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Autore: Janes_Holmes    06/03/2015    1 recensioni
J: -Sher mi dispiacerebbe davvero tanto se la mia pessima e dolorosa cena intaccasse i tuoi bei vestiti. Ora se fossi in te mi sposterei.-
Intanto John è diventato di un colore verdastro e a Sherlock non è sfuggito, infatti si scosta giusto in tempo con un'espressione contrariata.
S: -John! Hai risparmiato i miei vestiti, potevi cercare di fare la stessa cosa con la tappezzeria.-
John si rialza indolenzito e fissa gli occhi in quelli del coinquilino.
-Sherlock in questo momento ho tanto autocontrollo quanto ne hai tu quando sei fatto. Non mi provocare.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I need you (for a case)

Second

La luce entra in fasci attraverso le imposte chiuse. Sherlock è sveglio, o meglio, come previsto non ha mai dormito. Qualche raggio di sole mattutino si posa sul viso di John svegliandolo. 
J: -Buongiorno- mormora con la voce impastata dal sonno.
S: -Ti senti meglio?-
J: -Si, grazie- risponde lui mettendosi
a sedere.
S: -Bene perché mi servi per un caso-   Dice alzandosi e dirigendosi in cucina per preparare il tè.
J: -Potresti anche chiedermelo con un po’ più di tatto non credi?-
S: -Dovrei?-
J: -I postumi della sbornia potrebbero ancora nuocere alla tua salute sai?-
S: -I postumi della tua sbornia non sono un mio problema- ribatte il detective tornando in salotto con il vassoio e le tazze di tè, come la sera prima, e accomodandosi sul divano.
J: -Senti, per ieri sera...sappi che non mentivo quando ho detto che l'avrei rifatto...-
S: -John, tu non sei gay.-
J: -No, infatti, ma questo non vuol dire che non abbia voglia di abbracciarti, di tanto in tanto. Anche di darti un pugno a volte, ma soprattutto di abbracciarti-
Cala un velo di imbarazzo nella stanza, nessuno dei due sa cosa dire.  La voce bassa di Sherlock rompe il silenzio.
-Giusto perché tu lo sappia...non mi ha dato fastidio. Temevo l'avessi fatto solo a causa dell'alcol...-
J: -Oh...no, quello ha solo contribuito.- risponde con una risata, che spezza l'atmosfera di tensione e a cui si unisce anche Sherlock.
J: -Allora, di che caso si tratta?-
S: -Lascia perdere, non è importante-
J: -Da quando un caso non è importante per te!?- chiede stupito.
S: -Per me è importante, ma ci penserò da solo. Ho deciso che non voglio coinvolgerti, ci sei già troppo dentro.-
J: -Quindi ha qualcosa a che fare con me. Avanti, se sono coinvolto devi dirmi di cosa si tratta!-
S: -Mi dispiace John, non posso. Rischierei di esporti troppo e potresti rallentarmi. Te ne parlerò quando sarà tutto finito.-
J: -Cristo Sherlock se non vuoi dirmi i dettagli potevi non parlarmene proprio non credi!?- dice lui alzando la voce.
S: -Ascolta ero arrabbiato ("o forse geloso?" Pensa tra sé e sé) perché ti sei sbronzato un'altra volta a causa di una persona che ti ha fatto soffrire inutilmente! E non mi hai nemmeno detto di chi si tratta-
J: -Inutilmente!?- urla -Si tratta di Mary! Stavamo per sposarci e mi ha lasciato, d'accordo!? Questa è una validissima scusa per sbronzarsi!-
S: -Mary?- esita il detective.
Una lacrima di rabbia e tristezza attraversa la guancia di John mentre lui annuisce debolmente.
S: -John, mi dispiace-
Scuotendo di nuovo il capo, il dottore prende un polso di Sherlock e lo attira a sé, abbracciandolo di nuovo, come la sera prima. Ma questa volta il detective non lo allontana, anzi, cinge i fianchi di John con le braccia, e lui appoggia la fronte sulla spalla dell'altro.
S: -John, per il caso...si tratta appunto di Mary...- mormora dopo un po’.
Il dottore solleva il capo e fissa gli occhi gonfi di lacrime in quelli di Sherlock, pur non separandosi dalle sue braccia.
J: -Dimmi che non è morta. Ti prego.- chiede con voce tremante.
S: -No, non è morta. È in prigione.-
J: -P-perché?-
S: -Non vorrei dovertelo dire in questo momento, ma ormai...Mary è una serial killer, un cecchino. Ha ucciso una quantità innumerevole di persone, colpevoli e non. Credo che abbia deciso di lasciarti per proteggerti, per non farti soffrire. Mi dispiace.-
John riappoggia la fronte sulla spalla dell'altro.
J: -Non posso crederci. Mary, la mia Mary. Come ha potuto?- 
A queste parole il Sherlock sente in cuore oppresso da un macigno. Perché si sente così? Lui deve essere passivo, impassibile, di ghiaccio. Ma "la sua Mary" gli fa montare una gelosia che non ha mai provato. Il detective stringe di più a sé John , in parte per solidarietà, ma soprattutto per sentirlo un po’ più vicino, un po’ più suo. 
Ma John dice qualcosa che gli solleva un po’ quel peso dal petto.
J: -D'accordo, pensaci tu. Non voglio più avere niente a che fare con lei. Non voglio più soffrire per colpa sua.-
Sherlock si sente un egoista ad essere felice per quelle parole mormorate contro la sua spalla, ma in fondo, l'egoismo è una parte di lui. Quindi annuisce, sperando di chiudere presto quel caso e di lasciarsi alle spalle la donna che ha fatto tanto soffrire John.
 
Nei giorni seguenti John è giù di morale, quando non va all'ambulatorio sta sempre seduto sulla poltrona o sul divano a fissare il vuoto, con gli occhi lucidi. Gli unici momenti in cui si sente un po’ meglio sono quando sfiora casualmente la mano di Sherlock, mentre prende una tazza dalle sue mani, quando camminano fianco a fianco, quando lo stesso Sherlock gli prende una mano e la stringe appena, come per dargli forza. La forza per andare avanti, per passare quel brutto periodo, per lasciarsi alle spalle il dolore, per ricominciare daccapo. Questi momenti durano poco, troppo poco per John, ma se li fa bastare.
I suoi attimi preferiti sono proprio quando Sherlock prende l'iniziativa, come oggi quando, avvicinandosi al dottore gli prende una mano con la sua e lo attira a sé in un abbraccio. Questi gesti sono ormai un rito per loro. Un rito che rispettano e che eseguono quasi ogni giorno. Il bisogno reciproco che sentono sta diventando sempre più grande. Sono l'uno l'ancora di salvezza dell'altro. La speranza a cui appigliarsi. Il pensiero in cui credere per non lasciarsi andare. Perché è di questo che entrambi hanno voglia: di lasciarsi andare, porre fine alle domande e al dolore. Il dolore che prova John per la perdita di Mary, che l'ha tradito, l'ha fatto sentire tradito. Poi c'è la confusione di Sherlock, che non sa cosa fare, cosa pensare, cosa sentire. Sa soltanto che sente il bisogno di stare vicino a John, di confortarlo, e di abbracciarlo. Sì, soprattutto di abbracciarlo. Un impulso che non aveva mai provato fino ad ora, quello di abbracciare qualcuno, ma che improvvisamente desidera fare. 




Questa volta il capitolo è uscito un pò più lungo, meno male. Ci metterò un pò per aggiornare perchè sono già senza idee e ho pochissimo tempo per pensarci, ma prima o poi ce la farò. Come sempre, spero vi piaccia. Ringrazio chi recensisce/legge e se qualcuno a qualche idea da suggerire su come può andare avanti la storia ogni critica o consiglio è ben accetto :) alla prossima :)
   
 
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