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Autore: Shine_    06/03/2015    14 recensioni
Liam Payne ha ventisei anni, uno studio da dentista nel centro di Brooklyn e una vita molto più complicata di quel che sembrerebbe. Le cose sembrano andare sempre peggio quando, volendo fare un favore ad un amico di vecchia data, assume come stagista un ragazzino arrogante e pieno di sé, con amici altrettanto particolari.
Dal testo:
Si era vestito lentamente, allacciandosi con cura la camicia, mentre pensava all’identità di questo strano ragazzino di quasi diciotto anni che avrebbe passato con lui tutti quei mesi estivi. Sperava solamente di non finire in casini più grandi di lui.
[Ziam; una leggera sfumatura di Lirry in qualche capitolo e punk!Louis che non ci abbandona mai]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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You're my end and my beginning

 

« Cause all of me
Loves all of you
Love your curves and all your edges
All your perfect imperfections
Give your all to me
I'll give my all to you. »

 

Epilogo:

 

Era l’ultimo venerdì di maggio, l’indomani sarebbe iniziato giugno e lui non si sentiva pronto per la valanga di bambini che avrebbero riempito lo studio; diventavano sempre più casinisti con l’estate alle porte. Era sicuramente colpa del tempo, di quel caldo talvolta atroce, perché Aileen non si comportava diversamente da loro, facendolo impazzire durante il fine settimana con le sue insistenze per andare al parco.

Quel pomeriggio aveva preso una pausa per poter essere presentabile a quell’incontro importante, non era riuscito a dormire per due giorni di seguito e sperava di usare quel poco tempo a disposizione per rilassarsi e ripetersi che sarebbe andata bene, che non era la prima volta che la incontrava e non poteva andare peggio della prima, quell’imbarazzo che li aveva fatti restare in silenzio di fronte alla tazza di the per ore.

Stava chiudendo il portone principale quando aveva sentito qualcuno chiamarlo, facendolo voltare con uno scatto e scendere quei pochi gradini in pietra per pararsi di fronte al ragazzino ed esclamare: - Harry! E Jay.-

- Ha fatto ancora i capricci?- si interessò con un sorriso emozionato, allungando le braccia quasi a chiedergli di poterlo prendere, e sorrise ai gorgheggi del bambino, facendogli poggiare il viso contro il petto mentre lo ascoltava spiegare la giornata che avevano passato, come Aileen aveva più volte rischiato di cadere nel laghetto e tutti i gelati che aveva dovuto comprarle. - Ti somiglia, sai? Parlo di Jay, inizia ad assomigliarti. Solo che lui è molto più bello.- ridacchiò tutto divertito, cullando quello che aveva iniziato a lamentarsi con uno sguardo di pura adorazione.

- Tutti sono molto più belli di Styles.- si fece sentire quello che era rimasto alle loro spalle, riuscendo a intravedere la sua figura e come si staccava dal muro per avvicinarsi a loro, mentre il ricciolino sbuffava e ripeteva “Ancora lo stai tenendo?” come ogni giorno.

Si strinse nelle spalle, non volendo argomentare ancora una volta quella discussione, e si impegnò a far ridere quello tra le proprie braccia, spiegando solamente che “è simpatico, non così male”.

- Solo con chi vuole e io non lo sopporto.- sentì lamentarsi il più piccolo, vedendolo di sfuggita mentre roteava gli occhi alla risata dell’altro e al suo “Nemmeno tu mi stai simpatico”. - Hai già deciso cosa fare per il tuo compleanno?- gli chiese, cambiando totalmente argomento per ignorare il “Ha ragione, Payno. Lui è molto più bello di te”.

- È ancora troppo presto, Har!- esclamò con una smorfia, piegandosi in avanti con il busto per rimettere il piccolo nella carrozzina. - Non mi piace nemmeno così tanto festeggiare e ricordarmi che ormai ho quasi trent’anni e..- si bloccò al verso scocciato dei due, ricevendo persino una gomitata e “Hai finito di deprimerti per la tua età, vecchietto?

- E va bene!- esclamò per difendersi da entrambi e dalle loro insistenze. - Ma non voglio nulla che somigli vagamente all’anno scorso, preferisco una cosa tranquilla e..-

- Ma sei stato tranquillo per troppo tempo!- saltò fuori uno dei due, facendo brillare gli occhi azzurri di malizia. - Vent’otto anni si compiono una sola volta nella vita, lo sai?- gli chiese poi con un ghigno, ricevendo in risposta uno sbuffo di Liam e “Niente spogliarellisti, Lou, o quelle cose strane che ti divertono tanto”.

- E non voglio nemmeno ricevere baci da sconosciuti.- sentenziò per mettere le cose in chiaro, nonostante sapesse di doversi aspettare l’esatto opposto di quel che stava chiedendo. - Non voglio essere cercato perché pensano debba perdere la verginità o che altro ti eri inventato. Sto benissimo e non voglio scopare con uno di quegli uomini sudaticci e muscolosi, con quei pompati.-

Ignorò la risata di Harry e il sopracciglio di Louis, facendo un cenno alla bambina che si separò dal gruppetto di amici per incamminarsi verso di loro, si passò le dita tra i capelli e ripeté: - Non sento il bisogno di finire a letto con nessuno, so che non mi credete ma è così. Io voglio solo passare la giornata con Aileen e qualche amico, potete trovarlo anche noioso ma per me è speciale.-

Si aprì in un sorriso più acceso non appena percepì una mano più piccola contro la propria, si strinse nelle spalle e puntò gli occhi su Louis al suo chiedere se potesse portare dell’alcool a cui rispose con una risata e “Ora che sei finalmente maggiorenne, ma ti tengo controllato”.

- Non voglio svegliarmi con il tuo alito puzzolente in faccia.- sentì intromettersi il ricciolino che arrossì all’occhiata dell’altro e al suo “Quella festa ti era piaciuta tanto, non mentire!”. - Solo perché avevi smesso di parlare.- si era difeso il più piccolo, ricevendo le risatine divertite di Aileen e le sue prese in giro perché “fate proprio come una coppietta di innamorati”.

- L’ha capito persino una bambina.- li prese ulteriormente in giro il castano, scompigliando i capelli ricci di uno e spingendo il pugno contro l’addome dell’altro con fare scherzoso. - Noi ora dobbiamo andare, fate i bravi. E non organizzate una festa del calibro dell’anno scorso o vi pianto tutti e due.-

Si erano allontanati di qualche metro quando aveva sentito la risposta di Louis, quel suo tipico “Tu mi vuoi bene, Payno!”, e si era voltato appena verso di lui per ribattere: - Purtroppo sì, sei la mia condanna!-

E poi aveva stretto con più forza la mano della piccola, le aveva rivolto un sorriso e aveva ripreso a camminare lungo il marciapiede, cercando un modo per introdurre quell’argomento con lei nel modo più cauto possibile mentre si avvicinavano al luogo dell’appuntamento.

- C’è una cosa importante che devo dirti, Aileen.- bisbigliò quando riuscì a convincersi di un filone di discorso che si era formato nella testa, piegandosi sulle ginocchia per poter essere alla sua altezza e guardarla negli occhi. - Stiamo andando a incontrare una persona speciale, ma voglio che tu sia d’accordo con me. Se non vuoi vederla, ti porto da Harry o da Amber o possiamo andarcene via. Capito? Devi scegliere tu.-

Vide i suoi occhi scuri farsi attenti, quell’espressione fiera e tipica della madre, e solo al suo muovere il capo strinse una mano sulla sua spalla e spiegò: - Ti ricordi quando abbiamo incontrato Terrie?-

- Mi sembra ancora il nome di un cane, Lili.- s’intromise senza rispondere alla domanda, facendolo ridacchiare appena e scuotere il capo, per poi farsi attento al suo sussurrare: - Che Amber non è la mia nonna e ne ho altre due che vogliono vedermi? Quella con il nome del cane è la mamma di mia mamma, giusto?-

- E ti vuole tanto bene.- aggiunse con un tono di ammonimento, non riuscendo a bloccare il suo insistere con “Il suo nome è quello di un cane” e “Prendiamo un cagnolino, Lili?” che lo fecero sospirare e roteare gli occhi con fare esasperato.

- Oggi dobbiamo incontrare Karen.- si lasciò sfuggire con una velocità quasi incomprensibile, prendendo un respiro e sfiorandole la guancia con il pollice. - Lei è la mamma di Paul, tuo papà, e vorrebbe tanto conoscerti.-

- È anche la tua mamma, Lili?- annuì con un sorriso tirato a quella domanda, chiudendo per qualche secondo gli occhi e rilassandosi per quei tocchi leggeri tra i capelli.

- Abbiamo ancora qualche.. qualche piccolo..- cercò di spiegare in poche parole, arrendendosi e premendo le labbra contro la sua fronte, per poi alzarsi e porgerle la mano. - Ti vorrà bene, lei e il nonno. Solo che lui non ci sarà perché.. abbiamo litigato qualche anno fa e ora non mi ha ancora perdonato completamente per quello che ho fatto. Però lo incontrerai, più avanti e solo se vorrai.-

 - Lili?- si sentì chiamare dalla bambina e dalla sua voce preoccupata, riprendendo a camminare sul marciapiede e rivolgendole un veloce sguardo per invitarla a parlare. - Hai fatto qualcosa di brutto? Perché ti odia? Nessuno deve odiare Lili, tu sei buono.-

Si strinse nelle spalle con gli occhi lucidi e bofonchiò qualcosa di vagamente simile a “Ho fatto una scelta che non gli è piaciuta”, per poi rivolgerle un sorriso acceso e aprire la porta per farla entrare nel piccolo bar, indicandole il tavolo a cui stava seduta la donna che dava loro le spalle.

- Ciao, io sono Aileen. Tu sei la mamma di Lili?-

Sorrise intenerito a quella presentazione, prendendo posto di fronte a quella che fissava la mano della bambina e la stringeva poi con fare indeciso, e spostò alcune sue ciocche dietro l’orecchio quando si sedette accanto a lui con un tonfo e un sorriso enorme a mostrare lo spazio vuoto del dente caduto.

 

 

Dopo un inizio traumatico, Aileen faceva di tutto per ripetere a quella donna fredda che il suo Lili era il migliore, erano riusciti a creare un’atmosfera di tranquillità, Karen aveva tolto la corazza e si era lasciata sfuggire più di un complimento e una risata, per poi chiedergli più tempo da passare con la nipotina. Si erano messi d’accordo per fargliela riportare più tardi la sera, lasciandole l’indirizzo di casa e scambiandosi solo un ennesimo saluto freddo.

In tutti quei mesi di incontri tra loro, più un cercare di recuperare un rapporto prima di presentare la bambina, era riuscito a ottenere commenti positivi, sorprendendosi quando un giorno l’aveva vista poggiare la mano sul braccio e dire “Sono fiera di te, Liam”. Ricordava il momento in cui i loro occhi si erano incontrati, come gli aveva sorriso - quel sorriso da mamma che l’aveva quasi spinto ad abbracciarla, quasi - e poi la sua mano contro la guancia e quel sussurro “Mi sei mancato, tesoro” che aveva captato a fatica sopra il traffico della strada.

Non gli aveva mai chiesto informazioni su come avessero passato quegli anni, non era nemmeno curioso di saperlo, ma l’aveva sentita dire uno di quei pomeriggi con le mani attorno alla tazza di the caldo “Dagli più tempo, ha solo bisogno di tempo”, non volendo credere completamente alla sua mano contro la propria e a quel “Ti vuole bene, Liam”.

Stava ancora pensando a come la sua vita fosse cambiata in quei mesi, come fosse riuscito a trovare il coraggio di mettersi in contatto con quelle persone che l’avevano rifiutato e ferito, e gli veniva da sorridere con malinconia non appena il profilo di un viso familiare si faceva strada nella testa. Non poteva negarlo, senza di lui non sarebbe mai riuscito ad affrontare quelle chiamate, quei silenzi e quei rifiuti iniziali. Era merito suo se era riuscito a insistere e non arrendersi, a battere le sue più grandi paure e vivere serenamente.

Aveva appena recuperato il cellulare dalla tasca dei jeans, sorprendendosi nel trovare così tante chiamate perse di Louis, e aveva poi ricomposto il suo numero, arricciando le labbra in una smorfia a causa della sua voce squillante che gli aveva trapanato il timpano. Sbuffò e roteò gli occhi alle sue continue domande su dove fosse stato, cosa stesse facendo e perché non avesse risposto prima, ripetendogli di avergli già spiegato il motivo per cui avesse chiuso prima lo studio, che aveva un incontro importante e non poteva rispondere al cellulare, che non l’aveva nemmeno guardato.

- Avresti dovuto!- lo sentì esclamare nuovamente, obbligandolo ad allontanare il cellulare dall’orecchio per non rimetterci l’udito. - Ho una notizia fresca e magnifica! Forse vuoi sederti prima di ascoltarmi.-

Scoppiò a ridere a quell’ultimo consiglio, ottenendo delle occhiate perplesse da parte dei passanti, mosse un braccio quasi a indicargli dove fosse e borbottò: - Qui? In mezzo alla strada? Muoviti a parlare e basta.-

Si fermò sui suoi stessi passi, sentendo il respiro mozzarsi nella gola e il petto comprimersi in una morsa al  È tornato”, sussurrato contro l’orecchio e che lo portò a difendersi con un “Giuro che se mi stai prendendo in giro”.

- È qui, non sto scherzando!- ribatté con più grinta quello dall’altra parte della linea, insistendo con un invito a raggiungerlo e “Così vedi di persona, se non vuoi credermi”. - Muoviti, Lee. Devi venire al parco. Non potrei mai prenderti in giro su questa cosa.-

Mosse il capo in un cenno, quasi a convincersi che non poteva essere così cattivo, e chiuse la chiamata per raggiungere il parco. Stava camminando più per inerzia, fortunatamente non era molto distante, e la testa era inondata di parole, domande, curiosità e mille altre cose che non riusciva ad afferrare. Il cuore gli si fermò nella gabbia toracica, ne era piuttosto sicuro, quando aveva raggiunto quella zona del parco in cui quegli attrezzi pericolosi regnavano sovrani e aveva intravisto Louis, il suo agitare le braccia e indicare verso un punto in cui spiccava un ragazzo con le sue strane acrobazie e quei capelli così neri.

Il tempo si era fermato anche per lui non appena avevano incrociato lo sguardo, vedendolo perdere l’equilibrio, cadere a terra e lamentarsi del dolore; avrebbe voluto correre ad aiutarlo ma era pietrificato, i piedi sembravano aver messo le radici nel terreno, ed era rimasto a osservarlo mentre si massaggiava la coscia e si rimetteva in piedi, afferrando la tavola e incamminandosi verso Louis, guardando continuamente alle spalle per lanciargli delle occhiate.

Non sapeva quanto era stato rigido in quella posizione, il tempo doveva aver iniziato a scorrere molto più lentamente, e solo quando un bambino andò a sbattere contro di lui si riprese, scosse il capo e si avvicinò tentativamente al duo, cercando di studiare il moretto e trovarvi qualche cambiamento, un qualsiasi motivo per cui fosse tornato e che non riconduceva a una loro promessa. Il fatto che fosse rientrato a New York, per chissà quanto tempo, non indicava obbligatoriamente un ritorno per lui; poteva aver sentito la mancanza di molto altro, di altre persone, di luoghi in cui era cresciuto. Poteva non essere tornato per lui e non gliene avrebbe dato una colpa.

- Payno non smetteva un secondo di parlare di te.- riuscì a captare quell’ultima frase del loro discorso e diede una gomitata a Louis, aggiungendo in un sibilo di stare zitto e smetterla. - Siamo tutti felici del tuo ritorno, ma Payno un po’ di più.-

Grugnì e roteò gli occhi, mordendosi con forza il labbro inferiore per non lasciarsi sfuggire nessun tipo di frase imbarazzante o “Bentornato, piccolo mio” che stava fermo sulla punta della lingua. Ascoltò la sua risatina cristallina, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni con un sorriso malcelato, e arrossì alla pacca contro la spalla e al “Io vi lascio, piccioncini”, per poi puntare gli occhi sul profilo del ragazzino impegnato a discutere gli ultimi particolari della festa di ritorno a casa.

Louis si era allontanato solo dopo averlo messo ulteriormente in imbarazzo, dicendo a entrambi di lasciare i telefoni accesi mentre cercavano di recuperare il tempo perduto, per quel motivo non appena furono soli, iniziò a farfugliare di non ascoltare Louis, che era uno stupido e che si divertiva solamente a dire stronzate.

Vide il più piccolo stringersi nelle spalle, come se non gl’importasse nulla di quel che pensava o diceva l’amico, e Liam si perse a osservare le sue dita scorrere lungo la mascella coperta da un sottile strato di barba, immaginando di poter chiudere le distanze tra loro, baciarlo e ripetergli quanto gli fosse mancato, quanto l’avesse aspettato e quanto avesse desiderato un suo ritorno. Non poteva farlo, non voleva usare una promessa per riaverlo e obbligarlo a tenere fede a quel vecchio giuramento; in un anno le cose potevano essere completamente cambiate e non l’avrebbe fatto sentire in colpa se avesse deciso di farsi una vita, di continuare senza di lui.

- Come stai?- gli domandò dopo troppi minuti di silenzio, rendendo tutta quell’atmosfera ancora più tesa e imbarazzante, e cercò di mantenere il contatto con i suoi occhi caldi, di non mostrare tutti quei pensieri e respirare normalmente; come se non si trovasse davanti la persona che gli aveva cambiato la vita, che aveva aspettato e voluto per tanto tempo accanto a lui.

- Male.- lo sentì rispondere, facendogli aggrottare la fronte e ascoltando il suo spiegare: - Per colpa tua, mi hai distratto e sono caduto. È passato tempo ma sei ancora l’unico a riuscirci, a rendermi nervoso e farmi sbagliare.-

- Vuoi dire che è colpa mia?- domandò con un filo di voce, indicandosi e vedendolo muovere il capo con cenni veloci. - O forse sei tu ad essere un po’ troppo vanitoso, sei tutto parole e nemmeno un gesto.- insistette con un tono scherzoso, rilassando le spalle e seguendo con lo sguardo il più piccolo che si sedeva sulla panchina e portava la gamba al petto.

Restarono in silenzio per altri minuti mentre Liam stava in piedi di fronte a lui e pensava a qualche argomento da introdurre, qualcosa che non lo lasciasse solo a riflettere sulla lontananza e i cambiamenti che potevano esserci stati. Le sue guance presero un colore porpora nel sentire il più piccolo borbottare: - Smettila di pensare, riesco a sentirti da qui.- e infilò le mani in tasca per trattenersi dall’accarezzargli la guancia e chiedergli se fosse davvero un sogno.

Si raddrizzò con la schiena non appena lo vide pronto a parlare, restando sorpreso alla domanda “Trovato la donna perfetta?”, e ascoltò il suo specificare con frasi veloci e quasi puntigliose, il ripetere se la sua missione fosse andata a buon fine e se avesse trovato la donna giusta come madre e compagna.

- Sono uscito con Jade qualche volta.- bisbigliò sovrappensiero, preferendo guardare i suoi pugni stretti che i suoi occhi accesi. - Siamo riusciti a superare un brutto momento di imbarazzo e ora siamo amici, Perrie non si fidava di me all’inizio e ho rischiato di fare una brutta fine. Quella ragazza è pazza.- ridacchiò appena, cercando di smorzare la tensione che si era venuta a creare alla pronuncia di quel nome. - Ho chiarito anche con Harry, ha un fratellino adorabile e Louis.. non so se ti ha informato ma lavora con me, solo nei periodi in cui viene sospeso. Non è cambiato molto da quando sei andato via.- concluse con una strana calma nella voce, trattenendo il “Ma per me è cambiato tutto” pur di non rendersi ulteriormente ridicolo.

- Per quello che intendi tu invece.. nessuna donna o compagno. Gli altri si sono messi in testa di trovarmi qualcuno, hanno trasformato la mia festa di compleanno in una specie di “facciamo perdere la verginità a Liam”. Non mi credono quando ripeto che sto bene così, che non mi sento così disperato da iscrivermi a siti di incontri.- riprese a parlare con una piccola smorfia, stringendosi nelle spalle e chiedendo: - Tu invece? Fatto qualche conquista nella terra del sole?-

Si era ripetuto nella testa di potersi aspettare qualsiasi risposta, di non dover dare a vedere la delusione nel caso ci fosse stata, ma non riuscì a bloccare il grugnito al suo “Qualche ragazzo”, ricevendo un’occhiata curiosa da parte del più piccolo che evitò di commentare.

- Tutti molto abbronzati, molto muscolosi e molto stupidi.- lo sentì continuare a spiegare con l’accenno di un sorriso nella voce. - Mi hanno insegnato ad andare sul surf, però! Ed è stato molto figo, anche se ho rischiato di annegare troppe volte.-

Aveva distolto lo sguardo da lui quando l’aveva sentito introdurre l’argomento delle sue conquiste, preferendo osservare un bambino alle prese con una delle sue prime esperienze con lo skate, ma sentì il sangue affluire alle guance nel sentire il continuo del discorso, quel “Non è mai andata con nessuno di loro, erano solo delle brutte copie di un originale perfetto” che lo stava lasciando con un sorriso a fissare il terreno.

- Mi sei mancato, Lee.- Si mordicchiò il labbro inferiore e annuì, avvicinandosi di un passo e ascoltandolo continuare: - E Aileen, mi è mancata tanto anche lei. E quel che c’era tra noi, quel che avevamo creato e.. e spero solo che non sia sparito tutto.-

Preferì non rispondere a quella domanda implicita, il cuore batteva così forte da fargli male, e strofinò i palmi sudati contro i pantaloni, spiegando: - Aileen è con la nonna, con Karen. Non appena sei andato via, ho cercato di mettermi in contatto con loro, con i miei genitori, ma non volevano saperne di me o.. pensavano li stessi cercando per i soldi, io non sono come loro.-

Aggrottò la fronte con gli occhi fissi sulle dita del moretto, su come gli strofinavano il dorso della mano, e annuì al suo ripetere “Non sei come loro, non lo sarai mai”. Prese un respiro tremante, sia per quel primo vero contatto tra i loro corpi che per la consapevolezza di averlo lì di fronte, e mormorò: - Ho deciso di cercare i genitori di Kaylyn e con loro ho avuto più possibilità, anche se erano molto scettici e pensavano li avessi contattati per i soldi dell’educazione di Aileen. Ce l’ho fatta tutto questo tempo senza i loro aiuti, volevo solo conoscesse i suoi veri nonni.-

- Hai fatto bene, Lee. Sei stato.. coraggioso.-

Puntò gli occhi nei suoi a quelle parole, aprendosi in un primo vero sorriso, e intrecciò le loro dita, stringendosi nelle spalle e mormorando: - Non è stato poi così difficile, Aileen ha conquistato tutti.-

- Però tu..- stava dicendo il moretto, stringendo la presa delle loro mani, e inclinò il viso con un’espressione confusa al suo scuotere il capo e sospirare, sorprendendosi nel trovarlo in piedi di fronte a lui, ancora una piccola distanza a separarli e la differenza d’altezza. - Tu hai fatto un grande passo e non dire che non è vero, hai affrontato tutte le tue paure e io.. io sono davvero felice per te, sono.. sono innamorato di te e penso tu sia meraviglioso.-

Non si aspettava quella confessione, o almeno non subito, e restò a osservarlo con un sorriso sempre più emozionato e la voglia di stringerlo forte e ripetergli che era quello che aveva sognato da un anno. Era pronto per iniziare quel discorso quando vide i suoi occhi riempirsi di lacrime, farsi sempre più lucidi, e poi se lo trovò tra le braccia con il viso premuto contro il petto e i continui “Mi sei mancato”, “Volevo tornare subito”.

 - Ora sei tornato, l’avevo detto che ci saremmo rivisti.- cercò di rassicurarlo con le mani che faceva scorrere lungo la sua schiena, percependo il suo viso muoversi in cenni veloci e il suo bisbigliare con voce roca che “è difficile, fa male stare lontani da te”.

- Zayn.- lo chiamò per nome  e cercò di trasmettere quante più emozioni possibili, appoggiando entrambi i palmi sulle sue guance e strofinando i pollici contro i suoi zigomi, cercando di memorizzare nuovamente quei piccoli dettagli. - Ti ho aspettato, non mi sono dimenticato di te e vorrei chiederti così tante cose.. vorrei sapere di tutte le tue gare e come ti sei trovato lontano da qui. Ma in questo momento voglio solo baciarti e fare l’amore con te, ripeterti che sei mio e sono sempre stato tuo. Voglio tenerti stretto contro di me e dimenticare di tutti questi mesi. Ti desidero oggi, tra due settimane e per sempre. Ora sei qui, m’importa solo di questo.-

- Non è cambiato nulla, Lee?- lo sentì chiedere con esigenza nella voce, annuendo e continuando a premere i polpastrelli contro la sua pelle. - Mi vuoi ancora? Nonostante io sia sparito per un anno intero e..-

Non lo lasciò continuare, vedendo quanto si sentisse in colpa per quel particolare, e fece scivolare le dita fino alle sue labbra, premendovi contro i polpastrelli e scuotendo il capo con un sorriso e “Non cambierà mai quello che provo per te”. Lasciò che si cancellasse le lacrime con il polso, mantenendo il sorriso sulle proprie labbra, e strinse il suo mento tra le dita, piegandosi con il busto per poter annullare la distanza tra le loro bocche, sfiorando la sua in un contatto casto e dolce.

- Da quando sei andato via..- bisbigliò con le labbra che premeva su tutto il suo viso, sulle sue guance e sulle sue palpebre. -.. ho capito che avrei voluto solo te in quel modo, che sei l’unica persona che desidero con me e Aileen. Io ti ho scelto, ho scelto di aprirmi con te, di aspettarti e lasciarmi amare da te, con tutte le mie debolezze, le mie paure e i miei difetti. Non è un amore accecante, io mi sento libero e so di avere ancora una scelta, so che posso vivere senza di te.. anche se ci sono giorni in cui mi manca la tua spavalderia e questo tuo carattere insopportabile.- lo prese in giro con un ghigno, lamentandosi del pugno contro l’addome e dello spintone per allontanarlo da lui.

- Tu mi hai insegnato questo, Zayn.- riprese il discorso con un tono serio, facendo scorrere le dita dalla sua guancia ai suoi capelli morbidi; avrebbe voluto affondarci il viso per scoprire se avessero ancora lo stesso profumo, quello che aveva cercato così tante volte nel cuscino le prime notti senza di lui. - A vivere senza il bisogno soffocante di avere qualcuno accanto, di non dover dipendere da qualcuno e riuscire ad accettarmi, amarmi. Io scelgo di essere tuo, io sono tuo, e non c’è cosa più bella di questa, di amare in un modo così puro e.. e no, non cambierà mai questo.-

Aveva appena concluso l’ultima parola quando sentì le dita del minore tra le ciocche di capelli, come lo obbligava a chinarsi ancora di più e poi il bacio molto diverso da quello che si erano scambiati poco prima, pieno di passione e morsi, i loro respiri affannati e le mani che si stringevano al corpo dell’altro per memorizzarsi ancora una volta.

- Parli ancora difficile, Lee.- sentì il borbottio del ragazzino, seguito da un morso contro il lobo dell’orecchio e “Pensi anche troppo, come sempre”. Scoppiò a ridere contro la sua bocca, spostando i palmi più giù lungo la sua schiena fino a stringerli sul suo sedere, e tenne le labbra premute contro la sua guancia per poter chiedere, senza bisogno di usare la voce ma un semplice movimento della bocca: - Perché non andiamo a casa e ti mostro con i fatti le mie parole?-

La risposta di Zayn fu solo un aggrapparsi alle spalle del maggiore, unire nuovamente le loro labbra e cercare di baciarlo tra le risate. E Liam sapeva di non poter chiedere nulla di migliore, di aver ricevuto il regalo che probabilmente aveva desiderato e chiesto per tutta la vita, che si sentiva a casa tra le braccia di una persona.

 

 

 

- Hai messo su un bel paio di muscoletti.- fu la prima cosa che riuscì a dire non appena raggiunsero l’appartamento e il più piccolo si sfilò la giacca di pelle; era possibile fosse ancora la stessa? - Non che prima non ne avessi o..- farneticò poi, agitando un braccio come a scacciare quell’affermazione che si era lasciato sfuggire e il successivo imbarazzo.

Intravide il ghigno malizioso del moretto, come stringeva i lembi della maglia e la sfilava dalla testa, mostrandogli l’addome con l’indice e aggiungendo: - Non solo muscoli, anche qualche nuovo tatuaggio.-

- Sono molto.. carini.- bisbigliò dopo un momento di pausa, muovendo la mano per mostrargli quel che intendeva, e arrossì fin sulla punta delle orecchie al grugnito dell’altro e al “Solo carini?”. Non era riuscito a dire molto altro perché con un passo l’aveva raggiunto e aveva stretto le dita attorno al polso, guidando il suo palmo sullo sterno e borbottando: - Non sono tornato fino a New York per sentirti dire che sono “carino”.-

Si sarebbe messo a ridere per il suo imitarlo con un tono di voce basso, aveva calcato troppo sull’accento e aveva una smorfia dall’aria tenera, ma qualcosa nei suoi occhi portò le proprie mani a stringergli i fianchi, attirarlo ancora più contro di lui e bisbigliare: - Affascinante.-

Tutto quel che ricevette in risposta fu uno schiocco della lingua contro il palato e un ruotare gli occhi con un sorriso divertito, premendo i pollici contro le ossa del bacino e risalendo con le labbra dall’orecchio alla guancia per poi sussurrare: - Attraente.-

- Molto, molto eccitante.- continuò con un tono roco, indietreggiando lungo il corridoio con le mani strette attorno alla sua vita, e lo bloccò contro lo stipite della porta che dava alla camera, facendo scivolare le labbra lungo il suo collo e chiedendo: - Meglio così?-

Vide il suo cenno veloce, i suoi occhi liquidi e scuri per il piacere e le sue dita che risalivano lungo la spina dorsale, facendolo rabbrividire e premersi ancora più contro di lui. Era come se gli spazi tra loro fossero diventati qualcosa di superfluo, come se dovessero toccarsi in ogni punto del corpo e non riuscissero a esserne mai pienamente soddisfatti.

- Starei meglio, dottor Payne, se mi mostrassi la tua stanza.- ridacchiò a quella risposta, arricciando le labbra in un sorriso e replicando: - Un po’ troppo sicuro di te.-

- O forse hai paura che non ti funzioni bene?- lo sentì chiedere con un tono innocente e un paio di battiti delle ciglia, per poi insistere con: - Ormai sei diventato vecchio, è normale che non riesca ad..- e venendo costretto a bloccare il resto della frase contro la bocca del maggiore, che l’aveva guidato fino al letto e l’aveva spinto a sdraiarsi con la schiena contro il materasso.

- Vuoi una mano per vedere se lì giù sia tutto..-

Liam roteò gli occhi a quel suo continuo scherzare, coprendogli la bocca con il palmo della mano e strofinandosi contro la sua gamba, vedendo i suoi occhi guizzare verso il basso e le sue guance arrossarsi. Lo liberò quando fu sicuro di non avere ulteriori interruzioni, premendo le labbra contro la sua pelle calda e confessando: - Gli fai un piacevole effetto.-, scoppiando poi a ridere al suo avvampare e rivolgergli un’occhiataccia.

Gli lasciò dei baci sul collo, soffermandosi sui tatuaggi che gli macchiavano la clavicola, e proseguì lungo il suo addome, alternando dei morsi e dei movimenti della lingua, per poi succhiare sul suo fianco e sorridere con soddisfazione alla macchia rossa che spiccava tra tutto quel nero.

Ignorò completamente i suoi inviti a spostarsi ancora più giù, sedendosi sui talloni e slacciandosi con fretta la camicia, rischiando di far saltare via qualche bottone; i suoi occhi puntati sulla porzione di pelle sempre più scoperta lo rendeva ancora più nervoso. Quando lasciò scivolare il tessuto lungo le spalle lo sentì trattenere il fiato e affermare con solennità “Questo è il corpo che adoro”, ma non ne era così sicuro perché c’erano troppe emozioni a vorticargli nel petto e nella testa; gli sembrava quasi di vivere un sogno, di essere intrappolato in uno dei suoi sogni per quanto era magico quel momento.

Non era nemmeno riuscito a ragionarci sopra che si era trovato coinvolto in un ennesimo bacio, lasciando che la lingua del minore si muovesse all’interno della propria bocca, e aveva semplicemente sbarrato gli occhi con un gemito di piacere come risposta alle sue mani e alla pressione contro il cavallo dei pantaloni, come lo liberavano di quell’indumento e facilitavano ancora di più il contatto tra le loro pelli, solo il tessuto fine dei boxer a separarli.

Era accaduto tutto molto velocemente, si erano aiutati a spogliarsi tra i baci, i tocchi e i gemiti, e Liam si era allontanato da lui solo per recuperare il tubetto di lubrificante e dei preservativi, lasciandoli accanto ai loro corpi mentre tornava sopra il moretto e premeva i loro corpi assieme, leccandogli le labbra e ripetendogli di quanto gli fosse mancato in quel letto.

- Ho cercato di trattenere il tuo profumo.- farfugliò contro la sua bocca, premendo le dita di una mano contro la sua coscia per fargliela spostare. - Poi ho capito che non era quello che volevo e sono riuscito a staccarmi dal tuo ricordo, dal pensiero fisso che non ci saresti stato per chissà quanto. Ma ho continuato a sperare che un giorno.. forse.. e non ho mai smesso di sognare il tuo ritorno.- farneticò mentre apriva il tubetto e immergeva le punta delle dita nel gel freddo, spostandole poi tra le sue gambe e guardandolo negli occhi come a chiedere un’ulteriore conferma.

- Io non..- sentì il sussurro del più piccolo, accarezzandogli una coscia per cercare di farlo rilassare, e vide il suo cenno, come si spostava sul materasso e continuava in una confessione: - Con nessun altro, Lee. Non ho mai.. non sono mai riuscito a.. non potevo, Lee.-

Interruppe i suoi farneticamenti con un bacio, strofinando il dito tra le sue natiche, e tenne il braccio rigido accanto al suo viso per sorreggere il peso del corpo e non gravargli addosso, penetrandolo con lentezza e leccando via tutti i suoi lamenti. Quando dopo dei minuti passati con tre dita dentro di lui fino alle nocche sentì il suo grugnito a dargli di più, strinse i denti sul suo labbro inferiore e si staccò da lui per infilarsi il preservativo e cercare di non toccarsi troppo per non fare la figura dell’inesperto ed evitare un orgasmo troppo veloce.

Cercò di restare fermo dentro di lui, non lamentarsi per il dolore alle spalle e dove le unghie di Zayn stavano incidendo fino a lasciargli dei segni, e premette le labbra contro il suo collo, passando la lingua contro i succhiotti lasciati precedentemente. Al suo cenno d’assenso mosse il bacino contro il suo, tenendo le braccia rigide accanto al suo viso e i pugni stretti al cuscino, e riuscì a trovare un ritmo tra i propri affondi e gli spasmi del più piccolo, come si aggrappava a lui con le braccia e le gambe, ripetendo continuamente il proprio nome.

Stava concentrando le spinte contro un punto che faceva quasi contorcere Zayn - la prima volta aveva spalancato gli occhi e lui era sprofondato in quel suo sguardo -, succhiando e mordendo qualsiasi porzione di pelle si trovasse davanti alle labbra, dal suo collo al suo orecchio, per poi sollevarsi con il busto e spostare una mano sopra quella del più piccolo, aiutandolo a masturbarsi e grugnendo a ogni contrazione dell’anello di muscoli attorno al membro sensibile.

Era sfinito quando si era accasciato sopra di lui, un sorriso soddisfatto per l’orgasmo appena raggiunto, e si era sfilato con delicatezza da lui, buttando il preservativo nel cestino e restando sdraiato accanto al ragazzino con gli occhi fissi sul soffitto.

- Fa che non sia solo un sogno.- bisbigliò più a se stesso che all’altro, appoggiando la mano sulla sua e sopra lo stomaco. - Non andare via, resta con me.- continuò a parlare in un sussurro, stringendo le sue dita e ascoltando le sue rassicurazioni, i suoi “Non è un sogno, Lee” e “Resto con te”.

- Zay?- lo chiamò dopo poco, coprendosi lo sbadiglio con una mano, e non capì se fosse riuscito a dire quel “Ti amo” prima di addormentarsi. Soprattutto se il successivo “Ti amo, Lee. Non andrò mai più via” l’avesse immaginato o percepito davvero contro le labbra.

 

 

 

Il problema era che i suoi sogni si erano fatti sempre più vividi in quegli ultimi mesi, come se in tutto quell’anno fossero riusciti ad evolversi fino a fargli dubitare del sottile passaggio tra realtà e finzione, quindi non si sarebbe dovuto stupire del trovarsi in un letto vuoto, ancora una volta. Era solo un sogno: Zayn non era tornato, tantomeno per lui, e ora doveva affrontare un’altra giornata di lavoro.

Aveva passato il palmo su tutto il viso, ripetendosi di quanto fosse stupido a sognare un rapporto tra lui e un ragazzino che probabilmente si era dimenticato persino il suo nome, e solo quando aprì davvero gli occhi, restò con la fronte aggrottata e le dita a premere su un segno che spiccava contro la pelle pallida. Louis aveva proposto più volte di offrirgli dei numeri di persone disponibili a finire a letto con lui, ma non poteva essere andata davvero così. Non poteva essersi arreso dopo un anno a un semplice piacere carnale, immaginandosi tutt’altro viso e raggiungendo un orgasmo con un nome diverso sulle labbra. Dio, non poteva essere stato così idiota. Non c’era da chiedersi perché il malcapitato fosse scappato a gambe levate, prendendo da solo i soldi e forse molti di più.

Aveva quasi deciso di ributtarsi tra le coperte, dimenticarsi di quel disastroso incidente e pregare di non dover mai incontrare quello - o quella, chi poteva sapere? - che aveva condiviso con lui il letto per qualche ora. Sarebbe stato imbarazzante cercare di spiegargli che no, Zayn non era un suo ex o un suo compagno e sì, era innamorato di lui anche dopo così tanto tempo. Harry roteava semplicemente gli occhi, dicendogli che aveva un debole per quelle relazioni strane, e Louis sbuffava e lo rimproverava perché “non sai vivere, Payno! Bisogna divertirsi!”. Era davvero tentato di chiamare Louis e chiedergli se sapesse qualcosa, ma poi aveva sentito la voce di Aileen e “No, con tutta quella roba non mi piace!

La più piccola possibilità che non aveva sognato, che Zayn era tornato davvero e avevano fatto l’amore, l’aveva tenuto tra le braccia e sì, era il suo odore quello che lo stava facendo sorridere come un perfetto idiota, lo portarono ad alzarsi con uno scatto, infilare un paio di pantaloni grigi e larghi e cercare di non correre in direzione delle loro voci e risate.

Si fermò sulla soglia perché vedere Zayn - proprio Zayn - in cucina e con dei vestiti troppo grandi lo lasciava con il cuore in gola e la voglia di stringerlo forte, rendersi ridicolo con qualche lacrima e spiegargli di quanto fosse davvero felice ad averlo con loro. Arricciò le labbra in un ghigno quando incrociò il suo sguardo, indicandogli tutti i segni che spiccavano sul suo collo, e prese tra le braccia la bambina che gli era corsa incontro e ripeteva in un mantra: - È tornato, Lili. Zee è tornato davvero. È qui con noi.-

- Sì, è tornato.- ripeté con un nodo nella gola e un cenno del capo, tenendo Aileen in braccio e facendo quei pochi passi che li separavano dal moretto, una spatola stretta tra le dita e un sorriso emozionato. - E non andrà mai più via.- aggiunse con un tono incerto, come a chiedergli ancora una volta conferma e quasi una via di fuga a tutto quello. Poteva lasciargli tempo, aveva aspettato un anno intero per rivedere il suo viso e poteva vederlo scegliere e sbagliare; lui sapeva di volerlo e avrebbe aspettato e rispettato le sue decisioni.

Rafforzò ugualmente la stretta attorno alla bambina mentre aspettava la sua risposta, cercando di studiare i suoi occhi e anticipare le sue parole, ma solo quando vide il suo cenno del capo e sentì il suo “Voglio stare qui con voi” si rilassò completamente. Aveva cercato di resistere all’impulso di sporgersi e baciarlo, trovandosi però stretto a lui per via delle braccia di Aileen che li teneva assieme e sussurrava: - Ho i vice-papà migliori del mondo.-, lasciandolo a boccheggiare colto alla sprovvista e con gli occhi lucidi.

- Hai ancora quel peluche che ti ho regalato?- sentì chiedere da Zayn, liberando la bambina che si dimenava per potergli far vedere che l’aveva conservato per lui e l’aveva trattato bene.

- Lee.- Sollevò lo sguardo su di lui non appena furono soli e appoggiò le mani sui suoi fianchi, allungando il collo per tenere le loro labbra a contatto. - Voglio stare qui con te e con Aileen, so che sarà difficile e sono solo un ragazzino ma ti amo, vi amo e siete un po’ la mia famiglia ora.-

- Sei uno stupido ragazzino pompato e arrogante.- lo corresse con una risatina Liam, bloccandogli le mani quando lo vide pronto a colpirlo. - E io sono un nevrotico e una vecchia testa di cazzo, ma sono completamente e follemente pazzo di te.-

- Quindi..- sentì dire dal più piccolo, le sue guance ancora adorabilmente rosse per quella confessione. -.. alla fine il dottor Payne ha ceduto, non è così?-

Roteò semplicemente gli occhi in risposta, sfiorandogli la guancia con le nocche e le labbra con le dita, per poi sussurrare con un tono malizioso: - Io mi farei qualche domanda su chi è caduto ai piedi di chi, Malik.-

-  Mi devi ancora un paio di occhiali da sole, non l’ho dimenticato e non ti ho perdonato.-

Sghignazzò contro la sua bocca a quell’affermazione, arricciando il naso e seguendo il contorno delle labbra con la lingua, per poi staccarsi e fargli un occhiolino mentre gli accarezzava la schiena e bisbigliava con un tono basso e roco: - Sono sicuro potremmo accordarci su quell’ultimo punto.-

Le sue guance rosse e il suo improvviso imbarazzo bastarono per fargli stringere le mani sui suoi fianchi, farlo sedere sul bancone e poi staccarsi di colpo allo schiarimento di voce della bambina e “Lou ha ragione, siete disgustosi”.

 

 

 

Angolo Shine:

Sinceramente non saprei davvero che dire ora, ho solo una serie di pensieri confusi e sono soddisfatta del risultato finale, di questo epilogo fin troppo melenso.

Sono stati dei mesi duri e non so se è colpa o merito di questa storia, di questi capitoli che mi hanno fatta piangere troppe volte davanti alla tastiera.

Quindi, ora che è conclusa, posso dire che l’idea iniziale era totalmente diversa, quel che io e la Gre avevamo ipotizzato, fantasticato (etc etc) su un dottor Payne e il suo stagista disastroso e punkettone Louis si è trasformato in questa long dalle sfumature decisamente troppo angst (non che mi stia pentendo, son anche troppo orgogliosa di quel che ne è uscito). E anche se questo Liam non è il tuo preferito (sei solo gelosa perché lui ha Zayn, di’ la verità) spero di aver compensato con quelle piccole parti dedicate al tuo Louis preferito.

Non ho davvero altro da aggiungere [se volete soffrire ancora un pochino ieri ho pubblicato un qualcosa vagamente simile ad un prequel per questa long] solo che vi ringrazio infinitamente di essere ancora qui, di non avermi abbandonata e di credere nelle mie capacità di “scrittrice” o quel che sono.

Vi auguro un buon fine settimana (e tutti quelli seguenti dal momento che non ci vedremo più qui sotto..) e sentirete ancora parlare di me (un po’ come si dice in quei film super fighi)

 

Scrivere long è straziante, tuttavia son più che certa di averne una in mente e dai pochi calcoli che ho fatto potrebbe vedere la luce verso settembre. Purtroppo non prima perché ho troppe, troppe, troppe one-shot da scrivere e che aspettano solo me.. o voi per leggerle.

A presto, vi auguro tante cose magnifiche.

 

 

   
 
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