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Autore: xwilliamseyes    06/03/2015    4 recensioni
"Io credo negli inizi che non trovano una fine.
Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi.
Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza.
Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità di ricordi e di futuri.
Credo nei sorrisi, nelle lacrime, nelle urla, nei silenzi condivisi perché in due tutto è diverso, tutto è più colorato.
E c'è il verde, il rosso, l'arancione.
E l'azzurro dei tuoi occhi.
Dei tuoi e di nessun altro, Louis.
Che risplendano da sempre nei miei e da sempre si rispecchieranno nei miei.
Siamo noi quell'inizio che non trova fine.
Siamo noi quell'amore perpetuo che dà forma ai nostri sorrisi.
Ai tuoi e ai miei.
Unici, inseparabili, infiniti."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inside Eyes
 
I pensieri si contorcevano, si ribaltavano gli uni sugli altri, si confondevano.
In quella situazione tutto era diventato puro stordimento, non una certezza, non uno spiraglio di evidenza. Riuscivo a sentire lo sguardo attento di Alexandra su di me e quello alienato dell'uomo alla scrivania. E per quanta soggezione potessero mettermi, non un muscolo si mosse al richiamo della loro attenzione. 
Avevo paura.
Non sapevo cosa fare o dire. Non sapevo quale sarebbe stata la mia prossima mossa o quella delle altre due persone che occupavano quella stanza con me. 
Pensavo alla figura di Louis come un ricordo fisso al centro esatto della mia intera esistenza. Provavo ad immaginare le sue emozioni in quel momento, le sue mani morse furiosamente dai denti che stridevano ininterrottamente a contatto con la pelle ruvida e secca. Provavo ad immaginare i suoi occhi sfioriti e scuri. Quella tipica colorazione grigiastra che assumevano quando fuori pioveva o quando era nervoso. E provavo ad immaginare il suo sorriso purtroppo inesistente.
Tutto ciò non poteva farmi più male e non capivo perché provassi tutto quel dolore. Per una persona che mi sembrava di non conoscere, che mai si era preoccupata di sprecare qualche parola in più con me. Per quel Louis che tutto doveva farmi tranne che pena. 
La gola bruciava, cercai di alleviare quella sofferenza deglutendo in continuazione, ma tutto sembrava inutile e incredibilmente stupido.
Alexandra mi prese improvvisamente una mano e la trascinò verso di sé, costringendomi a girarmi verso di lei.
"Gabrielle andrà tutto bene, te lo assicuro"
Debolmente, affinché quell'uomo potesse non sentirla, pronunciò parole di rassicurazione. Tentai di accennare un segno di approvazione, anche stavolta fu tutto inutile. Continuai a guardarla negli occhi, quasi fossi nel bel mezzo di un'ipnosi. Ponevo la concentrazione esclusivamente su di lui.

Dopo circa dieci minuti di inespugnabile silenzio Alexandra si alzò, incastrando la sua borsa perfettamente tra il bicipite e le costole. Afferrò il pacchetto di sigarette da una tasca e ne strinse una tra le dita, facendola rollare.
"Allora...quando possiamo incontrarlo?"
L'uomo la guardò, ancora più stordito di prima. Quella situazione era fin troppo strana anche per lui. Si asciugò il naso umidiccio con il palmo della mano e si tirò a sua volta in piedi, aiutandosi con il trascinare il pantalone verso l'alto. Osservò al di fuori della finestra alle sue spalle e solo dopo si rivolse ad Alexandra.
"C'è l'incontro con i detenuti fra meno di un'ora. Vi faccio io il permesso ora, così risparmiate tempo"
Azzardò un sorriso sfacciato e si riportò nuovamente alla scrivania. Stringendo velocemente una biro e un pezzo di carta.

L'aria era pesante.
Puzzava di chiuso, di sporco e di rabbia mista allo sconforto.
Da una parte c'erano i poliziotti che controllavano tutto e tutti rigidamente nelle loro divise e dall'altra i detenuti silenziosi con faccia grave nelle loro malconce uniformi.
Io e Alexandra eravamo sedute, di fronte a noi una lastra di vetro.
Mi guardavo intorno alla sua ricerca, ma i miei occhi dopo un paio di innumerevoli minuti ancora non avevano trovato nulla. 
Iniziai a preoccuparmi. Presi un fazzoletto ed iniziai a strapparlo in tanti piccoli pezzi.

Finalmente a tutti i reclusi fu permesso di avvicinarsi e prendere posto laddove erano i loro cari. La mia compagna si alzò con uno scatto, poggiò le mani sul muretto ed iniziò a guardare verso sinistra, dove la calca avanzava. Forse aveva perso la pazienza o forse non vedeva l'ora di capirci qualcosa in più in quella faccenda. 
Io, nel frattempo, continuavo a ridurre in brandelli quello sfortunato pezzo di carta. I pezzetti erano diventanti pezzettini ad una velocità maggiore di quella iniziale. 
"Eccolo!"
Alzò una mano e lo indicò.
Girai il mio viso evitando di alzarmi. Non ne avevo la forza e il coraggio.
Sul viso di Alexandra spuntò uno strano sorriso. Quei tipici sorrisi che si fanno per rassicurare qualcuno, ma che tutto fanno tranne che rassicurare.
La sua ombra iniziò a farsi spazio davanti alla mia figura. Lo seguì il corpo che fu veloce a prendere posto sulla sedia.
Alzò il volto, alzai il volto.
I nostri occhi si incrociarono come attratti da una calamita troppo forte per entrambi. Il cuore non perse un attimo, non cedette un istante. Si mise a battere all'impazzata al centro esatto del suo posto, sul collo, sui polsi, sui polpacci. Sentivo le forze affievolirsi e un senso di tormento farsi spazio in ogni più piccola parte. E forse era per la situazione e forse per il suo aspetto. 
Erano passate sette ore da quella mattina, eppure quelle singole e poche ore sembravano anni. I suoi occhi erano così diversi, diversi anche da come me li ero provati ad immaginare poco prima.
Non erano solo grigi, erano neri.
Straripavano delle più brutte sensazioni dell'essere umano. Tutte quelle sensazioni che vorresti evitare a tutti i costi. Ma Louis non c'era riuscito ad evitare, a trovare una via alternativa, c'era finito dentro e sembrava sul punto di esserne soffocato.
Erano bastate ore a questo. Non settimane, non mesi, non anni.
Bruscamente poggiò una mano sul vetro e strinse le labbra in una specie di sorriso.
"Ciao, già qua?"
Lo guardai. Sentivo che ero sul punto di mettermi a piangermi, ma mi trattenni.
"Scusami...non potevo starmene con le mani in mano"
Mi guardò, cambiò punto d'osservazione.
"Alexandra, anche tu? Da quanto tempo!"
Alexandra rimase impietrita per alcuni secondi, non si aspettava in alcun modo quella frase. Lei si voltò verso di me e questa volta fui io cambiare.
"Louis, perché hai derubato il padre di Vanessa?"
Scrollò le spalle e dondolò la testa.
"Per te"
Un brivido mi percosse la schiena, trovandomi impreparata.
"Che significa per me?"
"I soldi che ti ho dato stamattina, ti fanno capire qualcosa?"
Involontariamente toccai la tasca del mio jeans. 
Erano ancora lì; li avevo dimenticati.
Mi fermai ad osservarlo e la sua espressione non era mutata, anzi era soltanto migliorata.
"Poi hai anche il coraggio di dirmi che io per te non faccio mai nulla. Mi sono fatto mettere in prigione, visto?"
Non capivo se nelle sue parole ci fosse serietà o soltanto folle sarcasmo.
"Sei un cretino"
Quell'aggettivo fu sputato dalle mie corde vocali come un veleno amaro. Non volevo offenderlo, volevo solo fargli prendere coscienza dell'assurdità che aveva fatto. E quell'aggettivo era perfetto.
"Lo so. Sono un cretino solo per te"
Quelle parole mi trafissero il cuore, per la prima volta in positivo.
Sentivo le sue parti spezzate venire cucite, lente ma precise. Gli incastri si incontravano perfettamente e si fissavano sicuri. 
Tutto quel dolore, tutta quella sofferenza sembravano spariti. La leggerezza mi occupava il petto, una sensazione che mi sembrava di non provare da una vita.
Gli sorrisi e abbassai la testa, imbarazzata. Le guance mi si erano fatte rosse, lo avevo capito benissimo. Provai a distrarmi, a cancellare quell'orribile espressione da bambina sul volto. I miei sforzi furono incredibilmente vani.
Rialzai il viso verso di lui e tutto ritornò come prima.
La sofferenza si addentrò selvaggia quando i miei occhi si posarono su quell'uniforme un po' gialla e un po' arancione.


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Allora...Louis ha derubato per Gabrielle! Ma che gesto romantico! O è altro? Mhm, chissà. Gabrielle in questo capitolo appare incredibilmente debole. Non riesce a seguire quella forza di cui era dotata o ad avere anche solo una singola certezza. Quel ragazzo la manda in un universo parallelo! Riuscirà a trovare una sorta di equilibrio in questa confusione? E Louis come se la caverà? 
Lo vedremo prossimamente! Un bacio.
-Manu 

p.s. il titolo riprende l'omonima musica di Sebastian Plano.

 
- LOUIS -


 
  
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