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Autore: ilrumoredeipensieri    06/03/2015    2 recensioni
E non c’è bisogno di altro che i loro respiri spezzati dalla cornetta, delle mani che forse tremano, che vorrebbero cercarsi e trovarsi. In quel silenzio pendono domande che Luke non ha il coraggio di fare e risposte in cui Diana non è certa di credere davvero, ma forse è così che cominciano le cose importanti, con piccoli passi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO NOVE - SCEGLIERE

 
Sono le 20.45 quando i 5sos salutano il pubblico con un esuberante “Siamo i 5 Seconds Of Summer, grazie per averci ascoltati!” che è seguito immediatamente da applausi sentiti e fischi di apprezzamento.
James, nella mezzora trascorsa al tavolo di Sunnie e Diana, ha chiacchierato piacevolmente con la prima, raccontandole di come abbia conosciuto Calum tramite amici di amici e di quanto trovi figa la musica della band e il solo fatto che quattro adolescenti siano una effettiva band con addirittura un contratto discografico e un disco in uscita.
Diana si è mostrata indifferente alla sua presenza, ha finto interesse verso i suoi discorsi annuendo più volte, ma di tanto in tanto spostando l’attenzione sullo schermo del proprio telefono per tenere d’occhio l’ora e i minuti mancanti alla fine dell’esibizione.
Quando la band sparisce dietro le quinte, Sunnie non perde tempo per estrarre dalla borsetta uno specchietto e controllare di non avere nulla fra i denti o il trucco sbavato.
“Sunnie, non dirmi che hai un appuntamento con un di loro e non me l’hai detto!” esclama James, che sembra davvero divertito nel vedere le guance dell’amica tingersi di un lieve rossore.
“Sei il solito cretino, Jamie – risponde l’interessata, con una punta di sarcasmo nella voce - Non mi stupisce che tu sia ancora single!”
James non sembra particolarmente punto sul vivo da tale affermazione anzi, ne sorride, ma del resto è sempre stato un asso nel mascherare emozioni, intenzioni o sentimenti e questo Diana l’ha imparato a proprie spese. Eppure, non le sfugge la veloce occhiata che il ragazzo manda nella sua direzione, come se volesse aggiungere qualcosa, spiegare ciò che Sunnie non sa, ma è un proposito che sembra abbandonare nello stesso istante in cui distoglie lo sguardo da lei.
“Sapete, dovevo venire con alcuni amici, ma mi hanno dato buca all’ultimo minuto, i bastardi, ed ero già arrivato qui…” spiega James, ma Sunnie non lo sta ascoltando e Diana, ovviamente, non ha alcuna intenzione di farlo.
La prima, infatti, ha notato Ashton nella platea e gli sta facendo cenno con la mano per salutarlo, sorridendogli radiosa. In ultimo, realizza che l’amico le  deve aver detto qualcosa perché domanda: “Scusa Jamie, dicevi?”
“Che i miei amici mi hanno tirato pacco, Sun” risponde quello, sbrigativo.
“Oh be’, non è un problema: puoi stare con D, potreste andare a farvi un giro da qualche parte!” esclama Sunnie, con aria ovvia liquidando l’argomento con un gesto della mano, visto l’avvicinarsi di Ashton.
Diana non risponde: prova una sensazione di disagio alla semplice idea di stare da sola con James. Si limita ad emettere un “Mmh” poco convinto che comunque Sunnie non calcola. Diana allora lascia i soldi della sua birra sul tavolo, afferra la borsa e infila il giubbotto, saluta l’amica con un bacio sulla guancia e Ashton con un cenno e un mezzo sorriso,  quindi raggiunge in fretta l’uscita.
James è immediatamente dietro di lei, proprio come quella mattina a scuola, una presenza fastidiosa e scomoda; è chiaro che vuole parlarle, come se la questione fra loro per lui non fosse ancora chiusa.
Quando sono fuori dal locale, Diana si accende una sigaretta e lui la imita, stando poi in silenzio.
“Sei cambiata” le dice esalando il fumo della sua Lucky Strike quando ormai le loro sigarette sono integre solo per metà. “Eri più fragile, prima, e ciò rendeva più semplice lo stare insieme. Eri malleabile, ti adattavi a me senza che mi sforzassi, senza che te lo chiedessi. Volevi poco in cambio, solo la mia presenza. Ora sei più forte, è palese. Non mi avresti mai trattato così, in passato, né saresti stata capace di non rivolgermi la parola per così tanto tempo” James le fa un sorriso storto, forse addirittura colpevole. Ha parlato lentamente, intervallando il discorso con piccole pause, quasi confidarsi gli costasse fatica. Ma ora si aspetta una risposta.
“Dove vuoi andare a parare, James, con la storiella del ‘sei cambiata’? Cosa dovrei capire da tutto ciò? Che era più facile quando tu eri il mio unico appiglio e non c’eri che tu e solo tu, anche se tu non sentivi lo stesso nei miei confronti?  Vuoi dirmi questo? Che ti piacevo di più quando non avevo rispetto per me stessa, al punto tale da tenere nascosta una relazione che ritenevo vera solo perché era quello che volevi tu?” gli domanda Diana. Sente il cuore batterle due volte più veloce e sa che è per la rabbia che prova per sé stessa, per aver dipeso da qualcuno ed essersene resa conto solo quando quello aveva tagliato i fili che la tenevano in piedi. E’ una rabbia che sta scaricando su di lui perché la colpa, come la verità, sta nel mezzo e lei crede di aver già scontato la propria parte di punizione. I segreti con Sunnie, il rifiuto verso sé stessa, il vuoto sotto ai piedi quando ciò che ti sembra vero si dimostra il suo esatto contrario sono abbastanza.
“No Diana, non capisci. Sei cambiata, ma in meglio. E ti preferisco così. Più forte, in grado di tenermi testa. So che tu sei questa, brusca schiva e caustica, ma io voglio stare con te. Sul serio.”
Si guardano negli occhi e sa che James è sincero, conosce le sue iridi verdi troppo bene, le ha odiate e forse le ha anche amate, ma questa può –deve?- essere un’altra storia.
 E’ buio, solo i lampioni illuminano le strade, fa freddo ed è tutto terribilmente simile alla sera del primo bacio, della prima volta.
Simile, ma non uguale.
Perché lei non è più la stessa, né lo è James. Non sono più gli stessi e non esiste più nemmeno un “loro”, qualcosa di intimo, perché Diana deve ammettere che per lei c’è anche Luke.
E le sembra immensamente arduo dover scegliere fra il dare una seconda possibilità a qualcosa che è stato sbagliato sin dal principio ma che si conosce a fondo o il rifiutarla in favore di ciò che è sempre stato semplice, naturale come respirare anche se completamente nuovo e ignoto.

 
***

Quando Luke esce dal locale per una boccata d’aria che raffreddi il suo corpo ancora percorso dalle scariche dall’adrenalina, il marciapiede è completamente sgombro. C’è un silenzio assordante e per un attimo si chiede come sia possibile, in una città grande come Londra. Sydney è diversa, è calda e soleggiata, attiva e rumorosa e moderna come i suoi abitanti. Ma la conosce così bene che non potrebbe perdercisi nemmeno se ci si impegnasse.
Quella metropoli inglese, invece, non finirà mai di stupirlo, pensa. Londra è passato, presente e futuro in perfetta sintonia fra loro; è luci, musica, pioggia, negozi, musei, cafè, graffiti, traffico, gente eterogenea. E’ il nuovo e l’ignoto. E’ Diana.
Era lì, l’ha vista, nascosta in un angolo e convinta di essere invisibile fra le mura del Red’s. E se fosse completamente sincero con sé stesso, ammetterebbe anche di trovarsi là fuori non per l’ossigeno, ma per lei.
L’ha vista fuggire, ancora una volta, ma in questa ha voluto seguirla.
Solo che Diana non è lì.
E poi una risata cristallina e liberatoria spezza il silenzio circostante.
“Jamie, smettila! Mi fai il solletico!”
A Luke basta poco per capire e ora l’aria fredda sembra soffocarlo. Rientrando e chiudendosi la porta alle spalle, per la prima volta sente nostalgia di casa. 


 
FINE PRIMA PARTE

 
Ciao a tutte! Dopo secoli, porto a termine la prima parte di questa ff! Ci sarà un sequel, molto probabilmente, ma molto dipenderà da voi.
Se state leggendo, significa che siete rimaste con me until the very end come direbbe qualcuno, e di questo vi sono immensamente grata.
Spero il capitolo possa piacervi, fatemi sapere che ne pensate!
Un bacione, 

Sara 
   
 
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