero bisogno di un abbraccio e di qualcuno che mi consoli.
Inspiro il suo profumo così inebriante e sorrido teneramente. Lo stringo anch’io, con il cuore che mi batte forte.
«Stai tranquilla. Non farò mai più qualcosa che ti possa ferire. Te lo giuro» mormora tra i miei capelli.
Annuisco e lo ringrazio.
«C’è qualcuno che vorrebbe essere al mio posto adesso» continua a dirmi. Alzo lo sguardo e scorgo Alessio guardarci con aria pensierosa. Sicuramente starà pensando che siamo ritornati insieme. Devo assolutamente andare da lui.
«Sì, hai ragione. Grazie per le tue parole» dico a Ryan staccandomi dal suo abbraccio.
Annuisce e mi lascia andare. «A presto» farfuglio a bassa voce.
Mi avvicino a passo lento verso Alessio, che è seduto su di una panchina. Si tiene la testa tra le mani. Sento il cuore incrinarsi nel vedere il mio migliore amico stare male per colpa mia.
«Ehi» mormoro sedendomi accanto a lui.
Alzo lo sguardo e mi fissa per due minuti abbondanti. «Che ci fai qui? Dovresti stare con il tuo ragazzo» blatera serio.
«Non ho un ragazzo. Quello che hai visto prima… l’abbraccio, intendo…»
«Per favore Martina. Non infierire» mi blocca mentre sto parlando. Scuoto la testa e mi faccio forza.
«Fammi finire. Non ho più intenzione di farti male. Quello che hai visto prima non è stato niente. Ryan ed io non stiamo insieme. Non accadrà mai. Lui adesso è fidanzato con Marta e mi ha abbracciato solamente perché stavo piangendo. Mi ha consolata, ma mi ha parlato anche di te» confesso facendolo rimanere di stucco.
Alza lo sguardo e mi guarda con i suoi grandi occhi neri. «Cosa ti ha detto quel bastardo?» mi chiede quasi con voce tremante.
«Mi ha detto che l’uomo che dovrei amare sei tu. Mi ha suggerito di guardarmi intorno perché lui non mi darà mai quello che voglio. Alessio… ti ho ferito tanto e non merito il tuo perdono e neanche il tuo amore» mormoro guardando in basso. Piccole formiche camminano in fila, aiutandosi l un l’altra a trasportare una mollica di pane.
«Ti ho già perdonata. Ti amo Martina più di ogni altra cosa al mondo e se mi darai l’opportunità, te lo dimostrerò e ti farò dimenticare l’inglese. So che non sarà facile, ma ce la faremo insieme se tu vorrai» sussurra ed il mio cuore batte all’impazzata. Credo che alla fine di questa giornata mi verrà un infarto.
«Davvero faresti questo per me? Sei disposto ad aspettare che io dimentichi Ryan? E se non ci riuscissi?» gli chiedo perplessa.
«Non lo dimenticherai mai Martina. Ti chiedo solamente di provarci».
«Non so. Ho paura di farti soffrire ancora».
«Io ferirò te e tu farai altrettanto con me, ma l’amore è anche questo. Continua a provarci sempre. L’amore è una sfida contro l’altra persona e anche contro se stessi. Io sono pronto a donarti tutto di me e tu?».
Ci penso un attimo non sapendo bene come rispondere, per non essere sgarbata.
«Non sono pronta del tutto, ma voglio provarci».
 
 

 
 
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Buon pomeriggio <3
Molte di voi mi odieranno e molte mi ameranno.
Ognuna di voi tifa per una persona.
C’è chi è team Alessio, chi team Ryan.
Martina sta cercando di ritrovare se stessa e credo proprio che ci stia riuscendo.
Laura(Kim) che mi dici? Ti sto facendo cambiare idea su Martina o ancora la odi?
Succedono tante cose in questo capitolo e spero che non sia troppo pieno xD
Posso dirvi che la storia sta giungendo al termine.
Credo che manchino 5/6 capitoli circa.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Un abbraccio <3
 
 
 
 
 
 
   
 
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